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Autore: Kimmy_90    31/08/2007    2 recensioni
[Ciclo "Cristallo Di Sale"]
In un mondo immenso la giustizia è qualcosa di inesistente. C'è chi rimane a decidere le sorti di un universo che sta andando in frantumi, come un cristallo di sale, e chi invece non può dire più nulla al riguardo, privato della sua essenza prima.
Serie di falshific, drabble, oneshot in onore ai caduti de "I Frutti Dell'Oblio"
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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- Questa storia fa parte della serie 'Cristallo di sale'
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[Temari] Mi lascerò andare.

Volgo spesso lo sguardo al cielo. Non mi tradisce mai: si presenta sempre con lo stesso colore, azzurro, azzurro, inerosarbilmente azzurro. Un azzurro potente, che sembra trascendere il suo essere colore: emana luce, a tratti più del sole, che picchia, che scotta, in questa Regio dove la terra è sabbia, dove l'acqua è vita.

Il mio nome è Temari. E solo ora mi rendo conto di quanto non avesse mai avuto alcuna importanza.

L'aria è sempre tersa e bollente. La respiro volentieri, non è mai umida. Sono abituata al caldo. Mia madre diceva che solamente qui la temperatura è giusta, tendente al calore corporeo: siamo immersi in una sostanza a noi familiare, perchè come il sangue: calda ed in continuo movimento.
Da bambina andavo in giro nuda, come tutti gli altri. Mia madre mi correva dietro per ricorprirmi di unguenti, ed ogni volta le sfuggivo. Mi sono scottata parecchie volte, in questo modo.

Ma non è una scottatura a fare la differenza.

Mi ha cacciata a scuola e mi ha sempre guardato dall'alto, con un misto di amore ed intransigenza, imperiosa. Le sberle che mi procuravo da lei erano verametne tante. Poi me le davano anche a scuola, ma... beh, questo non ha importanza, visto che mi ha fatto bene.
E sono volata rapida fra le grandi, perchè ero brava.
Poi ho sorvolato anche loro, ed ero fra le migliori.
L'unica ragazzina che andava in giro senza nulla addosso, in una mandria di donne dai seni prosperosi coperti da una stoffa bianca che a me dava solo che fastidio.
L'avrei usata più avanti.

Eppure, quel volo non mi è servito.

Mio fratello era come me. Un ragazzino nudo in mezzo agli uomini dai fianchi fasciati. Per questo ho sempre pensato che fossimo uguali. E che, anche se non ci vedavamo quasi mai, esistessimo solamente lui ed io.

Mi domando come crescerà.

Sapevo che mia mamma era morta. Sapevo che a gente moriva. Sapevo che succedeva.

Non avrei mai pensato che facesse così tanta paura.

Poi, quel giorno, pochi mesi dopo essermi avvolta il seno nel telo che mi spettava di dovere e di diritto, avevo visto la Bestia tanto decantata dalla Ventii Umbra. Cosa aveva di speciale? Era forte. Volevo stringermi a Kankuro, ma non avrei mai potuto farlo. E' vietato.

I divieti erano la prima cosa da imparare a memoria.
Solo dopo veniva l'alfabeto.
Ed ora, continuo a domandarmi che senso avesse tutto ciò.

Lui era freddo. Non era come noi, gente dal sangue bollente. Era gelido. E Pallido.
L'ho sempre temuto.
E sentire che il suo nome di famiglia era come il mio e quello del mio adorato fratello mi ha fatto venire paura.
Più paura di sempre.
Lo odiavo. Lo odiavo. E lui ci guardava con lo sguardo apatico. Non capirò mai cosa volesse da noi. Il nostro sangue? Le nostre membra?

Kankuro, lo sai benissimo che questo compito spetta a te.

Ero convinta che fosse l'unico. Ero convinta che anche se era mio fratello naturale non aveva importanza, che anche se mia madre era morta per lui non aveva importanza. Era la Bestia, questo era importante. E per quanto lo temessi, era la nostra vittoria.
Perchè stavamo vincendo, in quel deserto, contro quei dannatissimi Neri.

Kankuro, chi era quello?

Avrei giurato su di te che quell'espressione indemoniata appartenesse unicamente al Rosso.
E invece no.

Resterò qui, in una pozza di sangue.

Sapevo che era questa la fine che mi spettava. Ma non pensavo fosse così. Quel ragazzino era avvolto da un'aura a tratti peggiore di quella del Rosso.

"Finalmente ti vedo in volto", mi ha detto.
Io non riuscivo a muovermi.

Kankuro, sono un'incapace. Dovrei essere ancora a correre nuda per le strade della città, rincorsa dalla nostra defunta madre.

E' come se qualcosa fosse andato storto. Alla nostra vita, ed al mondo intero.

Quel ragazzino aveva gli occhi rossi, indeominati, e serrava mascelle aguzze, i cui canini sporgevano. Aveva dei solchi sul volto dal quale colava sangue.

Non doveva andare così.
Non doveva andare così.

Kankuro, cosa ne sarà di Gaara?

Perchè io solo una cosa ho saputo pensare, mentre ero viva.
"Sto morendo. E questo mostri vivranno."



Avrei dovuto pensare ben altro. Era un inizio, forse. Non lo so.
So per certo che era il mio epilogo, e che solo durante l'epilogo dell'epilogo, lentamente, ho iniziato a realizzare.

Perchè?
Perchè loro?

Non ho avuto ababstanza tempo, da mortale.
C'è qualcosa di sbagliato, Kankuro. A partire da me, che sono morta nel peggiore dei modi, nel peggiore del luogo e pensando le cose peggiori.

   
 
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