CAPITOLO 13: “È PIÙ FORTE DI TUTTI NOI”
*21 Marzo, 07.00 …*
DAMON’S POV
Guardavo
la mia Rox dormire… era così bella. Non potevo credere di
essere stato davvero sette anni senza di lei. Non potevo credere di
aver sposato un’altra donna che non fosse lei.
Mio
Dio, come avevo potuto? Quella donna che ora dormiva al mio fianco era
tutta la mia vita e per poco non l’avevo persa per sempre.
Pensai
alla relazione che avevo avuto con Rox anni prima e poi pensai al mio
matrimonio con Sage. Le due cose non si potevano neanche mettere a
paragone.
Con
Roxanne era sempre stato fuoco puro, fin da quell’istante in cui
l’avevo rivista tornare da Santa Barbara insieme a suo padre. In
quei pochi mesi di assenza da Mystic Falls era cambiata, era
semplicemente perfetta… ai miei occhi.
Improvvisamente, quando mi era passata davanti ed
era corsa ad abbracciare Matt Donovan, il suo migliore amico fin
dall’infanzia, avevo provato un sentimento che mai, prima di
allora, mi aveva lontanamente sfiorato: era la gelosia. Fredda e tagliente gelosia.
Avevo
cercato di reprimerla in tutti i modi, dopotutto ero pur sempre Damon
Salvatore; avrei potuto avere qualunque ragazza volessi, ma non so per
quale assurdo motivo, Roxanne mi faceva quell’effetto.
Frequentai molte ragazze nel tentativo di soffocare quei sentimenti, che mai avevo provato prima, ma non ce la facevo.
Così,
cominciai ad avvicinarmi a lei. Comunque, mi comportavo sempre come un
donnaiolo e le mandavo un sacco di frecciatine alle quali lei mi
rispondeva accalorandosi. Adoravo quando si infiammava, mi divertivo,
ma quella biondina non era dello stesso avviso a quanto pare,
perché c’erano giorni in cui davvero mi guardava con
disprezzo o mi ignorava e in quei momenti io avrei fatto di tutto per
sapere cosa le passava per la mente, cosa pensava.
Più il tempo trascorreva, più diventava bella e qualunque idiota palestrato della scuola le chiedeva di uscire.
Lei,
Elena Gilbert, che da poco aveva fatto coppia fissa con il mio
fratellino Stefan; Caroline Forbes, la figlia dello sceriffo, e Bonnie
Bennett, erano inseparabili, così cominciai a pensare a qualche
modo per portare la situazione a mio favore.
Dunque,
spingevo mio fratello ad invitare Elena a cena e molte volte si
organizzavano delle serate tutti insieme in cui naturalmente, Roxanne,
Bonnie e Caroline non mancavano.
Un
giorno però, l’oggetto del mio desiderio, iniziò a
frequentare un ragazzo. Io pensavo che si sarebbero lasciati in poco
tempo, ma quando le cose iniziarono a farsi serie, cominciai a
preoccuparmi.
Così,
una sera, mentre l’autoritario padre di Rox non era in casa e lei
aveva invitato di nascosto il suo ragazzo, mi presentai e lo minacciai
probabilmente di morte, se non se ne fosse andato da lì
immediatamente, ora non ricordo con chiarezza; sono passati un bel
po’ di anni.
All’epoca
io ero già in polizia, quindi quel disgraziato non se lo fece
ripetere due volte. Roxanne era furiosa come mai l’avevo vista
prima di allora. Cominciò ad urlarmi contro di sparire da casa
sua; non era la prima volta che facevo una cosa del genere dicendo che
i ragazzi che vedeva non erano alla sua altezza e lei mi rispondeva che
sembravo suo padre.
Probabilmente
pensava che fosse una cosa che facevo per puro sfizio, non aveva capito
che in realtà, ogni giorno che passava, mi stavo inesorabilmente
innamorando di lei. Fu quella sera, mentre litigavamo in camera sua
urlandoci contro come dannati, che la baciai per la prima volta.
Come
prima reazione mi diede uno schiaffo in pieno volto come mai ne avevo
ricevuti prima di allora, neanche da mia madre quando, a sei anni,
avevo infilato un ragno enorme nel lettino di Stefan, che
all’epoca ne aveva solo due.
Per
un momento nella stanza era aleggiato un silenzio sepolcrale, poi avevo
ricominciato a baciarla quasi disperatamente, come se fossi stato
rinchiuso per settimane in una bara sotto terra e lei fosse la mia
unica fonte di ossigeno.
Così
cominciò la nostra storia. La più travolgente e
passionale di tutta la mia vita. Ed ora ero qui, quasi dieci anni dopo,
al suo fianco a guardarla dormire, il giorno del matrimonio di mio
fratello e con un anello di fidanzamento nella tasca dello smoking
pronto a chiedere la mano della donna che amavo davanti a tutti gli
invitati, per far sapere al mondo che Roxanne Stevenson era tutta la
mia vita.
Non avrei certo immaginato cosa sarebbe accaduto da lì a poche ore.
Mi
alzai piano dal letto, cercando di non svegliare Rox, poi le posai un
lieve bacio a fior di labbra e mi avviai in bagno per fare una doccia
prima di andare al vecchio pensionato che apparteneva a me e a mio
fratello e nel quale lui avrebbe trascorso, tra qualche ora e per
sempre, la sua vita al fianco di Elena.
Sapevo
che loro sarebbero stati insieme per il resto della vita. Era una cosa
che non poteva andare diversamente, proprio come sentivo che per me e
Rox sarebbe stato lo stesso.
Io
avevo fatto una scelta sbagliata sposando Sage; avevo preso una
sbandata durante il percorso. Senza la mia Rox mi sentivo perso nel
mondo. Era soltanto grazie a lei se mi ero messo la testa a posto in
quegli anni e quando l’avevo rivista a casa di Rick,
improvvisamente il mio mondo era cambiato per la seconda volta.
La
vita mi stava dando una seconda opportunità e se avessi sprecato
anche quella, non ero certo che ne avrei avuta una terza.
Adesso era tutto così perfetto da sembrare irreale.
Continuai a pensare a lei per tutta la mattina, anche quando alle otto arrivai al pensionato vestito di tutto punto.
Io e Jeremy eravamo i testimoni di Stefan, e Bonnie, Caroline e Rox, naturalmente, le damigelle di Elena.
Quest’ultima,
quella notte, era andata a dormire a casa di Bonnie perché lei e
Stefan non si sarebbero visti dalla sera prima del matrimonio fino
all’arrivo in chiesa della sposa. Più che altro era stata
Caroline ad imporlo alla coppia e quella ragazza quando si fissava su
una cosa era irremovibile, lo avevo imparato a mie spese.
Venne ad aprirmi un sorridente Stefan come solo poche altre volte lo avevo visto in vita mia.
«Come mai così sorridente? Succede qualcosa oggi?», gli chiedi prendendolo in giro.
Prendermi
gioco del mio fratellino era sempre stato il mio passatempo preferito
da che io avessi memoria, ma dopotutto… avrei ucciso chiunque
avesse minacciato lui o la sua felicità. Avevo fatto una
promessa a mia madre, prima che morisse; le avevo giurato che mi sarei
sempre preso cura di Stefan, a prescindere da qualunque litigio o
situazione potesse mai metterci l’uno contro l’altro. Per
fortuna non eravamo mai arrivati a nulla di irreparabile.
«Divertente
Damon, davvero divertente», rispose infatti lui continuando a
sorridere come uno scolaretto alla prima cotta.
*Dieci anni prima…
«Stefan, vuoi dirmi perché diavolo hai quel sorriso ebete in faccia?»
«Oggi mi ha parlato per la prima volta…»
«Ma chi, la Gilbert?»
Il
mio fratellino quindicenne era completamente in preda agli ormoni.
Erano passati cinque anni ormai da quando ci eravamo trasferiti a
Mystic Falls e, dal primo momento in cui Stefan aveva visto Elena
Gilbert, non aveva fatto altro che parlare di lei; era una cosa
disgustosa.
Ad
ogni ora del giorno e della notte sentivi "Elena di qua, Elena di
là"; non pensavo che mio fratello potesse essere tanto
sdolcinato, ma a quanto pare non avevo capito nulla di lui.
E
dopotutto… chi ero io per capire certe cose? Io che, fino a
pochi mesi prima, non avevo mai provato un vero sentimento per una
ragazza? Fino a quel momento mi ero semplicemente limitato a portarmi a
letto quelle che me la davano, ed erano tante dato che ero uno dei
più gettonati di tutta Mystic Falls.
Il
sesso era il mio passatempo preferito e qualunque ragazza o donna,
perché sì, fin dai diciassette anni avevo cominciato a
fare colpo anche su donne ben più mature di me, che fosse
abbastanza carina, mi andava bene.
Non volevo impegnarmi con nessuna, quindi le storielle da una botta e via per me andavano benissimo.
Il
danno era avvenuto pochi mesi prima, quando quella ragazzina dagli
occhi blu e i capelli d’oro era tornata dalle vacanze estive.
Lì,
avevo sentito veramente qualcosa per la prima volta nella mia vita e
così avevo cominciato a preoccuparmi. Perché era successo
ora e perché con lei? Cosa aveva di speciale rispetto alle altre
con cui ero stato? Io non riuscivo a spiegarmelo, ma l’unica cosa
che sapevo con certezza era che quella Roxanne non mi avrebbe portato a
nulla di buono.*
«Roxy è ancora a casa?», mi chiese Stefan.
«Sì, l’ho lasciata che dormiva; ho preferito non svegliarla».
«Sono orgoglioso di te, sai Damon…?».
Alzai
un sopracciglio con aria interrogativa in una di quelle espressioni che
Rox era solita chiamare “La tipica faccia da Damon
Salvatore”.
«Ti stai comportando bene con lei. Molto bene».
«L’ho sempre fatto. L’ho sempre amata».
«Beh,
non ti comportavi molto bene quando ti prendevi gioco di lei a scuola
oppure quando irrompevi come un maniaco a casa sua e cacciavi qualunque
forma di vita umana di sesso maschile al di sotto dei
vent’anni».
«Erano tutti imbecilli; lei meritava di meglio».
«Ed il meglio saresti tu?».
Solita ironia pessima di mio fratello.
«Hai forse qualcosa da ridire?».
Lui si mise a ridere, poi per qualche attimo aleggiò il silenzio.
«Lo
hai preso?»; Stefan aveva cambiato argomento, ora si stava
riferendo all’anello di fidanzamento che avevo comprato per Roxy;
naturalmente lui ed Elena erano a conoscenza di tutto, dato che le
avrei fatto la proposta al ricevimento delle loro nozze.
«Certo che l’ho preso; sono giorni che è nella tasca dello smoking».
Mio fratello sorrise, poi, dopo un paio di minuti, fummo raggiunti da Jeremy, anche lui vestito nel suo smoking impeccabile.
[…]
*21 Marzo, 10.30… *
Quel
giorno continuavo a rivivere un ricordo dietro l’altro riguardo
al mio passato con Rox; erano forse quelli gli effetti che precedevano
una proposta di matrimonio? Rivedere tutta la nostra vita insieme?
Prima di chiederlo a Sage non era successo nulla del genere, ma
come ultimamente mi ripetevo spesso, le due relazioni che avevo avuto,
non avevano nulla a che fare l'una con l'altra.
In
quel momento stavo guidando verso casa per passare a prendere la mia
bellissima donna. Già me la immaginavo avvolta in
quell’abito rosso così meravigliosa e perfetta come solo
lei sapeva essere.
Parcheggiai
la macchina nel vialetto della piccola villa e spensi il motore, poi
scesi dall’auto e percorsi la breve distanza che mi separava
dalla porta d’ingresso.
Quando entrai però, vidi subito per terra la maniglia che si trovava all’interno e capii che qualcosa non andava.
«Rox!», chiamai subito. Un terribile presentimento si stava impadronendo di me.
Silenzio.
Non ebbi nessuna risposta.
Mi avviai verso la cucina; il cassetto dei coltelli era aperto e per terra e sul tavolo c’erano delle impronte di sangue.
«No, no, no… », sussurrai a bassa voce.
Corsi
nuovamente fuori dalla stanza e ai piedi delle scale vidi i frammenti
di un vaso rotto e altro sangue, così mi precipitai al piano di
sopra e lì, in fondo al corridoio, vidi la porta della sua
stanza aperta; della nostra stanza.
La
scena che mi si presentò davanti agli occhi fu la più
spaventosa della mia vita: Rox era inerme, coperta di sangue dalla
testa fino all’addome e, poco distante da lei, quel figlio di
puttana giaceva morto, con un proiettile conficcato nella testa,
riverso in una pozza del suo stesso sangue.
In
un momento fui vicino a Roxy e, con mio sollievo, constatai che
respirava ancora, ma non c’era tempo da perdere ad aspettare
l’autoambulanza, così la presi in braccio e la caricai
nella mia macchina, non m’importava niente se sporcava i sedili
di pelle ai quali di solito ero tanto attento o se il mio abito da
cerimonia era rovinato ormai.
Guidavo come un forsennato, ricevendo molti insulti e colpi
di clacson dalle altre vetture, ma non m’interessava niente.
Pensavo solo a quella donna che giaceva sui sedili posteriori che, se
non mi fossi sbrigato, avrebbe abbandonato la vita per sempre ed io
stavolta non mi sarei più ripreso. Immaginare il resto della mia
esistenza senza di lei al mio fianco era impossibile.
Quando
arrivai in pronto soccorso, un’équipe di medici e
infermieri mi venne incontro e quando videro la gravità della
situazione, cominciarono subito a mettersi al lavoro e portarono, senza
perdere tanto tempo, Rox in sala operatoria.
Io
restai fermo come un idiota in sala d’attesa per diversi minuti;
poi, tirai fuori il telefono dalla tasca e vidi che erano le undici e
un quarto, inoltre trovai una chiamata persa da Rick.
Erano le undici e un quarto del 21 Marzo 2011 e solo in quel momento ricordai… il matrimonio.
ALARIC’S POV
Alle undici e dieci la gente cominciò a guardarsi intorno. Gli sposi erano arrivati, ma dove diavolo erano finiti il testimone e la damigella?!
Stefan
ed Elena sembravano nervosi, così come anche Bonnie, Caroline e
Jeremy. Io speravo soltanto che il mio migliore amico non avesse deciso
all’ultimo di dedicarsi a qualchepassatempo hard con
la sua donna proprio il giorno delle nozze di suo fratello,
così, quando la situazione si fece imbarazzante per tutti, dissi
a Jenna che mi allontanavo per andare a telefonare a Damon.
La prima volta non mi rispose, ma alla seconda telefonata rispose dopo qualche squillo.
«Si
può sapere dove accidenti vi siete cacciati?! La chiesa è
piena; Elena è già arrivata e tutti mi sembrano
abbastanza alterati…!», esclamai senza neanche dargli il
tempo di dire una sola parola.
Seguì
uno strano silenzio, come se Damon non sapesse che cosa dire e questo
non era decisamente da lui perché Damon Salvatore aveva sempre
una risposta pronta.
«È successo, Rick. Quell’uomo è tornato».
Nella mia testa in quel momento esplose il panico.
«Roxanne?!», chiesi immediatamente.
«È
grave. È molto grave. Non hanno voluto dirmi niente
perché non sono un parente stretto, ma non ci vuole molto a
capirlo. Sono tornato a casa per passare a prenderla e ho trovato un
disastro».
Ci fu un momento di pausa, poi…
«Rick… non so se questa volta ce la farà».
Damon parlò con un tono che mai gli avevo sentito usare prima d’ora; era puro terrore.
«Sto arrivando».
Tornai
dentro e riferii velocemente a Jenna ciò che era accaduto; poi,
lei disse che avrebbe informato Elena e Stefan e che io dovevo andare
subito in ospedale dal mio amico.
STEFAN’S POV
Quando
Jenna venne a riferire a me ed Elena ciò che era appena
accaduto, la mia futura moglie volle interrompere immediatamente la
cerimonia; non avrebbe lasciato la sua amica in quel momento e,
naturalmente, io non ebbi nulla da obiettare.
Matt
e Caroline stavano dando completamente di matto, tanto che Tyler e
Jeremy dovettero portarli subito fuori dalla chiesa e noi ci scusammo
con gli invitati per il disagio, dicendo che le nozze sarebbero state
rimandate.
In
poco tempo ci ritrovammo così ad affollare la sala
d’attesa del reparto di chirurgia d’urgenza, aspettando
notizie dai dottori che ci informassero sulle condizioni di Roxy;
notizie che non arrivarono prima di altre otto ore, quando, il chirurgo
che aveva eseguito l’intervento, ci informò che la nostra amica era viva, ma non volle dirci di più.
Io
potevo leggere chiaramente la disperazione negli occhi di mio fratello,
una disperazione che solo altre due volte prima di allora gli avevo
visto in volto: la prima, quando nostra madre era morta molto tempo fa
e la seconda quando, sette anni prima, era arrivato a casa di quella
stessa ragazza e aveva scoperto che qualcuno l’aveva portata via
da lui e che probabilmente non si sarebbero rivisti mai più.
La
vita però aveva dato loro un’altra possibilità e
nessuno, tra i presenti, voleva credere che potesse essere distrutta in
quel modo crudele.
Caroline
piangeva silenziosamente; Tyler le circondava le spalle con una delle
sue braccia e, ad un certo punto, accadde una cosa che mai, prima di
allora, era successa: mio fratello si alzò e andò ad
abbracciare la ragazza, sorpresa come tutti noi, se non di più,
poi le sussurrò: «Lei ce la farà. È troppo
forte per non farcela. È più forte di tutti noi».
NOTE:
Ed
eccoci qui con il tredicesimo capitolo… questa volta non vi ho
fatto aspettare tanto! (per fortuna mia, più che altro) XD
Beh,
che dire… capitolo un po’ diverso rispetto agli altri,
abbiamo visto qualche nuovo punto di vista, interamente al maschile.
Cosa ne dite? A me non ha convinto più di tanto, spero che voi ne siate rimasti più contenti.
Dalla
prossima pubblicazione riprenderemo con il punto di vista di Rox dal
momento in cui il dottore le avrà dato la notizia bomba che,
ripeto, io stessa in realtà non avevo programmato; mi è uscito tutto di getto mentre scrivevo.
Bene,
il mio lavoro per oggi è finito, la prossima pubblicazione
sarà entro la settimana prossima; essendo che questo capitolo
è stato ideato all’ultimo, l’altro era già
quasi pronto ancor prima che iniziassi la battitura di questo.
Buona settimana a tutti!