CHAPTER 29
– UNA VISITA TUTTA
ALL’ITALIANA
Mi svegliai
verso le tre del
pomeriggio. Sophie era sulla sedia affianco al lettino. Aprii la bocca
per
chiederle se era rimasta lì tutta il tempo, ma quando non ne
uscì che un sibilo
leggero mi ricordai con orrore cosa mi era successo.
-Ehi, sorellona! Come ti senti? – mi
chiese lei. Adesso sembrava decisamente più calma rispetto a
quella mattina. Mi
passò un foglio da una pila sul comodino lì
vicino.
“Un po’ meglio…E tu, stellina?”
-Io…Sto bene… - disse, poi parve
rattristarsi improvvisamente e fissò il muro di fronte a lei.
“Lo so, Sophie, non è facile. Ma voi
dovete essere i primi a essere forti”
-Ci proverò…E’ che mi dispiace per
te…Hai molte costole rotte e hai perso la voce… -
“Ce la farò, stellina”
-Hai intenzione di fare l’intervento?
-
“Non lo so…Ci penserò”
Tra di noi calò il silenzio per
qualche secondo. Alla fine le feci cenno di passarmi un altro foglio e
le
scrissi:
“Comunque grazie di starmi vicina, ti
voglio bene”
-Di niente…Però per tutta la notte
scorsa c’è stato qualcun altro al posto mio
–
Mi si strinse la gola.
Jared.
“E’ stato qui tutto il tempo?”
Mentre Sophie leggeva il messaggio,
non sapevo se volessi che la sua risposta fosse affermativa o no.
-Sì - disse - E’ rimasto a guardarti
fino a notte fonda, poi ci ha convinti a tornare a casa e lui ha
dormito qui –
Abbozzò un sorriso.
Non scrissi più niente sul foglio per
un po’. Il fatto era che Jared mi mancava
moltissimo…Ma mi aveva tradita. Non
l’avrei mai potuto perdonare per quello che aveva fatto, o
almeno per ora.
-Ti vuole tanto bene, Annie…E si
sente tremendamente in colpa –
“Vi ha raccontato tutto?”
Lei annuì lentamente.
Guardai verso la finestra e fissai i
piccoli corpuscoli di luce che entravano dalle persiane semichiuse.
-Vuoi che ti apra le finestre? –
Scossi la testa. Preferivo rimanere
nella semioscurità che guardare fuori. Los Angeles, quella
città che forse non
mi avrebbe più offerto la possibilità di
realizzare il mio sogno.
Mi venne ancora in mente Jared.
Perché non voleva andarsene dalla mia testa?!
“Dov’è ora Jared?”
Sophie si morse il labbro, dubbiosa.
-Non lo sappiamo – disse infine –
Quando siamo tornati all’ospedale stamattina, lui era di
fianco a te, con la
mano sul tuo letto e ti osservava preoccupato mentre
dormivi…Poi all’improvviso
si è alzato, come se avesse preso una decisione, e ci ha
informati che sarebbe
tornato a casa. A Shannon il suo comportamento sembrava strano, quindi
l’ha
seguito e l’ha visto fare i bagagli. Ha provato a farlo
ragionare, ma Jared, lo
sai, è testardo, e non c’è stato nulla
da fare. E’ partito, non sappiamo dove
sia andato… -
Rimasi in silenzio, non seppi cosa
pensare. Si era offeso per la mia brusca reazione e non voleva
più vedermi? O
forse si sentiva in colpa e se ne era andato per riflettere un
po’? Quando
sarebbe ritornato? Se fosse ritornato…
Avevo bisogno di vederlo, ma nello
stesso tempo ero ferita. Tuttavia l’unica cosa di cui ero
completamente certa
era che dovevo andare da lui, sempre se non fosse tornato prima, per
chiarire
tutto. Il problema era che ero bloccata in quel letto
d’ospedale, se provavo a
muovermi i miei muscoli mi lanciavano fitte terribili. Avrei dovuto
avere tanta
pazienza e aspettare di guarire.
Passarono i giorni, lenti, lunghi,
monotoni, noiosi. Il dottore veniva più volte al giorno per
controllarmi e
darmi farmaci e ricevevo visite di Sophie, Shan, Tomo e Vicki quasi
tutte le
mattine o pomeriggi. Mia sorella dormiva a casa dei Milicevic per non
restare
da sola e loro la accompagnavano a scuola, poi da me; inoltre mi
portavano
libri e riviste per passare il tempo. Nonostante tutto ciò,
le giornate mi
sembravano non passare mai e sentivo la mancanza di Jared sempre
più, decisi
però di non dirlo a nessuno.
-Annie, qualcuno sta per farti una
sorpresa – mi annunciò.
“Chi?”
-Se te lo dico che sorpresa è?! –
ribatté. – Arriveranno stasera! –
gridò poi piena di gioia.
“Dai, dimmi di chi stai parlando, lo
sai che sono curiosa!”
-No, è un segreto! – esclamò e
saltellò
fuori dalla stanza, entusiasta.
Mandai un messaggio a Roxy. Ricordai
di non averla ancora informata della mia situazione, ma decisi di
chiederle
semplicemente se stesse bene. Mi rispose poco dopo: “Ehi Annie! Sì, sto bene grazie, sono qui
sul divano a leggere un libro,
tu che fai? Come sta andando?”
Meno male che non mi aveva chiesto
niente riguardo a Jared. Gliene avevo parlato quando io e lui ci
eravamo
ufficialmente fidanzati, sembravano essere successe così
tante cose da allora…
Le scrissi un semplice “Qui nessuna
novità, ti farò sapere se verrò presa
a qualche provino. Mi manchi tanto!” per
non farla preoccupare, tanto non avrebbe potuto fare niente da Milano.
Infine attesi con ansia quella sera.
Stavo leggendo
un libro quando sentii
delle voci nel corridoio adiacente alla mia stanza.
-Oh, finalmente ci conosciamo! -
esclamò Tomo - Piacere, Tomo Milicevic –
- E io Vicki Bosanko – aggiunse sua
moglie.
- Piacere, Roxy. Lui è Marco, il mio
ragazzo. Annie ci ha parlato molto di voi nelle e-mail –
disse una voce
familiare.
Roxy?! Era davvero qui a Los Angeles?
Mentre ci pensavo, convinta di aver sentito male, lei entrò
nella stanza, bella
come sempre, i capelli castani, mossi ma in ordine, un giubbotto di
pelle e un
jeans casual. Teneva la mano al suo fidanzato, Marco, capelli e occhi
scuri, un
viso da bravo ragazzo.
-Annie!!! – esclamò la mia amica,
lasciandosi sfuggire un gridolino quando mi vide. Sembrava felice di
vedermi,
ma nello stesso tempo capivo che era molto preoccupata per me.
Volevo dirle e chiederle tante di
quelle cose, però non potevo, mi serviva per forza un foglio
e una penna. Mi
lasciai sfuggire una lacrima, un po’ per questo fatto un
po’ per la felicità
nel vederla dopo circa quattro mesi.
Lei mi venne ad abbracciare, attenta
a non farmi male, e mormorò: - Sophie mi ha raccontato
tutto, non sforzarti,
ok? – e passandomi i miei nuovi compagni con i quali riuscivo
a comunicare,
aggiunse: - Mi dispiace così tanto, tesoro –
“Non ti preoccupare, resisterò. Ma
che ci fai qui?”
-Ecco, ti ho provato a chiamare e non
rispondevi, così ho chiamato Sophie e mi ha raccontato ogni
cosa… - I suoi
occhi diventarono lucidi ma si trattenne. – Così
siamo venuti, volevamo farti
una sorpresa venendo qui a Los Angeles fra qualche giorno e farci anche
una piccola
vacanza, però abbiamo anticipato e abbiamo preso il primo
volo –
“Non so come ringraziarvi, siete
stati gentilissimi. Ma quindi non eri sul tuo divano a leggere un
libro…Mi hai
detto una bugia –
-A fin di bene però. Sappiamo che ami
le sorprese –
Sorridemmo entrambe.
-Anche tu non ci avevi raccontato
niente di quello che era successo! – continuò lei.
“L’ho fatto per non farvi
preoccupare...Cosa avreste potuto fare a 12000 km di
distanza?”
-Saremmo venuti lo stesso –
“Grazie, sorellina…Era da tanto che
non ti chiamavo così!...Quanto avete intenzione di rimanere
qui a Los Angeles?”
-Pensavamo un paio di settimane –
“Magari faccio in tempo a
riprendermi, guarire dalle fratture intendo”
-Ne siamo sicuri, vero Marco? –
-Certo!! – rispose lui. – Ti rimetterai
in fretta e organizzeremo una bella festa –
-Proprio come desideri tu! – concluse
Roxy sorridendo.
E fortunatamente, aveva ragione.