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Autore: Sirene Chan    01/09/2007    3 recensioni
Se Goku fosse nato femmina, come sarebbero andate le cose sulla Terra?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Goku
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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- Abbiamo due sfere: ne mancano ancora cinque. – disse demoralizzata Bulma. Cinque sfere erano troppe da trovare in poco tempo.
Tirò fuori il radar dalla borsa, sotto lo sguardo curioso di Herion, Oolong e Pual. Premette il pulsante, l’unico presente su quel congegno, e con qualche ticchettio il marchingegno si mise in moto. Dopo qualche secondo di attesa, lo schermo verde indicò il luogo in cui si doveva trovare una sfera. Ma osservando bene, Bulma notò che c’era qualcosa di strano.
- Le restanti cinque sfere sono tutte raggruppate! – strillò, contenta. – Faremo molta meno fatica a prenderle per noi! -
- Bulma, se sono tutte vicine significa che qualcuno le ha prese. E se è così, faremo parecchia fatica a prenderle. – disse Yamcha, smorzando l’entusiasmo di tutti.
- Ricordati che abbiamo Herion! – esclamò sempre allegra la ragazza.
La bambina sorrise a quelle parole, sapeva di essere l’arma del gruppo, e non se ne dispiaceva.
- Yamcha, dritto verso nord est! – gridò Bulma, dando ordini al compagno.
Sospirando, il moro accelerò. La macchina avanzava velocemente verso la destinazione prefissata. Questa distava poche miglia dalla città, in un luogo appartato e lontano dalla folla.

Herion era emozionata. Stava per trovare le fantomatiche sfere, e per di più aveva un nuovo eccitante mezzo di trasporto: una nuvola d’oro.

Ripensò al genio, che gentilmente gliela aveva regalata, e sorrise ricordandoselo. Era proprio vispo, il vecchietto.

Dopo qualche minuto di viaggio, il gruppo arrivò nel posto in cui, secondo il radar, si trovavano le sfere. Le restanti cinque dovevano essere in mano di qualcuno, se erano raggruppate. E i nostri speravano sinceramente che questo qualcuno non fosse pericoloso, perché non volevano trovare rogne sul più bello.

Scesero dalla macchina in prossimità di una torre, e si avvicinarono a quella che sembrava la porta di entrata. Yamcha esaminò l’uscio, e non riuscì a scovare nessuna maniglia. Si voltò verso Bulma, pronto a dirle che non si poteva entrare, ma lei lo precedette.

- Se non si può aprire, vuol dire che lo butteremo giù! – disse, risoluta.

Il ragazzo si girò verso la porta, arreso. Prese una piccola rincorsa, per poi colpirla con la gamba destra. Dopo un attimo di silenzio, che seguì il tonfo del colpo che Yamcha aveva dato, il moro cadde a terra, tenendosi la gamba dolorante.

Bulma sprezzante, lo derise.

- Ma che uomo sei, se non riesci neanche a buttare giù una porta? – chiese, aggrottando la fronte in un espressione arrabbiata.

Nel mentre, Herion si era avvicinata per poter osservare meglio. Dopo una breve occhiata, tirò indietro il piede, per poi farlo colpire l’uscio.

Questo cedette, e gli infissi si ruppero, creando un varco tra gli stipiti. Sorridendo, la bambina si avviò all’interno, completamente buio. Gli altri la seguirono, leggermente preoccupati dai vari pericoli che l’oscurità poteva celare.

Dopo aver fatto qualche passo, si trovarono alla luce fioca di una candela. Questa illuminava una nuova porta, provvista di maniglia.

Emozionata, Herion la aprì, senza chiedere consenso agli altri. A differenza di loro, lei sperava ci fosse qualcuno con cui battersi.

La stanza in cui entrarono era particolarmente illuminata da luce artificiale. Non c’era anima viva, ma le apparecchiature installate emettevano un ronzio che riempiva il silenzio.

Bulma si mise ad osservarle, ammaliata e apprezzando tutte quelle tecnologie che per Herion erano un mistero. La sedicenne amava l’avanguardia, e non poteva far altro che congratularsi con i creatori di quelle macchina avanzate.

- Qui non c’è nessuno, andiamo al piano superiore. – disse Herion, stufa di stare in quella stanza. Yamcha annuì, anche se l’idea di rimanere in un posto senza nemici lo alettava parecchio.

Trovarono le scale, e percorsero i gradini in fretta. Entrarono in una stanza, e scoprirono presto che anch’essa era vuota.

Iniziando a scocciarsi, Herion si avviò subito verso le scale, per continuare a salire. Oolong e Pual la seguivano da vicino, perché era l’unica in grado di difenderli da eventuali attacchi nemici, mentre Yamcha stava vicino a Bulma per impedire che le succedesse qualcosa.

Il gruppo salì di un livello, per scoprire che anche quel piano era vuoto.

- Ma c’è qualcuno qui? – si chiese ad alta voce Herion.

Yamcha le si avvicinò, per metterla in guardia.

- Dobbiamo fare il più piano possibile, se no i nemici ci sentono. – disse, mormorando.

- Ma se i nemici non ci sono, chi vuoi che ci senta? – chiese, lievemente irritata dal vuoto del palazzo.

Il ragazzo, non sapendo cosa rispondere, sospirò, e tornò a controllare Bulma.

Proseguirono di un altro piano, nuovamente vuoto. Arrivarono così all’ultimo livello della torre, dopo innumerevoli gradini.

Non c’era anima viva.

- Questo palazzo è abbandonato! – disse Herion.

Oolong e Pual sospirarono per il sollievo, mentre Bulma continuava ad osservarsi intorno per via delle macchine che catturavano il suo interesse.

D’un tratto, delle voci provenienti dalle scale si fecero sentire.

Il gruppo si nascose dietro all’apparecchiatura più grande, e stettero in ascolto.

- Ma come si fa a dimenticarsi delle sfere? – chiese uno, sbuffando. – il capo è proprio sbadato! – si lamentò.

- Silenzio! – disse l’altro, con voce preoccupata. – Se no il capo ci sente e ci punisce per aver parlato male di lui. -

- Non dire fesserie, non ci può sentire. E poi se ascolta non importa, perché ce ne vuole per dimenticarsi le sfere il giorno del trasloco. – continuò l’altro.

Stettero zitti per qualche istante, poi entrarono nella stanza dove si trovavano anche Herion e gli amici.

- Dove potranno essere? – chiese quello più pauroso.

- Ehi, che ne dici se esprimiamo noi un desiderio, appena le troviamo? – propose quello spavaldo.

- No, poi il capo ci scopre! – disse l’altro, agitato.

Iniziarono a guardarsi intorno, a cercare di individuare le sfere.

- Dove ha detto che sono? -

- Nell’apparecchiatura più grande, credo. – rispose.

Si avviarono verso il posto in cui erano nascosti i nostri amici, mentre Oolong e Pual iniziavano a sudare freddo. Ma prima che i due tipi potessero avvicinarsi troppo, Herion saltò fuori.

- Bulma, svelta, cerca le sfere! Io mi occupo di questi due! – gridò la bambina, mettendosi in posizione di lotta.

Yamcha saltò subito al suo fianco.

- Non ti lascio combattere da sola. – disse, preparandosi al peggio dagli avversari.

La mora sorrise. Era contenta che qualcuno lottasse con lei.

Con un balzo, prese per il collo uno dei due tipi, e lo buttò a terra sdraiato sulla schiena. Con un piede bloccò il petto di questo, poi si mise a guardarlo.

Era minuto, non sembrava molto forte fisicamente. E neanche l’altro, che ora veniva malmenato da Yamcha, sembrava particolarmente pericoloso.

- Yamcha, fermati! – disse Herion all’amico. Lui si bloccò di colpo, e il suo avversario si allontanò di qualche metro. La bambina si rivolse verso i due nemici. – Vi lasciamo andare se ci lasciate prendere le sfere. – propose.

- Non possiamo. – disse l’avversario di Yamcha, che doveva essere quello meno fifone. – Il capo ci ha dato il preciso ordine di portargli le sfere del drago. -

- E voi non eseguite l’ordine. – disse ingenuamente Herion.

- Non possiamo, se ci scopre ci ammazza. – si lamentò quello disteso a terra, sotto il piede della bambina.

- Allora portateci dal vostro capo, così gli spiego la situazione. E magari lo sfido anche. – disse la mora.

- Non è mica così semplice! – spiegò uno. – Noi il capo non l’abbiamo mai visto. Di lui conosciamo solo gli ordini che ci da, niente altro. -

- Ma come fate a seguire gli ordini e a farvi comandare da uno che non avete mai visto? – chiese intromettendosi nel discorso Yamcha.

I due non risposero, sapendo bene che era assurdo.

Herion prese per il colletto colui che teneva bloccato con il piede, e lo lanciò sulla porta.

- Andatevene. – disse, senza aggiungere altro. Poi si voltò verso Bulma. – trovato le sfere? – chiese.

Lei annuì, raggiante.

- Si, le ho già prese. – disse. – ora finalmente potrò esaudire il mio desiderio.

Prima però che Yamcha potesse lamentarsi, reclamando il suo diritto al desiderio, un omino azzurro entrò nella stanza.

- Mi dispiace per tutti voi, ma le sfere sono mie. – disse.

Tutti lo guardavano perplessi: era comparso dal nulla, e pretendeva di avere le sfere?

Herion si avvicinò a lui, e iniziò a bussare sulla sua fronte.

- Ehi, piccolino. Le sfere sono nostre!- disse, continuando a guardarlo.

Offeso, l’omino indietreggiò di un passo.

- Mi hai chiamato… piccolino? – chiese, sconvolto.

Lei annuì, tranquilla.

Urlando, il tipo chiamò due persone. Quando queste entrarono, si rivelarono essere una ragazza ed una volpe vestita da ninja.

- Cosa succede, signor Pilaf? – chiese la ragazza.

- E’ successo qualcosa? – disse la volpe.

- Questa bambina mi ha chiamato piccoletto – gridò infuriato, indicando Herion. – Inoltre mi ha preso le sfere e non vuole tornarmele. -

- Io non ti ho preso niente! – disse Herion, ancora tranquilla.

- Invece si! – strepitò lui.

- No! – disse lei.

- Ma qualcuno me le deve aver rubate, se sono sparite! – urlò Pilaf.

Simultaneamente, gli sguardi di tutti caddero sopra ai due tipi che Herion e Yamcha avevano steso con estrema facilità poco prima.

- Effettivamente è stato il nostro capo a prendergliele… - mormorò uno di loro.

Il piccoletto si lanciò sull’uomo, e lo prese per il colletto.

- Potevi dirlo prima, razza di depravato! – gli gridò in faccia.

Una mano però lo allontanò bruscamente, lanciandolo addosso al muro.

- Signor Pilaf! – gridarono i due scagnozzi, vedendo il loro capo duramente sbattere sulla pietra.

- Oramai le sfere sono nostre. – disse l’autrice di quel lancio, Herion.

- Mai! – strillò dolorante il tappetto azzurro.

La bambina si volse verso i due appartenenti all’esercito del fiocco rosso.

- Voi andatevene. – intimò. Quelli non se lo fecero ripetere due volte, e se la svignarono in pochi secondi.

La mora si girò verso l’amica Bulma.

- Credo che non potremmo esaudire il tuo desiderio. – disse, senza particolare sofferenza.

La ragazza la guardò incredula, poi iniziò ad urlare.

- Invece si! Voglio il mio desiderio! -

Herion le si avvicinò, e senza fatica le prese le sfere dalla tasca. Poi guardò in viso l’amica.

- Tu sai come si fa a far comparire il drago? – chiese. L’altra annuì. – Bene, allora facciamolo. – disse la piccola.

Il gruppo iniziò a scendere le scale, mentre Pilaf si faceva aiutare dai due scagnozzi ad alzarsi. Il colpo al muro gli aveva procurato dolore alla schiena.

Arrivati a terra, uscirono dalla torre abbandonata e si posizionarono nel posto davanti.

Bulma, dopo aver posato le sfere a terra ed essersi allontanata un po’, pronunciò una frase con cui incitava il drago Shenron ad apparire.

Pochi secondi, e si fece tutto buio. Le sfere brillavano, lampeggiando. Poco dopo ne uscì un drago, che ci mise un po’ ad apparire per intero.

Questo chiese quale fosse il desiderio, e senza esitazione Herion parlò.

- Voglio che l’esercito del fiocco rosso smetta di esistere. -

Dopo qualche attimo di sbalordimento, gli amici apprezzarono il fatto che la bambina non pensasse solo al suo piacere. A differenza di Bulma, che iniziò ad urlare ed inveire contro la bambina.

- Io voglio il mio desiderio! – gridò.

Ma Yamcha la bloccò, tappandole la bocca, per poter sentire le ultime parole del drago.

- Desiderio esaudito. -

Dopodiché, Shenron scomparve, tracciando dei fasci di luce che dovevano essere le sfere che si disperdevano. Il cielo tornò di colore azzurro, e il deserto riprese il suo naturale calore.

Sorridendo, Herion si buttò a terra, sdraiandosi.

- E’ bello, il drago Shenron! – pensò ad alta voce.

Yamcha la raggiunse, mollando Bulma che però non riprese ad urlare.

Il ragazzo si sedette affianco alla bambina.

- Sei stata brava, ad eliminare quell’esercito parassita. Avrebbe creato solo rogne, se fosse rimasto in circolazione. – si congratulò.

Lei annuì, mentre Bulma, Oolong e Pual si avvicinavano a loro volta.

- E ora cosa farò? – strepitò la ragazza. – Ci vorrà un anno, prima che le sfere tornino a rigenerarsi. Nel frattempo dove vado? -

gli altri la guardarono, e solo dopo qualche secondo Herion chiese spiegazioni.

- Un anno? – disse, perplessa.

- Esattamente. Ora le sfere sono diventate pietra, perciò niente desideri per almeno un anno! – spiegò irritata la ragazza.

- Allora facciamo così: tra un anno ci rincontriamo, e ricominciamo la ricerca. Che ne dite? – propose Yamcha.

Le altre due annuirono.

- E cosa farete nel frattempo? – chiese Oolong, per curiosità.

- Io torno dal genio delle tartarughe, e chiedo di allenarmi con lui. – rise Herion. Sperava davvero che quel vecchietto la rendesse forte.

- Io non lo so… - mormorò Bulma, ma poi ebbe un idea. – Yamcha, che ne dici se passiamo quest’anno insieme? Tanto io sono sola, e anche tu lo sei. – disse.

- Si, Yamcha, dai! Anche io e Oolong verremo con voi. – disse allegro Pual.

Il ragazzo annuì, mentre Herion chiamava la nuvola d’oro. Quando questa arrivò, la bambina ci saltò in groppa.

- Allora ci si vede tra un anno! – disse. Gli altri la salutarono, sorridendole.

Yamcha la guardò allontanarsi.

Ma lui ignorava il fatto che non l’avrebbe rivista dopo un anno, e che le sarebbe mancata più del previsto.

 

 

Salve a tutti coloro che seguono questa fan fiction. In questo capitolo i nostri eroi si salutano e si danno appuntamento per l’anno dopo. Ho tolto di mezzo l’esercito del fiocco rosso perché non avevo voglia di narrare le sue avventure, ma racconterò vicende inventate da me.

Sirene Chan

 

 

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