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Autore: MrMurkrow    12/02/2013    2 recensioni
"Il presente è imperfetto se è possibile cambiarlo."
Siamo al Capitolo 23: "La Massima Forma di Fiducia + ...???"
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Jack Of Spades'
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Salve a tutti! Siamo qua con il capitolo che più mi sta a cuore di tutta l’opera. E’ stato un vero lavoraccio, ma spero che riesca a piacervi tanto quanto mi sono divertito io a scriverlo :D. Ho cercato di ponderare ogni elemento, ogni parola, ogni descrizione, insomma, ho fatto del mio meglio…credo. Ringrazio ancora una volta tutti coloro che sono arrivati fin qui, che mi hanno sostenuto e che mi hanno spronato a continuare nella mia opera. Vi abbraccio uno per uno dal mio pc (lo so, non è molto, maledetti limiti tecnici dell’informatica!). Ma basta interruzioni, vi lascio liberi di dedicarvi alla lettura. See you soon Soldiers!
 
 
Capitolo 22: L’Ultimo Segreto
 
“Dopo aver eliminato l'impossibile, ciò che resta, per improbabile che sia, deve essere la verità.” – Sir Arthur Conan Doyle
 
Shepard era nell’ascensore, in discesa verso l’hangar, per affrontare Jack faccia a faccia. Per quanto non gradisse utilizzare il confronto diretto con un membro del suo equipaggio per avere delle risposte, quello pareva essere l’unico modo per spingere il Quarian ad aprirsi con lui. Al era una persona estremamente disponibile e paziente, ma pretendeva che la fiducia tra lui e i sui compagni di viaggio fosse reciproca, non poteva più sopportare l’alone di mistero di cui si era circondato Jack. Il comandante voleva delle risposte, voleva sapere qualcosa in più sul quel abile soldato. Troppe cose non coincidevano nel quadro che si era fatto nella sua testa. Negli ultimi tempi, Al, aveva aggiornato il suo profilo mentale di Jack con tutte le cose che aveva notato durante le missioni. Inanzitutto c’erano le abilità fuori dal comune del Quarian. Ora, gran parte dell’equipaggio di Shepard era costituito da gente fuori dal comune, basti pensare a Thane o a Mordin, ma per Jack la questione era più complessa. I limiti fisici dei Quarian gli erano abbastanza noti, eppure Jack sembrava ingnorare tali descrizioni mediche. Due su tutti erano di sicuro l’agilità e la velocità. La tuta esterna dei Quarian non era qualcosa di semplice con cui convivere, era come avere addosso, in ogni istante della propria esistenza, un dannato scafandro, capite bene come non possa essere facile muoversi in quella situazione, eppure Jack sembrava ignorare bellamente suddetto impedimento. Shepard aveva già notato che la sua tuta era diversa dalle altre: sicuramente il materiale era di una fibra poli-sintetica ad alta resistenza alla penetrazione, ma che doveva essere anche estremamente elastica. Una fibra di quel tipo doveva essere, sicuramente, di fabbricazione militare esterna alla Flottiglia, difficilmente i Quarian avrebbero potuto recuperare tecnologie per la costruzione di un materiale così sofisticato. Probabilmente, visto il costo di un simile indumento, doveva essere anche un pezzo unico fatto su misura…ma da chi? Chi avrebbe mai potuto realizzare una cosa del genere per un Quarian? Altro vicolo cieco. In misura consequenziale ciò portava a chiedersi dove Jack avesse ricevuto conoscenze tecnico militari di quel livello. Primo punto: il CQC. Come Al aveva appurato sulla sua pelle, Jack ne era un  profondo conoscitore ed esperto in materia. All’addestramento N7 furono insegnate a Shepard alcune, presunte, tecniche di quel sistema di combattimento, tanto complicato quanto mitizzato. Dove o, meglio, chi aveva addestrato il Quarian su uno stile di quella portata? Tutti sanno che i Quarian non cercano mai lo scontro ravvicinato, condivisibile visto che uno strappo nella tuta può essere letale, accantonando l’autodifesa, perché Jack avrebbe dovuto imparare qualcosa che poteva portarlo alla morte? Altre domande senza risposta. Punto secondo: conoscenze scientifiche. Quello era il punto forse meno debole da risolvere, la conoscenza è di libera circolazione da anni ormai, grazie ad extranet, quindi era facile presupporre che Jack avesse tratto gran parte della sua cultura da li. Essere portati per lo studio ed avere un grande sete di conoscenza non erano certo cosa strana, anche considerato che molti Quarian avevano conoscenze meccanico/informatiche ben al di sopra del comune soldato medio. Il punto stava che Jack aveva, come Shepard, una formazione culturale che si estendeva a moltissimi altri campi: medico, fisico, giuridico, filosofico, storiografico ecc. Cosa che solo determinate posizioni nella Galassia offrivano e i Quarian non rientravano certo in quelle indicate. Queste, ed altre mille domande, affollavano la mente del comandante che era più che mai deciso a venire a capo di quella matassa intricatissima. L’ascensore si depositò placidamente sul pavimento dell’hangar della Normandy. Shepard uscì dall’elevatore, dirigendosi a passo svelto verso il banco da lavoro dove Jack era solito bazzicare. Infatti lo trovò lì, ma non era intento a leggere rapporti o a fare manutenzione sul suo arsenale, no, stava preparando le sue cose ed equipaggiandosi come se avesse dovuto sbarcare dalla Normandy per affrontare una missione.
“Perché stai preparando l’equipaggiamento da battaglia? Non mi pare che ti abbia convocato per uno sbarco”, asserì Al accigliato,
“Ah, Shepard! Scusa, non ti avevo sentito arrivare”, disse Jack facendo scattare il carrello del CheyTac, “Hai ragione, non mi hai convocato…..ma io ti devo chiedere un favore”
Il comandante maledisse la sua troppa disponibilità e, sospirando, chiese, “Cosa ti serve Jack?”
“Niente di particolare comandante”, fece il Quarian, mentre agganciava alla cintura Ebony e Ivory, “Mi serve che mi lasci sul pianeta Dand’Rook. Non è molto lontano da qui e, stai tranquillo, tu non dovrai fare altro….Scenderò da solo sul pianeta”
Shepard drizzò le orecchie a quella richiesta alquanto inusuale, “E’ una cosa personale?”, domandò indagando,
“Si. Lo è”, affermò Jack agganciando la Zangetsu, la quale emise una piccola scossa come di approvazione, alla schiena, “Ma preferirei che i dettagli rimanessero privati…..sai com’è”
Per il comandante quello era troppo, si mise dinazi al Quarian e lo affrontò: “No, non so affatto come’è Jack! Ne ho abbastanza dei tuoi segreti! Sulla mia nave vorrei che la fiducia che do ai miei uomini sia ripagata con la stessa moneta. Non mi pare tu sia di questa opinione. Ergo, se vuoi il tuo favore, mi aspetto di sapere almeno per quale cazzo di motivo dovrei aiutarti”, gli puntò un dito sulla spalla sinistra cercando di destabilizzarlo. Non ci riuscì.
Jack aveva capito che Shepard aveva raggiunto il limite di sopportazione. Non poteva biasimarlo. Mentre sapeva tutto degli altri membri della sua squadra, di contro non sapeva nulla, o comunque ben poco, sul suo conto. Capì che, se voleva raggiungere Dand’Rook, avrebbe dovuto dare a Shepard un contentino. Per nulla al mondo si sarebbe perso dinuovo –El Rojo-.
“Andiamo nella sala briefing…..Ti racconterò lì”, fece Jack.
In pochi minuti si ritrovarono soli nella sala conferenze. Jack digitò qualcosa sul suo factotum, interfacciando il proiettore con i dati che aveva da mostrargli. Il solito colore blu delle immagini divenne giallo/arancione mentre l’immagine di un Umano appariva nell’aria in mezzo a loro. Capelli completamente rasati sulla tempie, rimaneva solo una cresta centrale che partiva dalla nuca fino quasi alla fronte. Gli occhi erano di un color verde così chiaro da sembrare, in alcuni momenti, innaturali. Aveva una evidente cicatrice che partiva da sopra il sopracciglio sinistro e percorreva tutto il lato sinistro del cranio. Un pizzetto molto pronunciato e delle basette, invece, più curate gli riempivano la faccia facendo da ornamento ad un ghigno decisamente sinistro. Shepard fu come trafitto dallo sguardo di quell’immagine, in vita sua ne aveva visto di gentaglia, ma quello sguardo….Quello era lo sguardo che divideva quelli pericolosi da quelli fuori di testa……e il tipa pareva decisamente pazzo. C’era una differenza nel sapere se affrontavi qualcuno pericoloso o un folle. La gente pericolosa agisce con metodo, è preparata, utilizza tattiche da combattimento, ha una testa con cui ragiona, i suoi movimenti possono essere previsti. Con i pazzi….è tutta un’altra storia. Non agiscono secondo criterio, sono mossi dalla loro follia, lucida o meno, sono imprevedibili, non hanno a cuore nessuno, né tantomeno hanno a cuore se stessi. Sono imprevedibili. Se ti aspetti che ti spari da lontano con un’arma adatta, quello ti si lancia contro con un coltello. E’ impossibile, in battaglia, capire come pensano quei maledetti, non puoi neanche fidarti se siano morti in un’esplosione, bisogna sempre controllare il cadavere. Al aveva avuto a che fare con dei pazzi, ma, anche in questo caso, c’è follia e follia. Il tipo che lo fissava li davanti pareva essere di un altro livello.
“Carlos –El Rojo- Vaas”, iniziò seriosamente Jack che se ne stava dall’altro capo del tavolo di briefing a braccia intrecciate sul petto, “Gestisce uno dei più grossi traffici di droga e schiavi nei settori Terminus. E’ audace, molto armato, con molti uomini e dannatamente fuori di testa. La sua base principale sta sull’isola centrale, la Moses, nell’arcipelago delle, cosidette, -Shadows Island-. Troppo numerosi per tentare un attacco frontale in grande stile e troppo protetta per provare un’attacco dall’alto. Bisogna agire in silenzio, se si vuole passare inosservati”
Shepard stette un po’ a fissare le varie diapositive dell’isola, delle sue difese e delle atrocità che El Rojo aveva commesso. Esecuzioni, rivendita di schiavi, consegna di carichi di droga, violazioni carnali sue e dei suoi uomini ai danni di donne che rapivano e che costringevano a ballare nude nei loro campi….Non si poteva certo dire che fosse un tipo tranquillo. Si portò una mano al mento e chiese, alzando gli occhi verso il suo interlocutore, “Non mi hai ancora detto perché lo vuoi morto?”
Jack iniziò allora a raccontare a Shepard di Jen e della ripicca delle bande per l’affronto fattogli. Carlos Vaas era l’unico sopravissuto alla vendetta operata da Jack contro quei bastardi. La cicatrice che portava sul cranio era stato lui a procurargliela. Al tempo Carlos era solo uno scagnozzo di mezza tacca che seguiva gli ordini del suo capo, pure un fifone di prima categoria. Il Quarian si ricordò di lui poiché, quando Vaas si è visto con le spalle al muro, aveva raccolto un machete nella casupola dove si erano rifugiati lui e i suoi compagni, e aveva tentato di adoperarlo per eliminare la figura minacciosa che lo stava andando ad ammazzare. Jack lo aveva disarmato e gli aveva piantato l’arma bianca nella testa. Ora, chi avrebbe scommesso che il tipo si sarebbe risvegliato? Nessuno, tantomeno Jack. Carlos scappò dall’ospedale qualche mese più tardi e, dopo quegli eventi, qualcosa in lui era decisamente cambiato. Cambiò abitudini, modi di fare, tipo di look ecc., insomma si riscrisse da zero. Si fece rispettare entrando nel giro della droga, fino ad accumulare così tanti consensi tra i sottoposti del suo capo da poter operare una sorta di cambio di gestione, se così si può definire. Messo a capo di quella banda di idioti, Vaas puntò in alto, divenendo famoso come El Rojo per il fatto che indossava sempre delle camice o delle canottiere completamente rosse in qualunque occasione, ma credo sia anche per il fatto che si guadagnò la fama di intransigente che impiccava, ammazzava e torturava chiunque non gli andasse a genio, facendolo con divertimento e macabra follia. La sua pazzia era decisamente particolare, benché avesse mile e più stranezze, molti rimanevano colpiti dal suo carisma e dai suoi modi di fare, complice la completa libertà d’azione che dava ai suoi uomini in alcuni frangenti. La sua popolarità era salita a dismisura e così si era prodigato ad allargare il suo impero criminale anche nel campo dello schiavismo. Quel nuovo lavoro lo stimolò a tal punto che acquisì l’insana mania di girare filmini sulla vita di quei poveracci nella sua base, ciò includeva torture, trattazioni sul prezzo, violenze sessuali e tutte le altre cose che ormai erano un rito per lui e i suoi uomini. In sintesi, da povero scagnozzo da quattro soldi, Carlos era diventato un signore del crimine dei sistemi Terminus, un salto di qualità decisamente notevole. Jack lo voleva morto perché era l’ultimo sopravissuto dei bastardi che avevano ucciso la sua amata tempo addietro. Ora che aveva scoperto la posizione della sua base non si sarebbe lasciato scappare l’occasione di chiudere per sempre i conti col passato.
“Capisco…..”, disse il comandante muovendosi verso il Quarian, “Allora verrò con te”
Jack fece di no con la testa, “Te l’ho detto Shepard…..è personale. Non voglio che altre persone si immischino in questa faccenda. E’ già tanto che ti abbia raccontato questa storia”
“Che tu lo voglia o no io verrò laggiù con te. Non lascio che un membro del mio equipaggio vada in una missione così rischiosa da solo: Non avresti possibilità”, commentò con sguardo sicuro il comandante,
“Non ho bisogno del tuo aiuto Shepard”, rispose irato Jack, “Entrerò in basso profilo. Eliminero Vaas e me ne andrò. Da solo sarà più facile passare inosservato e correrò meno rischi di mandare tutto a monte. Ti chiedo solo di farmi scendere sul pianeta. Non ho bisogno d’altro”
“Non ti permetterò di lasciare questa nave Jack. Non solo perché non voglio che tu ti faccia ammazzare, ma anche perché mi devi delle risposte!”, controbattè Al,
“Cosa vuoi da me Shepard? Non sono il tipo di persona che si siede ad un tavolo a parlare dei propri problemi e della propria vita. Ti ho aiutato in alcune occasioni, ti sto solo chiedendo di farmi scendere su quel cazzo di pianeta e basta. Inoltre, non sei il tipo da bloccare qualcuno su una nave. Non mi interessa se hai problemi col mio modo di essere, puoi anche abbandonarmi sulla prima colonia abitata che preferisci se ciò non ti va a genio, ti basti sapere che io raggiungerò quel pianeta”
Jack aveva chiarito le cose con il comandante a quel punto. Non avrebbe detto niente di sua volontà riguardo a se stesso e, se ciò non stava bene a Shepard, poteva abbandonarlo dove gli pareva. Al, di contro, aveva sentito abbastanza, se Jack non voleva collaborare che andasse al diavolo! Era stanco di essere preso per il culo. L’avrebbe mollato sulla Cittadella o nel primo posto che gli sarebbe passato in mente ed arrivederci. Era stufo di dover lottare per guadagnare la fiducia e l’amicizia di qualcuno che non le meritava e che pareva non volerle. Stava per dirgli chiaramente tutto ciò, ma la voce di IDA gli bloccò le parole in gola.
“Comandante. Il Modulo IFF è stato configurato con la Normandy. Manca solo un’ultima diagnosi tecnica. A breve potremo dirigerci verso il Portale di Omega 4”, comunicò l’IA con la solita naturalezza, non curandosi di aver interrotto un confronto che sarebbe potuto finire più in là delle semplici parole.
Al si morse un labbro in segno di stizza. Jack ne capì il significato e lo usò a suo vantaggio.
“Abbiamo entrambi i nostri doveri comandante. Tu hai una Galassia da salvare….e io ho un demone da eliminare. Dand’Rook è a metà strada nella rotta per il Portale. Non credo sia più un problema per te darmi quel passaggio”, sentenziò il Quarian, emettendo un piccolo ghigno che sapeva di vittoria.
Il comandante provò allora a contrattacare un’ultima volta con un mezzo subdolo, “E lasceresti Tali da sola in questa missione così rischiosa contro la base dei Collettori”
Jack fece spallucce, “Ci sei tu comandante ed un’altra decina di elementi più che qualificati per uscirne indenni dalle peggio cose che potrebbero capitarvi. Non nascondo che qualche Collettore l’avrei volentieri accoppato, ma il mio interesse è rivolto a El Rojo ora”
Ecco una cosa che Al non si aspettava. Perché? Perché in un primo momento sembrare legato a Tali ed ora accantonarne completamente l’esistenza? Cosa diavolo si muoveva nella testa dell’essere che Shepard aveva dinanzi? Rinunciò di comprenderlo e decise di lasciarlo al suo destino. Solo in una cosa concordava con Jack: lui aveva una Galassia da salvare e non poteva stare appresso alle stranezze di un Quarian. Decise di portarlo dove aveva richiesto. Jack ringraziò con un sorriso befferdo sotto al casco ed andò a prepararsi per la sua discesa sul pianeta. A differenza di quel pensava Shepard, Picche teneva molto a Tali…..se fosse stato li le cose sarebbero andate certamente in modo diverso, ma laggiù c’era solo lo Squartatore ormai. E cosa poteva importare allo Squartatore dell’amore? Il sangue e la vendetta venivano prima di qualsiasi futile ed ingannevole sentimento di questo Universo.
 
Garrus e Tali si incrociarono nella zona dell’hangar adibita allo stoccaggio delle capsule di salvataggio. Erano entrambi di corsa e capirono subito che stavano dirigendosi verso lo stesso obbiettivo. Shepard aveva appena comunicato il piano di volo, inclusa la breve sosta nell’orbita di Dand’Rook e la cosa non era piaciuta ad entrambi. Interpellato il comandante per avere spiegazioni, quello gli aveva risposto che Jack doveva eliminare una certa persona su quel pianeta. La cosa che li fece scattare fu, senza dubbio, il fatto che l’amico volesse andare da solo.
“Te ne aveva già parlato?”, chiese il Turian mentre procedevano lungo l’ampio corridoio illuminato da piccole luci rosse,
“Avessi un credito per ogni cosa che non mi dice, Garrus”, rispose Tali con una battuta che, nel momento, perse ogni ironia che si si potesse attribuire.
Le capsule d’emergenza della sala macchine erano stipate in un piccolo ponte secondario al di sotto dell’hangar principale. Era un posto dove nessuno andava mai o, quanto meno, sperava di non andarci mai, visto che la necessità di certi mezzi incorreva solo se la nave era troppo danneggiata per continuare il suo normale volo spaziale. Una piccola porta fece accedere i due al loco di interesse. C’erano più di una trentina di mezzi di salvataggio li. Una volta entrati all’interno ed avviata la sequenza di lancio, esse percorrevano un breve tratto che avrebbe catapultato i superstiti nello spazio dai lati della nave. Che ci facesse adesso li Jack era un altro cazzo di mistero. Lo videro sul fondo del corridoio, mentre cantilenava qualcosa e digitava nella barra comandi esterna. Una volta arrivati dinanzi al Quarian, il quale nel frattempo stava continuando a fare quello per cui era li senza degnarli di uno sguardo, il primo a parlare fu Garrus:
“Avevi intenzione di dircelo o saresti partito senza neanche salutare?”
Jack rispose ridacchiando, “Vi avrei avvisato quando avrei ultimato tutti i preparativi del caso……Ma vedo che le notizie girano in fretta su questa nave”, poi si alzò andando all’interno della capsula per gestire il computer interno,
“E’ un suicidio andare da solo!”, proseguì il Turian, vedendo che la presenza di Tali ed egli stesso pareva non essere neanche calcolata.
“Non siamo forse già imbarcati in una missione suicida?”, fece Jack, continuando a dare le spalle ai due,
“Questo è vero”, asserì Vakarian, “Ma almeno noi avremo qualcuno a guardarci le spalle. Spiriti, Jack a volte penso che una bandiera scossa dai venti più impetuosi sarebbe meno mutevole di te!”
Lui si girò di scatto puntandogli un dito contro, “Ehi!”, fece il Quarian minaccioso, “Non farmi la predica Vakarian! Tu hai avuto la tua vendetta. Shepard si è fatto da parte quando gli hai chiesto di eliminare Sidonis. Ora voglio solo che si faccia da parte anche nel mio caso”
“Shepard aveva la mia fiducia Jack e io avevo la sua! Tu non gli hai certo dato modo di fare altrettanto con te! Inoltre, io gli ho chiesto di accompagnarmi in quel caso, tu, invece, vuoi andare contro un esercito di spacciatori di droga e schiavisti da solo!”, affermò Garrus controbbatendo a quelle scuse.
“Non devi andare a finire le tue cazzo di calibrazioni?! Io qui ho da fare se non si nota”, disse Jack ritornando verso il computer di bordo.
“Ok. Ora mi sono rotto il cazzo!”. Detto questo, spazientito, il Turian tirò via il nostro dalla navetta afferrandolo per una spalla e trascinandolo fuori. Una volta all’esterno di essa lo sbattè al muro.
“Vuoi fare a pugni Gar-zilla?”, asserì Jack liberandosi dalla presa con una spinta al petto dell’amico, “Avanti allora!”
Garrus non attaccò, si limitò a squadrarlo e a indicare Tali, che, nel frattempo, era rimasta in disparte ad osservare la scena, più preoccupata che mai nel vedere i due, che di solito andavano d’amore e d’accordo, arrivare quasi ad un vero e proprio scontro.
“Senti”, disse Garrus, “Forse a te non te ne frega un cazzo, ma anche questo mi sembra strano, ad ogni modo, non vuoi dare risposte a me? Ok…..Ma a lei le devi. Spiriti! Almeno a lei!”, allargò le braccia in segno di resa, “Ti considero mio amico Jack……ma arrivano quei momenti nella vita dove bisogna smetterla di dire stonzate! Arriva il momento dove si deve essere sinceri, per gli Spiriti! Ma, se per il momento non ci riesci con me o con Shepard, sii lo almeno con Tali”
Ripreso fiato, Garrus si allontanò, lasciando i due Quarian da soli nel corridoio. Aveva detto ciò che aveva da dire, che Jack avesse recipito il messaggio o meno erano problemi suoi adesso.
“Non provare neanche a chiederlo”, intimò il nostro a Tali, “Non rimarrò qui e né tantomeno qualcuno di voi verrà con me. Questa cosa è personale”
“E’ perché era con quelli che hanno ucciso quella ragazza…Jen. Vero?”, chiese lei, la tristezza che usciva chiara dalla voce, benché conoscesse già la risposta, “A volte penso di essere una stupida. Concedo il mio cuore sempre a persone che so che mi deluderanno, ma io non voglio crederci. Io ti aspetto, ma tu continui ad allontanarti ogni giorno che passa e ciò non fa altro che farmi del male. Ed ora che stiamo per intraprendere la missione più difficile di tutte…..tu mi vorresti lasciare sola?.....Non mi basta. Non mi basta avere la speranza che un giorno tu ci sarai e non mi basta avere del sangue che mi racconti i tuoi segreti. Io cercavo il tuo amore…..non…..non questo!.....Se vuoi andare vai, ma io non ci sarò più ad aspettarti. E’ questo il momento per parlare. Coglilo!”
Il silenzio riempì la stanza. Per un secondo, per un solo interminabile secondo, parve che Picche potesse avere la meglio sullo Squartatore e tornare dall’abisso, ma, anche questa, era una bugia. Si rimise a digitare sul computer. Tali abbandonò in lacrime il ponte inferiore. Garrus era all’esterno, raccolse l’amica e cercò di consolarla come meglio potè.
“Guarda che mi tocca sorbirmi per poterti ammazzare Rojo”, disse Jack seccato a mezza voce tra se e se, nella solitudine del ponte.
 
 
 
Welcome to the Jungle –Guns N’Roses
 
 
 
Due ore dopo la Normandy era nell’orbita di Dand’Rook con la mimetizzazione attivata. Shepard era con Jack nel ponte inferiore per dare il via al lancio della capsula. L’aria era molto tesa, tutti si stavano preparando per passare il portale di Omega 4, ben poca attenzione era stata data a quella sosta. Il comandante non aveva certo apprezzato questa svolta della giornata, ma, ora come ora, c’era ben poco da fare per sistemare le cose. Avrebbe voluto che finisse decisamente in modo diverso, pensava di aver guadagnato un buon elemento, un nuovo compagno, un nuovo amico magari, invece…..beh, le cose erano andate in modo leggermente diverso.
“Beh comandante…..Buona fortuna contro i Collettori”, gli disse il Quarian, sistemandosi nella capsula.
Al non rispose subito, prima gli rivolse un’occhiataccia della serie –vai via subito dalla mia nave!-, poi si decise a rispondere.
“Sinceramente non mi aspettavo tutto questo Jack. Avrei preferito che tu venissi con noi…..Ma se ti vuoi comportare come una testa di cazzo, fai pure”
“Onestamente comandante”, rispose l’altro, “…..L’ultima cosa di cui ho bisogno è una lezione di vita da lei…..d’accordo? Ora, abbiamo entrambi un appuntamento con la Morte…..ed io voglio essere sicuro di non mancare al mio”
La portiera della capsula si chiuse di scatto. Jack fece scendere sul petto l’imbriglio di metallo e, una volta saldo sul sedile, premette il pulsante di esplusione. Un grosso fischio perscorse le pareti della capsula a cui subito seguì l’ignezione meccanica che spinse fuori il mezzo di salvataggio nello spazio. La gravità del pianeta fece il resto. La piccola sfera metallica iniziò a precipitare contro il la superficie del pianeta, scossoni, il suono di una piccola sirena di emergenza e luci rosse lampeggianti erano tutto quello che succedeva all’interno della capsula. Tre minuti di discesa dopo si verificò lo schianto al suolo, non dei più dolci né dei più cattivi. Appena finì il fischio nelle orecchie, lo Squartatore si liberò dell’ibracatura e uscì da quella trappola di metallo. Il paesaggio lussureggiante delle isole lo accolse con una bella vista sulla foresta. Urla di animali e fruscii di foglie si liberavano dalle zone più fitte del luogo. I raggi solari si facevano breccia attraverso il groviglio e la moltitudine di alberi, cespugli e altri tipi di fogliame. La terra era solida, inusuale per essere delle isole, ma, in compenso, mostrava già i primi segni di attività di cui il nostro si sarebbe dovuto preoccupare: animali, parenti di giaguari, leoni, gorilla e qualunque altro tipo di bestia affamata di carne o di proteggere il proprio territorio. Carlos era cresciuto in posti come quello prima di trasferirsi nelle metropoli e, quindi, si poteva dire che godeva del fattore campo, ma avrebbe dovuto sfruttarlo bene se avrebbe voluto sopravvivere alle prossime ore. Jack controllò il factotum per capire in quale punto dell’arcipelago si fosse schiantato, pareva infatti che fosse uscito un po’ di traiettoria e che fosse atterrato sull’isola più vicina al suo obbiettivo, la Destiny Island. Quello poteva costituire un problema, sarebbe servita una barca o un qualche altro tipo di mezzo per raggiungere l’isola principale, la Moses, dove aveva sede il quartier generale di Vaas. Probabilmente ci dovevano essere accampamenti lì intorno, l’area dell’arcipelago era sotto il controllo del cartello dopotutto, e i suoi uomini dovevano avere pur dei mezzi per spostarsi tra le varie isole ed isolette all’occorrenza. Quello di cui ora il Quarian doveva preoccuparsi era il fatto che qualcuno sarebbe andato a controllare il luogo dello schianto, benché la Normandy potesse occultarsi alla vista di radar e compagnia bella, la capsula di salvataggio non poteva farlo, così era palese che il suo arrivo sarebbe stato notato. Fortunatamente su Dand’Rook l’attività meteorica non era rara, così era facile presupporre che sarebbe andata a controllare solo una pattuglia e non tutto il fottuto esercito del Rojo. Lo Squartatore tirò fuori, fischiettando, una di quelle belle granate che gli aveva insegnato a creare Bum Bum, settò i parametri su –detonazione controllata- e la lanciò dentro la capsula con noncuranza, poi cercò un punto decente da cui tendere un agguato al resto dei superstiti a quel piccolo scherzetto. Vide un albero che faceva al caso suo, era a pochi metri della navetta, e sicuramente quegli stupidi non avrebbero alzato il naso per controllare tra le foglie. Così si arrampicò, con un po’ di fatica, sulla cima del suo nuovo trespolo e si mise in attesa. Meno di dieci minuti dopo arrivarono, tutti baldanzosi, gli uomini di Carlos. Erano vestiti in modo decisamente strano, trascurando il fatto che tutti portavano, come segno distintivo dell’appartenenza al cartello del messicano, una maglietta rossa o altri elementi della stessa colorazione, il punto che pareva più strano era il aftto che non indossavano alcun tipo di corazza. Probabilmente ciò era per convenienza, effettivamente sul pianeta c’erano qualcosa come quaranta gradi e stare ogni fottuto giorno con un’armatura doveva essere come mettere un pollo in forno a ottocento gradi celsius. Comunque sia erano dotati di piccoli generatori di scudi cinetici, questo era troppo poco per potergli salvare la pelle in casi di scontro a fuoco prolungati o con bocche da fuco troppo potenti. Per una volta Jack era contento di soffrire un po’ il caldo., benché il nuovo software di regolazione della temperatura interna della tuta facesse comunque il suo lavoro. Arrivarono su una sorta di piccola Jeep, erano in tre, armati di fucili d’assalto Avenger standard, armi molto facili da procurarsi e per questo diventati molto diffusi tra i guerriglieri, bande armate e cartelli della droga. C’era un mitragliatrice Browning M-52 montata sul retro del veicolo, un peccato che il poveraccio al suo controllo non avrebbe potuto usarla. La cosa interessante dell’ambiente in cui si trovava Jack era il fatto che le quattro ruote continuassero a farla da padrone. Le macchine a fluttuazione cinetica erano comode da usare in città, dove ci si muove per la maggior parte in aria, ma in ambienti ostili come quello era impossibile usufruire di certi mezzi, la giungla, il terreno brullo e scosceso, pieno di rocce e zeppo di animali pronti a farti la pelle, no, decisamente no era un ambiente per una city-car. Così le ruote continuavano ad essere usate in virtù della miglior manovrabilità ed eccellenza nel muoversi in quegli ambienti così inadatti per le nuove tipologie di veicoli. Certo, anche questi modelli erano stati riveduti e corretti, ma non avevano certo perso la predisposizione a muoversi tra ostacoli, fanghiglia, piante ed altre porcate. Alcune cose sono veramente impossibili da cambiare. Mentre due del gruppo si erano avvicinati guardinghi all’auto, Jack era saltato sulla Jeep, eliminando il soldato alla mitragliatrice con una presa di soffocamento, rapido e silenzioso. Gli altri due, noncuranti, entrarono nella capsula ed allora lo Squartatore premette con soddisfazione il pulsante della detonazione, facendo saltare in aria i due e la capsula. Una volta messosi al volante controllò l’ultima posizione di partenza della pattuglia tramite il sistema di navigazione, a meno di trenta chilometri c’era il loro accampamento dove avrebbe potuto sicuramente –prendere in prestito- una barca o un altro mezzo per spostarsi dal luogo.
Una voce uscì fuori, all’improvviso, dalla radio della Jeep, “Ehi Eneas, Frasco, German! Pendejos! Grandi notizie!”.
–Merda!-, pensò il Quarian, -Proprio ora li dovevano cercare?!-
Stava per rispondere cercando una voce adatta nel sintetizzatore vocale, quando quello riprese: “Sentite. Lo so che il microfono di quella joder di radio non funziona, ma voi avete le orecchie, quindi, ascoltate. Dovete essere qui il più in fretta possibile! Il capo ci ha comunicato che verrà stasera per controllare il nuovo carico di schiavi. Quindi niente sbronze fuori programma! O vi taglierà la gola!”
Un sorriso soddisfatto e malvagio percorse la faccia di Jack. –Carlos viene a farvi visita eh? A quanto pare la fortuna, almeno una volta, mi sorride-, formulò in mente. Mise il piede sull’accelleratore e sfrecciò nella direzione che suggeriva il navigatore.
 
Pianeta: Dand’Rook
Arcipelago: Shadows Islands
Posizione esatta: Destiny Island / Camp #032 / 600 metri dalle mura del campo
Ore: 22.35
Vento: lieve brezza di Grecale
Temperatura: 20 gradi Celsius
 
Era sdraiato come un serpente sotto una pianta a grandi foglie. Lo coprivano completamente e la mimetizzazione di radiazioni effettuata dalla tuta lo rendeva praticamente invisibile. Era in quella posizione da ore ormai, l’addestramento da cecchino dava i suoi frutti in quei momenti. Funzioni fisiologiche ridotte l minimo, battito cardiaco lentissimo, respiri poco profondi e controllati, resto del corpo praticamente ibernato e mente concentrata sull’obbiettivo. Zoom in basso a sinistra, vicino alle due Jeep. Due guardie eseguono per la terza volta il giro del campo. Ricalibra. Zoom in alto a destra, sulla torretta d’osservazione. La sentinella si apre una scatola di fagioli e si appoggia al palo di sostegno in legno. Ricalibra. Zoom sulla destra, una guardia deride i prigionieri mostrando a loro il dito medio, quelli stanno in silenzio, se reagiscono muoiono. Ricalibra. Vista sulla piazza, il vuoto, una bandiera sventola solitaria mostrando i fregi del cartello. Ricalibra. Visione termica attiva. Una ventina di uomini all’interno della mensa del campo, ridono, scherzano e giocano a carte. Visone termica disattivata. Ricalibra. Ampia veduta sul campo, quattro guardie localizzate ad ogni muro di protezione del campo. Erano ore che lo Squartatore aveva il controllo, non era mai durato tanto a lungo. Solitamente spariva solo dopo essersi sfogato oppure qualcosa dall’esterno interrompeva la fila di pensieri oscuri che si accavallavano nella testa del Quarian. Jack non sentiva alcuna pressione, era concentrato sulla vendetta, cosa che rendeva più agevole lo sviluppo della sua controparte, se così si può definire quel groviglio di rabbia ed odio che aveva nel cuore. Non era facile rimanere calmi in quella posizione, lo Squartatore prediligeva un’azione rapida ed indiavolata, non era certo tipo dalle lunghe attese, il tipo di persona che non vorresti incontrare alle poste insomma. Ricalibra. Velivolo in arrivo. AC-130 “Sidefire” in arrivo da ovest. Complicazioni, come sempre. Il potente mezzo planò lentamente sul campo ed atterrò nello spiazzo centrale. Più piccolo del suo fratello gemello, il Sidefire era ottimo anche come mezzo da ricognizione, ma era in principio un bombardiere. La sua corazza esterna garantiva ottime prestazioni sia in volo che di resistenza ai colpi, non poteva essere abbattuto facilmente. Carlos “El Rojo” Vaas scende dalla cabina di pilotaggio e va incontro al sovraintendente del campo. Zoom sulla sua testa. Identificazione positiva. Altre complicazioni. Il Gracale si alza, impossibile sparare dalla posizione attuale. Era il momento di infiltrarsi nel campo. Jack risalì il muro est in tuta fretta e proseguì arrampicandosi sulla torre dello stesso lato. Seccò rapido la guardia tagliandogli la gola con la lama factotum e la poggiò adagio sul pavimento. Poggiò la base estraibile del CheyTac sulla sporgenza in legno ed eliminò le altre guardie posizionate sulle altre torri di guardia, nessuno sentì nulla grazie al soppressore posizionato in punta alla canna, e poi si concentrò sul Rojo. Guardava soddisfatto gli schiavi il bastardo, ci parlava dicendogli chissà quali stronzate e ridendo come un matto. Il vento iniziò a soffiare a favore. Mira collimata perfettamente al cranio del nemico. Dita sul grilletto e….. Fuoco. Un soldato lo aveva sparato da dietro, cogliendolo di sorpresa, dalla scaletta d’accesso alla torre. La mimetizzazione si era appena fottuta. Estratta Ebony, il Quarian eliminò la minaccia, ma era troppo tardi, lo avevano scoperto. Colpo rapido di Intervention verso Carlos, nulla di fatto, un soldato si era frapposto nella linea di tiro. Era meglio scappare, ma fu tardi anche per quello. I proiettili iniziarono ad arrivare d tutte le parti. Jack si lanciò giù dala torre fino al piano rialzato delle mura di protezione. Prese copertura dietro a delle casse ed iniziò a sparare alle decine di uomini che gli si paravano dinanzi. Cambiando spesso riparo, Jack ne eliminò circa sette, ma era piuttosto difficile andare avanti sotto quell’attacco senza sosta. Prese delle granate e le lanciò in mezzo a quella piccola folla per disperderli. La tecnica funzionò, così, Zangetsu alla mano, scese sul campo di battaglia e cominciò ad affettare i suoi avversari. Il campo si trasformò in una macelleria a cielo aperto, braccia, gambe ed altre parti corporee iniziarono a riempire il suolo. Dopo quella mattanza, lo Squartatore cercò Carlos Vaas, non lo vide subito, poi, quando il Sidefire si alzò in volo, capì l’idea che quel bastardo aveva avuto. Un colpo del cannone HX-19 Spectre fece il suo lavoro. Una grossa esplosione spazzò via uomini e oggetti. Jack perse conoscenza sul colpo.
 
 
 
Kingdom Hearts –Night Of Fate
 
 
 
Circa mezz’ora dopo….
 
Jack si risvegliò in una cella in acciaio, si, come quelle dei carcerati. Le mani erano legate ad una sbarra con manette cinetiche. Mosse le dita e le gambe, cercando di capire se si era rotto qualcosa. Provò a richiamare il factotum, ma niente. Gli erano state tolte tutte le armi, la corazza e il factotum. Era un prigioniero ora. Si guardò a sinistra e vide solo alberi, davanti a sé invece c’era una piccola casupola illuminata da delle fiaccole, mentre, sulla destra, trovò i ghigno sorridente di Carlos Vaas a squadrarlo divertito. Faccia a faccia e Jack era legato. Tentò uno strattone, ma le manette gli impedirono di riuscire nel suo intento.
“Così ti credi pazzo, eh?”, iniziò il messicano, rannicchiato in modo che il Quarian potesse guardarlo negli occhi.
“Salti da una nave in una capsula di salvataggio per far si che sembri un meteorite, voli come un uccello fino a terra…..Cazzo che matto”, continuò quello divertito, ridacchiando mentre scorreva tra le foto della capsula distrutta con un palmare in mano.
Jack pensò freneticamente ad un modo per liberarsi. Era davanti a lui. El Rojo era davanti a lui e non poteva ammazzarlo.
“Mi piace questo palmare sai?”, fece quello con sguardo sincero, “E’ proprio un bel palmare”, poi si alzò in piedi e iniziò a camminare in quei due metri di terra per rimanere dinanzi al Quarian.
“Allora, che abbiamo qui?”, tirò un lungo fischio, “Un Quarian della Flotta Migrante del cazzo con apparecchiatura militare di prim’ordine. Di certo sai come trattarti bene amico…Credo che mi farai guadagnare un mucchio di grana col tuo bel culetto alieno…..e ciò è un bene perché io amo la grana”
Jack fu sul punto di ribattere qualcosa, ma Vaas mise la testa fra le sbarre incazzatissimo, “Scusa che cazzo volevi dire? Vuoi che ti apra il culo in due?! Tappati quel cesso, ok?”, continuò ad urlare agitando il dito indice della mano destra, “Sono io quello con i coglioni! Guardami negli occhi. Guardami dritto nei cazzo di occhi, stronzo! Tu sei la mia puttana. Io qui sono il fottuto Re! Non una sola parola o muori!”
Jack fece come gli era stato detto, ma solo perché non era presente lo Squartatore, dubito che la sua controparte avesse abbastanza sale in zucca da capire che in quella situazione era meglio usare la testa per uscire da quella merda. Gli serviva del tempo per ragionare senza farsi prendere dalla voglia di ammazzarlo. La fretta è una cattiva consigliera, come dimostrato poco prima.
“Cosa c’è?”, riprese rimettendosi in ginocchio davanti al nostro e ridacchiando, con aria più calma, “Non ti diverti più? Non ti sono simpatico? Vedi, il fatto è che lassù tu credevi di avere una chance”, indicò il cielo muovendo poi le mani come a voler scompigliare le stelle, “Là, tra quelle nuvole di merda pensavi di avere il dito sul grilletto. Ma, hermano…”, raccolse della sabbia da terra e la fece scendere piano piano da sotto il pugno, così che venisse dispersa dalla fievole brezza, “…..Quaggiù……quaggiù……hai il culo per terra”
Diede una risata nervosa, si pulì le mani sbattendosele l’una contro l’altra e concluse, “Ok. Ora mi do una calmata, perché…”, diede un altro lungo fischio, “Te e moi ci divertiremo un sacco prima di metterti a fare soldi”
Un soldato lo richiamò dicendogli che doveva andare a vedere una cosa. Lui si rialzò e si congedò da Jack, mentre si dirigeva verso l’uomo che l’aveva chiamato, “Spero solo che tu sia più divertente degli ultimi stronzi che mi sono capitati tra le mani. Ta-Ta, Bye-Bye”
Quando si trovò vicino al soldato, fischiò di nuovo facendo finta di predergli i genitali. Quello si ritrasse di scatto mettendo le mani sui gioielli di famiglia. Vaas scoppiò a ridere, “Cazzo, funziona tutte le volte!”
-Ridi quanto ti pare, l’ultima risata sarà la mia-, pensò Jack furente, mentre squadrava Carlos allontanarsi.
Il Quarian, mentre El Rojo sparava le sue stronzate, aveva già trovato un modo per andarsene. C’era una guardia a pochi metri dalle gabbie, era la sua via di fuga, doveva solo sperare che fosse abbastanza scemo.
“Ehi guardia!”, lo chiamò usando una voce stanca e soffocata, “Se il tuo capo vuole fare soldi con me, dovreste curarmi”
“Che cazzo dici ratto spaziale! Non c’è sangue all’esterno della tua tuta”, rispose quello facendo il duro,
“E’ un emorragia interna, stronzo. Come pretendi di vederla?”, continuò con voce sempre più fievole, “Ma se preferisci che io crepi e, di conseguenza tu perché non mi hai aiutato…”
Il pensiero di finire tra le mani del messicano doveva aver davvero terrorizzato l’Umano, poiché questo si fiondò ad aprire la gabbia e a liberare Jack dalle manette. Non abbena le mani furono libere, il Quarian assalì l’uomo e gli spezzo l’osso del collo.
“Ma si può essere così stupidi?”, commentò il nostro mentre appoggiava il cadavere su una parete della cella.
Raccolse la sua arma, una M-7 Predator e si involò nel buio della notte.
Nel campo i disastri erano notevoli, erano accorse altre squadre da altri campi sparsi per l’isola. Tutti gli uomini presenti erano occupati a sistemare il casino che la battaglia svoltasi in precedenza aveva causato. Vaas era con i suoi uomini che gli parlavano di chissà quali problemi. Per Jack era necessario ritrovare l’equipaggiamento che gli era stato sottratto o almeno qualche altra attrezzatura utile, senza non sarebbe andato molto lontano. Il Quarian si diresse, con basso profilo, verso uno dei container ai lati dell’accampamento per controllare se ci potesse essere qualcosa che avrebbe potuto utilizzare. All’interno trovo degli Avenger e delle munizioni, raccolse più clip che potè e poi uscì. Ad aspettarlo all’esterno c’erano Carlos e i suoi, il primo che faceva avnti e indietro a braccia aperte con una pistola nella mano destra e gli altri fermi con le armi puntate su Jack.
“Come? Uh? Cerchi di scappare? Vuoi scappare e mancarmi così di rispetto? Pensi di incularmi? Mi vuoi fottere alla grande! Sai che ti dico? Mi piace, anzi, ti rispetto. Ti do 30 secondi di vantaggio e, se non ti mangia vivo la giungla, lo faccio io! Che aspetti?! Corri, Forrest, corri!”
Non se lo fece certo ripetere due volte. Per quanto la cosa paresse idiota, era l’unica soluzione. Gli avrebbero sparato addosso in ogni caso. Davanti a sé c’era solo la foresta, una enorme, buia, intricata e pericolosissima foresta. Era difficile correre li in mezzo all’oscurità, più di una volta incespicò in sassi o rami, ma non cadde mai. Jack cercò di utilizzare tutto l’addestramento che aveva sorbito in tutti quegli anni per riuscire ad uscire da quella situazione. Di logica avrebbe dovuto cercare un fiume o delle grotte per sfuggirgli, ma lì intorno non si ricordava di aver visto niente del genere. I primi spari si infransero contro delle rocce più avanti. Non si voltò indietro, sapeva troppo bene che li aveva alle calcagna dall’inizio della sua corsa. Deviò su una piccola salita sulla destra e si arrampicò su una parete rocciosa che gli si parò contro. Continuò sempre dritto spostando le foglie dei vegetali con le mani, continuava a sentire il vociare di quei pazzi dietro di lui. Dei latrati di cani si fecero largo nella giungla, quello era un problema molto più serio. I cani sapevano seguire le tracce anche se non conoscevano il suo odore e ciò rendeva tutto più difficile. Proseguì per un centinaio di metri, poi un grosso peso gli piombò sulla schiena, i cani l’avevano trovato. Sbilanciato, Jack caddè in una lunga discesa, sbattè due o tre volte contro qualche roccia lungo la strada e si ritrovò a fine corsa col muso di un Rottweiler pronto a morderlo. Presa rapida sulla mascella e sulla nuca, forte strattone a destra e il collo si ruppe con la solita sinfonia di paradisiaca salvezza. Si tolse il corpo del canide di dosso e si toccò la spalla destra. Doleva, ma non era disarticolata o l’osso rotto. Il rumore di un velivolo a pale lo fece trasecolare. Il Quarian riprese la corsa cercando di rimanere al riparo sotto il fogliame. Un lungo ponte fatto con corde e assi di legno si trovava duecento metri fuori dalla boscaglia.
“Oh, andiamo! Non ho le pietre sacre di Shiva con me!”, commentò Jack scioccato dal fatto che esistessero ancora certe cose.
Però non aveva altre vie di fuga, indietro non poteva certo andare o sarebbe finito di sicuro nelle mani di Rojo. Percorrere quel pezzo da museo era rischioso quanto affrontare i soldati, ma almeno con quello aveva una possibilità di uscirne vivo. Dopo aver sentito altri spari in sottofondo, si decise a darsi una mossa. Percorse il ponte inizialmente in maniera lenta ed incerta, quelle assi di legno erano molto pericolanti. Arrivato più o meno a metà ponte sentì arrivare il problema più grosso di tutti. Un AH-64 Apache LongBow gli si piazzò difronte puntandogli un faro di luce contro. All’improvviso si dimenticò di tutti i suoi dubbi di stabilità riguardo al ponte e si lanciò in una corsa disperata per arrivare dall’altra parte, ma la fuga fu breve. Una sventagliata del cannone automatico M230 ChainGun da 30. millimetri dilaniò il ponte dividendolo in due e facendo così precipitare il nostro sul fiume sottostante. Le acque diventarono presto rapide e Jack fu sballottato peggio che in una lavatrice da una roccia all’altra. Si ritrovò ad arrancare su una spiaggia il mattino dopo. La sabbia non rendeva certo facile avanzare in quel terreno. Stremato, livido e ferito cercò di raggiungere un riparo poco più in là. Purtroppo le cose andarono ancora peggio. Una Jeep si fermò sulla costa e ne scese Carlos Vaas in persona. Jack non poteva fuggire, era troppo malconcio. Il capo del cartello della droga gli si portò vicino e gli disse:
“Cucù! Ti sono mancato?”
 
 
 
Freedom –Django Unchained
 
 
 
Posizione esatta: Moses Island / Avamposto al Campo Principale #002 / Nei pressi la montagna sacra Tuak Kinu
Ore: 12:12
 
Il nostro fu portato in un nuovo campo di prigionia, stavolta nell’isola principale dove si trovava il campo base del Rojo. Il quartier generale era situato sotto la montagna Tuak Kinu, che non era altro che un grosso vulcano inattivo da decenni ormai, ma fungeva bene da schermante dai radar ed era una posizione ottimamente difendibile da attacchi di varia natura. Jak, però, non fu portato lì, ma in un avamposto poco lontano dalla base di Vaas. Lo fecero camminare sotto il sole cocente per tutto la strada fino al modesto insediamento. Le gambe gli tremavano dalla stanchezza, ma se non avesse camminato secondo un certo ritmo la corda che lo imbrigliava e che era legata ad un veicolo in movimento lo avrebbe trascinato in quella strada irta di rocce macellandogli la parte inferiore del corpo. Al suo arrivo molti prigionieri, chiusi in gabbia di acciaio o di un materiale vegetale, altrettanto resistente, nativo dell’isola, lo guardarono con occhi pieni di pena e comprensione. Erano individui di tutte le specie: Salarian, Drell, Asari, Turian, Batarian e così via, ma in maggioranza erano Umani. Carlos aveva creato un vero e proprio business nei Sistemi Terminus, dove la schiavitù era floridissima e più presente che mai. Avevano segni di torture ed altri tipi di maltrattamenti, uno spettacolo raccapricciante e malato. Quella che aveva davanti agli occhi era la tanto decantata verità della Galassia. Nessuno muoveva un dito per quei poveracci, il Consiglio della Cittadella aveva da scegliere le tende da inserire nella sala dove avrebbero dato il loro tradizionale party di elogio al loro operato e gli altri governi Galattici leccavano il culo al Consiglio o si barricavano dietro a balorde ed ipocrite scuse del cazzo. La verità e che a nessuno fregava dei Sistemi Terminus, solo se c’era da guadagnare la gente si interessava. Mostruosità ed aberrità simili si ripetevano dappertutto da quelle parti e tutti chiudevano gli occhi fregandosene di questi problemi. Nello loro idilliaca città se ne fottono di chi vive e chi muore. Sono diventati spocchiosi, ignoranti e superbi. Confidano che le loro scelte siano per il bene di tutti….allora perché creare gli Spettri? Perché ignorare gli avvertimenti di Shepard? Anche quando hanno visto coi loro occhi e subito sulla loro pelle gli effetti devastanti dei Razziatori non ci gli hanno creduto! Il loro pensiero è becero e malato. C'è una corsa agli armamenti quaggiù, in questo pazzo spazio vuoto noto come Galassia, ma non la vince chi costruisce le armi migliori o le bombe più grosse. Vince chi rinuncia di più alla propria umanità per diventare un mostro. E tutti loro sono le loro vittime, persone che non centravano nulla o che volevano cambiare le cose. Dalle gabbie escono pensieri grondanti di sangue, odio e rancore verso i loro aguzzini, ma non cambia niente, quelli hanno le armi, sei morto se non fai come dicono, se ti alzi e gli sfidi. Capito cosa distingue un uomo da uno schiavo?....Potere? Denaro? No…..Un uomo sceglie….Uno schiavo obbedisce.
Sciolgono la corda dall’auto, ma le mani rimangono bloccate. Il calcio di un fucile, diretto alla gamba sinistra di Jack, lo mette in ginocchio. Lo deridono. Alte e grosse risate escono dalle loro bocche. Ridono di lui, perché è un Quarian. Perché non può andare in giro senza casco, pena la morte. Perché pensava di ucciderli tutti e invece è li a terra sulle ginocchia. Uno gli fa cenno di pulirgli le scarpe gettandogli della terra contro. Ridono. Ridono perché pensano di essere invincibili, di essere dei duri. Di essere i padroni perché hanno un fucile in mano. Ridono. Perché sono giovani. Perché non hanno mai visto la guerra. Perchè non hanno mai visto la morte in faccia. Perché pensano si viva in eterno. Uno si avvicina, sporgendo la testa troppo in avanti, troppo vicino. Lo scatto lo travolge. Denti e sangue schizzano dalla faccia. Il Quarian si gira poi indietro e, con una rapida torsione, spezza il braccio all’altro uomo. E tutti smettono di ridere. Perché la vita gli colpisce duramente. Perché una pistola inizia a sparare eliminando il piccolo cerchio di risate. Perché non c’è niente di bello nella guerra. E loro, adesso, lo hanno capito.
Gli sono subito addosso altri dieci stolti che menano le mani e i fucili. Alcuni se ne vanno con le ossa rotte, altri perdono molto di più. I prigionieri assistono in silenzio a quella scena. Perché vedono qualcuno che non si è fatto spezzare, che non si piega al loro gioco. Alcuni abbozzano per la prima volta, dopo tanto tempo e tanta pena, un sorriso. Ma gli si spezza in volto. Una pistola spara. Un proiettile vola dritto alla gamba del ribelle. E lui cade. Tutto si spegne. Lo sguardo malvagio e folle del loro padrone gli blocca quella sorta di piccola gioia. E tornano indietro, nel fondo delle loro gabbie. Un uomo sceglie. Uno schiavo obbedisce.
“Così non va bene però, hermano”, dice El Rojo, chinandosi vicino al corpo del Quarian, gesticolando con la pistola, “Io voglio fare i soldi con te. Non puoi fare queste stronzate”, poi fa cenno a due uomini di tenerlo dritto sulle ginocchia mentre gli parla, “A essere sincero non so neanche perché tu sia qui. Quindi dimmi..”, chiese puntandogli la pistola alla tempia con sorriso perfido, “…..Perchè sei qui?”
Poi nota qualcosa. C’è una piccola tasca all’altezza del cuore del prigioniero. Invisibile prima, poiché coperta dalla corazza, ma ora si vede. La giornata movimentata l’aveva appena aperta quel tanto che basta per far fuoriuscire una piccola serie di sfere tenute insieme da una catenella. Tira fuori dalla taschina l’oggetto. Due piastrine in una sola catenella. La prima è praticamente vuota. C’è solo una piccola stampa. Un corvo ad ali spiegate che tiene tra le zampe una picca con dentro scritto JOS. L’altra è quasi del tutto andata. Si legge a malapena il nome, la città e un’altra breve iscrizione. Jen Carpenter / New York City / Intrepid. Carlos Vaas ha un pulpito, qualcosa scaturisce nei recessi della sua memoria. Qualcosa che pensava fosse andato perso. Rinfodera la pistola e mette le mani sul caso del Quarian. Lo svila come se stesse compiendo un qualcosa di estremamente delicato, come se il volto sotto di esso potesse sgretolarsi con quel suo movimento. Rimane scioccato da quel viso. Inizia a saltare di gioia, a compire piroette e a ridere convulsamente, poi torna dinanzi a lui con espressione mista di gioia e sorpresa.
“Madre de Dios!!!”, continua a ridere toccandogli il volto come per accertarsi che fosse vero, “Sei Tu! Sei proprio Tu Cazzo!!”, si gira verso la piccola folla che si era radunata li intorno, “Gente! Oggi è un fantastico giorno del cazzo!”, lo indica con entrambi i diti indici delle mani, “Questo stronzo è una fottuta superstar! Salutate colui che mi ha reso il vostro capo!”
Lo abbraccia e lo trascina in giro per lo spiazzo, sollevando terra ed evitando i cadaveri delle altre persone.
“Oh adesso noi andiamo a farci una bella chiacchierata in privato”, lo fissa negli occhi, ancora colmo di stupore, “Merda! Sono proprio un coglione!”
Lo porta all’interno di una casetta di legno e lo blocca ad una sedia, più eccitato che mai. Poggia il casco del Quarian su un tavolo li vicino, pieno di attrezzi ed utensili sporchi di sangue e torna a rivolgersi a Jack.
“Porca puttana! Avessi saputo che eri tu non ti avrei dato trenta secondi di vantaggio….Ti avrei saprato li seduta stante!”, poi raccolse una pinza e, con brutalità, estrasse la pallottola che gli aveva conficcato nella gamba, tra le urla del nostro, “Scusa se non ti avevo riconosciuto, ma, che cazzo, col casco e tutto il resto è difficile!”, gettò sul tavolo le pinze metalliche che fecero un gran rumore, poi prese fiato e gli disse, gesticolando forsennatamente, “Cazzo! Ci vorrebbe una parata per questo evento!”
“Fanculo!”, riuscì solo a sibilare Jack che aveva terminato ogni briciola di energia nella scazzottata precedente ed ora era in balia del suo demone.
Carlos Vaas gli poggiò una mano sul cuore e una sul suo, “Ti capisco. Sei arrabbiato. Sei furioso. Si, si. Senza famiglia che cosa cazzo siamo? Sai un tempo avrei fatto di tutto per mia sorella. La prima volta che ho ucciso è stato per lei….Ma non era abbastanza per lei. No, no, no, no dai”, si alzò ed iniziò a girare in cerchio gesticolando, “Sai quale è il problema degli affetti? I cazzutissimi affetti!!!!”, urlò voltandosi di scatto, “Arrivano e te lo tirano nel culo ogni volta. E allora mi dicono –Vaas! Vaas! A chi cazzo tocca adesso?! A noi o a loro? Noi o Loro!!!!-, iniziò una risata nervosa e sibilina, “Come…come se fossi sempre costretto ad una cazzo di scelta!”, poi si volse nuovamente al Quarian, “Te lo giuro su Dio. E’ bellissimo che tu sia venuto qui, pronto a morire, per la memoria della tua amata, ma io ho un grosso traffico di affari da gestire e tu….sei di mezzo. Quindi….ti toccherà morire. Oh, ma non preoccuparti, non così presto! Abbiamo ancora due o tre cose da discutere”, tuonò raccogliendo un nuovo ferro ed iniziando una serie di terribili torture.
 
 
 
We are all born insane, but someone’s remains
 
 
 
Passò un altro giorno in questo modo. Seduta di torture e cella. Isolato da tutti. A Jack era stato tolto tutto, non aveva neache più il casco. Carlos voleva vedere fino a che punto potesse resistere un Quarian senza protezioni. La tuta, fortunatamente, reagiva in modo autonomo alle mancanze del sistema immunitario, ma non poteva fare miracoli. Jack era sempre più debole, sia per le torture di El Rojo, sia perché la lotta interna tra i farmaci e le mille tipologie di malattie che stavano cercando di ucciderlo lo sfiancava e lo indeboliva ogni minuto che passava. Era in uno stato pietoso. L’avesse visto così suo padre lo avrebbe diseredato, se avesse potuto farlo una seconda volta. Non c’era più niente per cui muovere le meningi, era in trappola e non poteva muovere un muscolo senza sentire fitte terribili in ogni parte del corpo. Vaas lo lasciava riposare quel tanto che bastava per poterselo lavorare ancora un po’. La cosa lo divertiva parecchio. I suoi farfugliamenti lo indebolivano ancora di più, un mucchio di idee fuori dal mondo e senza una logica.
“Sai”, gli disse durante una di quelle torture, “Quando Picasso si stancò di dipingere persone, iniziò a raffigurarle come... cubi e altre forme astratte. Il mondo l'ha chiamato "genio". Io ho passato la mia intera passione di torture facendo e rifacendo le stesse cose: il chido nelle palle, il taglio delle palpebre, le dita tagliate... Non sarebbe magnifico se potessi fare con un cacciavite ciò che il vecchio spagnolo faceva col pennello?”
Non fu così drastico con Jack, sapeva che se si fosse lasciato prendere la mano lo avrebbe ucciso troppo in fretta, ma fu comunque molto scrupoloso nell’infliggere il dolore.
Poi si scocciò, come un bambino che ha giocato tutto il santo giorno con il suo nuovo giocattolo e, in serata, gli viene subito a noia e lo getta via. Gli diede una botta in testa con il calcio della pistola per farlo svenire, ma fu più un gesto frustrato e dettato dall’ira. Jack lo sentì farneticare qualcosa prima che i suoi occhi sparissero nelle tenebre.
Jack si risvegliò con l’immagine del suo demone seduto su una cassetta di legno. Vedeva il sole tramontare. Constatò che aveva legati mani e piedi. Era sulle ginocchia anche questa volta, sotto un sole cocente……ma non era nel campo. C’era la giungla attorno a loro, sentiva gracchiare gli uccelli tutt’intorno, vedeva rocce al posto della terra, ma non capiva dove era. Le orecchie gli fischiavano, ma udì distintamente la voce del pazzo dinanzi a lui.
“Ti ho mai detto la definizione di follia, si?”, disse quello con gli occhi puntati a terra.
L’attenzione del Quarian fu attirata dalla lotta che aveva luogo dietro le spalle dell’assassino. Un Umano cercava di sfuggire alla presa di due uomini scalciando come un matto. I due però lo sbloccarono, gli legarono una corda alle gambe a cui a sua volta era legata ad un grosso pezzo di roccia e lo lanciarono come un sasso in una rientranza rocciosa che era a due passi da loro. Ora Jack capì dov’era. Era al capolinea. Timbrava il cartellino. Carlos si era rotto il cazzo di lui ed ora compiva quello che voleva fare da tempo. Ucciderlo. La fossa non era altro che un Cenote.Il cenote è un tipo di grotta con presenza di acqua dolce. Il nome deriva dalla parola Maya dz'onot. Cenote allo stadio di maturità sono simili a piccoli laghi circolari o lagune con cascatelle ai margini. In alcuni casi i cenote sboccano in oceano. In questo caso si ha una mescolanza di acqua dolce e salata, e si può osservare uno strato torbido che rappresenta l'aloclino. Questo fenomeno si può presentare molti chilometri nell'entroterra, generalmente ad una profondità di 20-30 metri.
“Follia”, continuò il boia, battendo un dito sulla mano, “E’ fare e rifare la stessa cazzo di cosa ancora e poi ancora, sperando che qualcosa cambi. Questa è follia!”
Si girò verso Jack, indicando il terreno puntando un dito verso il basso, “Il primo che mi ha detto questa cosa…non so…pensavo mi prendesse per il culo, e allora bum! Gli ho sparato”, con lo stesso dito di prima indicò la sua testa e iniziò a ridacchiare, “Il fatto è…che….aveva ragione. E poi ho iniziato a vederlo ovunque andassi. Ovunque guardassi questi idioti di merda….Ovunque guardassi, a fare la stessa cazzo di cosa e ancora e ancora e ancora e ancora e ancora e ancora. Pensando –Stavolta sarà tutto diverso! No, no, no, no, no, dai! Stavolta sarà tutto diverso!-“
Poi si arrabbiò e, alzandosi di scattò, diede un calcio alla cassa, facendone mille pezzi.
“Mi spiace! Ma non mi piace il modo in cui mi guardi! Ok? Hai un cazzo di problema nella testa? Credi che ti prenda per il culo? Fanculo!! OK? FAN-CULO!!”
Attaccò un'altra risata nervosa, mentre camminava in tondo e si passava le mani in testa. L’istinto di sopravvivenza ebbe la meglio, con le poche forse rimaste, Jack cercò un modo di liberarsi ed andarsene via di lì. Fu inutile, non riuscì neache ad allentare i nodi.
“A posto bello”, riprese Rojo, “Ora mi calmo hermano. Ora mi calmo. Il fatto è che….no….Il fatto è che ti avrei già ucciso. E non è che io sono un cazzo di pazzo. E’ ok”, fischiò forte indicando il cenote, “E’ acqua passata”
Si avvicinò fino a essere faccia a faccia con Jack. Gli occhi verdi brillarono nelle ultime luci del giorno.
“Ti ho mai detto quale è la definizione di follia?”
Dopo aver domandato ciò, si fece dare il casco del Quarian da uno dei suoi soldati. Lo infilò in testa a Jack e poi si diresse verso un blocco di cemento posto sul ciglio del Cenote. La corda di Jack era fissata a quel blocco. Carlos lo guardò un’ultima volta e poi spinse il pezzo di cemento giù nel pozzo naturale. Il corpo del Quarian fu trascinato a picco di sotto.
“Fottiti!”, furono queste le ultime parole del nostro, prima di sprofondare nelle profonde e fredde acque del pozzo.
 
 
 
Too Old To Die Young –Django Unchained
 
 
 
-O2: 90 minuti residui-
 
Era questa la scritta che appariva a caratteri cubitali nel visore del casco. A Jack erano ignoti i motivi per i quali Carlos gli avesse rimesso il casco prima di gettarlo nel Cenote, ma stava di fatto che senza di esso la tuta non avrebbe potuto attivare il dispositivo di emergenza per casi come quello. La situazione, tuttavia, era tutt’altro che rosea. Era legato come un salame ad un blocco di cemento che gli impediva di risalire in superficie ed aveva anche mani e piedi legati, se, a tutto ciò, aggiungiamo che il suo stato di forma non era dei migliori in quel momento, poteva definirsi sicuramente una missione impossibile uscire da quel casino. Doveva rimanere calmo e concentrato, per quanto gli fosse possibile, o quel posto sarebbe davvero stata la sua tomba. Provò a dimenare le mani e i piedi per carcare una possibile lentezza dei nodi in qualche punto, ma pareva che i nodi fossero stati saldati ai suoi arti. Provò ad avicninare le mani alle gambe per provare a sciogliere i nodi. Ancora niente. Si gettò allora sul nodo fatto nel blocco di cemento, ma anche li fece un buco nell’acqua. Provò a cercare qualcosa di utile sul fondo, ma di sassi con cui tentare un approccio di taglio non ce n’erano. Dopo mezz’ora di tentativi a vuoto si dovette fermare. Le forze andavano centellinate e Jack ne aveva davvero poche. A tutto ciò si aggiunse il problema del buio. Erano calate le tenebre sul pianeta ed ora era impossibile riuscire a vedere qualcosa nelle acque circostanti. Questo rendeva ancora più difficile ogni movimento e il fatto di non possedere un factotum non gli permetteva neanche di accendere una piccola luce di supporto. Era davvero la fine? Sul serio rimanevano solo sessanta minuti di vita al Jack di Picche?
 
L’avamposto era silenzioso, illuminato solo da fiaccole e da alcune luci artificiali. Alcuni sentinelle si muovevano pigre nella piazza centrale. El Rojo era tornato al campo base e la situazione era tornata a concentrarsi sulla vendita degli schiavi. La giornata pareva essersi conclusa in modo più che proficuo per i soldati del cartello…..ma, alcune ombre che si aggiravano furtive attorno al campo, non sembravano d’accordo. Si muovevano a passi svelti e calcolati. Una di esse scivolò su versante est, posizionandosi a circa centocinquanta metri dal campo. Altre due andarono all’ingresso posteriore. Infine, altre due ombre entrarono di nascosto all’interno del perimetro dai due lati dell’avamposto. La prima ombra posizionò la sua arma e mirò alla prima sentinella sulla torre d’osservazione a sinistra.
 
-O2: 47 minuti rimanenti-
 
Un colpo, un morto. Oltre a quella guardia, morirono anche quelle posizionate sulle altre torri con altrettanta rapidità della prima. Diede un segnale luminoso di conferma, tramite un piccolo led, ai suoi compagni per dire che la via era pulita. Le due figure, posizionate ai lati, uscirono rapidamente dal fogliame e proseguirono all’interno dell’accampamento. Due guardie erano appoggiate ad un mucchio di casse davanti alla figura entrata da ovest. Si avvicinò. Stretta rapida al collo. Torsione e strattone all’esterno. Colli spezzati che gemevano nella notte. Nel frattempo, l’individuo entrato da est aveva eliminato in modo silenzioso e rapido altre tre guardie con il vecchio trucco del sasso. Aveva fatto rumore affinchè andassero a controllare in quel punto. Gli avevano dato le spalle. Tre colpi di pisttola silenziata e lo spiazzo laterale fu libero. Toccò ai due all’ingresso posteriore. Entrarono fulminei ad armi spianate. Fecero giusto in tempo a vederli che il fischio dei loro proiettili silenziati gli fecere ammutolire per sempre. Rimanevano gli ultimi. Fecero tutti cenno di converma con i loro led. Attacco simultaneo. L’aria si riempì di ronzii e la terra di cadaveri. L’esterno era sgombro.
 
-O2: 25 minuti rimanenti-
 
C’erano ancora quattro casupole da liberare. Due gruppi da due elementi presero le due abitazioni sulla destra, l’ultimo del gruppo ne prese una per conto proprio. Aprirono lentamente le porte. Chi c’era dentro non riconobbe le figure. Per loro poteva benissimo essere un diavolo qualunque che gli veniva a prendere l’anima. Più o meno fu così. Altri ronzii. Corpi che cadono. Nessun grido. Nessun lamento. Forse qualche decibel di rumore. Nulla di più. L’ultima casa era la più grande. Una sorta di teverna, si sentivano suoni di musica e canti di ubriaconi vari. Le cinque ombre presero delle granate e le lanciarono all’interno. Esplosione. Fuoco e fiamme. La casa brucia. I sopravvissuti escono fuori cercando di fuggire dal fuoce…..e così incontrano i fucili spianati degli uomini all’esterno. Dalla padella alla brace.
 
-O2: 17 minuti rimanenti-
 
“La domanda che vi pongo è semplice”, disse una di quelle figure ai tre superstiti rimasti, “Dove è il Quarian?”
I tre soldati sopravvissuti a quell’attacco nell’avamposto fecero i duri. Non parlavano. Non volevano tradire Vaas. Sapevano cosa Carlos facesse ai traditori.
“Avete paura del vostro capo? Allora sappiate solo una cosa. Se non parlate vi faccio sbranare dai vostri cazzo di cani. Non scherzo”, si rivolse al primo dei tre, i quali erano stati fatti mettere in ginocchio l’uno accanto all’altro, “Dimmi dove si trova il Quarian. Adesso!”, quello rimase in silenzio. Allora la figura fece un cenno al più grosso dei cinque e lo portò sul retro dove si trovavano i cani. Urla e poi solo i latrati dei cani. Gli altri due sudarono freddo a quei rumori.
Il capo di quel gruppo passò al secondo, “Tu lo sai dove si trova il Quarian?”
Seppur molto spaventato, l’altro soldato deglutì, ma non parlò. Altro cenno, altro cibo per i cani. L’ultimo dei tre, spaventato a morte, parlò senza che gli fosse chiesto niente.
“Ai Cenote! L’ha portato ai Cenote!”, urlò disperato.
“Vedo che qualcuno ha ancora la lingua per parlare”, sentenziò il capo delle figure, “Dove sono i Cenote?”
Il soldato indicò un punto nella giungla, “Ma non so in quale sia”
La figura lo afferrò per il bavero, “Che vuol dire –non so  in quale sia-? Eh?!”
Il poveraccio rispose con voce tremante, “Ci sono cinque Cenote. Non so in quale sia”
Il caposquadra lo mollò e fece un cenno ad uno dei suoi compagni. Il soldato del cartello venne colpito in testa. Al contempo tornarono quelli che avevano dato gli altri due ai cani.
“Tutto fatto?”, chiese il capo,
“Si, ma mi dispiace lasciare a bocca asciutta quei poveri animali”, disse il più grosso.
“Ai Cenote forza!”
 
-O2: 3 minuti rimanenti-
 
E così era davvero la fine. Jack era spacciato. Stanco e stremato fece l’ultima cosa che gli pareva giusta. Pregare. Non lo faceva spesso, ma riteneva che tutti si affidino a Dio nel momento del bisogno. Lui non faceva eccezione. Aveva vissuto una vita breve, ma intensissima, sempre sul filo del rasoio e a diecimila chilometri orari. Senza leva del cambio e senza freni. Non salvava molto di se stesso, continuava a pensare a tutte le volte che era stato uno stronzo con qualcuno, a tutte le volte che aveva provato odio e rabbia verso il padre. Ricordava con piacere il volto e le parole della madre, le uscite serali con Jen, l’animo gentile del nonno, il coraggio e la forza dei suoi compagni e dei Sacrificabili. Pensava a come morire lì, sul fondo di un cazzo di pozzo fosse una vera umiliazione verso tutti coloro che l’avevano sostenuto e che gli avevano insegnato ogni cosa che conosceva, ogni valore che si portava dietro. Ripensò a Shepard e al resto della truppa della Normandy. Si chiese se fossero riusciti nella loro impresa, se avessero stappato lo Champagne alla loro vittoria…..Ripensò a Tali e a quanto fosse stato coglione a farsi sfuggire di mano la sua ultima possibilità…..ora i suoi segreti sarebbero morti con lui….laggiù, in fondo a un tetro buco nella roccia.
“Padre nostro che sei nei Cieli….”, aveva iniziato a formulare ed appena finì la preghiera…..il timer arrivò allo zero.
L’ultimo suo pensiero fu una cosa sciocca, stupida: una barzelletta, così come la sua vita, una maledetta barzelletta. Un uomo va dal dottore. È depresso. Dice che la vita gli sembra dura e crudele. Dice che si sente solo in un mondo che lo minaccia e ciò che lo aspetta è vago e incerto. Il dottore dice: "La cura è semplice. In città c'è il grande clown Pagliacci. Vallo a vedere e ti tirerà su". L'uomo scoppia in lacrime. "Ma dottore", dice, "Pagliacci sono io". Buona questa. Tutti ridono. Rullo di tamburi. Sipario. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“Mi avevano preso per morto, quei demoni che di certo avevano massacrato i miei cari, ma io ero tornato sulla mia nave di cadaveri... Un orrore da cui si credevano salvi... Spettro della vendetta, trascinato a casa dalla marea” 
 
“Svegliati maledizione! Svegliati!”, fece una delle fosche figure, mentre praticava un massaggio cardiaco.
“Siamo arrivati tardi….Cazzo!”, disse l’altro sconfortato.
“Momento, momento, momento, momento…”, piccolo bip, sorriso unanime, “C’è battito!”
Jack si sveglio, confuso, incapace di comprendere quello che succedeva. Era vivo e, davanti a lui c’era…..
“Shepard?”
“In persona coglionazzo! Dio se ci hai ftto prendere un colpo!”, disse il comandante aiutandolo a tirarsi su.
Jack si guardò intorno. C’erano anche Thane, Garrus, Zaeed e Grunt con lui.
“Merda…..Devo essere morto…..Forse anche voi siete morti”, disse incredulo, mentre Shepard lo sosteneva tenendogli il braccio sulle sue spalle.
“Lo saresti adesso se non fossimo intervenuti noi”, affermò Zaeed col suo solito tono scherzoso,
“Grazie…Grazie davvero…..Ma….che cosa ci fate qua?”, domandò il Quarian.
“Diciamo che –qualcuno- sulla Normandy ha fatto richiesta di aspettare a passare il Portale fino al tuo ritorno…….ma siccome tardavi e IDA doveva testare un’ultima volta il dispositivo IFF, abbiamo deciso di venire a vedere come te la passavi….e abbiamo fatto bene direi”, disse Garrus rimproverandolo.
-Qualcuno-, Jack ci rise su, sapeva bene a chi si riferiva.
“Bene”, asserì il comandante, “Ora che ti abbiamo ripescato, direi di tornare alla nave”
“Non ancora Shepard”, fece Jack serio, “Io non ho ancora finito qui”
“Ti abbiamo appena ripescato da un lago profondo trenta metri in cui stavi per rimanerci secco e tu vorresti tornare da quello che ti ha buttato dentro?”, affermò Zaeed con espressione sorpresa.
“Non posso andarmene da qui senza aver fatto ciò per cui sono venuto….E poi adesso non sono solo”, disse Jack rivolgendosi a loro in cerca d’approvazione.
“Che fine a fatto il –E’ una cosa personale-?”, chiese Al con una tono decisamente di rimprovero,
“Lo è ancora…..ma siamo tutti un po’ egocentrici a volte, no?”.
Jack rivolse un sorriso a Shepard che il comandante intuì dal tono. Gli ricambiò il sorriso con una risata e, mollando la presa su di lui, disse, “Dovresti fare certe cose più spesso. Se il tuo cervelo rimane senza ossigeno abbastanza a lungo potrei ritrovarmi con un buon soldato”, poi i cinque si misero dinanzi a lui e Al chiese: “Quale è il piano allora?”
Jack sorrise. Perché aveva ottenuto un’altra occasione. Perché aveva degli amici fidati al seguito. Perché El Rojo aveva le ore contate. Sperava solo di non buttare nel cesso anche quell’occasione.
 
John Lee Hooker –Boom Boom Boom
 
Al Campo Principale, Carlos e i suoi sottoposti erano in festa. Erano appena riusciti a concludere un affare da milioni ed era stato dato il via libera ai festeggiamenti con l’assoluta obbligatorietà di uscirne tutti ubriachi fradici. C’era un mucchio di gente che ballava e che cantava, roba da mangiare a più non posso e alcolici di tutti i tipi scorrevano a fiumi in tutta la base. Mancavano solo i fuochi d’artificio in cielo….e per quelli sarebbero arrivati degli specialisti, peccato che fossero più interessati a provarli a terra. Nessuno notò la cannoniera BGK-Tiger librarsi in cielo, né tantomeno nessuno notò il carro armato IOL-34 Abrams…..almeno finchè la prima non iniziò a far piovere missili e bombe sull’accampamento e il secondo sfondò il cancello principale per poi unirsi al concerto a suon di cannonate. Entrambi i mezzi gli avevano recuperati nel parcheggio veicoli dell’accampamento primario. Erano lasciati li, abbandonati, con le chiavi ancora inserite…..come si poteva non prenderli in prestito? Alla guida della cannoniera c’erano Garrus al lanciamissili e Zaeed ai cannoni frontali, mentre sul carro Grunt era al cannone principale, Thane alla mitragliatrice esterna, Shepard alla guida e Jack alla mitragliatrice interna. Una serie di devastanti esplosioni distrusse gli edifici del campo e sventagliate infinite di proiettili fecero secchi un mucchio di quei bastardi. Il campo bruciava e si contorceva in mezzo alle fiamme, mentre i soldati cercavano di scappare eliminati sotto la pioggia di proiettili e missili dei due potenti mezzi corazzati. Quando non rimase più nessuno a cercare di contrattaccare, i cinque si riunirono. C’era solo un punto dell’accampamento che non avevano toccato: la grande tenda centrale, da cui ne fuoriuscì proprio Vaas, che squadrò Jack, stupito nel vederlo ancora vivo.
“Ti ho mai detto la definizione di follia?”, lo schernì Jack.
Quello, incazzato come non mai, estrasse la Zangetsu, che aveva precedentemente sottratto al Quarian, e gliela puntò contro.
Rideva nervoso, “E così tu vieni qui da me, a rompermi il cazzo a casa mia per quella tua TROIA defunta?! Fanculo!”
“Adesso chiudiamo i conti Vaas. Una volta per tutte”, sibilò il nostro.
I due si portarono faccia a faccia, mentre gli altri cinque rimasero in disparte. Jack era stanco, gli doleva dappertutto, ma era così vicino….non sarebbe morto ora dopo tutto quello che aveva passato. Carlos teneva nella mano detra la spada e nella sinistra aveva le piastrine di Jack e Jen. Sarebbe morto, in un modo o nell’altro.
Vaas attaccò per primo menando dei fendenti in orizzontale. Prevedibili, ma il Quarian fece un grande sforzo per evitarli. Un pugnale sbucò fuori a sorpresa nella mano sinistra di Carlos. Jack bloccò il fendente, strappò dalle mani dell’avversario arma e piastrine e spezzò il polso di Rojo. Un grido di dolore. Lo allontanò poi con un calcio nel sedere, dandosi il tempo di intrecciare la catena con le due piccole placche di metallo nella mano. I due attaccarono contemporaneamente. Jack fece scorrere la Zangetsu sulla lama del coltello. Si sentì lo sfrigolio delle lame ed un mucchio di scintille enfatizzarono l’atrito tra le due armi bianche. Con la mano libera, Jack tirò un gancio alla parte sinistra del volto di Vaas. Quello barcollò, ma si fece subito dinuovo sotto. Fendente clato dall’alto verso il basso. Un passo a sinistra e colpo al diaframma. Un calcio nella mano ch reggeva la micidiale lama. El Rojo rimase disarmato. Il Quarian provò alcuni affondi e fendenti verso il suo avversario, ma andarono tutti a vuoto. Un ultimo attacco sferrato in diagonalefu bloccato da Carlos con la mano ancora buona. Jack fu furbo. Mollò il coltello che scivolò nell’aria fino all’altra mano. Il cuore era vulnerabile. Affondo. Occhi sbigottiti di Vaas. Altri due, tre, quattro affondi. Fine dei giochi. Il corpo di Carlos giace a terra immobile, il viso spostato a destra. Jack trema sulla sua posizione.
“Jen…..è finità”
Caracollò al suolo e, per un brevissimo istante, gli occhi di El Rojo si mossero andando ad incrociare quelli di Jack, mentre il buio riprendeva possesso di quelle terre.
 
Si risvegliò sulla navetta da sbarco. Tali gli teneva la testa tra le sue braccia.
“Ehi”, dissi lei dolcemente, quando lo vide riaprire gli occhi.
“Ehi”, rispose lui, felice di rivederla, “Dove stiamo andando? E come mai ci sono tutti?”
Garrus, che era seduto accanto ai due, parlò per Tali, “Beh, vedi, IDA ci aveva consigliato di andare tutti col comandante per questa missione e poi lui avrebbe scelto chi portare. Il dove siamo diretti è più doloroso da dire….”
“Che intendi dire?”, chiese Jack incuriosito, sollevandosi un po’ più in alto con la schiena.
Garrus prese un profondo respiro prima di parlare, “Mentre eravamo via…..La Normandy è stata attaccata dai Collettori. Sono stati tutti portati via o uccisi nell’assalto. Si è salvato solo Joker”
Jack non riuscì a trovare le parole per esprimersi. Sentiva solo una certa responsabilità per l’accaduto. Cerco con gli occhi Shepard, il quale si era messo al volante della navicella. Stava per alzarsi per andare verso di lui, ma Garrus lo afferrò per una spalla e gli fece di segno di non andare con la testa.
“Non preoccuparti, non ce l’ha con te….ma ha bisogno di un po’ di tempo per elaborare la cosa. Sai com’è, un comandante…..”
“….E’ responsabile delle vite che si trovano a bordo della sua nave….lo so”, concluse la frase Jack, distendendosi sullo schienale.
Un vero schifo. Aveva ucciso il suo demone, ne sarebbe dovuto essere felice, ma non riusciva a togliersi dalla testa il pensiero che, se Shepard non fosse intervenuto in suo aiuto, forse avrebbe potuto salvare quelle vite innocenti. Mentre poggia va le mani sul casco, notò le piastrine ancora legate con la catenella alla sua mano. La sciolse con delicatezza e ne osservò i rilievi. I fantasmi del passato non lo possedevano più ora, non avevano più molta importanza. Jack aveva amato Jen con tutto se stesso, ma ora i conti col quella parte della sua vita erano chiusi per sempre. Le catene che lo teneva stretto a quel dolore si erano spezzate. Era libero.
“Cosa sono?”, chiese Tali incuriosità, allungando lo sguardo verso i piccoli oggetti di metallo.
Jack le poggiò nelle mani di lei, in modo che potesse esaudire il suo desiderio di conoscenza, “Sono vecchie piastrine militari. Una mia e l’altra…..è di Jen”
Tali scattò verso il suo volto al sentire quel nome. Si sentì molto imbarazzata, tolse le mani da quegli oggetti, come se scottassero e distolse gli occhi da lui.
Jack gli prese il mento e girò lentamente la sua faccia verso di lui, “Ormai appartengono al passato. Ciò che mi legava a questi oggetti è morto sul fondo del Cenote. Ora ho decisamente qualcosa di nuovo a cui sentirmi legato”
“Vuoi dire che….”, disse lei in un soffio,
“Sempre che tu sia d’accordo”, sorrise lui ridendosela un poco.
Manco il tempo di dirlo che Tali lo strinse in un abbraccio fortissimo, che il nostro ricambiò con altrettanto affetto.
“Tali.....”, dovette distrurbare il momento dopo poco Jack, “Sai, forse è meglio continuare dopo, ora ho circa 206 ossa e 656 muscoli che mi fanno un male tremendo…”
“Oh…”, fece quella allontanandosi, “Mi spiace”, affermò lei ridendo.
A breve sarebbero tornati sulla Normandy. E Jack, per quanto triste la situazione fosse lassù, aveva bisogno di stendersi su qualcosa di morbido o Garrus avrebbe giocato a Shangai con le sue ossa.
 
Mordin rientrò nel suo laboratorio con la solita tranquillità che lo distingueva. Era anch’egli scosso per l’attacco dei Collettori, ma aveva un lavoro da finire, così si rimise professionalmente al lavoro. Poggiò la sua pistola Scorpion nel tavolo dove erano disseminati datapad, qualche attrezzo medico e delle provette. Riaccese il computer e notò con piacere che l’analisi del sangue era terminata. Sorridente andò a vedere i risultati. Subito gli balzò all’occhio l’anomalia.
“Ci deve essere un errore”, disse tra se e se andando a visualizzare la sequenza genica completa.
Una serie lunghissima di filamenti di DNA si divise fino agli elementi più piccoli. Passò attraverso le cosidette collane di perle per poi concentrarsi sui nucleo somi, parti strutturali della catena genica. Il programma superò le fibre cromatiniche e andò fino al punto focale della struttura genetica, i cromosomi. Qui l’anomalia divenne chiara e lampante.
“Sequenze geniche non corrette. DNA di questo tipo…..Sorprendente”, affermò, sorpreso da quello che stava scoprendo.
Immesse il codice che aveva recuperato nell’ICODIS per cercare una conferma. Dopo qualche minuto il computer gli inviò un segnale di completamento ricerca. Questo è quello che c’era scritto:
 
#Attenzione! Credenziali non sufficienti per accedere a queste informazioni. Prego rivolgersi ad un ufficiale N7 per le autorizzazioni#
 
Mordin riflettè qualche secondo portandosi la mano al mento. Senza le credenziali necessarie non avrebbe potuto scoprire se quello che pensava fosse corretto e il comandante Shepard era l’unico con quella autorizzazione e, inoltrem era uno Spettro del Consiglio della Cittadella. Per lui sarebbe stato facile ottenere le risposte. Decise quindi di farlo venire al laboratorio inviandogli un messaggio sul Factotum, forse la Quarian lo avrebbe odiato per quello che stava per fare, ma era indubbio che senza l’ausilio del comandante non avrebbero cavato un ragno dal buco. Ad ogni modo, Mordin mandò la richiesta di recarsi al laboratorio anche a lei, così almeno avrebbero chiarito quella situazione.
Dopo qualche minuto arrivarono entrambi gli  interpellati. Tali, al vedere Shepard, squadrò Mordin con occhi furenti.
“Tali’Zorah. Mi spiace, ma ci serve aiuto di comandante per far luce sul mistero”, disse Mordin cercando di discolparsi,
“Magari, se mi diceste anche cosa stavate complottando mi farebbe molto piacere aiutarvi, ma se sono qui solo per una perdita di tempo…..vi ricordo che abbiamo delle persone da tirare fuori dalla base dei Collettori”, fece Shepard in tono aspro.
Tali sospirò, si avvicinò ai due che erano posizionati vicino al computer e riassunse la situazione a Shepard.
“Il sangue di Jack? E cosa vorresti trarne?”, chiese Shepard, colpito da quel gesto,
“Quello che possiamo, Al. Magari capire il perché di tutti quei misteri”, rispose Tali rigirandosi le mani,
“Allora, Mordin, che ti servo io?”, domandò Shepard rivolgendosi al Salarian,
“Quando ho inserito il DNA nell’ICODIS, mi è stata richiesta un’autenticazione che io non ho…..ma lei si comandante”, fece il dottor Solus indicando lo schermo.
Al si portò davanti allo schermo, battè il suo identificativo, ma fu ignorato dalla macchina che lo ritenne di livello troppo basso per accedere alle informazioni.
“Questa cosa mi puzza”, fece Shepard passandosi una mano tra i capelli, “Fatemi fare una chiamata”
Si allontanò un e attivò una comunicazione col Factotum. “Hey Earl!”, salutò il comandante, “Senti, mi servirebbe un accesso ad un’area riservata N7”
Passarono i secondi, mentre Al ascoltava le parole del tipo all’altro capo della chiamata, “Come sarebbe –non posso dartele-? Andiamo Earl!”
I due discussero ancora un po’, poi Shepard, deciso a finire quel ridicolo battibecco, disse la parola magica, “Senti Earl…Sai anche tu che ho un’identificazione Spettro. Non farmi perdere tempo a chiamare il Consiglio per questa scemenza, dai! Rimarrò bloccato per ore altrimenti……e poi…..ti ricordo che mi devi un favore”
Dopo quest’ultima frase, il codice d’accesso arrivò dritto tra le mani del comandante, “Grazie Earl. Ora siamo pari”
Si girò verso i due compagni e si involò al computer per inserire la sfilza di numeri identificativi.
 
#Accesso Consentito!#
 
Subito dopo apparve ciò che cercavano. Una risposta. Quella risposta ora aveva anche un cazzo di nome. Dopo aver letto in modo veloce le parti principali del testo, Shepard battè un pugno sul tavolo. Prese unn datapad, trasferì tutti i dati e si diresse, con aria truce, verso la stiva.
“Al…”, provò a fermarlo Tali, ma anche lei era scossa da quello che avevano appena visto,
“NO, Tali!”, gli urlò contro il comandante, “Questo…”, disse mostrando il datapad, “Questo non lo accetto……Io vado li e dovessi pestarlo a sangue per farmi rispondere, lo farò!”, il gelo calò sulla sala, Shepard riprese fiato e concluse, “Questa cosa finisce adesso!....Sarebbe meglio che venissi anche tu”
Dopo qualche attimo di esitazione, la Quarian lo seguì. Non sapeva più che pensare. Era ora di affrontare Jack e cavargli di bocca la verità.
 
“Non c'è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. Pertanto ciò che avrete detto nelle tenebre, sarà udito in piena luce; e ciò che avrete detto all'orecchio nelle stanze più interne, sarà annunziato sui tetti.” –Gesù Cristo
 
 Jack stava steso sopra al materasso che aveva piazzato nella stiva. La schiena sembrava frantumarsi anche al contatto con quella morbida superficie. Si sentiva quasi come Joker, a parte il fatto che forse Jack qualche osso rotto ce l’aveva davvero. Notò subito il comandante arrivare dalla porta e dirigersi verso di lui a passo svelto. Dietro di lui seguiva Tali che camminava più lentamente a testa bassa.
“Alzati”, fece il comandante, dando più l’impronta di un ordine, “Hai delle cose da chiarire Jack……o forse dovrei dire…David?
Un fulmine. Un dannatissimo fulmine a ciel sereno. Il Quarian volse lo sguardo pieno di stupore al comandante, poi si volse verso Tali, che ora li aveva raggiunti. Rise. Rise perché era arrivata la fine. Perché il muro della menzogna era crollato.
“Così….alla fine hai scoperto tutto?”, chiese rivolto a Tali, la quale distolse lo sguardo.
Si alzò. Poco più in là c’era il tavolo dove solitamente giocavano a Poker, con le sedie già poste ai lati di esso e le carte pronte nel mazzo. Il nosto li invitò a sedersi. Così fecero.
“Sono….Dio….Non ricordo neanche quanti anni sono passati da quando qualcuno mi ha chiamato per nome”, fece David, tracciando le dita sul tavolo.
Shepard prese il datapad ed iniziò a leggere, “David Mason. Classificazione di compattimento: HLV (Hyper Lethal Vector). Ultima collocazione nota: Squadra Segreta d’assalto N7 Raven’s Nest. Nome in codice e qualifica nei ranghi N7: Jack Di Picche. Profondo conoscitore di varie tecniche corpo a corpo. Qualifica Speciale: Maestro CQC. Abile con ogni tipo di arma di corta, media e lunga distanza. Qualifica Speciale: Maestro di Spada e Lama Corta. Parla ottimamente diverse lingue terrestri, un dialetto Turian e la lingua commerciale intergalattica. Conoscenze avanzate di livello S in fisica, chimica, medicina, meccanica, matematica, robotica ed informatica. Medaglia d’oro per il salvataggio nella battaglia di Riat. Medaglia d’argento per il comportamento in missione. Medaglia massima N7 per l’estremo sacrificio……E poi un sacco di missioni e rapporti, ma a fondo pagina c’è una cosa interessante….Status Attuale: Ricercato di Priorità 1 dall’Alleanza dei Sistemi, per crimini contro la sua nazione, alto tradimento e pluriomicidio di civili e non…..Ora….a me non me ne frega un cazzo se ti vogliono morto, ho tanta gente su questa nave che ha qualcuno che cerca di ucciderli, ma gradirei che mi si dicessero certe cose, cazzo!!!”, prese un attimo di fiato, “Inoltre, cosa più pressante di tutte, vorrei sapere, perché su queste cazzo di pagine hai una foto da Umano e, invece, davanti ai miei occhi ho un Quarian!”
David andò a togliersi il visore dal casco, “Forse questo può essere di aiuto”
Levatosi il visore, quello che Shepard e Tali videro li lasciò letteralmente di sasso. Due iridi. Una era identificabile, per chi avesse avuto le conoscenze, come Quarian. L’occhio completamente bianco, le iridi erano identificabili solo per via di una luminosità maggiore del resto della sclera. Ma l’altro occhio era tipicamente Umano. La scelra bianca conteneva un’iride color castano chiaro. I segni neri che identificavano alcuni agganci sottocutanei della tua erano evidenti appena sopra le sopracciglia. Tali’Zorah rimase scioccata da tutto ciò, non poteva credere a tutto quello, non lo voleva comprendere. Il castello di carte cadeva, soffiato via dalla brezza.
“Che cosa sei tu?”, domandò il comandante, non potendo comprendere ciò che vedeva.
Dopo aver riposto il visore nel casco, Jack iniziò con la sua spiegazione, “Vi ricordate che vi ho detto che in passato avevo avuto qualche problema con Cerberus? Beh, le cose sono leggermente più complicate di così. Quando ero nel N7 avevo dei buoni compagni di squadra, facevo il mio lavoro di soldato e guadagnavo pure bene. Ma erano operazioni segrete. Li non avevi un nome. Li ti davano un’identificativo. Ci erano voluti anni per unire i migliori uomini dell’Alleanza in una squdra simile. Persino mio padre tentò di entrarvi, ma non vi riuscì. Io riuscii in quell’impresa e per questo lui mi odiò più di quello che già mi odiava. Inoltre il caposquadra riceveva l’idenficativo unico, che non sarebbe mai passato di mano. Il titolo del Jack Di Picche. Chi lo portava doveva esserne degno. Il problema è che una vita fatta di quel tipo di missioni contrastava con le relazioni con i famigliari e non. Così non piacque a molti quando intrapresi una relazione con Jen. Il vero cardine di tutto fu, però, il periodo nero dell’N7. Si scoprirono molti funzionari e soldati corrotti e fu fatta piazza pulita, qualcuno mise delle false prove a mio carico e l’Alleanza ordinò di terminarmi. Assoldarono una banda di assassini di mezza lega per fare il lavoro sporco ed eliminare i corrotti senza sporcarsi le mani e in modo che nessuno potesse risalire a loro. Un’idea del cazzo. Iniziarono gli omicidi e così la polizia dovette intervenire contro quella banda di criminali. Fecero una retata di cui poi quegli stronzi si vendicarono. Jen fu tra i caduti. Capii che ormai non contava più nulla il mio grado o quello che avevo fatto per il mio pianeta….Ed allora li eliminai tutti. Le bande, i corrotti e quelli che avevano dato il via libera a quegli animali.
Poi sono scappato. Ho passato un’infinità di tempo a girovagare e a vivere di quello che trovavo. In seguito sono venuto a conoscenza di una banda di mercenari che pagava bene ogni missione che facevano, le quali ovviamente erano ai limiti dell’impossibile, i cosidetti Sacrificabili. Sono stato con quella squadra per mesi, sembrava che avessi trovato un nuovo posto nel mondo, una nuova vita…..ma, poi, anche li, le cose sono andate a rotoli. Ho girovagato per qualche altro tempo……fino a che non fui rapito da Cerberus. Per loro ero una miniera d’oro. Un ex-soldato N7 dell’Alleanza che tutti volevano morto? Soggetto perfetto per i loro esperimenti. E qui è doveroso un piccolo ripasso scientifico culturale.
Nei nostri tempi la manipolazione del genoma umano è diventata una pratica del tutto normale. Le tecniche di ingegneria genetica sono migliorate a tal punto che i più facoltosi possono –personalizzare-i feti per renderli più forti, più intelligenti ed esteticamente più attraenti. Nelle regioni più permissive, le forme di vita potenziate sono considerate a metà tra gli oggetti e gli esseri senzienti. Esplorando pianeti con forme di vita assolutamente uniche, gli Umani si sono resi conto che la biodiversità terrestre poteva essere compromessa se modificata e ibridata per –mimare- le qualità aliene interessanti. Il Trattato sull’Eredità Genetica di Sudham-Wolcott, ratificato dal Parlamento dell’Alleanza dei Sistemi nel 2161, limitava fortemente l’uso indiscriminato dell’ingegneria genetica, fornendo al tempo stesso delle sovvenzioni governative per le applicazioni considerate più utili. Molti governi forniscono oggi accertamenti e terapie di correzione gratuite per le malattie genetiche nelle coppie che desiderano avere figli. Ciò ha permesso di debellare la quasi totalità delle malformazioni fisiche, dalla fibrosi cistica alla miopia. Più tempestivi sono gli interventi con monitoraggio e terapia allegate e migliori sono i risultati. Queste procedure sono disponibili per gli embrioni o i neonati, sempre nel rispetto delle opinioni personali, anche se l’ambiente perfetto dove eseguirle è in laboratorio, mediante zigoti fecondati artificialmente. Considerando, invece, i tipi di potenziamenti, possiamo dire che il miglioramento delle abilità naturali umane è legale, al contrario dell’aggiunta di nuovi talenti. I trattamenti per potenziare la forza fisica, i riflessi, l’acume mentale o l’aspetto esteriore sono permessi, mentre fornire capacità come digerire cellulosa o l’inserimento di una coda, per esempio, è severamente proibito. Diversi tipi di potenziamento, come ben sai comandante, vengono forniti dall’esercito gratuitamente per le nuove reclute, ma il cittadino medio deve sborsare un sacco di crediti per poter ottenere questi privilegi. Ed ora arriviamo al mio caso. L’ibridazione artificiale di geni provenienti da specie non-umane compatibili con il genoma umano è illegale. Credi che questo abbia fermato Cerberus? Ovviamente no.
Sono stato tenuto in stasi per non so quanto tempo prima di risvegliarmi. E, nel frattempo, loro avevano già fatto ciò che gli interessava. Devi sapere che il codice genetico dei Quarian è non solo più simile a quello Umano, ma anche quello con maggiori possibilità di combinazione e compatibilità. Hanno reclutato i migliori genetisti per affrettare i tempi delle cose. Non potevano certo aspettare che la mutazione si evolvesse nei tempi stabiliti dalla Natura. Ci vogliono addirittura millenni perché una mutazione genetica venga riconosciuta dalla natura ed ancora di più perché si stabilizzi e florisca. Non avendo tutto quel tempo hanno deciso di manipolare la Natura affinchè tutto fosse pronto in tempi Umani. Avevano bisogno di qualcuno adatto per i loro scopi e io ero come oro che è caduto dal cielo nelle loro mani. Sai quanti soldati HLV sono stati finora classificati? Te lo dico io. Due, solo due. Io….e te, comandante. Non potevano sprecarti per questa cosa, che è andata sotto la voce Progetto Dogma, ma hanno avuto la fortuna di poter utilizzare me come cavia”
“Ma perché? Perché fare questi esperimenti? Perché giocare a fare Dio?”, chiese il comandante, sempre più allibbito,
“Credimi Shepard….laggiù nessuno stava giocando. Gli serviva qualcuno da infiltrare nella Flottiglia. Ma non uno sprovveduto, uno che sapesse il fatto suo, che sapesse adattarsi e muoversi bene nell’ambiente….E chi meglio di me? Inoltre, devi sapere Shepard che non è solo Cerberus interessato a queste cose. Se ci pensi, ogni coppia formata da due individui di specie diverse non è altro che un grosso esperimento. Sai quante donne umane muiono ogni anno perché dovevano partorire un bambino il cui padre era un Turian? Ventitrè. Questo succede perché il feto, se di geni dominanti Turian, sviluppa negli arti o nel resto del corpo parti cheratinose accuminate che possono tagliare la placenta, già di per sé fragile, e causare un’emorragia. E’ un rischio che non è messo alla conoscenza di tutti perché si ha paura….paura che la gente perda di vista l’importanza dell’autoconservazione della specie. Tutti vogliono raggiungere la possibilità di modificare un embrione o un corpo vivo con quello che gli passa per la testa. Il punto è che si perde di vista la selezione naturale e l’evoluzione della vita. Se ci vogliono cinquanta anni perché una madre partorisca un figlio Turian senza morire dissanguata, bisogna aspettare i dannatissimi cinquant’anni. Purtroppo la genetica si è sviluppata sotto banco ed io, a malincuore, rappresento il suo successo su tutta la linea. Il mio DNA conserva tutte le possibilità umane unite a quelle dei Quarian, per esempio il sistema immunitario dei Quarian è prossimo allo zero, mentre in combinazione col DNA Umano esso è stabile su un circa cinquantasette percento di efficienza. Il dottor Kravinov, il brillante luminare che aveva creato la formula per riuscire in questa impresa titanica, mi considerava il futuro. Futuro…..di cosa mi chiedo io. Un mondo in cui non si capisce più a cosa si appartiene?....Come puoi ben immaginare, non ero affatto felice del loro -lavoro- quando mi svegliai. Tentarono di farmi cambiare idea….e devo dire che ci ero quasi cascato. Mi dissero che avrei fatto un servizio utile all’Umanità e….diciamo pure che, in quel momento, non avevo più niente per cui combattere o vivere….sai, svegliarsi con tre dita sapendo che prima ne avevi cinque metterebbe a disagio chiunque…..”
“Questo dottor Kravinov….è quello che hai poi ucciso?”, chiese ancora Shepard,
“Si, esatto comandante. Diciamo che sulle prime ero d’accordo sulla storia dell’inflitrarsi sulla Flotta e trafugare informazioni….D’altronde sono un soldato e non avrei certo potuto rientrare nell’Alleanza in queste vesti...così pensai a questa nuova forma come un nuovo punto di svolta nella mia breve vita. Mi furono insegnate le abitudini note dei Quarian, imparai il kelish attraverso vari studi effettuati in anni dai linguisti esperti di Cerberus, imparai a muovermi con il nuovo corpo e imparai a gestire la tuta….Poi scoprii i piani di Cerberus e tutti gli altri esperimenti che compivano in altri laboratori….Io non ero stato certo il primo a subire un trattamento di quel tipo, solo, ero stato l’unico ad uscirne in condizioni accettabili….o meglio….vivo. Non potei sopportare di lavorare per quegli assassini e così me ne andai….E qui finisce la mia storia….il resto più o meno lo sapete”
“Ci hai mentito”, disse Tali, il volto in lacrime, “Ci hai mentito per tutto questo tempo! Me, Han, mio padre, gli Ammiragli, Reegar! E’ per questo che non ti importa di essere stato esiliato dalla Flotta! E’ per questo che non ti interessa nulla di Rannoch!.....Tu non sei uno di noi……Sei un mostro!”
“Cominci a capire il perché ti dicessi di aspettare i risultati della fiala prima di dare peso ai sentimenti?....”, gli rispose David, “Io non esisto. E’ più o meno come uno di quelli che viene invitato ad una festa, lui ci va e nessuno se ne accorge, durante la festa succede un casino….lui muore….e nessuno se ne accorge. Dovevi vedere in faccia questo orrore per capire cosa ne pensavi davvero di me. Ed ecco, io sono qui….Sono un mostro. Spirito di Vendetta trascinato a casa dalla marea….”
“Hai calpestato il pavimento delle nostre navi, hai combattuto con noi, hai avuto il privilegio di appartenere ad una nave…. E tu ci hai restituito solo bugie!......Non meriti niente….”, queste furono le ultime parole di Tali che se ne andò tra lo sconforto e l’amarezza più totale, chiedendosi perché quell’orrore, se l'amore, solo l'amore, le aveva fatto da guida.
 
Mason non la seguì, sapeva che quel momento sarebbe arrivato. L'amore è come la fascia di ozono. Ti accorgi di lui solo quando non c'è più.
“Voglio che tu sappia una cosa Mason”, iniziò duro il comandante, “Quando avremo finito con i Collettori, ti lascerò sul primo pianeta che mi va a genio. Non solo perché hai raccontato un mucchio di stronzate a me, a Tali ed a ogni altra persona su questa astronave, ma perché io ho bisogno di gente di cui mi possa fidare, gente di cui poter essere amica e…francamente…non me ne faccio un cazzo di una testa di cazzo come te. Potrai anche essere il più grande soldato di questo Universo, ma sei senz’anima…e preferirei mille volte avere nella mia squadra una recluta che non sa sparare, ma con un cuore, piuttosto che una macchina assassina senza emozioni. Io mi aspetto di poter costruire un solido legame con chi mi sta intorno e per quanto capisca il tuo dolore e tutto quello che hai passato…..non è così che si va avanti. Andando avanti alla tua maniera rimarrai dinuovo solo….come adesso”, Shepard si alzò dal tavolo e se ne andò verso la cabina di comando.
David rimase da solo nell’hangar. Così come doveva essere.
 
Solo.
 
I Got A Name –Django Unchained
 
 
A tutto c’è una fine. E’ solo che ognuno di noi vorrebbe che arrivasse il più tardi possibile. Nel prossimo capitolo ci vorrà coraggio, vi aspetto in: “La Massima Forma di Fiducia + …. ???”
 
 
Tema Musicale del prossimo capitolo: Madeon -Finale
  
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