Capitolo 28: I
pregiudizi di una persona
Pov Sakura
Nonostante le preoccupazioni create da Kabuto
e dalle sue probabili intenzioni di distruggere il mondo, era stato un periodo
felice che mai avevo vissuto in vita mia. Alla mia famiglia era già capitato di
vivere momenti sereni, perché anche in assenza di Kumiko
e Naho, Daiki e Akai ci riempivano di gioia, ma quello che stavamo vivendo
adesso poteva definirsi perfetto, una perfezione che veniva a mancare quando
sentivo la porta di casa sbattere violentemente.
Sospirai.
Era da un paio di giorni che Naruto tornava a
casa molto arrabbiato e in condizioni disastrose.
Lo trovai malamente sdraiato sul letto matrimoniale, con una gamba a
penzoloni.
“Naruto, tutto bene?” gli chiesi, nonostante
fosse una domanda stupida, ma era un modo per farlo parlare, perché sapevo che
necessitava di essere ascoltato.
“Si, si tutto bene!” disse scocciato e dopo aver sospirato e essersi
tolto il copri fronte, fissando il
soffitto, si corresse “No, non va affatto bene. Mi sono nuovamente scontrato
con il padre di Merody!”
“Quando dici scontrato… intendi?”
“Che l’ho preso a calci!” sospirò “no… anche
se sono tentato. Ho avuto uno
scontro verbale con lui e io sono stato come al solito il perdente!”
Mi rattristai, pensavo che i pregiudizi verso Naruto
fossero finiti del tutto, ma a quanto pare Kurama
suscitava ancora parecchio timore in giro per il mondo.
“Sai qual è la cosa buffa?” mi chiese “Che Sasuke
mi ha difeso. Quando quell’uomo ci è andato giù pesante con gli insulti, quel
teme non si è trattenuto e…ho scoperto che Sasuke ha un vocabolario molto più saporito di quel che
credevo!” disse sorridendo nervosamente.
Io invece non ero per niente sorpresa di un tale gesto.
“Sasuke non è certo il tipo che dimostra di essere
legato a qualcuno, ma si è ormai che capito che il legame che ha verso di te è
quasi morboso, come il tuo nei suoi confronti!”
“Sarà…ma secondo me si è scaldato per sfogare
la sua rabbia, dopo che l’ho sconfitto nuovamente in allenamento” disse
mettendosi seduto e facendomi segno di sedermi accanto a lui.
“Mi sembrava di aver capito che vi fermaste sempre prima di arrivare a
un vincitore proprio per non cominciare a litigare fra voi due su chi fosse il
migliore! Lo sai che ora Sasuke diventerà paranoico!”
dissi esasperata.
Naruto sorrise “Tranquilla,
non l’ho sconfitto. Ci siamo fermati quando abbiamo cominciato a sentire le
nostre forze venire meno, ma lui era più
stanco di me…quindi a suon di logica, il vincitore
sono io!” disse mio marito con orgoglio.
Alzai gli occhi al cielo. A volte quei due mi sembravano dei bambini,
bambini che giocavano duramente e che dovevano sempre essere aggiustati una
volta rientrati a casa.
Negli ultimi tempi quei due si incontravano il pomeriggio per allenarsi
e migliorare le loro tecniche, per essere pronti ad affrontare Kabuto, senza rendersi conto di esagerare. Più volte mi era
capitato di dover sistemare una slogatura alla spalla o a una caviglia ad entrambi e anche quella sera dovetti
curare qualche ferita a mio marito.
Sentii Naruto sospirare, il cattivo umore era
ritornato e successivamente lo sentii dire “Sakura…pensi
che ci sarà sempre qualcuno che mi odierà? Insomma posso capire il motivo per
cui il padre della mia allieva mi temi e abbia paura dell’incolumità di sua
figlia, ma quest’uomo non mi vuole nemmeno ascoltare, nè
me nè nessun altro che prova a difendermi. Io non so
come fargli capire che non sono un demone assetato di sangue e che nemmeno Kurama lo è!”
“Purtroppo i pregiudizi sono difficili da combattere. Kurama è stato temuto per secoli e secoli ed è difficile
per coloro che non ci vivono a stretto contatto credere che in pochi anni sia diventato…diciamo pacifico!”
Naruto sbuffò
“si lo so, ma…ah lasciamo perdere!” Si alzò per
dirigersi verso la porta del bagno. Sapevo che dopo una doccia si sarebbe
mangiato tutto quelllo che c’era in frigorifero per
recuperare le energie e decisi di preparargli qualcosa di speciale che potesse
metterlo di buon umore e nel mentre pensai a qualche soluzione.
L’indomani mattina decisi di darmi da fare. Mi alzai prima di Naruto e sebbene il mio turno in ospedale iniziasse dopo
pranzo, mi preparai per uscire.
“Mamma, dove stai andando?” mi chiese Kumiko,
alzatasi probabilmente riconoscendo i miei passi.
Le dissi le mie intenzioni facendole promettere di non rivelare niente a
nessuno. Accettò, ma solo a condizione che la portassi con me.
Bussai alla porta di una villetta ai confini del villaggio dove si
trovavano i membri del clan Uta. Mi aprì una signora
dall’aspetto carino e simpatico che mi
informò che suo marito e sua figlia non erano in casa.
Mi era andata male. Il mio proposito di aiutare Naruto
era andato a quel paese, fino a quando non vidi mia figlia correre verso la
direzione opposta di dove eravamo diretti.
La richiamai, ma solo quando la raggiunsi capii il perché della sua
piccola “fuga”.
Merody e suo
padre si trovavano vicino al fiume che tracciava i limiti del villaggio ad
allenarsi.
L’uomo era molto duro e sembrava rimproverare la figlia quando questa,
esausta, cadeva a terra sfinita.
“Non le sembra di esagerare? È mattino presto e dalle vostre condizione
si direbbe che vi stiate allenando da molte ore!” dissi avvicinandomi alla
ragazza che aveva il fiatone. La feci sdraiare un attimo e le diedi dell’acqua
per idratarsi un po’.
Kumiko e Naho, quest’ultima unitasi a noi per mio volere, si
avvicinarono alla ragazza. Kumiko aveva legato con Merody e le voleva bene. Potevo capirlo dallo sguardo
preoccupato che le rivolgeva.
“Lei chi è? Perché si intromette?” mi disse in modo sgarbato l’uomo.
“Per uno che non è originario di questo villaggio, si crede un po’
troppo il padrone di casa. Per sua informazione sono un ninja medico e se non
vuole che sua figlia si ammali sul serio, solo per non permetterle di
riprendere fiato qualche secondo, sarò io che non concederò fiato a lei!” gli
dissi con aria di rimprovero, sebbene il suo volto continuava ad assumere un
espressione di presunzione.
“E non mi guardi con quell’aria da superiore. Sono in grado di farle
parecchio male!” lo minacciai.
“Senta, io non l’ho cercata, né so perché sia venuta qui…vorrei
solo continuare l’allenamento con mia figlia, in quanto non ha un insegnante e
l’hokage non sembra volerla assegnare a qualche altro
sensei!”
“A me sembrava che ce l’avesse un insegnante!”
“Non era idoneo alle esigenze di mia figlia!” mi disse incrociando le
braccia al petto.
“E come può dirlo?” gli chiesi.
“So chi è e non mi fido di lui e nemmeno voi abitanti del villaggio
dovreste, ma qui sembrate tutti avere una predilezione per quell’essere!” mi
disse l’uomo con aria contrariata.
“Con “quell’essere” intende dire Naruto Uzumaki?” gli chiesi stringendo i pugni per trattenermi da
compiere qualche atto di cui mi sarei pentita. Non volevo fargli capire subito
chi ero, non volevo che le mie intenzioni di fargli cambiare idea su di lui,
fossero personali, perché le mie erano convinzioni soggettive, ma chiunque del
villaggio ormai mi avrebbe appoggiato, vedendo mio marito da un lato oggettivo.
“Mi sembra ovvio. Di chi se no? avete altri insegnati non idonei a
questo ruolo in questo villaggio?”
“Non abbiamo insegnati che non siano idonei a questo ruolo. Sono tutti
qualificati. Di certo non si prende il primo capitato a insegnare. Si prendono
ninja esperti di cui ci si può fidare e che hanno protetto il villaggio
rischiando la loro vita!”
“A sentirla parlare sembra che quel demone sia una cosa positiva per questo
villaggio!”
Gli indicai di guardarsi intorno “Vede qualche cosa che le fa credere
che sia una minaccia per Konoha?”
Lo vidi guardarsi intorno “Solo perché il villaggio è integro non
significa niente. Non è stato tempo addietro distrutto e raso quasi
completamente al suolo?” mi domandò.
“Non è stato ben informato. È stato un membro dell’akatuki
a distruggerlo!”
Lo vidi sorridere “Non ci crederò mai!”
“Io ero presente e Naruto non era nemmeno nei
paraggi quando è accaduto. È arrivato a fatto compiuto!”
“Quindi quel demone che tutti difendete tanto e che tutti elogiate come
buon shinobi, non ha fatto il suo dovere!”
“Ora sta rigirando la frittata? Prima da la colpa a Naruto
di aver distrutto il villaggio e subito dopo cambia idea dandogli la colpa di
non averlo salvato prima che venisse raso al suolo? Ma che razza di persona è
lei che da la colpa di tutto a una persona che ha fatto tanto nella vita,
ottenendo come risultati solo calci in faccia?”
Quell’uomo sbuffò “Non mi interessa se sia stato o meno lui a distruggere
il villaggio quindici anni fa, fatto sta che più di trent’anni orsono, il
villaggio è stato davvero attaccato dal nove code e questo non cambia la mia
idea su quell’uomo!”
“Se lei avesse un cervello con cui ragionare signore, farebbe un rapido
calcolo, arrivando alla conclusione che Naruto era
solo un neonato quando avvenne quel fatto e che il nove code ha ucciso molte
persone tra cui anche i suoi genitori, venendo successivamente accusato di
tutto quello successo perché il demone è stato sigillato in lui. Questo non è
giusto. Sarebbe contento se sua figlia venisse accusata di qualcosa che non ha
commesso?”
“Merody non ha un demone sigillato in sé. E
poi l’appoggio sul fatto che quell’essere non ha colpa per essere scelto come
contenitore del Kyuubi, ma in quanto prescelto è
diventato una marionetta di quel demone e questo mi basta e avanza per tenere
mia figlia lontana da lui!” mi disse non dandomi una vera risposta.
“Ma se fosse Merody al suo posto?” insistetti.
Lo vidi chiudere gli occhi e riflettere “Prenderei dei provvedimenti!”
disse serio.
Lo guardai sconvolta “Cosa vorrebbe dire?”
“Noi siamo un clan, che insieme agli Uzumaki,
hanno il compito di fermare o eliminare i bijuu in
circolazione. Questa è la nostra missione primaria ed è la cosa più importante!
Anche la famiglia passa in secondo piano se c’è in mezzo un bene più grande!”
Strinsi i pugni “Con questo vorrebbe dire che eliminerebbe sua figlia
pur di togliere di mezzo un demone che potrebbe non rappresentare un pericolo?”
chiesi sconcertata.
“Si, in quanto un demone è sempre un pericolo e in quanto Uzumaki, quell’uomo avrebbe dovuto togliersi la vita da un
pezzo. Con il suo comportamento ha disonorato il suo clan, non portando a
compimento la missione. Potessi lo eliminerei io stes…”
Non riuscii più a trattenermi e gli diedi un pugno in faccia facendolo
cadere a terra.
Le bambine mi raggiunsero cercado di farmi
calmare e Merody si chinò su suo padre per
controllare le sue condizioni.
“Non riusciresti nemmeno ad alzare un dito contro di lui!” dissi con
affanno per la rabbia “Ti eliminerei prima che tu possa avvicinarti
abbastanza!”
L’uomo mi guardò storto e pulendosi il labbro disse “Tu…tu
non puoi capire. Il mio clan ha passato secoli ha combattere contro questi
demoni e mai questi mostri si sono dimostrati buoni, mai senza un tornaconto e
non sarai tu a farmi cambiare idea su cosa possano fare queste spietate
creature, nemmeno se sono racchiuse in un essere umano!” mi disse alzandosi in
piedi.
Lo guardai e riflettei sulle sue parole “Anche se posso essere in parte
d’accordo sul fatto che difficilmente i demoni possono essere amichevoli, lei
distruggerebbe tutto quello che potrebbe essere buono per sua figlia?”
L’uomo mi guardo stranito “Cosa centra?”
“Risponda. Lei distruggerebbe il villaggio dove sua figlia crescerebbe e
dove ci sono le persone più care a lei, facendola così soffrire?” gli chiesi
guardandolo dritto negli occhi.
“Mi sembra una risposta scontata. Ogni padre vuole bene ai suoi figli e
non vorrebbe mai che questi soffrano!” mi rispose.
Sorrisi “Lo stesso vale per Kyuubi. Mettiamo
caso che lui non sia cambiato e che abbia intenzione di manipolare Naruto, non credi che non lo farebbe proprio perché i suoi
figli amano questo villaggio e le persone che ci vivono?” dissi, mentre lo
sguardo dell’uomo diventava sbigottito.
“Kyuubi ha dei figli? Non è possibile, io non
le credo!”
Naho e Kumiko lo guardarono e la prima disse “Noi siamo un esempio
eppure non mi sembra che il mio aspetto sia così spaventoso!”
L’uomo rimase senza parole, ma poi con scetticità
scoppiò a ridere.
“Se credi che questa pagliacciata per farmi credere che Naruto sia idoneo a fare da insegnate possa funzionare, perdi
il tuo tempo!”
Kumiko mi guardò
“è inutile mamma, non ci crede!”
Le accarezzai la testa ormai rassegnata, ma qualcosa che non avrei mai
immaginato di vedere, si materializzò sotto i miei occhi.
Naho si mise a
quattro zampe e chiuse gli occhi come a volersi concentrare. Un intenso chakra di colore rosso cominciò a circondarla e a bollire. Piano
piano i tratti di una bambina di soli sei anni
cominciarono a essere sostituiti da tratti più canini, fino a essere
interamente ricoperta di pelo quando il chakra si
ritirò.
Non avrei mai creduto di vedere mia figlia nelle sue vere sembianze,
avendo espresso il suo volere di rimanere umana per sempre.
Aveva un pelo rosso intenso come i suoi capelli che facevano risaltere i suoi occhi azzurri come il cielo. Aveva già tre
code che spuntavano a differenza di Akai che ne
manifestava solo due.
Merody e suo
padre rimasero a bocca aperta, incapaci di dire qualsiasi cosa.
“Ora che mi sono trasformata,
consideri ancora tutta questa storia una montatura?”
L’uomo continuava a fissarla e fece un passo indietro quando Naho provò avvicinarsi.
“Oh andiamo, non mi dirai che ora ti terrorizzo? Eppure credo di avere
un aspetto carino?” disse inclinando la testa da un lato rendendola ancora più tenera.
Merody sorrise e
provò ad avvicinarsi, ma venne bloccata dal padre che l’afferrò per un braccio.
“Stai lontana da mia figlia. Che il tuo aspetto sia tenero o meno, fa sempre
di te un demone e quindi un qualcosa da eliminare!” disse minacciando mia
figlia.
Stavo per perdere le staffe, quando un’altra cosa inaspettata mi
sorprese.
Kumiko si fece
avanti e pestando i piedi a terra disse “Ehi, non ti permetto di parlarle così.
Sarà insopportabile per la maggior parte
delle volte, ma solo io ho il diritto di minacciare mia sorella!”
Naho la guardo
sorpresa per poi saltarle addosso e leccarla, sebbene Kumiko
non gradisse quelle coccole.
“Padre, io ho conosciuto il Kyuubi in persona
e non mi è sembrato pericoloso. Inoltre Naruto è
stato il mio insegnate per diverso tempo e non ti ha mai creato problemi questo
fatto. Se tu non sapessi ancora della sua reale identità, mi avresti lasciato
nel suo team e io sarei ancora qui accanto a te, perché Naruto-sensei
non sarebbe capace di nuocere a nessuno.
L’uomo fissò la figlia con sguardo serio. Sembrava quasi essersi
convinto quando, per la terza volta in
cinque minuti, accadde un’altra cosa inaspettata.
“Sakura cosa è successo?”
Naruto, in
groppa a Kurama, ci avevano raggiunti.
“Abbiamo sentito il chakra di Naho. State tutti bene?” chiese preoccupato, prima di
notare il padre di Merody.
“Cosa stavi facendo alla mia famiglia? Non ti sbasta
prendertela con me? Se so che hai fatto del male alle mie bambine o a mia moglie, allora si che ti darò un valido
motivo per avere paura di me!” disse Naruto
guardandolo storto.
Kurama aveva
donato lo stesso sguardo minaccioso all’uomo, non aiutando la mia causa.
“Naruto, Kurama è
tutto apposto. Stavo solo cercando di convicere quest’uomo
a far tornare Merody in squadra con te!”
Kurama abbassò
le orecchie, sentendosi colpevole per l’ennesimo problema creato a Naruto.
Naruto mi guardò
con occhi commossi, poi mi abbracciò.
“Grazie Sakura!”
“Ehi, abbiamo contribuito anche noi!” disse mia figlia tirando i
pantaloni di suo padre.
Naruto sorrise “Graz…eh Naho?”
La volpina sorrise “Ti piaccio così?” chiese, mentre Kurama
le puliva il pelo, piuttosto felice di vedere la sua cucciola con le sue reali
sembianze. “Però credo di aver peggiorato la situazione. Ora oltre a papà Kurama, quel tizio teme anche me!” disse mettendo il
broncio.
Naruto sospirò e
le accarezzò la testa “Non è colpa tua tesoro, ma è la testardaggine di certe
persone a rendere questo pianeta, un luogo a volte spiacevole dove vivere!”
“Non ti permetto di parlare così del sottoscritto!” disse il padre di Merody.
“Vorresti dire che non è così? Chi è che sta facendo soffrire sua figlia
e Naruto per colpa mia e per le cose che ho fatto in
passato? Sono stato cattivo e potrei benissimo compiere un massacro in un
secondo se solo volessi. Volendo potrei ucciderti in un istante e eliminare il problema, ma la
questione è che non voglio. Ora ho dei cuccioli e non voglio che vengano odiati
e usati da persone egoiste come lei. Voglio che siano in grado di essere amati
e di saper amare e di certo farò in modo di dar loro il buon esempio, sebbene Naruto e Sakura fanno tutto questo in modo migliore del
mio. E insegnerò loro anche un’altra cosa, a non dare retta a persone che le
giudicano per le loro origini o per il loro aspetto, perché loro sono superiori
a quelle persone e non vale la pena di dannarsi l’anima pur di farsi accettare
da quegli esseri che sono mostri più di quanto lo possiamo essere noi!” disse
per poi voltargli le spalle e affiancare Naruto.
“Andiamocene, è tempo sprecato qui!”disse in un ringhiò, per poi incamminarsi.
Tutti noi seguimmo il suo esempio, Naruto però si
fermò a guardare Merody e accennargli un piccolo e
triste sorriso.
“Adesso basta!” urlò Merody.
Ci girammo verso di lei sorpresi.
Merody, la
ragazzina che si era sempre dimostrata timida, ora faceva sentire la sua voce.
“Non ne posso più di questa storia. È ridicolo. Naruto
non è pericoloso, né Kurama e i suoi cuccioli. Io ne
sono convinta e se non posso essere sua allieva, allora non sarò più un ninja e
al diavolo le tradizioni di famiglia. Ninja significa proteggere i propri
ideali e le persone a cui si vuole bene giusto? Naruto
è una delle persone che amo di più, ma se non posso star lui vicino e
proteggerlo, al contrario devo diventare sua nemica perché appartengo a un clan
sterminatori di demoni allora…io non trovo più il
senso di indossare questo coso!”
Disse la ragazzina togliendosi e gettando a terra il suo copri fronte.
Diede un ultima occhiata a tutti, soprattutto al padre, poi se ne andò.