Not
Enough
17#
You should have told me the truth, but thank you
La
mattina
seguente, Belle si svegliò con la strana convinzione che in
quel
giorno tutto si sarebbe aggiustato. Anche se, nella sua mente, era
più convinta del contrario, più precisamente che
tutto sarebbe
andato a rotoli.
Si rigirò nel
letto un paio di volte, prima che il suo gomito imbattesse in
qualcosa di stranamente consistente.
Lentamente, socchiuse gli occhi e girò
la testa per verificare cosa effettivamente fosse la cosa contro cui
si era scontrata: Harry continuava a dormire al suo fianco, il
respiro stranamente era calmo; si fermò a guardarlo per
qualche
istante: era stato gentile, a farla entrare e lasciare che
s'insediasse in casa sua, constatò.
Sospirò e fece per
alzarsi prima che un braccio le cingesse il busto, rendendole
impossibile ogni movimento: Harry la stava abbracciando con fermezza,
la ragazza non poté fare a meno di sentirsi protetta tra le
sue
braccia; tornò ad affondare la testa nel cuscino e
tirò su le
coperte, mentre con le dita percorreva il profilo dell'arto che
l'aveva fermata.
“E' ora di
alzarsi, Harry” sussurrò riuscendo dopo qualche
tentativo a
girarsi: il suo viso ora era vicinissimo a quello del ragazzo, Belle
poteva sentire il suo respiro caldo e regolare accarezzarle gli
zigomi.
Il ragazzo brontolò
qualcosa, prima di stringerla con maggiore energia.
“Faremo tardi a
lavoro” continuò lei, cercando di concentrarsi: i
riccioli ribelli
del giovane ricadevano morbidi sul cuscino ed alcune ciocche
spettinate gli coprivano gli occhi.
“Harry, devi
svegliarti, Paul ci aspetta”
Belle non avrebbe
mai pensato a quanto sforzo le sarebbe costato dire quel nome,
sospirò ingoiando le lacrime: doveva essere forte, doveva
affrontarlo.
Quel nome, ebbe
anche il potere di riscuotere Harry, che la guardò negli
occhi dopo
essersi spostato i capelli da davanti gli occhi.
“Buongiorno”
sussurrò senza accennare a sciogliere l'abbraccio.
“Buongiorno”
rispose lei con un sorriso.
“Dormito bene?”
“Sì, tu?”
“Mai dormito
meglio”
Sorriso per qualche
istante, prima di chiudersi in un lungo silenzio, che fu Belle a
rompere.
“Harry?”
“Sì?” rispose
lui con un espressione felice negli occhi.
“Non riesco a
respirare, se mi tieni così stretta”
Il ragazzo arrossì
violentemente, prima di mugugnare uno “scusa” poco
entusiasta e
lasciarla libera di muoversi.
“Andiamo a
lavoro” sussurrò una volta in piedi, osservando
Belle che
armeggiava in camera sua: lo colpì la naturalezza con cui
lei si
muoveva in quell'ambiente, quasi fosse stata creata apposta per stare
in quel luogo.
La ragazza annuì,
osservando i vestiti ancora bagnati appesi su una gruccia vicino
all'armadio.
“Non so cosa
mettere” sussurrò poi, arrossendo imbarazzata.
Harry sorrise,
osservando le sue gote imporporarsi, prima di aprire un cassetto
dell'armadio.
“Lo so, sono
boxer, ma fuori fa caldo. E non ho abiti da donna”
provò a
scusarsi allungandole il capo.
“Grazie –
rispose lei colpita da quel piccolo gesto: il capo era abbastanza
largo, senza i classici dettagli sul davanti, probabilmente vestivano
abbastanza grandi – posso avere un ago? Sai, vorrei cucire
l'apertura davanti” chiese gentilmente tornando ad arrossire.
Harry annuì,
estraendo dal primo cassetto del comò l'occorrente
“Lascia, faccio
io” disse con un sorriso afferrando nuovamente il capo ed
iniziando
a sistemare il problema, sotto lo sguardo esterrefatto di Belle.
“Sai cucire?”
chiese timidamente: non se lo sarebbe mai aspettato, da uno
così. Il
ragazzo sorrise.
“Ci sono tante
cose che non sai di me” le rispose staccando il filo e
consegnandole i boxer, per poi afferrare un paio di jeans ed una
maglia, adagiandone una simile sul letto.
“Ehm, credo che mi serva una cintura...” chiese
Belle leggermente titubante.
Harry sorrise,
dandosi mentalmente dello scemo: ovviamente un capo del genere,
nonostante avesse l'elastico in vita, non le sarebbe mai stato, dato
l'esile busto che aveva. Frugò nell'armadio un paio di
secondi,
prima di estrarre una cintura senza fori, perché ovviamente
anche in
quel caso ci sarebbero stati problemi, e lui odiava bucare la pelle
di quegli accessori.
“Grazie”
rispose lei, afferrando le proprie cose e dirigendosi verso il bagno,
venne fermata per un braccio da Harry, che le sorrise dolcemente.
“Tranquilla,
resta qui, vado io di là” provò a
metterla a proprio agio, le
sorrise e si chiuse velocemente la porta alle spalle.
Appena fuori,
scoprì il bisogno di respirare: non si era nemmeno accorto
di aver
trattenuto il fiato. Respirò dunque affannosamente, mentre
ripensava
all'effetto destabilizzante che quella ragazza aveva su di lui.
Dopo una decina di
minuti, furono pronti, sebbene irrimediabilmente a digiuno. Ma
ovviamente Harry, non aspettando ospiti, non aveva provveduto a fare
la spesa, quindi non avevano niente da mangiare. Lui si era scusato,
arrossendo violentemente, mentre lei gli aveva risposto che non
importava, che avrebbero rimediato qualcosa da Belle o in studio:
dallo sguardo, il ragazzo capì che lei aveva paura di
affrontare
Paul. Le strinse la mano con forza, cercando di infonderle coraggio,
mentre chiudeva la porta e si dirigeva alla macchina. Una volta
davanti alla vettura, controllò l'ora.
“Merda! E'
tardissimo! - esclamò con un tono lamentoso– Non
ce la farò mai
ad andare a prendere Lia – sospirò cercando di
trovare una
soluzione – Ma certo! - continuò dopo qualche
istante – Niall
sta vicino a voi, e credo si a ancora a casa, quindi può
pensarci
lui” esclamò contento per la sua trovata geniale.
Belle sorrise.
“Beh, questo
almeno la farà felice” commentò con un
sorriso.
Lui rise “Oppure
decide di uccidermi”
Lei seguì la sua
risata “Tranquillo, credo di essere la prima, nella sua lista
di
omicidi” rispose criptica.
Harry sospirò
lanciando la propria ventiquattr'ore nel sedile posteriore, e si
affrettò a mettere in moto.
Dopo mezz'ora nel
traffico londinese, finalmente arrivarono a destinazione; ovviamente
Lia e Niall erano già là che li attendevano.
“Belle” la
salutò gelida l'amica
“Buongiorno” si
sforzò la mora, cercando di non dar troppo peso al tono
acido
dell'amica, mentre le mostrava un sorriso.
“Si può sapere
dove sei stata stanotte? Sono due giorni che non dormi a
casa” la
rimproverò l'amica.
“Lia, sei
paranoica. Ho dormito fuori, e allora?”
“E allora?! E
allora io mi sono preoccupata a morte!” la
rimproverò la rossa.
“Se volevo una
mamma, certamente avrei tenuto la mia” rispose a quel punto
Belle
infastidita dal tono dell'amica. Capiva la preoccupazione, ma quella
scenata in pubblico era decisamente troppo.
Ovviamente Lia non
apprezzò il riferimento ai genitori dell'amica: sapeva bene
dei
rapporti tesi che Belle aveva in famiglia, specie dopo che lei aveva
deciso di andarsene per frequentare l'università.
“Belle, non ti
sto dicendo di non andare a dormire fuori, per me puoi passare tutte
le notte che vuoi con Harry o con chi per lui...”
provò a
spiegarsi la rossa prima di venir interrotta dall'amica.
“Cosa vorresti
insinuare?” la riprese lei, acida.
“Non insinuo
nulla, sto solo dicendo che se vuoi passare la notte a casa del tuo
ragazzo, puoi tranquillamente dirmelo”
“Noi non stiamo
insieme”
“Okay, allora
amante, come ti pare”
“Non abbiamo quel
tipo di relazione, okay? Siamo solo amici. AMICI”
“Oh, certo, come
con Liam, vero? Hai un po' troppi amici non ti pare?”
“Vaffanculo, Lia,
sul serio, vaffanculo”
“Cazzo, ma non lo
capisci che ti voglio bene e mi preoccupo per te?”
“Se eri
preoccupata, evitavi questa cosa plateale. Ma a quanto pare ti piace,
essere al centro dell'attenzione, no? Non puoi sopportare che
qualcuno ti rubi la scena, no?” la riprese acida, per poi
voltarle
le spalle. Lia le afferrò la mano.
“Senti, mi
dispiace, okay? Lo sai che ti voglio bene, e mi sono preoccupata, non
vedendoti stamani. Senza contare che non avevi lasciato nemmeno un
messaggio, niente” provò a spiegarsi. Belle le
strattonò la mano,
infastidita.
“Non m'interessa.
Pensa, prima di parlare, la prossima volta – le rispose
dirigendosi
verso Harry – posso stare da te, fino a che non trovo una
sistemazione?” chiese imbarazzata.
Lui le sorrise
annuendo “Puoi stare da me tutto il tempo che vuoi”
La mattinata
trascorse veloce per quasi tutti, tranne per Harry che continuava a
fissare il suo superiore mentre sentiva crescere dentro di lui la
voglia di tirargli un bel pugno sul naso, giusto per rompere quello
stupido sorriso che sbatteva in faccia a chiunque, Belle ovviamente
aveva lo stesso pensiero, sebbene la sua voglia era più
quella di
castrarlo.
La ragazza sospirò,
avvicinandosi a Liam durante la pausa pranzo.
"Liam, io...
volevo ringraziarti” gli sussurrò sedendosi
davanti a lui.
“E di cosa?”
rispose lui concentrato sul suo panino.
“Lo sai... la
notte in cui ti ho chiamato” rispose con un tono di voce
basso,
giusto perché nessuno potesse sentire la conversazione.
“Intendi
venerdì?” ripensò lui interrogativo.
“Sì, insomma, se
tu non avessi mandato Harry non so cosa sarebbe potuto
succedere”
esplicò lei. Un barlume di comprensione comparve sul volto
di Liam.
“Oh, ma io non ho
mandato nessuno, Harry ha fatto tutto da solo”
spiegò. Belle
scattò in piedi, sul suo volto un espressione confusa e
stupita.
“Cosa?! - esclamò
con un tono decisamente troppo alto, tanto che tutta la sala si
voltò
verso di loro. Arrossendo, Belle si costrinse a sedersi e a ripetere
con un tono decisamente più basso –
cosa?”
“Hai sentito
bene: Harry mi ha detto che mi stavi chiamando, ma io gli ho detto di
lasciar stare e che ti avrei richiamato più tardi. Pochi
minuti
dopo, è uscito in fretta. Quindi era venuto da
te...” commentò.
La ragazza si alzò
nuovamente, portando con se la propria macedonia ed abbandonando il
resto sul tavolo: a quella rivelazione le si era chiuso lo stomaco.
“Sei stato tu!”
esclamò sedendosi davanti ad Harry. Il ragazzo
alzò il viso dal
proprio piatto di pasta.
“Scusa?”
“Tu mi hai
salvata – esplicò lei puntando un dito contro di
lui – perché
mi hai detto che è stato Liam?” chiese poi.
“Credevo che
fosse ciò che volevi sentirti dire –
spiegò – e poi avevi
chiamato lui”
“Avresti dovuto
dirmi la verità. Ma grazie” rispose lei, onorata
dalle piccole
attenzioni e dalle buone intenzioni del ragazzo.
“Prego” rispose
lui, contento dell'espressione stupita ma riconoscente di lei.
“Sul serio Harry,
ti devo troppe cose” commentò lei.
“Non dirlo
neanche, è stato un piacere.
Se non fosse
stato per quello, probabilmente non ti saresti mai accorta di me;
pensò con una punta di amarezza.
Buonasera a voi, lettori di tutta Italia! [e chissà, magari anche fuori]
Okay,
questo capitolo mi fa abbastanza schifo, ma dopo il suicidio precoce
della mia ispirazione, non sapevo come migliorarlo.
Vi chiedo umilmente perdono, se vi faccio leggere un tale scempio.
Il problema è che le idee che avevo in testa erano
bellissime, lo scriverle è stato un vero problema.
Ma ormai è fatta, e non voglio più procastinare.
Ora arriva la domanda da un milione di dollari:
Secondo voi, ha ragione Belle o Lia?
Aspetto risposte.
Un bacio,
-J