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Autore: Leyton_Nenny    12/02/2013    4 recensioni
Belle si guarda allo specchio.
E automaticamente sa di non essere abbastanza.
Non abbastanza carina, non abbastanza simpatica. Non abbastanza intelligente.
Non abbastanza sotto ogni punto di vista.
Non sorride abbastanza, non parla abbastanza. Non agisce abbastanza.
Non è abbastanza. Non può fare abbastanza.
Non amerà mai abbastanza, e non sarà mai abbastanza.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Not Enough

17# You should have told me the truth, but thank you
 

  

 

 

 

 

 

 


La mattina seguente, Belle si svegliò con la strana convinzione che in quel giorno tutto si sarebbe aggiustato. Anche se, nella sua mente, era più convinta del contrario, più precisamente che tutto sarebbe andato a rotoli.
Si rigirò nel letto un paio di volte, prima che il suo gomito imbattesse in qualcosa di stranamente consistente.
Lentamente, socchiuse gli occhi e girò la testa per verificare cosa effettivamente fosse la cosa contro cui si era scontrata: Harry continuava a dormire al suo fianco, il respiro stranamente era calmo; si fermò a guardarlo per qualche istante: era stato gentile, a farla entrare e lasciare che s'insediasse in casa sua, constatò.
Sospirò e fece per alzarsi prima che un braccio le cingesse il busto, rendendole impossibile ogni movimento: Harry la stava abbracciando con fermezza, la ragazza non poté fare a meno di sentirsi protetta tra le sue braccia; tornò ad affondare la testa nel cuscino e tirò su le coperte, mentre con le dita percorreva il profilo dell'arto che l'aveva fermata.
“E' ora di alzarsi, Harry” sussurrò riuscendo dopo qualche tentativo a girarsi: il suo viso ora era vicinissimo a quello del ragazzo, Belle poteva sentire il suo respiro caldo e regolare accarezzarle gli zigomi.
Il ragazzo brontolò qualcosa, prima di stringerla con maggiore energia.
“Faremo tardi a lavoro” continuò lei, cercando di concentrarsi: i riccioli ribelli del giovane ricadevano morbidi sul cuscino ed alcune ciocche spettinate gli coprivano gli occhi.
“Harry, devi svegliarti, Paul ci aspetta”
Belle non avrebbe mai pensato a quanto sforzo le sarebbe costato dire quel nome, sospirò ingoiando le lacrime: doveva essere forte, doveva affrontarlo.
Quel nome, ebbe anche il potere di riscuotere Harry, che la guardò negli occhi dopo essersi spostato i capelli da davanti gli occhi.
“Buongiorno” sussurrò senza accennare a sciogliere l'abbraccio.
“Buongiorno” rispose lei con un sorriso.
“Dormito bene?”
“Sì, tu?”
“Mai dormito meglio”
Sorriso per qualche istante, prima di chiudersi in un lungo silenzio, che fu Belle a rompere.
“Harry?”
“Sì?” rispose lui con un espressione felice negli occhi.
“Non riesco a respirare, se mi tieni così stretta”
Il ragazzo arrossì violentemente, prima di mugugnare uno “scusa” poco entusiasta e lasciarla libera di muoversi.
“Andiamo a lavoro” sussurrò una volta in piedi, osservando Belle che armeggiava in camera sua: lo colpì la naturalezza con cui lei si muoveva in quell'ambiente, quasi fosse stata creata apposta per stare in quel luogo.
La ragazza annuì, osservando i vestiti ancora bagnati appesi su una gruccia vicino all'armadio.
“Non so cosa mettere” sussurrò poi, arrossendo imbarazzata.
Harry sorrise, osservando le sue gote imporporarsi, prima di aprire un cassetto dell'armadio.
“Lo so, sono boxer, ma fuori fa caldo. E non ho abiti da donna” provò a scusarsi allungandole il capo.
“Grazie – rispose lei colpita da quel piccolo gesto: il capo era abbastanza largo, senza i classici dettagli sul davanti, probabilmente vestivano abbastanza grandi – posso avere un ago? Sai, vorrei cucire l'apertura davanti” chiese gentilmente tornando ad arrossire.
Harry annuì, estraendo dal primo cassetto del comò l'occorrente “Lascia, faccio io” disse con un sorriso afferrando nuovamente il capo ed iniziando a sistemare il problema, sotto lo sguardo esterrefatto di Belle.
“Sai cucire?” chiese timidamente: non se lo sarebbe mai aspettato, da uno così. Il ragazzo sorrise.
“Ci sono tante cose che non sai di me” le rispose staccando il filo e consegnandole i boxer, per poi afferrare un paio di jeans ed una maglia, adagiandone una simile sul letto.
“Ehm, credo che mi serva una cintura...” chiese Belle leggermente titubante.
Harry sorrise, dandosi mentalmente dello scemo: ovviamente un capo del genere, nonostante avesse l'elastico in vita, non le sarebbe mai stato, dato l'esile busto che aveva. Frugò nell'armadio un paio di secondi, prima di estrarre una cintura senza fori, perché ovviamente anche in quel caso ci sarebbero stati problemi, e lui odiava bucare la pelle di quegli accessori.
“Grazie” rispose lei, afferrando le proprie cose e dirigendosi verso il bagno, venne fermata per un braccio da Harry, che le sorrise dolcemente.
“Tranquilla, resta qui, vado io di là” provò a metterla a proprio agio, le sorrise e si chiuse velocemente la porta alle spalle.
Appena fuori, scoprì il bisogno di respirare: non si era nemmeno accorto di aver trattenuto il fiato. Respirò dunque affannosamente, mentre ripensava all'effetto destabilizzante che quella ragazza aveva su di lui.
Dopo una decina di minuti, furono pronti, sebbene irrimediabilmente a digiuno. Ma ovviamente Harry, non aspettando ospiti, non aveva provveduto a fare la spesa, quindi non avevano niente da mangiare. Lui si era scusato, arrossendo violentemente, mentre lei gli aveva risposto che non importava, che avrebbero rimediato qualcosa da Belle o in studio: dallo sguardo, il ragazzo capì che lei aveva paura di affrontare Paul. Le strinse la mano con forza, cercando di infonderle coraggio, mentre chiudeva la porta e si dirigeva alla macchina. Una volta davanti alla vettura, controllò l'ora.
“Merda! E' tardissimo! - esclamò con un tono lamentoso– Non ce la farò mai ad andare a prendere Lia – sospirò cercando di trovare una soluzione – Ma certo! - continuò dopo qualche istante – Niall sta vicino a voi, e credo si a ancora a casa, quindi può pensarci lui” esclamò contento per la sua trovata geniale. Belle sorrise.
“Beh, questo almeno la farà felice” commentò con un sorriso.
Lui rise “Oppure decide di uccidermi”
Lei seguì la sua risata “Tranquillo, credo di essere la prima, nella sua lista di omicidi” rispose criptica.
Harry sospirò lanciando la propria ventiquattr'ore nel sedile posteriore, e si affrettò a mettere in moto.
Dopo mezz'ora nel traffico londinese, finalmente arrivarono a destinazione; ovviamente Lia e Niall erano già là che li attendevano.
“Belle” la salutò gelida l'amica
“Buongiorno” si sforzò la mora, cercando di non dar troppo peso al tono acido dell'amica, mentre le mostrava un sorriso.
“Si può sapere dove sei stata stanotte? Sono due giorni che non dormi a casa” la rimproverò l'amica.
“Lia, sei paranoica. Ho dormito fuori, e allora?”
“E allora?! E allora io mi sono preoccupata a morte!” la rimproverò la rossa.
“Se volevo una mamma, certamente avrei tenuto la mia” rispose a quel punto Belle infastidita dal tono dell'amica. Capiva la preoccupazione, ma quella scenata in pubblico era decisamente troppo.
Ovviamente Lia non apprezzò il riferimento ai genitori dell'amica: sapeva bene dei rapporti tesi che Belle aveva in famiglia, specie dopo che lei aveva deciso di andarsene per frequentare l'università.
“Belle, non ti sto dicendo di non andare a dormire fuori, per me puoi passare tutte le notte che vuoi con Harry o con chi per lui...” provò a spiegarsi la rossa prima di venir interrotta dall'amica.
“Cosa vorresti insinuare?” la riprese lei, acida.
“Non insinuo nulla, sto solo dicendo che se vuoi passare la notte a casa del tuo ragazzo, puoi tranquillamente dirmelo”
“Noi non stiamo insieme”
“Okay, allora amante, come ti pare”
“Non abbiamo quel tipo di relazione, okay? Siamo solo amici. AMICI”
“Oh, certo, come con Liam, vero? Hai un po' troppi amici non ti pare?”
“Vaffanculo, Lia, sul serio, vaffanculo”
“Cazzo, ma non lo capisci che ti voglio bene e mi preoccupo per te?”
“Se eri preoccupata, evitavi questa cosa plateale. Ma a quanto pare ti piace, essere al centro dell'attenzione, no? Non puoi sopportare che qualcuno ti rubi la scena, no?” la riprese acida, per poi voltarle le spalle. Lia le afferrò la mano.
“Senti, mi dispiace, okay? Lo sai che ti voglio bene, e mi sono preoccupata, non vedendoti stamani. Senza contare che non avevi lasciato nemmeno un messaggio, niente” provò a spiegarsi. Belle le strattonò la mano, infastidita.
“Non m'interessa. Pensa, prima di parlare, la prossima volta – le rispose dirigendosi verso Harry – posso stare da te, fino a che non trovo una sistemazione?” chiese imbarazzata.
Lui le sorrise annuendo “Puoi stare da me tutto il tempo che vuoi”
La mattinata trascorse veloce per quasi tutti, tranne per Harry che continuava a fissare il suo superiore mentre sentiva crescere dentro di lui la voglia di tirargli un bel pugno sul naso, giusto per rompere quello stupido sorriso che sbatteva in faccia a chiunque, Belle ovviamente aveva lo stesso pensiero, sebbene la sua voglia era più quella di castrarlo.
La ragazza sospirò, avvicinandosi a Liam durante la pausa pranzo.
"Liam, io... volevo ringraziarti” gli sussurrò sedendosi davanti a lui.
“E di cosa?” rispose lui concentrato sul suo panino.
“Lo sai... la notte in cui ti ho chiamato” rispose con un tono di voce basso, giusto perché nessuno potesse sentire la conversazione.
“Intendi venerdì?” ripensò lui interrogativo.
“Sì, insomma, se tu non avessi mandato Harry non so cosa sarebbe potuto succedere” esplicò lei. Un barlume di comprensione comparve sul volto di Liam.
“Oh, ma io non ho mandato nessuno, Harry ha fatto tutto da solo” spiegò. Belle scattò in piedi, sul suo volto un espressione confusa e stupita.
“Cosa?! - esclamò con un tono decisamente troppo alto, tanto che tutta la sala si voltò verso di loro. Arrossendo, Belle si costrinse a sedersi e a ripetere con un tono decisamente più basso – cosa?”
“Hai sentito bene: Harry mi ha detto che mi stavi chiamando, ma io gli ho detto di lasciar stare e che ti avrei richiamato più tardi. Pochi minuti dopo, è uscito in fretta. Quindi era venuto da te...” commentò.
La ragazza si alzò nuovamente, portando con se la propria macedonia ed abbandonando il resto sul tavolo: a quella rivelazione le si era chiuso lo stomaco.
“Sei stato tu!” esclamò sedendosi davanti ad Harry. Il ragazzo alzò il viso dal proprio piatto di pasta.
“Scusa?”
“Tu mi hai salvata – esplicò lei puntando un dito contro di lui – perché mi hai detto che è stato Liam?” chiese poi.
“Credevo che fosse ciò che volevi sentirti dire – spiegò – e poi avevi chiamato lui”
“Avresti dovuto dirmi la verità. Ma grazie” rispose lei, onorata dalle piccole attenzioni e dalle buone intenzioni del ragazzo.
“Prego” rispose lui, contento dell'espressione stupita ma riconoscente di lei.
“Sul serio Harry, ti devo troppe cose” commentò lei.
“Non dirlo neanche, è stato un piacere.
Se non fosse stato per quello, probabilmente non ti saresti mai accorta di me; pensò con una punta di amarezza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Buonasera a voi, lettori di tutta Italia! [e chissà, magari anche fuori]

Okay, questo capitolo mi fa abbastanza schifo, ma dopo il suicidio precoce della mia ispirazione, non sapevo come migliorarlo.
Vi chiedo umilmente perdono, se vi faccio leggere un tale scempio.
Il problema è che le idee che avevo in testa erano bellissime, lo scriverle è stato un vero problema.
Ma ormai è fatta, e non voglio più procastinare.
Ora arriva la domanda da un milione di dollari:
Secondo voi, ha ragione Belle o Lia?
Aspetto risposte.

Un bacio,
-J

  
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