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Autore: Cloudsoftime    13/02/2013    2 recensioni
"Un dolore lancinante mi stronca le gambe a metà ma riesco comunque a reggermi in piedi. Mi sento stanco, stremato e fuori dalla realtà. Torniamo nella mia camera. Mi sdraio sul letto e ricomincio a piangere senza riuscire a fermarmi ricordando Jack..."
è una Jalex bella e buona. mi piace un sacco scrivere ff su loro due. La storia è triste, forse fin troppo. Ma la tenerezza sovrasta tutto!
L'ho scritta ascoltando un milione di volte "Remembering Sunday" degli All Time Low!
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alex Gaskarth, Jack Barakat, Zack Merrick
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Remembering us

 

Apro gli occhi con fatica; le palpebre sono pesanti , mi sento spossato. Una luce fioca illumina la stanza in cui mi trovo, proviene da una lampada di fianco al letto in cui mi sono svegliato. Non c'è nessuno, sono da solo. Cos'è successo? Cerco di riacquistare la lucidità, mi stropiccio gli occhi e mi siedo sul letto. Non è la mia camera, non sono a casa. Di fianco a me u macchinario scandisce i battiti del mio cuore. Noto i miei vestiti piegati su una sedia ai piedi del letto.

Sono in ospedale.

Un brivido attraversa il mio corpo, comincio a sudare e ad agitarmi. Non ricordo perchè sono qui, cosa mi è successo? Perchè sono da solo? Guardo fuori dalla finestra e non vedo niente. Solo il cielo nero puntellato di stelle.

È notte e sono in ospedale.

Mi alzo dal letto e appoggio le gambe per terra, un dolore insopportabile mi colpisce alla testa. Mi massaggio le tempie e maledico questa dannata emicrania.

Ho freddo. Mi accorgo di non indossare l'intimo, solo un cavolo di camice azzurro puzzolente e i miei soliti calzettoni bianchi di spugna. Mi alzo in piedi, non avevo ancora notato l'enorme ago conficcato nel mio braccio destro. Il tubetto di plastica che esce dalla flebo è collegato ad una sacca piena di chissà quale liquido appesa ad un palo con le rotelle. Mi aggrappo adesso e muovo i primi passi facendo una fatica immane. Mi dirigo verso la porta blu. Il mio respiro si fa sempre più corto, devo capire cosa sta succedendo, non mi ricordo niente. È come se qualcuno mi avesse resettato completamente il cervello. Mi fermo davanti alla porta, sento un lieve vociare provenire dall'esterno. Appoggio la mano libera sulla maniglia fredda e apro. Una luce più forte colpisce i miei occhi. Li chiudo istintivamente poi, a poco a poco, riesco ad abituarmi. Esco dalla stanza piccola e buia, il corridoio dell'ospedale è praticamente vuoto. Non vedo nessuna faccia famigliare tra le poche persone presenti. Un'infermiera si avvicina a me guardandomi come se fossi un alieno o qualcosa del genere. Apre la bocca ma la sua voce non esce, scappa via con gli occhi sbarrati. Continuo a non capire e la situazione peggiora sempre di più. Appoggio una mano sulla fronte, mi sento svenire.

-Alex.-

Silenzio, calma, equilibrio. Una voce famigliare mi tranquillizza dentro, ordina tutti i miei pensieri, scaccia tutte le mie paure. Mi giro lentamente in direzione della voce e incontro gli occhi di mia madre. Due occhi grandi, rossi e pieni di lacrime.

-Alex.-

Lei ripete il mio nome, sussurrandolo. Le sue lacrime cominciano a rigare il suo viso bianco e sbattuto. Mi avvicino lentamente, lei mi tende una mano e io l'afferro tremando per il contatto. Il suo è un calore famigliare che mi riporta indietro nel tempo, che fa affiorare i ricordi nella mia mente. Sono ricordi confusi, affollati, bui. Poi finalmente mi ritorna tutto. Capisco perchè sono qui, ricordo cosa è successo, ricordo tutto. Sento le lacrime invadere i miei occhi bruciandomi la pelle e cadendo per terra prepotenti. Le gambe cedono sotto il mio poco peso, cado sbattendo le ginocchia e le mani sul pavimento freddo. Non mi sembra vero, non può essere vero. Vedo mia madre alzarsi facendo cadere tutte le cose che aveva in mano. Si getta verso di me ma è come se si muovesse a rallentatore. Urla, vedo la sua bocca aprirsi ma io non sento niente. Alzo la testa e guardo fuori dalla finestra. Vedo la luna e dentro di essa vedo la sua immagine, il suo sorriso, il suo volto perfetto. Comincio a urlare allontanando qualsiasi persona cerchi di aiutarmi. Batto i pugni sul pavimento ma non mi faccio male , il dolore è tutto concentrato nel mio cuore. È qualcosa di indescrivibile e insopportabile. Ci sono un sacco di persone intorno a me, adesso riesco a sentire le loro voci. Apro gli occhi e respiro a pieni polmoni cercando di calmarmi, continuando a ripetermi che è solo un incubo. Ma so che non è vero, so che Jack se ne è andato e non ritornerà. So che lo amerò per sempre, ma non potrò mai dirglielo perchè non ho mai avuto il coraggio. So che lui mi amava, so che avrebbe fatto di tutto per me come io per lui. Ma adesso lui non c'è ed è solo colpa mia.

Mia madre mi prende per le spalle scuotendomi. Non mi ero accorto di essere andato in fissa con lo sguardo perso nel nulla. Incontro di nuovo i suoi occhi, non piange più.

-Vieni Alex?-

Mi chiede quasi senza voce. Mi alzo lentamente aiutato da mia madre. Un dolore lancinante mi stronca le gambe a metà ma riesco comunque a reggermi in piedi. Mi sento stanco, stremato e fuori dalla realtà. Torniamo nella mia camera. Mi sdraio sul letto e ricomincio a piangere senza riuscire a fermarmi ricordando Jack, ricordando tutto di lui, ricordando noi.

  
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