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Autore: Cloudsoftime    21/02/2013    2 recensioni
"Un dolore lancinante mi stronca le gambe a metà ma riesco comunque a reggermi in piedi. Mi sento stanco, stremato e fuori dalla realtà. Torniamo nella mia camera. Mi sdraio sul letto e ricomincio a piangere senza riuscire a fermarmi ricordando Jack..."
è una Jalex bella e buona. mi piace un sacco scrivere ff su loro due. La storia è triste, forse fin troppo. Ma la tenerezza sovrasta tutto!
L'ho scritta ascoltando un milione di volte "Remembering Sunday" degli All Time Low!
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alex Gaskarth, Jack Barakat, Zack Merrick
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ecco il secondo capitolo, spero che il primo sia andato bene. La storia continua e non vedo l'ora di finirla!





Uscii da scuola in fretta e furia. Fuori diluviava, non avevo mai visto un temporale del genere. Preferisco Baltimora quando è sommersa dalla nebbia. C'era un sacco di gente, mi fermai sulla scalinate principali e guardai in alto, verso il cielo nero. L'acqua mi bagnava il viso scivolandomi nel collo fino alla schiena. Ero incazzato, dovevo scaricarmi. Odiavo quando mi trattavano così in classe, quando mi chiamavano “castoro”. Cosa ci potevo fare se a 17 avevo i denti all'infuori e nessun di soldo in tasca per un dannato apparecchio? Tirai fuori il mio mp3 e accesi la musica, rifugiandomi nel mio mondo fatto di sogni, promesse amicizie vere e amore. Un mondo perfetto ma che per me non sarebbe mai esistito. Cominciai a camminare a testa bassa, con le mani in tasca e il cappuccio della felpa in testa. Nessuno mi dava fastidio perchè nessuno parlava con me. Ecco com'era la mia vita, la peggiore che un ragazzo di 17 anni potesse immaginare. Ero brutto, magro e basso. A scuola mi prendevano in giro per colpa dei miei denti che alla fine non sono così schifosi, li lavo tutti i giorni. Ma a quegli sfigati non fregava proprio un cavolo. Non avevo molti amici se non quelli che copiavano le mie verifiche. L'unica vera ed unica passione che avevo e a cui tenero davvero tanto era la musica, era scrivere canzoni, era suonare la chitarra. Mi rinchiudevo nel garage con la mia acustica e suonavo lì perchè in casa davo fastidio ai miei genitori. Avevo già scritto qualche canzone, qualche pensiero confuso più che altro. E la melodia non era nemmeno male ma ero l'unico a conoscere quelle canzoni perchè mi vergognavo troppo a farle sentire a qualcuno. Assorto nei miei pensieri non mi accorsi di aver invaso la traiettoria di un'altra persona così gli andai addosso completamente facendogli cadere di mano libri, quaderni e cose del genere. Alzai la testa di scatto e incontrai gli occhi scuri di un ragazzo che mi scrutavano dall'alto. Mi tolsi automaticamente le cuffiette dell'mp3.

-S-scusa- Mormorai accovacciandomi per raccogliere i libri inzuppati d'acqua. Lui non proferì parola ma mi aiutò con il disastro che avevo causato. Conoscevo quel ragazzo, l'avevo visto al corso di letteratura in compagnia di due tipi torvi e silenziosi. Lui non mi sembrava così però.

-Jack, giusto?- Azzardai senza guardarlo in faccia.

-Azzeccato- Rispose. Lo sentii sorridere, sentii il suo sguardo su di me così alzai gli occhi. Avevo i capelli tutti appiccicati alla faccia per via della pioggia, il cappuccio era ormai fradicio e non mi proteggeva più la testa. D'un tratto Jack mi appoggiò una mano sulla fronte e mi scostò il ciuffo bruno dagli occhi.

-Finalmente ti vedo in faccia- Disse sempre sorridendo. Non sapevo cosa dire, era la prima volta che qualcuno parlava così tanto con me. Rimasi inginocchiato per terra in una pozzanghera a contemplare il ragazzo che avevo davanti. Era bellissimo, la sua era una bellezza che ti doveva piacere e a me faceva impazzire, dal primo momento in cui ci siamo visti. Jack mi guardò di sottecchi sogghignando, poi si alzò.

-Vieni?-

Mi tese una mano, senza pensarci troppo l'afferrai e mi tirai in piedi. Grondavo acqua come una fontana, ero conciato veramente male. Volevo solo andare a casa a riscaldarmi e suonare.

-Vuoi che ti accompagni a casa Alex?-

Rimasi sorpreso, sapeva il mio nome! Non capivo perchè Jack si stesse comportando in quel modo con me. Era un ragazzo abbastanza popolare a scuola, perchè doveva interessarsi a me, un ragazzo anonimo uguale a mille altri? Accettai il suo invito, non potevo andare a casa da solo conciato in quel modo. Io e Jack ci avviammo alla sua macchina, una audi blu abbastanza scassata. Bè, almeno lui ne aveva una quell'età.

-Allora Alex, come stai? Frequentavi il corso di letteratura vero?-

Mi chiese lui accendendo la macchina. Ringraziai qualcuno o qualcosa per aver inventato il riscaldamento. Mi tolsi la felpa ghiacciata buttandola ai miei piedi, tanto più conciata non poteva diventare. Raccontai alcuni episodi della mia vita monotona a Jack, lui mi ascoltava sorridendo e districandosi nel traffico di Baltimora. Mi accorsi però che non stavamo andando verso casa mia ma da tutt'altra parte.

-Ehm Jack, dove stiamo andando?- Chiesi vergognandomi un po'.

-A casa mia- La risposta arrivò schietta alle mie orecchie. Non sapevo cosa avesse intenzione di fare.

-Stai prendendo freddo e casa tua è troppo lontana, ti ammalerai-

Sapeva pure dove abitavo! In effetti però aveva ragione. Arrivati a casa sua mi fece subito entrare. La casa era grande e silenziosa, non c'era nessuno. Mi guardai un po' intorno accorgendomi che Jack aveva un sacco di parenti, fratelli, cugini e zii vari credo. E tutti si assomigliavano alla perfezione. Ci avviammo in un corridoio stretto e buio. Fuori pioveva ancora forte, l'acqua batteva sui vetri impetuosa.

-Spogliati Alex-

Sussurrò Jack aprendo una porta azzurra e facendomi entrare nella sua camera. Il mio respiro si bloccò, spalancai gli occhi e non mi mossi più. Ricordo benissimo quel pomeriggio, uno dei più belli della mia vita. Ho amato Jack da qual momento. Mi ha spogliato come un bambino perchè non riuscivo a muovermi dal freddo e dall'emozione. Mi lasciò in boxer, impalato davanti al suo letto poi mi abbracciò. Così, dal nulla. Mi sentivo benissimo tra le sue braccia, il suo corpo era caldo e non volevo più staccarmi. Era nato un nuovo sentimento in me, una sensazione nuova che stava crescendo lentamente dentro il mio cuore.

Jack si staccò e mi guardò negli occhi.

-Come sei piccolo-

Mormorò sorridendo. Capii subito che non voleva prendermi in giro, era un complimento. Lui era alto, gli arrivavo si e no alla spalla; magro come me, capelli neri tenuti alla cavolo come i miei. Aveva un naso bellissimo, troppo grosso forse per il suo viso asciutto. Ma a me piaceva tantissimo, lo adoravo. Lo adoro ancora adesso.

Mi fece fare la doccia e mi prestò dei vestiti di suo fratello minore, i suoi mi andavano troppo larghi. Presi solo una sua felpa, grande e calda. Dopo la doccia mi riaccompagnò a casa. Mi rintanai subito nel garage, la mia chitarra era li che mi aspettava protetta dalla custodia nera. L'afferrai e cominciai a suonare, mi sentivo stremato, non mi ero ancora reso conto di quello che mi era appena successo. 

  
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