Storie originali
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Autore: Be A Weasley    13/02/2013    2 recensioni
Una ragazza a cui il suo nome va stretto, il viaggio che aveva da sempre aspettato, l'incontro con un ragazzo dai capelli rossi.
Buona lettura,
Delilah :)
Recensite? Mi farebbe taaaaaanto piacere :3
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Covent Garden*


La mattina seguente venni svegliata dalla voce acuta di mia cugina, diceva che avrei dovuto sbrigarmi, che oggi sarebbe stato l’ultimo giorno a Londra. Mi alzai di scatto, avevo completamente rimosso quel dettaglio. «Chloe dobbiamo rimanere un altro giorno, io non posso andarmene!» senza rendermene conto avevo urlato e, di conseguenza, svegliato mio cugino. «Oh andiamo, Sonia, non fare la ragazzina! Non viviamo nell’oro, non sborso altre settanta sterline per dormire in questa bettola per un’altra notte. Quindi muoviti a vestirti, oggi si va a Covent garden senza lamentele e senza “sono un bravo ragazzo dai capelli rossi”» Non dissi niente, dubito che in quel momento sarebbe servito a qualcosa controbattere: quello che dice miss perfezione è legge, per tutti. Mi scostai il piumone di dosso, presi il cellulare e la biancheria e mi chiusi in bagno. Senza pensarci due volte mandai un sms a Logan, diceva “Questa sera ho l’aereo di ritorno, oggi non possiamo vederci e probabilmente non potremmo più vederci. Grazie per avermi fatto visitare la biblioteca a Portobello, mi è piaciuta molto, davvero! Stamattina andiamo a convent garden. Bye, Weasley <3”. Perché dopo averlo mandato mi sentivo così vuota? Io non potevo sentirmi così, non dovevo. Sapevo che non avrei dovuto uscirci ieri, sapevo che dovevo rimanere con le mie idee, che dovevo continuare a detestare amore, baci stupidi e frasi pseudo romantiche. Venni destata dal suono di un messaggio ricevuto, dopo qualche secondo di tentennamento lo aprii: “Anche i miei vogliono andare nello stesso posto, ci incontriamo lì. Ricordi? Devo farti ricredere sull’amore. A tra poco!”. Subito un sorriso spuntò sul mio volto nonostante nella mia testa stesse scoppiando una guerra civile. In seguito uscii dal bagno e presi qualcosa di decente da mettermi, con sottofondo le urla di mio zio che dicevano frasi tipo “Copriti, per l’amor del cielo!” e “Sonia sei in mutande e reggiseno!”. Velocemente mi vestii per poi lasciar spazio spazio agli altri, diedi una sistemata alla valigia e mi buttai sul letto. Tra Chloe, i miei zii e Daniele fummo pronti un’ora e mezza più tardi. «Oggi lo incontri Luca, Loca.. Quel ragazzo, insomma?» La voce di mia zia sembrò più dolce del solito in quel momento, possibile che aveva scoperto tutto? «Non lo so, dovrebbe venire anche lui a Covent garden ma ho letto che è un bel po’ grande quindi non so se riusciremo a vederci. Zia, ieri mi sono baciata con.. Con Logan e sì, allora.. Questo..» Stavo avvampando, lo sentivo. Le labbra di mia zia si incurvarono in un sorriso e le guance paffute si tinsero di un rosa accesso. «Davvero? Ma è meraviglioso, Sonia! Allora devi incontrarlo, per forza! Ah, sono così felice, ne hai proprio bisogno!» «Io non ho bisogno di un ragazzo.» Borbottai più a me stessa che a lei mentre mi infilavo sciarpa, cappotto e macchina fotografica al collo.


Sbagliammo metro due volte prima di giungere a destinazione. Avevo visto parecchie foto di quel luogo ma mai nessuna era stata in grado di catturare tutta quella bellezza. Entrammo nella struttura al coperto e rimasi travolta dagli addobbi di quel posto. C’erano festoni dorati ovunque e immense palle di Natale di varie dimensioni color rosso scuro appese al soffitto. Le bancarelle erano principalmente artigianali, si vendevano oggetti natalizi ma anche per la casa, come miniature di cucine o salotti in legno con tovaglie di un, o massimo due, centimetri di larghezza e tavoli che sembravano fatti apposta per lillipuziani. C’era chi acquistava frutta, chi cioccolata di ogni tipo e provenienza, chi souvenir. Ci dividemmo: mia cugina e mia zia erano indaffarate a comprare oggetti di dubbio gusto, mentre io stavo ascoltando chiacchiere, a parer mio soporifere, riguardanti stadi e calcio con gli altri due. Decisi di darmela a gambe passato qualche minuto. Poco distante da loro avevo individuato una pasticceria chiamata “Ladurée”, anche a Roma ne avevo vista una ma la fila era decisamente troppa, quella lì invece contava all’interno solo una manciata di persone. Entrata dentro notai subito quei dolci di mille colori con dentro crema o qualcosa di simile, credo. Dopo minuti di indecisione scelsi di prenderne uno farcito di fragole, sembrava buono. Salii le scale in legno diretta al piano superiore e, appoggiato il vassoio, mandai un messaggio a Daniele per poi sedermi. Sarebbe stato un peccato mangiare quel dolcetto così carina ma tutte le persone che l’avevano assaggiato avevano assicurato che l’aspetto fisico passa in secondo piano. Prima che lo potessi mordere, una voce mi fermò. «Ehi, come mai qui tutta sola?» In un primo momento credei che si trattasse di mia zia ma già tre secondi più tardi riuscii a dare una collocazione a quel suono, mi voltai. Sembrava che in un solo giorno fosse diventata più bella, forse era merito del vestitino, o forse dei tacchi, o più propriamente di madre natura. «Ciao Jan, volevo prendermi un attimo di pace dalle chiacchiere calcistiche dei miei, e tu?». Lei si limitò a snobbare la mia domanda con un cenno della mano ingioiellata a dovere e poi aggiunse: «E’ buono? Con le fragole non l’ho mai assaggiato, ma l’aspetto non è male- Oh, eccoti qui, amore..» Nel bel mezzo della frase un ragazzo le si era avvicinato, aveva posato le mani sui suoi fianchi e le labbra sul suo collo. Si vedevano solo i capelli di lui, e quelli bastavano a capire di chi si trattasse. Alzai gli occhi al cielo e tornai al mio dessert, l’appetito se n’era andato ma guardare quella scena era un gesto da definire autolesionista. Ad ogni urletto di Janette che diceva al rosso di smetterla il mio pugno si stringeva sempre più, dopo l’ennesimo sbottai: «Scusatemi, è un luogo pubblico, andate a fare i vostri preliminari da un’altra parte, grazie.» In genere mi consideravo una ragazza calma ma c’erano due tipi di persona che non riuscivo a sopportare: i maleducati e gli ipocriti, e là davanti c’erano due esempi di queste categorie. Iniziai a mangiucchiare in modo nervoso, nella stanza si sentiva un chiacchiericcio inglese disturbato da una voce che non avrei voluto più sentire per il resto della mia vita. La coppietta felice si sedette al mio stesso tavolo e fu la mora a parlare: «Non credevo fossi così, la prossima volta provvederemo ad attaccarci addosso un bollino rosso oppure porteremmo un cartello con scritto in maiuscolo “VIETATO AI DEBOLI DI CUORE”, vero amore?» disse con una risatina. Logan sembrava essere piombato in una specie di trans, passarono alcuni attimi di silenzio prima che si decise ad aprir bocca. «Come mai qui dentro? Credevo che tu fossi più una da mercatini e bancarelle, non da posti dove ti fanno pagare anche l’aria che respiri.»  «Già, ora me ne torno nel mio mondo. Ah, quasi dimenticavo: grazie per avermi fatto ricredere sull’amore.» Lasciai il dolce incompleto e mi alzai diretta da qualche parte. Incappai in mio cugino subito fuori la pasticceria. «Deli, tutt’apposto? Cos’è questa faccia?» Perché riusciva a capire il mio stato d’animo con una semplice occhiata? Era una cosa che detestavo. Me la cavai con una scrollata di spalle dicendo che il cibo là dentro costava più del previsto. Ci riunimmo tutti e per mezz’ora dovemmo sorbirci l’esposizione dettagliata delle cianfrusaglie comprate da zia Cate. Durante la descrizione di un vaso da notte con fiori rosa dipinti sopra Chloe disse, con un tono di voce più alto del normale: «Oh, Lauro, quello è Lauro!» Io e Daniele ci scambiammo un’occhiata confusa e solo quando vedemmo la scena capimmo. «Credo si chiami Logan.» Mio cugino mi rubò la battuta e gliene fui immensamente grata, in quel momento mi stavo godendo lo spettacolo. Janette stava gesticolando come una pazza dimenando la sua borsetta a destra e a manca mentre Logan cercava di darsi un contegno. Credevo stessero litigando prima di vedere la ragazza buttarsi tra le braccia di lui e baciarlo con foga. Sentii gli occhi inumidirsi, intorno a me Chloe continuava a farmi domande, mia zia, ignara di quello che stava accadendo, continuava a descrivere i suoi acquisti e Daniele.. Lui era già partito prima che potessi fermarlo. A passi veloci si era diretto verso la coppia, aveva staccato in modo alquanto brusco il rosso dai baci e l’aveva colpito sulla guancia con un cazzotto, sotto lo sguardo sbalordito di Jan e dei passanti. Logan accusò il colpo e indietreggiò di qualche passo, fu allora che i nostri sguardi si incontrarono. Senza pensarci mi voltai e corsi via, non sapevo dove andare, non conoscevo quel posto. Dopo minuti molto somiglianti a ore di corsa arrivai in una vietta riempita soltanto dall’odore di zucchero filato e cioccolata calda, sembrava un luogo perfetto per nascondersi. Mi sedetti sul pezzo di marciapiede all’apparenza meno bagnato degli altri e finalmente potei sfogarmi, solo il cielo seppe quanto piansi. Era una cosa che mi accadeva con rarità di fare ma durante quelle poche volte davo il meglio di me. Venni interrotta da una frase che non riuscii a capire, era in inglese, non alzai neanche la testa. Mi rendeva nervosa e allo stesso tempo fragile il fatto che qualcuno mi stesse guardando in quello stato. Quella persona mi si sedette accanto e mi porse una tazza con dentro qualcosa di caldo a giudicare dal fumo che usciva, la presi e, una volta appurato che si trattava di tè, bevetti qualche piccolo sorso. «E’ da tanto che speravo in un tè insieme, sai?» Non risposi, sapevo che si trattava di lui. «Credimi, non è come pensi tu. Può sembrare una frase fatta ma è così, io non provo nulla per Janette. E.. Potresti spiegarmi perché non credi nell’amore?» Quella domanda la sentii come una specie di liberazione, la temevo e la bramavo da parecchio tempo, tutti si fermavano a dirmi che mi avrebbero fatto cambiare idea ma mai nessuno mi aveva chiesto il motivo per cui mi provassi quelle sensazioni. «E’ da quando ho undici anni che ho smesso di crederci ed è strano dato che quella è l’età delle favole, delle principesse e dei “per sempre felici e contenti”, ma devi sapere che per me è anche l’età che avevo quando ho scoperto che mio padre aveva un’altra donna. I miei stanno ancora insieme ma è un litigio continuo, non li ho mai visti baciarsi, ci credi? Appena ti ho visto con Janette ho capito che tra me e te non può e non potrà mai funzionare, ci sarà sempre qualcuna più bella, più intelligente e più simpatica di me, sempre. Perciò non venirci a dire che ti piaccio perché è una bugia bella e buona, magari adesso è così e forse lo sarà stato anche in libreria ma appena ti si presenterà una ragazza come Jan tu andrai da lei a dirle frasi carine e complimenti. Lasciami stare, Logan. Non voglio nessuno, da sola sto più che bene. L’unica cosa che mi fa rabbia è che mi piaci, tu e i tuoi stramaledettissimi capelli e il tuo modo di fare e i tuoi occhi. Ma è ok, tutto passa, passerai anche tu. Ora, se non ti dispiace, vorrei che te ne andassi.» Feci tutto quel discorso con lo sguardo rivolto verso l’asfalto mentre delle lacrime andavano a finire dritte nella mia bevanda. Non si sentì niente per cinque minuti, ero convinta se ne fosse andato. Mi voltai verso sinistra e lo vidi con gli occhi puntati su di me, solo quello sguardo mi fece arrossire, disse: «I miei si sono separati due mesi fa, mia madre trovò una sconosciuta nel suo letto insieme a quello che credeva essere suo marito. Cristina, la mamma di Jan, l’ha aiutata tantissimo, le è stata accanto ed ora entrambe vogliono che io stia con miss “sono perfetta”. Ho provato a dire a mia madre di smetterla con questa storia da quando ti ho vista a Piccadilly, puoi non crederci ma questa è la verità. Mi piaci, tu mi piaci e io piaccio a te, dov’è il problema? Io sono di un paese in provincia di Roma, tu anche lo sei, me l’ha detto tua zia, possiamo stare insieme.» Detto questo, si avvicinò a me e fece per baciarmi. Mi scostai porgendogli la guancia, non ero pronta. Mi vibrò il cellulare, era Daniele e a giudicare dal contenuto del messaggio sembrava parecchio preoccupato. Con poca voglia mi alzai e mi asciugai il viso con il palmo della mano, avrò avuto un aspetto orrendo in quel momento. «Sono tutti in ansia, devo tornare subito.» «Ti accompagno, conosco a memoria questo posto.» Non obiettai, avrei sicuramente rischiato di perdermi se qualcuno non mi avesse ricondotto da loro. Temevo che mi sarebbero cadute le mani per il freddo nonostante avessi la tazza di tè stretta tra le dita. Un quarto d’ora di cammino e arrivammo da tutti, prima che qualcuno potesse vederci afferrai il braccio a Logan e ci nascondemmo dietro un muretto, senza pensarci dissi: «Mi fido, ok? Mi fido di te, non deludermi.» Annuì, mi prese la mano e proseguimmo. Alla flebile luce del sole londinese si vedeva la guancia, già annerita, del ragazzo. «Daniele cercava soltanto di proteggermi, non l’ha fatto con cattiveria.» «Avrei fatto lo stesso, non devi darmi nessuna spiegazione. E per la cronaca, è lei che ha baciato me.» Non feci in tempo a replicare che una donna sulla cinquantina completa di pelliccia e una decina di anelli sulle dita si intromise. «Si può sapere dove diamine eri finito?! Janette è preoccupatissima!» Poi si voltò nella mia direzione e i suoi occhi si fecero un po’ più duri. «Tu sei.. Sonia?» Balbettai qualcosa di incomprensibile, mi metteva agitazione quella donna. «Mamma, lei è la mia ragazza.» Non so esattamente cosa accadde nella testa di lei, fatto sta che si mise a ridere. Non riuscivo a capire il motivo di quel gesto, perché lo stava facendo? «Mi scusi, signora, ma non credo che questo sia un comportamento molto educato. Logan ha detto che sono la sua ragazza, e con questo? Non lo nego, ci siamo baciati e credo sia stato il bacio più bello e sentito che un ragazzo mi abbia dato. Ho avuto dei dubbi pensando se potessi essere la persona adatta a lui o meno e sono giunta ad una conclusione: posso esserlo, o per lo meno posso provarci. Non sarò bella come la sua prediletta, né tantomeno intelligente o ricca ma sono sicura che potrei renderlo più felice, basta che lei mi dia la possibilità e inoltre-» «Oh, ma per piacere! Credevo che fossi mia amica, Sonia, non che volessi rubarmi il fidanzato. Non me lo sarei mai aspettato. Logan, amore, la guancia ti si sta gonfiando, vieni qui che ci penso io. Una volta a casa ti darò dei baci qui e qui e soprattutto qui..» Non so da dove era venuta Janette, fatto sta che mi aveva interrotto e che stava passando le sue mani sul collo, sul mento e sulla guancia del ragazzo. In quel momento la mia delicatezza si diede una vacanza, presi Logan per mano e lo tirai verso di me. «Sei arrivata tardi, forse non hai sentito che lui ha detto “Lei è la mia ragazza” e si riferiva a me, quindi scusami, scusami tanto, non era mia intenzione portartelo via, ero solo venuta qui per visitare la città. Jan, signora, con tutto rispetto, torno dalla mia famiglia.» «Logan, Logan dì qualcosa! Giuro che sei fai un solo passo nella sua direzione, non vedrai più casa tua.» «Non aspettarmi per pranzo mamma, vado da Jamie.» disse Logan avvicinandosi a me e prendendo la mia mano tra le sue. Con un sorrisetto andai verso i miei parenti, che si erano limitati a vedere la scena da lontano. Travolsero il rosso con mille e più domande dalle quali lui seppe districarsi senza troppi giri di parole; Daniele mi prese in disparte: «Deli, li ho convinti, puoi passare la giornata con lui se vuoi. Ma non fare casini, ok? E rispetta le tre sacre P: niente palpeggiamenti, niente pomiciate, niente porcate. Chiaro?» Scoppiai a ridere, da dove le aveva tirate fuori queste? Annuii giusto per farlo stare un po’ più calmo, e aggiunse: «Ora parliamo di cose serie, dici che avrei una possibilità con quella Janette? Guardala, sembra un angelo sceso in terra: bel viso, bel culo, belle tette, si può chiedere di meglio?» Nessuno, neanche “l’angelo sceso in terra” poté bloccare la mia mano dritta sul suo viso.
Tre fermate di metro, venti minuti di cammino e arrivammo di fronte a una tipica villetta inglese, con un prato perfettamente tagliato, una cassetta della posta di un rosso splendente e un portone verde smeraldo dove accanto, su un campanello, erano incise le parole “Mr. & Mrs. Storins”. Logan suonò e dopo poco una signora in stile anni 60 ci venne ad aprire. Iniziarono presentazioni e chiacchiere in inglese che capii solo in minima parte e ci dirigemmo al piano superiore. Da una porta dipinta di bianco uscì un ragazzo dai capelli biondi con grandi occhiali nei e una camicia a quadri che metteva in risalto il suo torace. «Uuh.. Sono tutti così i tuoi amici?» Dissi facendo la linguaccia al rosso. «Grazie, lo prendo come un complimento!» Arrossii di colpo e il ragazzo accanto a me scoppiò in una risata. «Jamie capisce benone l’italiano, avevo intenzione di dirtelo, giuro!» Imprecai in modo sommesso maledicendo chiunque si trovasse nella mia testa in quel momento.  «Sei un idiota, lo sai? Un idiota. E tu non gasarti, era solo per far ingelosire il cretino qui presente.» Tra una risata e un’altra ci invitò ad entrare in camera sua. Aveva delle luci di Natale ad intermittenza tutte intorno alla testata del letto e un mini albero natalizio decorato sulla scrivania. «Allora lei è la famosa? Come l’ha presa Janette?» Logan raccontò all’amico com’era andata la vicenda, quest’ultimo si girava di tanto in tanto nella mia direzione rivolgendomi delle occhiate stupefatte e dei segni di approvazione. «Wow, te la sei trovata una tosta! Gan, parliamo di cose serie, come bacia la ragazza? Anche in quelle situazioni ha carattere?» Prima che qualcuno potesse pronunciare una sola sillaba avevo già tirato un cuscino al ragazzo. «Ma che domande fai?! Mio Dio, hai la faccia come.. come.. Oh, fammi stare zitta! E, tanto per dire, i baci non sono il suo forte..» dissi indicando Logan. Passammo qualche minuto a fare battute di questo genere, sembravamo amici che si conoscevano da sempre. La madre di James ci chiamò per il pranzo, quello fu il momento più imbarazzante della giornata. La donna, che poi scoprii chiamarsi Clementine, cominciò a fare battute mentre indicava me e tutti gli altri, rigorosamente in inglese. Non capii una singola parola, parlava ad una velocità spaventosa. Il rosso mi prese la mano e disse: «I bring Sonia in the bathroom, go back in a minute!». Salimmo le scale e girammo a sinistra diretti verso una porta in legno chiaro. Una volta dentro, tutto accadde in modo repentino. Logan chiuse a chiave la stanza, mi afferrò i polsi e mi mise con la schiena contro il muro. «Baciami, è da ieri sera che ho voglia di un tuo bacio.» Feci un sorrisetto scuotendo la testa. Lui, in risposta, poggiò le labbra sul mio collo e iniziò a baciarlo lentamente. «Togliti, Logan staccati, non voglio che la tua bocca mi tocchi, chissà quanti colli ha toccato, che schifo!» «Sta zitta, stai sempre a parlare..» Dopo questo sentii un po’ più di pressione sul punto interessato dalle sue labbra. Avvicinai una mano ai suoi capelli e prima che potessi pensare “Cosa sta facendo?!” lui si staccò e sussurrò al mio orecchio: «Ora tutti sapranno che sei mia..» Strabuzzai gli occhi e mi catapultai dritta verso lo specchio: un segno violaceo si stava formando nella parte sinistra del mio collo. «Io.. Io.. Io ti ammazzo! Non ho neanche una sciarpa, né un foulard, né un maglione a collo alto! Tutti vedranno questo coso!» La porta si aprì e gli occhi azzurri di Jamie guizzarono da me, all’amico e ancora a me. «Sonia.. Mia madre stava sospettando cose sconce. La prossima volta che ti fa un succhiotto, non urlare. Gan, oggi pomeriggio ho un appuntamento con la persona più sexy della Gran Bretagna: la professoressa di matematica. Ho ripetizioni quindi, se vuoi, la mia camera è tua. Inventa qualcosa con mamma e non sporcare troppo, ok?» Non si riusciva a capire chi dei due stesse ridendo di più, né, trenta secondi più tardi, si riusciva a capire chi avesse lo stampo della mia mano più evidente sulla guancia.



SPAZIO AUTRICE:
Mm
acciao :3 New chapter, yyyoo. 
Questo mi piace particolarmente, non so il motivo .__. Spero piaccia anche a voi >.<

Ma quant'è carino Charlie/Logan? Quanto?! Afihoiewfrhfnweo *----*
peace and love,
Delilah <3
  
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