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Autore: Sar_    13/02/2013    6 recensioni
C'è una ragazza, alla Beacon Hills High School, che non è mai stata notata. Ma lei c'era. C'era sempre. In disparte, vivendo la sua vita, ma c'era. E se qualcuno si accorgesse di lei? Se quel ragazzo si voltasse e la guardasse, per la prima volta, dopo tutte le sue preghiere? Se qualcuno nell'ombra approfittasse di tutto questo per trarlo a suo vantaggio? E se ci fosse qualcosa, ancora più a fondo nell'oscurità, in un regno di terrore e buio, che stesse tornando in superficie? Sta per scoppiare una guerra, e a ognuno dei tre schieramenti servono soldati.
......
Questa storia mi è venuta così, di getto, mentre spulciavo tra le fan fiction su teen wolf. Diciamo che è una mia versione della serie e delle origini dei lupetti. Può essere anche presa come una 'Bibbia' del soprannaturale.
Buona lettura!
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Emma's Chronicles'
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Chapter eight: Halloween.

 


 

Ecco alcune canzoni che
potreste ascoltare andando
alla festa a Beacon Hills ;)


Adam Lambert / Pop that lock
P!nk/ Slut like you
Ke$ha/ Die Young






 

Le luci lampeggiavano, illuminando di arcobaleno tutto l'isolato.

Ancora prima del tramonto, il cielo azzurro diventava viola, blu, giallo, verde.

La musica si diffondeva nell'aria, facendo accelerare il battito cardiaco di chiunque ci passasse vicino.

 

Le macchine erano parcheggiate ovunque le si potesse lasciare.

Più ci si avvicinava alla casa, più il flusso di persone si faceva intenso, il volume della musica si alzava, le voci diventavano più forti e l'aria diventava frizzante.

 

Le temperature si erano stranamente alzate, arrivando perfino quasi ai venti gradi, come per permetterci di vestirci adeguatamente per la festa.

Parcheggiai a un isolato di distanza dalla villa, per poi avvicinarmici a piedi.

Ci andavo da sola, ovviamente.

 

Non avevo trovato il coraggio di chiederlo a Stiles.

Scott ci andava con Alison (e Stiles), Lydia probabilmente con Jackson, Neir con una ragazza del terzo anno che gli faceva gli occhi dolci nei corridoi.

 

Io, sola come un cane, speravo almeno di trovare quella ragazza con cui chiacchieravo ogni tanto a pranzo.

Lei mangiava solo cose sane per mantenere la linea, io mangiavo vegetariano.

Sospettavo comunque che il tofu della mensa della scuola contenesse pollo.

 

Ero quasi arrivata alla casa, e un ragazzo vestito da vampiro mi passò davanti. Si voltò e mi ringhiò, scoprendo i denti di plastica. Aveva delle lenti a contatto rosse talmente suggestive che indietreggiai di un passo, per istinto.

 

Evidentemente soddisfatto, mi fece l'occhiolino e corse dietro a un altro ragazzo con un'ascia conficcata nella schiena e la camicia macchiata intorno di vernice rossa.

 

Io ero ancora lì, ferma. Il ringhio del ragazzo mi aveva fatto ricordare quello terribile della sera dell'incidente. Incidente. Lo avevano chiamato così. Ma io sapevo che non era un fottutissimo incidente.

 

Mi lisciai il vestito, regolando il respiro. Era nero e mi arrivava alle ginocchia. Due spallini sottili gli impedivano di cadere, ma le braccia erano coperte da un copri spalle che arrivava poco sopra l'ombelico. Il tessuto di raso nero era coperto da un sottile strato di pizzo ricamato, che gli dava un effetto gotico. Nel punto in cui lo spallino destro incontrava il tessuto del vestito, una rosa nera abbelliva il tutto. (http://i49.tinypic.com/aavs7n.jpg) Un girocollo nero mi circondava il collo, e un braccialetto uguale mi ornava il braccio destro. (http://i50.tinypic.com/18c9df.jpg). Ai piedi avevo un paio di stivali neri che arrivavano quasi al ginocchio, con dei lacci di decorazione. Il tacco era troppo alto per me (otto centimetri, per me un chilometro), ma mi era stato imposto dalla ragazza della mensa. Com'è che si chiamava? Veronica? Sempre la solita pessima memoria. Me li aveva prestati per l'occasione. (http://i49.tinypic.com/243m49j.jpg)

 

«È Halloween, Emma. Ti vesti sempre così... da Emma! Sii un po' più sexy, per una volta!» e il pomeriggio stesso si era presentata a casa mia con dei vestiti, delle scarpe e degli accessori. Me li aveva fatti provare tutti. In varie combinazioni.

 

Mi sentivo a disagio, ma Jessica (o era Monica?) aveva ragione: i ragazzi mi guardavano in un altro modo. Mi sentivo quasi attraente.

 

Arrivai davanti alla villa. In giardino , scheletri e bare spuntavano un po' da ovunque. Pregando di non rovinare a terra a causa dei tacchi, mi avviai a passo lento all'interno. Era il caos. La gente ballava, rideva, e beh, pomiciava in ogni angolo del salone da ballo enorme che avevo davanti. Sul fondo, c'era un microfono che pendeva dal soffitto. Vi si stava avvicinando una ragazza vestita da diavolo. Beh, “vestita”... un body rosso le arrivava dalla scollatura a cuore che le copriva i seni fino all'inizio delle cosce, terminando in una sottospecie di pantaloncini, corti il più possibile. Sui capelli neri spiccava un paio di corna, e una coda a freccia ricurva verso l'alto le ballonzolava dietro la schiena a ogni ancheggiamento.

 

Zoccola.

 

Richiamò l'attenzione delle persone all'interno, mentre mi dirigevo verso il tavolo del buffet.

 

«Salve a tutti e grazie per essere venuti! Allora, cominciamo, che ne dite?» un'ovazione riempì la casa, mentre la gente accorreva dai corridoi e dalle scale che partivano dal salone. Quella villa era un enorme labirinto.

 

«Allora, questo è il salone principale. Ci trovate il buffet, e se vi perdete da sbronzi basterà seguire uno dei corridoi con le strisce di nastro adesivo sul pavimento per ritrovarvi qua. Capito?» risate e segni d'assenso dappertutto. «Perfetto. Il primo corridoio alla mia destra porta alla stanza dei film, dove fino all'alba verranno proiettati film dell'orrore. Il primo alla mia sinistra porta alle stanze stregate, ognuna con un rispettivo tema. Su per le scale ci sono la stanza delle maschere, dove potrete cambiare il vostro costume se non ne avete uno vostro o per qualunque altro motivo, la stanza senza luce, quella dei mostri e i bagni.» mentre parlava, alzava le braccia per indicare le direzioni da prendere. Fece per dare il via al deejay, poi però riafferò il microfono «Ah, dimenticavo! Divertitevi!» un urlo si levò nel salone, lei applaudì e tornò a scomparire tra la folla. La gente continuava ad arrivare.

Presi una tartina che sembrava innocua e la mangiai lentamente.

Per un po' alternai il conversare con qualche compagno di classe trovato qua e là e il mangiare stuzzichini.

 

Infatti, dopo un po' che ballavo mi avviai di nuovo al buffet.

Non avevo provato ancora quelle ai gamberetti.

Ne presi una, l'analizzai e poi le diedi un morso.

Quasi la asciai cadere per terra, quando entrò.

 

Era vestito tutto di nero, pantaloni, stivali, maglia attillati e giacca di pelle aperta. Un pugnale di plastica era infilato nella fondina da coltello all'esterno della coscia.

 

Era dannatamente sexy.

 

La mascella mi cadde per terra.

Il costume rilasciava testosterone per tutto il salone. Cominciai a sentire stranamente caldo. Come diavolo si era conciato? Non era il suo stile, era strano vederlo così.

Ma Giuda ballerino, era COSÌ SEXY!

 

Le spalle larghe e i muscoli sempre nascoste da stupide camice casual o t-shirt sbrindellate finalmente erano messi in vista.

Forse troppo.

Ma non ero assolutamente gelosa, io.

 

Poi, per me completamente insignificante, dopo di lui entrò McCall. Era travestito da licantropo, con tanto di peluria sulla faccia e zanne. Per il resto, indossava jeans e una giacca. Camminava curvo, come imbronciato.

Per me, non era un gran chè come travestimento. Ero abituata a Twilight io, dove i licantropi (in realtà mutaforma, ma tralasciamo) erano semplici ragazzi super muscolosi perennemente senza maglietta.

E tutti quei peli in faccia? Troppo poco realistico.

 

Stiles si lanciò verso il buffet. S'infilò in bocca una tartina simile a quella che avevo preso io, si voltò e mi vide.

 

«Fhao!» mi disse, scuotendo la mano allegramente.

Poi vide il resto, e alzò involontariamente le sopracciglia. «Oh, mh... bel costume!» ricominciò, dopo aver deglutito.

Io feci una riverenza «Anche il tuo! Beh...» sorrisi «Sinceramente, non ho idea di cosa tu sia.»

 

Lui sembrò stupito. «Ma come, non si vede? Sono un cacciatore del soprannaturale!» assunse un po' goffamente una posa da modello, e io scoppiai a ridere. «Okay, ho perso una scommessa con Scott. E lui l'ha persa con me.»

 

Solo in quel momento arrivò proprio McCall, scandagliando con lo sguardo nel salone.

 

«Ah, aspetta, tu sei un licantropo! Facile.» soddisfatta di aver indovinato, incrociai le braccia. Il braccialetto sfavillò sotto la luce del sole che proveniva dal portone e dalle enormi finestre, mischiata a dei fari violetti.

Lui guardò in cagnesco l'amico. Ha ha, cagnesco, capita?

 

«Colpa di Stiles. Saremmo acerrimi nemici, in teoria.» alzò gli occhi al cielo e afferrò un pasticcino alla marmellata, per poi addentarlo «Dovevamo centrare il canestro da metà campo. Nessuno dei due ce l'ha fatta, perché casualmente mi è arrivata una pallonata in testa.»

 

Stiles gli rispose subito «Senti, era perfettamente nelle regole. Non avevi specificato niente!»

 

Scott gli tirò un pugno giocoso alla spalla. «Io vado a cercare Alison. Ci vediamo dopo!» si congedò velocemente, ma non senza avermi sorriso.

 

Era sempre stato un bravo ragazzo.

 

Stiles riprese «Tu, invece, cosa saresti?» diede un'altra occhiata al mio vestito.

Sotto la cipria bianca, arrossii.

 

«Beh, non saprei. Una specie di cigno nero, non so. Mi ha aiutata una mia amica, e...» mi strinsi nella spalle, giocherellando con il braccialetto «è uscito questo. Secondo me è un po' troppo azzardato.»

 

Lui scosse la testa. «Oh mio Dio. Ti sei guardata intorno? Se tu sei azzardata, quelle altre sono...» gesticolò un po', e capii.

 

Zoccole, insomma.

 

Da così vicino, riuscivo a sentire il suo profumo, quello che tentavo sempre di non annusare per non andare in panico. Era qualcosa di indescrivibile. Era semplicemente... Stiles.

Spostai lo sguardo dal suo viso ai miei piedi, facendo una piccola tappa sui suoi addominali.

Sì, sapevo perfettamente che era da un po' che faceva esercizio fisico, ma i frutti del suo lavoro erano sempre nascosti da quelle fastidiosissime invenzioni chiamate vestiti.

 

Calma gli ormoni, Emma.

 

Ritornai a guardarlo in viso. Accanto ai suoi occhi color miele, si erano formate delle piccolissime rughe di espressione, come ogni volta che sorrideva.

Quando era sovrappensiero o particolarmente concentrato, si leccava appena il labbro inferiore.

 

Come fece in quel preciso momento.

Le gambe stavano per cedermi.

 

«No, davvero, sei...» continuò.

 

Non seppi mai cosa ero, secondo lui. Qualcuno mi prese per i fianchi e mi sollevò in aria. Strillai una volta come un'idiota, strizzando gli occhi e cercando di strapparmi via quelle mani.

Poi però sentii una risata, e la riconobbi subito.

 

«NEIR! Mettimi giù!» Stiles ridacchiava, guardando la scena.

 

Quella risata.

 

«Subito, madame!» mi riappoggiò a terra, e mi voltai.

Aveva indosso uno smoking nero, e sotto una giacca bianca. Il viso era bianchissimo, gli occhi segnati da scure occhiaie disegnate, e un paio di lenti a contatto gli rendevano le pupille piccolissime, mentre il resto dell'occhio era bianco.

 

«Oh, bel vestito!» mi disse, squadrandomi. Per la seconda volta, arrossii.

 

«Grazie! Anche il tuo, Mr. Addams.» risposi, mettendo le mani sui fianchi.

 

«Emma, ci vediamo dopo, okay? Divertiti!» sentii dire da Stiles. Probabilmente credeva che non m'interessasse più parlare con lui, ora che c'era Neir.

 

No, no, no! pensai, mentre una profonda angoscia m'invadeva velocemente.

 

Mi voltai appena in tempo per vederlo sparire nella folla ondeggiante.

Sbuffai, lasciando ricadere le braccia lungo i fianchi, esasperata.

Mi girai ancora verso Neir, pronta a dirgliene quattro, ma una mano sottile mi afferrò il polso.

 

«Fantasma sexy, scusami, ma te la rubo io.» Marica! O era...oh, Giuda ballerino.

 

Lui rise, le fece l'occhiolino e si allontanò con la ragazza che lo aveva accompagnato, appena sbucata dal nulla.

 

Era un'occhiata di soddisfazione, quella che mi aveva lanciato? Credeva che volessi rubarle Neir? Oh, andiamo!

 

Ero appena arrivata, e già il mio cervello fumava.

Perché andava tutto più velocemente del solito?

Curiosa, guardai il costume della ragazza che mi aveva preso per il polso, quella dal nome che non ricordavo mai.

 

Era molto bella. Un vestito nero lucido e attillato la copriva interamente, a parte un'ampia scollatura a V. Le braccia erano scoperte, ma dei guanti in pelle nera le coprivano le mani. I capelli biondi erano raccolti in una crocchia, e sulla testa aveva un piccolo paio di orecchie da gatta. Una coda e dei tacchi vertiginosamente più alti dei miei finivano il vestito. Gli occhi erano contornati di nero, le labbra rosso carminio.

Già senza tacchi mi sovrastava di una spanna buona, ma così... sembravo un puffo.

Mi squadrò da capo a piedi, sorridente.

 

«Oh, era questo che intendevo. Perfetta.» Poi si avvicinò al mio orecchio «e quel tipo? È lui, quello per cui ti sei lasciata strapazzare da me per stasera?»

 

Neir? Oh, no.

 

Ma perché no? Diavolo, era bellissimo, simpatico, dolce, interessante. Eppure... no, no, no e ancora no!

 

«No, io... no, non è lui.» sbarrai gli occhi e tentai di correggermi «No! Cioè, non c'è nessu...» lei rise, e io risi con lei.

 

«Okay, ho capito. Lo dovrò scoprire da sola.» un sorriso che non prometteva niente di buono le spuntò sulle labbra.

 

Passò a rassegna il buffet con lo sguardo, trovò i beveraggi e mi ci trascinò. C'erano varie bottiglie, bicchieri e grosse coppe, piene di liquidi dei colori più strani. Blu, nero, viola, rosso sangue.

 

Bleah, coloranti.

 

C'erano delle targhette davanti a ogni alimento, per indicarne il nome.

Lei scelse una coppa nera nella parte degli alcolici (poche cose, in realtà, non lo erano), che si chiamava “ombra” riempì un bicchiere e me lo offrì.

 

Io scossi la testa. «Oh, no, io non bevo.» lei mi guardò incredula.

Il mio equilibrio, sia fisico che mentale, era già precario da sobria, figuriamoci da brilla!

 

«Emma, non hai dodici anni. È legale. Più o meno. E ti farebbe bene scioglierti un po'.» detto questo, scelse qualcosa per lei di più forte, un liquido rosso (“sangue”, molto originale) ne trangugiò un bicchiere in un colpo solo.

 

Scoppiò a ridere. «Oh, questo mi fa sbronzare ancora» appoggiò il bicchiere sul tavolo e incrociò le braccia. «Su, bevi. Solo un bicchiere. Non ti farà ubriacare, te lo giuro. Poi ti prometto che ti lascio in pace.»

 

Fissai il liquido nero e lo annusai. Beh, l'odore non era tanto male. Ne assaggiai un sorso, e lei mi incitò. Aveva un sapore dolciastro. Finii il bicchiere, e la stanza cominciò a girare. Mi aggrappai con forza al tavolo, aspettai qualche secondo e tornai a guardarla. Mi sentivo già più leggera.

Lei mi osservava. «Questo è lo spirito!» quando vide che mi ero ricomposta, prima diventò seria per qualche secondo, poi tornò a sorridere.

Una voce chiamò il nome di Erica.

 

Ecco come si chiamava!

 

«Aspetta qua un secondo. Devo fare una cosa. Non ti muovere!» e scappò in mezzo al tumulto.

 

Sospirai. Perché la gente continuava a trovarmi, parlarmi e poi scappare?

 

Sentii qualcosa di strano.

L'alcolico che avevo bevuto stava rifacendo il tragitto al contrario, ripartendo dal mio stomaco.

 

Mi misi una mano sulla bocca, mentre un forte conato mi scuoteva.

Dove aveva detto che erano i bagni?

Su per le scale! Mi ricordò la vocina dentro la mia testa.

 

Cominciai a correre. I conati si susseguivano, la testa mi girava, dei brividi violenti mi davano la pelle d'oca.

 

Quasi inciampai sugli scalini, ma feci in tempo ad arrivare al corrimano.

Che schifezza mi aveva fatto bere?

Forse era una reazione al mio organismo perennemente sobrio.

O forse era stato corretto con qualcosa di non tanto legale.

C'era da aspettarselo, a una festa così.

 

Il bagno con il contrassegno improvvisato delle ragazze era socchiuso. Spalancai la porta. Era vuoto.

Richiusi la porta alle mie spalle e mi buttai in ginocchio davanti al wc.

L'odore di candeggina aumentò i conati.

Non ci misi molto a cominciare a vomitare.

Quando il mio stomaco sembrò tornare nel verso giusto, mi lasciai cadere a sedere sul pavimento freddo.

 

Mi sciacquai la bocca ripetutamente con l'acqua fresca, ma subito ricominciarono i conati.

Tornai al wc e sentii dei passi fuori dalla porta.

 

«Emma? Stai bene?» era lei. Biascicai un “no”, e lei entrò.

Richiuse le porta alle sue spalle e mi si avvicinò.

Si bagnò una mano con l'acqua fresca e me l'appoggiò sulla fronte.

Vomitai ancora una volta, ma lei restava lì, a raffreddarmi la fronte.

 

Quando ebbi finito, mi sentii subito meglio.

Tirai lo sciacquone e andai di nuovo al lavandino, risciacquandomi innumerevoli volte la bocca.

 

Notai solo in quel momento che aveva una borsa con sé. Ci rovistò dentro e mi porse uno spazzolino ancora nuovo.

La guardai esterrefatta.

 

«Oh, dopo un po' che vai a feste come questa impari la lezione. Ho l'occorrente per ogni evenienza.» rispose semplicemente, appoggiando lo spazzolino sul ripiano di marmo. Poi estrasse anche una trousse piena di trucchi e una scatola di preservativi. Intendeva proprio ogni evenienza.

Intercettò la mia occhiataccia e alzò le mani, come se in arresto, poi rimise tutto in borsa tranne lo spazzolino.

C'era un dentifricio mezzo spremuto in un armadietto.

Mi lavai i denti, mentre lei aspettava, appoggiata al muro del bagno.

 

Non parlava, restava semplicemente a guardarmi.

 

Finii e sospirai, appoggiandomi al ripiano di marmo del lavabo.

Quando mi guardai per bene allo specchio, mi accorsi che ero persino più pallida di prima.

 

«La prossima volta che mi offri qualcosa da bere, ricordami di darmela a gambe o ucciderti.» la minacciai, ma poi le sorrisi, e lei fece lo stesso.

 

«Scusa, non pensavo ti facesse quell'effetto... meglio avvertire Susanne.» la guardai senza capire. «è la proprietaria della villa. La diavolessa...» alzò l'indice e il medio e le mise dietro la testa, mimando un paio di corna.

 

«Ah, capito. Sì, forse è meglio.» presi un asciugamano dall'armadietto e mi asciugai viso e mani.

 

«Ora che ti sei ripresa... c'è qualcuno che ti aspetta nella stanza della Luna.»

 

Oh, non ci credo.



Who lets Emma out? UH! UH-UH-UH!

Eeed eccomi tornata! Vi è piaciuto il capitolo?
Ma arriviamo alle cose importanti: VE LO SIETE IMMAGINATO LO STILES SEXY? Mlmlml.
Sbalzo temporale di un mesetto in cui Emma si aggiusta un po', festa di Halloween a Beacon Hills, tutti i teen agers si sono riversati in una grossa villa... non poteva non succedere qualcosa di brutto alla nostra piccola sfigatella, vero? HAHAHAHA no, ovviamente.

Pensavate che fosse successo abbastanza, dopo il saprete-dopo-cosa successo al suo stomaco... ma è solo l'inizio, piccole mie.

*risata satanica*
Bon, aspetto critiche, opinioni, pensieri... tutto quello che vi passa per la testa, scrivetemelo.
Ah, per farvi esplodere ancora di più l'apparato riproduttore...

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Non è dkjhfdsjk? Sì, lo è.

Grazie a tutti, ho raggiunto le 50 recensioni ** Vi amo, giuro.

Un bacione ENOORME, con un abbraccio (tramite Derek, se vi fa piacere... ;) hehe)

Vi voglio bene,

Sara <3

  
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