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Autore: Antilla    13/02/2013    2 recensioni
Perchè sì, ci sono anche le storie in cui l'amore non salta fuori all'improvviso, le storie in cui si nasconde e bisogna cercarlo, le storie che non pensi mai potessero nascere e poi ti ci ritrovi dentro, senza sapere come. Ci sono persone che credevi mezze estranee, ma che poi scopri essere l'altra metà di te.
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Dal primo capitolo:
So che ve lo state chiedendo.
E la risposta è sì.
Lo abbiamo ignorato.
Abbiamo ignorato la nostra alchimia, la nostra naturale complicità, la nostra inspiegabile, ma estremamente intonata, armonia.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Just look at me
Capitolo 11 

 

Dormire con il calore di Blaine addosso è una delle cose che reputo più rilassanti al mondo; mi sento sovrastato, ma allo stesso tempo protetto, dalla sua presenza.
 
Ogni volta è un deja vu; si dice che questi fenomeni siano il modo che ha il destino per dirci che siamo esattamente dove dovremmo essere.
 
Èprecisamente così che mi fa sentire Blaine: al mio posto.
 

***

 
I giorni che precedettero la festa di Sugar furono una specie di inferno, il fuoco che accese la miccia del cumulo di tensione e dinamite che ero diventato.
Probabilmente l’evento scatenante fu il fatto che qualcuno ebbe il coraggio di dire la sua opinione su quello che stava succedendo tra me e Blaine.
Nessuno glielo aveva chiesto in realtà, ma Rachel e Santana si sentirono in pieno diritto di darmi il loro parere.
 
“Penso che debba decidersi, Kurt. Non è giusto che tu aspetti tutto questo tempo.” ruppe il ghiaccio la mia amica ispanica, senza tanti giri di parole.
“I-io credo ch-… Ha bisogno ancora di un po’ di tempo. Tutto qua.” risposi, cercando di convincere sia me, che loro; non che me ne importasse davvero di quello che pensavano, ma come potevo, in fin dei conti, darle torto?
“Da quanto ha iniziato a prendersi del tempo, esattamente?” chiese Rachel, ormai anche lei sul piede di guerra.
Sembravo un indagato sotto interrogatorio; ci mancava solo che dal mio armadietto uscisse una lampadina incandescente e che questa mi venisse puntata in faccia.
“Un p-po’…” tentai di mormorare e ovviamente l’occhiata torva della mia attuale migliore amica non si fece attendere.
“Due settimane oggi…” dissi, sospirando, in un misto tra disperazione e esasperazione.
“Non credi che sia abbastanza?” incalzò allora l’altra, senza lasciarmi un attimo di tregua.
Con un colpo secco di remi, mi rimisi in piedi, abbandonando il sostegno che l’anta fredda dietro di me.
“Pensi che io non lo sappia, uhm? Cosa dovrei fare, sentiamo? Mandare tutto all’aria!?”
Ammetto che la mia reazione fu leggermente esagerata: loro stavano cercando di aiutarmi e aprirmi gli occhi e io me ne uscii con una sorta di ‘aggressione’.
“Kurt, vogliamo vederti felice, non sacrificato. Lo vedi anche tu, no? Lui ti vuole bene, questo è evidente, ma deve fare una scelta, perché non riesco più a vederti così, come se venissi sempre dopo qualcun altro!”.
Mai nel corso di quegli anni avevo sentito uscire dalla bocca di Santana un tono tanto calmo e premuroso, quasi da sorella maggiore in pensiero per il fratellino imbranato.
“Meriti di brillare, Kurt, meriti di essere il primo. Lo hai messo al primo posto ed è giusto che lui faccia lo stesso per te.” fece coro Rachel.
“Smettetela di parlare di lui come se fosse un mostro, come se non avesse fatto nulla per dimostrarmi quanto tiene a me. Ci sono cose che non sapete e che quindi non potete giudicare.”.
Il mio tentativo di difendere Blaine per l’ennesima volta si infranse quando una lacrima rigò il mio viso.
 
Potevo dire quello che volevo, giustificarlo con me stesso e con gli altri, constatare che del pensiero della gente non mi importasse affatto, ma la verità era che avevano ragione loro, che non potevo più andare avanti con l’idea che Blaine avesse qualcuno davvero, qualcuno che ancora si poteva definire il suo ragazzo.
 
Non mi erano mai piaciute le catalogazioni, le cose ufficiali, le etichette, mi avevano sempre dato la sensazione di poter essere giudicati prima di essere conosciuti, ma per la prima volta in sedici anni desiderai di rubarne una e di farla mia.
Volevo appiccicarmi sul maglioncino azzurro un badge con scritto ‘il ragazzo di Blaine’.
 
 
Quel sabato, la sua Ford nera di si fermò nel vialetto di casa in perfetto orario. Io ero pronto già da un po’, ma decisi di usufruire dei minuti di ritardo che mi erano stati concessi: era una specie di piccola ripicca per tutto quello che mi veniva tolto ogni secondo.
Era un modo, perverso e idiota, di prendermi ciò che mi spettava; lo feci pensando che mi sarei sentito meglio, sperando che mi sarebbe bastato.
Desiderai si arrabbiasse un po’, mi sarebbe andata bene anche se avesse fatto finta, giusto per darmi la soddisfazione di ricambiare lo ‘sgarro’ che continuava involontariamente a farmi.
Mi diedi dell'idiota quando invece, salendo in macchina, mi sciolsi davanti al suo sorriso.
 
Non entrammo mano nella mano come avevo immaginato, ma tutti ci videro arrivare insieme.
Le nostre dita si incontrarono poco dopo, sul ripiano di legno scuro tra il cellulare di Blaine e il mio tovagliolo rosso e bianco, sotto lo sguardo esterrefatto dell’intero Glee Club; mai, durante l’ora successiva, il pollice di Blaine smise di accarezzare piano il mio dorso.
 
La serata prese un’altra piega quando il cellulare di Blaine si illuminò per l’arrivo di un sms. Il fastidio che provai in quel momento non era collegato alla sua orribile suoneria, né al fatto che qualcuno glia avesse scritto: tutto fu causato dallo stupido e involontario istinto che mi portò a buttare un occhio sullo schermo.
 
Fino a quel momento Elliot era stato un’entità sconosciuta e indefinita: solo in quell’attimo prese effettivamente forma.
Lui divenne reale e la sua presenza persino più ingombrante: ci tolse, per l’ennesima volta, un momento che doveva essere solo nostro, mio e di Blaine.
Mi sentii in trappola, senza via di fuga, condannato a vivere quella situazione per sempre.
Fu insostenibile.
 
Fissai il vetro lucido ancora lampeggiante e finii in un solo sorso la soda nel mio bicchiere, prima di scattare in piedi e correre fuori dal locale.
Ero di spalle, ma potevo chiaramente vedere gli occhi di tutti sulla mia schiena: la sentivo bruciare.
 
Il vento freddo che mi colpì in pieno viso non appena fui fuori avrebbe potuto di certo aiutarmi a risolvere quel rebus che mi ostinavo a chiamare vita, se Blaine non fosse stato più veloce di lui, di me, e il suo sguardo non mi avesse fatto ritornare al punto di partenza.
 
“Cos’hai?” domandò, notando i pugni chiusi alla fine delle mie braccia tremanti.
“Niente. Avevo bisogno di un po’ d’aria.” dissi a denti stretti, con l’intento di impedire ai singhiozzi di farsi sentire.
“Dimmi cos’hai.” ripeté. Cercai le sue iridi dopo poco, sorpreso e scosso dal suo tono duro.
Provai davvero a tenermi tutto dentro, a mandare giù l’ennesimo boccone salato, ma le lacrime bollenti che sentii rigarmi il viso mi convinsero del fatto che non sarebbe servito più a nulla.
 
“L-lui è… Non sopporto più questa situazione, okay? Non posso più andare avanti così!” buttai fuori tutto d’un fiato, ignorando completamente il tono più alto della mia voce.
Se proprio dovevo parlare, pretendevo di essere ascoltato.
“Solo un po’ di tempo e tut-”
“Basta tempo. Basta aspettare. Sono due settimane che mi chiedi tempo, Blaine. E io te ne ho dato perché ne capivo il senso, ma ora non riesco più ad andare avanti.”.
Le parole mi vennero fuori piene di rabbia, forse eccessiva, ma reprimerle sarebbe stato vano: era il gioco della verità e non avevo più la forza di essere sleale.
 
“Tu ha un ragazzo, Blaine, lui esiste, è reale. Dio, tu ancora lo senti, lo baci, lo tocchi. Io non riesco più a far finta che lui non ci sia, perché la sua presenza mi sta togliendo l’aria.”
Più parlavo, più mi sentivo, contemporaneamente, meglio e peggio.
Potevo chiaramente sentire il peso all’altezza del cuore sciogliersi e una morsa di paura di perderlo formarsi poco sotto, nei pressi del mio stomaco.
 
“Kurt,” mi chiamò piano, tentando in qualche modo di calmarmi, “io non voglio farti questo. Io voglio stare con te, lo sai, voglio farti sentire amato e speciale. Non voglio ferire i suoi sentimenti, è vero, ma di lui non mi importa nulla. Assolutamente nulla.”
 
“Io non dico che Elliot non sia un bel ragazzo, ma io ti sto dando il tempo di cui hai bisogno, sto cercando di farmi piacere i tuoi papillon e ti lascio sempre il finale dei nostri duetti, perciò… prendi me, scegli me, ama me.”*
 
Passammo l’ora successiva con gli altri, senza far parola di nulla con nessuno, ma la tensione tra noi era percepibile anche dall’altro lato del tavolo. Rachel e Santana, infatti, sedute vicine mi sorrisero dolcemente e annuirono. Non sapevano cosa fosse successo, ma capirono ugualmente che avevo fatto quel che dovevo.
Nel frattempo, al mio fianco, Blaine stava cambiando lo sfondo del suo cellulare.
 
Salutandoci, quella stessa sera, non si fece alcun problema a poggiare le labbra sulle mie sotto gli occhi sempre più spalancati dei nostri amici.
Nonostante fosse una cosa improvvisa e letteralmente mozzafiato, fu come tornare a respirare.
 

***

 
Più tardi, quando mi infilai a letto, il cellulare sul mio comodino vibrò rumorosamente.
 
(00:34)
Ho chiamato Elliot. Gli ho detto che dobbiamo parlare e dice di aver già capito tutto.
È arrivato il nostro tempo.
 
Quello fu l’unico messaggio di Blaine a cui non replicai.
Se non poteva vedere il mio sorriso, nessuna risposta sarebbe stata esauriente. 





*Chiaro ed esplicito riferimento a Grey's Anatomy.
(Non seguo la serie, ma amo la scena)

Angoletto di Pè.
Hola! *Saluta con la manina*
Partiamo subito con gli avvisi/chiarimenti/quellochevisembrano altrimenti questo angoletto finisce domani mattina.
Questo è stato il penultimo capitolo della storia, manca il dodicesimo e poi un piccolo epilogo. Vi avevo accennato alla possibilità di alcuni spin-off.
Non sono più molto sicura a riguardo o almeno non credo arriveranno in un futuro prossimo. Sto scrivendo il finale di questa storia, ma sto iniziando a metter mano anche al mio prossimo progetto, so who know?!
Altro avviso che non c'entra nulla con questa ff. Non so se qualcuno di voi lo sa, ma questa è la mia seconda long. La prima, Tutta colpa del Lima Bean, l'ho pubblicata qualche tempo fa, quando ancora non ero molto pratica (non che adesso lo sia) nè della scrittura, nè della grafica Efp; ho quindi, cominciato il progetto "Tutta colpa del Lima Bean: the review". Insomma sto rivedendo, betando e correggendo la storia, per poi sostituirla, capitolo per capitolo all'originale.
Se qualcuno è interessato, è lì. 
Non credo di aver mai scritto/parlato così tanto in un mio angoletto, ma c'è sempre la prima volta.
Visto che ci siamo e che non posso di certo non farlo, vi ringrazio tutti, per le recensioni, per le visite e soprattutto per le ricordate/preferite. E' un onore davvero immenso per me. 
Vi ringrazio ancora una volta e corro a rispondere alle recensioni dello scorso capitolo, Sì, le accumulo sempre, perdonatemi.
Un abbraccio,
Petronilla. 

  
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