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Autore: Saritac1987    02/09/2007    6 recensioni
“Non voglio più vederti.”
Uscì, senza nemmeno sbattere la porta.
Chris si stese sul proprio letto, cercando di fermare le proprie braccia che tremavano, di comportarsi normalmente, ma era troppo tardi: sentiva che i suoi occhi stavano diventando vermigli."

Se vi aspettate una Draco/Ginny, vi sbagliate. Sono presenti come personaggi, ma non sono i protagonisti.
NON terrò conto degli avvenimenti degli ultimi due libri della saga.
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Ginny
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Da Epilogo alternativo
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1. Capitolo

Ansia. Paura. Preoccupazione.

Questo era ciò che la piccola Paige provava quando si svegliava ogni mattina.

Aveva dieci anni, due vispi occhi verdi, dei lunghi capelli neri sempre legati ed era una ragazzina come tante, apparentemente normale. Sicuramente non si notava in mezzo alla massa, e certamente nessuno si sarebbe degnato di fermarsi ad osservare i suoi occhi, altrimenti avrebbe subito denotato l’angoscia che vi correva ogni volta che sentiva di essere osservata da uno dei suoi genitori.

Tyberius e Rebecca Avery si erano sposati semplicemente per convenienza dei loro genitori. Serpeverde per eccellenza, si erano diplomati l’anno prima del Torneo Tremaghi e si erano sposati subito, cercando, invano, di avere un erede. Erede che arrivò ben dodici anni dopo. Per quanto avessero cercato di rendere la loro Paige una perfetta Serpeverde, però, riuscirono solo a incuterle una grande paura.

Per completare il tutto, le avevano già programmato il matrimonio con un partito perfetto, Kevin Lestrange, nipote di Rabastan, fratello del più celebre Rodolphus.

C’era solo una frase con cui Paige definiva la sua vita…

“Uno schifo totale!” Questo stava dicendo alla cugina Samantha, forse l’unica persona in grado di capirla, insieme alla zia. “Giovedì devo partire per Hogwarts e portarmi dietro la reputazione di sfigata, di figlia di Mangiamorte e chissà cos’altro!”

“Paige, ascolta…” Samantha aveva solo un anno in meno di Paige e una grande solidarietà con la cugina; sapeva quanto i suoi zii potevano farle male moralmente, e anche fisicamente, perciò cercava sempre di tirarla su di morale. “Nessuno ti classificherà mai come sfigata; Mangiamorte, forse, ma non sfigata. Quindi giovedì tu partirai e farai vedere a tutti che tu non sei i tuoi genitori, ok? Ascolta la tua cuginetta Sam, dai…”

Paige annuì.

Forse Sam aveva ragione, forse… non sarebbe risultata ciò che non era. Anche se sicuramente, bruttina com’era, non sarebbe stata notata.

Il primo giorno di scuola è un’ansia per tutti.

Il binario 9 ¾ era pieno come al solito.

Guardandosi intorno, Paige vedeva solo famiglie felici. Una in particolare attirò il suo sguardo.

La madre, lunghi capelli rossi raccolti in una treccia, stava facendo delle raccomandazioni alla figlia; un altro ragazzino, sicuramente più grande, si guardava intorno annoiato, probabilmente alla ricerca di qualche amico, e intanto rispondeva alle domande di una bambina, la più piccola; a breve distanza, un altro fratello, il maggiore, stava salutando la sua ragazza. Probabilmente era il primo anno che passavano separati. Era notevole come i figli, come per contrasto con i capelli rossi della madre, fossero tutti biondi.

Anche a lei sarebbe piaciuto avere una famiglia così unita, anche se sicuramente tutto questo non sarebbe accaduto, non con Lestrange come futuro marito.

Era persa nei suoi pensieri e osservava, con una punta d’invidia, quella famiglia, quando la voce di sua madre la fece tornare alla realtà.

“Vedi di stare lontana da quelli lì. Mi sono spiegata?”

“E perché?” Era un suo piccolo piacere risponderle male quando erano in mezzo alla gente. La divertiva vedere quanto si infuriava e come cercava di non darlo a vedere. Ma allo stesso tempo sapeva che a casa avrebbero fatto i conti… ma stavolta, Paige non sarebbe tornata a casa.

“Perché,” Rispose la madre, con una punta di rabbia nella voce. “Quelli sono i Malfoy. Ricordi cosa ti ho detto a proposito dei Malfoy?”

“Che il figlio di Lucius, Draco, aveva rifiutato di stare dalla sua parte, quindi si è ritrovato contro il Signore Oscuro, poi è cambiato e ha aiutato gli Auror a uccidere suo padre.” Ripeté la ragazzina, come se fosse una cantilena.

“Dimentichi che…?”

“Che ha sposato una babbanofila e che quindi lui e la sua famiglia sono sudici traditori del loro Sangue.”

Bigotti. Questo erano i suoi genitori.

“E ricordati: devi essere una…”

“Una Serpeverde fino all’ultimo capello. Lo so.” Concluse Paige. Erano anni che glielo inculcavano in testa.

***

Un altro, noioso, anno di scuola.

Christopher Malfoy si guardava intorno, annoiato, aspettando Daniel, il suo migliore amico che, come al solito, non arrivava. Classico.

“Chris, quando parto io?”

Quella mattina, la piccola Gabrielle aveva deciso di fare domande stupide. Chris sbuffò.

“Hai sei anni, Gabrielle. Te ne mancano cinque.”

Di solito non era irritato dalla sorellina, ma erano queste domande quelle che più gli davano fastidio. Lo sapevano tutti che Hogwarts si cominciava nell’anno degli undici anni, anche lei. L’aveva chiesto a Ryan, l’aveva chiesto a lui, e l’aveva chiesto pure ad Alyssa.

Lui non era mai stato un ragazzo molto allegro: non aveva mai riso per niente, trovava stupide molte cose che i suoi fratelli trovavano divertenti. Sua madre, spesso, gli diceva che era troppo serio, che doveva prendere la vita più semplicemente, di prendersi in giro ogni tanto; ma il ragazzino non ci riusciva, aveva troppe cose in testa. E sapeva che la minima cosa gli avrebbe potuto procurare l’ennesimo mal di testa impossibile da sopportare, e avrebbe dovuto prendere di nuovo quella schifosissima pozione.

Gli occhi grigi del ragazzo scrutavano ogni persona che affollava il Binario 9 ¾.

Davanti a lui, c’era una ragazzina che parlava con la madre. Il ragazzo ridacchiò, doveva essere una del primo anno e la madre le stava sicuramente facendo le solite raccomandazioni. Era anche felice, come si era sentito anche lui il giorno in cui aveva iniziato Hogwarts. Chris notò che era estremamente magra, sembrava quasi anoressica, ma anche la madre non era molto in carne; doveva essere alta più o meno trenta centimetri più della figlia. Per il resto, si somigliavano in maniera incredibile: avevano entrambe i capelli neri, lisci, la madre sciolti, la figlia raccolti in una coda. Anche il loro viso aveva tratti simili, per quanto la figlia, in un certo senso, risultava più semplice e meno altezzosa della madre; era anche incline al sorriso. Del padre non c’era traccia, magari era rimasto a casa o era andato al lavoro, come il suo. Si scambiarono un breve sguardo, prima che entrambi lo volgessero da un’altra parte.

“Mi raccomando, non combinare guai.” Chris sbuffò di nuovo. Ogni volta che qualcuno di loro iniziava la scuola, sua madre doveva fare sempre le stesse raccomandazioni.

“Mamma, Alyssa non combinerebbe mai guai, ricordalo.” Odiava risponderle male, ma a volte ci voleva. Tanto, era abituata ai suoi sbalzi d’umore. Se non fosse stato per quel suo problema…

Alyssa aveva quasi undici anni, avrebbe iniziato la scuola quell’anno. Come lui e gli altri suoi fratelli, era bionda, ma, a differenza degli altri, aveva gli occhi azzurri. Non avevano un bel rapporto, come tutti i fratelli, l’unica cosa che li teneva uniti era Daniel, per il quale Alyssa e Gabrielle avevano una cotta.

Ma quando arriva Dan?!

“Chris ha ragione, mamma…” Menomale che Alyssa ogni tanto gli dava ragione.

Cercando Dan, alla sua sinistra, vide un quadretto vomitevole: Ryan, suo fratello maggiore, stava baciando la sua ragazza. Era il primo anno che passavano separati e, per fortuna di Chris, anche l’ultimo. Odiava quelle cose, le trovava inutili. Cercò di non sentire quello che la coppia si stava dicendo, poi, finalmente, vide un volto conosciuto, quello di Dan.

“Sei sempre in ritardo!” Lo ammonì, scherzando. “Menomale che sei arrivato, non li sopporto più: Gabrielle continua a fare domande, mia madre è convinta che Alyssa combinerà qualcosa e Ryan mi fa venire il voltastomaco.”

***

“Muoviti, mamma! Il treno parte tra mezz’ora!”

Daniel Kyle era nervoso. Aveva un appuntamento con Chris esattamente a quell’ora, e sua madre era ancora nella Southampton Road. Se solo avesse saputo Smaterializzarsi… e invece no, era un mago minorenne e per di più di origini babbane.

“Manca poco, Daniel, stai tranquillo.”

Daniel la guardò, sperando di fulminarla con lo sguardo.

Sua madre era serena. I suoi occhi castani, esattamente identici a quelli del ragazzo, guardavano la strada e le sue labbra erano curvate in un sorriso.

La donna era stata orgogliosa, quando aveva scoperto che anche il suo secondo figlio era un mago.

Era successo due anni prima. Daniel era in camera sua, stava giocando ai videogiochi, quando suo fratello Robert era corso da lui con una lettera, uguale a quelle che riceveva ogni anno da Hogwarts. Non poteva credere che fosse indirizzata a lui, e invece, c’era scritto il suo nome.

Nessuno avrebbe potuto capire quanto quel ragazzino si sentiva fortunato ad andare a Hogwarts; nessuno, nella sua famiglia, se lo sarebbe aspettato.

E invece, era lì, anche se aveva una grande paura di non risultare all’altezza, di non essere ciò che gli altri volevano che fosse, di essere meno bravo di suo fratello, e soprattutto di non legare con nessuno.

Era sempre stato un ragazzino solare: amava ridere, scherzare, prendersi gioco di qualsiasi cosa strana accadesse.

Il suo unico compagno di Casa, invece, era strano.

Era chiuso, stava sempre nel suo mondo; anche se passavano tutte le lezioni uno di fianco all’altro, non parlavano mai, se non per qualcosa che riguardava la scuola. Quel ragazzino biondo risultava antipatico a tutte quelle poche persone che conosceva, anche Robert diceva che forse era meglio evitarlo; ma, del resto, Robert era quello che aveva deciso di non legare con nessuno, di dedicarsi solo allo studio: era il cosiddetto secchione, e Dan adorava prenderlo in giro in quel modo.

Poi, un giorno, il ragazzino aveva preso coraggio: aveva sempre avuto la faccia tosta, perché non averla anche con il suo compagno di Casa?

Da quel giorno, Daniel e Christopher erano diventati inseparabili, nonostante fossero tanto diversi. Un giorno, l’amico gli aveva confidato di aver sempre preferito allontanarsi dalla gente, ma che con lui riusciva a non pensare ai suoi problemi. Lo aveva anche reso partecipe di un segreto del quale era al corrente solo la sua famiglia.

Finalmente, a King’s Cross, Daniel diede un veloce bacio a sua madre, senza nemmeno sentire le solite, noiose raccomandazioni che gli faceva ogni anno, e corse al Binario, senza quasi guardare le persone che camminavano intorno a lui.

Chris doveva essere arrabbiato. Era sempre in ritardo, ma non era colpa sua, se sua madre partiva molto tardi con la macchina e guidava ancora più lentamente!

Iniziò a guardarsi intorno, quasi sbatté contro una ragazzina dai capelli neri e sua madre, per correre incontro all’amico.

“Sei sempre in ritardo! Menomale che sei arrivato, non li sopporto più: Gabrielle continua a fare domande, mia madre è convinta che Alyssa combinerà qualcosa e Ryan mi fa venire il voltastomaco.”

“Buongiorno anche a te, Chris.” Rispose scherzoso Daniel. Ormai conosceva l’amico, era sempre così, quando non si vedevano da un po’. Dietro di lui, c’era Alyssa con Ginevra, la madre, l’unica della famiglia rossa di capelli.

Si sistemò velocemente i capelli, prima di salutare anche lei. Sapeva che, se avesse faticato a legare con le sue compagne, la ragazzina avrebbe iniziato a frequentare loro; a Daniel non dava fastidio, la trovava simpatica, e anche molto carina. Era stato lui a dire che le sue efelidi non le rovinavano il viso, anzi, che la rendevano ancora più bellina.

La ragazzina rispose al suo saluto con un flebile “Ciao, Dan”, prima di rivolgersi di nuovo alla madre.

“La finisci di guardare mia sorella?!”

Affabile come al solito, Chris.

“Ok, ok… andiamo sul treno.”

I due ragazzi presero il proprio bagaglio, prima di salire ad occupare uno scompartimento. Alyssa li avrebbe trovati.

***

“Ciao, Alyssa!”

La voce di Daniel distrasse la ragazzina per qualche secondo: era come al solito, bellissimo, con quei capelli castani e gli occhi color nocciola. Le piaceva dall’estate prima, quando Chris gliel’aveva presentato, e andavano anche molto d’accordo.

“Ciao, Dan…” Alyssa gli sorrise, prima di rivolgersi di nuovo alla madre.

“Mamma, dai, lo sai che non farei mai come Chris! Io non ho quello che ha lui!”

La madre sospirò.

“Hai ragione… ma lo sai, no? Ho sempre paura tesoro.”

“Sì… lo so.”

In quel momento, il suo amico James si avvicinò a lei. Anche lui doveva iniziare il primo anno, almeno non si sarebbe ritrovata da sola.

“Vieni, Alyssa? Tra poco parte.”

Il ragazzino le sorrise. Aveva i capelli neri, come suo padre, ma la forma del viso ricordava quella della madre, con quei grandi occhi azzurri. Meglio, perché James non andava d’accordo con suo padre, fin da quando se n’era andato, solo due anni prima: non avrebbe sopportato di somigliargli, tanto quanto non sopportava la fama riflessa. Suo padre era il famoso Harry Potter, e lui detestava essere classificato come suo figlio, a dir la verità, non lo vedeva da quando se n’era andato con un’altra. Si era sempre rifiutato.

“Arrivo, James. Ciao mamma…” Sua madre la abbracciò, dandole un bacio sulla guancia. Poi, la ragazzina prese il suo baule, salutò Ryan e salì sul treno.

Aveva sempre immaginato che fosse così affollato, pieno di facce che non aveva mai visto. Adorava tutto, lei amava stare in mezzo alla gente, anche se isolata; era sicura che nessuno l’avrebbe notata, mentre guardava gli altri.

In poco tempo, trovarono lo scompartimento occupato da Chris e Dan. In silenzio, sistemarono i loro bauli, poi si sedettero.

Poco dopo, il treno partì. I ragazzi vennero raggiunti dalla ragazza di Ryan e da una sua amica, che loro non conoscevano.

***

Insieme ad Emma Flint, che conosceva appunto perché figlia dell’ex capitano della squadra di Quidditch di Serpeverde, Paige era alla ricerca di uno scompartimento libero. O forse dello scompartimento occupato dalla famiglia ‘riccioli d’oro’.

Li invidiava, perché negarlo? Invidiava loro padre per aver fatto ciò che lei non aveva il coraggio di fare; invidiava quei ragazzini perché avevano tutto; li invidiava perché erano uniti; perché nessuno di loro sarebbe mai rimasto solo; perché la loro famiglia era l’utopia che mai avrebbe raggiunto.

Cercò lungo tutto il treno, sperando che Emma non volesse fermarsi nel primo scompartimento libero. Quella famiglia aveva qualcosa che la attraeva, perché negarlo? Forse proprio perché non erano come lei.

Li trovò poco dopo. Non c’erano posti liberi nel loro scompartimento. Erano i due ragazzini biondi, uno moro, uno castano, e due ragazze più grandi, tra cui, Paige riconobbe, la ragazza del fratello maggiore.

Cattiveria, Paige. Ricordatelo. Si disse, prima di aprire la porta dello scompartimento. Poi, facendo finta di niente, con aria superiore, come le aveva sempre insegnato sua madre, disse:

“Oh… è occupato.”

“Certo che è occupato, cos’è, sei cieca?” A parlare fu il ragazzino biondo, che iniziò ad osservarla con i suoi penetranti occhi grigi.

“Voi siete i Malfoy.” Non era una domanda. Era un’affermazione.

Doveva trattarli male. Voleva punirli per essere una famigliola perfetta.

“…e allora?” Era ancora il ragazzino.

Paige scosse la testa.

“Questo posto sta cadendo davvero in basso…” Disse, uscendo.

Se prima di vederli si sentiva una schifezza, ora il suo unico obiettivo era proprio quello: far sentire quei ragazzi inferiori a lei per ciò che erano. Perché loro non meritavano di essere felici.

***

“Oh… è occupato.”

Quella voce saccente aveva infastidito Chris. Si girò verso la proprietaria e si ritrovò davanti la ragazzina dai capelli neri che aveva notato poco prima, in stazione; in quel momento gli sembrava così diversa rispetto a quello che era prima, mentre parlava con la madre. Era come incattivita. E odiosa.

“Certo che è occupato, cos’è, sei cieca?” Del resto, lui era conosciuto per essere quello che rispondeva male a chiunque. Del duo, era quello chiuso; sapeva anche che, a scuola, qualcuno lo aveva classificato come sfigato, per il suo carattere. Ma non gli importava.

La ragazzina continuava a guardarlo negli occhi con aria di sfida. Chris quasi non ne aveva notato il colore, un verde chiaro che solo poche persone avevano, talmente era preso dalla rabbia che lo stava attanagliando.

Doveva calmarsi, se non voleva che succedesse qualcosa. L’ultima volta che aveva fatto una sfuriata, era rimasto bloccato a letto pieno di dolori per una settimana, e non voleva certo che la scena si ripetesse.

“Voi siete i Malfoy.” Disse la ragazzina, dopo pochi secondi. Se voleva intimidirlo, non ci sarebbe riuscita. E poi, a lei cosa importava chi fossero?

Cercando di mantenere l’autocontrollo, Chris rispose:

“…e allora?”

La ragazzina scosse la testa. In quel momento gli sembrava sua madre, nonostante l’avesse vista pochissimo.

“Questo posto sta cadendo davvero in basso…” Disse, sempre guardandolo negli occhi, poi uscì dallo scompartimento, seguita, poco dopo, dalle due ragazze.

Ma chi si credeva di essere? Era solo una ragazzina, un’inutile ragazzina di quella scuola. L’ennesima persona che lo infastidiva.

Chris iniziò a guardare fuori dal finestrino, cercando di mantenere il proprio autocontrollo, senza sentire ciò che gli altri dicevano. Amava isolarsi per pensare, a volte. Quando era a casa, si rifugiava in giardino, in un angolo che, tutti sapevano, era solo suo. Anche a scuola, ogni tanto, si rifugiava in riva al lago nero.

Quella ragazzina lo irritava; era saccente e si credeva chissà chi. Non sapeva niente di lei, ma già non la sopportava, sperava solo di non rincontrarla per i cinque anni seguenti!

“Chris? Ci sei?”

Il ragazzo alzò lo sguardo. Dan lo fissava, come per ricevere una risposta. Ma cosa aveva detto?

“Scusa, Dan. Non ti ascoltavo.” Ammise.

***

“Questo posto sta cadendo davvero in basso…” La ragazzina mora se ne andò, disgustata. Era la stessa ragazza contro la quale Dan aveva sbattuto poco prima. Era veramente odiosa, nonostante, il ragazzo aveva notato, fosse molto carina.

Sia lui che Alyssa avevano seguito con un pizzico di divertimento quel battibecco; poi, ognuno aveva mantenuto il silenzio, come se nessuno volesse azzardarsi a romperlo: le due ragazze più grandi erano uscite, James aveva iniziato a leggere un libro, Chris guardava fuori dal finestrino e Alyssa fissava il pavimento, affranta.

“Cosa c’è?” Le chiese lui; di solito, lei gli confidava tutto.

“Niente… sono agitata. E se capito nella stessa Casa di quella?”

“Io e Chris non l’abbiamo mai vista, in giro.” Ammise. “Ma può essere che sia del secondo anno, vero Chris?”

Entrambi si girarono verso il ragazzo, che non rispose: era come assorto, fissava le montagne senza vederle.

“Chris? Ci sei?”

L’amico si girò verso di lui.

“Scusa, Dan. Non ti ascoltavo.”

Classico, non era la prima volta che succedeva. Chris faceva sempre così, anche senza rendersene conto: appena gli veniva un attacco di rabbia, si isolava, cercando di mantenere il suo autocontrollo. Era bravo, ormai; Dan l’aveva visto infuriarsi seriamente solo una volta, e aveva anche notato l’orribile conseguenza.

“Dicevo.” Daniel riprese, scocciato. “Che quella ragazzina potrebbe essere del secondo anno, e noi non l’abbiamo mai vista.”

“Guarda, sinceramente non mi interessa.” Rispose Chris bruscamente, tornando a fissare le montagne. “Spero solo di non incontrarla di nuovo in giro.” Concluse.

Dan tornò a guardare Alyssa, cercando sostegno. Nessuno dei due sapeva cosa fare, quando Chris faceva così; aveva un brutto carattere, ma era anche un amico e un fratello leale. Nessuno di loro avrebbe mai pensato a lasciarlo da solo, visto il loro legame: ormai, Dan era considerato il terzo fratello, nonostante non assomigliasse minimamente a nessuno dei due. Sorridendo, Dan si rese conto che probabilmente Alyssa avrebbe iniziato a stare con loro, facendo diventare il loro duo un terzetto.

***

Iniziano le sceneggiate.

James Potter sapeva che presto avrebbe incontrato una persona che si credeva migliore di loro; era sempre così, di solito era un bulletto, qualcuno che cercava di infastidire tutti e che provava piacere nell’essere additato come la persona più odiosa della scuola.

Non avrebbe mai pensato, però, che questo bulletto sarebbe stato una ragazzina bassa, minuta, che gli ricordava vagamente suo padre, per il colore degli occhi e dei capelli: le mancava una cicatrice in testa, e sarebbe diventata identica a lui.

Chi gliel’aveva fatto fare, di sedersi in quello scompartimento? James adorava la solitudine, la lettura di un libro, la distrazione che provava. Decise quindi di prendere il volume che aveva iniziato la sera prima, cercando di non essere distratto.

Ogni tanto, guardava gli altri di sottecchi, cercando di non essere notato. Alyssa sedeva di fronte a lui, e guardava per terra; la sua bocca si muoveva, ripetendo incessantemente le parole della morettina che era entrata prima. Si conoscevano abbastanza bene, avevano passato quasi tutta l’infanzia a giocare insieme. Di fianco a lei, suo fratello Chris fissava un punto imprecisato fuori dal finestrino, sicuramente anche lui stava rimuginando su quell’odiosa ragazzina. Seduto accanto a James, c’era Daniel, il migliore amico di Chris. Non aveva parlato molto con lui, l’aveva solo intravisto qualche volta, mentre andava a trovare i due fratelli; gli avevano detto che praticamente era diventato un membro della famiglia, quello che poteva permettersi di entrare e uscire da casa loro senza problemi: gli mancavano solo le chiavi di casa. Sembrava che non sapesse cosa fare.

James tornò alla sua lettura, cercando di immaginarsi di essere solo.

“Cosa c’è?”

Era Daniel; James alzò lo sguardo, cercando di capire con chi stesse parlando. Gli rispose Alyssa.

“Niente… sono agitata. E se capito nella stessa Casa di quella?”

Ecco. Quella era esattamente la stessa ansia che aveva lui. Non avrebbe sopportato sette anni con una persona che somigliava a suo padre, subendo i suoi tentativi di risultare migliore degli altri. Secondo il ragazzino, quella morettina era da sopprimere.

“Io e Chris non l’abbiamo mai vista, in giro.” Ancora peggio. “Ma può essere che sia del secondo anno, vero Chris?”

L’amico di Chris aveva una strana fiducia. Prendeva tutto alla leggera, anche se probabilmente aveva capito il problema. Aveva lo strano potere di tranquillizzare la gente con poche parole, aveva addirittura tranquillizzato lui. Se quella fosse stata al secondo anno, sia lui che Alyssa avrebbero avuto molte possibilità in meno di incontrarla.

***

“Guarda, sinceramente non mi interessa.” Chris si girò verso il finestrino, guardando fuori. Segno che non voleva parlare. “Spero solo di non incontrarla di nuovo in giro.”

Questo era quello che sperava anche Alyssa, anche se non riusciva a dirlo. Trovava quella ragazzina irritante, anche se, guardandola, Alyssa si rendeva conto che c’era qualcosa di strano in lei: sembrava che tutta la cattiveria che accumulava la rendesse così, ma che il suo vero carattere fosse nascosto. Magari aveva solo bisogno di qualcuno che le volesse bene. Era qualcosa che la attraeva, come se volesse conoscere meglio quella ragazzina, per quanto avesse paura di incontrarla di nuovo. Magari, le avrebbe fatto qualcosa.

Per tutto il viaggio in treno, Alyssa continuava a pensarci. Quella aveva un’avversione per loro, anche se non capiva il perché; che cosa potevano averle fatto?

A volte, avrebbe voluto essere spensierata come James. A lui non importava nulla, aveva iniziato a leggere e da quel momento nessuno l’aveva fermato. Lei, invece, si faceva problemi per nulla. Ricordava con un sorriso il giorno in cui aveva conosciuto Dan; era estate e lei era in giardino, seduta sull’erba. Pensava a come avrebbe voluto essere bella come la sua sorellina Gabrielle, senza le orribili efelidi che si ritrovava e con gli occhi grigi. Dan si era seduto di fianco a lei, presentandosi, e dicendo che no, quelle efelidi non erano orribili e no, gli occhi azzurri erano stupendi. Ricordava che, da quel momento, erano diventati amici, per quanto lei fosse una bambina di nove anni e lui un ragazzino di undici.

Quando arrivarono alla stazione, Alyssa cercò di mantenere la calma; abbracciò Chris e Daniel, poi, con James, seguì il guardiacaccia fino ad un porticciolo, dove si sedette su una barca, insieme all’amico e a due ragazzini che non aveva mai visto.

Hogwarts era stupenda, il castello più bello che aveva mai visto. Non vedeva l’ora di entrare, di essere Smistata, di poter iniziare le lezioni; Chris diceva che era noioso, ma lei non ci credeva. Era sicura che sarebbero stati i sette anni più belli della sua vita.

Si ritrovarono, poi, nell’ingresso principale del castello e, mentre quella che si era presentata come la Vicepreside McGranitt spiegava loro cosa dovevano fare, Alyssa notò che la ragazzina del treno era nel loro gruppo e la guardava compiaciuta. Se fossero state nella stessa Casa, Alyssa avrebbe passato il periodo peggiore della sua vita.

Affranta, seguì la donna in Sala Grande. Nonostante la descrizione accurata di Chris, però, Alyssa rimase sorpresa dalla sua magnificenza, non riuscì a trattenere quel gridolino di sorpresa che colse tutti i nuovi studenti.

In quel momento, una donna pose su di uno sgabello un cappello rattoppato, quello che Chris aveva detto che era il Cappello Parlante, che li avrebbe Smistati nelle loro Case.

“Avery, Paige.”

Alyssa guardò la ragazzina dai capelli neri sedersi agitata sullo sgabello. Dopo pochi secondi, questi urlò:

“SERPEVERDE!”

La Casa di Chris.

Alyssa cercò il fratello con lo sguardo, intravedendolo vicino ad uno spazio vuoto, quello che teneva per lei, convinto che fossero nella stessa Casa, come lo erano stati anche Ryan e il loro padre. Sembrava che dai suoi occhi uscissero fulmini.

***

“Avery, Paige.”

La voce di una donna, che Paige aveva scoperto essere la Vicepreside McGranitt, capo di quella che per certo non sarebbe stata la sua Casa, Grifondoro, la stava chiamando.

La ragazzina si avvicinò al Cappello Parlante, sentendo lo sguardo di tutta la scuola addosso a lei. Aveva appena scoperto, con suo grande piacere, che la femmina ‘riccioli d’oro’ aveva la sua stessa età. Meglio. Avrebbe potuto incontrarla spesso per insultarla e vederla stare male.

Si sedette sullo sgabello, cercando fin da subito di convincere il Cappello a mandarla a Serpeverde. Sapeva di essere una delusione per i suoi genitori, ma non voleva esserlo anche per quello.

Era un po’ contraddittoria come cosa. Voleva ribellarsi, ma allo stesso tempo non voleva deluderli. Forse era per quello che spesso pensava al suicidio. Almeno, l’avrebbe fatta finita.

“SERPEVERDE!” Paige tirò un sospiro di sollievo nel sentire quella parola.

La ragazzina andò velocemente verso il tavolo dei Serpeverde, senza guardare chi fosse vicino a lei. Era felice, sperava che nessuno le rovinasse la prima sera in un posto in cui si sentiva libera.

Lo Smistamento continuò. Ovviamente Emma finì a Serpeverde, così come “Malfoy, Alyssa”. Meglio. L’avrebbe insultata anche nel dormitorio. Mentre “Potter, James” veniva smistato a Corvonero, Paige guardò i suoi compagni di Serpeverde per la prima volta. Poco più in là, due occhi grigi la stavano fissando. Era Malfoy.

“Malfoy, lo so di essere bella, non c’è bisogno che mi guardi.” Disse, con aria strafottente. Non lo conosceva, ma già le stava antipatico. Le sembrava il tipico ragazzino che si credeva bello, quello che adorava guardare gli altri dall’alto in basso cercando consensi.

“Bella tu?! Non farmi ridere, Avery.” Malfoy si girò verso il suo amico. Era abituata a sentirsi dire che era brutta, ma Malfoy era il primo ragazzo che glielo diceva, a parte Kevin, ma lui non era importante. E per fortuna era a Durmstrang. Almeno non sarebbe stata costretta a vederlo tutto l’anno.

Sentiva che le lacrime stavano come implorando di scendere. Per questo, proprio mentre le prime iniziavano a rigare il suo viso, uscì dalla Sala Grande, per poi sedersi sulle gradinate del Castello.

Non aveva voglia di perdersi per cercare il suo dormitorio. Quindi, per la prima volta, non le importò che qualcuno la vedesse piangere.

Odiava Malfoy, lo odiava!

Chi era lui per dirle che era brutta?

Ma tu sei brutta Paige…

Una vocina nella sua testa fece capolino tra i suoi pensieri.

Malfoy aveva ragione. Lei era brutta. Perché prendersi in giro? Se non fosse stato per quel cavolo di matrimonio combinato, sicuramente si sarebbe ritrovata zitella.

***

“Avery, Paige.”

Era iniziato di nuovo lo Smistamento. La cosa più noiosa del primo giorno di scuola. Se non ci fosse stata sua sorella, sicuramente Chris non l’avrebbe seguito; anzi, non l’avrebbe seguito comunque, cercando solo di sentire i nomi di chi veniva Smistato.

“SERPEVERDE!”

Chris alzò lo sguardo, notando la sua nuova compagna di Casa: era la ragazzina odiosa. Almeno, aveva scoperto come si chiamava. Sapeva che presto sarebbe stata guerra aperta.

“Alyssa aveva ragione.” Chris quasi non sentì Dan parlare, tanto cercava di mantenere il proprio autocontrollo. Non doveva andare così. Avrebbe passato cinque anni cercando di non agitarsi alla vista di quella ragazzina. Che meraviglia.

Esattamente come l’ultima volta, quando aveva litigato con Nott perché si credeva superiore ed era stato male. Ma quella ragazzina non l’avrebbe fatto stare male di nuovo, lo sapeva. Avrebbe fatto lui, il superiore.

Non si accorse neanche che la sorella era a Serpeverde come lui fino a quando non gli batté sulla spalla. Le sorrise, tornando a fissare quella ragazzina che si guardava intorno.

In quel momento, era tornata la ragazzina dai tratti dolci che aveva intravisto in stazione. Ma cos’aveva?

Si fissarono per qualche secondo, probabilmente anche lei cercava di capire cosa stesse pensando tanto quanto lo faceva lui.

“Malfoy, lo so di essere bella, non c’è bisogno che mi guardi.”

Ci mancava questa. L’ennesima ragazzina che credeva di averlo colpito. Non era una gran bellezza, la Avery. Era troppo magra, prima di tutto. E poi, era troppo presuntuosa.

“Bella tu?! Non farmi ridere, Avery.

Con quelle parole, le aveva dichiarato ufficialmente guerra. Sapeva che l’avrebbe fatto innervosire, al massimo avrebbe preso quella schifosissima pozione. Purtroppo.

Chris cercò di distrarsi, cercando di ascoltare il discorso che Dan e Alyssa avevano intrapreso, senza risultato. Ad un certo punto, intravide la figura della ragazzina che si allontanava di fretta. Forse la serata non era andata a puttane.

***

“Malfoy, lo so di essere bella, non c’è bisogno che mi guardi.”

Ahia.

Quella ragazzina era la prima persona che si azzardava a rispondere male a Chris. Non l’avrebbe passata liscia.

“Bella tu?! Non farmi ridere, Avery.

Chris fissava la ragazzina, mentre Alyssa beveva qualcosa, probabilmente del succo di zucca.

“Allora, agitata?”

“Tanto… soprattutto per lei… dobbiamo anche dormire nella stessa stanza.”

Gli occhi dell’amica erano visibilmente preoccupati, come se, per la prima volta, ci fosse qualcosa che la attanagliava. Beh, si parlava della stessa persona che aveva osato sfidare Chris, e che, nello stesso momento, si stava alzando dal proprio posto, andando di fretta fuori dalla Sala Grande. Chissà cos’aveva. Era tristissima, sembrava che stesse per piangere.

Chris non toccò cibo, come sempre, quando era preoccupato. L’amico non parlò per tutta la cena, si rivolse alla sorella per la prima volta mentre camminavano verso la Sala Comune.

“Condoglianze, Alyssa, ti tocca dormire con quella presuntuosa.”

Daniel non riuscì a trattenere la sorpresa, era convinto che l’amico avrebbe continuato a rimuginare fino alla mattina seguente.

“Sta’ zitto, Chris!” Alyssa rispose scocciata. “Secondo me quella ha solo bisogno di comprensione. Non hai visto che stava male quando è uscita dalla Sala Grande?”

Era sempre stato così, la piccola Alyssa vedeva sempre del buono in tutti, anche chi non l’aveva.

“Comprendila tu, allora. Io non ci tengo, Alyssa.” Era il solito, acido Chris. Il Chris a cui Dan non potrebbe passare una frase del genere. Anche il ragazzo l’aveva notata, mentre usciva dalla Sala Grande. Aveva lo stesso pensiero.

“Ma dai… non prendertela con tua sorella se ce l’hai con quella.” Si intromise, cercando di tranquillizzarlo. Non stava difendendo la Avery. Era semplicemente dalla parte di Alyssa.

“Dan, sta’ zitto. Si vede che voi due siete fatti per stare insieme.”

Daniel si sentì avvampare. Detestava quando Chris parlava in quel modo: sapeva che Daniel trovava Alyssa molto carina, ma ciò non significava il voler farlo sapere a tutti!

Con quella frase, comunque, aveva zittito entrambi. Doveva esserne felice.

***

Paige non seppe per quanto tempo rimase lì a singhiozzare. Forse solo dieci minuti, forse un’ora. Ma quando iniziò a sentire il brusio dei ragazzi, che dovevano aver finito la cena, la ragazzina scattò in piedi, alla ricerca di qualcuno della sua stessa Casa.

Trovò proprio la famiglia ‘riccioli d’oro’ e, visto che non le sembrava ci fosse qualcuno migliore, la seguì a distanza.

“Condoglianze, Alyssa,” Stava dicendo il ragazzo alla sorella. “Ti tocca dormire con quella presuntuosa.”

Presuntuosa?

“Sta’ zitto, Chris!” Chris… ecco come si chiamava. “Secondo me quella ha solo bisogno di comprensione. Non hai visto che stava male quando è uscita dalla Sala Grande?”

“Comprendila tu, allora. Io non ci tengo, Alyssa.” Rispose Chris in modo burbero prima di dedicarsi al suo amico.

“Ma dai… non prendertela con tua sorella se ce l’hai con quella.” almeno l’amico era un po’ più intelligente…

“Dan, sta’ zitto. Si vede che voi due siete fatti per stare insieme.”

In pochi secondi sia Alyssa sia il ragazzo chiamato Dan arrossirono. Paige ghignò. Una cosa in più per ricattare la piccola Malfoy… magari poteva obbligarla a fare qualcosa…

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Fine capitolo 1/62
Ho deciso di riscrivere la storia, perché quella che avevo messo non mi convinceva molto. Spero che, comunque, vi piaccia lo stesso questa versione, con i vari punti di vista dei personaggi! ^_^

Spero anche che mi lasciate un commentino!

Un bacio

_olly_

   
 
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