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Autore: Silvar tales    13/02/2013    3 recensioni
Una raccolta di 7 flash-fic 500 parole/disomogenee dedicate al Marionettista.
♥ ~ Il Labirinto
♥ ~ La Libertà
♥ ~ Il Nereide
♥ ~ L'Immortale
♥ ~ Il Cimone
♥ ~ Il Mito
♥ ~ L'Impasto
[Questa raccolta di flashfic si è classificata terza a parimerito al "Seven Weeks 3 - Winter Edition" indetto da Shark Attack]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Akasuna no Sasori | Coppie: Sasori/Deidara
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Il Mito

Con questa flashfic ho ottenuto [5] punti per un totale di [32] punti nella sfida
- Partecipante al contest "Seven Weeks 3 - Winter Edition" indetto da Shark Attack sul forum di efp -

turno: 6
personaggio base: Sasori
personaggio aggiunto: Gaara
prompt: Freddo


Nick autrice: Silvar tales (Deidaradanna93)
Titolo: Il Mito
Introduzione: Con riluttanza, voltai le spalle al mio paese natio, lasciandomi dietro il pianto insignificante di quel ragazzino e la ventata bruciante di ricordi che mi aveva investito.
Il cielo continuava a vomitare neve acquosa sullo stupore degli abitanti di Suna, come se quella bambagia bianca fosse rimasta per moltissimi anni relegata ad un vecchio mito.
Genere: Introspettivo.
Personaggi: Sasori, Gaara.
Contesto: Shippūden
Rating: verde
Avvertimenti: flashfic.


Come tormentato dalle unghie delle furie, mi contorcevo nella morsa di quella trappola invisibile, costretto negli odiosi lacci di una gabbia trasparente.
Ero ancora padrone dei miei pensieri, del mio sentire, ma non potevo controllare il mio corpo.
Mi trovavo in un limbo, sospeso in aria. La mia mente galleggiava tra le nuvole e guardava, con occhi bassi e affranti, il mio corpo che restava imprigionato a terra.
Lanciai un’occhiata sfuggente a Deidara, gettandogli addosso per riflesso quello sguardo d’intesa che eravamo avvezzi a scambiarci in passato. Il suo ardore si era ridotto a una fiamma finta, che non bruciava, ma sfavillava soltanto, macinando con disperazione pezzi di carbone.
Forse avrei dovuto riservargli un pensiero nostalgico, pensai tra me e me, alzando gli occhi sul giovane capo delle armate, lontano, eretto su un seggio di pietra, a braccia conserte.
Quelle due immagini giovanili – l’arroganza di Deidara e la freddezza di Gaara – si confusero tra loro nella mia fronte stanca.
Mi riaffiorò alla memoria l’ultimo ricordo che serbavo di quel ragazzo.
Una giornata di tardo inverno a Suna, una decina d’anni fa, una giornata stranamente fredda e ventosa.
Il nevischio sciolto si mischiava alla sabbia gialla, il sole basso si rifletteva sulle pozzanghere ghiacciate.
Dalla modesta altura di una duna osservavo il brulicare di quell’adunata umana, il continuo brusio animale di un paese vitale che avevo dimenticato.
Mi strinsi nel mantello. Non provavo freddo, ma avevo comunque l’impressione di sentire, sotto le dita, il naso congelato.
Osservai divertito un bambino solitario scivolare su una pozza di ghiaccio e venire lasciato malamente in terra, ignorato da chiunque passasse, come un orfano dimenticato.
Strizzai gli occhi e riconobbi Gaara, la monocoda. Alba mi aveva chiesto di tenerla d’occhio.
Soffiai.
Mi avevano scambiato per un bambinaio.
Sorrisi di fronte al guaio del ragazzino, che con le lacrime agli occhi guardava sconsolato i frammenti del vaso di terra cotta che prima portava sotto braccio.
Strano.
Eppure girava voce che la sua glacialità fosse leggendaria, proprio come la freddezza della mia pelle finta. Ma non mi sbagliavo se dicevo che quelle lacrime che gli rigavano il volto erano calde, anzi bollenti.
Guardai con un certo disgusto gli altri contenti mocciosi sfrecciare lungo il vialetto ed evitare con cura la malinconia del loro coetaneo, quasi fosse un insetto.
In un certo modo, mi sentivo affine alla monocoda. Mi ricordava l’infanzia.
Con riluttanza, voltai le spalle al mio paese natio, lasciandomi dietro il pianto insignificante di quel ragazzino e la ventata bruciante di ricordi che mi aveva investito.
Il cielo continuava a vomitare neve acquosa sullo stupore degli abitanti di Suna, come se quella bambagia bianca fosse rimasta per moltissimi anni relegata ad un vecchio mito.

Guardando ora il kazekage, e non riconoscendovi il ragazzino di una volta, venni pervaso da un insostenibile calore.
Slacciai il mantello che mi avvolgeva in un torpore soffocante, e mossi alcuni passi indietro cosicché Gaara divenne sempre più distante.
E mentre morivo, lo lasciavo sull’orizzonte, dritto in piedi, senza lacrime.
Un calore eccezionale lo avvolgeva, e io tornavo nella mia tomba ghiacciata.
Il sole non mi aveva mai toccato.



~ ♥

Silvar Tales con “Il Mito”

☑Originalità (epilogo di Sasori ben riuscito, ben orchestrato ed elaborato) 
☑ Grammatica
☑ IC Personaggio Base
☑IC Personaggio Aggiunto (sei riuscita a rendere a tutto tondo Gaara in maniera molto toccante!) 
☑Uso del Prompt 
☐Gradimento personale (non è che non mi sia piaciuta perché non è assolutamente vero, ma c'è una sorta di imprecisione nel testo che non saprei in quale altra voce mostrarti: all'inizio dici che Sasori è puro pensiero in un limbo e guarda il suo corpo a distanza, mentre alla fine si slaccia il mantello e indietreggia... o ho capito male io o c'è incoerenza nell'azione.) 
☐Bonus/Malus 

Totale: 5 punti



   
 
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