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Autore: Groan    14/02/2013    4 recensioni
I Guaritori sono poco collaborativi, ed interrogare il ritratto di Silente è più ostico che chiedere informazioni stradali ad una Sfinge. La storia di come Harry Potter, senza sapere come e neanche il perchè, si ritrova con un'altra piccola battaglia da combattere. Una persona sgradevole da salvare, dei nuovi ostacoli da superare, allucinanti allucinazioni da sconfiggere. Ed un Pensatoio assurdo in cui frugare.
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da VII libro alternativo
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Prologo
 

"Perchè? Perchè... perchè boh. Perchè è giusto."
                                                                                                    
Harry Potter



 

Probabilmente non si abituerà mai all'odore del San Mungo, al suo lezzo strano di erbe.
Anche se, a quanto pare, i Guaritori hanno deciso di dargli tutto il tempo necessario per farci il callo: è da tre ore che aspetta, ed ancora non fa progressi. Come non ne ha fatti ieri, ed il giorno prima, ed il giorno prima ancora.

Harry tiene la schiena curva, non ha ancora ben capito dove dovrebbe tenere le mani: per sicurezza, se l'è ficcate per l'ennesima volta in tasca. Davanti agli occhi irremediabilmente miopi si ritrova ancora oggi una faccia tremenda. Naso largo, bocca larga, una barba grigio-rossastra che sembra come... cotonata. E non c'è niente, assolutamente niente in quell'uomo che Harry non trovi assolutamente irritante. Certo, per il momento la tunicona da Guaritore del mago l'ha trattenuto dal fare qualcosa di stupendamente incazzato e Grifondoro, ma sempre più spesso il ragazzo si ritrova a pensare a come reagirebbero gli altri se attaccasse quell'uomo. Chissà, forse riuscirebbe a farla passare come una... crisi da stress. Da post-battaglia. Qualcosa di simile.
«E lei è un parente?», s'informa il Guaritore, con la sua voce lenta e sonnacchiosa.
«Me l'ha chiesto anche ieri. No, non lo sono. Senta, io...»
«Non possiamo dare informazioni, a meno che lei non sia...»
«...il salvatore del mondo magico, il Prescelto, il Ragazzo Che è...»
«...un parente. In caso contrario, che lei sia Harry Potter o una teiera Trasfigurata in ragazzo, non cambia niente.»
Sfortunatamente, gli sguardi truci ad Harry non sono mai riusciti particolarmente bene - forse per via delle lenti tonde, forse per quegli occhi verdi ed inoffensivi che si ritrova.
«Ah, allora mi aveva riconosciuto!»
«Mmmmh. Buona giornata, signor Potter.»

Un'altra giornata sprecata. E non importa quanto Harry cerchi d'intimorire il Guaritore, dall'alto del suo metro e settanta di diciassettenne occhialuto: l'uomo, ormai, s'è rimesso a compilare le sue pergamene.


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«Harry, ti prego, dimmi che non hai tirato ancora fuori la storia del "Prescelto"...»
Il salvatore del mondo magico spera, e non per la prima volta, che nella sua famiglia non ci fossero casi particolarmente eclatanti di calvizie: a furia di passarsi entrambe le mani tra i capelli arruffati, di tirarseli per l'esasperazione fin quasi a strapparseli, inizia a temere di ritrovarsi calvo entro la fine della settimana. Si decide a mollare i capelli, ma ha gli occhi spiritati da elfo domestico in ritardo coi lavori di casa, e le mani non riescono a star ferme.
«Hermione, non so cos'altro fare! E non capisco com'è possibile che solo al San Mungo siano completamente immuni alla cosa!»
«Perchè sono dei professionisti, forse?»
«Perchè sono delle teste di---», inizia a sbraitare il Grifondoro, ma a volte la sua fortuna viene meno: è interrotto dal tossicchiare composto della professoressa McGranitt, che incombe alle sue spalle. Cappello a punta e tutto.
« Signor Potter, credo che i Guaritori apprezzino più la moderazione nel tono di voce, che la sua fama. Forse sarebbe il caso di attenersi alle regole, e non infastidirli oltre.»
«...sì, professoressa. Ma---»
«Basta così, Potter.»
Harry è un grumo di rabbia e di ansia su gambe. La rabbia sa precisamente da dove viene fuori, l'ansia... be', vediamo. Ha passato le ultime quattro ore sballottato inutilmente da un Guaritore all'altro, si è fatto più volte un ripasso non richiesto della burocrazia dell'ospedale, ha dovuto stringere almeno una trentina di mani di altrettanti degenti e visitatori, è tutt'ora fissato da una certa quantità di persone proprio mentre viene rimproverato come uno studente del primo anno e...
E per fortuna Hermione gli piazza fermamente una mano dietro alla schiena tesa.
«Stavamo appunto andando a casa, professoressa», mormora, conciliante. Anche se la spinta che dà alla schiena di Harry, il modo in cui gli si avvinghia al braccio, è tutto fuorchè pacato e diplomatico.
La McGranitt sembra giustamente scettica - ma anche piuttosto stanca. Per un qualche motivo, il salvatore del mondo magico sente la propria ostilità che lo abbandona, lentamente. Non ne sa esattamente il motivo, forse dipende da qualcosa che vede sul viso della strega che ha di fronte, qualcosa nel modo in cui piega le labbra, o nella rigidità della spalle strette. Nelle rughe marcate agli angoli della labbra, stiracchiate in una smorfia che capisce solo a livello di stomaco.
La voce della professoressa suona meno rigida e severa, più da vecchia zia che da educatrice integerrima.
«Vedrò se posso fare qualcosa in proposito, ma non prometto nulla. Sapete che anche gli Auror hanno un certo... interesse verso questa situazione. Cerca comunque di non crucciarti troppo: stanno già facendo tutto il possibile.»
Harry vorrebbe anche rispondere. Forse per ringraziarla, o per avvertirla che è inutile andare a parlare col Guaritore dietro il banco d'accettazione. Per offenderla pesantemente, per spiegarle perchè si sta "crucciando" in quella maniera...
Già, perchè?
Ma si sente improvvisamente stanco ed intontito, ed Hermione lo sta trascinando via.
 


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Per lo più, evita di pensare. D'altronde, perchè dovrebbe farlo?
La guerra è finita, okay. Ma gli ha insudiciato il passato, incasinato il presente ed il futuro... certo, ci ha pensato spesso al futuro. Ha sognato un sacco di cose, che sono puntualmente andate a streghe facili. Ne ha sognate altre, nebulose e lontane nel tempo, senza soffermarsi bene su come fare a raggiungerle.
Per il momento, si lascia sballottare qua e là - un po' dal Ministero, un po' al San Mungo, rimbalza tra amici e doveri, dorme poco la notte. Salvo poi arenarsi ogni sera alla Tana, raggiungere il divano e non schiodarsi più di lì.
Viene lasciato da solo, per lo più, solo Molly si fa avanti con delle tisane che diventano ogni sera più pestilenziali. Ad Harry non è mai neanche venuto in mente di chiedere cosa ci fosse dentro, sa solo che lo fanno diventare sonnolento. Ma il sonno vero e proprio ancora non viene, malgrado abbia Ginny accoccolata al suo fianco, chiusa su se stessa come un gatto che dorme.
«Domani torni al San Mungo?»
Ha una voce un po' forzata, cauta. Harry si concentra solo su quanto sia curiosamente piacevole sentire la sua schiena contro il proprio braccio, e non s'interroga sul resto.
«Be', sì», replica, distrattamente, ipnotizzato da un paio di ferri sospesi al di sopra della poltrona. Non capisce se stanno producendo una sciarpa o un microscopico maglione alla Weasley, e questo dubbio gli sembra più importante del silenzio in cui ripiomba Ginny.
«Perchè?», chiede la ragazza, alla fine.
«Eh?»
«Perchè lo fai? Se non te lo fanno vedere, vuol dire che è ancora...»
«Non lo dire.»
«Non te ne fregava niente, fino a pochi mesi fa! L'avresti voluto vedere mo..»
Harry si alza di scatto, Ginny si deve aggrappare allo schienale del divano per non cadere all'indietro. Il ragazzo non si preoccupa di capire il perchè di quel comportamento, è tornato ad essere solo rabbia, angoscia - ed una lingua non sempre attaccata correttamente al cervello.
«MI IMPORTA ADESSO! Ci ha salvato tutti! E vogliono... semplicemente abbandonarlo in quel dannato ospedale! Non stanno facendo niente
Il suo tono di voce è troppo alto, ma stavolta non ci sono i gemelli a Smaterializzarsi lì davanti, a fermarlo con una battuta. Ginny ha un'espressione ferita, gli occhi gonfi di stanchezza.
«Harry, non puoi salvare tutti! Hai visto com'era, quando l'hanno portato al San Mungo! Oh, Harry... capiscono che è ancora vivo solo perchè non sta marcendo, è così, e tu...»
«NON DIRLO!»
E' difficile dire in quali occhi ci sia più sofferenza. Forse in quelli di Harry, che dopo quell'urlo da animale ferito esce di casa, sbatte la porta con violenza. Forse in quelli di Ginny, che piange piano, tirando su col naso.
O in quelli di Molly, che sbircia il tutto da una porta socchiusa, e non sa semplicemente più cosa fare.


.[].[].[].[].[].[].


Le voci sono sommesse, una Guaritrice percorre il corridoio a passetti veloci. Non si capisce se Ron stia cercando di tenere su il muro con la propria schiena, o se sia il muro a cercare di tenere su Ron.
Harry si è arreso, è accoccolato sui talloni, le braccia incrociate sopra alle ginocchia spigolose, la testa china.
«Sono riusciti a capirci qualcosa, secondo te?»
«Harry», inizia a dire Ron, facendo gli occhi da gufo. «Non ci sta capendo niente neanche Hermione», proclama, ed è strano come entrambi diano più peso all'opinione della ragazza che a quella di una ventina di Guaritori competenti.
I due ripiombano in un silenzio pesante, sconfitto.

Al quarto piano, Allock impara per la terza volta a scrivere in corsivo. Una strega con lunghi capelli bianchi e la faccia da coniglio si fa imboccare da una Guaritrice dall'aria distratta, un mago orrendamente magro e sdentato dorme respirando piano, i coniugi Paciock si lasciano accompagnare docilmente su e giù per il corridoio. Severus Piton guarda il soffitto.


 

 





Note dell'autore
Intanto, salve a tutti... e grazie per aver letto fin qui.
Gli aggiornamenti purtroppo, non saranno probabilmente molto frequenti. Non ho intenzione di abbandonare la storia, anzi, ho un'urgenza disumana di "buttarla fuori", ma faccio una vita piuttosto... nomade, sia geograficamente che di testa, di casa e di impegni.
Il prossimo capitolo dovrebbe comunque essere aggiunto a breve, così almeno vi faccio vedere dove sto andando a parare con questa roba.


  
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