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Autore: Euterpe_12    14/02/2013    7 recensioni
“-Non ci credo Ichigo. Perchè non puoi dirmi che tutte le volte che ti sfioro questo brivido, questo bellissimo brivido, lo sento solo io. Non puoi dirmi che anche tu non vedi l'immenso nei miei occhi, perchè io nei tuoi lo vedo bene. E non puoi raccontarmi che quando ci siamo baciati quello non è stato il momento più bello della tua vita. Io non ci credo Ichigo, non ci credo!- inerme. Immobile. Incredula. Pareva che le avesse letto nel pensiero, un pensiero che nemmeno lei fino a quel momento era stata in grado di codificare e tradurre in un qualche modo. Lo amava? Vedeva davvero l'immenso nei suoi occhi?” Biagio Antonacci si chiede che differenza c’è tra amare e farsi male… forse se lo chiedono anche i protagonisti di questa storia: guerra e sangue. Cattivi che tanto cattivi non sono, e amori che non sarebbero mai dovuti nascere. Una KisshuxIchigo&RyouxIchigo piena di intrighi, in un mondo mangiato e consumato dalla guerra.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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EVERYTHING BURNS

E dopo mesi Euterpe torna all’ovile! Non ci crederete ma sì, è così. E ve ne dico una: questo è il terzultimo (ma si scrive così???) capitolo! Esatto; Everything Burns è una fic composta da 48 capitoli (numero strano t_t)  più un epilogo per un totale di 49 capitoli effettivi. Spero dunque che avrete la pazienza di giungere alla fine di questa epopea che dura ormai da anni (giacchè martedì compirà ben 4 anni), insomma, fino alla fine.

Ne approfitto per ringraziare tutti coloro che hanno letto e commentato; non so se riuscirò a rispondervi dato che tornerei al lavoro dato che a breve ricomincerò le lezioni all’università e il prossimo aggiornamento potrebbe arrivare tra molto, troppo tempo.

Con questo faccio anche un po’ di pubblicità gratuita: ho aperto un nuovo nik sempre gestito da me, ma dedicato alle fic originali; mi trovate sotto il nome di Hazel_Grace. Spero che mi seguirete anche lì!

Con questo vi saluto e vi auguro buona lettura, scusandomi con tutto il cuore per il ritardo.

A presto, spero! Euterpe_12

 

EVERYTHING BURNS

 

46-L’ultima verità

 

A Kisshu quel laboratorio non era mai piaciuto. Troppe macchine, troppo buio e troppe pareti spoglie. Al giovane stars, invece, piacevano le cose un po’ appariscenti come, ad esempio, il rosso fuoco dei capelli di Ichigo. Strinse le labbra quando la vide introdursi nel laboratorio, entrambe le mani sui fianchi e l’espressione accigliata.

-Perché non vuoi collaborare?- domandò guardando lo stars che prendeva una sigaretta dal pacchetto che teneva in tasca. Lo osservò mentre l’accendeva con attenzione, una lucina in mezzo a quella stanza buia. Ci avevano impiegato tutta la sera a cercare di convincere Kisshu a collaborare: Ryou e Kaze ritenevano necessario che lo stars si sottoponesse ad un esame genetico e  lui non aveva voluto. Per questo Ryou era andato da Ichigo e le aveva domandato, seppur a mal in cuore, di cercare di convincere quello stars troppo testardo.

-Non ho alcuna intenzione di diventare una cavia da laboratorio come quel tizio, nemmeno se sei tu a chiedermelo, Micetta- la giovane arrossì sentendosi chiamare con quel nomignolo e intuì che il “tizio” di cui Kisshu parlava doveva essere proprio Ryou. Per questo prima di parlare prese un lungo respiro e fece un passo in avanti. Il giovane era sdragliato sul tavolo del laboratorio, una gamba penzoloni e l’altra piegata, un braccio dietro la nuca e l’altro a reggere la sigaretta. Lo trovò bello e tormentato, di una sofferenza che ormai gli apparteneva, come se lui stesso non sapesse vivere senza.

-Ma è necessario!- esclamò convinta, la prospettiva di vedere la guerra finita che si profilava davanti ai propri occhi stanchi,proprio come se fosse solo quello sciocco rifiuto a rovinare tutto. Kisshu da parte sua schioccò la lingua.

-Cosa vuoi che sia? Non sarà certo un esame a cambiare le sorti della guerra!- dichiarò convinto mentre le guance di Ichigo diventavano rosse e i pugni si stringevano.

-Ma come fai  a non capire?- chiese con gli occhi lucidi di rabbia, convinta che quello del suo migliore amico fosse solo uno stupido capriccio. Solo perché non voleva seguire gli ordini di Ryou. Ma quando lo stars si alzò in piedi e la strinse a sé, si disse che forse c’era altro che non era riuscita ad intuire.

-Ho paura- disse con quella sua voce un po’ roca, strozzata da qualcosa che non riusciva a dire. La sigaretta l’aveva spenta e calpestata con un piede, l’odore acre di fumo impregnato nei vestiti. Ichigo strinse un lembo della sua maglietta, trattenendo il respiro: non era quello il profumo di Kisshu; sembrava tutto così cambiato.

-Di… di cosa?- domandò allora. Kisshu sospirò.

-Pensaci, tesoro: Deep Blue sta cercando l’acqua Cristallo che è conservata nel corpo di una persona; usa il fiore per capire chi è quella persona e gli unici a rimanerne immuni siamo io e il tuo amico- trattenne il respiro. –Sarò una testa calda, ma non sono stupido- Ichigo si scansò.

-Tu e Ryou avete la stessa probabilità di…- la interruppe, prendendo il suo mento con una mano. Alla ragazza era tanto mancato potersi specchiare in quelle iridi così profonde, così dorate che quasi sembravano inverosimili. Vi lesse tristezza, rancore, rabbia e emozione. E lei sapeva di essere causa di buona parte di quei sentimenti negativi. Che gli avesse insegnato a vivere di sola sofferenza? Il suo cuore si strinse a quella consapevolezza, tanto che sentì il bisogno di chiudere gli occhi.

-Quel tipo ha una famiglia, conosce le proprie origini. Io no- Ichigo riaprì gli occhi.

-E non ti piacerebbe conoscerle?- chiese sottovoce, come se gli stesse facendo una proposta estremamente allettante. Kisshu trattenne il respiro, indeciso sulla risposta da dare: probabilmente nemmeno lui la conosceva. –Ki-chan,- Ichigo comprendeva la sua titubanza: ora che aveva avuto la possibilità di conoscere il suo punto di vista sapeva che aveva bisogno di essere spronato e confortato, perché rischiava di cadere dentro una voragine aperta. Per questo gli prese la mano. –Io ti starò vicino, qualsiasi cosa accada- il giovane prese la sua, di mano, e se la portò alle labbra, sfiorando ogni lembo di pelle, donandole brividi che la ragazza sapeva di avere provato solo con lui. Lo guardò dritto in faccia e lui sorrise, malizioso.

-Sai benissimo che non mi basta- dichiarò stringendola a sé, i corpi a stretto contatto. Ichigo sapeva benissimo che quello che stava facendo non era corretto: ma sapeva altrettanto bene che il suo più grande amico era in grado di affrontare qualsiasi difficoltà e, in più, lei gli sarebbe stata accanto. Per questo quando lui la baciò lei non oppose resistenza; nonostante si fosse ripromessa di lasciare ogni scelta sentimentale a dopo la guerra si disse che se Kisshu aveva bisogno di lei, in qualsiasi senso, ci sarebbe stata. Per lui e per la fine della guerra.

 

° ° ° ° °

 

-Ok, spostalo un po’ a sinistra- disse un più che attento Kaze Shirogane mentre analizzava i dati di una fiala di sangue di Kisshu Ikisatashy. Ryou, di fronte a lui, spostava un macchinario apposito per le analisi, mentre lo scienziato, occhiali speciali in dosso, osservava ogni singola molecola del DNA dello stars.

-Vedi qualcosa?- chiese il figlio attento e vigile. Dopo qualche istante Kaze si tolse gli occhiali.

-Nulla!- dichiarò deluso, gli occhi chiusi. Ryou sbuffò: era sicuro che le tracce di acqua mew che tanto desideravano fossero nel sangue dello stars.

-Ryou, proviamo con te- disse allora il padre afferrando disinfettante e siringa, pronto a fargli un prelievo. Ryou fece di no con il capo.

-Io non posseggo l’aqua Cristallo- dichiarò sicuro di sé.

-Come fai ad esserne sicuro?-

-Perché io sono stato immune al fiore a causa del mio DNA modificato: è possibile che quell’essere non riuscisse ad ipnotizzare coloro che hanno un DNA modificato. Questo, quindi, avviene per chi ha l’aqua Cristallo. Deep Blue non ha pensato che il nostro lavoro di genetica ci avrebbe permesso di lavorare sui geni fino a far fondere quelli di umani e stars- dichiarò.

-Se la tua teoria fosse vera, allora anche le mew mew avrebbero dovuto essere immuni- disse l’uomo. Ryou fece di no con il capo.

-I geni degli animali che abbiamo inserito nel DNA delle mew mew sono in parte compatibili con il loro; la modifica e l’integrazione dei geni non è stata così forte. Se ricordi è proprio per questo che abbiamo scelto Ichigo, Minto, Retasu, Purin e Zakuro. I miei geni, invece, non erano adatti ad ospitare quelli degli stars. Ed ecco che il mio DNA risulta estremamente modificato-

-E allora perché Kisshu è risultato immune al fiore?-

-Domanda intelligente, ma non ho idea della risposta- riflettè il biondo. Ripensò all’aria soddisfatta dello stars mentre gli faceva il prelievo per il campione: che stesse nascondendo qualcosa?  -Forse non è nel sangue- disse allora lanciando una teoria. Kaze si portò una mano al mento.

-Sono molto confuso. E’ un dilemma che dobbiamo risolvere in breve tempo- si distrasse quando udì una porta aprirsi alle proprie spalle. Shiniky Aoyama comparve sulla soglia, un’aria attenta in viso. –Shiniky-sama, hai bisogno?- chiese lo scienziato. L’altro annuì.

-Ci sono novità?- chiese osservando attentamente il macchinario con la boccetta posto sul tavolo. I due scienziati fecero di no con il capo.

-Nulla, purtroppo- dichiararono in coro, visibilmente delusi. Il pacifista indicò la siringa che Kaze aveva ancora in mano.

-Potrei fare un prelievo?- chiese, stupendo i due. –Vorrei… togliermi un dubbio-.

 

° ° ° ° °

 

Poche ore prima, durante il prelievo di Kisshu, Shiniky era andato a fare dei sopralluoghi. Qui aveva incontrato Pay che era pronto a tornare alla villa Shirogane.

-Pay, torni a casa?- chiese Shiniky. L’altro annuì.

-Se di casa si può parlare- proferì l’altro con la sua solita aria taciturna. L’uomo si mise entrambe le mani nelle tasche del cappotto nero, camminando al fianco dello stars. Sapeva che l’altro preferiva fare la strada a piedi perché era molto più semplice essere rintracciati con le smaterializzazioni.

-Tu e Kisshu siete fratelli?- domandò l’umano allo stars dopo un minuto abbondante di silenzio. Pay parve pensarci su.

-No- tagliò corto, non molto collaborativo. Shiniky si fermò.

-E perché avete lo stesso cognome?- anche lo stars si fermò, socchiuse gli occhi ametista guardandolo.

-Umano, perché ti stai interessando degli affari di Kisshu?- Shiniky rimase zitto un istante, giusto il tempo di raccogliere le idee, cercare di comprendere quali sarebbero state le parole migliori e, soprattutto, se fosse il caso di dire la verità.

-Ho bisogno di togliermi un dubbio, altrimenti rischio di impazzire- dichiarò allora, decidendo di dire una mezza verità. Sapeva che Pay era un tipo riservato e che, dunque, non gli avrebbe fatto ulteriori domande. Ripresero a camminare.

-Cosa desideri sapere?- chiese allora coinciso e diretto come a suo solito.

-Quali sono le sue origini? Cioè, è tuo cugino o cosa?- gli tremavano le mani nelle tasche del cappotto.

-No, non abbiamo lo stesso sangue, nonostante condividiamo il cognome- Shiniky avrebbe voluto fargli un mucchio di domande ma Pay parve comprendere. –E’ stato adottato quando era piccolo dalla mia famiglia: aveva circa sette anni-.

-E ora quanti anni ha?-

-Diciotto, compiuti ad agosto-. Shiniky si fermò nuovamente e Pay, nuovamente, arrestò la propria marcia con lui. Si voltò e quando lo vide paonazzo in volto quasi non credette ai propri occhi.

 

° ° ° ° °

 

Ed ecco Shiniky nel buio laboratorio di casa Shirogane, una siringa in mano e lo sguardo dorato che chiedeva ai due scienziati di non fare troppe domande.

-Avrei bisogno che facciate un TEST di paternità-. Dichiarò in fine. I due interlocutori spalancarono gli occhi in contemporanea, convinti che stesse scherzando: non era certo momento di usare forze ed energie per dubbi del genere! –So che vi sembra una cosa assurda, ma vi posso assicurare che se i miei sospetti sono fondati abbiamo una grande informazione-

I due scienziati allora decisero di fidarsi. E quando Shiniky Aoyama scoprì di essere effettivamente il padre di Kisshu, il mondo parve ricostruirsi e crollare nel medesimo istante: gioia e dolore, ricordi che si affollavano in un circolo che pareva non voler mai finire.

 

° ° ° ° °

 

Deep Blue camminava da una parte all’altra della sala. Solo buio intorno a sé, l’immagine immacolata di sua madre davanti al proprio volto, a testimonianza di un ricordo che non ne voleva sapere di lasciarlo in pace.

-Perché mi hai fatto questo?- domandò all’immagine. Sua madre aveva osato concepire un  bambino al di fuori del matrimonio con suo padre; un essere che avrebbe dovuto sparire dalla faccia della terra e che lui, per chissà quale ragione, aveva deciso di lasciare nelle mani di una semplice famiglia. Ed ora si scopriva che quello stesso bambino era il portatore dell’aqua mew. Era stato il fiore a suggerirlo; l’umano trasformatosi da stars era rimasto immune a causa del proprio DNA modificato; ma Kisshu? Kisshu, ne era sicuro, conservava l’aqua mew.

-Mitamura!- esclamò, consapevole che il generale sostava davanti alla porta dell’ufficio. Quello entrò immediatamente seguito da una scorta formata da due soldati e con aria solenne attese gli ordini dal proprio capo. Deep Blue annuì. –E’ il momento: prepara gli eserciti; inviate un messaggio alla sede centrale del parlamento umano: tra due giorni esatti, spazzeremo via dalla faccia della terra quell’infima razza-.

 

° ° ° ° °

 

Shiniky non sapeva come dirglielo. Come spiegargli come ci era arrivato, che erano bastati un paio di sguardi, il ghigno convinto, l’impronta delle labbra del tutto uguale a quella di Hime. Dentro di sé l’uomo l’aveva sempre saputo, eppure gli era parso di attendere un’eternità prima di chiedere a Kaze di svolgere il test di paternità. Avrebbe dovuto spiegargli che era il fratellastro di Deep Blue? No, forse questo piccolo particolare avrebbe dovuto tralasciarlo. Kaze però lo sapeva: lui e suo figlio gli avevano domandato perché una notizia del genere poteva essere di grande aiuto e Shiniky aveva dovuto confessare la parentela. I due ovviamente erano rimasti sconvolti e non sapevano davvero come utilizzare tale notizia a loro piacimento: sicuramente Deep Blue conosceva la provenienza di Kisshu; il fatto che erano fratellastri e tutto il resto. Ma sicuramente se aveva lasciato che crescesse prima in un orfanotrofio poi in una famiglia sconosciuta. Restava, inoltre, l’irrisolta questione dell’aqua cristallo: Ryou appariva realmente convinto del fatto che essa era conservata nel sangue dello stars; eppure non avevano avuto alcun riscontro.

Quando Shiniky vide Ichigo tornare in casa a seguito di un allenamento nel cortile si disse che forse quella piccola rossina avrebbe potuto risolvere i suoi dubbi. Chi, in fondo, più di lei conosceva suo figlio?

-Ichigo-san?- disse chiamandola, mentre la giovane beveva un bicchiere d’acqua in cucina. Aveva ancora il fiato corto a causa dei tanti schemi di combattimento che aveva dovuto imparare e poi applicare. Era rimasta sorpresa di fronte alla faccia estremamente seria dell’uomo e un lieve rossore le aveva imporporato le guance, già colorate dalla fatica.

-Dimmi,- cercò di dire gentile. In realtà aveva solo voglia di buttarsi sotto la doccia.

-Potresti venire in terrazzo? Avrei bisogno di parlarti di una cosa un po’… riservata- Ichigo lo seguì a ruota. Non sapeva perché, ma sentiva che si trattava di qualcosa di estremamente importante.

Gennaio era quasi al termine e quell’anno, per fortuna, non aveva fatto particolarmente freddo. La neve aveva smesso di cadere già da qualche settimana e per questo il panorama di Tokyo appariva ancor più desolante: le macerie, ora, erano circondate da alberi spogli e foglie secche. Ichigo si sedette su una delle poltroncine del terrazzo attendendo con ansia il duro discorso che Shiniky le avrebbe fatto. L’uomo allora si poggiò al parapetto, le spalle rivolte al panorama di Tokyo distrutta. Aveva chiuso gli occhi mentre raccontava a Ichigo del suo amore per Hime, di quanto lei fosse fantastica ma, al contempo, irrimediabilmente sola ed infelice. Di tutto ciò che avevano dovuto passare e di quanto lei fosse in qualsiasi caso felice del bambino che portava in grembo.

-E’ una storia molto triste- aveva commentato Ichigo prima ancora che l’uomo giungesse al tragico epilogo. Shiniky aveva annuito, ammirando la straordinaria sensibilità che traspariva dagli occhi di quella rossina che di ordinario aveva veramente poco.

-Già Ichigo-san, e il bambino che lei ha partorito è Kisshu-.

In quell’esatto istante l’espressione di Ichigo era mutata radicalmente: le sopracciglia si erano inarcate; gli occhi spalancati; la bocca socchiusa in una smorfia di incredulità. Shiniky si trovò di fronte a un’emozione mai provata prima: il senso di colpa e un’inspiegabile felicità. La giovane si era portata una mano davanti alla bocca.

-Come… come mai me lo dici solo ora? Perché Kisshu non sa nulla?- gli toccò così spiegarle del test di paternità, della sensazione di familiarità che quel ragazzo aveva suscitato in lui sin dal primo momento. Un paio di goccioloni salati erano scesi dagli occhi di Ichigo che si era alzata in piedi.

-Devi dirglielo subito! Kisshu non sa quale sia la sua famiglia e ora…- si bloccò di fronte a quella consapevolezza. Il sole che tramontava colorava di una tenue luce arancione la sua intera figura fasciata in una tuta rossa. I pugni stretti, la bocca socchiusa in un’espressione di incredulità: il fatto che Kisshu avesse ritrovato le sue origini non le aveva fatto ricordare che, effettivamente, tutta quella faccenda implicava anche il fatto che Deep Blue e Kisshu erano fratelli, seppur solo di madre. Si risiedette sulla poltroncina, lo sguardo ora complice con quello di Shiniky.

-Ichigo-san, tu credi che debba dirgli chi è sua madre?- non lo sapeva. E il fatto di essere stata infilata dentro tutta quella storia le pareva una cosa assurda.

-Non c’è bisogno che ti ponga questa domanda- la voce roca di Kisshu si fece sentire da dietro la porta-finestra che dal salone superiore portava al terrazzo. Il giovane stars camminò davanti a Shiniky, lo sguardo indecifrabile. L’uomo parve incredulo. –Aveva seguito Ichigo, mi sembrava strano che voi due… bhè che voi due vi allontanaste da soli- ammiccò.

-Ki-chan-, sussurrò Ichigo. Quando il giovane spostò i propri occhi dorati su di lei la giovane vi lesse tanta di quella tristezza che avrebbe potuto riempire un mare intero. Aveva sospirato.

-L’ammetto micetta, avrei preferito rimanere ignorante rispetto alle mie origini piuttosto che venire a sapere una cosa simile.- scoppiò in una risata amara: -Io il fratellastro di Deep Blue! Ma ci pensate?- poi si voltò verso quello che da quel momento poteva considerare suo padre.

-E tu…- sussurrò guardandolo. –Ora so da dove ho preso questo sguardo affascinante, anche se come si dice; capita che il figlio superi il padre-. Shiniky fece un passo avanti, forse con la sola intenzione di abbracciarlo. Si ritrasse improvvisamente.

-Umano, per me non cambia assolutamente nulla. So che non è stata colpa tua il fatto di non avermi cresciuto, ma per quanto mi riguarda io sono genitore di me stesso e Ichigo è l’unica famiglia che desidero. Mi dispiace-. Disse leggendo nei suoi occhi la delusione. Shiniky strinse un pugno.

-Lo accetto, non sarebbe giusto importi la mia volontà. Comunque sappi che io sono qui. Ti ho cercato per tanti anni e sapere che sei diventato un ragazzo in gamba mi rende estremamente orgoglioso.- sussurrò trattenendo i singhiozzi: Shiniky aveva pianto un paio di volte nella sua vita e, stranamente, in tutti i casi centrava sempre Hime.

Poi Kisshu era scomparso. Si era smaterializzato improvvisamente, lasciando che Ichigo si alzasse in piedi e andasse in mezzo al terrazzo guardandosi intorno: sapeva benissimo che nonostante la reazione spavalda che aveva avuto, in realtà moriva dentro.

 

° ° ° ° °

 

Era il compleanno di Ryou. Il 25 gennaio; data gelida. Katy aveva sempre detto che i suoi occhi avevano il colore del cielo d’inverno e proprio per questo era nato in quel giorno così freddo. Ma aveva deciso di lasciar perdere tutto per quell’anno: aveva pregato sua madre di non dire a nessuno che era il suo compleanno perché non c’era proprio niente da festeggiare. Vedere Ichigo così abbattuta per l’improvvisa scomparsa di Kisshu, poi, non è che lo esaltasse più di tanto.

-Ryou, scendi immediatamente in laboratorio!- fu poi l’improvviso richiamo di Keiichirou a far scendere la goccia che avrebbe fatto cadere definitivamente il vaso per terra, distruggendo tutte le sue povere speranze.

-Che succede?- aveva detto correndo verso l’amico. Sia Keiichirou sia Kaze fissavano lo schermo con il comunicato che il parlamento umano aveva inviato, terrorizzati di fronte a quell’idea. Era piena notte, eppure metà della villa Shirogane era sveglia. –Allora?-

-Due giorni-. Sussurrò Kaze Shirogane scoppiando in lacrime. Quel comunicato era una sentenza di morte. Keiichirou infatti premette “INVIO” sulla tastiera del PC, e l’immagine del presidente umano occupò lo schermo.

“Egregi scienziati”, diceva il video con voce rotta: “Con rammarico dobbiamo comunicarvi il messaggio che ci è appena pervenuto da Deep Blue, leader della fazione degli stars: “Con questo comunicato io, in qualità di leader degli stars, dichiaro che tra esattamente 48 ore darò inizio al definitivo sterminio della razza umana, mediante un assedio che non avrà fine finchè l’ultimo umano non sarà eliminato. Con ciò dichiaro, altresì, che sarà inutile da parte vostra qualsiasi tipo di resistenza che risulterà vana”. Non sappiamo quanto sul serio vada preso questo messaggio, ma sappiamo benissimo che in 8 anni di guerra Deep Blue non si è mai spinto a tanto. Gli organi militari stanno radunando tutti gli uomini possibili; stiamo aumentando la produzione di armi, ma sappiamo bene che senza le mew mew siamo realmente spacciati. Confidiamo in un vostro piano”.

Il video si chiudeva improvvisamente. Ora anche l’espressione di Ryou era quella pallida  del padre e dell’amico: era tutto finito.      

 

° ° ° ° °

 

Ichigo era arrivata ad un’unica, stancante conclusione: se conosceva Kisshu come pensava, prima o poi si sarebbe fatto vivo lui. Sapeva bene che nella situazione assurda in cui si erano trovati, il pericolo, le battaglie sempre più pericolose, non l’avrebbe mai lasciata sola, nonostante la grave notizia che aveva appreso. Si rigirò tra le coperte, fissando il soffitto: Kisshu e Deep Blue erano fratelli. Così diversi nell’aspetto e nei modi, nonostante non conoscesse bene il secondo, era convinta che con lui Kisshu non potesse avere niente a che fare, eppure il destino aveva deciso di giocare quest’ennesima carta. Chiuse gli occhi cercando di immedesimarsi nei panni del suo più grande amico, o forse qualcosa di più. Aveva deciso di lasciare ogni decisione a dopo la guerra perché, tanto, era quasi sicura di rimanere uccisa prima o poi in uno dei tanti e difficili combattimenti che stavano riempiendo le sue giornate. Capì, tuttavia, che la sofferenza di Kisshu doveva essere inimmaginabile: ora finalmente conosceva le proprie origini ma erano talmente infime e brutte che più che un sollievo parevano una condanna. Ora, tuttavia, tutti i pezzi rientravano perfettamente al loro posto: l’adozione del giovane nella famiglia Ikysatashi; la sua forza eccezionale; il fatto che molti suoi tratti fossero più simili a quelli degli umani rispetto a quelli degli stars. Sorrise tra sé: Kisshu era un mezzo umano, non era uno stars a tutti gli effetti. Creature rare, perché raramente capitava che una donna, stars o umana che fosse, riuscisse a concepire il seme di un uomo che non apparteneva alla propria razza. Si portò una mano al ventre. Il suo istinto materno le aveva sempre detto che quello era uno dei motivi per cui non sarebbe stato facile stare con Ki-chan: eppure lui era stato un miracolo e l’ennesima dimostrazione che i miracoli si pagano.

Proprio in quell’istante lo vide nella penombra della camera: il fiato corto, l’espressione stanca. Saltò su a sedere.

-Ki-chan!- quasi strillò portando le braccia davanti a sé. Lui camminò coprendo in pochi istanti l’intera camera e la strinse a sé. Non sapeva perché non si fosse opposta al bacio rovente che le aveva regalato, ma Ichigo era sicura che quello per lui doveva essere il conforto più grande che si potesse immaginare. E ne ebbe conferma quando allontanò il volto da lui e vide i suoi occhi bagnati di un luccichio che aveva il sapore delle lacrime. –Ki-chan…- sussurrò triste, convinta che Kisshu era forte e che dunque non poteva piangere. Fu istintivo portare una mano sulla sua nuca e riavvicinarlo nuovamente a sé, in un vortice che non aveva un nome ma che faceva male.

-Ho solo te-, aveva sussurrato lui nascondendo il viso nell’incavo della sua spalla, dicendosi che quel suo profumo gli era mancato tanto da far male. –Ho solo te- aveva detto ancora. Ichigo stava comprendendo che, in effetti, l’unica ancora che ora gli rimaneva era proprio lei. Per questo gli strinse la mano e lo avvicinò a sé accarezzandogli leggera i capelli.

-Ci sono io con te-.

   
 
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