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Visto? Avevo promesso che avrei aggiornato in fretta, perciò eccomi qui! Ringraziamenti:
Himi87: Grazie tantissime per la recensione! Sono contenta che la fiction ti sia piaciuta!
Haimon: Ora arrossisco... ^///^ Grazie per i complimenti che mi fai sempre nelle recensioni, Haimon, sei troppo buono, davvero... ^///^
Ora vi lasico leggere in pace.
Ci vediamo al prossimo capitolo (che sarà migliore di questo, lo prometto. questo è solo un capitolo di passaggio...).
Baci^^
CAP 4: IL RISVEGLIO
“Finalmente, dopo aver atteso
dodicimila anni sognando questo momento, avrò la mia vendetta.
La vendetta
di tutta la mia stipe.
Addio Apollonius!”
La lancia calò… Mancava poco
ormai, e avrebbe ottenuto la sua vendetta… Una vendetta tanto attesa da sembrare
ormai irreale… Una vendetta che era stata lo scopo della sua vita…
Ma…
“Moroha, fermati!”
L’arma si bloccò a pochi centimetri dal Vector. Il
Cherubin si voltò verso la voce.
“Toma.” Sbraitò adirato. “Perché
t’immischi?”
L’Angelo dal capo alato si avvicinò lentamente al
Cherubin.
“Moroha, mi sembrava di essere stato chiaro.” Disse
pacato.
“Sono tutte sciocchezze Toma, e tu lo sai!” Ribatté Moroha
disgustato
Toma, dal canto suo, non si scompose minimamente.
“Non importa
quello che ne pensi tu, Moroha. Il Divino Yohannes ha approvato il mio piano.
Ali del Sole è mio.”
“Il piano non centra! Non sono uno stupido! So benissimo
quello che hai in mente, Toma. E sai anche tu che…”
“Quello che io ho in
mente non ti riguarda.” Lo interruppe l’Angelo dagli occhi d’ametista. “Consegna
a me Ali del Sole. Subito. E poi torna a combattere là fuori. Qui non servi a
nessuno.”
Moroha digrignò i denti: come si permetteva di trattarlo così? Lui?
Un Angelo delle Tenebre della sua forza e importanza?
“Non funzionerà, Toma.”
Ribatté deciso. “Dovremmo ucciderlo subito e basta!”
“Te lo ripeto per
l’ultima volta: non è un tuo problema. Sta a me occuparmene da ora in poi.”
Rispose per l’ennesima volta Toma in un tono che non ammetteva
repliche.
Moroha abbassò il capo arrendendosi.
“Spero che tu sappia quello
che stai facendo. Per il bene di tutti.” Fu il suo solo commento prima di
alzarsi in volo per tornare sul campo di battaglia.
"So il fatto mio,
Moroha. Non ti devi preoccupare di niente." Pensò l’altro.
Poi, si voltò
verso i vector, sorridendo compiaciuto tra sé. Con un cenno della mano, li
sollevò, portandoli al cospetto dell’Albero della Vita.
Il risveglio fu molto lento e
confuso per Apollo.
Sentiva frasi lontane, come se non fossero altro che
semplici echi che si insinuavano nella sua mente come pensieri appena
sussurrati.
Pian piano però, la mente iniziò a schiarirsi.
I pensieri
divennero voci, e gli echi si definirono.
Con gli occhi ancora chiusi,
riconobbe una voce maschile a lui familiare, ma che non riusciva ad
individuare.
Poi, una voce diversa.
Una voce che avrebbe riconosciuto
sempre, anche se fosse stata affiancata da altre mille simili.
La voce
angelica di una ragazza.
Ma non di una ragazza qualsiasi.
“Apollo!”
Continuava a ripetere. “Apollo svegliati ti prego!”
Sentiva la disperazione
della sua voce, il suo dolore.
Avrebbe potuto sentire le sua lacrime che
scendevano sulle guance come se fosse stato lui a
versarle.
"Silvia." Pensò lui.
Poi, quando il suo cervello fu
abbastanza sveglio per elaborare il messaggio, spalancò gli occhi. Un unico
pensiero continuava ad assalirlo: "Silvia è qui!"
Poi, un urlo di
sorpresa.
Davanti a lui non c’era Silvia.
C’era Toma.
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