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Autore: 1rebeccam    14/02/2013    14 recensioni
'Ripeteva le stesse parole in un sussurro, continuando ad accarezzarlo e ad asciugargli le lacrime che gli scendevano dagli occhi serrati. Il respiro era sempre più affannato, mentre continuava a ripetere la sua cantilena disperata'
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Rick Castle
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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...Si siede sulla cassapanca sotto alla finestra.
Sta nevicando, davanti a lui ci sono il buio, la luna e la neve.
Sospira, si stringe nella coperta e appoggia la testa al vetro freddo della finestra, che lo fa rabbrividire.
Osserva quei fiocchi leggeri che si posano a terra silenziosi e deglutisce, cercando di ricacciare indietro quel nodo in gola che lo tormenta…



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I fiocchi non accennano a smettere e Rick è rimasto seduto accanto alla finestra ad assaporare, in mezzo al silenzio, il crepitare del fuoco dentro al camino e il respiro tranquillo di quella donna che è davvero preoccupata per lui.
Sente un fruscio e si volta verso di lei. Si è spostata dalla sua posizione e si è resa conto di non averlo vicino.
Gli si apre un sorriso quando vede la sua espressione corrucciarsi, con gli occhi che evidentemente fanno fatica ad aprirsi, mentre tasta il vuoto accanto a lei cercandolo, fino a che i loro sguardi s’incontrano.
Si chiede come possa essere così bella anche dopo un corpo a corpo ravvicinato come quello che avevano intrapreso poco tempo prima e un paio di ore di sonno.
Kate si solleva su un braccio, avvolgendosi in una delle trapunte più pesanti. Si siede di fronte a lui, sollevando i piedi sulla cassapanca.
-Brutti sogni!?-
Lui scuote la testa e le sorride.
-Il fuoco si stava spegnendo, così mi sono alzato per ravvivarlo e mi sono accorto che ha ripreso a nevicare… non ho resistito… è così rilassante stare a guardare.-
Lei annuisce, non molto convinta, spostando lo sguardo fuori dalla finestra.
-Questo posto è bellissimo Kate, infonde una strana sensazione di benessere, è… è come tuo padre!-
Esclama all’improvviso, sollevando le spalle, come se la sua fosse un’esclamazione ovvia e lei si morde le labbra ridendo.
-Già… pacifico e silenzioso… per questo lo adora e si rintana qui da quando io ho memoria.-
Restano ancora un paio di minuti in silenzio a guardare l’immensa distesa bianca, fino a che lui le sfiora la mano.
-Grazie!-
Lei intreccia le dita alle sue e sorride.
-Per che cosa!?-
-Per avermi portato qui, nel tuo vecchio mondo… pur sapendo che sarebbe stato difficile per te.-
-E’ stato solo egoismo il mio, senza di te non ci sarei mai tornata, non l’ho fatto fino ad oggi nemmeno con mio padre.-
China la testa sulle loro mani intrecciate, si guarda intorno un paio di secondi e abbassa di nuovo lo sguardo.
-Non avrei mai dovuto fare il poliziotto!-
Esclama d’improvviso in un sussurro e lui corruccia la fronte.
-Che vuoi dire?-
Le chiede quasi preoccupato. Lei riporta lo sguardo fuori e solleva gli occhi a contemplare la luna.
-Quando qualcuno che ami ti viene portato via in maniera violenta, quelle che gli psicologi chiamano ‘fasi del lutto’ non hanno nessun senso. Papà ed io abbiamo reagito in maniera diversa. Siamo passati insieme dal non accettare la realtà, alla rabbia e poi abbiamo preso strade diverse. Lui aveva scelto l’autodistruzione.-
Rick ascolta con attenzione e annuisce in silenzio.
-L’alcool gli dava la sensazione di distruggere i ricordi e con i ricordi era convinto di distruggere anche il dolore. Ma quando tornava sobrio il dolore era sempre lì, anzi, stava peggio perché si scontrava anche con me. Ci sono stati momenti in cui essere dolce o dura con lui, non aveva nessuna efficacia, come se io non esistessi.-
Appoggia il mento sulle ginocchia circondandole con le braccia, mentre lui non le toglie gli occhi di dosso.
-Si è fatto del male per tanto tempo, facendone anche a quello che restava della nostra famiglia, ma quando ha preso consapevolezza che avrebbe perso anche me e che mia madre lo avrebbe odiato, se avesse visto come stava buttando via la sua vita, con fatica, altalenando momenti si a momenti bui, ne è uscito.-
Accarezza l’orologio che ha al polso, guarda prima Rick sorridendo e poi sposta lo sguardo ancora fuori dalla finestra.
Ha appena smesso di nevicare.
-Lui è stato più bravo di me, perché quando ha deciso di riprendere in mano la sua vita, è riuscito a passare oltre. Ha capito che il vero dolore era volerla cancellare e che l’unico modo di trovare pace era ricordarla e farla vivere nei suoi ricordi.-
Sposta lo sguardo per tutta la stanza e sospira.
-Il giorno che gli hanno dato il gettone che segnava il suo primo anno intero senza bere, ha preso una borsa, ci ha messo dentro un paio di ricambi pesanti e con la sua solita calma mi dice che sarebbe venuto qui, a festeggiare.-
Rick continua ad ascoltarla rapito dalla sua voce.
-Io ero preoccupata, questo posto era pieno di ricordi, più di quelli con cui convivevamo giorno dopo giorno in città, avevo paura che avrebbe potuto lasciarsi andare e farsi prendere dallo sconforto completamente solo, così gli ho chiesto se era sicuro che fosse la cosa giusta…-
Continua ad accarezzare l’orologio, con uno sguardo tenero.
-Lui mi ha guardata con una luce nuova negli occhi e ha sollevato le spalle ‘è la prima cosa che faccio, dopo gli alcolisti anonimi, di cui sono sicuro da quando lei non c’è più’. Mi ha risposto con una tale sicurezza, mentre metteva la foto di mia madre nel borsone, ha richiuso la cerniera e mi ha sorriso ‘dovresti venire anche tu Katie’,  lo ha detto speranzoso che gli dicessi di si, ma io ho preso il lavoro come scusa e ho declinato l’invito. Ricordo che mi ha accarezzato il viso con un velo di tristezza negli occhi… ora so perché…-
Sospira spostando lo sguardo su Rick che non le ha tolto gli occhi di dosso nemmeno per un momento.
-…perché qui si lascia abbracciare dalla sua presenza, in mezzo al nulla, in mezzo al silenzio… lui è passato alla fase successiva, io non ci sono riuscita.-
Rick le accarezza la guancia teneramente e le sorride.
-Questo lo capisco benissimo, ma non riesco a capire cosa c’entri con il fatto che non avresti dovuto entrare in polizia.-
Lei gli prende la mano tra le sue e gliela bacia, tenendola poi stretta sulle ginocchia.
-Come poliziotto ho avuto accesso al suo fascicolo. I primi tempi era diventata un’ossessione, lo sai già, lo studiavo in continuazione, memorizzavo ogni parola, convinta che prima o poi avrei trovato quel particolare sfuggito agli altri e così facendo, ho perso di vista lei…-
Rick corruccia la fronte e Kate continua.
-Lei è diventata un cadavere, un insieme di termini tecnici, di esami autoptici, di misure e fotografie.-
Chiude gli occhi e sospira.
-Fotografie di una donna morta per ferite da arma da taglio e lasciata a dissanguarsi su un cumulo di spazzatura… questo mi ha impedito di passare oltre, perché ho perso di vista mia madre vedendola solo come una missione, un caso da risolvere, un caso personale per il quale ho rischiato più volte di distruggere me stessa.-
Deglutisce e chiude gli occhi, come se avesse davanti quel corpo senza vita.
-Quelle foto, quelle immagini terribili, quei dettagli che nessun parente di una vittima di omicidio dovrebbe vedere, mi hanno impedito di ricordarmi di lei come realmente era: una donna Castle, una donna piena di vita che si arrabbiava, rideva, si irritava, giocava e sperava. Una donna che credeva nella verità, nell’amore e nella magia del destino, sennò perché avrebbe acceso quelle candele di volta in volta quando veniva qui?! Era una donna che viveva il presente cercando di costruire il futuro, un futuro che gli è stato rubato… era la mia mamma.-
Gli occhi lucidi le brillano alla luce del camino mentre batte la mano contro se stessa per rendere incisiva l’ultima frase. Rick resta in silenzio ad ascoltarla, parla con una tale serenità che stenta a riconoscerla, come se improvvisamente anche lei, avesse preso consapevolezza di come riuscire ad andare avanti.
Si guarda intorno ancora una volta, si sofferma alle sue spalle verso la cucina e sorride.
-Quando siamo arrivati qui, per un momento, ho avuto paura di aprire quella porta, ho avuto paura di piombare ancora nel dolore, ma tu eri con me Castle, mi è bastato prenderti per mano per trovare il coraggio. Quando sono entrata ho immediatamente rivisto lei, lì, dietro ai fornelli. Lei era quella che amava cucinare, che sorrideva orgogliosa  quando tirava fuori il soufflé dal forno e che sbuffava sonoramente dopo pochi secondi perchè le si sgonfiava… non le ne è mai riuscito uno, si arrabbiava, non con se stessa ma con il soufflé, naturalmente era colpa sua se non stava su e giurava che non lo avrebbe cucinato mai più, ma potevi stare sicuro che la settimana dopo ne avresti trovato un altro nella pattumiera.-
Rick sorride scuotendo la testa.
-Chissà come mai mi ricorda qualcuno per testardaggine!-
-E chi sarebbe!?-
Chiede lei con aria innocente, continuando poi il suo discorso.
-Lei era quella che rimproverava mio padre quando mi portava alle partite di Baseball, rinfacciandogli che mi faceva fare cose da maschiaccio, urlare e mangiare schifezze che mi avrebbero fatto stare male e poi, uscivamo qui fuori con la neve alta, mi diceva di coprirmi per non prendere freddo e all’improvviso prendeva tra le mani un chilo di neve e me la spiaccicava  sui capelli ridendo come una matta.-
Scoppiano a ridere tutti e due.
-Davvero? Dici sul serio?-
Lei annuisce continuando a ridere.
-Si, ci colpivamo con la neve a vicenda e rientravamo in casa completamente fradice e papà seduto sul divano a leggere, impassibile, fingeva di non guardarci e mormorava qualcosa come ‘così non si ammala di sicuro’, ma lei non gli badava proprio. Riempiva la vasca da bagno e restavamo dentro l’acqua bollente a coccolarci per dei minuti interminabili.-
Abbassa lo sguardo sulle loro mani intrecciate.
-Chissà quante volte è rimasta seduta su questa cassapanca a guardare la neve come noi adesso, a stringere le mani di mio padre. Questo avrei dovuto ricordare di lei, nonostante il modo in cui è morta… perciò non avrei dovuto fare il poliziotto… e perciò sono io che devo ringraziare te!-
-Me? Continuo a non capire Kate. Io non ho fatto niente!-
Gli si siede più vicina, appoggiando le spalle e la testa sul suo petto, Rick la stringe a sé e si avvolgono per bene nelle loro coperte.
-Per me tu sei stato un po’ quello che sono stati gli alcolisti anonimi per mio padre: un appiglio a cui aggrapparmi per non cadere. Non volevo ammetterlo perché questo mi faceva sentire fragile, ma è sempre stato così dal primo giorno che hai deciso di tormentarmi.-
Si ferma un istante e lui sorride, stringendole le mani.
-Ci sei stato… sempre e comunque….-
Lascia la frase sospesa e solleva la testa per guardarlo. Non serve dirgli altro perché lui la fissa serio, con quei suoi occhi che, alla sola luce del camino, sembrano scuri come la notte.
-E ci sarò… sempre e comunque…-
Sussurra lui e Kate si accoccola di nuovo sul suo petto e storce le labbra.
-Con questo credo di avere esaurito i racconti della mia vita! Almeno quelli che si possono raccontare…-
Esclama ridacchiando quando solleva la testa per baciarlo sul collo.
-Un giorno forse… ti racconterò qualcosa anche dei miei momenti scabrosi.-
Rick ricambia il bacio sulla guancia e sorride.
-Bene, cercherò di stare attento e di prendere appunti per un capitolo a luci rosse.-
Lei solleva le sopracciglia.
-Sempre che tu mi racconti i tuoi… momenti scabrosi…-
Si morde le labbra e lui si allontana dal suo viso e comincia a balbettare.
-I… i miei… scabr… io non…-
-Un giorno Castle, riprendi fiato, ho detto un giorno, non adesso!-
Rick sospira sollevato di averla scampata al momento e attacca di nuovo il viso al suo.
Kate indugia un paio di secondi. Non vuole sbagliare stavolta. Senza guardarlo comincia a parlare, ma il suo è solo un sussurro.
-E un giorno… se ne avrai voglia… mi racconterai di quel bambino che stava seduto per delle ore accanto alla finestra a guardare la neve, mentre fantasticava e inventava storie diverse per rendere le sue giornate meno pesanti…-
Rick s’irrigidisce improvvisamente e lei lo sente chiaramente deglutire.
-Un giorno… se ne avrai voglia… mi racconterai qualcosa di più di quel ragazzino che credeva a Babbo Natale solo perché lo aiutava ad aggrapparsi alla speranza, quella speranza di potere avere una vita diversa che contemplasse anche la presenza di un papà, o di conoscere almeno il suo nome…-
Sente il suo cuore prendere velocità, lo sente andare veloce attraverso la coperta che li separa.
-Un giorno… se ne avrai voglia… mi racconterai della tristezza e della rabbia di quel ragazzino che desiderava disperatamente essere preso per mano da suo padre, perché lo aiutasse a diventare uomo. Mi racconterai di quel ragazzino che per tanto tempo, ha dato la colpa a sua madre per il grande vuoto che sentiva nel cuore… e per l’immensa solitudine che si può sentire dentro la stanza sconosciuta di un collegio.-
Lui appoggia la testa alla finestra, vorrebbe chiederle di smetterla, ma non riesce a reagire a quel sussurro che sembra ipnotizzarlo.
-Un giorno… se ne avrai voglia… mi racconterai di quel giovane uomo che si è ritrovato improvvisamente ad essere un buon padre, nonostante tutto…-
Gli stringe le mani sotto la coperta e lui ricambia la stretta chiudendo gli occhi.
-Un giorno… se ne avrai voglia… mi racconterai di quell’uomo meraviglioso che finge di essere superficiale, impermeabile al dolore e pronto sempre a fare lo stupido per non sentire il peso della tristezza…-
Il suo cuore continua a correre e lei china la testa sospirando.
-E un giorno… se ne avrai voglia… mi racconterai qual è la paura più grande che adesso t’impedisce di dormire…-
Solleva lo sguardo su di lui che guarda fuori verso la luna e continua a deglutire, gli prende il viso tra le mani e gli sussurra praticamente sulle labbra.
-E quel giorno… quando vorrai farlo, puoi essere certo che io sarò lì ad ascoltarti, in silenzio, come hai sempre fatto tu con me. Non importa quando… io ci sarò… ho imparato l’arte della pazienza da un ottimo maestro…-
Gli occhi di Rick sono pieni di lacrime e cerca in ogni modo di non farle scendere, un miscuglio di emozioni gli stanno attorcigliando lo stomaco e non riesce ad aprire bocca, Kate continua a sorridergli e a guardarlo con i suoi smeraldi di fuoco.
-E poi non ho nessuna fretta… ormai… sono impegnata a tempo indeterminato…-
Gli sfiora le labbra e lui ci mette un paio di secondi a registrare la frase.
-A tem… tempo in… indeterminato!?-
Balbetta e lei annuisce. Gli accarezza la nuca, il viso e lo bacia dolcemente a fior di labbra. Rick la stringe a sé, come se lasciarla allontanare potesse significare per lui non riuscire più a respirare, si stringono forte, in uno di quegli abbracci che li fa sentire al sicuro entrambi.
Dopo qualche minuto lei si scosta per guardarlo in faccia, gli asciuga le lacrime e lo sente tremare attraverso la coperta. Capisce che il momento è troppo carico d’emozione, bisogna alleggerire l’atmosfera e lei ha avuto un buon maestro anche per questo.
-Torniamo a dormire, ti voglio in forma tra qualche ora, dobbiamo visitare le grotte, in questo periodo sono ghiacciate e sembrano miniere di diamanti, sono fa-vo-lo-se.-
Lui corruccia la fronte.
-E poi voglio portarti sulla funivia, il panorama è spettacolare!-
-Ehi… frena con tutti questi aggettivi affascinanti… funivia? Cioè quella cosa che ondeggia a non so quanti metri di altezza?-
Lei si allontana e solleva un sopracciglio.
-Non è una cosa, è una cabina e certo che ondeggia sospesa per aria, sennò che funivia sarebbe!?-
Lui sembra preoccupato e lei gli mette le mani sulle spalle.
-Hai paura anche della funivia!?-
-No… no… per niente, anzi l’adoro… cioè… mi piace un sacco quella sensazione di sentire le budella salire e scendere dentro lo stomaco… però devo dire che la gradisco di più quando sta a terra, prima che spicchi il volo… ehm… verso il vuoto…-
Lei scoppia a ridere, recupera la sua trapunta e si alza.
-Io torno a dormire e ti conviene fare lo stesso, perché volente o nolente, domani tu ti ritroverai sospeso nel vuoto, con me.-
Sottolinea le ultime due parole, per essere incisiva. Si distende con la faccia rivolta verso il fuoco e si accuccia per benino nella sua coperta, aspettando che Rick la raggiunga.
Gli dà le spalle e lui continua a guardarla pensando a tutto quello che gli ha detto.
Da quando ha deciso di buttarsi in quella relazione, in quella storia che ancora adesso la spaventa e la rende insicura, è davvero cambiata. Si è aperta completamente a lui, gli ha permesso davvero di entrare nella sua vita.
Lo ha portato in mezzo al silenzio per affrontare le sue ultime paure, cercando di fargli capire che ci è riuscita grazie a lui.
Quel modo di parlargli, di chiedergli cose di lui che non conosce nessuno, a parte sua madre forse, gli hanno fatto capire quanto lei sia davvero presa da lui e soprattutto preoccupata per il suo stato d’animo. In un certo senso sta facendo il suo gioco. In tutti gli anni passati insieme, ogni volta che lei ha passato un periodo buio, lui ha cercato di aiutarla come ha potuto, con leggerezza, facendola ridere, senza mai fargli mancare la sua presenza e lei sembra decisa a  fare la stessa cosa con lui.
Guarda ancora una volta la luna e pensa che in definitiva non ha nulla da raccontarle, perché tutto quello che ha descritto poco prima era esattamente lui. E’ riuscita a scoprire la storia che si nasconde dietro la sua vita. Quella mattina gli aveva rinfacciato di non conoscerlo, ma dopo quello che gli ha detto, è evidente che non si rende conto di quanto sia stupido anche solo pensarlo. Kate Beckett lo conosce profondamente, come nemmeno lui immaginava che potesse fare e l’unica spiegazione è che in tutti quegli anni, anche lei lo ha osservato, lo ha studiato ed è riuscita a leggergli dentro, interessandosi non all’apparenza, ma solo a Rick.
Ama quella donna, come non ha mai amato nessuno, ma come può spiegarle che è questa la sua paura più grande…


Angolo di Rebecca:

Kate ha messo le carte in tavola, tutte quelle di cui era capace... Rick è emozionato e preoccupato allo stesso tempo...
Che dire di più? Mah... credo che Kate abbia parlato abbastanza!
Ah... si... buon san Valentino a chi ha il suo Valentino vicino e buon san Valentino a tutti gli amici, virtuali e non, che rappresentano comunque un tipo d'amore *-*
  
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