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Autore: hangover    15/02/2013    3 recensioni
[...] "E tu cosa mi dai in cambio se scendo?" Chiese Harry con un pizzico di malizia nello sguardo.
"Ehm...un bacio?"
"Uno non mi basta. Ne voglio almeno mille."
"Mille? Ma mille baci una persona non puó darli neppure se passasse tutta la vita a non fare altro!"
"Iniziamo da ora. Chi ti dice che non avrai tutta la vita per darmi i restanti 999?"
Contenuti Larry e Ziam con accenni Zouis. Se il genere non vi piace, state alla larga.
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“I can’t change”. Osservai compiaciuto la scritta che Harry si era appena fatto tatuare. Non poteva cambiare. E perché doveva? Nonostante le parole di Niall mi risuonassero ancora vivide nella mente, io lo vedevo sempre il ragazzo perfetto che avevo conosciuto quel giovedì sera. “Ti ha fatto tanto male?” chiesi apprensivo notando che la pelle candida attorno al tatuaggio stava diventando rossa.  “No, nemmeno un po’” rispose mostrandomi il polso con orgoglio, come se mi stesse facendo vedere una ferita che si era procurato in guerra. “Ma che uomo forte e coraggioso che sei, Harry Styles” ribattei io  con una nota di sarcasmo nella voce. Evidentemente se ne accorse, perché rise, anche senza essere davvero divertito. Guardò di sfuggita un piccolo spazio verde proprio vicino a noi, che risaltava in mezzo al grigio della strada e dei marciapiedi: notai il bagliore malizioso che per un attimo attraversò i suoi occhi smeraldo. “Adesso ti dimostrerò il mio coraggio, Lou” mentre pronunciava queste parole, mi prese con forza inaudita dai fianchi e mi buttò di peso sul prato che aveva visto pochi secondi prima. Sbattei forte la schiena ed il sedere contro l’erba umida. Ma era diventato matto? Non ebbi nemmeno il tempo di reagire che me lo trovai sopra, con un sorriso da bambino soddisfatto. E neppure seppi perché rimasi una buona manciata di secondi in silenzio, permettendogli di sottomettermi. Forse era perché morivo dall’imbarazzo causato dai passanti che ci guardavano ed indicavano come fossimo stati fenomeni da baraccone. Oppure perché la distanza così ravvicinata con quella meraviglia mi tolse tutte le parole di bocca. Così, senza aspettare un mio gesto, mi baciò sulle labbra. A quel punto non potei fare a meno di staccarmi, mio malgrado, dal contatto con la sua morbida bocca. Lui rise della mia faccia scandalizzata e senza muoversi dalla sua posizione, mi  osservò sgranare gli occhi e tentare di liberarmi dal suo peso. “Hazza, ma sei impazzito?” gli domandai sconvolto. Mi fissò un momento prima di rispondere: “No, sono solo molto coraggioso”. Poi finalmente si staccò da me e si sedette sulla superficie verde. In effetti, io non avrei avuto le palle di scaraventarlo per terra e di baciarlo, lì, in mezzo una strada pubblica. Non potei fare a meno di ammirarlo e di apprezzarlo per il suo gesto; ma non glielo diedi a vedere. Scossi il capo e dissi, con tono lamentoso: “Spero che quest’erba di merda non mi abbia rovinato i pantaloni”. Lui si voltò con tutto il corpo verso di me e mi mise una mano sul ginocchio. Sorrise e mi si avvicinò di nuovo in modo alquanto preoccupante. “Tra poco non ti serviranno…” lasciò la frase appena sussurrata in sospeso, come se avesse voluto farmi cogliere il senso ambiguo della sua affermazione. E l’avevo colto fin troppo bene. Dovevo fare appello a tutte le forze terrestri ed extraterrestri per non saltargli addosso. Pensai a Nialler e mi dissi che non volevo fare la sua stessa fine e neppure fargli rivivere quell’orribile periodo della sua vita. No, i miei indumenti se ne stavano al loro posto oggi.Gli allontanai la mano dalla mia gamba e risposi a mia volta: “Credo che oggi faccia troppo freddo per levarsi i pantaloni, non ti pare?”. Ridacchiò sommessamente ed affermò: “Si, ma ieri non sembrava che ti importasse tanto del clima.” Fui io quella volta a sogghignare: “Vedi, Harry, non tutti sono come te” mi alzai di scatto da terra e gli tesi una mano per aiutarlo a rimettersi in piedi. “io POSSO cambiare. E da ieri ad oggi ho cambiato tante di quelle idee che tu nemmeno immagini.” Mi guardò, sorpreso. Riconobbe che la mia dialettica lo aveva lasciato senza parole. Si posizionò di fronte a me, con un sorriso che ormai sembrava essere la sua espressione abituale quando stavamo insieme. Sentii delle gocce leggere d’acqua inumidirmi i capelli. Nello stesso momento, guardammo in cielo, come a cercare la causa di quell’imminente temporale. “Piove” annunciò Harry. “Si, Harreh. Lo vedo” gli risposi io, forse con tono un tantino freddo. Dovevo mantenere una certa distanza tra di noi. Dopotutto, lo conoscevo appena. “Si, ma dovevi pensarci anche ieri Louis” mi disse il mio cervello che fino a quel momento non si era degnato di farsi sentire. Sapevo di essermi lasciato condizionare dalle parole di Niall, però se in superficie apparivo distaccato quel giorno, dentro i miei sentimenti non erano cambiato. Stavo di nuovo recitando una parte e quella personalità fittizia stava prendendo il sopravvento su quella vera di Louis. Intanto, l’acqua iniziava a scendere sempre con più esistenza. Non potei fare a meno di indugiare sulle goccioline rimaste intrappolate tra i suoi ricci e le sue ciglia. Notai un altro meraviglioso dettaglio del suo sguardo: il colore dei suoi occhi era inspiegabilmente diventato grigio, come a rispecchiare le tonalità del cielo. Scrollò le spalle e poi disse con tono rassegnato, ma dannatamente tenero: “Ho capito che ho beccato la tua giornata no. Ma almeno in un bacio posso contarci?”. Gli sorrisi. Avanti Lou! Un bacio non si nega a nessuno!. Lo presi dal polso e con la stessa forza che usò lui poco prima lo costrinsi a seguirmi sotto il portico di un’abitazione lì vicina. Intanto il temporale imperversava violento sulla strada ormai deserta. Sperai con tutto me stesso che i proprietari non arrivassero all’improvviso. Lo scaraventai contro il duro legno della struttura e mi posizionai davanti a lui, impedendogli ogni movimento. Ti avevo in pugno, bello mio. Presi a baciargli piano il collo; lo avrei fatto soffrire ancora di più. Risalii sempre in modo terribilmente lento verso la mascella. Lui cercava febbrilmente un contatto con le mie labbra; muoveva il capo cercando di divincolarsi dalle mie mani che lo tenevano fermo. Stava capendo cosa voleva dire essere immobilizzati contro il proprio volere. Gli misi due dita sulla bocca, per fargli capire che non era ancora il momento per le nostre lingue di incontrarsi. Intanto che continuavo a baciargli le guancie e quelle meravigliose fossette, avvertii un dolore alla pelle poggiata sulle labbra di Harry. Quel bastardo mi aveva morso in segno di protesta. Lo guardai un attimo con gli occhi sgranati. “Oops” disse con l’aria da finto pentito “scusami, non l’ho fatto apposta. Rimedierò immediatamente”. Quello che fece dopo mi lasciò ancora più sorpreso ed eccitato. Mi diede un bacio sulla parte dolorante per poi leccarla nel modo più sporco che avessi mai visto. Mentre faceva tutto ciò non mi staccava lo sguardo malizioso di dosso. E la cosa mi rendeva il cazzo dolorosamente duro. Doveva davvero smetterla, altrimenti non avrei più risposto delle mie azioni. In quel periodo in cui ero facilmente soggetto a cadere in tentazioni vedere la personificazione del sesso succhiarmi le dita in modo così indecente non mi aiutava affatto. Lo tirai ancora più vicino a me, stando bene attento a non fargli avvertire la protuberanza in mezzo le mie gambe. Non potevo certo dargli questa soddisfazione! Fu allora che lui decise di smettere di leccarmi i polpastrelli. Per evitare che riprendesse o che facesse qualcosa che avrebbe peggiorato ancor di più la situazione, lo baciai. Sentii la sua bocca morbida aprirsi in un sorriso vittorioso sotto la mia: avevi trionfato, Styles. E per l’ennesima volta sentii le mie narici avvolte dal suo profumo, questa volta misto all’odore della terra umida di pioggia, le sue mani sul mio collo che stringevano la pelle bagnata con forza, quasi come se si trattasse di un trofeo ed il suo cuore battere veloce, a ritmo con il mio. Non riuscivo a pensare ad altro se non a lui, nudo, davanti ai miei occhi. Fantasticai mentre le nostre lingue danzavano con voracità su quanto sarebbe stato bello vedere il suo corpo meraviglioso sussultare ad ogni mio tocco, ad ogni mio bacio, ad ogni mio soffio. Nelle mie orecchie riecheggiarono i suoi gemiti strozzati di ieri e per un attimo riuscii a sentire il calore del suo sperma nelle mani. Quel ragazzo aveva tirato fuori una parte di Louis Tomlinson che pensavo fosse inesistente. Era cambiato tanto dalla prima volta che lo baciai. Se prima volevo che quel momento non finisse mai, dopo un po’ mi accorsi che desideravo più di ogni altra cosa che il bacio terminasse per diventare qualcos’altro, più sporco e meno casto di un bacio. Mio Dio, stavo facendo dei discorsi da arrapato cronico. Ma in fondo, non era così?
 
Camminavo da almeno mezz’ora, bagnato fradicio, per le strade avvolte nella penombra di Londra. Da quando io ed Harry eravamo insieme quel pomeriggio, il temporale non aveva dato tregua. Mi resi di non aver portato nemmeno un fottuttissimo ombrello ed il cappuccio della felpa si era inzuppato irreversibilmente. Harry se n’era andato da un bel po’ ed io come un coglione avevo rifiutato l’offerta di farmi dare uno strappo fino a casa da sua sorella. Mi tastai le tasche per cercare di racimolare qualche spicciolo per un biglietto del pullman o della metro: niente da fare. Avevo speso tutto a sigarette. Porca puttana. Mandai un SMS a mia madre per avvertirla che avrei fatto tardi per cena. Dopo cercai in tutti i modi di contattare Liam, ma quell’idiota aveva il cellulare perennemente occupato. Ero sull’orlo di una crisi isterica. Era  troppo tardi e non potevo rifugiarmi neppure in un negozio fin quando la pioggia non fosse cessata. Continuai a camminare in preda al panico. Giunsi in un quartiere circondato da case che sembravano appartenere a famiglie per bene. Lessi su un cartello proprio all’inizio della strada. “Shepherd’s Bush” diceva. All’improvviso ebbi un lampo di genio. Ma, si cazzo! Quello era il quartiere dove viveva Zayn! Fui pervaso da un’ondata di euforia, che mi portò a percorrere i circa dieci metri di rettilineo per arrivare all’abitazione del mio migliore amico. La casa era bianca, come almeno altre cento in quel posto. Ma la sua si distingueva dalle biciclette rosa confetto delle sue sorelle parcheggiate in giardino. Pregai il cielo che fosse dentro. Bussai ripetutamente il campanello, finchè l’alta figura mora mi venne ad aprire. “Tommo! Ma che cazzo hai fatto?” mi domandò sgranando gli occhi. Era vestito con una maglietta a mezze maniche ed il pantalone largo di una tuta: mi chiesi come non stesse morendo di freddo. “Lascia stare, Zay.” Gli risposi secco e poi entrai in casa, senza aspettare un invito: con Zayn potevo permettermelo. “Sei solo?” chiesi non sentendo le urla delle due ragazzine che vivevano con lui. “Fino a cinque secondi fa lo ero! Ma chiedere un passaggio ti risultava troppo complicato?” chiese senza conoscere le varie peripezie che affrontai durante il mio percorso. “Ho cercato di telefonare quel coglione di Liam, ma aveva il cellulare occupato!” ribattei, gettando ad un lato della stanza lo zaino zuppo d’acqua. Non osai neppure immaginare in che stato avrei trovato le sigarette ed i libri. Appena nominai Liam, Zayn ebbe come una fulminazione.
“Ehi, il “coglione” stava parlando con me!” mi attaccò il moro. Di colpo, dimenticai tutti i rancori e le bestemmie che gli avevo mandato in quel lasso di tempo, troppo felice del fatto che lui e Zayn si erano sentiti.
“Davvero? E di cosa avete parlato?” gli chiesi con un sorriso.
“Oh, di tante cose…ma principalmente di sesso” affermò lui con semplicità, come se l’argomento da loro trattato fosse alla pari di una ricetta di cucina.
“Di sesso? Ma sesso in che senso,scusa?”. Davvero, non capivo cosa avessero avuto tanto da dirsi a riguardo.
Sospirò e si passò una mano sulla fronte: “Hai presente quando due persone provano verso di loro un irrefrenabile attrazione? Ecco, a quel punto faranno una cosa molto bella, conosciuta come sesso” mi disse, con il tono di chi spiega ad un idiota che due più due fa quattro.
“So che cos’è il sesso, Zayn!” ribattei.
Poi lui fece un altro profondo respiro e prese l’aria sognante. “Solo a sentirlo parlare di quelle cose così sporche mi era diventato duro…”. Come disse quelle cose, i miei pensieri volarono su Harry. Chissà se era tornato a casa. Dopo gli avrei senz’altro inviato un messaggio per assicurarmi che fosse tutto ok. Per ora volevo solo togliermi quei vestiti fradici di dosso. Di colpo, Zayn sembrò tornare sul pianeta terra e, come risvegliatosi da un dolce sonno, mi disse: “Andiamo. Ti accompagno di sopra a cambiarti prima che ti venga una polmonite!” con un sorriso apprensivo. Lo seguii nella sua stanza, maniacalmente arredata. “I vestiti sai dove sono. Lascia qui quelli bagnati. Appena si asciugano te li riporto!” continuò poi lui, con tono disponibile. Fece per andarsene dalla camera, quando io lo feci voltare. “Zay, mi aiuti?”. La zip della felpa si era bloccata e non riuscivo proprio a togliermi l’indumento con le mani tremanti per il freddo che iniziava a farsi sentire. Ritornò verso di me e riuscì a risolvere il mio piccolo intoppo. Una cosa molto strana catturò la mia attenzione; nell’abbassare la lampo, aveva indugiato con la mano nel punto più vicino al cavallo dei miei pantaloni. Si accorse della mia osservazione e mi fissò. La cosa più bella nella stanza erano i suoi occhi in quel momento: il marrone delle sue iridi era reso ancora più attraente da un bagliore eccitato e malizioso. Ricambiai l’occhiata con uguale intensità. Erano anni che lo conoscevo e sapevo bene come interpretare i suoi sguardi: ero consapevole persino del significato che voleva dare alla sua lingua, passata sul labbro inferiore, e alla sua mano, ancora pericolosamente vicina alla mia nascente erezione. Gli misi una mano sul collo caldo e perfetto. Quant’era bello. Mi avvicinai alla sua bocca socchiusa e sentii una stretta allo stomaco. Ma cosa stavo facendo? Stavo di nuovo ricadendo nello stesso errore. Un momento. Chi dice che tutto ciò sia un maledetto errore? Nessuno, a parte la mia coscienza che era tornata a farsi risentire dopo ore intere di silenzio. Quella maledetta vocina non mi permetteva mai di sciogliermi completamente. La ignorai del tutto, seguendo solo l’istinto che mi diceva di baciare Zayn, il mio migliore amico. Non volevo perdermi neppure una virgola di quello spettacolo; i miei occhi saettavano dai suoi occhi alle sue labbra e viceversa. Il guardarlo semplicemente non mi bastava più: lo baciai quasi con violenza e lui rispose al bacio con altrettanta passione. Poi si staccò e mentre lo faceva mi succhiò leggermente il labbro. Mi sbottonò il pantalone ed abbassò la cerniera, piano. “Forse hai bisogno d’aiuto anche con questi…” sussurò.
 
POV Zayn:
Sentivo la sua erezione dapprima lieve diventare sempre più prepotente. Lo guardai negli occhi e capii che volevamo entrambi la stessa cosa. Io volevo lui. Lui voleva me. Era una cosa reciprocamente perversa. La voglia di sentirlo gemere e fremere ad ogni spinta del mio bacino si impadronì di me all’improvviso; non era nulla di programmato. Adoravo proprio per questo le cose che succedevano tra me e Lou: non ci mettevamo mai d’accordo e lasciavamo che i nostri corpi facessero tutto al posto nostro. Lui, mi rendevo conto, ci metteva un po’ più di tempo  prima di lasciarsi andare. Ma io non mi facevo tutti quei problemi: ero sempre stato sfacciato. E lo sarei stato anche quella volta. Avrei ottenuto ciò che volevo. Si lanciò nuovamente in un contatto con le mie labbra. Lo baciai ancora e ancora fino a separarmi e a dedicarmi al suo collo. Dio quant’era cresciuto: chi avrebbe mai detto che il ragazzino timido e silenzioso che conobbi tanti anni fa si sarebbe trovato davanti a me, con il cazzo duro e le labbra che sembravano supplicarmi di leccarle? Sentii sulla sua pelle umida un profumo diverso dal suo. Capii immediatamente che si trattava di quello di Harry. Per un attimo mi sentii in colpa nei suoi confronti. Ma poi i mugugni di Louis mi fecero subito cambiare idea a riguardo. Gli tolsi la maglietta che era appiccicata al suo petto: anche quello stava diventando molto più virile e scolpito. Scesi verso i capezzoli e presi a stuzzicarglieli con la lingua. Avevo il suo cuore premuto contro la fronte; batteva fortissimo. Scesi sempre di più fino ad inginocchiarmi sul pavimento. Mi mise una mano sulla testa, come per incoraggiarmi ad andare avanti. E non me lo feci ribadire due volte. Gli liberai l’erezione dallo stretto cotone dei boxer e mossi la mano piano, disegnando dei piccoli semicerchi per tutta la lunghezza. Intanto gli morsi l’interno della gamba: sapevo che adorava quando un ragazzo gli dava questi tipi di attenzioni. Gemeva sommessamente e.mi fissava, come in attesa della mia prossima mossa. Volevo fargli desiderare fino all’esasperazione ogni mio movimento, ogni mio gesto, ogni mia azione. La mia lingua assaporava la pelle delicata della sua gamba. Con una mano mi tenevo saldamente ad un suo fianco e con l’altra tastavo avidamente il suo sedere. Perfetto come il resto del corpo, nulla da dire. Poi, con un gesto secco della mia mano gli feci capire di divaricarsi un pochino, così che avrei potuto comodamente leccargli il membro. Capì le mie intenzioni e mi assecondò con un sorriso, come se stesse pregustando il piacere che di lì a poco gli sarebbe spettato. Iniziai a passare la punta della lingua alla base per poi risalire e prenderlo completamente in bocca. Succhiai prima piano, assaporando ogni millimetro della sua calda lunghezza, per poi andare avanti sempre più deciso. Sentivo il suo corpo esile scosso da brividi violenti e decisi di velocizzarmi ulteriormente. La mia erezione, nel frattempo, protestava anch’essa dalla angusta stoffa del mio intimo. Misi una mano nella tuta e presi a masturbarmi, con un gemito liberatorio. Come avrei voluto che al posto della mia mano ci fosse stata quella di Liam a darmi piacere. Ma non si può avere tutto.
 Mi accorsi che Louis era quasi arrivato al limite quando spostò con decisone la mia testa lontano dal suo membro. Teneva la testa riversa all’indietro, mettendo in evidenza il suo collo. Tolsi anche la mia maglietta, sentendo una forte sensazione di calore propagarsi in tutto il corpo causata da quella visione. Lo baciai di nuovo, per fargli sentire il suo stesso sapore. Poi fu lui ad abbassarmi i pantaloni e sempre continuando a tenere unite le nostre bocche mi fece sedere sul letto. Si posizionò in piedi, davanti a me e prese a darmi una scia di baci sul petto. Mi strinse il membro tra le mani e iniziò a masturbarmi velocemente. Era bravissimo. Glielo dissi: “Bravo, Lou”. Furono le sole parole che riuscii ad articolare con il cervello annebbiato dal piacere. Non ne potevo più di preliminari: volevo entrare dentro di lui e fargli avvertire tutta la mia eccitazione. Lo feci stendere sul letto ed io prontamente gli andai sopra. Lo baciai nuovamente e poi gli misi due dita in bocca; lui le leccò come se non aspettasse altro. Iniziai a penetrarlo prima con un dito e quando fu pronto inserii anche l’altro. Alzava i fianchi per assecondare i miei movimenti della mano e nello stesso tempo si accarezzava il membro ritmicamente.
“Sei pronto?” gli domandai. Annuì eccitato. Bene, Malik, è il tuo momento: fagli vedere come scopano i veri uomini. Mi sputai sulla mano e mi lubrificai con la mia stessa saliva, in modo da rendere l’entrata meno dolorosa possibile. Lo penetrai con un unico colpo. Trasalì solo in quell’istante e quel grido soffocato di dolore si trasformò subito dopo in un gemito di piacere. Ci muovevamo insieme e la stanza si riempì dei nostri respiri affannosi e carichi di godimento. “Ti piace?” gli chiesi. Lui fece cenno di sì con il capo, evidentemente troppo concentrato sul mio e sul suo corpo. Gli leccavo i mento e gli lasciavo baci lungo tutto il collo. Continuai ad aumentare le spinte, finchè non riconobbi lo stato di temporaneo stand-by del cervello che si ha durante l’orgasmo. Uscii frettolosamente da lui e venni copiosamente sul suo ventre. Poco dopo, grazie al mio stimolo, raggiunse anche lui il piacere. Mi accasciai accanto a lui, che mi poggiò la testa sul petto sudato. Lo abbracciai e gli lasciai un bacio leggero sui capelli spettinati. Stavo bene e non volevo pensare a come l’avremmo presa l’indomani.
 
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Ok, gioie mie, ho due note da fare:
1-    È la mia prima scena di sesso. Lo so, non è un granchè, ma non ho mai scritto nulla del genere e spero tanto che non sia un disastro!
2-    Ho sperimentato il POV di Zayn e non so cosa ne sia uscito fuori! Ditemelo un po’ voi xD
Ho cercato di accontentare chi mi ha chiesto la scena Zouis e…beh, eccola qui! I nostri ragazzi hanno ceduto alle loro debolezze alla fine!
Alla prossima! __hangover
Ah, e perdonatemi per l'eventuale mancanza di spazi, ma con questo HTML non ci capisco tanto!
  
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