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Autore: Princess_Klebitz    15/02/2013    2 recensioni
Amici fino alla morte ed oltre; nemici controvoglia. Musica, amore e morte nella metà sbagliata degli anni '90, scaraventati avanti volontariamente per non poter più tornare indietro.*
La tregua tra la Ragione ed il Caos durava da troppo tempo; quando si accorsero dell'errore, corsero ai ripari, e l'Immemore e l'Innocente si trovarono faccia a faccia, dopo anni di ricerche, per riportare la situazione in parità.
Un errore troppo grosso, la persona sbagliata, un imprevisto che non doveva assolutamente accadere.
Storia scritta nel 1997, e l'epico tentativo di riscriverla senza snaturarla.
Spero qualcuno apprezzi.
Genere: Drammatico, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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4. Musica!
 
(…UN ALTRO LUOGO\ UN ALTRO TEMPO…)
 
La calma finì quando il Caos, verso la fine del XX secolo, si svegliò dal suo sonno parziale con un brutto presentimento, e spiò il mondo con sospetto.
Con suo orrore, vide che la Ragione l’aveva fatto suo con apparecchi in grado di comunicare a distanza, di muoversi velocemente e di arrivare persino su altri pianeti.
Vere scoperte!
Verità finalmente non taciute, anche se a lungo nascoste!
Superstizioni sradicate!
 
Quel caos apparente, che lasciava poco spazio agli imprevisti, suonava come uno sbeffeggiamento per mano della vecchia nemica, e significava che c’era "QUALCUNO" in giro, probabilmente ignaro del suo compito, persino al di là del suo infinitesimale subconscio, in barba alle teorie di quel divertente Freud.
 
Finché quel ‘qualcuno’ fosse stato in giro, attivo o no, la Ragione avrebbe avuto più potere del Caos, anche se probabilmente essa stessa ignorava quale fosse il perché.
 
Neppure le catastrofi naturali che ispirò, inondazioni, terremoti, incidenti nucleari, guerre tra popoli vicini, scalfirono come in passato l’umanità; la Ragione, tramite idee inviategli, l’aveva preparata.
Il Caos, scatenato, sapeva che non poteva sconfiggere la vecchia e furba nemica, troppe volte ci aveva provato, ma poteva almeno ridimensionarla. 
Pareggiare i conti.
E per quello, vi era una sola cosa da fare.
 
Un inviato. 
Dopo tanto tempo.
 
Creò personalmente, dopo millenni, assieme al Dolore e all’Inganno ad assisterlo, un potere primitivo da inviare per sconfiggere il superstite ed ignaro emissario della Ragione, e si rimise in attesa.
Per la prima volta dopo secoli, un inviato del Caos, si svegliava nella luce della fine del millennio.
 
Il processo sarebbe stato lungo, ma presto o tardi avrebbe trovato e riconosciuto il suo contenitore predestinato, e avrebbe distrutto nell’anima e nel corpo l’immemore Alael, inviato della Ragione. Probabilmente quest’ultima non l’avrebbe mai scoperto, ne avrebbe soltanto subìto gli effetti. Non sarebbe mai più progredita a quella velocità distruttiva per il Caos.
 
Ormai, dopo anni di attesa il tempo era vicino: Dayer, l’Innocente, stava per incarnarsi.
Mancava solo una fase di passaggio...
*
*
“Magari stavolta sarà solo una fase di passaggio…”, sospirò Dorian, rimettendo a posto i cuscini con i quali era stato bersagliato nuovamente, grazie ad un suo commento sui Nirvana non richiesto, come al solito.
“No, dammi retta; la tua vedova del cazzo darà battaglia per quei diritti del marito finché Dave Grohl o Krist Novoselic cederanno e si punteranno anch’essi un fucile alla testa! È questo quello che fa, mio caro! È una mantide religiosa, e sarebbe meglio se fosse rimasta al cinema!”, replicò Shane.
"Oh Dio…”, sospirò Justin, mettendosi pancia all’aria, socchiudendo gli occhi con un’espressione soddisfatta. “People vs. Larry Flint… che gnocca… me la sarei rivista centomila…”, e tacque di botto vedendo tre cuscini levarsi. “Beh, le sue qualità artistiche come attrice non si discutono, dai!”, si difese.
I cuscini partirono (sì, anche da Dorian).
“Sai, Justin, nel dire ‘qualità’ sembrava ti stessi facendo una sega mentale, anzi no, vera, e che tra un attimo chiedessi che ce ne andassimo!”, brontolò Eddie, riprendendo la Guinness che aveva lasciato per colpire Justin con i cuscini
“Oh, sai bene come la penso su Courtney! E poi a me le Hole piacc…piacevano! Insomma, gente… Courtney Love… Melissa Auf der Maur…MELISSA, GENTE! SHANE, DI’ QUALCOSA, DIFENDIMI!” ,strillò, quando vide la salva di tessuto pararsi di nuovo contro di lui.
Shane, che aveva priorità più urgenti che difendere l’amico, tirò il cuscino senza neppure guardare (beccò Justin dritto in faccia, ovvio) e spiegò il giornale che aveva portato, Totem, la loro Bibbia di musica; Shane comprava almeno 5 magazines al mese, oltre all’ovvio RollingStone e NME, anche un paio di hard rock e metal e gli altri vivacchiavano a sue spese, di solito. 
Disposti in un perfetto circolo maschile, ossia stravaccati sul tappeto buono di Edele con una Guinness a portata di mano, si misero a dare una lettura veloce del magazine di musica, richiamando l’attenzione su questo o altro articolo, e passando i canali musicali, senza troppa attenzione, con un prigri chiacchiericcio.
Eddie, appena annebbiato dalle birre precedenti, scosse la testa sulle nuove proposte, ed in particolare su un gruppetto americano che cominciava a farsi vedere un po’ troppo spesso per i suoi gusti in heavy rotation su Mtv, ed erano trattati alla soda caustica nell’articolo di Totem sul pop: i Backstreet Boys.
Bevve un altro sorso della sua quarta Guinness e dopo un rutto imperfetto fregò il giornale a Shane.
“Ehy!”, protestò questi, che aveva superato da un pezzo l’articoletto sui ragazzi di Orlando, passando ai Cardigans.
“Certo che non fai ora a seppellirne uno che ne saltano fuori altri cinque…”, borbottò il rosso.
Shaney, non avendo capito ed osservando la foto di cinque perfetti bravi ragazzi americani dalla faccia pulita, gli chiese:
“Sepolto, chi?”
“Ma dai, quei cinque scemi, i Take That… Che poi non sono ancora scomparsi, no? Dio ci ha fatto questa grazia e me la sono persa?”
“Mmmm no, per ora si sono fatti sentire il biondino, Mark Owen, e Robbie Williams… Robbie non è male. Oddio, le canzoni fanno schifo, ma almeno ha avuto il buonsenso di andarsene da quei deficienti!”, commentò Dorian, pancia in su e sguardo assorto verso il soffitto.
“Guarda che l’han cacciato…”, lo corresse Justin, che invece se ne stava a pancia in giù, apparentemente attento ad un vecchio video degli Aerosmith, in pratica con le orecchie drizzate come uno sciacallo. 
Shane scrollò le spalle.
“Si è fatto cacciare, è tutta un’altra cosa. Comunque erano una stronzata! E tu dici che questi sono uguali?”, continuò rivolgendosi ad Eddie, il quale osservò un’altra volta le facce sorridenti e sparò la sua sentenza.
“Assolutamente. Questi sono i cloni americani, i New Kids on the Block della Total Mtv Generation, scommetto che bevono latte, fanno beneficenza e gli viene da piangere ogni volta che ricevono un peluche dalle loro fans, perché è come se ricevessero un pezzo del loro cuore!”, finì, in tono zuccheroso.
“Ma come siamo informati!”, ridacchiò Dorian, per poi continuare “Comunque ci dobbiamo rassegnare, vedi come anche le ragazze stiano diventando grossa fetta del marketing… Insomma, avete visto quelle dannate Spice Girls, il successo che stanno avendo!”
“Saranno pure cretine, ma la rossa è proprio gnocca! E poi queste cose partono o dall’Inghilterra o dagli Usa, avete notato?”, chiese Eddie, aprendo un’altra Guinness.
Justin scosse la testa.
“Intendi come quasi la totalità dei movimenti popolari associati alla musica? Il termine Beatlemania ti dice niente?”
“Mi dice che non mi serviva un antropologo del cazzo, grazie!”, lo rimbeccò l’amico, interrotto dall’aria assorta di Dorian.
“Questa è comunque una puttanata… Dico, e noi cosa dovremmo dire, allora?”
Eddie lo fissò con curiosità interrogativa.
“Spiega. In termini più umani dei suoi, per piacere” ,disse, indicando Justin, che brontolò.
Shane intervenne, punto nell’amor proprio; se c’era un vero irlandese, lì, quello era lui!
Sarebbe morto di fame in qualche cella inglese, se gliel’avesse chiesto Shane Mc Gowan.
“L’Isola di Smeraldo produce solo musica di alta qualità ed impegno! A parte i soliti U2, anche tutta la musica tradizionale nostra, o Van Morrison, i Clannad, o anche solo la musica dei pub o per strada… È uno spessore maggiore rispetto a quelle cazzate!!”
Ormai si era infiammato e guai a chi avrebbe provato a fermarlo!
Storse la bocca in una smorfia e continuò la sua tirata, prendendo fiato.
“ NO! Non voglio sapere quanti effetti, quattro o cinque vocine di tono standard studiato per piacere al medio pubblico, elaborate a tavolino, che poi live senza coristi farebbero pena al cazzo! Noi irlandesi non ne facciamo di cazzate di questo genere! Siamo i più giusti!”
“Così parlò Lord Haynes, e tutti quelli che non lo seguirono, rimasero col culo a terra!”, proclamò Eddie, sventolando la lattina.
Justin, giratosi per assistere alla scena, era emerso dal suo apparente torpore con aria ironica, ma non troppo, non con Shaney in quell’accesso patriottico… ci teneva al suo bel muso!
“Sei sicuro di quello che dici?”
”Sicuro.”
“Sicuro sicuro?”
“Sicuro!”
“Certo?”
“Ma vaffanculo! Certo che sono certo! Sicuro! Inamovibile! Dai, prova a farmi cambiare idea!”
Justin alzò le spalle e bevve un sorso della sua birra, nascondendo il ghigno e chiedendo, quasi soprappensiero:” Che mi dici dei Boyzone?”
 
Un silenzio pesante calò sul salotto come un sudario di velluto, compreso uno Shane talmente senza parole che era arrossito dalla rabbia, quasi che i quattro ragazzi si sentissero personalmente responsabili per essere della stessa nazionalità della teen-band irlandese.
Dopo il doveroso minuto di silenzio per la vergogna, iniziarono i primi sussurri colpevoli; Michael Collins e Bobby Sands, ovunque fossero le loro anime, piangevano per vedere tanta esuberante gioventù sprecata in discorsi così futili per il futuro dell’Irlanda.
Sembravano quattro cospiratori dell’Ira, mentre si scambiavano sguardi intimiditi e frasi smozzicate.
"I Boyzone...
“Pure di Dublino…”
“Dio, come mi vergogno di essere della stessa città di quei…quei…”
“Non sforzarti, ti viene un embolo, Shane…”
“Ma ci pensate…”
“Avranno sì e no qualche anno più di noi, forse…”
“Il biondino credo abbia la mia.”
“C’è un biondo, pure? E te ne ricordi? Ma sparati!”
“Fottiti, me l’ha detto mio cugino, hanno frequentato la stessa primary school!”
“È passato il loro video ieri, non mi ricordo la canzone, sai che quella roba me la scordo…”
“Ma non eri tu che dicevi che le prima canzoni erano carine…”
“Ioooo!?”
“Ma no, non tu… Aspetta, chi era!?”
“Ehi, qua ne abbiamo uno di loro!”, sghignazzò Eddie, levandosi sopra i bisbigli confusi.
“Ma che cazzo dici!? Justin, ti prego, dammi quella pera che non ti sei fatto prima, se è vero!”, inorridì Shane, di fronte a quell'affermazione.
“E la fighetta di Kurt Cobain che ne dice di questo?”, continuò implacabile Eddie.
“Giààààààà! Tu ci staresti bene nei Boyzone, Dorian! Saresti un biondino svampito spiccicato! Canta qualcosa che sento se è vero!”, si aggiunse Shane, iniziando a ghignare.
"VOLETE LITIGARE, CAZZO?!?",si infuriò Dorian.
“È lui, è LUI! Il leader che sarà il primo ad abbandonare il gruppo sfasciandolo, lanciando due singoli solisti e sparendo come una meteora!”
Shane scosse la testa mentre tutti ridevano (ovviamente NON Dorian, che invece era letteralmente viola e minacciava di farsi esplodere un vaso sanguigno...con tutto l’appartamento), girò la pagina delle New Voices di Totem e continuò con i discorsi lasciati in sospeso prima.
“Ci stiamo avviando ad uno schifo totale. Ci manca il vero gruppo o personaggio con le palle. Il grunge è andato, il punk è realmente morto, il metal si sta commercializzando, la musica non conta più niente e le parole ancora meno. Ed il rock?! Roba da snob, ora che vi è tutta questa elettronica! Guarda com’è considerato cult avere i primi dischi degli U2, magari in vinile, ora che è uscito l’ultimo!”
“Pianooooo, PIANO! Gli U2 sono sempre stati artisti con le palle, vai a trovare un gruppo che duri così tanto sulla cresta dell’onda, sempre assieme, mai un cambio di formazione, da Dublino al mondo! Da baciare loro le chiappe tra cent’anni, ancora!”
Shane alzò le mani in segno di resa verso Justin, che si era infiammato a sua volta.
“Dio me ne scampi a parlare male degli U2, specie vicino a te! Diciamo che sono tempi duri, questi… Persino David Bowie ha fatto il tonfo! Dico, ‘Earthling’ non è propriamente degno di ‘Outs…”
“E PIANO, MI FAI MALE CON QUESTI DISCORSI!! Cos’hai contro ‘Earthling’, Shaney!?”
“Oddio, gli ho toccato il Bowie!”
“Tocca Ziggy Stardust ed è come toccassi mia madre! In modo indecente, intendo!”
“Dai Justin, non puoi generalizzare e dire che tutto ciò che tocca Bowie…”, iniziò Shane, venendo interrotto da un sospiro di Dorian.
Rassegnato.
“Ha comprato ‘Earthling’ l’altro giorno, Shane. Ti scontri contro un muro quando parli di Ziggy, e lo sai. Lo conosci.”
“Ripeto: toccatemi Ziggy ed è come…”
“…toccassimo tua madre, ma cazzo mi piacerebbe toccare più tua madre!”, rise Shane, alzando di nuovo le mani in segno di resa.
“Un pervertito! Ho un pervertito in casa! Fuori casa mia!”
“E basta porca miseria!! Un metallaro contro un adoratore di Bowie, porco cazzo non andrete mai d’accordo! È come se Dorian domani finisse di parlare di Kurt Cobain!”, si lamentò Eddie, facendo infuriare il biondo.
“EHI! Parla, parla, parla, ma intanto siamo invasi da gruppi clone di sfigati, checche e puttanelle, e solo una rivoluzione come Johnny Rotten ed i Sex Pistols o il grunge servirebbe a qualcosa! KURT SERVIREBBE!!”
Inutile dire che fu sepolto sotto i cuscini, con una caterva di insulti; quando Dorian si metteva in testa di dover parlare dei Nirvana, l’unica via era l’annientamento totale. 
*
*
Il rumore.
Terribile, come una valanga ben avviata di pietre e calcinacci che precipitava rombando a valle e continuava la sua folle corsa, travolgendo tutto quello che trovava.
Ma non vi era nessuna valle.
Era il garage di casa Haynes.
“EDDIEEEEEE!!!!”
Sull’orlo del collasso, Eddie si alzò in piedi finendo il suo lavoro, e poi stramazzò al suo posto.
Quando si tirò su, sudato come succedeva solo al mercoledì ed al venerdì sera, indipendentemente dalla stagione e dal clima, trovò gli altri tre che lo osservavano.
“Eh… che c’è?”
“Si può sapere che stavi suonando?”, chiese, serafico, Dorian.
Eddie raccolse le bacchette e si riassestò al suo posto alla batteria, passando più volte le mani nello spettinato ciuffo ramato.
“Non… non stavamo suonando ‘Rape me’?” chiese interdetto.
Lo sguardo che si scambiarono Dorian e Justin, a braccia incrociate sopra le chitarre, mentre Shane si toccava la tempia con due dita, gli rivelò tutto al volo.
“Sei un po’… confuso oggi, Eddie”
“Solo oggi?”, fece eco Justin, sospirando, mentre il rosso riprendeva fiato.
“Ow-ow-ow! Il mio ego, lo stai ferendo!”, ribatté indispettito. ”Insomma, che si stava suonando, allora!?”
Dorian si riassestò le cinghie di Phoenix, la sua colorata ed originale Stratocaster, e sospirò verso di lui.
“Ma ci sei o ci fai, Eddie?”
“Ci sono o ci faccio cosa?”
“Lascia stare Eddie, è humor troppo sottile per te…”
“È humor stupido, Dorian, Stephen King…”
“…PAGHEREBBE PER NON AVERE UNA BATTUTA SIMILE IN UN SUO LIBRO!!”, finirono in coro Shane e Justin, mentre Dorian si inginocchiava melodrammaticamente, tenendosi le mani sulle orecchie e urlando come un mentecatto.
“STIAMO SUONANDO IN BLOOM STIAMO SUONANDO IN BLOOM, MA AL MOMENTO STIAMO SUONANDO QUEL CAVOLO CHE VUOI PERCHÈ NON SAI NEANCHE DOVE HAI LA TESTA!! Stavamo suonando IN BLOOM, Eddie, cazzo!! Eri partito giusto, e non ti abbiamo fermato neanche quando Justin si è inventano più di metà delle parole, perché eri giusto, ma poi sei partito per cavoli tuoi, ma è possibile tu non senta…”
“Come sarebbe che stavo sbagliando le parole!?”, sibilò Justin, con uno sguardo assassino.
“Le stavi sbagliando, non mi puoi fregare sui Nirvana, caro mio! Su tutto, ma non sui Nirvana! Puoi cantarmi gli Stones al posto degli Who, ma non.tentare.di.fregarmi.sui.Nirvana! Punto!”
“Ah, e magari anche le stecche che sono partite da quello schifo di chitarra nel ritornello sono colpa mia, adesso!?”, ribatté Justin, inferocito ma colpevole, parandosi di fronte ad un Dorian inferocito e basta.
“Questo schifo di chitarra canterebbe meglio di te se avesse la voce, e se dici un’altra parola su Phoenix, giuro che te la ficcherò nei residui di cervello che t’è rimasto, anche fossero misere vestigia!! E il tutto senza neanche rovinare la paletta!! IO non ho steccato, sei TU che inventi le parole!!”
“Hai sbagliato pennata nel primo ritornello, sei entrato fuori tempo come…come… come mia madre quando mi sparo una sega!! Si sentiva benissimo, eri fuori di mezza battuta!!”, urlò Justin.
“VUOI UN PUGNO!?”
“NE VUOI DUE!?”
“Ooooooohhhh, buoniiiii!!”, proclamò Shane, mettendosi con decisione in mezzo ai due con la propria stazza, dopo essersi posizionato il basso a mo’ di sospensorio di fortuna.
Una volta, tentando di calmarli, si era preso una botta terrificante nei gioielli di casa Haynes, e da allora non si metteva più in mezzo a Justin e Dorian se la situazione degenerava.
Ma in quel momento niente era a rischio di peggiorare, era la solita, infinita, tipica discussione di tutte le prove che facevano, tra i due biondi galletti del pollaio.
I due si voltarono, dandosi le spalle l’un l’altro e mettendo il broncio come cinquenni, e Shane riprese, più tranquillamente.
“Buoni e calmi, ok? Si riprova, tanto con l’escursione per campi di Eddie avremmo dovuto ricominciare per forza! Justin, sbagliavi davvero? Io non ho sentito Dorian andare fuori tempo.”
Justin borbottò qualcosa, chinando ancora di più la testa, e Dorian tese l’orecchio, con una faccia da sberle.
“Non ho sentito!”, smielò.
“…forse non mi ricordo bene alcune parole…”, sputò Justin, fulminandolo.
“La sai o non la sai?”, chiese Shane, più deciso.
Justin tornò a voltarsi, col labbro imbronciato come un marmocchio, e tra uno sbuffo ed un’imprecazione ammise che forse no, non la sapeva così bene, facendo annuire Dorian, soddisfatto come un magnaccia.
Shane però lo guardò truce, non volendo far ripartire la lite.
Eddie, dimenticato da tutti, sospirò platealmente dalla batteria.
“A questo punto potevate anche risparmiarvi quella manfrina e farmi fermare, scusate!” 
“Ma io…”
“Ma ma ma ma MA tu non la sai! E mai una volta che ti porti i testi!”
“Lo dicevo, io…”
“Tu zitto, Dorian!”
“Ma perché!? Avete visto come mi ha attaccato!? È sempre il solito…”
“AAAARGH, SILENZIO!!”, gridò Justin, sbracciandosi ed assumendo un colorito mattone pericoloso.
“Va bene, va bene, mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa, non la sapevo, non ricordo le parole, volete stare zitti?! Non è Wembley!! Ne facciamo un’altra, ok?! Ripartiamo da…da Rape me, visto Eddie si sta lamentando che gliel’abbiamo tolta, ok?! La sappiamo tutti?! OBIEZIONI!?”
Nessuno ebbe obiezioni, ma Just si fissò lo stesso su Dorian, con aria aggressiva.
“TU hai obiezioni?! Che non mi salti fuori a metà canzone con le tue stronzate perché questa è la volta buona che spacco la mia povera chitarra sulla tua testa e me ne compro un’altra, ti avviso!”
“Ma che simpatico ragazzo…”, sospirò Dorian, risistemando per l’ennesima volta la Fender, con i due nastri adesivi verdi vicino all’intersezione tra il manico ed il corpo, verniciato di argento e nero.
“Chiudete la ciabatta e cominciamo!”, intimò Eddie, facendo roteare le bacchette ed annuire Shane.
La sessione ritmica era sempre d’accordo. 
Una gran cosa, in una band dove cantante e chitarrista si prendevano a male parole ogni due minuti.
Justin si assestò bene l’asta del microfono, entrambi, assieme al mixer, regali di Natale dell’anno scorso di-e-per-sé-stesso (aveva lavorato in un pub come uno schiavo per avere quelle due cose, ed assieme, in uno sforzo collettivo, avevano comprato le casse dell’impianto voce, prosciugandosi fino all’estate), lanciò un ultimo sguardo minaccioso a Dorian, prontamente ricambiato, che dopo il ‘..2,3,4!’ di Eddie, partì con l’arpeggio della ribellione anni ’90 targata Seattle.
La valanga distruttiva di Eddie ripartì con maggior vigore, seguita dal basso ipervitaminico di Shane, e dopo due secondi Dorian riportò tutto alla calma, mentre Justin iniziava la controffensiva di Kurt Cobain.
“Rape me…Rape me, my friend…”
Quanto fosse profetico, ancora non lo sapeva…
*
*
(Due anni prima: 1995)
 
Era iniziato tutto in settembre. 
Dorian Kierdijng era appena approdato alla Wenders Temple School di Dublino dopo essere stato clamorosamente segato all’istituto superiore secondario di Linayr, un duro colpo non tanto per l’anno perso ma per i suoi compagni di classe, specie nella vita di un sedicenne.
Non erano proprio intimi, ma era gente che conosceva sa sempre; Eddie Joyce, il suo miglior amico, che studiava in città fin dall’inizio del ciclo della Junior School, gli aveva consigliato (e fatto fare pressioni dalla propria famiglia su quella di Dorian, notoriamente tradizionalista) di cambiare e di andare in classe con lui.
Così aveva fatto Dorian, solo che erano stati crudelmente separati nei banchi, come già detto.
Nello stesso periodo, l’angioletto biondo stava vivendo gli ultimi ma appassionati battiti cardiaci del morente grunge, prima della sepoltura definitiva, e stava scoprendo (in ritardo, che presto con suo orrore divenne un ritardo perenne…) i Nirvana.
Non si seppe mai come nacque la decisione. 
Forse mano a mano che si addentravano nelle giornate sempre più fredde e passavano le serate ad ascoltare musica a casa di uno o dell’altro, ma si insinuò nella vita di tutti i giorni, nei normali pensieri da studente, nelle occupazioni da adolescente, nel simil- studio.
Si insinuò sotto pelle, come un virus mortale.
Per Dorian, come per altri milioni di ragazzi, si presentò nell’immortale riff di “Smells like teen spirit”; diavolo, lo sentiva suonare, risuonare, e far vibrare le corde che aveva nel cervello,  giorno dopo giorno, ascolto dopo ascolto.
Alla fine, non riusciva più ad ignorare quel bisogno quasi fisico.
Doveva suonare.

Bene, ritengo sia doverosa una nota.
Questa storia sarà molto, molto lunga, e noto che perde già pezzi per strada.
Non me ne preoccupo, è fisiologico, specie quando il pezzo appartiene alla sezione 'soprannaturale' e vengono mostrati solo quattro ragazzi e le loro banali faccende.
Ma io preferii (e preferisco ancora) tratteggiare prima i tratti principali, anche perchè saranno non poco importanti. 
Grazie a chi è arrivato fin qui. 
   
 
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