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Autore: Alkimia    15/02/2013    6 recensioni
[CONCLUSA]
***SEGUITO di "A series of unfurtunate events"***
Ognuna delle opzioni possibili è rischiosa e potrebbe danneggiare Nadia. Per non parlare dell'altra faccenda in ballo: qualcuno vuole distruggere la Terra... tanto per mantenersi nel solco della tradizione.
Nadia è in America per cercare, insieme allo S.H.I.E.L.D, un rimedio ai danni provocati dall'energia della pietra. Loki è prigioniero sul pianeta dei Chitauri ma ha ancora dei piani. Eppure, ancora una volta, troppe cose non vanno come lui sperava. Vecchi nemici tornano da un passato lontano che lui continua a rinnegare, costringendo gli Avengers a tornare in campo; episodi e sentimenti inaspettati lo porteranno a dover decidere da che parte stare. E non è detto che la decisione finale sarà quella giusta...
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Loki, Nuovo personaggio, Tony Stark/Iron Man
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A waltz for shadows and stars'
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Capitolo ventunesimo
Once upon a time


Quando riapre gli occhi, il buio è ancora lì.
Nadia deve sbattere le palpebre più volte per distinguere i rettangoli illuminati di alte finestre dai vetri opachi, il contorno grigio di pareti di lamiera e resti di macchinari mangiati dalla ruggine.
La testa le fa male e ha un violento senso di nausea. È seduta su una sedia e il capo le ciondola all'indietro, oltre la spalliera imbottita, non riesce a tenere il collo diritto; è come se dentro la sua scatola cranica avessero messo una colata di cemento che si sta solidificando.
Prova a parlare ma le esce solo un rantolo, agita gambe e braccia ma anche queste sono pesanti. E comunque, deve avere un polso e una caviglia ammanettati alla sedia.
Plic... plic... il rumore ritmico di una goccia che cade le fa eco nella testa. Plic... plic...
Lo sgocciolio è tutto quello che resta quando il buio torna di nuovo a soffocarla.
Plic... plic... sono scese cento, mille gocce e ora il buio comincia a diradarsi. L'aria odora di polvere e petrolio e le secca la gola.
Ora vede qualcosa muoversi davanti ai suoi occhi offuscati.
Il suo ultimo ricordo riaffiora piano piano dalla nebbia. È il nome di Loki che galleggiava in mezzo al buio. È la faccia di Loki quella china su di lei? Sì, sembra proprio la sua, così affilata e pallida. Ma la voce che la chiama non è quella del dio dell'inganno. La voce si attacca alla faccia e la trasforma, e quando finalmente Nadia riesce a mettere a fuoco è il volto di Mike che vede chino su di lei. Mike che le sta dando dei piccoli colpetti sulle guance per farla rinvenire.
Nadia prende un grande respiro, sente male al torace quando i polmoni si allargano per prendere aria, ma non importa, respirare l'aiuta a mandare via la nebbia.
Plic... plic... lo sgocciolio continua in lontananza.
«Ben svegliata» dice il ragazzo.
Il primo impulso che ha è quello di sputare su quel suo bel visetto da collegiale, ma si trattiene.
«Tu sei con loro, con quelli che vogliono distruggere la Terra» sibila furiosa, strattonando le manette. L'acciaio le taglia il polso.
«Sì. Pensavo sarebbe stato molto più difficile riuscire a nascondertelo» afferma lui con un sorriso. «Ma eri così presa dalle tue miserie che non avresti riconosciuto il diavolo nemmeno se si fosse presentato con le corna e tutto il resto».
È anche mordace. Dannato bastardo...
«Ce l'hai un capo? Sì che ce l'hai, non credo abbiano mandato un pezzo grosso a fare il lavoro sporco di abbindolare la sciocca ragazzina, eh Mike? Voglio parlare con quelli che comandano» sbotta Nadia.
Perché l'hanno rapita? Sperano di usarla come ostaggio per tenere buoni gli Avengers? Non funzionerà mai, Fury non metterebbe a rischio l'intero pianeta per salvare lei – e avrebbe tutta la sua comprensione. Sperano di usarla per ricattarli in qualche modo? Beh, loro hanno salvato il mondo intero, di certo riusciranno a salvare lei! Devono solo trovarla. Solo trovarla. Ma non hanno trovato la banda di bastardi che sta complottando contro la Terra, quante probabilità ci sono che trovino lei?
Nadia deglutisce e cerca di imporsi di mantenere la calma, non è il momento di farsi prendere dalla disperazione, non ancora, almeno...
«Voglio sapere cosa volete da me!» esclama, alzando la voce.
«Voglio, voglio, voglio... accidenti, Stark ti ha viziata per bene».
La ragazza sente l'umiliazione scorrerle fino allo stomaco, trasformarsi in un groppo di bile amara che le risale lungo la gola. Non poteva sospettare di Mike, forse, ma si sente comunque un'idiota.
«Prima o poi dovrete dirmelo. E qualsiasi cosa vogliate non l'avrete» dice.
«Coraggiosa e sciocca. Esattamente come ho sempre pensato» sospira il ragazzo. «Sia chiaro, quello che ti dicevo era vero, vai ammirata per quanto sei folle, ma la cosa più interessante di te non è una delle tue doti caratteriali, ragazza mia».
Nadia sente le lacrime salirle agli occhi. È vero, qualsiasi cosa vogliano da lei non l'avranno, dovranno ucciderla. E lei sa che la sua morte ora sarebbe molto più utile della sua vita, se non ci fosse lei, loro non avrebbero niente in mano per arrivare agli Avengers.
Ma non vuole morire e sa che presto dovrà decidere quale margine di compromesso accettare per salvaguardarsi. È nella sua natura di essere umano. Forse è questo quello che intende Loki quando dice che gli umani sono deboli e gretti?
Strattona di nuovo la manetta, facendosi ancora più male. Non le importa, quel mix di rabbia e paura non la fa ragionare, e comunque ragionare non serve a niente finché non sa cosa vogliono da lei, in che modo pensano di usarla.
Mike si china su di lei, la scruta in viso come a cercare qualcosa in fondo ai suoi occhi.
«Dunque, facciamo così: io adesso ti tolgo queste manette, ma tu non farai niente di stupido, d'accordo?» propone. «Non serve scappare e sono certo che non ti conviene farlo».
«Sei un po' troppo sicuro di te» replica Nadia, ma alla fine china il capo in un gesto di resa. Alzarsi da quella sedia sarebbe comunque utile e poter interagire con chicchessia senza avere mani e piedi legati potrebbe persino sembrare un po' meno umiliante.
Lui fa un sorrisetto sardonico e si china a liberarle la caviglia. La ragazza scatta come una molla e gli sferra un calcio in pieno viso, sente qualcosa spezzarsi nell'impatto. Clint e Natasha sarebbero fieri di lei!
Questo è per avermi presa per il culo per tutto questo tempo!
Si rende conto quasi subito di aver fatto una cosa stupida, ma si sente meglio; prova persino una certa compiaciuta soddisfazione quando il ragazzo si rialza tamponandosi il naso, con un rivolo di sangue che gli scorre tra le dita.
«Maledetta idiota!» ringhia lui, il viso contratto dal dolore.
«Pensavo apprezzassi la mia intraprendenza» lo provoca Nadia. Sta esagerando, ora sicuramente le faranno del male, ma se pensavano che si sarebbe arresa e fatta manovrare come una bambola si sbagliavano.
Mike le si avvicina e con la mano con cui non si sta tamponando il sangue che cola dal naso le afferra il collo.
«Neanche immagini che enorme sbaglio hai fatto, ragazzina» sibila.
«Basta così!».
Una voce imperiosa fa eco nel capannone. Mike ha un sussulto e ritrae immediatamente la mano. Nadia strizza gli occhi per mettere a fuoco la figura che si sta avvicinando dal fondo del grande spazio semivuoto. Conosce quella voce, l'ha già sentita.
E solo in quel momento nota altri uomini, accanto alle pareti.
«Signorina Berton, mi rincresce per il modo un po' rocambolesco con il quale l'abbiamo portata fino qui».
Nadia è troppo stupita per mandare al diavolo l'uomo e il suo tono da gentleman. Norman Hope è in piedi davanti a lei e la guarda con un sorriso cordiale, lo stesso che aveva la prima volta che si erano incontrati.
Mike, Hope... dunque erano accerchiati su tutti i fronti, dunque Tony aveva ragione: c'era una spia, qualcuno che faceva il doppio gioco. Ed è stata proprio lei a fornire alla spia le informazioni che servivano, tutte le volte che aveva parlato con Mike degli Avengers, tutte le volte che gli aveva raccontato qualcosa di suo. È contenta di non avergli detto tutto, ma il ragazzo ne sa comunque abbastanza e lei si sente come affondare in un deserto di sabbie mobili.
Hope si china su di lei e le toglie la manetta che le blocca il polso al bracciolo della sedia. Nadia scatta in piedi e si allontana indietreggiando: la grandezza della tela di inganno che quell'uomo deve aver tessuto la terrorizza.
«Non si agiti, Nadia» mormora Hope con voce pacata. «Nessuno vuole farle del male, anche se le suggerisco di adottare una condotta meno irruenta» aggiunge lanciando un'occhiata al naso di Mike, coperto di sangue.
La ragazza prende qualche lungo respiro. Se Hope è, come ha avuto modo di capire, il capo di quell'operazione e se è così bendisposto nei suoi confronti, tanto vale approfittarne.
«D'accordo» dice con quanta più tranquillità riesce a racimolare. «Immagino che ora lei voglia darmi qualche spiegazione»
«Certo, direi che le spiegazioni sono assolutamente necessarie» conviene Hope con un sorriso lezioso che lo fa sembrare uno di quei politicanti da quattro soldi in piena campagna elettorale.
Dio, quanto vorrebbe farglielo sparire a suon di pugni, quel suo ghigno da finto uomo per bene.
Come se lui le avesse letto nel pensiero, cambia subito espressione e si fa serio. Norman Hope, o quale che sia il suo vero nome, alza l'indice in segno di monito.
«Ma, sia chiaro, Nadia, durante la nostra chiacchierata mi aspetto che lei si comporti come si conviene a una fanciulla beneducata e non mi faccia dispiacere» conclude.
La ragazza lo guarda stranita per un attimo. Le è sempre parso un tipo un po' sciroccato in effetti...
Sta cercando un modo di rispondergli a tono, ma lui fa un cenno con la mano. Nadia sente dei passi provenire dall'alto, dove c'è un soppalco rialzato con un parapetto di alluminio; alza lo sguardo e le si gela il sangue nelle vene.
Quattro uomini spingono due figure verso la ringhiera. Nadia non ha bisogno di vederle in viso per capire, anzi, vorrebbe non vedere affatto.
«Nadia!». Pepper e Jane urlano il suo nome nello stesso istante. La ragazza le guarda smarrita e deglutisce, incapace anche solo di muoversi. Il terrore la paralizza quando due degli uomini puntano le lame di strani pugnali alle gole delle prigioniere.
Nadia fa un passo verso il soppalco, si costringe a sopportare la vista di Jane e Pepper con le mani legate e i pugnali premuti contro il collo: vuole vedere se sono ferite, assicurarsi che stiano bene.
Poi un pensiero la trafigge come uno sparo. Se avevano già Jane e Pepper, allora non hanno preso lei perché vogliono fare pressione sugli Avengers o per usarla come ostaggio; se hanno preso anche lei è perché da lei vogliono qualcosa ed è lei quella che deve essere costretta.
«Nadia, non devi preoccuparti, ok?» esclama Pepper. «Qualsiasi cosa vogliono, non devono ottenerla».
Le due donne vengono trascinate via. Nadia si tende in avanti, allunga una mano in un gesto automatico, come a cercare di afferrarle, trattenerle, ma loro sono già sparite in fondo al soppalco.
«Bene, ora immagino di avere la sua totale attenzione, signorina Berton» conclude Hope, ritrovando il suo sorriso lezioso.

*

È notte fonda, ma potrebbe essere anche mattino inoltrato o qualsiasi altro momento della giornata. Non importa, la casa di Stark è illuminata a giorno e loro sono tutti raccolti nel grande salone.
Steve passa in rassegna le facce dei presenti.
Thor ha lasciato a casa i suoi vestiti da comune mortale e adesso le luci si riflettono sulle placche argentate della sua armatura, il mantello rosso ondeggia sulle sue spalle mentre misura a passi furiosi la stanza. Ha proprio l'aria di uno che raderebbe al suolo la città per scoprire dove sia finita la sua Jane.
Stark è ammutolito, per la prima volta da quando lo conosce, e sinceramente avrebbe preferito non vederlo mai con quella faccia sconvolta e preoccupata.
L'agente Romanoff è china su un piccolo computer che ha portato con sé, gli occhi arrossati dal guardare insistentemente lo schermo luminoso. Lo hanno usato per rintracciare i cellulari, li hanno trovati, ma le loro proprietarie non c'erano e adesso lei sta cercando di avere un tracciato dei loro movimenti per risalire a qualche possibile indizio su dove siano sparite.
Barton si agita, cambiando continuamente posto a sedere.
Bruce Banner è in piedi, appoggiato al bancone del bar domestico e mordicchia la stecca degli occhiali. È un miracolo che sia ancora se stesso e non Hulk.
Loki tiene le spalle voltate a tutti loro, se ne sta in piedi davanti alla vetrata, le braccia incrociate sul petto a guardare la città. Di certo è preoccupato, se non altro per Nadia, ma è bravissimo a non darlo a vedere.
Steve si stropiccia il viso con la mano. «Dunque, ricapitoliamo, cosa possiamo fare?». La domanda è sciocca e suona irritante, se ne rendo conto, ma proprio non sopporta più quel silenzio saturo di angoscia.
«Cercare di capire» risponde Bruce, scuotendo la testa.
«Non c'è niente da capire, dottore. Abbiamo sbagliato tutto» lo rimbecca Stark.
Barton si alza in piedi e sospira pesantemente. «No, ci deve essere sfuggito qualcosa» borbotta. «Nei miei primi anni allo S.H.I.E.L.D. mi occupavo di rapimenti e del recupero di ostaggi, so come funzionano certe cose e qui c'è qualcosa che non quadra».
Ecco, l'ha detto. Ha usato la parola ''ostaggi'', quella che nessuno ha avuto ancora il coraggio di pronunciare. Dovrebbe essere chiaro come il sole che Nadia, la signorina Potts e la dottoressa Foster sono state rapite, ma fino a quel momento nessuno era riuscito a dirlo.
Steve è un soldato, sa quanto costano le sconfitte e le perdite. Sa quanto costano certe parole, come pesava la mano del colonnello Phillips quando dove scrivere ''deceduto'' sulle lettere di condoglianze per le famiglie dei suoi uomini. E ora si rende perfettamente conto della gravità della cosa: gli eroi che salvano il mondo non riescono a tenere al sicuro tre persone che stanno loro a cuore. Non avevano mai neppure pensato al pericolo che correvano e l'idea che Nadia, la signorina Potts e la dottoressa Foster ora siano in pericolo perché connesse a loro è un chiodo che batte dolorosamente nelle loro teste.
«C'è qualcosa che non quadra» continua Barton. «Perché tutte e tre? È troppo complicato e troppo pericoloso rapire tre persone in due momenti diversi, e comunque è eccessivo. È chiaro che questi bastardi ci hanno spiato, ci conoscono, sanno quali sono i nostri punti deboli. Non ha senso prendere prima Jane e Pepper e poi scomodarsi a prendere anche Nadia»
«Sì, ne sarebbe bastata una. Molto romantico come discorso» borbotta Banner.
«Beh, a rigor di logica è così» interloquisce la Romanoff.
«Dunque è questa la nostra tesi? Che le abbiano prese loro, gli invasori nascosti o come accidenti li vogliamo chiamare?» sospira Stark.
«Non c'è altra spiegazione per come sono andate le cose» osserva Steve. È angosciante lavorare solo sulla base di ipotesi e sospetti.
«Siamo degli idioti!» esclama Banner dal fondo della sala. Si passa le mani sulla testa tormentandosi i capelli e dondola il capo. «Siamo degli idioti!».
«Ripeterlo è molto confortante» sbotta Barton, sbuffando.
«Non avete capito?» il Dottore passa tutti loro in rassegna con lo sguardo. «Nadia è sparita dopo essere uscita a incontrare Mike, il ragazzo che ora è irreperibile. Stark ce ne ha parlato, da quando il ragazzo ronzava attorno a lei? Da sempre... era una spia...»
«Sì, questo lo avevamo già dedotto tutti» replica la Romanoff. «O è una spia, o i rapitori hanno preso anche lui».
Steve intercetta lo sguardo di Tony Stark: è angosciato e si sente tremendamente colpevole, perché è stato lui a incoraggiare il rapporto tra Nadia e Mike, perché lui ha avuto sotto il naso il ragazzo per tutto il tempo e non si è accorto di niente.
«Sì, sì, è una spia, ma non è questo il punto. Mike è stato tanto tempo a contatto con i rettori Arc, che noi presumevamo essere la fonte di energia a cui gli invasori ambivano, giusto?» continua Banner, gesticolando come se stesse tenendo una lezione a una classe di scolaretti. «Potevano fare qualcosa per prenderli molto tempo prima, prima che arrivasse Loki e ci avvertisse del pericolo, ma non l'hanno fatto. E intanto Mike si è avvicinato a Nadia. Non capite?».
«Io in genere capisco molte cose, dottore... ma adesso gradirei un discorso un po' più lineare, se non ti spiace» bercia Stark.
Steve ha un sussulto. Sì, lui capisce, ora è tutto dannatamente chiaro.
«Mio Dio. Siamo stati così ciechi!» esclama, battendosi una mano sulla coscia. «Hanno riprodotto i marchingegni asgardiani che necessitano della giusta fonte di energia per continuare a funzionare. Una fonte di energia che non può essere terrestre...».
Thor smette di camminare avanti e indietro, si blocca e getta uno sguardo spiazzato su tutti loro.
«Come ho potuto non pensarci...» mormora. «Quando nel magazzino di Boston il martello ha fatto reazione avvicinandosi alla copia del Bifrost...».
Già, le armi costruite dal nemico non necessitano di una fonte di energia presente sulla terra. Sono copie dei manufatti asgardiani e necessitano della forza di Asgard. E sulla Terra c'è una sola fonte di energia asgardiana: la pietra del bracciale di Nadia.
«Meglio tardi che mai» mormora Loki. Si volta con un'espressione spazientita in viso e li guarda scuotendo la testa, come se fossero bambini.
È il colmo, la goccia che fa traboccare il vaso.
«TU!». La voce di Thor è un ringhio che quasi fa tremare le pareti. Nessuno prova a trattenerlo mentre si scaglia contro Loki; nessuno riuscirebbe a fermarlo, in ogni caso. «Tu lo sapevi, lo avevi capito e non hai detto niente! Come hai potuto?!».
Il dio dell'inganno sbatte contro il vetro con un rumore secco. Per un attimo sembra stordito dalla botta presa, poi alle sue spalle la grande vetrata comincia a essere percorsa da crepe sempre più profonde, una ragnatela di linee contorte che fa sembrare Loki il tessitore di inganni che è, che è sempre stato. Infine il vetro va in frantumi. Thor getta il fratello sul terrazzamento e gli piomba addosso, bloccandolo contro il pavimento.
La lastra di vetro cade come una cascata di cristallo dietro di loro, producendo un fracasso infernale mentre esplode contro il pavimento in tanti piccoli pezzi taglienti.
«Come hai potuto restare in silenzio e permettere che accadesse questo? Come hai potuto mettere in pericolo Nadia?! Credevo provassi qualcosa per lei!» grida Thor, la sua voce è ben udibile al di sopra del fischio del vento e dei rumori della città.
Tutti loro scattano in piedi e restano a guardare. Nessuno ha voglia di andare ad aiutare il dio dell'inganno. Nessuno si è mai fidato del tutto di lui, ma non lo credevano capace di un tradimento così profondo; su una cosa erano sempre stati tutti d'accordo, erano tutti sicuri che mai e poi mai avrebbe fatto del male a Nadia o l'avrebbe messa in pericolo.
«Non lo sapevo» rantola Loki. «Non vi ho forse aiutato? Ho sempre condiviso con voi tutto quello che sapevo e tutte le deduzioni alle quali giungevo... non puoi incolparmi di non essere giunto in tempo a questa conclusione quando nessun altro di voi l'ha fatto».
Sì, le sue parole sembrano sincere. Se avesse voluto sabotare i loro sforzi avrebbe certamente potuto fare di peggio, eppure Steve scambia un'occhiata con i suoi compagni e si rende conto che nessuno è disposto a credere a Loki in quel momento, non fino in fondo almeno. Se c'era qualcuno che poteva arrivare a comprendere la questione della fonte di energia era lui e suona quanto meno sospetto il fatto che ci sia arrivato troppo tardi, come tutti loro.
Thor solleva Loki per il bavero della casacca di velluto scuro e lo spinge in avanti, tenendolo sospeso nel vuoto, oltre il pavimento del terrazzo privo di ringhiera.
Il dio dell'inganno guarda il marciapiede, diverse decine di metri sotto di lui. Il vento gli scompiglia i capelli corvini.
«Avanti, Thor, fratello, fallo» sibila.
«La donna che amo è in pericolo. Voglio la verità» dice il dio del tuono, con calma gelida.
La verità? Loki sarebbe capace di dirla?
Per un attimo, stagliati contro il cielo e con i loro sguardi illuminati da due diverse sfumature di furia, i due fratelli sembrano davvero ciò che sono: dei, al di sopra di tutto ciò che è umano. Tasselli di un destino contorto che si incastrano solo per produrre scintille.
«Credi che le mie azioni siano così dissennate? Credi che lascerei che accadesse qualcosa a Nadia?» sputa Loki, con la voce che si affievolisce per la mancanza d'aria.
«Sapevi, prima di questo momento, che il suo bracciale era la fonte di energia che il nemico stava cercando?» lo incalza Thor.
Il dio dell'inganno spalanca gli occhi, azzurrissimi e gelidi, e li punta in quelli del suo interlocutore.
«No» dichiara con fermezza.
Thor sospira e lo lancia sul pavimento del terrazzo, lasciando che atterri tra le schegge di vetro sulle quali Loki si taglia i palmi delle mani.
Non possono essere sicuri che abbia detto la verità. E questo è un particolare agghiacciante che aggiunge altro orrore a una situazione già abbastanza spaventosa.

*

«Posso offrirle qualcosa da bere, signorina Berton?». Hope le indica una sedia accanto a una scrivania in un ufficio vuoto.
Nadia fa un cenno negativo e si siede. Sa che deve mantenere la calma, che non può permettersi di farlo indispettire ora che sa che hanno Pepper e Jane.
Ha visto molti uomini mentre Hope la conduceva verso quell'ufficio. Il posto brulica di guardie e di certo non c'è via di uscita.
«Sa dove siamo? Questa capannone era stato acquistato dal signor Stark per un qualche progetto... uhm, immagino per farne un grande garage per le sue auto d'epoca o qualcosa del genere. Ci hanno cercati con grande affanno, ma Stark non sarebbe mai venuto a cercare il nemico in casa sua, è così sicuro di se stesso, quell'uomo»
«Vuole indispettirmi, signor Hope?»
«No, immagino lei sia turbata abbastanza, deve scusarmi. Naturalmente non ho niente contro Tony Stark»
«Ciò non di meno, lo ha fatto spiare e ha rapito delle persone che gli stanno a cuore... pensavo intendesse dirmi il perché».
Hope si siede sul piano della scrivania e tamburella le dita sul bordo di legno.
«Una lunga storia, cominciata prima che lei nascesse, prima che qualsiasi persona che conosce nascesse» esordisce con una certa enfasi.
Bene, c'era una volta, in un paese lontano lontano, uno stronzo ricattatore che voleva distruggere la Terra...
«Naturalmente Norman Hope non è il mio vero nome. La mia famiglia era una famiglia di re, Nadia. I miei antenati avevano ricevuto dal Padre degli Dei il compito di governare uno dei Nove Regni, Nornheim. Immagino che lei abbia confidenza con tutte queste cose».
Nadia annuisce. «Ne ho anche troppa». 
Hope sembra divertito dalla battuta. Non che le importi, ma finché se ne sta buono e calmo a raccontare la sua favola, non starà da un'altra parte a dare ordini che possano nuocere a lei, o a Pepper e Jane.
«Ebbene», prosegue lui, «per secoli generazioni della mia famiglia avevano regnato su Nornehim. Poi accadde qualcosa, il popolo si ribellò contro di noi, denunciò quello che secondo loro era un immeritato malgoverno al Padre degli dei, tentarono di rovesciarci, capisce?».
Nadia si impone di non replicare, ma le viene automatico pensare che se la sua famiglia era solita risolvere i problemi con la stessa meschinità con cui lui si sta comportando ora, non la stupisce il fatto che il popolo gli abbia remato contro. Vorrebbe dirgli che su Midgard sono saltate teste di re per molto meno...
«Odino, infine, ci ordinò di lasciare il governo. La mia famiglia lo aveva servito per generazioni e lui ci stava mandando via come fossimo un branco di sguatteri incapaci! Rifiutammo di obbedire».
La ragazza annuisce e arriccia le labbra. Certo, da quel poco che ne sa, Odino non è tipo al quale conviene disobbedire.
Il volto di Hope si incupisce e lui si lascia sprofondare in un mare di ricordi amari come fiele. Nadia conosce quello sguardo, lo ha visto negli occhi di Loki così tante volte.
«E cosa successe dopo?» domanda cauta. Sa che non ha bisogno di fare domande, che Hope proseguirà comunque con la sua storia, ma vuole trovare qualcosa che la distragga da quello sguardo pieno di odio.
«La guerra, mia cara. Odino si fece convincere da quel figlio baldanzoso e insolente a scagliarci contro il suo esercito, Thor in persona era alla guida delle armate. Furono giorni bui e sanguinosi, io ero solo un ragazzo, ma li ricordo bene. L'esercito di Asgard stava vincendo, ma un drappello di nostri soldati riuscì a isolare Thor e i suoi compagni più fidati in una radura, fuori città: se avessimo preso il primogenito di Odino, avremmo ancora potuto vincere. Loro erano solo in sei contro decine di noi, ma calò una nebbia improvvisa nella pianura e riuscirono a scappare. Thor fece ritorno alla guida del suo esercito e vinse la guerra. Una parte della mia famiglia si salvò e fuggì, lontana dove l'occhio del Guardiano non poteva giungere. Per lunghissimo tempo abbiamo organizzato la nostra vendetta, quando infine, incontrammo degli ambasciatori di un mondo lontano il cui signore si è votato alla distruzione. Egli ci mise a disposizione le risorse del suo pianeta e con quel metallo abbiamo costruito le armi, alcune molto simili a quelle di Asgard. E ora io, in nome della mia famiglia, avrò la mia vendetta»
«Distruggere questo pianeta non rimetterà a posto le cose!» esclama Nadia. I piani di Hope le sembrano ancora più folli di quelli che aveva Loki. «Cosa se ne farà della distruzione della Terra?».
L'uomo la guarda come se fosse perplesso, come se lei gli avesse appena rivolto delle domande del tutto irragionevoli, come se non avesse capito una singola parola del discorso che le ha appena fatto. In effetti, a parte la storia drammatica, non c'è molto da capire: quella è follia allo stato puro.
«Mia giovane ragazza» sospira Hope, ostentando quella che sembra essere una ferrea pazienza, «la Terra è solo un ostaggio. Io voglio Thor, voglio distruggere lui e così facendo suo padre, voglio mandare in pezzi quella famiglia come loro hanno fatto con la mia!».
Nadia si sente raggelare. Fitte di dolore le attraversano la testa come lame.
«Spera che Thor si sacrifichi per salvare questo mondo?» domanda, sconvolta.
«Lo farà, senz'altro».
«Non può minacciarlo. La Terra non è in pericolo: non avete l'energia per far funzionare le vostre armi e questo Thor e gli Avengers lo sanno».
Hope si alza in piedi e si lascia scappare una risata squillante, gettando indietro la testa e chiudendo gli occhi, godendo del divertimento che le affermazioni di Nadia devo evidentemente aver suscitato.
«I tuoi eroi non sanno un bel niente, ragazza!» dice poi, con la voce ancora alterata dallo scoppio di ilarità. «Loro credono che noi siamo interessati alle diavolerie luminose di Stark».
Dunque non è così. E allora che diamine vogliono?
Nadia si sente incatenata, tenuta ferma dalla sua incredulità, da tutte le cose che non sa e non riesce a capire. E più si rende conto degli errori di valutazione che lei, gli Avengers e lo S.H.I.E.L.D. hanno compiuto, più sfuma la speranza che tutta quella situazione si risolva per il meglio e che qualcuno arrivi a salvare lei e le altre due donne.
L'angoscia le spezza il respiro. Quello non è un film dove gli eroi arrivano all'ultimo minuto e salvano la situazione, i suoi eroi sono tremendamente lontani dallo scoprire la verità e quindi tremendamente lontani da lì.
«E allora cos'è che vi serve?» chiede. E nello stesso momento in cui formula la domanda le sovviene anche la risposta.
Il suo sguardo e quello di Hope si spostano nello stesso momento verso il medesimo punto, a fissare la stessa cosa: la pietra opalescente incastonata nel suo bracciale.










___________________________________

Note:

In molti di voi mi avevano già fatto presente i sospetti che nutrivano per Hope... e io ho sempre glissato XD L'ho fatto apparire poco nella fanfiction, il meno possibile, appunto per non attirare troppo l'attenzione su di lui, sperando che passasse per un particolare fine a se stesso utile solo a dare un po' di realisticità alla storia... spero comunque che ora che è venuta a galla la verità, il “più o meno colpo di scena” sia di vostro gradimento. :P
(Tra l'altro, qualcuno mi aveva fatto notare, all'epoca della sua prima apparizione, che il nome Norman non è molto "rassicurante" nell'universo Marvel e io risposi che non lo avevo scelto perché ricordava un altro cattivo dei fumetti. L'ho scelto per la vaga assonanza con Nornheim :P)
Il riferimento a Nornehim viene sempre preso dalla famosa scena tagliata di Thor. QUESTA
Tutta la storiella che c'è dietro è farina (spero non troppo scadente) del mio sacco.
Il fatto che Hope sia vecchio e che Thor invece abbia ancora le sembianze di un giovane, ovviamente è dovuto al fatto che Thor è un dio di Asgard.

Ancora una volta, mi scuso per non aver risposto alle vostre recensioni, ma recupererò. Intanto grazie di cuore a tutti **

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Ci leggiamo venerdì con l'aggiornamento. :D
   
 
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