Crossover
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Autore: Furiarossa    15/02/2013    1 recensioni
The bird of Hermes is my name
Io sono un diavolo di maggiordomo, un perfetto maggiordomo ....
La sfida del secolo fra i demoni più potenti del mondo degli anime, Sebastian Michaelis e Alucard, ma soprattutto una sfida fra la famiglia Hellsing e la famiglia Phantomhive.
Hellsing e Kuroshitsuji, mistero, violenza, humor. 365 prove, una per ogni giorno dell'anno in cui i nostri personaggi dovranno affrontarsi.
Fra il comico demenziale e il terribilmente serio, esattamente come nella realtà, benvenuti al reality del secolo: benvenuti a Kuroshihellsing.
[Opere principali: Kuroshitsuji; Hellsing][Altre opere: Doctor Who, Dracula, Castlevania, Le Cronache di Narnia, Lost]
Genere: Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Anime/Manga, Cartoni, Libri, Telefilm
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 104

Prova 27-Wooper

 

Quella mattina di Sant'Ilario era una mattina come tante altre. Si, proprio così... per i nostri concorrenti erano passati solo (solo?) ventisette giorni in quella casa, ma a tutti loro sembrava di vivere così (in condizioni precarie, tormentati da suonerie spaventose, costretti ad affrontare mostri) praticamente da sempre.

Quel giorno vennero tirati su da una melodia a tutto volume, presa dal musical di Notre Dame de Paris, con una voce che strillava loro, perplessa ed imperiosa insieme, in uno strano miscuglio appassionato, ma irritante «Ditemi che significa... “Ananche”!?»

«Fammi lo spelling» bofonchiò Walter, aprendo un occhio sonnacchioso «Che poi te lo dico».

Diversi lamenti si levarono dalle varie stanze della casa, tanto che sembrava l'alba dei morti viventi.

Poi, vabbè, Seras e Alucard erano dei veri morti viventi, ma non importa...

E fu proprio Alucard il primo ad arrivare di fronte al grande schermo LCD e a guardare con occhi rabbiosamente pieni di sonno le fattezze della modella che danzava in TV, sulle note immaginarie di Gangnam Style

«Allora, si può sapere perchè mai oggi la prova si deve fare di giorno?» bofonchiò, grattandosi la pancia «Non si può fare di sera, dopo che io e Seras ci siamo riposati per bene, e senza dover svegliare presto tutti i viventi, eh?»

«E che prova sarebbe» rispose la conduttrice «Se ve la facessimo mentre siete riposati?»

«Una prova meno crudele, dannazione!»

«Detto da te, Dracula, non è una cosa molto convincente, te ne rendi conto, non è vero?»

«No, non me ne rendo affatto conto. Dannazione, io impalavo la gente, ma la loro agonia non poteva durare più di tre o quattro giorni, al massimo, mentre questa vostra tortura durerà per trecentosessantacinque giorni! Trecentossesantacinque, vi rendete conto? Un numero più grande di cento! Tre volte cento!»

«Ah, non preoccuparti, ci saranno dei giorni in cui le prove saranno semplici e riposanti...»

«Tipo oggi? Dimmi oggi!»

«...Ma non oggi! Oggi la prova sarà un po' particolare, sapete...»

«Quando la prova non è particolare?» borbottò ancora il vampiro, abbassando lo sguardo «E in cosa consisterebbe?»

«Aspetta che arrivino gli altri, come sei impaziente! Te lo dirò quando saranno tutti qua...».

E tutti arrivarono. Piano. Ma arrivarono.

Walter non voleva neanche arrivare, ma Seras lo stava trasportando sottobraccio, come se fosse una valigetta, e lo sbatteva a destra e a manca.

«Allora?» Disse Sebastian, con le braccia incrociate «Qual'è la prova di oggi? Affrontare e placare un orso inferocito che vaga per le sale della casa? Uccidere un centauro bicefalo che sputa fuoco dalle narici come un drago? Saltare dirupi lunghi trenta metri, eh?»

«No... direi proprio di no... Grozzi!».

I grozzi si avvicinarono. Erano in due e reggevano una scatola d'acciaio con dei buchi in cima, grande più o meno come un trasportino per gatti. Sebastian sorrise pensando a quel paragone.

Ciel lo redarguì

«Che cavolo ti sorridi, dovresti essere triste, stanno per sguinzagliarci in casa una nuova tortura!»

«Ma, signorino... anche se così fosse, non sembra tanto grande...»

«Lo sai che una tenaglia per strapparti le unghie non è tanto grande, vero? Però è una tortura lo stesso...»

«Ma, signorino, dubito che dentro quella scatola di metallo vi sia una tenaglia per estrarre dai loro alveoli i nostri denti...»

«E che c'entra? Io dicevo le unghie, no i denti! Stanno in posti diversi! Ahh, sta zitto, Sebastian! Non ti ho interpellato e voglio sapere che cosa c'è dentro la scatola!».

La conduttrice fece una pausa ad effetto, così, per fare annoiare i nostri poveri concorrenti e per fare trepidare d'attesa i nostri spettatori a casa.

Poi disse, con voce tutta misteriosa

«Dentro la scatola c'è la vostra prova, come sicuramente avrete intuito. Ma non si tratta ovviamente di una tenaglia per strapparvi i denti! Si tratta invece di un animale. Un animale terribile e potente, che voi dovrete sopportare per un intera giornata»

«Beh, non sarà un problema» disse Alexander Andersen, gonfiando il petto «Ho domato cose ben più grandi e non mi lascerò abbattere da una creatura così piccola... cos'è, un procione? Da bambino li ammestravo...»

«Ammaestravi i procioni? Complimenti...»

«Anche tu ammaestravi i procioni?» domandò Alucard, stupito

«Perché, pure tu, vampiro?»

«Pure io, Andersen! Erano dei veri muzzicunari...»

«Ehm... che tradotto in una lingua comprensibile è?»

«”Erano dei veri muzzicunari”»

«No, voglio dire... “muzzicunari”, che significa?»

«Morsicchiosi»

«La volete finire con questi procioni morsicchiosi?» li interruppe la voce della conduttrice, con durezza «Altrimenti finisce che per stasera ve ne liberiamo ventiquattro nella stanza da bagno...»

«Aha!» disse Bard, alzando un indice «Ma allora è davvero un procione! Nel mio paese li mangiamo!»

«In America mangiate procioni?»

«No, nel mio paese, dove sono nato io»

«E dove sei nato?» la voce della conduttrice era perplessa

«A Cooneat Valley»

«Ah. La Valle dove si Mangiano i Procioni. Interessante. Ma no, non si tratta di un procione, altrimenti sareste tutti contenti: chi lo addestra di qua, chi lo mangia di là... anche se è difficile addestrare una cosa mangiata... insomma, che prova è se siete tutti contenti?»

«Ah, e quindi dobbiamo essere infelici?» biascicò Walter, ovviamente con accento infelice.

Il braccialetto prezioso, al polso del piccolo maggiordomo, si illuminò misteriosamente, emettendo anche un fievole “ping”.

«No, tu no, Walter!» Esclamò premurosamente la conduttrice «Tu non devi essere infelice, devi essere allegro, contento e puccioso!»

«Ah, lui no e noi si!» esclamarono parecchi concorrenti, mentre le loro voci si accavallavano «Perchè tutta questa discriminazione? Non è giusto!»

«Silenzio! Così è stato deciso e così sarà!» disse imperiosa la voce della conduttrice, azzittendo tutte le proteste degli imbronciati concorrenti «E adesso si dia il via alla prova! Grozzi!».

Finalmente l'attenzione di tutti si rivolse davvero alla piccola scatola di metallo.

Era piccola, troppo piccola per contenere qualcosa di pericoloso. Eppure... non era stato specificato se era una cosa viva, in fondo, ma solo che si doveva sopportare fino alla fine della giornata. Consocendo quelli della regia della casa del reality, poteva benissimo essere del veleno di serpente hawaiiano Nigerians crocus (ovviamente animale mai visto né sentito prima, ma tanto quelli che gestivano questa maledetta-benedetta casa del reality erano capaci di scoprirlo apposta per fare una prova cattiva).

Tutti guardarono con timore la piccola scatola metallica.

I Grozzi, all'ordine della conduttrice, anzicchè fare quello che tutti si aspettavano che facessero, ovvero aprire la scatola del mistero, semplicemente se la diedero a gambe con tutta la seriosità del mondo lasciandoli soli con l'intensità delle loro emozioni; ma erano così seriosi che nessuno obiettò

al loro atto.

E all'improvviso partì una canzoncina semi-gioiosa, “Last Christmas”, accompagnato da risatine soffocate provenienti dal sistema Dolby Surround.

Walter pensò che il Natale fosse una bella cosa, ma quel “last” non gli piaceva granché. E poi non era Natale, il tredici gennaio non è Natale.

La scatolina cominciò ad agitarsi tutta, di punto in bianco, come un ovetto sul punto di schiudersi. Solo che quello non era un ovetto.

Si pensava. E poi che animali facevano le uova quadrate, d'acciaio, con i buchi di sopra e così grandi? Gli scatolasaurinoxrex?

E d'improvviso si udì un clang metallico acuto, ma abbastanza vibrante da riempire l'intera stanza, poi i sigilli che tenevano imprigionata la creatura saltarono e il coperchio si aprì e ricadde a terra con uno splaf soffocato e roboante (?).

Qualcosa affacciò pian pianino dalla scatoletta.

«Kawaaaiiiii!» disse Lizzie, intenerita, guardando dentro il contenitore.

Ciel si preparò al peggio. Lizzie poteva trovare kawai, per quanto ne sapeva lui, un coniglio mannaro con la rabbia, solo perchè era un coniglio.

Chiuse gli occhi, poi ne aprì uno, poi aprì anche l'altro (però non vide niente perchè aveva la benda) e si accorse che quello che uscì dalla scatola con un saltello e zampettò sul pavimento non era un coniglio mannaro rabbioso.

Che cos'era allora?

Aveva una testolina rotonda rotonda, grande poco meno di un pallone che sormontava un corpicino a forma di gocciolina, decorato sul pancino palesemente morbidoso di piccole righe blu curvate. Sotto il pancino spuntavano due piedini rotondi, ma non aveva braccia. Gli occhietti erano dei piccoli bottoncini neri e lucidi e pucciosi posti sopra le guanciotte morbidose. Una bocca sorridente e larga completava il suo faccino adornato ai lati da dei curiosi rametti viola che sembravano proprio branchie. Tutto il suo corpo era azzurro chiaro e terminava con una graziosa codina che ricordava un pò quella dei castori.

Alucard lo riconobbe subito ed esultò «Ma quello è un wooper!»

«Che cos'è, Alucard?» chiese Integra, scettica

«Mastah, è un uoper!»

«Che significa tutto ciò?»

«Non ascoltarla master, si dice vuper!» corresse Alucard con aria di immensa superiorità ed altezza e potenza elevata e fierezza nobiliare e un mucchio di altre belle cose.

«Upa!» Disse l'animaletto, tutto contento, con una strana vocetta gutturale ma molto dolciosa!

Mentre però la squadra Hellsing sembrava a proprio agio con quell'animaletto gocciforme, i kuroshitsujiani non avevano la più pallida idea di cosa stesse succedendo, ma tutti stavano pensando al fatto che non avevano mai visto un animale come quello.

Allora la regia intervenne a spiegare (giusto per farsi un pò i saputelli) «Quello che avete davanti è un pokémon. La parola pokémon significa pocket monster, ovvero mostri tascabili, perchè questi animaletti graziosi possono essere infilati dentro palline di plastica, ma io non vi posso dire come. In giapponese si pronuncia poketto monsuta. Questo poketto monsuta si chiama wooper ma non è il suo nome proprio bensì il nome della sua specie che in giapponese si dice upaa. Gli upaa sono pucci e voi dovrete convivere con lui senza farvi venire una crisi di nervi per tutta la giornata»

«E che sarà mai!» disse Bard «Questo è un coso piccolo così, che crisi di nervi!»

«Buon per te, Bard» rispose la conduttrice «Perchè chi riuscirà a sopportarlo senza scomporsi e senza picchiarlo riceverà non uno, non due, ma ben venti punti!»

«Venti! Per una prova così facile!» dissero tutti, estasiati, e nel frattempo wooper morse con decisione il piedino di Finnian

«Guardate, mi vuole già bene!» esclamò il giardiniere, mentre wooper si metteva in bocca tutta la calzatura con caviglia annessa. Aveva una faccia così, ed era ancora più carino, anche con la faccia a forma di piede. Poi il piccoletto decise che le scarpe di Finny aveva un brutto sapore, le risputò allegramente, disse «Pa!» e zampettò via, camminando in un maniera buffissima, tutta dondolante.

«Basta lasciarlo in pace!» considerò Sebastian, pacificamente.

A qualche metro di distanza, si stava svolgendo una scena di fraternizzazione tra animaletti.

Il piccolo wooper aveva incontrato la piccola Annette, che, per gli smemorati da casa, è la coniglia di Sebastian. La piccola Annette era accompagnata da Sigaro e da Quattrocchi (che sono i conigli rispettivamente di Bard e Mey Rin).

Wooper disse, convinto «Upa!».

Annette arricciò il nasino, perchè era un coniglio e i conigli fanno questo.

Dopodichè, un pò timorosa, osservò il nuovo venuto e lo annusò timidamente, imitata da Sigaro e Quattrocchi. Il pokémon, per niente intimidito, avvicinò la faccia a Annette e la annusò anche lui.

L'odore di Annette gli piacque.

Gli piacque tanto.

Gli piacque talmente che si avvicinò ancora con un balzello per annusarla meglio, mentre Annette si rannicchiava un po' spaventata da tanta confidenza, pronta a scappare.

E quando fu vicino e si accorse che anche da lì l'odore era molto buono, spalancò la bocca con un sonoro «Upa!» e la testa del coniglio svanì in un lampo tra le mascelle del wooper...

Nel frattempo, i concorrenti erano tutti contenti degli imminenti punti facili e discutevano allegramente tra di loro. Grandi discorsi filosofici si erano avviati, come la gara di scioglilingua tra il Maggiore e Bard, o la sfida a chi ricordava più poesie tra Sebastian e Andersen, o i semplici discorsi sul thè di Ciel e Integra. La giornata e la prova di oggi erano talmente facile che neppure fra le due squadre c'era un briciolo di tensione. Walter era decisamente contento della prova di oggi, perchè lui era... tutti i ragionamenti vennero improvvisamente interrotti da degli strilli animaleschi.

I concorrenti si scrutarono a vicenda per capire chi potesse aver emesso quei suoni agghiaccianti, e quando, Sebastian si voltò, il mondo gli cadde addosso... non letteralmente, è ovvio.

Annette continuava a tirare, cercando di liberarsi la testa, ma wooper era tenace e non la liberava.

E tira e molla, anzi, e tira e tira, ma il pokémon non molla, successe che invece di liberarsi, Annette... ci rimise la testa. Il wooper serrò al massimo le mascelle e il piccolo corpo della coniglietta, nella spinta impetuosa dello strattone per cercare di liberarsi, ricadde all'indietro privo di testa, con uno schizzo rosso che sporcò tutto il faccino “innocente” della creatura.

«Nooo!» Esclamò Sebastian, lanciandosi verso ciò che rimaneva della sua coniglietta, mentre il grazioso wooper ingoiava la testina di Annette tutto contento e improvvisava un balletto lì, letteralmente su due piedi, canticchiando «Upa upa upa woooopa!».

Il maggiordomo demoniaco si inginocchiò e raccolse delicatamente il decapitato corpicino, con entrambe le mani, e lo sollevò

«Oh, piccola mia! Che cosa ti ha fatto quel barbaro selvaggio?» mormorò, e si volse a guardare il “barbaro selvaggio”, che gli sorrise dolcemente «Tu, orrida bestia! Tu, caimano travestito da cucciolo e lupo travestito da indifeso agnello! Non sei altro che un orrore degenere e io ti maledico e maledico tutta la tua prole!».

Il Wooper fece «Upaaa!» e battè le palpebre una volta sola.

La voce della conduttrice si levò forte e chiara

«Poiché i Phantomhive hanno perso un coniglio, perdono anche tre punti! Aggiornate la classifica!».

Con un vorticamento generale di pianeti, stelline e boxer (?), sullo schermo cormparve il punteggio nuovo:

Hellsing – 88

Phantomhive – 85

Sebastian strinse un pugno in direzione del wooper

«Maledetto!» gli disse «Eravamo pari con gli Hellsing e tu, sciagurato, guarda cosa hai fatto!»

«Pa!» esclamò felicissimo il wooper, riprendendo a saltellare e dirigendosi verso la cucina.

«Oh no!» Urlò Bard, lanciandosi all'inseguimento «Se ha saputo uccidere un coniglio, ci ammazzerà anche le provviste!»

«Tecnicamente le provviste sono morte» puntualizzò Sebastian, tutto puntiglioso «Anzi, talune non sono mai vissute»

«Ma chissenefrega?!» imprecò il cuoco «Mi hai capito! Ti vuoi sbrigare?».

Con solenne dignità, Sebastian, invece di aiutare Bard a scacciare quel dolce e orribile animale pseudo-tascabile dalla cucina, portò via il corpo della sua defunta coniglietta, probabilmente per seppellirlo da qualche parte.

Ciel si arrabbiò e stava per mettere mano alla benda, per ordinare al proprio maggiordomo di tornare indietro ed aiutarli, quando qualcosa lo fermò. Quel qualcosa non fu un cataclisma, non fu una persona, non fu un mostro o un improvviso malore, ma qualcosa di altrettanto, se non maggiormente, potente: un sentimento dentro di lui.

Cosa avrebbe dimostrato, chiedendo a Sebastian di aiutarli? Di avere bisogno di aiuto.

E lui non aveva bisogno di quel demone per qualunque sciocchezza al mondo, ma solo per fare quei lavori pesanti che lui, in quanto bambino e soprattutto in quanto umano, non poteva fare. Ah, e per cucinare, perchè lui non sapeva farlo.

Perciò abbassò la mano. Perciò si diresse verso la cucina.

«Io sono un uomo» Mormorò, superando Bard che continuava a gridare e a gesticolare come un ossesso.

Ciel Phantomhive, da solo, entrò nella cucina. Il piccolo wooper era immobile, al centro della stanza, e sembrava guardare qualcosa sul tetto, anche se non c'era proprio niente appiccicato al soffitto.

«Vieni qua, micio micio micio...» Disse Ciel, sebbene in fondo sapesse bene che quello non era un micio. E inoltre odiava i gatti, ma vabbè... facciamo finta di no.

«Wooopa!» disse il pokèmon, distogliendo lo sguardo dalla cicca (ma mi sa che cicca non si può dire, è una parola dialettale che sta per chewing gum masticata) immaginaria sul soffitto e girando la testa a 360° per guardare Ciel dritto nell'unico occhio. «U-paaaa!».

I trattini rendono le frasi più indemoniate (?).

Ciel sentì che essere un uomo faceva paura, quindi non era più tanto sicuro di voler essere un vero uomo peloso, ma ormai lo era e non poteva più ringiovanire (?). Insomma, tanto per farla breve, doveva prendere quell'animaletto e impedirgli di distruggere tutto ciò per cui avevano lavorato fino a quel momento! Ah, si. E il cibo anche.

«Qui, upa bello, mostro, mostro, mostro!» tubò il bambino, avvicinandosi alla creatura con circospezione.

Il wooper battè la codina per terra con grazia due volte, poi si fermò a guardare Ciel.

Il bambino sorrise, o cercò di farlo.

Ovviamente (?no mi riesce di scrivee stassera, managgia), quando il conte era abbastanza vicino da acchiapparlo e tutto sembrava andare per il verso giusto, il wooper girò sui piedini pagnottosi e se la diede a gambe urlando «Upa upa upa upa upa!» come... una sirena, un mostro, un demonio, un indemoniato, una banshee, una scimmia urlatrice... insomma, come un mucchio di cose che strillano.

Ciel si pietrificò sul posto, sorpreso. Iniziò a pensare: che cosa avrebbe fatto un grande uomo peloso in questa situazione? Ah, si, avrebbe preso una clava di baobab e avrebbe cominciato a inseguire il piccolo mostro, ma non era il caso, perchè non potevano ucciderlo, né picchiarlo. Allora il grande uomo peloso, se fosse stato al suo posto, avrebbe usato una corda per legarlo!

Ma dove trovare una corda? E come acchiappare il micio micio... wooper, cioè?

Mentre Ciel pensava a tutte queste cose, immedesimandosi in un grande uomo peloso, sopraggiunse Bard che strillava come un'autoambulanza «Dov'è?! Dov'è il coso coi rami nella testa?! Se lo prendo lo faccio nero!»

«Non è più qui» disse Ciel, con aria assente, un pò da folletto (la frase sembra un po' strana se non si sa tutta la vicenda)

«E dov'è?» chiese Bard, tutto arrabbiato

«Lui è andato via»

«Via dove?»

«Al di fuori di questo locale»

«Si, ma dove?»

«Via da qui, imbecille! È scappato!» lo riprese Ciel, irritato «Che ne so io dov'è? So che non è qui!»

«Aye, sir! Ti prenderò, coso coi rami!» e dette queste profetiche e tremendamente profonde parole, Bard fuggì all'inseguimento del dolce “coso coi rami”.

Ciel, in quanto uomo peloso del gruppo, si sentì in dovere di seguirlo per compiere la pericolosa missione piena di incognite (che sono fatte così: ???) (?).

Nel frattempo, il wooper era sulla testa di Finnian. Era seduto comodamente sui capelli biondi del giardiniere e ogni tanto diceva «Pa!» tutto soddisfatto e puccioso con le guancine morbidine. Finnian si era sentito costretto da qualche strana forza oscura ad imitare wooper e si era messo due rami nella orecchie, pinti di fucsia-lavanda da una prontissima Lizzie, e poi si era seduto sulla testa di Seras, che, dal canto suo, era parecchio felice che il giardiniere si fosse seduto sulla sua zucca vuota.

E andavano in giro così, in formazione cheerleader. E spaccavano tutto perchè se la creatura chiamata SerasFinnian ha un amico in più, cioè wooper, diventa Seras-upa-Finnian (acquisisce i trattini perchè sono demoniaci) che è uno stadio evolutivo del precedente mostro rompi-tutto, che rompe non solo la materia ma anche l'anti-materia e la psiche. Se passa Seras-upa-Finnian, considerati morto. O fritto. O rotto, soprattutto, e questa cosa a Bard non piaceva, perchè lui odiava essere rotto.

Era una distruzione in tre livelli: i tappeti e i comò venivano fatti a brandelli da Seras, le vetrine, gli appendiabiti e i muri erano rovinati da Finnian e wooper rompeva i lampadari, il soffitto, e mangiava la fauna locale. Questo triplice essere emetteva un curioso verso: Seras alla base, si ostinava a ripetere «Mastah Mastah Mastah! Mastah Mastah Mastah!», Finnian al centro strillava «Scaccastagna!» ad infinitum, e wooper faceva la sirena «Upa! Upa! Upa! Upa! U! Upa!».

Perciò non spaccavano solo case, ma anche i timpani, e le scatole.

Dovevano essere fermati.

Ora.

Sembrava impossibile... ma nessun alcolico, tantomeno amaro, poteva aiutarci a portare in salvo l'antico vaso, perchè loro l'hanno rotto.

Nel frattempo, Sebastian si crogiolava nel dolore del suo lutto, recitando antiche e oscure parole demoniache a bassa voce per la povera Annette, morta decapitata. Tuttavia, inaspettatamente, giunsero gli schiamazzi di Seras-upa-Finnian fino al suo angolino di dolore.

Sebastian ridusse gli occhi a due fessure, cercando di contenere la rabbia, perchè ciò non avrebbe giovato alla loro squadra; ma riteneva ingiusto e villano mettersi a strillare così, per divertimento, mentre lui piangeva il suo coniglio perduto, non rispettando il suo dolore.

E poi, beh... era sicuro che gli artefici di tutta questa zoticoneria (Seras-upa-Finnian, chi altri sennò?) stesse combinando disastri in un modo impressionante. E, in quanto diavolo di maggiordomo, aveva una ragione pazzesca.

Allora si alzò in piedi (era inginocchiato di fronte al corpo decapitato della coniglietta), con lo sguardo fiero dell'eroe che va alla guerra, e si diresse a passi larghi verso il corridoio, verso il suo destino che gridava e che rompeva, verso il grande orrore, la tricefala moderna idra di Lerna, che prende il nome di Seras-upa-Finnian.

Seras-upa-Finnian si era fermato in mezzo a ciò che restava dei rottami dei sogni altrui (che non significa niente, in questo contesto, ma siccome è una frase poetica, ce la mettiamo lo stesso) e lanciava le sue violente strida contro qualunque cosa si muovesse in quel cavalcavia (anche se non era un cavalcavia, ma un corridoio, però “cavalcavia” sembra più poetico).

Sebastian comparve nel corridoio, gambe divaricate, sguardo fiero, braccia conserte. Una mano si sollevò, un indice si mosse per puntare verso la sezione centrale di Seras-upa-Finnian

«Giardiniere!» gridò il maggiordomo

«Eh, signor Sebastian!» urlò di rimando Finnian «Vuole venire anche lei?»

«Lei chi?»

«Tu»

«E dove dovrei venire?»

«Sulla testa del nostro amico!»

«A proposito, perchè sei sulla testa di Seras?»

«Perchè è grande, è morbida, e comoda, e quando ci batti fa “toc toc”, come le porte chiuse sulle stanze vuote»

«Interessante» disse Sebastian, ovviamente molto ironico

«Vero?» gli occhioni di Finnian si fecero grandi e luccicanti «Oh, signor Sebastian! Come mi capite bene!»

«Scendi di lì, Finnian!»

«Perché mai?»

«Perché state facendo un vero e proprio macello»

«Non si diiiice questa parola!»

«Come non si dice?»

«No, questa parola è brutta, meglio dirne un'alta, che se poi la sentono i bambini che stanno a casa? E poi la dicono anche loro e le nonne si arrabbiano!»

«Le nonne si arrabbiano?»

«Si. La mia nonna, se le dicevo le parolacce, si arrabbiava! Mi diceva “giusto cielo, ma dove le hai imparate?” e poi mi picchiava con l'ombrello. Ma piano. Però non voglio che le nonne del mondo picchino con l'ombrello, anche se piano, i loro nipotini»

«D'accordo, ma scendi di lì?»

«E perché, signor Sebastian? Ci stiamo divertendo così tanto! Abbiamo rotto un pochino di cose, ma capita quando si gioca, no?»

«No. Capita solo ai piccoli elefanti, non alle persone vere e di carne. Adesso scendi di lì»
«No! Ma perché, signor Sebastian?»

«Scendi, perchè stai facendo una caciara incredibile!»

«Ehhhh!» Finnian inspirò bruscamente, scandalizzato, e un poco si ritrasse, quasi cadendo dalla cima della testa di Seras (a proposito, questo ragazzo ha un equilibrio a dir poco incredibile) «No! Non si dice questa parola!»

«Quale parola?»

«Quella che hai detto!»

«Quale? Caciara?»

«No, non si dice! Perchè sennò...»

«Si, si, ho capito, le nonne picchiano i bambini con l'ombrello» ricapitolò seccato il maggiordomo demoniaco, che un po' si stava rompendo, bisogna dirlo, di cercare di convincere per vie traverse Finnian a scendere dalla testa di quella vampira «Allora scendi perchè stai facendo un grande casino»

«Noooooo!» la faccia di Finnian assunse le sembianze di un mascherone terrorizzato «No! Mi raccomando, bambini da casa! Non le ridite queste parole! Sono parole cattive, parole che le dicono solo i rapinatori e gli assassini e quelli che maltrattano gli animali!»

«Ohi ohi» mormorò Sebastian «Mi stai dando del rapinatore assassino, eh?»

«No. Sto dicendo che hai imparato una brutta parola e devi scordarla subito subito, oppure...»

«Si, oppure la mia nonna mi darà un ombrello in testa!»

«No. Tu non ce l'hai una nonna, arriva Ciel a darti l'ombrello in testa! E se poi la impara anche il signorino questa brutta parola? E Mey Rin sarà costretta a dargli le botte con l'ombrello, a cui le botte saranno date da Bard e infine io dovrò dare le botte a Bard!»

«E come devo dire? State producendo del caos, eh?» Sebastian sollevò un sopracciglio

«No. No. E no. Si dice “un po' di confusione”»

«Ok» ormai il maggiordomo stava per suonarle a Finnian (tanto poteva, non gli avrebbero levato punti per questo) «Scendi di là, che state facendò un po' di confusione»

«Ma è solo un po'!» disse Finnian, stringendosi nelle spalle, poi Seras riprese a camminare e le tre teste dell'idra Seras-upa-Finnian ripresero a gridare tutte insieme.

Sebastian allora si slanciò con un abile balzo verso la cima della creatura, per prendere fra le braccia il piccolo assassino quasi-tascabile che rispondeva al nome di specie di “wooper”, ma nel momento in cui le sue mani inguantate si strinsero su quel corpicino goccioloso, si accorse che il pokémon era tutto scivoloso e che gli guizzò via dalle mani per volare verso il pavimento, dove atterrò in piedi con una giravolta sui suoi piedini pagnottosi, per poi riprendere a correre.

Sebastian, troppo impegnato a guardare la strana sequenza, stava per cadere per terra, ma visto che era in parte gatto, riuscì a rigirarsi e cadere sulle quattro zampe (mani e piedi), per poi mettersi all'inseguimento della creaturina blu.

Dietro di lui, ignari di tutto, Seras e Finnian erano tornati una creatura meno devastante (perché wooper era scappato), ma comunque fortemente rompiscatole e rumorosa.

Sebastian, dietro wooper, pensava di avere la situazione in mano: insomma, quel cosino non era poi tanto veloce e lui, demone potente e rapidissimo, l'avrebbe raggiunto con un sol balzo, per poi acchiapparlo dalle branchie, chiuderlo da qualche parte, lontano dalle persone civili e dai conigli, e aspettare la fine della giornata.

O meglio ancora: acchiapparlo e liberarlo nelle camere degli Hellsing, che avrebbero sicuramente perso le staffe di fronte a quel piccolino tanto rumoroso e distruttivo.

Così lo acchiappò (perchè, insomma, non è che possiamo sempre aspettarci colpi di scena, e Sebastian è pur sempre un demone) per le branchie (e lui lì a dimenarsi e strillare), e lo portò di fronte alla porta dell'ufficio di Integra, dove bussò delicatamente alla porta e poi scappò come uno di quei monelli che bussano e scappano. Ciò ci fa dedurre che Sebastian è monello.

Ma (colpo di scena!) Integra non era nel suo ufficio. Eh, si, ma non per questo non c'era nessuno nella stanza: qualcuno c'era e quel qualcuno aprì la porta e gli si parò davanti quella piccola bestiolina trovatella.

«Upa!» disse la creaturina, tutta zucchero e miele.

Questo afflusso di glucosio fece venire un certo languorino al Maestro che, non essendo parte di nessuna delle due squadre, come i Grozzi, avrebbe potuto tranquillamente mangiarsi il pokèmon senza nessuna ripercussione, senonché, visto che nessun Hellsing aveva perso le staffe, la squadra di Integra avrebbe vinto. E questo gli aggradava abbastanza.

Così, disinvoltamente, cercò di prendere il wooper. Ma il wooper non si voleva fare prendere e gli scivolò guizzosinamente (ho coniato un nuovo termine!) dalla dita. Il Maestro non si scoraggiò, anzi, era divertito, e riprovò nuovamente. E di nuovo. E ancora. Finchè non fu più tanto divertito, e l'irritazione era per lui un motivo attualmente maggiore della fame per mangiarsi l'animaletto, senza sapere che era coperto da una pellicola umidina tutta velenosa (uuuuuh! Cuoricini cuoricini) e che quindi o sfuggiva o ti veniva qualche problema intestinale e morivi.

Ma sebbene il Maestro sapesse molte cose, questa proprio non la sapeva (il Dottore l'avrebbe saputa, ma il Maestro alla Tv guarda solo i Teletubbies, quindi non ha tempo per i pokèmon) e quindi non si arrese e continuò a cercare di acciuffarlo.

Alla fine però, non era l'unico a essersi stufato di questo giochino scivoloso. Così il wooper si concentrò intensamente, schivando per una branchia le dita del Maestro. Gonfiò tutte le guanciotte, cosicchè la sua faccina era più tondolosa che mai e proprio mentre le dita dell'alieno si chiudevano sul suo corpicino, che schizzò in alto come una saponetta, il wooper sputò un'ondata di gelo formidabile.

Si, signori e signori, proprio liquido congelante.

...

Lo so che è difficile accettarlo, pubblico da casa, ma è la verità. Ne è testimone il fatto che se cercate di insegnare delle mosse di tipo ghiaccio al vostro wooper nei giochi pokémon, lui li imparerà. E ne è testimone anche il corpo del Maestro che, sotto l'influsso di quel malefico flusso, si ghiacciò tutto come un pesce surgelato e cadde a terra (ma non si ruppe perchè era stato ghiacciato, ma non era diventato ghiaccio). Wooper decise che quello sarebbe stato il suo scivolo.

Sorrise, adorabile e diabolico, e con un saltino atterrò sulla pancia del Maestro e prese a scivolare avanti e indietro, dai piedi alla testa dell'alieno.

E sembrava molto felice!

Ma cos'è mai uno scivolo da solo? Il wooper si disse evidentemente fra sé e sé che era una cosa molto triste. Così decise di crearsi il suo piccolo parco-giochi personale. E più tempo passava, più questo wooper stava accumulando sulla sua testolina tonda un mucchio di guai, e se li stava mettendo in testa con le sue stesse mani... ehm... con la sua coda. Non aveva le mani.

Emise un verso simile a «Chop!» detto in modo molto dolce, e sfasciò a colpi di coda i piedi della scrivania di Integra. La porta si chiuse demoniacamente--- alle sue spalle (trattini!). Certo che ne aveva di forza il piccoletto, per sfasciare a colpi di coda una scrivania!

Nel frattempo, lady Integra Farburke Wingates Hellsing si stava dirigendo a passo fermo nel suo ufficio. Non le sembrava vero che, una volta tanto, dopo l'Inferno, e tutte quelle prove stancanti, gli dessero praticamente un giorno libero... e infatti non era così. Lady Hellsing se ne rese conto solamente quando si accorse in che stato era ridotto il suo ufficio.

La scrivania era ridotta a una porcheria: le gambe di legno era perdute e sembrava che fosse stata spaccata a colpi di clava. Il pavimento, ma solo nell'angolo sinistro in fondo alla stanza era allagato, e le sue povere piante d'appartamento giacevano qui e lì, con i vasi spaccati e la terra divenuta fango. La finestra era spalancata, in modo che tutto il bellissimo freddo di fuori entrasse dentro e ci restasse. I muri erano a bozzi, e a volte bucati, che sembrava che Darth Vader fosse venuto l'improvviso sfizio di bucare a colpi di spada laser il suo ufficio. Tutto ciò che non era stato spaccato era accatastato in maniera grossolana e appoggiato malamente alla parete, come un mezzo Everest pericolante da scalare. Il Maestro era stato trascinato dentro ed era ancora perfettamente congelato, aiutato dalla freddura che arrivava dalla finestra.

Il dolce wooper usava il Maestro come piattaforma per scivolare, saltare e atterrare sui mobili accatastati, per poi atterrare tra il fango delle piante e dei vasi rotti, correre correre, tornare sul Maestro e continuare così all'infinito.

Era lo scenario della Gran Palude e wooper, come tutti abbiamo intuito, era il figlio del Mostro della Palude. E tutti lo abbiamo intuito, e chi non l'ha intuito... beh, ora lo sapete.

Integra serrò la mascella e una vena prese a pulsare più vistosamente sulla sua tempia. Non poteva crederci: chi aveva osato violare la sua sacra dimora, il suo meraviglioso studio, la fine del mondo accessibile ai mortali? Chi diavolo si credeva quella sottospecie di scarto anfibio, quella creaturina blu?

«Vieni qui!» esclamò Integra, puntando un dito per terra, proprio di fronte ai suoi piedi.

Il Wooper si voltò a guardarla e aprì la bocca grande grande, poi continuò a fare come se nulla fosse. In quel momento Integra sentì qualcosa montare dentro di se con la forza delle fiamme dell'inferno che risalgono lungo i camini della terra per eruttare dai vulcani. La pelle scura di Integra si tinse di un vago rossore: per lei, più che per gli altri, trattenere la rabbia era diventato quasi impossibile, abituata com'era ad esternare il furore ed a punire i suoi sottoposti.

Voleva vincere quella prova, ma sapeva in cuor suo che non vi sarebbe mai riuscita.

Il suo autocontrollo, in quel senso, non era abbastanza.

Così decise che, invece di soffrire ancora per la repressione di quel sentimento, lo avrebbe liberato subito e avrebbe sperato che almeno uno di suoi sottoposti vincesse.

«Vieni qui!» Ripetè ancora una volta, nella vana e folle speranza che la creaturina la ascoltasse e non la facesse arrabbiare.

Per la seconda volta wooper si fermò e la guardò. I suoi occhietti neri, due bottoncini in quel volto così rotondo, erano fissi e dolci nella loro purezza primitiva, nella loro felicità. Era chiaro che quella creaturina non aveva la più pallida idea del fatto che stava per provocare una spaventosa reazione di rabbia nella proprietaria dell'ufficio: lui credeva di averle fatto un favore nel trasformare quella brutta e sterile stanzetta in un bel parcogiochi come si deve, con il fango in cui rotolarsi e una pista di pattinaggio.

Ma Integra non voleva una pista di pattinaggio creata con il corpo del suo pseudo-fidanzato (alias schiavetto diabolico) e non voleva, soprattutto, del fango che imbrattava gli angoli della sua camera e i documenti e il regolamento della casa sparsi ovunque e bagnati, appiccicati alle pareti e stinti fino ad essere resi illegibili.

«Piccola bestia...» Sussurrò, poi si slanciò in avanti «Io ti farò a pezzi!».

In quel momento, e solo ed esclusivamente in quell'istante, il wooper si accorse della rabbia che gli era riservata, perchè, insomma, non era stupido e capiva benissimo quando qualcuno cercava di ucciderlo. Ed era chiaro che quella donna bionda stava cercando di fargli del male o peggio ancora, di ammazzarlo. Così wooper corse via, ondeggiando sui suoi morbidi piedini pagnottosi: nonostante la sua stazza non propriamente grande, le sue zampette corte e la sua apparenza paffuta, in qualche modo riusciva ad andare veloce... forse era merito del suo corpicino scivoloso e dei suoi piedi che funzionavano come due pattini per scivolare sul pavimento.

Integra lo inseguì su e giù per tutta la stanza, ma il pokémon era piccolino e si infilava in tutti i buchi e passava sotto le macerie senza sforzo, sfuggente come... come... come una cosa sfuggente che ora non ci viene in mente, mentre gridava spaventato con la sua vocetta sottile.

Dagli altoparlanti, così, all'improvviso, partì una canzone che faceva:

Dorme appoggiato su un tavolino

non è un criceto non è un canarino

lui se ne sta su dei fogli riposti

vicino a mille pastelli rossi!

«Upa upa upa pa pa upa!» gridò wooper, spaventato, e uscì dall'ufficio. Integra fece per seguirlo, furente, poi ci ripensò. D'un tratto riacquisto tutto il contegno perso e fece un respiro profondo per calmarsi.

Si avvicinò con calma a ciò che restava della scrivania, prese qualcosa da un cassetto sfasciato e se lo mise in tasca, poi si appressò alla porta e premette un piccolo interruttore installato sotto un microfono, di lato all'uscio

«Dalek» abbaiò nel microfono «Ho un lavoro per te. Devi cercare una creatura chiaramente non umana, piccola, blu con delle striature più scure sulla pancia, senza le braccia. Somiglia un po' ad un anfibio e ha delle branchie che somigliano a dei rami al lato della testa. Search and destroy! Non devi lasciare neanche una briciola di quel dannato animale! Sterminare! Sterminare! Search and destroy!» s'infervorò Integra, pestando un piede e azzannando come un mastino un sigaro tra i denti. Dall'altra parte del microfono rispose soffocata una voce metallica che ripeteva con lei «Sterminare! Sterminare!». Poi ci fu solo un rumore di clic. E il segugio più letale dell'intero universo fu sguinzagliato contro wooper.

Nel frattempo il piccolo, allegro animaletto, aveva il cuoricino che batteva a mille per lo spavento preso. Quella specie di mostro gigantesco aveva avuto tutta l'aria di volergli fare del male... ma perché? Non gli sembrava di aver fatto qualcosa di cattivo o sbagliato. Il piccolino tirò su col naso, triste. Beh, se lei non lo apprezzava, sarebbe andato altrove a farsi apprezzare.

Con questo pensiero in testa, il pokémon continuò a camminare, un po' più contento. Ovviamente la pace apparente che si era tessuta nella Casa del Reality per tutti i concorrenti che non fossero Sebastian e Integra era troppo fragile per reggere all'arrivo di una bestiolina come lui, e presto avremmo scoperto perché.

Il demone di maggiordomo era finalmente riuscito a dissuadere Seras e Finnian dal fare un po' di confusione e stava allegramente ripulendo. Era tutto così scintillante, così splendente... ecco aveva appena finito di riordinare la cucina. Ammirò la sua opera, tutto soddisfatto, poi passò al salotto, poi passò a quella che era o si pensava fosse la sala da pranzo. Quando aveva abilmente finito di spolverare la tavola, si ricordò che doveva andare a preparare da mangiare preventivamente, nel caso non troppo remoto che a Bard venisse la bislacca idea che, essendo lui il cuoco del casato, dovesse cucinare.

Eppure glielo aveva ripetuto un milione di volte: limitati a non fare esplodere niente, che a cucinare ci penso io... macché: la servitù aveva il cervello talmente vuoto e insonorizzato che le sue parole erano austrostrogotogrecogaelico con un pizzico di dialetto mezzo gallese e mezzo scottish alle loro orecchie, il tutto detto con forte accento samoano.

Sospirò mentre entrava in cucina.

A volte avrebbe tanto voluto ascoltare la sua mamma e non fare questo lavoro. A volte avrebbe voluto semplicemente mollare tutto e mettersi a fare un altro lavoro più facile e più stupidino, come suo fratello, che faceva il dottore in un mondo di gente che guariva da sola. Prendeva soldi da Lucifero senza fare un benemerito niente se non accoltellare i turisti.

Sospirò di nuovo, e fu solo allora che il suo cervello registrò completamente cosa stavano vedendo i suoi occhi da un pezzo.

Sebastian inspirò rumorosamente, trattenendo il fiato.

Il pavimento faceva schifo. Era fangoso e congelato a tratti, e nei tratti in cui non c'era fango e ghiaccio c'erano sporcizie varie annacquate.

Tutto il lavoro compiuto con tanta perizia e amore, era andato perduto. Persino le tanto ben costruite Alpi Sediatiche erano cadute a terra e le due “terre” che mai avrebbero dovuto toccarsi ora erano senza confini ben delimitati. Su una sedia era seduto un cosetto blu che teneva nella boccuccia un piatto di ceramica prezioso e muoveva la testolina di qua e di là, sbattendo le branchiette in modo adorabile.

Ma non per Sebastian. Il puccio alzò la testolina tonda e lo guardo con i suoi occhietti neri. Sorrise, con il piatto ancora in bocca. «Upa!» disse, e il piatto cadde dalla sua boccuccia.

Fu come se cadesse al rallentatore, e Sebastian vide con orrore che il piatto precipitava sempre più giù. Ma per fortuna era un demone, e riuscì ad acciuffare il prezioso oggetto prima che si rovinasse.

Allo scatto felino e che il piccolino interpretò come ostile, l'animaletto saltò dalla sedia e gli assestò un morso sul cranio. Prima che Sebastian potesse posare il piatto e prenderlo, l'animaletto disse «Chop!» dolcemente, con la bocca piena. Poi gli fece schifo il sapore dei capelli di Sebastian e allora decise di darsi alla fuga.

Muovendosi in quel suo modo buffo, fuggì fuori dalla stanza, strillando «Upaupaupapaupa!» come una sirena ossessiva.

Sebastian non lo rincorse, in fondo l'unica cosa che voleva era quel cosetto morbidino si levasse dai piedi. Si chiese con irritazione perché fosse tornato nella parte luminosa della casa, poi si girò e si ricordò con rabbia in che stato fosse la cucina. E così dovette ricominciare a pulire. Daccapo.

E fu così che, con la rassegnazione di una perfetta Cenerentola, Sebastian si rimise a sgobbare. Era questa, questa cosa brutta, la vita del maggiordomo. O, per specificare, la vita del maggiordomo iper-sfruttato.

Nel frattempo qualcosa si stava muovendo, nella Dark Side. Era qualcosa di incredibilmente pericoloso, e cercava la vendetta.

Ruotò la testa. Niente. Il suo obiettivo non era lì. Continuò a muoversi silenziosamente per la Casa.

Lo avrebbe trovato, ne era certo.

Ma nel frattempo, seppure pensava che lo avrebbe trovato (sarebbe stato il suo unico scopo nella vita finché non avesse eseguito la missione: gli ordini erano ordini), lui era bravo a streminare, non era un cercatore provetto. Ma bastava seguire le tracce.

Per esempio, quelle pedatine pagnottose e fangose erano dei chiari segni. Si, avrebbe cominciato a cercare da lì.

Il Dalek si mosse, e non gli importò di fare rumore perché una volta individuato, wooper avrebbe potuto scappare e nascondersi, avrebbe potuto implorare pietà in wooperese, ma la sua padrona gli aveva ordinato di cercare e distruggere, e quello lui avrebbe fatto.

Mentre un cattivo assassino spaziale progettava la sua morte, il piccolino saltellava allegramente, ignaro dei pericoli della vita, in cerca di nuovi amici! Evvai!

Con la coda del suo occhietto tondo (a proposito, un occhietto tondo può avere una coda?) scorse una sospetta macchia fucsia. «Chop?» disse, e tutti ci chiediamo perchè lo disse, visto che non è affatto un verso da wooper.

Con la coda dei suoi occhi castani a mandorla (lei ha la coda dell'occhio) Mey Rin si accorse di una sospetta macchia blu e viola. «Che l'è?» disse, e tutti ci chiediamo perchè lo disse, visto che non è affatto un verso da cinese.

«Upa!» disse wooper, avvicinandosi a piccoli saltelli a Mey Rin. Aveva un sorriso irresistibile grande così sulla faccina, e scodava allegro come un cagnolino

«Awww» esclamò Mey Rin, intenerita «Ma quanto sei carino! Vieni vieni! Quelli della casa del reality si sono bevuti il cervello se pensano che ci possa venire qualche cosa di brutto con te! Oh, pucci cucci cu, ma vieni!».

Il wooper, vedendo che la tizia dagli strani capelli non lo cacciava a pedate e lo definiva pucci cucci cu, si prese di coraggio e si avvicinò ancora di più. Mey Rin protese le mani come segno di incoraggiamento, poi si immobilizzò, pensando che forse lo aveva spaventato.

Wooper rimase a guardarla.

Mey Rin guardò wooper, speranzosa.

Nel silenzio più totale, wooper sembrò quasi cadere. Ma al rallentatore. Si inclinò, si inclinò, finchè poggiò la facciotta morbidotta sulle palme protese di Mey Rin.

La cinese battè le palpebre.

Da dietro le sue mani arrivò un «Pa!» felice e soffocato.

Si, era puccio.

Mey Rin levò le mani pian pianino, e il puccio si rialzò, con un sorrisone più largo ancora di quello di prima. La donna prese il pokèmon morbidino fra le mani, e quello, manco a farlo apposta, schizzò in alto come una saponetta facendo venire un colpo al cuore alla povera Mey Rin.

«Upa!» disse, divertito poi ricadde tra le mani della cameriera che decise che, se non lo avesse strizzato ma lo avesse tenuto semplicemente poggiato sulle mani, lui non sarebbe volato in alto nel cielo.

«Ora ho capito, mi farai venire un colpo... credo che ti chiamerò Saponino» rise la donna, e, tenendolo in mano come se fosse una preziosa statuina che si sarebbe potuta frantumare con un alito di vento con grandi poteri magici (ma chi, il vento o la statuina?), Mey Rin lo portò nella sua stanza.

Si sedettero sul letto, uno vicino all'altra sul letto

«Allora, Saponino, io sono Mey Rin» disse lei, tirandogli distrattamente una guanciotta

«Upa!» il wooper, anzi, Saponino, si coricò sulla pancia, guardando verso Mey Rin

«Guarda che questo non è il tuo letto, piccolo presuntuoso!» disse la cameriera per gioco, e prese a solleticargli il pancino morbidoso. Wooper emetteva una risatina adorabile e si contorceva tutto, agitando i piedini e cercando di cacciare le mani di Mey Rin con la codina.

«E va bene, e va bene, piccoletto, la smetto» rise la cameriera, ritraendo le mani.

Saponino assunse un'espressione tutta concentrata, poi le saltò addosso cominciò con la coda a farle il solletico sulla pancia

«Basta, basta!» implorò Mey Rin e, quando al wooper parve che avesse implorato abbastanza e riso fino alle lacrime, la lasciò in pace e saltò via.

«Certo che sei un bel tipetto» constatò la cameriera, accarezzandogli la testolina liscia e fresca

«Upa!» rispose filosficamente il pokémon.

Mey Rin lo intrappolò in un abbraccio strizzoso. E, ovviamente, Saponino schizzò in alto...

Il Dalek era sicuro di stare seguendo la traccia giusta. Era partita dalla stanza di Integra, cioè dallo stesso punto da cui era partito lui, e proseguiva dal lato della Light Side, i nemici della sua padrona. Più avanti forse li avrebbe sterminati, ma per ora la sua padrona gli aveva dato un altro ordine ben preciso. Perciò ignorò la creatura non-umana che si affannava a levare le tracce... no, no, non poteva ignorarla: se quello avesse continuato, non sarebbe riuscito a seguire più il suo obiettivo!

Alzò il suo occhio dal pavimento e fissò Sebastian.

«Fermo» ordinò con la sua voce metallica «Stai interferendo con la mia missione»

Anche Sebastian alzò lo sguardo dal pavimento che stava pulendo e disse «Chiedo venia, ma questa cucina è in uno stato di disordine troppo evidente per lasciarla così com'è. Non posso fare a meno di eliminare questa lordura, eh»

«Se non ti fermi, non posso eseguire gli ordini» l'occhio mandò un lampo «Se la missione è ostacolata, io devo sterminare l'ostacolo».

Non disse “eliminare”, ma proprio sterminare. Il che faceva capire che non ne avrebbe lasciato neppure un pezzetto.

Visto che Sebastian riteneva la sozzeria già presente anche troppo sufficiente e uno scontro motivato dal fatto che lui stava pulendo la cucina avrebbe certamente aggravato la situazione chiese, squadrando il suo interlocutore «Ditemi, qual è il vostro compito»

«Cercare e distruggere» rispose il Dalek «Sterminare!».

Sebastian fece due più due con l'abilità matematica di un demonio quale lui era: quella creatura gli aveva detto di fermarsi, perchè così interferiva con la sua missione. Lui cosa stava facendo? Stava pulendo. Cosa stava pulendo? Le pedatine di quell'orribile bestiolina e i disastri che lui aveva combinato. Cosa stava facendo quella creatura? Stava cercando per distruggere il suo obiettivo. Come si cerca? Attraverso le tracce e le orme lasciate dalla vittima designata. Conclusione: quella creatura stava cercando l'artefice di quel disastro in cucina per eliminarlo e, visto che apparteneva a Integra, probabilmente la donna aveva perso le staffe. Perfetto! Aveva anche un piano adesso in mente... lasciarlo fare! Ma prima...

«Bene, chiedo venia per l'inconveniente. Non aveva certo intenzione di disturbare l'andamento della vostra missione. Buona fortuna».

Il Dalek non rispose e si allontanò, alla ricerca del pokémon. Non appena fu fuori dalla stanza, Sebastian si guardò intorno per vedere se era solo, poi scoppiò in una risata malefica da fare accaponare la pelle a chiunque l'avesse sentito.

Mentre stava avvenendo tutto ciò, Ciel, in quanto uomo peloso del reality era ancora in cerca del piccolo wooper, per prenderlo e farne polpette! O meglio ancora avrebbe potuto prenderlo e chiuderlo da qualche parte, per far sì che non combinasse guai...

In qualunque caso, si disse, lui era il migliore in queste cose, perchè se lui, il Cane da Guardia della Regina, non riusciva a trovare un cosetto di colori inusuali quali blu e viola, senza mani... voleva dire che non valeva niente.

E ciò era impossibile perchè lui aveva raggiunto, anche se oniricamente, la piena maturità!

E in effetti, Ciel si era appena reso conto di aver raggiunto ottimi risultati quando udì un curioso schiamazzare venire direttamente dalla camera di Mey Rin. Stava per chiedere alla cameriera, un pò irritato, di smettere di ridere da sola anche se soffriva di solitudine e si era inventata un amico immaginario, quando un fortissimo «Uuuupaaa!» venne dalla stanza di Mey Rin.

E Ciel seppe che aveva trovato ciò che cercava.

Il piccolo conte (che ormai aveva perso il nome di solubile; capita quando si diventa grandi uomini pelosi) aprì la porta senza curarsi di niente e di nessuno.

Mey Rin spalancò gli occhi, ma non si vedeva mica più di tanto con quegli occhiali grigigni che si trovava, e allora si cacciò gli occhiali per far vedere che aveva gli occhi spalancati per poi indossarli di nuovo. «Upa?» disse Saponino, incuriosito.

«Ah ah, eccoti!» esclamò Ciel, trionfante, puntando un indice contro Saponino

«Si-signolino, si dovlebbe bussale plima di entlale così in stanze...» gli ricordò timidamente Mey Rin

«Oh, ehm, già... pardon. Qui è tutto okay?» si informò il conte, leggermente imbarazzato, mentre Saponino, tutto puccioso, si avvicinava con la boccuccia spalancata e si metteva in bocca con una lentezza assurda il dito del conte.

Ciel cercò infastidito di tirare via il dito, ma Saponino teneva duro. Ricordando con un certo orrore cosa fosse successo ad Annette cercando di tirar via la testa, evitò di commettere lo stesso errore della coniglietta spinse l'indice verso l'interno della boccuccia, stimolando il riflesso laringeo. Il wooper lasciò immediatamente il ditino e con una tossicina adorabile scosse la testolina branchiosa

«Aww, Saponino, è tutto a posto?» si premurò di sapere Mey Rin, accarezzandogli un piedino morbidoso

«Come lo hai chiamato?» chiese il Conte, a metà tra l'incredulo e il divertito

«Beh, Saponino pelchè, ecco, lui e-eh ehm scivola, signolino... lo plendi in mano e schizza in alia come le saponette quindi, io eh l'ho chiamato Saponino»

«Chop» disse il wooper con allegria

«Saponino, eh?».

Strano ma vero, ora Ciel cominciava a provare qualcosa... per Saponino. Era così piccolo, così grazioso... così puccio. Nei suoi occhi tondi, quei due bottoncini lucidi, gli sembrava di scorgere l'essenza della vita, in quello sguardo puccioso c'era l'infinito.

«Oopa!» disse Saponino, aprendo la “boccuccia” come un “fornuccio”.

E d'improvviso la porta si spalancò.

«Steerminaare!» strillò una voce metallica, rabbiosamente.

«Aaaaaah!» «Ooopaaaa!» strillarono i presenti, terrorizzati.

«C-cosa vuoi?!» chiese Ciel, facendosi coraggiosamente avanti

«Sterminare! L'ho trovato! Sterminare!» rispose cocciutamente il Dalek, avanzando. Sembrava inarrestabile, una massa di indistruttibile metallo e combattività

«Uuuupaaa!» disse il wooper, risoluto

«Hai lagione, Saponino. Scappiamo!».

I tre si fiondarono fuori dalla stanza, aggirando rapidamente il Dalek che sparò senza pietà sulla stanza, lasciando buchi grandi ben più di monete e dai bordi neri e bruciacchiati «Steerminare!>

«Aaaaaaah!».

Visto che nessuno dei tre aveva idea di chi fosse mai stato l'obiettivo del mostro alieno, visto che in fondo avrebbero potuto essere tutti e tre conoscendo Lady Hellsing, nessuno aveva la minima intenzione di fermarsi. Corsero a perdifiato, fino a sentire i polmoni in fiamme, fino a sentire le famose fitte ai costati, fino ad aver voglia di cadere e non rialzarsi più, corsero oltre la Light Side, sorpassando il sottile confine tra i due Lati, quello della Luce e quello delle Tenebre, dove Mey Rin non si era mai avventurata. Per quanto corressero veloce, sentivano sempre una presenza che li osservava e un formicolio spaventoso sulla nuca. Ogni tanto volava qualche colpo di laser, e lì nessuno poteva salvarti se non avevi i riflessi pronti.

Ma Ciel non era un maratoneta. Qualche scatto lo sapeva fare, e si era comportato bene, ma il suo esile corpo aspettava ancora che Sebastian lo venisse a salvare dopo lo scatto iniziale. Funzionava così, lui scappava quel tanto che bastava per avvicinarsi a Sebastian, poi il maggiordomo lo prendeva in braccio o lo metteva in spalla e fuggiva veloce come la polvere davanti a un nuovo Swiffer Duster. Ciel rallentava sempre di più, e questo lo terrorizzava. Annaspava e deglutiva, in cerca di nuovo ossigeno da bruciare, ma sentiva che il cuore gli stava scoppiando in gola. Sapeva di non potercela fare. Incespicò, e per un terribile istante pensò che sarebbe caduto, ma un paio di passi goffi e discordati lo salvarono e, saltellando come un pulcino, riuscì finalmente a ritrovare il passo e l'equilibrio. Si sbilanciò a sinistra, ma l'importante era correre.

Qualcosa di luminoso vibrò a poca distanza dalla sua faccia, nel punto esatto in cui pochi istanti prima lo avrebbe preso di sicuro, mancandolo di pochi millimetri. Per fortuna si era sbilanciato troppo, e il laser lo aveva mancato.

Ciel guardò il raggio laser proseguire, mancare Mey Rin e Saponino. E allora si convinse di essere lui il bersaglio, non potendo concepire che il Dalek sparasse a casaccio pur di prendere qualcuno (che in effetti era quello che stava facendo: eliminati i due “grossi” avrebbe potuto agevolmente ammazzare il “piccolo”, e se sparava al piccolo prima, beh, tanto meglio, no?) e poi aveva paura e non gli arrivava abbastanza ossigeno al cervello. Schivò per miracolo un altro laser, mentre aveva l'impressione che i suoi polmoni stessero per scoppiare come due vili palloncini rosa.

E lui, illuso, che aspettava ancora Sebastian... ehi, aspettate! Ma dove cavolo era Sebastian mentre il suo padroncino veniva sparato da un Dalek in missione inferocito?

Era a fare un peluche. Un peluche con le sembianze di wooper. Non fraintendetemi, non era per lui: non poteva certo affezionarsi a quel dolce mostriciattolo dopo che gli aveva rovinato il lavoro e che gli aveva ammazzato Annette. Era parte principale del suo diabolico piano. Effettivamente, riceveva gli impulsi di pericolo catastrofico imminente dal patto sull'occhio del suo Signorino, ma nella categoria “pericolo catastrofico imminente” c'era anche l'astinenza da thè, altro suo piccolo trucchetto da demone per legarsi a doppio filo Ciel: senza Sebastian non c'era thè e lui lo aveva fatto diventare dipendente dalla teina.

Poverino... ma dopo lo avrebbe certamente ringraziato, quando lui avrebbe portato a compimento il suo terribile piano. Bastava fare arrabbiare con quel pupazzetto uno degli Hellsing, e il gioco era fatto! Nel frattempo il Dalek avrebbe ucciso il wooper, così, con ben due giocatori fuori gioco, il casato Phantomhive avrebbe nuovamente trionfato.

E lui aveva già in mente la sua preda perfetta.

Fu così che Sebastian si avvicinò alla camera di Seras Victoria, con la porta aperta e la trovò che cantava canzoni di Gino il Pollo con aria ispirata di fronte allo specchio, molleggiando senza motivo. Odiandosi per quello che stava per fare, Sebastian si nascose dietro il muro e fece affacciare il pupazzetto di wooper

«Uuupa!» disse Sebastian, facendo una vocetta piccola piccola e alzando gli occhi al cielo.

Seras si girò «Ciao, uoper! Cosa vuoi? Mi sono divertita, oggi!»

«Sai, Seras, volevo avvertirti» recitò il demone con una vocina adorabile

«Ma tu parli?»

«Si, io parlo»

«E che cosa mi vuoi dire, uoper?»

«Ti voglio dire che, quando tu te ne sei andata, ho sentito dire a Finnian che ti ha preso in giro per tutto il tempo»

«In che senso?» chiese lei, battendo le palpebre perplessamente

«Nel senso...» Sebastian fece girare la testa al wooper di peluche a destra e a sinistra come se avesse voluto controllare che non ci fosse nessuno che lo avrebbe potuto ascoltare «... che lui in realtà non è tuo amico! E non gli piace neanche Scaccastagna! Veramente lui ha fatto finta tutto il tempo di essere tuo amico, perchè così tu lo avresti aiutato, e la squadra della tua Mastah avrebbe perso! Upa!»

«Che cattivone! Non ci posso credere! Ma tu... tu dici davvero?»

«Si, si, mi dispiace tanto, Seras. Upa! Ma è tutto vero. Lui in realtà non avrebbe mai dovuto, ma l'ha fatto. E in realtà a lui non piacciono neanche gli animali»

«Oh, no!» gemette Seras «Sento che mi sta arrivando una crisi isterica provocata da uoper, il che è contro il regolamento! Ed è tutta colpa tua che mi hai dato questa brutta notizia! Ti faccio male!» singhiozzò la vampira.

Sebastian sogghignò: era ancora meglio di quanto avesse pensato

«Va bene! Però devi trovarmi col tuo fiuto!» cinguettò il demone, poi se la diede a gambe levate.

Seras annusò l'aria, trovò immediatamente l'odore appetitoso di wooper e corse a tutta velocità per i corridoi.

Ora che le sue priorità erano state portate a termine con successo, Sebastian era disponibile a usare un po' del suo tempo per il suo padroncino. Sospirò e cominciò a correre come un fulmine. Gli arrivavano degli impulsi di pericolo con regolarità impressionante. Probabilmente non riusciva ad allacciarsi le scarpe...

Ciel cadde a terra. Era finita. Lo sapeva che sarebbe successo. Deglutì, mentre il suo esile petto si alzava e si abbassava rapidamente nel respiro. Sarebbe morto così, con il cuore in gola. Ucciso da un mostro alieno in un reality poco sicuro. Se fosse sopravvissuto, giurò a se stesso, mai e poi mai sarebbe andato a un altro reality, neanche se gli fosse stato ordinato dalla Regina Vittoria in persona.

«Signolino!» strillò Mey Rin «Signolino, alzatevi! Alzatevi o vi uccidelà!»

Ciel chiuse gli occhi. Non era neppure in grado di capire se sarebbe riuscito ad alzarsi. Gli doleva tutto, ma adesso che era sdraiato per terra stava un pò meglio.

«Signolino!».

Il conte aprì gli occhi. Il Dalek troneggiava su di lui, fissandolo con il suo unico occhio blu meccanico, riparato con dello scotch dalla frattura precedente, causata dal Maestro. La bocca dello stomaco si sigillò, mentre sentiva qualcosa di freddo e umido assalirlo da dentro. Aveva scordato quanto poteva essere sgradevole il terrore per la propria vita. La gola era chiusa in modo doloroso, ma provava una sensazione molto simile alla nausea. Con le narici dilatate e gli occhi sgranati, fissava il Dalek come un cervo abbagliato dai fari di un'auto che stava per investirlo.

«Ster-mi-na-re» scandì il Dalek. L'arma gli venne puntata contro.

Una forza grande più di lui lo spronò a mettersi in piedi, ma ormai era troppo tardi, lo sapeva, anche se non voleva lasciare nulla d'intentato. Si strappò rabbiosamente la benda da un occhio «Sebastian! Sebastian vieni! Dannato maggiordomo idiota, vieni subito qui!» la sua voce era incrinata, mentre riusciva a malapena a rimettersi in piedi.

«Signolino!» piagnucolò di nuovo Mey Rin «Scappate!»

«Sterminare!».

Con un rumore sordo, il laser partì.

Successe tutto così in fretta...

Ciel cadde per terra con un tonfo, un peso morto.

Le gambe non riuscivano a reggerlo.

Il conte si stupì prima di tutto di provare dolore, perchè, almeno a quanto ne sapeva lui, i morti non sentono dolore. Aprì gli occhi e vide... tutto. Per quanto ne sapeva i morti non vedono neanche.

Si rialzò di fretta, sentendosi un po' molle. Seras teneva l'occhio del Dalek alzato, appoggiandocisi su con nonchalance «Dov'è il uoper?» chiese, con un sorriso smagliante.

«Di là» rispose Ciel, frastornato. Girandosi per correre, si accorse che il laser lo aveva mancato di poco, ma lo aveva mancato.

Seras buttò a gambe all'aria il Dalek perché “non era il suo Mastah” e corse insieme a Ciel. Arrivati col gruppo, Mey Rin abbracciò il conte, sollevata, poi si staccò subito

«Scusa, signolino, io non volevo, io...»

«Purchè rimanga fra noi» disse Ciel, troppo stanco per rimproverarla.

Nel frattempo Seras aveva guardato brutto il wooper e poi gli aveva tirato una branchietta

«Upaupaupaupa!» strillò Saponino

«Così impari a dare cattive notizie!» declamò Seras, finalmente in pace con sé stessa. Poi ebbe una crisi isterica e scappò in lacrime.

Ma qualcosa di inaspettato accadde. E, girandosi videro quel maledetto Dalek ancora in piedi. Ora, dovete sapere che i Dalek hanno una brutta forma di cesto dell'immondizia capovolto, solo che sono pesanti, quindi nessuno riusciva a spiegarsi come avesse fatto a rialzarsi.

«Correteeee!» incitò Ciel, anche se non ne poteva più lui per primo.

Una porta si aprì davanti a loro e spuntò la testa da Chiccolino di Ribes di Walter, tutta interessata. Il piccolo maggiordomo aggrottò le sopracciglia, poi il suo volto si illuminò di comprensione.

«Dentro! Tutti dentro!» strillò loro e i poveretti entrarono nella stanza senza indugi.

Ok, ora spieghiamo perchè il Dalek si è magicamente rialzato. Sebastian, quel maledetto maggiordomo carogna, sentendosi chiamato direttamente, è accorso dal suo padroncino. Ma, vedendo il Dalek per terra e volendo che l'alieno completi la missione, il cattivone lo ha rialzato. Nessun mistero.

Senonché, ora il Dalek è a piede libero.

E andò a “bussare” alla porta di Walter. Al che il maggiordomo aprì la porta e con un sospiro profondo, levò qualsiasi emozione dalla faccia. I Dalek rispettano di più le persone senza sentimenti.

«Qui c'è il mio obiettivo. Devo sterminarlo!»

«La padrona ha dato anche a me la stessa missione. L'ho sterminato io» assicurò Walter, appoggiandosi allo stipite della porta. Il braccialetto sul suo polso cominciò a illuminarsi di una leggere fluorescenza.

Il Dalek lo fissò per secondi che parvero minuti, poi disse «Va bene» e si allontanò.

Ci fu un attimo di silenzio incredulo, poi Saponino disse «Upa?» e il silenzio si ruppe.

Mey Rin corse ad abbracciarlo e baciarlo «Sei fantastico, Walter! Ci hai salvati!»

«Beh, grazie maggiordomo» disse Ciel e trasalì. Aveva ringraziato il servitore della squadra nemica. Certo che doveva aver preso proprio un bello spavento.

«Upa upa chop!»

«Upa upa pa upa!» rispose Walter, con accento impeccabile rivolto al wooper

«Upa, pa».

Mey Rin e Ciel gli lanciarono sguardi increduli.

«Che c'è? Non avete mai sentito nessuno parlare woopa?» chiese il maggiordomo

«Sei il mio idolo» rispose Mey Rin, con un grande sorriso.

Ma a turbare la tranquillità del momento di scampato pericolo, arrivò quel maledetto maggiordomo demoniaco cornuto.

«Signorino, mi avete chiamato?» disse Sebastian, affacciando e tirando occhiate gelide a Walter.

Ciel sentì dilatarsi qualcosa in lui chiamata “grande grande rabbia”. Diventò rosso, mostrò i denti, fece un verso simile a un ringhio e poi esplose «Brutto maggiordomo idiota! Sei il servitore peggiore della galassia! Non ho mai conosciuto un idiota gigante come te, deficiente! Quello stava per ammazzarmi, testa di... cretino totale! Sei un cretino totale!».

La sequela di insulti continuò a lungo, con parole che non ripeteremo per motivi di decenza. Anzicchè diminuire con lo sfogo, la rabbia parve aumentare in modo vertiginoso, fino al punto che Ciel stava quasi per strozzarsi a furia di strillare e tutti lo guardavano scandalizzati.

«Upa!» disse il pokèmon, preoccupato.

«Chiedo venia» disse Sebastian debolmente, alla fine della sfuriata che ridusse Ciel con la faccia chiazzata e il fiatone «Lo so avrei dovuto essere lì, e mi dispiace di non essere stato presente. Non posso fare altro che implorare la vostra pietà, eh. Chiedo umilmente perdono, padrone» poi si inchinò galantemente.

Ciel lo guardò con disprezzo, con l'occhio marchiato chiuso in modo che Mey Rin e Walter non lo vedessero e disse poche parole «Non sei degno del mio casato. Lo insozzi, lordo demone».

Fu una pugnalata, un colpo basso, un fendente di mazza ferrata su una tempia, una noce per un bruco (?) per Sebastian.

Il demone sperimentò una cosa che somigliava alla depressione.

«Sono stanco» disse infine Ciel «Portami nella mia stanza, Sebastian. E che non si ripeta una terza volta, sono stato chiaro?»

«Certamente, my lord».

E fu così che Ciel, uomo peloso che era passato a un soffio dalla morte, dormì. Mey Rin giocò con Saponino insieme a Walter, che sapeva incredibilmente parlare il woopa o wooperese che dir si voglia e alla domanda di Mey Rin “Come l'hai imparato?” rispose semplicemente che era una lunga lunga storia. Seras era depressa perchè Finnian non era un suo vero amico (o almeno lei così pensava). Finnian era triste perchè non riusciva a trovare né il wooper né Seras (e giocare da solo non era divertente come giocare in compagnia). Alucard dormiva da un bel pò e sognava sangue, pistole, e toilettes. Integra aveva scongelato il Maestro col phon, che era tutto infreddolito e gli stava venendo un malanno spaziale, e aveva cominciato a riordinare il suo ufficio devastato. Era almeno un po' più tranquilla, visto che il suo Dalek era tornato e aveva detto che la sua missione era stata compiuta (anche se non disse da chi). Anche il Maggiore dormiva. Bard, istraniato dal mondo, era ancora che cercava “il coso coi rami nella testa” per chiuderlo in un ruvido sacco. Sebastian, mortificato, puliva la casa e ascoltava attentamente il suo radar-Ciel per poter captare anche la minima richiesta di aiuto e si rimproverava: come aveva potuto non ascoltare un segnale così forte? Non era proprio da lui!

Ma ovviamente, tutta questa storia non può finire così. Insomma, pensateci: i Phantomhive sono in vantaggio, ma gli Hellsing hanno un componente che parla con i wooper. E la giornata non è ancora finita.

Walter stava aspettando il momento propizio per agire, e, ben presto, quello che stava aspettando si presentò su un vassoio d'argento.

«Ehm, scusa, Walter» chiamò Mey Rin, imbarazzata «Io dovrei andare a incipriarmi il naso»

«Che?» chiese il maggiordomo, ricordando chiaramente che Mey Rin non si era mai incipriata il naso

«Devo andare in bagno» chiarì la cameriera

«Ah... ehm, okay. Vai pure».

Mey Rin uscì frettolosamente dalla porta.

Fu allora che Walter si lasciò andare a un ghigno furbo e si curvò verso Saponino

Ehi” gli disse in woopa “Ho un favore da chiederti, una cosuccia da niente, una sciocchezza”

Che cosa?” rispose Saponino, battendo le palpebre in modo adorabile

Hai presente quelli che stanno nella parte luminosa della casa? Ecco. Scommetto che a te piacciono tanto i parco-giochi, quindi... beh, forse mi sono sbagliato e questa non è una cosa che ti piacerebbe...” sussurrò Walter, con tono tentatore

Ti ascolto” rispose il wooper, drizzando la codina. Aveva un sorrisone gigantesco.

Quello che devi fare è...” e mormorò qualcosa a voce bassissima qualcosa vicino alla testa del pokémon. Quello annuiva di tanto in tanto, tutto puccio, e alla fine lanciò un “Paa!” di apprezzamento.

Quando Mey Rin tornò nella stanza, Walter era solo e con un ghigno parecchio malefico

«Tutto bene? Dov'è Saponino?» chiese la cinese, allarmata. Non sapeva perchè, ma dalla faccia di Walter aveva paura che se lo fosse mangiato.

«Oh» Il maggiordomo si ricompose «Saponino è andato a prenderci una cosa» Walter sorrise con innocenza «Ha detto che ci avrebbe fatto una sorpresa»

«Oh, ma che dolce!» esclamò Mey Rin, commossa.

Dolce, si, e molto.

Soprattutto mentre camminava quatto quatto zitto zitto per avvicinarsi a Elizabeth Cordelia Esthel Middford con oscure intenzioni in mente.

Mi raccomando, la tua vittima è una bambina con i capelli biondi e boccolosi. La riconosci subito. Cercherà di coccolarti, ma tu fa ciò che ti ho detto e tutto andrà bene”.

Saponino aggrottò le sopracciglia, deciso a fare ciò che andava fatto senza rimpianti. Camminava a passo deciso con i suoi piedi pagnottosi lungo il corridoi, guardandosi intorno a fatica, con gli occhietti strizzati. Mamma che buio... d'improvviso si ricordò perchè non riusciva a trovarla

Ricordati che, se vuoi trovare il tuo bersaglio, devi stare nella luce. Lato luminoso, mi hai capito bene? Lato luminoso, altrimenti non la troverai mai”.

Saponino accelerò il passo e attraverso risolutamente il sottile confine tra la Light Side e la Dark Side. Ecco qui, adesso era nella luce, perfetto. A dir la verità, fu più facile di quanto si fosse immaginato trovarla, visto tutto il rumore che faceva

«Ecco qui, signor orsacchiotto, un bel fiocco a te! E anche a te, altro signor orsacchiotto! E anche a te!» schiamazzava dalla sua stanza. Così fu facile individuarla ed entrare nella sua cameretta, facendo l'animaletto tutto puccio.

Sfondò la porta con una testata e guardò Lizzie facendo «Pa!»

«Awwww! Ma quanto sei carino e puccino! Kawaaaaiii!» esclamò la bimba e si chinò ad abbracciarlo. Saponino, prontamente scartò di lato, il che intenerì ancora di più Lizzie

«Ma come sei kawai quando salti! Awww! Vieni qui, fatti abbracciare e strizzare, tenerello!»

E ricordati, quando l'hai trovata... attacca!”.

E wooper attaccò. Spiccò un balzo fenomenale, solcò l'aria con la grazia di una ballerina e con al potenza di un Brock Lesnar infuriato e riuscì a sorpassare una perplessissima Lizzie.

E cominciò a far fuori i signori orsacchiotti

«Cosa stai facendo?!» strillò Lizzie, in preda al panico, mentre Saponino schiacciava allegramente la testa di uno degli orsacchiotti sotto la coda facendola appiattire e poi esplodere. Ne prese un altro in bocca e, dopo averlo masticato e passato da una guancia all'altra, lo sputò per terra e continuò la sua opera di distruzione «No, smettila! Non farlo!»

Lizzie lo afferrò, ma... insomma, lui era Saponino. Saltò in aria, sorridendo, fece una doppia capriola a mezz'aria, una rotazione a millequattrocento gradi e quattro volteggi aerei e saltò sul letto.

Si accorse con stupore che il letto... molleggiava. E molleggiò, molleggiò e molleggiò, ridendo come una matto con una risatina pucciosa. Lizzie pensò di essere salva. E Saponino dovette leggerlo negli occhi perchè, sotto tutta la puccezza e la morbidosità e la carineria, aveva uno spirito dispettoso. Allorchè balzò via dal letto e cominciò a prendersela con l'armadio

«Smettila!» strillò Lizzie, quasi con le lacrime agli occhi «Smettila di rovinare tutto! Dannata bestiolina!»

E fu allora che ci fu la goccia che fece traboccare il vaso: il piccolo Saponino riuscì a colpi di coda a spaccare l'armadio, facendo volare tutt'intorno schegge di legno come spruzzi d'acqua dopo il tuffo di un elefante indiano, e vi trovò i vestitini di Elizabeth.

La ragazza si mise a strillare come un'arpia sonica quando Saponino, tutto tranquillo, si mise in bocca il suo vestito preferito.

Lizzie aveva gli occhi fiammeggianti e in lei c'era la furia di cento diavoli. La bimba aprì la porta e spedì il wooper fuori con un calco urlando «Fuori di qui!».

E mi raccomando, porta una cosa qualunque quando torni. Fidati e io ti aiuterò a costruire il tuo parco-giochi personale. Vedi? Io non solo ho le mani, al contrario tuo, ma pure i pollici opponibili!”

«Upa!» disse l'animaletto. Tutto puccioso saltellò, prese un mazzetto di fiori bianchi dal cortile interno e saltellò fino alla camera di Walter.

Sono tornato!” annunciò l'animaletto, e il maggiordomo venne ad aprirgli la porta

«Oh, ma quanto è dolce!» si intenerì Mey Rin

«Upa!» disse Saponino con il mazzo in bocca e lo consegnò a Mey Rin

Fatto?” chiese Walter, preoccupato

Fatto”. Assicurò il pokémon, annuendo.

«Che ha detto?» chiese Mey Rin, incuriosita, annusando i fiori

«Ehm... eh, ha detto che ...» schioccò le dita come se non gli venissero le parole, mentre in realtà non gli veniva una scusa «Ha detto che qui è molto diverso da dove viene» buttò lì. In fondo, poteva anche essere credibile.

«Ah, si? E com'è da dove viene? E come gli è venuto in mente proprio adesso?»

«Ah, ehm... paludoso! E poi per trovarci quei fiori ha girato un po', ha fatto conoscenza con gente nuova, non è vero?»

«Chop!» confermò Saponino il pucciotto scivoloso.

Giocarono tutto il pomeriggio insieme, mentre Lizzie cercava di rimettere insieme i cocci della sua vita e dei suoi sogni infranti.

Walter credeva di aver fatto vincere la propria squadra, quindi non si preoccupò più di tanto.

Chiccolino di Ribes accarezzò la testa di Saponino. Il braccialetto al suo polso riluceva un po' più del solito...

Quando Mey Rin e Walter furono davvero troppo esausti per continuare a giocare con Saponino (che ovviamente non era neppure scalfito dalla giornata di gioco appena trascorsa, e continuava a saltellare imperterrito).

E, alla fine, suonando a tutto volume “Disturbia” di Rihanna, i concorrenti vennero richiamati a guardare il punteggio totalizzato sul famoso cartellone. Seras evitò Finnian tutto il tempo, ma non in modo normale: si avvicinò a Finnian giusto per fargli vedere che c'era e poi, quando il giardiniere cercava di parlare o proporle un nuovo gioco, lei si allontanava per tornare subito dopo. Il poverino ben presto si depresse e non disse più una parola.

«Va bene, va bene, disturbati» annuì Alucard «Ditemi tutto»

«Dov'eri tutto questo tempo?» gli chiese Walter

«Dormivo» rispose placidamente il vampiro. E, in effetti, era ovvio. I vampiri fanno sempre, salvo a causa prova, un lungo sonnellino pomeridiano; non si sa perchè mai Seras si fosse svegliata nel mezzo del giorno per saltellare davanti al suo specchio.

Comparve la solita bella modella sullo schermo, accompagnata dalla voce della conduttrice «Perdonateci ancora una volta per questo errore di sistema, ma ci stiamo lavorando e presto tornerà il Pupo Brutto, compagno inseparabile dei vostri sogni più indimenticabili!»

«Senza dubbio» concordò Bard, con una faccia... beh, immaginatevi di starvi lavando i denti tutti tranquilli, soli soletti in casa, e all'improvviso nello specchio del vostro bagno affiora un'immagine del Pupo Brutto attorniato da volti di sconosciuti sfregiati che sorridono e che, dopo inquietanti istanti di immobilità, si mette ad avere i suoi ancor più inquietanti pseudo-attacchi di epilessia. Ecco, ci siamo, aveva più o meno la faccia che avreste voi in quell'occasione.

«Ecco perchè tornerà tra breve!» assicurò la conduttrice «In qualunque caso, avete affrontato la prova e ne siete usciti incolumi, tranne il Maestro che si è preso una specie di febbre, penso... uhm, si?» Il Maestro lanciò un'occhiataccia verso lo schermo e la modella che faceva gesti violenti contro i presenti. Era tutto tremante, avvoltolato in una specie di copertina di lana calducciosa, con Integra che lo teneva dalla mano. «Uhm, si, febbre spaziale. Ma a parte questo, siete riusciti a passarne mentalmente e fisicamente incolumi. Perciò, congratulazioni! Ma solo una squadra riuscirà a portarsi diletto e gloria, con la vittoria e il consecutivo lauto premio! Qui di seguito i risultati!»

La modella scomparve con un “puff” e lo schermo virò di colore fino ad arrivare ad un tenue color pesca. Sullo schermo comparvero in nero i seguenti risultati:

 

1.Bard è fuori: si è imbestialito per primo, perdendo la pazienza perchè... perchè si.

2.Integra è fuori: di fronte allo spettacolo del proprio ufficio distrutto, beh... capita.

3.Seras è fuori: si è fatta ingannare da un pupazzetto di pezza a forma di wooper manovrato da Sebastian, il quale le ha detto che Finnian in realtà non era suo amico e allora lei gli ha tirato una branchietta.

4.Lizzie è fuori: anche se wooper è kawai, non era sicura di potergli permettere di distruggere tutto ciò che c'era nella sua stanzetta.

5.Sebastian è fuori: ha avuto un duello all'ultimo sangue con wooper, che lo ha fatto arrabbiare e perfino trasformare nella sua forma demoniaca. Per motivi di privacy, non diremo che wooper ha vinto.”

 

Alle informazioni appena ricevute ci furono molte reazioni contrastanti. Seras neppure si accorse delle grandi scritte in nero sullo schermo, tanto era impegnata a “evitare” Finnian, e Finnian non si discolpò perché non aveva neppure capito che cosa stesse succedendo.

Ciel si girò verso Sebastian e incredulo, gli disse «Tu cosa

«Bocchan, io...»

«Uno, basta giapponesismi, sono inglese io; due, ti sei fatto battere da una salamandra senza le mani nella tua forma demoniaca? E non solo, per colpa tua abbiamo anche perso! E chissà quale sciocchezza è stata a farti arrabbiare! Basta, non ce la faccio più a farti la predica... una volta o l'altra ti licenzio...».

Sebastian si irrigidì, e i suoi occhi saettarono su Ciel «Chiedo umilmente, venia, signorino, non era mia intenzione portare vergogna e sconfitta sulla nostra squadra. Era come se non fossi stato in me... come se una forza esterna mi avesse spinto a farlo...»

Walter spalancò le palpebre, e sembrò capire qualcosa. Baciò il braccialetto, contento, ringraziando mentalmente mille volte chiunque avesse spedito quel dono divino.

Ad un certo punto Saponino saltò fuori da una stanza gridando «Upaaa!»

«Saponino!» gridò contenta Mey Rin «Che bello vederti! Non posso credere che il signor Sebastian ce l'abbia avuta con te!»

«Tu, maledetta bestia!» gridarono in coro il Maestro e Integra. Lui tirò una specie di scarica elettrica dalle mani, e il pokémon, incredibilmente, non si spostò. Il “fulmine” lo centrò in pieno, ma sembrò diramarsi in tante piccole scariche elettriche che si dissolsero sulla sua pelle blu, mentre lui rideva come in pieno ad un attacco di solletico.

«Che mostro è?» chiese il Maestro ad alta voce, osservandolo impressionato

«Lo sanno tutti» intervenne Alucard «Che gli attacchi di tipo elettro non hanno effetto su wooper»

«Uoper è forte» confermò Seras «E quando Zapdos gli fa pew pew con i fulmini a uoper non interessa!»

«Cosa blatera?» chiese Bard a Finnian e Finnian, tutto contento, gli spiegò «Che quando Zapdos gli fa pew pew con i fulmini a uoper non interessa!»

«Ah. Non interessa manco a me.» fu il commento entusiastico del cuoco.

«Ma vediamo quanto resiste di fronte ad un pugno» minacciò Integra, facendosi scrocchiare le nocche. Il wooper impallì.

«Oh! Guarda, è diventato sciainii!» commentò Seras, che non aveva capito niente. Ma non è una novità.

Saponino cercò di mettersi in salvo nella prima stanza che capitò sotto tiro, mentre Integra lo inseguiva, e si infilò nella stanza peggiore e migliore per nascondersi: la stanza dei portali dimensionali.

Il piccolo pokémon, gridando «Upaupaupa!» si infilò nel primo portale a tiro, e il Grozzo Quattro Braccine chiuse la porta alle sue spalle.

«Non si può uscire dal portale, desolato» disse, lapidario.

Sbuffando come un toro, Integra tornò indietro.

«Beh, perlomeno avete guadagnato un sacco di punti, e il nostro progetto è quasi finito» osservò il Maestro, per consolarla, e Integra annuì.

«Ma» si intromise Mey Rin sull'orlo delle lacrime «Che fine ha fatto?»

«Secondo i nostri calcoli» rispose freddo il Grozzo «Attualmente è in WWE, una federazione di wrestling dove c'è gente muscolosa e poco vestita che si da le botte secondo un preciso disegno detto “storyline”»

«E lo rivedremo più?»

«Probabilmente no»

«Nooooo!» strillò Mey Rin, melodrammaticamente.

«Dai su con la vita! Per la precisione» commentò la conduttrice «Mey Rin, ricordati che tu e la tua squadra ora state sotto di venti punti, perciò, ora che ci penso, piangete tutti insieme! Hellsing, invece, voi gioite perché avete racimolato un bel gruzzoletto e, in omaggio, un bottone!»

Ad Alucard venne consegnato dal Grozzo Bestiolino un bottone nero.

«Ah. Grazie».

Lo schermo si aggiornò, mostrando il nuovo punteggio:

 

Hellsing – 108

Phantomhive – 85

 

I poveri Kuroshitsujiani, solo ora che ce l'avevano davanti, si accorgevano di quanto erano nei guai. Ma, non potendoci fare niente. Vennero spediti tutti a nanna, tristi, contenti, ammalati e rotti pure.

Le luci vennero spente, e la Casa del Reality piombò nel silenzio.

...

«Upa?».

  
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