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Autore: composetomejustin    15/02/2013    5 recensioni
So esattamente di non essere brava con le parole. Di non trasmettere niente quando scrivo ma sappi che il solo fatto che tu abbia letto tutto ciò o che magari tu abbia intenzione di farlo mi rende felicissima. Grazie infinite.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Dal punto di vista di Justin.
Sento le guance avvampare e le spalle rabbrividire. Attraverso la mia mano, deposta sul suo petto, posso avvertire il suo cuore battere con un ritmo irregolare. Sfioro il suo braccio con le dita e delicatamente la accarezzo nell'attesa che si rilassi. Sento i suoi muscoli distendersi sotto il mio tocco. Le sue labbra si staccano lentamente dalle mie rilasciando una lieve scia di calore. Percorro con le dita la mia bocca. E' calda e morbida. Poi sfioro la sua. Nonostante si sia appena separata dalla mia è ruvida e ghiacciata, questo mi fa venir voglia di baciarla ancora. Baciarla e non smettere più. Mi mordo il labbro inferiore tenendo lo sguardo fisso su di lei. Sta arrossendo. La trovo dannatamente adorabile. Si è appena nascosta il viso sotto i suoi tanti ricci facendo il modo che io non possa vedere quanto è imbarazzata. Mi scappa una risatina. Tendo le braccia e le scosto i capelli dal viso giocandoci un po' prima di lasciarglieli ricadere sulle spalle. Le sue guance sono perennemente arrossate, non ricordo di una circostanza in cui non le abbia avute di questo colore roseo. Sorrido al pensiero del nostro primo incontro. Lei completamente fradicia sotto la pioggia, il mascara che le rigava le guance, il cappotto completamente puntellato di gocce d'acqua, lo sguardo perso e le labbra serrate. Mi salta in mente la telefonata della madre, il cellulare scarico, la sua testa stretta tra le mani in preda al panico, poi le mie braccia annodate intorno ai suoi fianchi, il suo capo sul mio petto; lei in ginocchio sull'asfalto mentre tento di rimetterla in piedi, le lacrime versate di fronte all'uomo in divisa, il primo incontro con Loreine, la gentilezza di George. Poi tutto prende una piega diversa. Un immagine di me e Faith distesi sullo stesso letto affiora tra i miei ricordi. Lei mi sussurra i suoi segreti, io le confesso i miei. Poi si assopisce ed io veglio su di lei tutta la notte, nella speranza che possa riposare. Un'altra immagine di me e Faith mi torna alla mente. Cerco di baciarla nella stanza da bagno ma lei corre via. Sento il cuore bruciare, spezzarsi in piccoli frammenti. Ecco un'altra immagine. Siamo sul sofà accanto ad una grande finestra in salotto. Cerco di evitarla ma mi è impossibile. Lei mi coccola ed io mi assopisco sul suo seno. 
«Justin?» Scuoto il capo non appena avverto il suono della sua voce accarezzare le mie orecchie. 
«Si?»
«Non hai ancora risposto alla mia domanda.» Aggrotto la fronte. 
«Che.. che domanda?» 
Scorgo un mezzo sorrisetto dipingersi sulle sue labbra. 
«Ti ho chiesto se era di questa reazione che avevi paura.» 
«Ah già.» 
Faith porta in avanti il capo. 
«Allora?» 
«Ero davvero..» Mi avvicino. «Terribilmente..» Sussurro sul suo viso. «Spaventato.» Premo le labbra contro le sue. Con i pollici accarezzo le sue guance ovviamente calde ed arrossate. La sento sorridere contro la mia bocca e d'istinto sorrido anch'io. Passa qualche minuto ed entrambi decidiamo di staccarci per riprendere fiato. 
«Penso che sarà meglio correre a prepararci per la cena di stasera.» Sorride.
Distolgo lo sguardo dalle sue labbra. 
«Non sei più arrabbiata con me perché ho accettato?» 
«Non potrei neppure se lo volessi.» 
La stringo forte tra le mie braccia lasciando un bacio sulla sua fronte. 
«Andiamo Justin, o tarderemo.» 
Entrambi ci mettiamo in piedi, lei si dirige verso il bagno, io mi stendo sul letto di camera sua.
«Justin?» La sua voce risuona dall'altra stanza. 
«Si, piccola?» 
«Tu non devi prepararti?»
«Tranquilla, non appena sei pronta passiamo da casa mia, ci metterò un secondo a cambiarmi.» 
«Su questo non ho dubbi. Sono i tuoi capelli che mi preoccupano.» Scoppia a ridere.
«Che? Che hai contro i miei capelli?» 
«Nulla, è solo che li hai sempre tirati su alla perfezione. Ci impiegherai secoli.»
«Mi velocizzerò per te, piccola.»
Nessuna risposta. Solo una risata. 
Mi metto comodo sul letto e attendo di vederla uscire dal bagno. L'attesa si prospetta più lunga di quanto mi aspettassi. Dopo minuti che sembravano secoli sento la porta del bagno aprirsi insieme al sonoro rumore dei suoi passi. E' sull'uscio della camera con soltanto un accappatoio addosso. I piedi nudi sono fissati sul pavimento. Il viso è quasi completamente roseo. 
Mi metto seduto sul letto. Le sorrido. Noto le sue braccia incrociate sul petto ed il piede destro picchiettare sul pavimento come se stesse aspettando qualcosa, solo dopo mi rendo conto di essere di troppo.
«Scusa dolcezza, tolgo il disturbo.» Mi metto in piedi ridendo. 
«Mi domandavo quando ti saresti deciso.» Ride anche lei.
«Beh, mi aspettavo che mi chiedessi aiuto con i vestiti.» Le faccio un occhiolino. 
«Sparisci, casanova!» Mi spinge delicatamente verso l'uscio per poi chiudersi la porta alle spalle. 
«Sono sempre qui, se cambi idea.» Le urlo allontanandomi. 
Passa qualche minuto e mi ritrovo a bussare alla sua porta. Entro in seguito al suo permesso. 
E' seduta di fronte allo specchio e passa un po' di cipria sulle sue guance rosate. Indossa un abito floreale stretto sino in vita che le ricade dolcemente sulle cosce. Le calze nere, delle ballerine ed una giacchetta in tinta unita. I suoi capelli, ancora bagnati, le ricadono sulle spalle. «Dammi ancora qualche altro minuto e sono pronta.»
«Ti do una mano io, mh?» Ricevo come risposta un enorme sorriso che decifro come un SI. 
Mi avvicino a lei e afferrando una spazzola dal comodino, raccolgo qualcuna delle ciocche dei suoi capelli tra le mani. Comincio a spazzolarle. Una per una. Il più delicatamente possibile. Faith si blocca per un attimo. La sorprendo osservare il mio riflesso nello specchio. Sorride alla vista della mia espressione visibilmente concentrata nello spazzolarle i capelli. 
Poggio il pettine da dove lo avevo preso. Afferro il phon e cliccando sul pulsante d'accensione comincio a massaggiarle la nuca. La sento sciogliersi sotto il mio tocco. Spostando l'asciugacapelli da destra verso sinistra e viceversa, rilascio dei piccoli grattini sul suo capo. Gioco con i suoi ricci. Massaggio il suo collo facendogli portare indietro la testa. Le sue palpebre sono chiuse. La sto rilassando. Continuo per un paio di minuti per poi spegnere il phon. 
«Piccola?»
«Mh?» 
«Ho finito.» Mi scappa un sorriso nel vederla completamente presa dal tocco delle mie dita. 
«Oh si, giusto.» Si mette in piedi tirando giù il vestito. Si passa una mano sul viso imbarazzata, poi continua. 
«Grazie.»
«Figurati tesoro. Andiamo?»
«Sisi, certo.»
Faith indossa il suo cappotto, si infila un basco colorato e prendendo la sua borsa si dirige fuori. Entriamo in auto e dopo una manciata di minuti arriviamo a casa mia. Accosto di fronte il giardino. 
«Aspettami qui, ci metterò un attimo.» Annuisce.
Di corsa mi dirigo in casa. Mi chiudo la porta alle spalle. Sul tavolo noto un biglietto. E' di Alfredo e mi avverte che tornerà tardi stasera. Bene, gli racconterò tutto dopo. Salgo velocemente le scale. Entro in camera, prendo i miei pantaloni e la mia maglia preferiti e li indosso. Sistemo i capelli, mi spruzzo dell'acqua di colonia e di corsa scendo le scale. Mi chiudo la porta alle spalle e rientro in auto. Ho il fiatone. 
«Ci siamo?» Mi domanda.
«Ci siamo.» Rispondo a corto di fiato. 
Faith mi da le indicazioni per arrivare all'appartamento di Loreine ed in men che non si dica ci troviamo di fronte l'uscio di casa sua. Abbasso il capo. 
«Che c'è, Justin?» Sento dentro di me una sorta di fastidio e ancora non so se è data dal fatto che Faith continui a chiamarmi per nome. 
«Niente..» Tengo basso lo sguardo. 
«Sappiamo entrambi che non è così. Hai paura?»
«No, io non ho paura.»
«Se lo dici tu.»
Faith tende il braccio per suonare il campanello. La blocco. 
«Faith io...»
«No, ascolta... Puoi anche tirarti indietro. Sarò la prima ad appoggiarti nel momento in cui decidessi di farlo perché sono consapevole di quanto importante sia il passo che stiamo per fare.» Mi ha preso la mano. Deglutisco guardandola negli occhi. «Ma non ti appoggerò allo stesso modo, nel caso volessi varcare questo uscio ed entrare lì dentro solo per compiacere tutti.» Aggrotto la fronte. 
«Che intendi dire?»
«Non voglio che tu entri lì dentro e ti finga qualcun altro solo per far piacere a mio padre. Ho bisogno che tu mostri a tutti il vero Justin. Quello che hai fatto vedere a me.» Mi stringe le mani.
«Il Justin che ti consola se piangi e ti stringe a se quando ti senti perso. Il Justin che veglia su di te quando dormi. Il Justin che ti fa sciogliere con un sorriso e morire con una carezza. Il Justin dalle labbra morbide e dolci che non esita a strapparti qualche bacio quando ne ha l'occasione. Mostra a tutti il Justin che ha delle paura infondate ma che ciò nonostante cerca di far sentire gli altri al sicuro. Mostraglielo perché è di quel Justin che sono perdutamente innamorata.»
  
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