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Autore: crumbled    15/02/2013    5 recensioni
Non ho mai creduto nell'amore, in quello vero. Forse perchè non ho mai pensato di piacere veramente a qualcuno. O forse semplicemente perchè non volevo pensarci. Dopo tutto quello che avevo sofferto, la morte di mia madre e lo scandalo a quella stupida festa, l'amore era sempre stato l'ultimo dei miei pensieri.
Ma davvero non sapevo che mi sarei innamorata di occhi così belli. Gli occhi più belli che io avessi mai visto in tutta la mia vita.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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              Prologo                                                                                                       
                                                                                                                   «But lately her face seems
 
                                                                                                                         Slowly sinking, wasting

                                                                                                                        Crumbling like pastries

                                                                                                                               And they scream
 

                                                                                                 
The worst things in life come free to us
 
                                                                                                                        Cos we're just under the upperhand» 

                                                                                                                                    The A Team; Ed Sheeran



Non era sempre stato così, ma oramai cominciavo ad abituarmi. Solo fino un anno fa mi svegliavo normalmente, come una normale sedicenne può svegliarsi. Mi alzavo borbottando, per la semplice ragione di non voler andare a scuola. Come tutti gli adolescenti, del resto. Mi alzavo con un bel sorriso in faccia, spesso, sapendo che sarebbe stata una bella giornata. Andavo in bagno e mi lavavo, pettinavo i miei lunghi capelli biondi, un filo di trucco e poi scendevo in cucina a fare colazione. Poi sarei uscita di casa con l’iPod e mi sarei incamminata verso scuola. Solita routine mattutina. Noiosa, sì, ma dopo anni era diventata un’abitudine. E devo dire che mi piaceva. Io mi piacevo. Ero felice.
Ma non tutto è fatto per durare per sempre, giusto? Anzi, no. Sbaglio. Niente è fatto per durare per sempre. Tutto cambia, prima o poi. Presto o tardi. E per me è cambiato tutto troppo presto.
Tutto è cominciato quella sera, a casa della mia ex amica. Era solo una festa e io sono riuscita a rovinare tutto. Sia la festa, che era davvero fantastica, che l’amicizia tra me e lei. Mi sento in colpa per questo, un sacco. Non me lo perdonerei mai. Ma il motivo per cui ho rovinato la sua festa, chiamando la polizia, è molto grave. Credo. E in fondo la colpa non è tutta mia. Se solo non fosse successo, io non avrei mai chiamato la polizia. Ma è successo e, devo dirlo, mi odio per essere andata a quella festa.
Credevo di essermi ripresa dopo la morte di mia madre, quando avevo solo dieci anni. Poi sono stata a quella festa ed è successo. Ed è indescrivibile l’odio che ho provato per me stessa, dopo quella sera. Questo è uno dei motivi per cui sui miei polsi si notano varie cicatrici. Sono orribili, lo so, odio anche quelle. Ma aiutano.
Ora non mi sveglio come una volta, in un certo senso. Prima, dopo essermi alzata dal letto, tendevo automaticamente a pensare a quello che avrei fatto in giornata o il giorno dopo. A volte pensavo persino a quello che avrei fatto in futuro: nei giorni seguenti, nelle settimane seguenti. O a volte mi chiedevo in che università sarei andata. O il mio lavoro. Vagavo con la mente, per farla breve. La mia immaginazione e la mia fantasia era vasta e colorata.
Adesso, però, una cosa così semplice come bere un bicchiere d’acqua, mi sembra impossibile. Non penso più a quello che farei in giornata, in futuro. Penso al presente e basta. Non vago più con la mente. Perché non ci riesco, perché davanti a me vedo la più totale oscurità. E’ ormai impossibile trovare nella mia testa qualcosa di allegro, non si trova un misero straccio di immaginazione o fantasia. Felicità oscurata.
Ma è possibile che tutto cambi un’altra volta? Che tutto cambi come è cambiato quella sera? Me lo sono chiesta un sacco di volte, ma non ho mai ottenuto risposta. L’unica risposta è stata l’oscurità totale, così ho smesso di pensarci.
Non credo che sia ancora arrivato il momento di dire cosa di tanto grave mi è successo quella sera.
Una persona normale si chiederebbe: perché non hai mai raccontato di ‘questa cosa tanto grave’ a nessuno? Beh, per il semplice motivo che non voglio. La persona a cui avrei detto il mio segreto, dato che è un fatto grave, l’avrebbe detto a mio padre che l’avrebbe detto alla polizia e, nel giro di pochi giorni, tutta la città ne sarebbe stata al corrente. E mi avrebbero trattata come una bambina. Guardandomi con occhi pieni di compassione, come quando mia madre morì. E se c’è una cosa che odio è la compassione.
Ma, non solo per questa ragione non farei parola del mio segreto a nessuno. Perché a chi avrei potuto dirlo? Non di certo a mio padre. Sinceramente, non sono mai stata una ragazza a cui piace confidarsi con le amiche o amici, sfogandosi. Parliamoci chiaro. Io non ho mai avuto amici. Sono sempre stata molto chiusa e ho sempre trovato difficile iniziare una conversazione con qualcuno.
Quando la gente mi vede e mi conosce, o crede di conoscermi, pensa che io sia una persona forte e coraggiosa. Forse perché non mi ha vista piangere al funerale di mia madre. Ma se davvero pensa questo, allora non mi conosce affatto. Sono vittima del bullismo da circa cinque anni e tutte le volte che subisco qualcosa, il mio viso rimane impassibile. Gli studenti della mia scuola potrebbero pensare che io sia fatta di pietra. Fredda come il ghiaccio. Un’insensibile. Ma la verità è che muoio, muoio dentro. Ma la mia faccia non lo da a vedere. Le mie lacrime non scendono più dalle guance da tanto tempo. Forse perché sanno, forse perché le mie lacrime sanno che non saranno mai abbastanza da riuscire a farmi sfogare.
Mio padre, dopo la morte di mamma, ha bevuto per diverse settimane. Non c’era quasi mai a casa. Ed io avevo paura. So che lui ha sofferto più di me, e questo mi faceva stare male, perché ho sempre voluto bene a mio padre. Dopo quel tremendo periodo ha cercato di farmi sorridere. Ci è riuscito, faticando molto. E gli sono davvero molto grata per questo. Poi è arrivato il giorno della festa, e tutto è cambiato un’altra volta. Non ne ho fatto parola con nessuno, neanche a mio padre. E si nota davvero tanto il cambiamento del mio comportamento da un giorno all’altro. Lui cerca di capire cos’è successo. Ma tanto è inutile e credo che anche lui cominci a capirlo. Che è inutile, intendo.
Sono bulimica, questo mio padre, però, lo sa benissimo. E’ per questo che cerco di non mangiare mai.
Credo di aver fatto capire che la mia vita faccia abbastanza schifo. E troverò il modo, in qualche maniera, di dire cosa è successo quella sera a quella festa. Quello di cui sono veramente certa è che soffro. Soffro e continuo a soffrire, ogni giorno. Ho sofferto quando è morta mia madre. Ho sofferto ogni giorno dopo la sua morte, anche per via del bullismo. Ho sofferto ancor di più quella sera alla festa. Soffro di bulimia e di autolesionismo.
Spero soltanto di smettere di soffrire il più presto possibile. Sono confusa. Nella mia testa c’è solo confusione e buio. Ho perso un po’ la ragione. Ma c’è solo una cosa di cui sono davvero certa.
Sono stanca di soffrire.



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Questo è il prologo della mia prima fan fiction. E' drammatica, si può capire dal primo capitolo, so che non siete stupide,lol. Spero vi piaccia c: Lasciate una recensione, please <3
   
 
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