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Autore: Moonage Daydreamer    16/02/2013    5 recensioni
Ero l'emarginata più emarginata dell'intera Liverpool: fin da quando era bambina, infatti, le altre persone mi tenevano alla larga, i miei coetanei mi escludevano dai loro giochi e persino i professori sembravano preferire avere a che fare con me il meno possibile, come se potessi, in uno scatto di follia, replicare ciò che aveva fatto mia madre.
(PRECEDENTE VERSIONE DELLA STORIA ERA Lucy in the Sky with Diamonds, ALLA QUALE SONO STATE APPORTATE ALCUNE MODIFICHE.)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Lennon , Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Julia.



L'estate giunse di nuovo, lenta e inesorabile, investendo Liverpool con un'ondata di afa che rese la città stanca e sonnacchiosa. Nemmeno i frequenti temporali riuscivano a riscuoterci da quel torpore, né potevamo immaginare che quei rovesci atmosferici precedessero una tempesta ben più grande.
Fu Cyn a venire da me, il quindici luglio, e dirmi che Julia era morta.
Quella notizia, giunta inattesa, sconvolse tutti quelli che avevano conosciuto la madre di John e riportò me e Paul in un vortice di sentimenti che conoscevamo fin troppo bene.
Era così ingiusto... Nessuno avrebbe dovuto esser privato della propria mamma, ma nella nostra vita sembrava essere diventata la normalità.

E così, un'altra volta, ci ritrovammo in un pomeriggio assolato dentro una casa affollata, vestiti di nero e con la morte nel cuore.
Mi guardavo intorno, osservando i disegni della tappezzeria, scrutando i volti delle persone che mi circondavano, senza riuscire a mettere a fuoco niente, come se un muro d'acqua mi separasse da loro, o un vetro appannato.
Eravamo tutti stretti in un angolo appartato del salotto, nel silenzio più totale. Io, Paul, George, Cyn, Stu,  tutti gli amici più stretti di John. Non osavamo che scambiarci di tanto in tanto qualche occhiata mortificata. Nessuno aveva il coraggio di proferir parola, figuriamoci andare da John e da Mimi. Cyn, appoggiata al muro, piangeva nascondendosi il volto tra le mani e Paul aveva lo sguardo vacuo, appannato quanto doveva esserlo il mio, smarrito in ricordi terribili e dolorosi. Fissai per lungo tempo il bordo della finestra, e sospirai in paio di volte, mi passai una mano tra i capelli, poi mi avvicinai a John e a sua zia, cui feci le mie condoglianze.
Quella fu una delle cose più difficili che feci nella mia vita, più arduo che recarmi al funerale della mia stessa madre; John era distrutto e quando gli rivolsi la parola fissò su di me il suo sguardo, senza vedermi per davvero. Potevo facilmente immaginare ciò che provava in quel momento.
Le persone che gli sfilavano davanti pronunciando parole vuote e di ben poco conforto, tutti che gli dicevano di essere forte e di non piangere... Ma come è possibile che la gente si aspettasse davvero che un ragazzo avesse la forza di mandare giù tutto senza battere ciglio? E soffocare le emozioni non faceva che peggiorare le cose, lo si vedeva chiaramente dal volto di John: era l'ombra di sé stesso ed era insopportabile vederlo in quello stato.
Ritornai dagli altri e presi la mano di Cyn, cercando di confortarla almeno un poco, anche se io ero la prima che lottava per trattenere le lacrime. Lentamente, uno dopo l'altro, gli amici di Lennon si alzarono e andarono da lui: prima i suoi amici di scuola, poi Stu, George, Cynthia ed infine Paul.
- Mi dispiace, Johnny. - sentii mormorare al ragazzo.
John esplose.
-  Sta' zitto! - gridò; si avvicinò a grandi passi all'angolo discosto in cui noi ci eravamo riuniti
Allarmati da quel momento di rabbia ci stringemmo intorno a lui.
- Non venite a dirmi che vi dispiace e altre cazzate, perché in realtà non sapete un cazzo di come ci si sente! -
Io e Paul ci guardammo; entrambi sapevamo che la situazione sarebbe peggiorata di lì a pochi minuti.
John, lo sai che non è così... - Cyn cercò di calmarlo, ma lui le rivolse un'occhiata che la convinse a tacere.
- Siete solo degli stronzi ipocriti! -
- Basta, John. - disse Paul; non c'era rabbia nella sua voce, e nemmeno il desiderio di rimproverarlo o di provocarlo ulteriormente, ma nello stato in cui era, John non se ne accorse.
Lo vidi sferrare un pugno, e un secondo dopo Paul si sbilanciò indietro portandosi una mano al naso sanguinante, ma fu sorretto da George e Stu. John ci rivolse un ultimo, furente sguardo, poi si allontanò con un gesto di stizza.
Guardai Cyn, per capire se aveva intenzione di seguirlo, ma lei era troppo sconvolta per fare qualsiasi gesto, tanto più per calmare il suo ragazzo. Non sapevo che cosa dovessi fare.
Mi voltai verso Paul per assicurarmi se stesse bene, ma lui mi rivolse un'occhiata per spingermi ad uscire a mia volta. Non me lo feci ripetere e corsi fuori.
- John! - lo chiamai una volta che fui in giardino.
Il ragazzo era in piedi in mezzo al prato, con i pugni talmente serrati che le nocche gli erano diventate bianche. A testa bassa fissava la terra e sembrò non accorgersi che l'avevo raggiunto.
Lo chiamai più volte, ma non mosse un muscolo. Lentamente cominciai ad avvicinarmi.
- John. -
Gli sfiorai una spalla con la punta delle dita, e quando vidi che non si ritraeva lo abbracciai. John cominciò a tremare violentemente e le sue ginocchia cedettero. Sebbene avessi cercato di sostenerlo, non ero abbastanza forte per tenerci su entrambi; ci accasciammo entrambi sul prato. Continuai a tenerlo abbracciato mentre lui si spostava leggermente, abbastanza da appoggiare la testa sul mio seno, come un bambino che si fa consolare dalla madre. Scoppiò in un pianto convulso.
- L'avevo appena ritrovata... - mormorò - Cristo! Già mi manca, Anna... -
Mi sentivo impotente davanti al suo dolore. Non sapevo cosa dire per consolarlo e sapevo che in ogni caso nessuna parola avrebbe potuto lenire la sua sofferenza. Sentivo le lacrime tornare a pungermi gli occhi. Perché dovevamo per forza soffrire in quel modo? Cominciai ad accarezzargli dolcemente i capelli, nel disperato tentativo di dargli conforto e di calmarlo almeno un poco.
- John... - sussurrai al suo orecchio, mentre le mie lacrime bagnavano i suoi capelli.
- Non ce la faccio, Anna. Non ce la faccio a sopportare tutto questo dolore. -
Trattenni a fatica il gemito che mi stava per uscire dalla gola e lo strinsi a me come se fosse la creatura più fragile dell'universo.
- Lei... non smetterà mai di mancarti; tutti i giorni tu starai vicino alla porta e la fisserai aspettando che torni da te. - dissi sottovoce - Ma posso dirti questo, John, e parlo per esperienza: il dolore passerà. Con il tempo si affievolirà e un giorno finalmente ti sveglierai e ti accorgerai che quel male talmente acuto da lacerarti l'anima se ne sarà andato. -
Nascosi il viso fra i suoi capelli e soffocai i singhiozzi.
- Non fare cose stupide, John! - lo pregai fra le lacrime - Non fare quello che stavo per fare io, ti prego. Lo so che ti sembra di essere da solo in balia del dolore, ma sei circondato di persone che ti vogliono bene... ti prego! Pensa a loro, a Cyn, a Paul, a Stu, a George... cosa farebbero senza di te? -
- Perché mi dici queste cose? - mormorò lui.
Non riusciva a calmare né il tremore né il pianto e stava diventando sempre più pallido. Cominciavo dentro di me ad essere davvero impaurita.
- Forse non sono la persona più adatta, in effetti. - risposi, ed il mio cuore si riempì di sollievo quando vidi che gli angoli della bocca del ragazzo, per un secondo, si erano leggermente incurvati. - Ma non posso lasciartelo fare, John. Non puoi chiedermi di rimanere sa guardare mentre ti spegni. -
- Perché no?! -
Respirai profondamente, sentendo il profumo dei suoi capelli, e cercai di calmare il pianto quanto bastava per rispondergli.
- Perché non importa quello che hai fatto o quello che farai: io ti amo, John Winston Lennon. -
 
______________________________

Sì, il titolo non è dei più originali, ma a mio parere è l'unico adatto per un capitolo del genere.
E' piuttosto corto, lo so, ma mentre lo scrivevo mi stavo deprimendo, così ho deciso di tagliare un po' di cose, per non renderlo troppo pesante da leggere. Spero di essere riuscita nel mio intento.


Cherry Blues: Quanto darei per essere stata lì a vivere gli anni della vera musica e del rock n roll! Hai proprio ragione quando dici che il pre-successo dei Beatles ha un'atmosfera magica, io la vedo fatta di locali semi bui, appestati dal fumo delle sigarette, loro che si sgolano per sovrastare il casino che c'è nel locale … Semplicemente magico! Ti ringrazio per i complimenti!!

Quella che ama i Beatles: come vedi, mi sto impegnando per essere regolare! (lo faccio per te, sappilo). Ebbene, in questo periodo Lennon mi sta facendo arrabbiare con il suo comportamento, ma chissà che forse adesso non si calmi. Comunque, devi spiegarmi come hai fatto a prendere più di 9 in matematica, perché il mio voto massimo è stato 6 e mezzo (non a caso sono andata al Classico … xD )

ImNialler: Be', ne sono orgogliosa, allora! E sì, John è fatto così (almeno nella mia storia): un giorno ama una cosa, il giorno dopo la odia, si incazza subito con la stessa velocità con cui si appassiona. Insomma, una specie di bipolare! Alla prossima!


Peace n Love.
 
  
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