“Allora, Pan, hai capito? Tu
lo attiri in quel vicolo, e io intanto slego la barca e poi ti faccio un
segnale.”
“E come faccio a stenderlo?
Uso il nunchaku o il godhand?”
“Nunchaku”aveva risposto Rek, ormai abituatosi a quella nuova Pan,
che aveva risposto con un sorridente “Ok!”, ed era entrata nella bottega. Rek
si era nascosto,
come sempre il cappuccio calato sul volto quando erano in pubblico. Poco dopo
vide uscire la Suprema mano nella mano con un uomo che
iniziava già ad allungare l’occhio verso le morbide curve di lei, ben
evidenziate dal corpetto, mentre i due si dirigevano in un vicolo. Trattenendo
l’istinto di gelosia, Rek agì prontamente, prendendo
possesso della barca con la quale sarebbero arrivati a
Centra; una volta salito, fischiò.
Un leggero rumore provenire dal vicolo, e già Pan correva e saltava sulla barca, ridendo felice del suo
successo.
“Non ti riconosco più, Pan”
aveva detto Rek, sorridendo. Uno dei suoi rari
sorrisi, aveva sottolineato Pan.
“Ai fantasmi non sta bene ridere” aveva ribattuto
amaramente lui.
“Fantasma? Perché hai i
capelli bianchi?” Aveva chiesto lei, ingenuamente, per poi continuare “Non so
chi te l’abbia detto, ma più che un fantasma o un demone, mi sembri un angelo!”
Era quello che aveva mosso in
lui quel qualcosa che gli infiammava il cuore…
Hyne…mi sento una persona nuova! Anche se so che Rek il cacciatore
mi dovrà legare le mani appena ritirate le vele, e non accenna a togliermi dal
collo la collana con la gemma blocca - poteri, mi sento felice! E lui…è più gentile! Sai, l’ho osservato molto. E ho capito molte cose. Secondo me mi porta
a Centra contro voglia. E’ uno solitario, in fondo, e secondo me anche di indole buona. Ho notato che mi osserva spesso, e da come
mi guarda credo di fargli pietà..mi guarda troppo dolcemente.. Ma, Hyne,
non è una brutta cosa: vuol dire che anche lui ha sofferto. Ormai è più di un
mese che mi ha
rapita, però non mi interessa più del mio villaggio: Rek
ha ragione, si saranno già arrangiati. Abbiamo parlato molto, sai. Ha ragione:
io non sono la “figlia di Shiva”, non l’ho portato io
il ghiaccio a Trabia. Mi ha dato
le prove. E poi…è veramente una brava persona. Sul
serio. Mi è parso sincero quando mi ha rivelato di
star infrangendo le regole della sua accademia, parlando con me. In genere i
cacciatori sono rozzi e brutali: non parlano alle prede, le trattano male,
hanno meno contatti possibili. Non mi ha detto perché, ma temo che ne abbiano paura…ma, Hyne, anche
lui avrà paura di me? Ho potuto notare che ha paura di sé
stesso. Porta spesso il cappuccio ed evita di parlare del suo aspetto…perché
poi? Io lo trovo così bello…Gliel’ho anche detto, che
sembra un angelo. Però, Hyne,
inutile mentire. Ho paura. Cosa mi faranno, a Centra?
Ogni volta che provo a parlarne, lui si fa sfuggente…Ma
devo fidarmi. Si. Ormai lo so. Rek è veramente una
brava persona…anzi, Grande Hyne…ho
paura di essermi…
“Perché sorridi, Pan?”
“Uh?” Lei venne
interrotta dai suoi pensieri, e sorrise, ingenua. “Niente, pensavo a qualcosa
di bello…e ora perché stai ridendo, tu?”
Rek non aveva abbassato il cappuccio, ma si vedeva che
aveva curvato le labbra in un sorriso veloce.
“Niente. Mi piace vederti
sorridere, se penso a quanto piangevi prima.”
“Ehi..:”
sorrise Pan, dandogli una pacca annoiata sulle spalle, per quanto glielo
permettessero le mani legate. Non dava a vederlo, ma in fondo riteneva quel
gesto piuttosto seccante…insomma, lui ancora non si fidava di lei. Però, come biasimarlo? Rimaneva sempre la sua preda.
Dal canto suo, Rek era contentissimo di poter godere di
quel sorriso radioso, che illuminava la strega e la rendeva semplicemente
divina. Però, sapeva di stare sbagliando. Aveva
sbagliato fin dall’inizio. Se lo sentiva, di non avere
il temperamento adatto ad un cacciatore di donne, ma credeva di potercela fare.
E invece era caduto alla prima missione. Chissà le
risate degli altri.
Prima di potersi abbandonare ulteriormente
alle sue riflessioni, però, si accorse del limbo di terra davanti a loro.
“Pan…”
disse, cauto, “siamo arrivati a Centra.”
Da qui tutto cambia.
“Rek.”
La Suprema, il capo chino, si
sentiva profondamente ferita. Erano appostati dietro un cespuglio, che li
copriva alla vista della Base Ricerche e Studi Magici: un imponente edificio su
sistema a levitazione gravitazionale. Non era il primo edificio a Centra che veniva costruito in quel modo, da quando gli scienziati
avevano previsto, da lì a qualche anno, l’arrivo del Pianto Lunare che
probabilmente avrebbe distrutto la zona.
“Rek…”
Il cacciatore non rispondeva.
Si erano seduti, a terra, e ora lui sembrava combattere contro sé stesso. Chissà cosa pensava: il
cappuccio era scivolato, scoprendo il volto tanto particolare e intrigante.
“Rek!”
ripetè per l’ennesima volta, spazientita, la Strega Pan. Lui alzò lo sguardo su di lei: era serio, freddo,
determinato. Non le rivolgeva la parola fin da quando
erano sbarcati. E pensare che tra i due, quella più preoccupata sarebbe dovuta essere Pan. Ma lei
era speranzosa, e soprattutto, si fidava di lui.
Se solo le avesse detto cosa stava aspettando, fermo lì…
“Pan”
disse Rek, all’improvviso, con la stessa luce ferma
negli occhi, “devi ascoltarmi.”
L’aveva deciso appena avevano
avvistato terra. Era l’ultima occasione? Meglio approfittarne.
Lei annuì, sorridendo
dolcemente e passandosi una mano tra i boccoli corvini: lui l’aveva sciolta
dalle corde, ma le aveva ovviamente lasciato la
collana.
“Io…”
Essere un cacciatore non rendeva di certo bravi oratori, Rek se ne
rese conto solo allora.
“Vorrei essere il tuo
cavaliere, Strega…”
Pan non lo fece finire perché lo aveva già abbracciato. Essere
cavaliere di una Strega era come trovare il Principe Azzurro. Quante favole aveva letto, quanto aveva desiderato il suo bel
principe…magari il suo era più bianco che azzurro, ma che importava? E lei senza dubbio avrebbe accettato, sperando che fosse il
primo passo verso qualcosa di più. Lo sentì agitarsi sotto la sua dolce
stretta.
“Aspetta…sarò il tuo
cavaliere?” chiese, assicurandosene e badando a specchiarsi nelle iridi
trasparenti della donna che l’aveva tanto ammaliato.
“E
anche di più!” sorrise lei, avvicinandolo e posando le proprie labbra sulle sue,
dandogli un dolce e castissimo bacio, che le parve durare un secolo, ma che fu
in realtà molto breve. Lei stessa si ritrasse all’istante perché era stupita dal
suo stesso gesto,
e più che altro dalla reazione di lui: si era allontanato di scatto, chiudendo
gli occhi, quasi amareggiato…o disgustato. Non disse una parola,
ma Pan si sentì morire dentro quando lui non la degnò nemmeno di uno
sguardo.
“Cosa…” provò a chiedere, ma
lui fece un gesto secco con la mano: “Sbrigati, Strega.”
Pan potè sentire il suo cuore
spezzarsi. Aveva sbagliato tutto…frainteso…l’aveva
offeso. Si, lo poteva vedere da come tremava,
impercettibilmente…Ma allora…il cavaliere della strega…
Non sapendo
che lui tremava per i sensi di colpa.
Con quella richiesta…aveva sì rivelato i suoi sentimenti, ma soprattutto aveva
voluto darle un’ancora di salvezza. Ma sapeva
benissimo che con l’espressione che manteneva ora la stava solo distruggendo. Ma come fare altrimenti?
Non era sicuro del fatto che la stesse mandando a morire.
“Rek Tyllir.”
“Si, Maestro.”
Risatine dai compagni di classe. Rek
strinse i pugni, poi si concentrò sulla domanda.
“Un cacciatore deve sapere qual è la percentuale di
riuscita dell’esperimento, o non lo reputa necessario?”
“Nossignore, non lo reputa necessario.”
“Bene, Tyllir. E togliti il
mantello, lo sai che non è permesso portarlo in classe.”
“Si, Maestro.”
“Buuuu” un suo compagno
imitò l’ ipotetico fantasma al quale Rek avrebbe dovuto assomigliare, ma bastò un’occhiataccia
fiammeggiante del ragazzo a farlo tacere.
Le statistiche di riuscita dell’esperimento…lui le
reputava necessarie. Erano davvero minime. Una strega su cinque sopravviveva. Ma sicuramente nemmeno il Maestro dell’accademia lo sapeva…
“E’ tornato il Fantasma…oh,
con una bella sorpresina…” sentì sussurrare Pan,
mentre entrava nell’enorme edificio. Al sentire quelle parole, non nascose una
smorfia disgustata. Iniziava a capire i complessi di Rek.
Il Fantasma…L’uomo che aveva parlato era rozzo, grosso, barbaro d’aspetto:
doveva essere anche lui un cacciatore, visto il suo gunblade.
Ma era così diverso dal SUO raffinato cacciatore…
Che non la degnava della minima occhiata.
“Rek.
Bene bene…la prima missione e già siamo fortunati,
eh?” L’uomo si accostò a Rek e gli parlò con superbia
e sarcasmo “Te la sarai spassata, suppongo, nell’ultimo mese…”
Porco, pensò
Pan.
“No.” Rispose brevemente Rek, continuando per la sua strada, ma l’uomo sembrava non
demordere: “E trascuriamo anche le regole, vedo…niente manette? Solo la collana?”
“Fatti gli affari tuoi, Grant. La tua strega?”
chiese Rek, digrignando i denti. Pan
rimase un attimo basita. Rek era scocciato e probabilmente
senza accorgersene le stava stringendo il braccio, con forza.
“Rek,
fa male..” disse Pan,
dolorante, tentando di liberarsi dalla stretta; ma lui la squadrò furibondo,
mentre il cacciatore rozzo rideva sguaiatamente: “Rek?
Ti chiama per nome? Ahahah! E adesso vieni a dirmi che ti da pure del tu! Oh, Hyne!”
Rideva? Pan
non capiva, ma Rek continuava a squadrarla, con
astio.
“Taci, Strega. Andiamo!” sbottò imperioso, trascinandola rudemente verso
una porta massiccia. Pan, stupita e sconvolta da quella
reazione, lo seguì, essendo tirata con dolore dalla sua stretta, mentre Grant, alle sue spalle, derideva il Fantasma e iniziava a
far circolare la voce che il mostro dell’accademia era un pappamolle. Sentì Rek maledire il grande Hyne, e
chiudere la porta alle sue spalle.
C’era della gente, lì;
vestivano con camici bianchi, e sembravano tutti piuttosto seri. Il silenzio
dentro la stanza era così fitto da sembrare tangibile, e Pan
scrutava intimorita gli strani macchinari che riempivano il locale.
Gli scienziati, appena li
videro entrare, zittirono, e la salutarono con un inchino.
Quello che successe dopo, Pan lo ricordò come un discorso lungo, prolisso e confuso.
Continuava a pensare a Rek, con dolore e rimorso, e
incomprensione. L’aveva salutata in modo così strano…
“Addio, Strega”, le aveva detto. La Suprema ci ripensò mentre
si sentiva imprigionare mani e gambe, e veniva posizionata all’interno di una
macchina. “Legge la quantità di magia”, le avevano detto, “farà un po’ male.”
Bugiardi.
Nulla da dire..il
ritardo è mostruoso, lo so, ma sapete com’è, in mezzo ci sono state le vacanze
e non ho avuto il catorcio sotto mano! Ma spero che una volta
tornati abbiate potuto leggere questo chap..
Signori e signore è il penultimo…per farmi perdonare posterò l’altro a
brevissimo! Si accettano scommesse..come finirà questa storiella? :D
E come sempre voglio ringraziare tutti
quelli che hanno recensito fin qui, o semplicemente letto…per ora parlo in
generale, la prossima volta vi manderò un mazzo di fiori a casa, ciascuno, per
ringraziarvi dei vostri incoraggiamenti e complimenti! A prestissimo! :D