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Autore: postit2    04/09/2007    3 recensioni
1814. Una ragazza dai poteri diversi da quelli degli altri maghi dovrà innamorarsi di un mostro e baciare un principe... La leggenda narra che chi trovi una rosa in pieno inverno abbia trovato il vero amore...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 19
 
 
 
“Ben arrivato William, non ti dispiace se ti chiamo per nome vero?” disse con allegria Christine alzandosi e andando incontro al nuovo arrivato.
“Affatto Signora. Le troppe formalità mi irritano”
Quella voce, sembrava venire dall’inferno. Lontana, rauca, ma penetrava le ossa e la mente come l’urlo disperato di una donna senza voce. Ginevra sentì la pelle accapponarsi e il freddo invaderle le vene.
“Quella che vedi qui è la mia compagnia. Magari sembrano un gruppo di sbarbatelli, ma non sottovalutarli” gongolò Jhonny allontanandosi da William per avvicinarsi a Luna.
“Per esempio, ti presento Luna. Spesso la sua mente gioca con le nuvole ma quando sale sul palco non riesci più a staccarle gli occhi di dosso, e porta in cielo anche te”
“Vuoi che diventi un pomodoro?” bisbigliò Luna arrossendo vistosamente.
Jhonny si voltò poi verso il resto del gruppo ancora impassibile e con un gesto secco li esortò a muoversi.
“Ciao io mi chiamo Blaise, spero ti troverai bene con noi” esclamò il ragazzo scattando in piedi.
“Sì me lo auguro anch’io. Devi scusarci, ma siamo rimasti un po’ spiazzati da… ecco” balbettò Harry cercando di nascondere l’imbarazzo.
“Non dovete preoccuparvi, non siete i primi e di certo neppure gli ultimi a restare inorriditi dal mio aspetto” disse pacatamente William con uno svolazzo di mano.
“Guarda che hai frainteso” brontolò Hermione alzando gli occhi verso l’uomo “inorriditi non è la parola giusta. Vedi letteralmente significa far provare, o provare orrore. Di conseguenza non puoi usarla per esprimere il nostro stato d’animo. Personalmente ti trovo piuttosto bizzarro, il tuo abbigliamento è più adatto alla festa di Ogni Santi che alla vita di tutti i giorni, ma non mi fai paura. Quindi togliti di dosso quest’aria malinconica e affranta perché io non ci casco”
“Ti consiglio di non provocarla, lei si che fa paura se si arrabbia. Pensa che ha fatto diventare viola uno scoiattolo da quanto era diventata brutta!” esclamò complice Blaise colpendo il braccio di William con un gomito.
Non arrivò nessuna replica piccata, ma un fulmineo raggio di luce splendente attraversò in un attimo l’aria per finire dritto fra le gambe semiaperte del ragazzo, mentre ancora stava ridendo sguaiatamente.
“Tu sei una pazza isterica, volevi uccidermi?” gridò agitato Blaise, mentre fissava il piccolo solco creatosi vicino ai suoi piedi.
“Quello era per spaventarti, ora ti uccido” rispose gelida Hermione brandendo con violenza la sottile bacchetta nell’esile mano.
“Ferma!” esclamò Luna, mentre si lanciava sul braccio teso dell’amica, mentre anche Harry cercava di trattenere Hermione.
Partì, probabilmente per sbaglio, un altro fascio di luce che con grande sollievo di tutti i presenti scomparve dietro un grosso cespuglio. Dopo poco uno strano verso scosse l’aria. Ginevra non avrebbe potuto dire con sicurezza da dove veniva, ma qualunque cosa avesse fatto quel grido non doveva stare molto bene.
“Onice!” esclamò sorpresa e preoccupata appena vide il gattone scappare fuori dal cespuglio con la coda fumante e bruciacchiata. Quella povera bestiola doveva essersi presa uno spavento con i fiocchi.
“Hai colpito Onice!” ringhiò furiosa Ginevra a Hermione mentre cercava di avvicinarsi al gatto.
“È stato un incidente, e anche se non fosse, ti sfido a provare il contrario” disse energica la ragazza finalmente libera dalla presa degli amici.
“Ginevra porta via quella palla di pelo!” gridò Blaise nell’attimo stesso in cui Onice con un alto balzo si arrampicò prima sulla gamba e poi sulla schiena di William.
“Ehi!” esclamò sorpreso l’uomo voltando il viso per vedere l’animale appollaiato su una sua spalla.
“Mamma mia scusami tanto, è spaventato, in genere non salta così” disse rammaricata Ginevra avvicinandosi al gatto.
“Si, in genere non fa altro che dormire” borbottò sarcastico Blaise.
“Finiscila, o mi metto a parlare di quello che fai tu di solito e allora potrai tranquillamente seppellirti sotto terra” minacciò la ragazza voltando di scatto la testa verso Blaise.
“Vieni qui Onice va tutto bene ora” riprese poi con tono dolce rivolta al micio ancora saldamente artigliato alla camicia nera di William.
Stese le braccia verso il gatto ma poco prima di sfiorare con le dita l’arruffato pelo di Onice, il suo corpo si inchiodò. Si era sentita così solo una volta in vita sua, ed era stato dopo passeggiata di due ore nel gelo di un mattino di febbraio; stava tornando a casa dopo una visita ad un’amica e il freddo le aveva intirizzito ogni muscolo, il più piccolo movimento le costava un esagerato impegno.
Come allora anche adesso prese a tremare, non visibilmente ma dentro di lei. Sentiva lo stomaco contorcersi e rilassarsi di continuo, tanto da farle venire la nausea, e le braccia ancora sospese a mezz’aria rimasero immobili.
Era stato lui. Quel suo aspetto la terrorizzava fino alle ossa. Ma non era per quel suo vestire completamente di nero, piuttosto per quello che aveva sul viso. Una maschera o un cappuccio coprivano interamente il suo volto, facendo immaginare solo i lineamenti del naso e delle sopracciglia. In cuor suo avrebbe anche potuto abituarsi a una simile stranezza per non ferire i sentimenti di William ma c’era qualcosa che non la tranquillizzava. In genere quando incontrava una persona provava una qualunque sensazione, che fosse simpatia, ribrezzo o curiosità non era importante. Ora era a meno di un metro da questo strano uomo e non avvertiva nulla. Lo guardava e non vedeva altro che una maschera nera, come se al suo interno non ci fossero carne e ossa ma solo aria.
“Ecco il tuo gatto. Meglio se da un’occhiata a quella coda, non ha un bel aspetto” disse rauca una voce dentro quel sacco di cuoio.
Per Ginevra fu l’ultima goccia. Le sembrò la voce del demonio stesso, sibilante e bassa, del tutto disumana. Afferrò Onice senza sfiorare le mani agguantate di William e scappò via mormorando una scusa incomprensibile.
 
“Jhonny dice che è rimasto vittima di un incendio due anni fa. Dormiva, quando la casa in cui viveva a Dublino ha preso fuoco, forse per colpa di una candela rimasta accesa. Ci pensi essere intrappolato dalle fiamme che piano piano ti bruciano?” disse rabbrividendo Luna, mentre seduta sul letto piegava con cura una montagna di panni.
“Deve aver auto una gran forza per non mollare o diventare pazzo” osservò Hermione appoggiata alla porta del carro.
“Hai ragione, chissà quante ne avrà passate. Certo che tu Ginevra potevi controllarti un minimo! Insomma, scappare come una lepre non è stata una cosa molto carina” brontolò Luna lanciando alla ragazza davanti a lei uno sguardo severo.
“Non hai idea di quanto mi stia sentendo in colpa” borbottò Ginevra affondando ancora di più la testa nel soffice cuscino “ma in quel momento non ragionavo più. Dovevo andare via subito o mi sarei messa a urlare come una vecchia isterica”
“Beh ti conviene abituarti perché dopo pranzo iniziamo le prove dello spettacolo” esclamò secca Hermione prima di uscire dal carro.
“Aiuto” sussurrò malinconica Ginevra rigirandosi senza tregua nel letto.
 
“Ma da dove comincia la prima scena? Non si campisce un accidente in questo copione” brontolò sbuffando Harry.
“Lo leggi dal verso sbagliato” disse distrattamente Jhonny, mentre annodava una grossa fune a un albero.
“Quella è la fine idiota” gli fece eco Blaise strappando di mano il blocco di fogli a Harry.
“Scusate io quando devo entrare in scena?” domandò perplessa Luna cercando si sbirciare il copione da dietro le alte spalle dei ragazzi.
“Qui gli ambienti cambiano continuamente, non posso creare dieci scenografie diverse” esclamò Hermione facendo svolazzare le pagine del suo copione.
“Finitela! Quali che siano le vostre domande siete pregati di rivolgerle a me” disse con calma glaciale Evan salendo con grazia sul palco di legno “Hermione, più tardi ti spiegherò come fare con le scenografie, a tutti gli altri dico solo una cosa: la storia non segue un filo logico per tanto il copione risulta senza senso. Di conseguenza limitatevi a seguire le direttive mie e di Jhonny ed a imparare le battute, evitando così osservazioni inutili” concluse con autorità il ragazzo squadrando dall’alto tutti i presenti.
“Adesso, chiariti tutti i dubbi possiamo passare alle prove vere” disse allegro Jhonny avvicinandosi al palco “nella prima scena compaiono Teseo duca D’Atene e Ippolita regina delle amazzoni. Blaise, Hermione salite sul palco. Mancano solo quattro giorni al vostro matrimonio e non potreste essere più felici”
“Qui ci vorrà dello sforzo per mostrarmi felice” bisbigliò Blaise a Harry.
“Non preoccuparti, nessuno si aspetta di vederti recitare bene” cinguetto Hermione passandogli accanto leggiadra.
“Vecchia strega acida”
“Viscido invertebrato”
“Per cortesia Signori, dovete sposarvi. Dov’è finito il famoso amore cavalleresco?” chiese affascinate Jhonny, mentre aiutava Hermione a salire sul palco.
“Sepolto, direi da almeno duecento anni in qualche sudicia bettola fuori Parigi” brontolò la ragazza ravvivandosi i capelli.
“Evan occupati di questi due, vado ad aiutare gli altri”
“Jhonny noi siamo nella scena successiva giusto? Dove tu entri e mi ordini di sposare Demetrio” chiese Luna sfogliando con attenzione le pagine del copione.
“Esattamente, fra poco la proviamo, verrà anche Christine a darci una mano. Prima però devo assegnare qualche compito anche a Ginevra e William” rispose pacato Jhonny prima di sedersi accanto a Ginevra.
“Come hai fatto a capire qualcosa da qui?” esclamò incredulo Harry indicando il mazzo di fogli che aveva fra le mani.
“Ma certo è semplicissimo, basta conoscere la trama della commedia”
“Se lo dici tu” biascicò Harry gettando il copione a terra “per quel che ci capisco io può stare anche lì”
Ginevra rimasta fino a quel momento in disparte, il più lontano possibile da William, si trovava ora davanti a quel mostro incappucciato incapace di emettere alcun suono.
“Allora io passeggio cantando per convincere i miei amici ateniesi che la mia testa non si è trasformata nel muso di un asino, quando tu addormentata ti svegli”
“Ah”
“Come regina delle fate sei un po’ scarsa in sostantivi e verbi” commentò sarcastico William appoggiando la schiena a un tronco d’albero.
“Sono perfettamente in grado di parlare, molto gentile per l’interessamento” sbottò quasi senza riflettere Ginevra.
“Bene allora cosa dici appena ti svegli?”
“Eeh” sussurrò in piena crisi di panico la ragazza “ti scongiuro non avvicinarti con quel sacco vuoto parlate” pensò al limite del terrore Ginevra, mentre indietreggiava senza accorgersene.
“Ricominciamo con i suoni indefiniti? Hai qualche problema a livello di concentrazione?” domandò con finta preoccupazione l’uomo.
“Affatto, ma chi ti credi di essere per venire qua e burlarti di me?” esclamò inviperita Ginevra puntando il dito verso il petto dell’uomo.
“Ho semplicemente notato che ottengo risposte sensate solo parlandoti con sarcasmo” rispose William con un’alzata di spalle.
“Questo non è vero, ecco…” Ginevra si accorse di difendere un partito sconfitto e lasciò la frase a volteggiare nell’aria.
“Hai paura di me vero?”
La domanda arrivò schietta e diretta lasciando Ginevra rossa di vergogna a fissare l’erba vicino alle sue scarpe.
“Non è esattamente paura, o meglio non saprei definirla. L’effetto è lo stesso, ma le cause sono complicate” bisbigliò quasi in un sussurro e rimase sorpresa che William lontano da lei avesse sentito le sue parole.
“Il mio aspetto di certo non aiuta ma”
“Questo non centra” lo interruppe con slancio Ginevra alzando la testa istintivamente per poi tornare ad abbassarla subito dopo “non posso negare che il tuo abbigliamento non mi abbai turbata, ma non sono così superficiale da fermarmi alle prime apparenze. Come posso spiegarmi, ho paura di offenderti ed è l’ultima cosa che voglio”
“Vai avanti” disse con inaspettata calma l’uomo tornando ad appoggiarsi al tronco.
“Sto cercando di dire che oltre alla prima apparenza lievemente sconvolgente non ho visto altro. Forse tutto è dovuto al fatto che non ci conosciamo ancora bene. Eppure non ho colto nessuna anima dentro i tuoi vestiti, come se fossi un pupazzo e il tuo spirito stesse dentro un altro uomo in un altro tempo”
“Tutto qui il problema?” chiese sbrigativo William.
Ginevra a quelle parole alzò gli occhi sbigottita.
“Gli ho appena detto che mi sembra una marionetta senza vita e lui se ne scappa fuori così? Se l’ha dentro c’è veramente qualcosa deve essere matta da legare” pensò esterrefatta la ragazza.
“Sono pronto a dimostrarti che dentro questa corazza nera c’è un uomo in carne e ossa. Il fuoco ha reso irriconoscibile il mio fisico, ma non ha toccato altro. Se il tuo spirito è forte neppure il fuoco può scalfirlo” disse William con un misto di orgoglio e allegria.
“Grazie di avermi ascoltata. Mi sento molto meglio ora che conosci le mie stramberie mentali” esclamò con un sorriso Ginevra, trovando il coraggio di fissare le due fessure nere per gli occhi del cappuccio. La sensazione di terrore gelido le arrivò dritta al petto come un pugno, ma la ignorò ripetendosi le parole dell’uomo.
“Il tuo primo sorriso della giornata solo per me? Decisamente è troppo”
“Molto simpatico” brontolò Ginevra mentre afferrava con due mani il copione che le riposava in grembo “dunque tu mi svegli e Titania, o meglio io, dico: ‘Quale angelo mi sveglia dal mio letto di fiori?’ e poi tu smetti di cantare e, aspetta un attimo questa matta si innamora di un asino?” disse scioccata Ginevra scorrendo con gli occhi le sue battute.
“Già, tutto a causa di un incantesimo di un dispettoso folletto. Titania e Bottom sono i simboli della causalità dei sentimenti, non scegli chi amare lo fai e basta”
“Ora ricordo, me lo aveva detto anche Evan. Sembri conoscere molto bene la commedia, reciti da molto vero?” chiese curiosa Ginevra. Con una dose massiccia di autocontrollo stava annaspando per tenere in piedi una conversazione decente, ma la cosa le riusciva difficile. Se avesse chiuso gli occhi sarebbe potuta restare ore a parlare con William certa che non si sarebbe annoiata un istante, ma la vista la tradiva e la voce del ragazzo appariva confusa e irreale, come se non venisse dalla persona davanti a lei.
“Faccio parte di compagnie teatrali da un bel po’ di tempo, più o meno da quando ho memoria. Ma mi piace leggere e viaggiare, molte delle cose che so le ho imparate così”
“Non saprei immaginare un modo migliore di vivere”
“A volte non è poi così piacevole. Prendi per esempio Londra, la parte eterna e aristocratica, deliziosa da visitare e conoscere in ogni suo anfratto. Poi ci sono i sobborghi, la periferia e i vicoli stretti, terribili e affascinanti nel loro squallido splendore”
“Le due facce della medaglia”
“Come Londra anche le persone hanno tanti volti. Mai fermarsi ai primi, anche se sembrano malevoli le prime impressioni sono spesso avvelenate dai pregiudizi”
Ginevra non trovò la voce per rispondere, c’era una grande malinconia nella voce di William, risultava evidente nonostante l’orrendo sacco cambiasse il tono. Provò una sgradevole sensazione di rammarico sopra lo stomaco, come se si fosse accorta in quel momento di aver insultato un caro amico senza accorgersene.
“Povero William, ormai avrà perso il conto delle ragazzine sciocche come me che scappavano davanti alla sua apparenza vuota. Sono una persona spregevole, adesso vado a sotterrarmi per qualche millennio e smetto di fare danni” pensò sconsolata Ginevra giocherellando con un filo di cotone staccatosi dal vestito.
“Non volevo rattristarti, perdonami. Avanti cosa fa la nostra addormentata Titania una volta sveglia?” la incalzò William dando un leggero colpetto al copione di Ginevra.
“Vediamo, giura amore eterno all’asino. Ma può essere una cosa del genere? Andiamo lo conosco da meno di un secondo, prima di promettergli il mio cuore a vita lascia che almeno sappia il suo nome! Adesso magari me lo porto pure a casa a mettere su famiglia” disse perplessa Ginevra sfogliando veloce le seguenti pagine, mentre William rideva di gusto.
“Come non detto” bofonchiò poi la ragazza leggendo le battute della sua svitata controparte.
 
 
 
 
Fine capitolo!
Perdonate il ritardo, come al solito sono una frana! Di buono c’è che sono andata avanti con a scrivere e quindi spero di poter aggiornare con più velocità.
Vorrei ringraziare le persone che hanno recensito “La danzatrice della vita”. Una storia scritta più che altro per me, ma che spero davvero possa risultare bella anche per voi. Vi invito a leggerla e a farmi sapere se vi piace, ve ne sarei proprio grata!!
Grazie a tutti quelli che leggono la mia storia, siete grandissimi!
Un bacio.
Giulia
 
 
Per concludere un saluto speciale a tutte le persone che hanno recensito l’ultimo capitolo di Rosa d’inverno. Ormai è un po’ tardi per rispondere singolarmente a ciascuno di voi, ma vi ringrazio e spero che la collettiva curiosità sul nuovo attore sia stata soddisfatta.
Fatemi sapere al più presto ci conto. Un bacione grande grande!
 
  
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