Titolo: Habits that I
cannot break
Rating: Verde.
Genere: Commedia, Fluff,
Pseudo-Romantico, Pseudo-Sentimentale.
Pairing: Niff.
Avvertimenti: One Shot, AU.
Note: Niente di più che
queste: questa storia non poteva chiamarsi diversamente *tarlo in testa*; questa
storia non poteva essere dedicata a qualcun altro, non oggi; questa storia non
poteva venire più “stupidosa” di così. Enjoy. (: Vals~
***
Habits that I cannot break
FOR
YOU. I’M GLAD YOU CAME. ♥
‹‹Eccoti finalmente.››
‹‹Scusami, ho fatto tardi.
L’autobus mi ha lasciato a piedi e ho dovuto aspettare quello successivo.››
‹‹Almeno ti sei ricordato di
comprare il panino per pranzo?››
‹‹Ehm, no.››
‹‹Com’è che si dice? Anno
nuovo, vita nuova?››
‹‹Così pare.››
‹‹Ma per te questo non vale,
giusto?››
‹‹Che ci posso fare? Ormai sono
abituato così.››
‹‹Sei abituato ad attraversare
l’intero complesso universitario per comprare un banale panino?››
‹‹Uhm… Sì?››
‹‹Sei irrecuperabile, Jeff.››
‹‹Ahah,
lo so.››
No, non era affatto abitudine
quella che Jeff denominava tale, quella che comprendeva l’immagine di lui che
abbandonava libri e migliori amici per andare a comprare, ogni benedetta
mattina, un panino, o meglio una focaccia, a quel bar che distava mezzo mondo
dall’aula in cui era solito mettersi a studiare.
Non poteva chiamarsi abitudine,
visto che era sempre così maledettamente preciso quando guardava l’orologio e
sceglieva il momento esatto in cui alzarsi e dire:
‹‹Vado al bar, torno subito.››
Certo, aveva un debole
inimmaginabile per quella focaccia al forno, ripiena di scamorza e prosciutto
cotto; era così morbida e saporita rispetto agli altri panini, la cui scorza
puntualmente gli graffiava il palato. E davvero, tutto era iniziato con quella
focaccia – gli conciliava lo studio sapere che dopo qualche ora avrebbe
mangiato quella squisitezza e, addirittura, lo faceva svegliare di buon umore
al mattino presto – ma dopo un po’ di tempo la ragione per cui percorreva
l’intero complesso universitario per raggiungere il bar era diventata un’altra.
Era successo qualche mese
prima. Come al solito, alle undici e trenta in punto si era alzato dalla sua
sedia, aveva recuperato il portafogli ed era sfrecciato via dall’aula studio,
con la solita scusa – allora non era ancora una scusa, ma lo sarebbe diventata
poi, entro la fine della settimana. Raggiunse il bar in cinque minuti, a passo
svelto; ogni volta, le focacce erano le prime a finire e Jeff faceva di tutto
per arrivare in tempo e riuscire a comprarne una. Ma quello era un giorno
sfortunato, in un certo senso, e Jeff aveva finito per non trovare più alcuna
focaccia al suo arrivo al bar.
Aveva guardato la teca vuota,
sconsolato, e poi aveva alzato lo sguardo verso il ragazzo dietro al bancone.
‹‹Non avete più focacce?››
aveva mormorato, e il suo tono di voce era suonato quasi come un “come avete
potuto farmi questo?”.
Il commesso, che stava
armeggiando con la piastra per riscaldare un paio di panini per un altro
studente, si voltò, sollevò leggermente la visiera del berretto che gli copriva
la fronte e sorrise vedendo Jeff. Il biondo lo riconobbe: era sempre lì quando
lui veniva a comprarsi il pranzo; e col tempo, aveva perfino imparato a
prevedere la sua scelta. Cioè, chiunque ci sarebbe riuscito, ma quel sorriso
che gli rivolgeva dicendo: ‹‹Una focaccia, vero?›› era anche meglio del sapore
della focaccia stessa.
Inspiegabilmente, Jeff si era
ritrovato ad arrossire appena, davanti a quegli occhi verdi e di fronte alla
possibilità di aver fatto una figuraccia lasciandosi scappare quella frase, a
mo’ di bambino deluso. Ma il commesso, il cui cartellino di riconoscimento lo
denominava come Nick, non aveva smesso di sorridere radioso.
Aveva imbustato i panini che
aveva appena finito di scaldare e aveva consegnato una delle due buste allo
studente in attesa. L’altra l’aveva allungata a Jeff.
‹‹Focaccia con scamorza e
prosciutto cotto, come piace a te.›› aveva detto, mentre Jeff boccheggiava
stupito, ‹‹Stamani c’era una tale bolgia, che ho pensato di conservarti
l’ultima.››
E Jeff, in quel momento, non
aveva saputo trovare una parola di ringraziamento, aveva semplicemente
allungato la mano e preso la busta con dentro la focaccia, e poi mentre lo
guardava fisso, quasi incantato, aveva mormorato:
‹‹Quant’è?››
Il commesso, Nick, aveva alzato
le spalle e gli aveva risposto cortesemente:
‹‹Tranquillo, offro io quest’oggi.››
E poi “quest’oggi” era
diventato “questa settimana”, e la settimana si era moltiplicata a sua volta,
fino a quel giorno. Fino a quando Jeff non era andato di nuovo lì, al bar,
felice di rivederlo e di passare un quarto d’ora a chiacchierare con lui –
ormai, era diventato più che una semplice routine. Ma arrivato lì, lui non
c’era… e perfino la teca era priva di focacce.
Il
giorno sfortunato per eccellenza.
Si avvicinò al bancone. Tutta
la strada che aveva fatto, un passo dopo l’altro, più veloce che poteva, solo
per vederlo, gli aveva dato come ricompensa solo un indesiderato fiatone e un
dolore lieve ai polpacci.
‹‹La focaccia non…?››
‹‹…con scamorza e prosciutto
cotto, giusto?››
Alzò lo sguardo – lo aveva
tenuto fisso a terra fino a quel momento, pieno di delusione – ma non vide
Nick; c’era un altro ragazzo dietro al bancone.
‹‹Nick si scusa con te, ma ha
avuto un imprevisto ed oggi non è potuto venire a lavorare.››
Gli stava porgendo la solita
busta bianca, con dentro la focaccia.
‹‹Ti ha lasciato un biglietto,
però. Tranquillo.››
Il ragazzo gli sorrise e voltò
la busta da un lato per mostrargli il post-it giallo attaccato ad essa. E lo
sguardo di Jeff si illuminò. Afferrò il pacchetto, ringraziando il commesso che
stava sostituendo Nick, e staccò il foglietto dalla busta per leggerlo.
Il sorriso gli si fece più
grande man mano che scorreva la grafia ordinata e chiara di Nick e il suo cuore
palpitò di gioia per la dolcezza di quelle parole.
Non
ci sono, ma non ho dimenticato di conservarti il pranzo.
Certe
abitudini sono dure a morire.
Ricordati
di me quando darai il primo morso alla tua focaccia e…
Trascorri
una bella giornata, raggio di sole.
Nick~
Ora
aveva un motivo valido per tornare ancora in quel bar.
Nick
lo aspettava ed era felice di rivederlo. Ogni giorno.
‹‹Ehi,
è un miracolo che tu sia arrivato così presto!››
‹‹Ho
pensato che se arrivavo presto potevo smettere prima di studiare…››
‹‹…E andare prima da Nick.››
‹‹Ahà.››
‹‹Sarebbe
quasi il caso che tu e lui usciste insieme, non credi?››
‹‹Dovremmo?››
‹‹Dovreste,
sì. Non vi scoccia vedervi sempre al bar?››
‹‹Neanche
tanto. Ormai ci abbiamo fatto l’abitudine.››
‹‹Hai
trovato l’anima gemella, allora, Jeff…››
‹‹Mmh? Perché dici così?››
‹‹Perché
entrambi avete delle strane abitudini.››
‹‹Sì,
ho trovato l’anima gemella.››
Fine.