Questo capitolo è un po' più statico degli altri, rispecchia i sentimenti di Annie e Jared da quando si sono separati. Spero vi piaccia! :)
CAPITOLO 30
- LETTER
TO ANNIE
ANNIE
Passarono
precisamente tredici
giorni, li contai uno a uno. Mi avevano solo messo un gesso a un
braccio, le
gambe erano miracolosamente guarite, anche se mi facevano ancora un
po’ male. Una
mattina per la prima volta dopo più di due settimane mi
alzai completamente da
quel letto, aiutata dai miei amici e da mia sorella. Le mie gambe erano
ancora
fragili e feci fatica a tenermi in piedi, tuttavia man mano che facevo
qualche
passo il dolore si attenuava e mi ci abituavo. Il dottore mi disse che
le mie
fratture si erano sistemate in fretta e che quindi potevo tornare a
casa. Ero
immensamente felice, non ce la facevo più a rimanere in quel
letto d’ospedale e
annoiarmi tutto il giorno.
Appena a casa, mi lasciai cadere sul
divano e inspirai profondamente godendomi l’odore che
l’aria emanava, che era
di gran lunga migliore di quello dell’ospedale che odorava di
medicinali.
Guardai Sophie e sorridemmo:
finalmente ero a casa. Casa dolce casa.
Quella sera
vennero a trovarci Roxy e
Marco prima del loro ritorno in Italia previsto per la mattina
seguente. Mi
sarebbero mancati, non volevo che se ne andassero, in quelle due
settimane
erano andati in giro per Los Angeles, San Diego, San Francisco e altre
città
sulla costa occidentale ed erano stati con me negli ultimi giorni.
Arrivarono
verso le otto, poi ci raggiunsero anche Tomo, Vicki e il piccolo
Christopher.
Mangiammo felicemente e mi ricordai
quella sera che Vicki aveva annunciato di aspettare un bambino, che
avevamo
cenato insieme e ci eravamo divertiti moltissimo, soprattutto quando
Jared,
alla notizia della dolce attesa, aveva sputato tutta l’acqua
che aveva in bocca sulla maglietta di Shannon, facendoci ridere a
crepapelle.
Come eravamo felici…tutti insieme…con
Jared…
Una lacrima, la mia compagna che
purtroppo mi era venuta a trovare fin troppe volte in quelle settimane,
scese
dai miei occhi e andò a formare un puntino bagnato sulla mia
felpa. Ero a
capotavola, così mi voltai da un’altra parte per
non far trasparire la mia
improvvisa malinconia.
Ma una sorella è una sorella.
-Ehi, Annie, che hai?! – mi chiese
Sophie.
Scossi la testa per dire che non era
niente, mentre tutti si voltavano verso di me. Feci dei cenni con le
mani per
incitarli a continuare a mangiare. Senza che avessi detto niente
riguardo a
Jared, tutti i presenti capirono che stavo pensando proprio a lui.
Roxy, seduta alla mia destra, mi
strinse forte la mano e intanto Shannon mormorò: -Manca
anche a noi, Annie –
Presi il cellulare, cliccai su “Nuovo
messaggio”, scrissi in fretta una frase, lasciai il telefono
sul tavolo e corsi
in camera mia, sbattendo la porta alle mie spalle che si chiuse con un
forte
colpo secco. Lì mi gettai sul mio letto e scoppiai a
piangere, sapendo che
quelle sei parole che avevo lasciato scritte erano un’enorme
falsità.
IO NON HO
BISOGNO DI LUI.
JARED
Ero seduto sul
divano del salotto
nella mia seconda casa a New York, la Tv era accesa ma io non la
ascoltavo, i
miei pensieri erano fissi su Annie, come sempre nell’ultimo
periodo. La pensavo
costantemente, qualsiasi cosa facessi, e impazzivo all’idea
che lei non volesse
più vedermi. Era per questo che me ne ero andato, lei
probabilmente ora mi
odiava e se mi fossi fatto trovare al suo fianco appena si fosse
svegliata dopo
l’incidente, avremmo iniziato a litigare e lei ne avrebbe
sofferto e questo non
lo volevo assolutamente.
Avevo preferito scappare. Ero stato un
codardo.
Avevo bisogno di uscire di casa, di bere
qualcosa, di fare qualsiasi cosa
che
non sia stato pensare a lei, seduta su un letto d’ospedale,
tormentata dai
ricordi di quella notte in cui io e Cameron stavamo
per…vabbè era meglio
lasciar perdere. Visto che ero ubriaco, adesso avrei dovuto ricordare
poco o
niente di quelle maledette ore che mi avevano allontanato da Annie, ma
invece
rammentavo quasi ogni dettaglio…Com’era possibile?
Avrei davvero perso la testa se fossi
rimasto lì a rimuginarci sopra. Mi alzai e mi asciugai gli
occhi lucidi con il
dorso della mano, poi spensi la Tv, mi infilai una giacca leggera e mi
decisi a
uscire.
Nonostante fossero le nove di sera
c’era ancora caldo, mi misi in macchina e partii, diretto
verso un locale del
centro newyorkese. Passai affianco Central Park, poi parcheggiai e mi
sollevai
il cappuccio della giacca per coprire il viso, sperando di non essere
riconosciuto. Ero di pessimo umore e sperai che quella serata fuori,
dopo tre
settimane chiuso in casa, mi avrebbe fatto bene.
Sulla soglia del locale che avevo
scelto, sentii il mio Blackberry vibrare: qualcuno mi stava chiamando.
Lo presi
dalla tasca dei pantaloni, era Shannon. Era da quando ero partito che
non avevo
più risposto al cellulare, immaginavo che fossero
preoccupati per me, ma non me
la sentivo di parlare con loro e riaprire quelle ferite che stavo
invano tentando
di chiudere. Spensi il cellulare ed entrai.
Quando fui all’interno, mi sedetti
davanti ad un tavolino in un angolo e guardai i numerosi ragazzi che
ballavano al
centro della pista da ballo. Mi ricordai quando andammo a suonare nel
locale
dove lavorava Annie e lei si era avvicinata al nostro tavolo con Sophie
che
desiderava un autografo e una foto con noi. Quella era stata la sera in
cui
avevamo fatto pace e avevamo ballato
insieme…Abbracciati…
Era stata una serata perfetta che non
avrei mai dimenticato. E soprattutto, non sarei mai riuscito a
dimenticare lei, la ragazza che
più mi aveva fatto
battere il cuore.
Ero immerso nei miei pensieri, quando
una giovane donna mi si avvicinò con un notebook in mano e
mi chiese: - Cosa
desidera? –
Mi riscossi e risposi: - Una birra –
-Qualcos’altro? –
- No, grazie –
Lei si allontanò annotando la
richiesta e ritornò poco dopo con un sorriso stampato sul
volto.
-Ecco a lei…- disse, poi si inumidì
le labbra con la lingua e sembrò volesse aggiungere
qualcosa, ma poi andò a
servire un altro cliente che la chiamava.
Ne arrivarono altre due, bionde, truccatissime,
minigonna cortissima, calze a rete, camicetta sbottonata che lasciava
intravedere le loro forme. Si sedettero affianco a me senza dire niente
e
iniziarono a chiedermi che impegni avessi per quella sera e se fossi
libero.
Qualche mese prima avrei detto sicuramente
“Sono liberissimo, e voi?” e poi…Ok, era
chiaro cosa avrei fatto. Ma le cose
erano cambiate, io amavo Annie, nessun’altra, e volevo solo
lei.
-Sì, ho già da fare – risposi deciso.
-Oh, che peccato – mormorò una delle
due delusa, mi sfiorò la guancia e se ne andarono.
Sì, le cose erano decisamente
cambiate. Dovevo tornare a casa mia qui a New York e dirle cosa
provavo, magari
con una lettera.
Mi alzai, pagai il conto e uscii dal
locale. Quando fui a casa presi un foglio di carta e una penna e
iniziai a
scrivere. Era difficile ammetterlo, insomma, ero Jared Leto, ero forte,
non
piangevo…E invece sì, mi commossi ed ebbi una
sensazione immensa di rivederla. Tuttavia
non potevo tornare a Los Angeles perché non sapevo se i
sentimenti che provavo io
erano quelli che provava lei in quel momento, aveva tutte le ragioni
per essere
arrabbiata con me.
Quando la finii era passata la
mezzanotte, la rilessi diverse volte però alla fine decisi
di spedirla a
Shannon e gli scrissi di promettermi di non fargliela leggere
finché io non
glielo avrei detto con un messaggio, al momento che avrei ritenuto
opportuno. Sapevo
che inoltre avrebbe potuto rintracciarmi dopo quel sms, quindi lo
pregai di non
riferirle neanche questo.
Qualche giorno
dopo mi arrivò un sms
da parte di mio fratello che diceva: “Jay, ti prego ritorna.
Annie sta
piangendo da quasi un mese ormai, sta malissimo, lo vuoi capire?! Non
ho aperto
la tua lettera e ti prometto che non gliela farò leggere fin
quando tu non me
lo dirai. So dove sei e giuro di non averglielo detto, però
lei sta soffrendo
senza di te. E’ ferita per quello che le hai fatto,
sì, però ti vuole bene e
credo sia pronta a perdonarti. Sono sicuro che anche tu sei ancora
innamorato
di lei, perciò riflettici. Ci manchi.
Shan”
Fui sul punto di prendere la mia roba
e tornare a Los Angeles, ma non ero ancora pronto a rivederla, quindi
decisi di
aspettare ancora qualche giorno.