Fanfic su artisti musicali > 30 Seconds to Mars
Segui la storia  |       
Autore: AnnieLeto22    17/02/2013    3 recensioni
La nostra Annie, per inseguire il suo sogno di attrice, si trasferisce a Los Angeles con la sorellina Sophie, amante di una band, i 30 Seconds to Mars, che Annie non conosce. Ma quando sua sorella la convincerà ad andare un giorno in montagna a sciare, un incontro cambierà la sua vita....Prima in peggio, ma poi decisamente in meglio ;D ... Ricco di colpi di scena, alternanza di momenti felici e tristi, vi consiglio di leggerla ;) Spero vi piaccia!!! :D
Queste sono alcune frasi che ritroverete nella mia prima FF che abbia mai scritto.
*- Però ricorda…Segui i tuoi sogni, non importa cosa, puoi fare tutto se lo vuoi. Buona fortuna Annie -
*…Quando si voltò, il mio cuore saltò un battito. Era lui. Era proprio lui.
*- Scusate, mia sorella Sophie è una vostra grandissima fan e…-
- Echelon, non fan…Siamo una famiglia -
*- Ecco, Annie, io ti ho invitato a ballare ma devo ammettere che…sono una frana -
- Non importa, lascia che la musica ti guidi -
*- Quando vi ho ascoltato…Ho provato delle emozioni forti…Non so come spiegartelo…-
- Così? - e appoggiò le sue morbide labbra sulle mie.
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Questo capitolo è un po' più statico degli altri, rispecchia i sentimenti di Annie e Jared da quando si sono separati. Spero vi piaccia! :)

CAPITOLO  30  - LETTER TO ANNIE

 

ANNIE

 

Passarono precisamente tredici giorni, li contai uno a uno. Mi avevano solo messo un gesso a un braccio, le gambe erano miracolosamente guarite, anche se mi facevano ancora un po’ male. Una mattina per la prima volta dopo più di due settimane mi alzai completamente da quel letto, aiutata dai miei amici e da mia sorella. Le mie gambe erano ancora fragili e feci fatica a tenermi in piedi, tuttavia man mano che facevo qualche passo il dolore si attenuava e mi ci abituavo. Il dottore mi disse che le mie fratture si erano sistemate in fretta e che quindi potevo tornare a casa. Ero immensamente felice, non ce la facevo più a rimanere in quel letto d’ospedale e annoiarmi tutto il giorno.
Appena a casa, mi lasciai cadere sul divano e inspirai profondamente godendomi l’odore che l’aria emanava, che era di gran lunga migliore di quello dell’ospedale che odorava di medicinali.
Guardai Sophie e sorridemmo: finalmente ero a casa. Casa dolce casa.

 

Quella sera vennero a trovarci Roxy e Marco prima del loro ritorno in Italia previsto per la mattina seguente. Mi sarebbero mancati, non volevo che se ne andassero, in quelle due settimane erano andati in giro per Los Angeles, San Diego, San Francisco e altre città sulla costa occidentale ed erano stati con me negli ultimi giorni. Arrivarono verso le otto, poi ci raggiunsero anche Tomo, Vicki e il piccolo Christopher.
Mangiammo felicemente e mi ricordai quella sera che Vicki aveva annunciato di aspettare un bambino, che avevamo cenato insieme e ci eravamo divertiti moltissimo, soprattutto quando Jared, alla notizia della dolce attesa, aveva sputato tutta l’acqua che aveva in bocca sulla maglietta di Shannon, facendoci ridere a crepapelle.
Come eravamo felici…tutti insieme…con Jared…
Una lacrima, la mia compagna che purtroppo mi era venuta a trovare fin troppe volte in quelle settimane, scese dai miei occhi e andò a formare un puntino bagnato sulla mia felpa. Ero a capotavola, così mi voltai da un’altra parte per non far trasparire la mia improvvisa malinconia.
Ma una sorella è una sorella.
-Ehi, Annie, che hai?! – mi chiese Sophie.
Scossi la testa per dire che non era niente, mentre tutti si voltavano verso di me. Feci dei cenni con le mani per incitarli a continuare a mangiare. Senza che avessi detto niente riguardo a Jared, tutti i presenti capirono che stavo pensando proprio a lui.
Roxy, seduta alla mia destra, mi strinse forte la mano e intanto Shannon mormorò: -Manca anche a noi, Annie –
Presi il cellulare, cliccai su “Nuovo messaggio”, scrissi in fretta una frase, lasciai il telefono sul tavolo e corsi in camera mia, sbattendo la porta alle mie spalle che si chiuse con un forte colpo secco. Lì mi gettai sul mio letto e scoppiai a piangere, sapendo che quelle sei parole che avevo lasciato scritte erano un’enorme falsità.

IO NON HO BISOGNO DI LUI.

 

JARED

Ero seduto sul divano del salotto nella mia seconda casa a New York, la Tv era accesa ma io non la ascoltavo, i miei pensieri erano fissi su Annie, come sempre nell’ultimo periodo. La pensavo costantemente, qualsiasi cosa facessi, e impazzivo all’idea che lei non volesse più vedermi. Era per questo che me ne ero andato, lei probabilmente ora mi odiava e se mi fossi fatto trovare al suo fianco appena si fosse svegliata dopo l’incidente, avremmo iniziato a litigare e lei ne avrebbe sofferto e questo non lo volevo assolutamente.
Avevo preferito scappare. Ero stato un codardo.
Avevo bisogno di uscire di casa, di bere qualcosa, di fare qualsiasi cosa che non sia stato pensare a lei, seduta su un letto d’ospedale, tormentata dai ricordi di quella notte in cui io e Cameron stavamo per…vabbè era meglio lasciar perdere. Visto che ero ubriaco, adesso avrei dovuto ricordare poco o niente di quelle maledette ore che mi avevano allontanato da Annie, ma invece rammentavo quasi ogni dettaglio…Com’era possibile?
Avrei davvero perso la testa se fossi rimasto lì a rimuginarci sopra. Mi alzai e mi asciugai gli occhi lucidi con il dorso della mano, poi spensi la Tv, mi infilai una giacca leggera e mi decisi a uscire.
Nonostante fossero le nove di sera c’era ancora caldo, mi misi in macchina e partii, diretto verso un locale del centro newyorkese. Passai affianco Central Park, poi parcheggiai e mi sollevai il cappuccio della giacca per coprire il viso, sperando di non essere riconosciuto. Ero di pessimo umore e sperai che quella serata fuori, dopo tre settimane chiuso in casa, mi avrebbe fatto bene.
Sulla soglia del locale che avevo scelto, sentii il mio Blackberry vibrare: qualcuno mi stava chiamando. Lo presi dalla tasca dei pantaloni, era Shannon. Era da quando ero partito che non avevo più risposto al cellulare, immaginavo che fossero preoccupati per me, ma non me la sentivo di parlare con loro e riaprire quelle ferite che stavo invano tentando di chiudere. Spensi il cellulare ed entrai.

 
Quando fui all’interno, mi sedetti davanti ad un tavolino in un angolo e guardai i numerosi ragazzi che ballavano al centro della pista da ballo. Mi ricordai quando andammo a suonare nel locale dove lavorava Annie e lei si era avvicinata al nostro tavolo con Sophie che desiderava un autografo e una foto con noi. Quella era stata la sera in cui avevamo fatto pace e avevamo ballato insieme…Abbracciati…
Era stata una serata perfetta che non avrei mai dimenticato. E soprattutto, non sarei mai riuscito a dimenticare lei, la ragazza che più mi aveva fatto battere il cuore.
Ero immerso nei miei pensieri, quando una giovane donna mi si avvicinò con un notebook in mano e mi chiese: - Cosa desidera? –
Mi riscossi e risposi: - Una birra –
-Qualcos’altro? –
- No, grazie –
Lei si allontanò annotando la richiesta e ritornò poco dopo con un sorriso stampato sul volto.
-Ecco a lei…- disse, poi si inumidì le labbra con la lingua e sembrò volesse aggiungere qualcosa, ma poi andò a servire un altro cliente che la chiamava.
Ne arrivarono altre due, bionde, truccatissime, minigonna cortissima, calze a rete, camicetta sbottonata che lasciava intravedere le loro forme. Si sedettero affianco a me senza dire niente e iniziarono a chiedermi che impegni avessi per quella sera e se fossi libero.
Qualche mese prima avrei detto sicuramente “Sono liberissimo, e voi?” e poi…Ok, era chiaro cosa avrei fatto. Ma le cose erano cambiate, io amavo Annie, nessun’altra, e volevo solo lei.
-Sì, ho già da fare – risposi deciso.
-Oh, che peccato – mormorò una delle due delusa, mi sfiorò la guancia e se ne andarono.
Sì, le cose erano decisamente cambiate. Dovevo tornare a casa mia qui a New York e dirle cosa provavo, magari con una lettera.
Mi alzai, pagai il conto e uscii dal locale. Quando fui a casa presi un foglio di carta e una penna e iniziai a scrivere. Era difficile ammetterlo, insomma, ero Jared Leto, ero forte, non piangevo…E invece sì, mi commossi ed ebbi una sensazione immensa di rivederla. Tuttavia non potevo tornare a Los Angeles perché non sapevo se i sentimenti che provavo io erano quelli che provava lei in quel momento, aveva tutte le ragioni per essere arrabbiata con me.
Quando la finii era passata la mezzanotte, la rilessi diverse volte però alla fine decisi di spedirla a Shannon e gli scrissi di promettermi di non fargliela leggere finché io non glielo avrei detto con un messaggio, al momento che avrei ritenuto opportuno. Sapevo che inoltre avrebbe potuto rintracciarmi dopo quel sms, quindi lo pregai di non riferirle neanche questo.

 

Qualche giorno dopo mi arrivò un sms da parte di mio fratello che diceva: “Jay, ti prego ritorna. Annie sta piangendo da quasi un mese ormai, sta malissimo, lo vuoi capire?! Non ho aperto la tua lettera e ti prometto che non gliela farò leggere fin quando tu non me lo dirai. So dove sei e giuro di non averglielo detto, però lei sta soffrendo senza di te. E’ ferita per quello che le hai fatto, sì, però ti vuole bene e credo sia pronta a perdonarti. Sono sicuro che anche tu sei ancora innamorato di lei, perciò riflettici. Ci manchi.      Shan”
Fui sul punto di prendere la mia roba e tornare a Los Angeles, ma non ero ancora pronto a rivederla, quindi decisi di aspettare ancora qualche giorno.

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 30 Seconds to Mars / Vai alla pagina dell'autore: AnnieLeto22