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Autore: beencravinmore    17/02/2013    6 recensioni
Mi chiamavano Greace, ero un ragazza, forse, tormentata dal passato. Pensavo che bastasse un foglio di carta per risolvere tutti i problemi. Come ho fatto a non capire che ne avrebbe creati altri? Come uno dall'aspetto di un angelo biondo.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Allora, dicci, chi sei? E' vero che eri una directioner?

Mi chiamo Greace, Greace Hallan. Ho 17 anni. Si, anche io ero una directioner”.

 

Rileggo quella frase spesso e ogni volta mi lascia un senso di bugia in bocca, un senso strano, difficile da assaporare. Solo le prime due frasi sono vere il resto è quello che un contratto ha deciso. E' tutta una bugia dalla parola "si"

“Come hai conosciuto Niall?”

Conoscevo il resto a memoria, lo avevo riletto così tante volte, per vedere se solo tornava ad avere un senso, se solo ci fosse un briciolo di verità; per non rendermi conto di aver davvero preso per il naso così tante persone. Eppure loro sono e saranno più brave di qualsiasi contratto, sanno riconoscere la verità, ma a me serviva firmarlo, dovevo, non potevo rifiutare. E' come quando hai la febbre e non hai alcuna intenzione di dirlo a qualcuno, ti scoccia non uscire, ti scoccia non poter far nulla, ma altrimenti la cosa peggiora. Chiusi il giornalino che tenevo fra le gambe, una copia di un giornale vecchio, quell'intervista era poi uscita in altre riveste, mi sdraiai sul letto a una piazza e mezzo, con l'odore di lavanda che mi entrava nelle narici. Ero decisa per una volta a raccontare la verità, almeno a me stessa, non avevo mai capito quanto fosse importante.

 

Mi chiamo Greace. Ho diciassette anni. Ho i capelli marroni scuro, che da lontano scambi per nero; gli occhi color miele. Sono il mio orgoglio; fin da piccola chi aveva bisogno di un nomignolo da darmi mi chiamava “occhi miele”, un soprannome che tuttora mi piace da morire. Ho qualche lentiggine sul naso: le odio; mi danno un aria da bambina e spingono le persone a chiamarmi ancora con quei nomignoli stupidi. I nomignoli come piccolina, bella bambina o simili, io invece mi sento vecchia, con anni e anni alle spalle, esperienze e tragedie che segnano un essere umano anche nella sua età mentale. Ne ho passate tante, ma le persone mi chiamano piccolina. Dicono che io abbia un bel corpo, devo, o non mi avrebbero presa come modella. A me non interessa, non mi è mai interessato, perchè doveva? Stando a casa, senza studiare e senza fare molto non importava avere un fidanzato o qualcosa di simile. Ho un fratello, si chiama Darren, vive con me in una casa a Londra, in questa casa, dove adesso mi trovo. Una casa vecchia, che appartenava a nostra nonna, lei era meravigliosa. Il colore delle pareti esterne era bianco, ma ora sono grattate e ingiallite. Fin da piccoli litigavamo con Darren, poi subito dopo ci abbracciavamo, facevamo pace. Solo una volta lui ha chiuso la porta e se ne è andato, grazie a quel contratto. Mia madre era una attrice; mio padre aveva un negozio di dischi, mia mamma li comprava sempre lì tanto che un giorno si innamorò del venditore, dell'uomo dietro il bancone. Smise di fare l'attrice quando nacque Darren e decise di aiutare papà nel negozio e fin qui tutto normale, poi dovetti nascere io: mia madre morì di parto, io ero viva. Non ho mai conosciuto il suo sguardo, i suoi capelli, il suo profumo e ne ho privato Darren; una parte della mia vita è incentrata nel sentirmi in colpa. Darren, però, sostiene che io non c'entri, per questo non potrei volergli più bene. Tre anni fa papà si ammalò di quello per cui oggi se ne ammala uno ogni giorno: cancro. Se ne andò in un anno, in un misero anno, neanche il tempo di dimostrare tutto l'amore che gli volevamo che lui se ne era andato in un giorno di marzo, seguito dalle urla di mio fratello e il mio pianto senza fine. Darren, all'età di 19 anni lasciò la scuola e cercò lavoro: ne trovò uno in un'officina di auto. Ci portarono via il negozio di papà, ma ci siamo tenuti stretti la casa; i soldi non bastavano neanche per mandare me a scuola. A sedici anni ho mollato, dovevo dare una mano a mio fratello. Ho fatto qualsiasi lavoro possibile, ma non avrei mai potuto trovarne uno che pagasse meglio di quello per così poco.

-Writer's corner:

salve bella gente, sono qui con la mia prima fanfic, sperando che vi piaccia,
l'idea mi è venuta così in pochi minuti e ho sentito il bisogno di scriverla, vabbè
apparte ciò spera vi piaccia e che abbiate voglia di recensiarla.

Adios;

  
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