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Autore: beencravinmore    24/02/2013    7 recensioni
Mi chiamavano Greace, ero un ragazza, forse, tormentata dal passato. Pensavo che bastasse un foglio di carta per risolvere tutti i problemi. Come ho fatto a non capire che ne avrebbe creati altri? Come uno dall'aspetto di un angelo biondo.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ricordo quel giorno come se fosse ieri. Dovevo fare una stupida firma eppure mi sembrava mi condannassero a morte.
La mattina trascinai i piedi sul pavimento fino all'armadio; indossai un paio di jeans e un maglione; presi il cappotto perchè era inverno e faceva freddo. Fuori pioveva. Presi l'ombrello e uscii senza svegliare mio fratello che sarebbe dovuto andare a lavoro di lì a poco.
Mi avviai verso un edificio bianco che faceva quasi paura: aveva l'aspetto di un fantasma.
Gli edifici moderni mi fanno questo effetto, mi sembrano tutti uguali e per niente belli, come se gli avessero tolto l'allegria.
Entrai attraverso una porta a vetri che contribuì a rendere il mio umore pessimo. Davanti a me c'era una scrivania enorme e nascosta dietro di essa una signora sulla trentina, con in mano delle scartoffie. La raggiunsi.
-Buongiorno, posso esserle utile?
Aveva la solita voce da segretaria, cordiale, eppure senti che farebbe di tutto per non essere lì.
-Devo vedere questo signore...- le mostrai il bigliettino che tenevo fra le mani -devo firmare un contratto.
-Signorina, la stanno aspettando al piano di sopra, terza porta a sinistra.
Salii delle scale di marmo o qualcosa di simile.
Mi sentivo una sciocca, stavo per accettare un lavoro che non stava né in cielo né in terra; era qualcosa di orrendo, ma non importava. Avrei fatto di tutto per aiutare mio fratello.
Le carte sotto il mio naso avevano un odore di appena stampate, mescolato ad un odore di carcere per due; infondo dovevo pensare anche all'altra persona.
-Signorina, questo è il suo contratto, c'è scritto tutto ciò che prevede e tutto ciò che deve fare; infondo non è niente di che: in riassunto deve far finta di essere la ragazza di Niall Horan, sa già chi è?Scossi la testa, non mi interessava. Presi la penna, senza guardare nessuno negli occhi, neanche la persona appena entrata dalla porta, e firmai.
Non potevo aspettare oltre, avevo, avevamo, bisogno di soldi.
Darren non sapeva nulla e se ci avessi pensato un altro po' probabilmente non avrei firmato; non potevo permetterlo.
-perfetto, è stata più veloce di quanto pensassi, vuol dire che ci aveva già pensato bene a casa.
Un solo particolare vorrei discutere con lei: sa già quali sono le ragioni del contratto-
non le avevo capite ma annuii mentre guardavo la persona che probabilmente sarebbe dovuta stare in cella con me
-dovrà fingere di essere una loro fan anche se non lo è: ha conosciuto il nostro ragazzo ad una festa dopo aver capito chi era ed averlo seguito, dopo che lui se ne è accorto e la ha invitata a ballare, chiaro?-
Mi misi a ridere -come se cose del genere potessero accedere tutti i giorni-
Ripeté la parola finale leggermente spazientito e io mi limitai ad annuire come prima.
Uscii dalla stanza e appena fuori mi avviai al distributore in corridoio, pensando a come lo avrei detto a Darren.
Sentii delle voci dietro di me.
-Niall, allora almeno è carina?
-Ma non mi interessa se è carina o no, ti rendi conto cosa vuol dire?
-Si credo di poter capire
-Io credo di no, Harry.
Un attimo di silenzio, non avevo preso la cioccolata che volevo, non avevo soldi, come al solito, ma rimanevo ferma rivolta alla macchinetta in ascolto: ero oggetto di conversazione.
Bisbigli, bisbigli e altri bisbigli.
“Vi decidete a parlare più forte”
-Però non è male Niall, almeno questo.
Mi sentivo osservata e altri bisbigli di cui capivo parole a caso tipo “sexy” o “non mi interessa” o “non parliamone” o i loro nomi.
-Io non capisco come si possa accettare un lavoro così … ?
-Non lo so, non lo capisco … io credo … , si … , capirei una nostra fan, … , non so che dirti-
Mi mancavano spesso parole e non riuscivo a capire tutti i loro discorsi, ma ci andavo vicina.
Mi girai di scatto, mi sentivo offesa, non lo capivano, non avrebbero voluto capirlo.
-Scusate, volete continuare a parlare di me da lì dove posso benissimo sentirvi o vi decidete a pagarmi una cioccolata dato che non ho soldi?-
Capelli ricci si avvicinò alla macchina e una volta che quella, con una lentezza primordiale ebbe finito di versare la cioccolata, me la passò.
-grazie.
Me ne andai subito, dovevo tornare da Darren. Arrivai a casa alle 8:30. Lui era già a lavoro.

  
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