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Autore: Roxanne Potter    17/02/2013    3 recensioni
Merope Gaunt crede che la vita sia una favola perfetta, che l'amore dia senso ad ogni cosa e che quello di suo marito Tom sia sincero. Ma Merope è sempre stata un'eterna bambina e non ha mai conosciuto la cruda realtà della vita, una realtà che la porterà a morire.
L'incubo era tornato e la vita non era una favola.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Merope Gaunt, Tom Riddle Sr.
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Merope era sempre stata un'eterna bambina, che aveva vissuto reclusa tra le quattro mura della sua piccola casa e conosceva il mondo solo attraverso le occasionali visite al villaggio di Little Hangleton e i libri di suo fratello Orfin, sfogliati di nascosto.
Nel mondo che lei sognava e idealizzava, c'erano case sempre linde e profumate, con le stanze tirate a lucido grazie a un semplicissimo colpo di bacchetta. I figli venivano amati e ben trattati, anche se l'affetto e l'orgoglio verso di loro aumentavano dopo che avessero mostrato dei primi segni di magia. Madri dagli occhi dolci accarezzavano il volto dei loro bambini, e durante l'ora di cena la tavola risuonava di chiacchiere e risate.
E, sempre nei suoi sogni favoleggianti, l'amore era un vero e proprio dono. Era una parentesi paradisiaca al di là di ogni immaginazione, di ogni piacere conosciuto.
Era qualcosa di bruciante e costantemente presente, che avrebbe illuminato i suoi occhi al mattino e accompagnato il dolce incedere del sonno della notte.
Merope credeva che la vita, oltre la sua casa aggredita dai rampicanti e gli sguardi freddi di suo padre, fosse una favola. Un idillio che lei non avrebbe mai avuto occasione di toccare. Almeno finché non aveva incrociato gli occhi scuri di Tom Riddle, quegli occhi che, anche solo sfiorando di sfuggita il suo sguardo, le facevano ribollire lo stomaco.
Quello era l'amore.
Era il sentimento sconosciuto che lei aveva solo potuto immaginare. Ed era meraviglioso, quel sentimento, aveva iniziato ad accompagnare ogni suo pensiero, ogni suo passo, ogni suo gesto. Le aveva fatto conoscere il battito furioso del cuore e il sorriso spontaneo che lei aveva perso da tempo. Per la prima volta in vita sua, Merope aveva qualcosa a cui aspirare, a cui pensare, per cui trovare la forza di alzarsi la mattina.
Nelle sue fantasie, Tom l'amava più di ogni altra cosa al mondo. Le rivolgeva il sorriso mesto e affascinante che l'aveva conquistata da subito, le ricopriva le labbra di baci morbidi, colmi di una dolcezza straziante, le sfiorava il viso con mani incredibilmente delicate. I suoi abbracci la chiudevano fuori dal resto del mondo, cancellavano ogni lacrima o ogni ricordo del dolore che aveva provato. La sua voce le sussurrava quel tanto sospirato e agognato “Ti amo.”
La prima volta che avevano fatto l'amore, Merope aveva avuto paura.

Aveva solo una vaga idea di come sarebbe stato, ma la voce di Tom, calda, bassa e rassicurante, le aveva dato il coraggio di rimanere lì, distesa sotto di lui, coi capelli sparsi sul cuscino e il cuore che batteva per l'agitazione. Insieme al desiderio, un istintivo brivido di repulsione si era impadronito di lei quando Tom l'aveva sfiorata tra le gambe. Poi se l'era ritrovato dentro, e un immediato seppur sopportabile dolore le aveva strappato un gemito.
Era quello l'amore, si era chiesta con crescente orrore? Era così invasivo, così strano, faceva così male?
Con il tempo, superato il dolore iniziale, Merope aveva imparato ad apprezzare anche il contatto più profondo dell'amore. E aveva continuato a illudersi che la sua vita fosse una favola, che la sua storia perfetta, fatta solo di dolcezze e sorrisi, fosse qualcosa di naturale in ogni parte del mondo.
Lui rimarrà per il nostro bambino. Il sentimento sarà più forte e importante di ogni cosa., pensò quando scoprì di essere incinta.
Fu l'ultima delle sue illusioni.
Merope scoprì presto quanto la vita reale fosse dura. Scoprì che la vita aveva denti, denti che mordevano, che l'avrebbero lacerata e avrebbero fatto sanguinare il suo cuore.
-Ma tu mi ami lo stesso, non è vero?- aveva mormorato tra i singhiozzi il giorno in cui aveva confessato a Tom la vera natura del loro legame.
-No.
La sua voce, di solito così gentile, s'era fatta dura e inespressiva. Ma il peggio fu incontrare i suoi occhi: scuri, esattamente come quelli di Orvoloson e Orfin. E colmi dello stesso, identico odio che lei aveva sempre letto in quelli del padre e del fratello. La stessa espressione di puro disgusto. E quello fece più male di qualsiasi parola.
L'incubo era tornato e la vita non era una favola.
Merope aveva creduto, o aveva voluto credere, che la pozione fosse solo un ponte per arrivare a ciò che Tom provava realmente nel profondo del suo cuore. Come pensare che lui non fosse davvero innamorato, quando le prendeva la mano e le diceva con un sorriso quanto fosse bella?
Si era costruita un mondo di ideali e illusioni, e quel fragile mondo era crollato sotto un soffio di vento, mandando in pezzi la sua favola e aprendole il baratro della cruda realtà.

La realtà era fatta di grida e sguardi sprezzanti, di lacrime, sofferenze e freddo. Alla realtà ci si doveva adattare e la si doveva affrontare con coraggio. Ma Merope non era fatta per la realtà, perché non l'aveva mai davvero conosciuta.
La vita l'aveva nuovamente colpita, aveva affondato in lei i suoi pugnali di ghiaccio; Merope sarebbe morta, completamente sola e priva di tutto: senza una casa, senza amore, senza una mano amica, con l'unica consolazione del figlio appena nato che non avrebbe mai conosciuto.
Merope Gaunt era un'eterna bambina che finì i suoi giorni piangendo sulla sua favola spezzata.
   
 
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