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Autore: Ginny_theQueen    17/02/2013    3 recensioni
~ Percy e Annabeth credevano che avrebbero trascorso insieme tre settimane fantastiche, ma gli dei avevano altri piani.
Come sono andati davvero quegli otto lunghi mesi della vita di Annabeth senza Percy...
Personaggi: Annabeth/Percy, Piper/Jason, Leo, Rachel, Thalia, Clarisse, Sally e tutti i ragazzi del Campo Mezzosangue.
{Percabeth♥}
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'OTP: seaweed brain'
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“… e la mattina successiva, non c’era più. Abbiamo cercato in tutto il campo. Abbiamo chiamato sua madre. Abbiamo tentato di raggiungerlo in ogni maniera conosciuta. Niente. E’ semplicemente scomparso.”

Annabeth Chase, The Lost Hero

 

 

{la sparizione}

 

Nonostante avesse fatto più tardi del solito la sera precedente, Annabeth si svegliò insieme ai suoi fratelli.

Realizzò immediatamente che c’era qualcosa che non andava:

a) non aveva fatto sogni.

Strano.

b) c’era una strana sensazione che non riusciva bene a definire intorno a (o forse dentro?) lei.

 

Si sedette a gambe incrociate sul letto e fece quello che da sempre le riusciva meglio, ragionare. Svuotò la mente e cercò di allontanare quello strano sentimento–o meglio, quella sensazione.

Avendo avuto poco successo nel tentativo, disse ai suoi fratelli di prepararsi per la colazione, e stava per entrare in bagno quando notò un flebile russare.

Malcom era ancora disteso sul suo letto, le coperte tutte scombinate e una faccia priva di emozioni.

“Malcom!” lo chiamò lei scuotendolo, “Malcom, sveglia!”

Suo fratello aprì gli occhi e dopo un attimo li focalizzò su di lei.

“Annabeth.”

Lei capì subito, per la seconda volta quella mattina, che qualcosa non andava. Malcom era sempre stato ligio alle regole, non si era mai svegliato per ultimo e non le piaceva affatto il modo in cui aveva pronunciato il suo nome.

“Hai avuto un incubo?”

Malcom annuì.

“Che hai sognato? Nostra madre?” chiese speranzosa.

Circa un mese fa, gli dei si erano fatti silenziosi. Avevano smesso di parlare ai loro figli e l’Olimpo era stato chiuso. Di punto in bianco. Senza alcun preavviso, spiegazione o avvertimento. Annabeth aveva cercato di contattare sua madre, ma niente. Nessun altro semidio che conoscesse era riuscito a parlare col proprio genitore divino.

Quindi Annabeth pensò che magari Malcom fosse riuscito a parlare con Atena, ma si sbagliava.

“No,” disse lui.

“E allora che…?”

“Te.”

“Come scusa?”

“Ho sognato te. Piangevi. Disperata.”

Annabeth provò di nuovo quella brutta sensazione che aveva sentito al risveglio, ma non lo dette a mostrare: lei doveva sempre apparire forte. Se c’era una cosa che sua madre le aveva trasmesso era di non farsi trascinare dalle emozioni. Quindi scrollò le spalle, e con aria di seccata nonchalance, disse al fratello:

“Era solo un sogno, Malcom. Muoviti, o faremo tardi a colazione.”

 

Ovviamente la casa di Atena non fece tardi a colazione. Ma qualcun altro sì.

“Vado a svegliare Percy,” Annabeth informò i suoi fratelli appena si furono seduti, “altrimenti dorme fino ad ora di pranzo.”

Detto questo si diresse verso la Casa 3. Fece il tentativo di bussare, ma invano, perché ovviamente Percy dormiva. Così Annabeth entrò silenziosamente e si mise in testa il suo cappellino degli Yankees, per fare al suo ragazzo il solito scherzo.

 

 

Lo scherzo non riuscì, Percy non era a letto. Probabilmente era in bagno.

 

Negativo, non era nemmeno lì. Annabeth si guardò intorno, ma nella Casa di Poseidone non c’era traccia del suo ragazzo.

Forse avrà fatto tardi a colazione e non l’ho incontrato venendo qui…

Tornò a mangiare, ma lui non c’era. Si ingozzò perché onestamente moriva di fame, ma non poteva perdere un minuto di più.

Si alzò, ma prima che potesse dirigersi verso la spiaggia–era sicura di trovarlo lì–Malcom la fermò con uno sguardo interrogativo.

Senza bisogno di parole, Annabeth fece cenno con la testa verso il tavolo vuoto che apparteneva ai figli del dio del mare. Lui capì, “Non l’hai ancora svegliato?”

“Non c’era. Probabilmente avrà fatto un brutto sogno e si sarà recato in spiaggia. Va sempre verso il mare quando è di cattivo umore.”

 

Non era al lago delle canoe, e nemmeno in spiaggia. Si era sicuramente buttato in acqua per un bel bagno, nonostante il freddo gelido di dicembre. Ma quando si è il figlio di Poseidone non ci si deve preoccupare della temperatura, no? Di certo Annabeth non sarebbe andata a cercarlo oltre, il mare non era il suo territorio. Soprattutto non a dicembre.

Due ore dopo, Percy non si era ancora fatto vivo. Annabeth decise di andare a parlare con Chirone, perché la cosa cominciava a spaventarla.

Chirone ammise di aver notato l’assenza del ragazzo e suggerì ad Annabeth di contattare Sally.

“Ma a cosa serve? Insomma, ieri notte era qui, non credo sia potuto andare da qualche parte… non senza avvisare almeno. Non voglio allarmare sua madre, conosco Sally, e so che si fionderebbe qui per la preoccupazione. Dobbiamo prima assicurarci che non sia nei paraggi… insomma, il ragazzo è stupido, chissà magari stava facendo una passeggiata nei boschi e si è addormentato.”

“Annabeth, cara, ma ti sei sentita? Comunque d’accordo, mandiamo i ragazzi a cercarlo. Ma prima voglio assicurarmi di una cosa. Convoca i capi delle case e informali–se non si sono già accorti– che non abbiamo notizie di Percy da ieri,” disse mentre si allontanava.

“Dove vai?”

“Da Argo. Se Percy è uscito dal campo lui lo saprà di sicuro. Lui vede tutto,” concluse con una risatina.

 

{le ricerche}

Annabeth cercò di visualizzare Percy con un messaggio Iride, ma non appariva nulla. Allora si decise a chiamare i capigruppo: Clarisse per Ares, i fratelli Stoll per Hermes, Jake Mason per Efesto (da quando Beckendorf era morto il comando era passato a Jake), Will Solace per Apollo, Katie Gardner per Demetra, Drew Tanaka per Afrodite, Butch per Iride, Clovis per Hypnos e Lou Ellen per Hecate. Si erano riuniti attorno al falò, e Annabeth aveva spiegato loro la situazione. Nell’attesa di Chirone, potè osservare le reazioni dei compagni alla notizia della presunta sparizione di Percy: Clarisse voleva saperne di più. Per quanto i due facessero finta di odiarsi era chiaro che fossero (bene o male) affezionati l’uno all’altro dopo aver vissuto diverse avventure insieme.

Gli Stoll avevano scherzosamente suggerito sottovoce una possibile fuga di Percy dovuta alla costante ira della sua ragazza, e per questo si erano beccati uno sguardo atroce da parte di Annabeth che non era in vena di scherzare, né tantomeno di essere presa in giro.

Katie, Jake e Will sembravano più che altro colti di sorpresa, ed avevano offerto il loro aiuto per le ricerche, un aiuto che Annabeth aveva accettato con gratitudine.

Drew, la nuova capo-casa di Afrodite aveva passato tutto il tempo a cercare di flirtare con Will, e aveva prestato ben poca attenzione alle comunicazioni che Annabeth aveva offerto loro.

Drew non le piaceva affatto, e sembrava non piacesse nemmeno ai suoi fratelli. Era diventata capo solo per la sua età, maggiore di quella di chiunque altro nella casa numero 10. Perdere Silena era stato un brutto colpo per tutti loro, ma Drew non ne aveva sofferto più di tanto. Gelosia? Sicuramente. Silena non aveva dovuto instaurare un regime del terrore per essere rispettata dai fratelli.

Chirone tornò, con la notizia che Argo non aveva visto Percy. Annabeth non seppe decidere se la cosa fosse positiva o meno.

“Ok, allora siamo d’accordo. Apollo, Demetra e Efesto cercheranno nei boschi. Katie, se dovessi trovare qualche indizio lascia il comando a Miranda e raggiungimi immediatamente. Will e Jake, lo stesso vale per voi,” Annabeth era entrata in modalità stratega.

“Travis e Connor, per quanto odio dovervi affidare qualcosa di importante, ecco il vostro compito: vostro padre è il dio dei viaggiatori, quindi vi occuperete del perimetro esterno del Campo. Partite dalla Collina Mezzosangue e procedete in direzione di Long Island Sound.”

I fratelli risposero con un “Sì capo!” all’unisono e partirono con i loro compagni di casa.

“Voi altri riprendete le vostre normali attività, vi contatterò in caso di necessità. Clarisse, tu vieni con me.”

“Cosa facciamo?”

“Facciamo una capatina all’Olimpo. Un ultimo tentativo non fa mai male,” rispose semplicemente Annabeth.

Argo le lasciò all’ingresso dell’Empire State Building.

Il tizio dell’ascensore era lo stesso di quell’estate. Lo stesso che l’aveva fatta salire centinaia di volte durante l’autunno quando lavorava sulla ricostruzione dell’Olimpo. Non poteva non ricordarsi di lei, pensò Annabeth speranzosa.

“Salve. Seicentesimo piano, per favore.”

“Cosa? Non esiste una nulla del genere.”

“Senta, sono Annabeth Chase, figlia di Atena. So di non avere un appuntamento, ma ho bisogno di parlare con gli dei.”

“Cosa?” ripetè incredulo il tizio.

“Ascolti, non ho tempo di stare qui a discutere con lei, è inutile che cerca di dissuadermi! So che si ricorda di me, sono venuta qui praticamente tutti i giorni da agosto! Per favore, devo salire!” terminò Annabeth sull’orlo della disperazione.

Clarisse, che era rimasta in silenzio tutto il tempo, fece una faccia minacciosa e serrò i pugni.

“Ha sentito la mia amica? Ci faccia salire immediatamente, o subirà l’ira di Ares.”

L’uomo di limitò a guardarle incredulo. “Ma di cosa parlate? Allontanatevi prima che chiami la polizia.”

Annabeth fece un sospiro, “Andiamo Clarisse. Sembra davvero che non sappia nulla. Devono aver manipolato la Foschia in modo che non ricordasse…” 

Contattarono il Campo, ma le squadre di ricerca non avevano trovato nessun indizio.

 

 

“Se non vuoi venire non fa niente..”

“Non ti lascio da sola,” replicò la figlia di Ares.

Annabeth non potè non sorridere alla caparbietà della sua amica. Era in momenti come questi in cui si accorgeva di quanto davvero volesse bene a Clarisse. Si conoscevano da quando avevano nove anni, e ora ne avevano sedici. Erano letteralmente cresciute insieme.

Le sorrise grata e scese nella trafficata metropolitana di New York.

“Quante fermate ancora?”

“Due. Poi dobbiamo proseguire a piedi per un isolato, casa di Percy non è molto lontana.”

Quando Sally Jackson si trovò Annabeth e Clarisse (della quale aveva solo sentito parlare) davanti alla porta di casa, capì che c’era qualcosa che non andava.

Annabeth glielo lesse negli occhi.

Le raccontarono semplicemente di come non avessero idea di dove fosse suo figlio. Sally offrì loro dei biscotti. Blu, ovviamente. Clarisse storse il naso ma ne prese un paio. Annabeth mangiò tutti gli altri perché moriva di fame e perché aveva bisogno di qualcosa che le ricordasse che chissà dove, lui c’era ancora.

Dopo un paio d’ore decisero che era il momento di rientrare. Sally si offrì di riaccompagnarle al Campo e le ragazze accettarono, pensando che era probabilmente giusto che parlasse anche con Chirone.

Prima di andare, Sally chiamò Paul –che non era ancora tornato da lavoro– e gli disse che c’era stata un’emergenza e che sarebbe tornata il prima possibile. Poi abbracciò Annabeth e permise a qualche lacrima di solcarle il volto.

“Pensi che andrà tutto bene?” le chiese.

Annabeth la strinse un po’ più forte, “Certo, Sally. Stiamo parlando di Percy. E’ tuo figlio, lui torna sempre alla fine. Anche se ci fa prendere un brutto spavento ogni volta,” disse pensando a quella volta in cui Percy era sparito per due settimane, quando si trovava sull’isola di Calipso.

 

Al Campo Mezzosangue erano tutti preoccupati, ma quasi tutti i campeggiatori avevano ripreso le consuete attività. Nonostante ciò, Clarisse si rifiutava di allontanarsi da Annabeth. Quella sera al falò le chiese cosa avesse intenzione di fare.

“Beh, visto che gli dei non rispondono siamo costretti a contattare l’unica persona che potrebbe saperne più di noi.”

“Cioè?”

“L’Oracolo di Delfi, naturalmente.”

 

 

Angolo autrice: saaaalve! Ecco qui il secondo capitolo, spero vi sia piaciuto. Vi anticipo che nel prossimo torneranno i miei amati Rachel, Thalia e Nico, e fra un paio di capitoli arriveranno anche i personaggi della seconda serie, Piper, Jason e Leo.

Ma parliamo di questo capitolo. Odio Drew. Se avete letto The Lost Hero la odiate quanto me, suppongo. Qui Annabeth non è ancora disperata perché è principalmente confusa. Odia non sapere. La farò crollare tra poco, non temete muahahahah *risata malefica*

Ho già scritto alcuni capitoli che si collocano un po’ più avanti nella storia, e non vedo l’ora di postarveli.

Mi lasciate qualche recensione? *faccia da cucciolo*

 

Grazie e alla prossima,

 

Ginny_theQueen

   
 
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