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Autore: hangover    17/02/2013    2 recensioni
[...] "E tu cosa mi dai in cambio se scendo?" Chiese Harry con un pizzico di malizia nello sguardo.
"Ehm...un bacio?"
"Uno non mi basta. Ne voglio almeno mille."
"Mille? Ma mille baci una persona non puó darli neppure se passasse tutta la vita a non fare altro!"
"Iniziamo da ora. Chi ti dice che non avrai tutta la vita per darmi i restanti 999?"
Contenuti Larry e Ziam con accenni Zouis. Se il genere non vi piace, state alla larga.
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Erano le nove meno venti di sera. Aveva smesso di piovere già da un’oretta buona. I miei passi risuonavano pesanti sulla strada bagnata. Mi avviavo avvolto da un assurdo silenzio verso la stazione della metropolitana; Zayn aveva insistito affinchè prendessi da lui i soldi per il biglietto. Mi sentivo una puttana. Avevamo fatto sesso e poi aveva preteso anche di pagarmi il passaggio a casa. Si, mi sentivo davvero una puttana. Sentii la necessità di lavarmi immediatamente, come se il getto di una doccia avesse levato dalla mia pelle il suo profumo, i segni dei morsi che mi aveva lasciato sul collo, le immagini del suo membro tra le mie gambe. Ebbi un brivido. Che cosa avevo fatto?. Tutti i ripensamenti iniziarono ad affiorare nitidi nella mia mente. Non credevo di arrivare a tanto. Tutta colpa di Harry Styles, ecco. Se lui non mi avesse provocato tanto in quei giorni, tutto ciò non sarebbe mai successo. Ma forse in parte era anche causa mia se ero finito in quel casino; se avessimo scopato subito, appena conosciuti, se ci fossi stato come tutte le persone normali, bè avrei sicuramente un problema in meno. E invece no! Non dovevo cedere, non potevo cadere vittima delle sue parole accattivanti e dei suoi atteggiamenti seducenti! Maledizione a te ed al tuo finto perbenismo, Louis.
La felpa di Zayn che avevo addosso mi ricadeva sulle spalle, molto più piccole rispetto alle sue. Il solo pensiero che quell’indumento fosse stato a contatto con la sua pelle mi fece stare anche peggio. Cercai di distrarmi, di rivolgere la mia attenzione altrove. Provai a trovare interessanti le auto che passavano ininterrotte sull’asfalto. Tutto inutile. Persino tenermi le mani nelle tasche dei suoi pantaloni mi faceva sentire dannatamente sporco. Arrivai alla stazione di Shepherd’s Bush non molto affollata. Bene, il contatto fisico con altre persone mi faceva sentire enormemente a disagio. Attesi qualche secondo prima che il mio treno arrivasse. Sul vagone c’eravamo solo io, una donna dall’aria stanca ed una coppia di vecchie signore che discutevano sugli sconti al supermercato. Presi posto vicino la porta d’uscita: l’idea di sgattaiolare subito fuori dal mezzo mi rilassava un pochino da quello stato d’ansia. Cercai il cellulare e lo trovai, iniziandolo a fissare per non incrociare gli sguardi dei presenti. Un messaggio ed una chiamata persa. Mia madre mi aveva telefonato, ma la cosa non mi interessava più di tanto in quel momento. Messaggio di Harry.
“Sei ancora in giro?” recitava. Risaliva ad almeno due ore prima. Non gli risposi perché ero impegnato con Zayn. Mi sentii come un pugno allo stomaco quando lessi l’orario in cui l’SMS fu inviato: 7.12 am c’era scritto sullo schermo. Il senso di colpa attanagliò di nuovo il mio petto. Magari mentre lui si stava davvero preoccupando per me, io ero al caldo a farmi fare un pompino. Dio mio, ma perché tutto questo doveva capitare a me?. Non gli risposi, dicendomi che lo avrei chiamato. Mi sarei inventato qualcosa per giustificare il mio prolungato silenzio.
La mia fermata arrivò qualche minuto dopo. Raccolsi le mie cose ed uscii dalla silenziosa stazione. Giunsi a casa e salii nella mia stanza, senza dare adito alle domande preoccupate di mia madre quasi in lacrime. Sbattei la porta alle mie spalle; non avevo fame, sete o sonno. Volevo solamente togliermi quei maledetti vestiti di dosso e chiamare Harry. E così feci. Ripiegai ordinatamente gli indumenti e glieli poggiai su una sedia. Ero rimasto in mutande e mi guardai allo specchio, rimanendo disgustato da quel corpo che era stato protagonista della mia più perversa follia. Non riuscii a sopportare quella vista a lungo: indossai la prima cosa che trovai e mi buttai sul letto, nel buio più completo. L’unica fonte di luce era quella data dal display del mio cellulare. Stavo scorrendo tutte le voci della rubrica, fin quando non trovai quella che mi interessava.
“Lou?” rispose Harry dopo parecchi squilli. Capii il perché di quell’attesa sentendo i rumori che facevano da sottofondo alla sua voce. Era in un posto molto affollato, evidentemente. Sperai vivamente che se ci fossero stati degli uomini con lui, questi sarebbero stati tutti etero.
“Ehi Harreh!” lo salutai fingendo in modo alquanto palese entusiasmo “Scusa se non ho risposto al messaggio ma non ho proprio sentito il telefono!”. Non seppi cosa inventare di più credibile. Lui parve comunque crederci.
“Non fa niente. L’importante è che tu abbia trovato un posto dove stare!”. E la avevo trovato, purtroppo.
“Si, infatti! E tu adesso dove sei?” sviai il discorso perché davvero non ero in grado di ripercorrere mentalmente quello che era successo quel dannato pomeriggio.
“Sono con degli amici in un locale.”
Aveva detto locale? Che tipo di locale? E chi erano questi amici?. Ok, Lou, calmati. Non dovevo farmi prendere dalla mia solita gelosia. Anche perché se mi fossi infuriato con lui se fosse finito a letto con qualcuno, sarei stato davvero un fottutissimo ipocrita. Ma comunque Harry non era legato a me da una relazione; era libero di farsi chi voleva. Io però speravo ardentemente che quella sera fosse rimasto calmo in un angolino, senza provarci con tutti.
“Spero che ti stia divertendo.” Che cazzo, non potevo dirlo in modo più glaciale. Meno male che avevo appena detto a me stesso di fingere di non essere geloso! Mi ero tradito con le mie stesse parole.
“Beh, mi sarei divertito di più se tu fossi stato qui con me” rispose lui, lasciandomi sorpreso. Era stato così carino con me che mi fece pesare ancora di più il fatto di essere stato con Zayn. Decisi di chiudere la conversazione. Prima però gli dissi: “Non pensare a me. Ubriacati e divertiti, Hazza!”. Si fece una risata e poi mi salutò con un: “Sarà difficile, Lou, ma ci proverò. Buonanotte!”
 
 
Quella mattina non avevo molta voglia di parlare. Misuravo con passi pesanti e lenti il viale per arrivare a scuola, mentre un entusiasta Liam mi stava raccontando dell’episodio di un telefilm che il giorno prima, per ovvi motivi, non guardai.
“Lou, non posso credere che tu l’abbia perso!” ripeteva sconvolto ogni volta che terminava una frase.
“Te l’ho detto, Lee: ieri ero stanco morto” gli risposi io. Evitavo di guardarlo negli occhi, di parlare con lui per più di tre secondi, di stargli troppo vicino. Temevo che qualsiasi mia mossa potesse essere sbagliata e che avesse fatto conoscere  al mio amico tutta la verità. Non volevo coinvolgere anche lui in quel casino: dovevano sbrigarsela i diritti interessati. Uno dei due, però, non si era ancora fatto vivo. Arrivammo davanti all’entrata dell’istituto: stesse facce, stesse parole, stessi gesti. Quella mattina mi sentivo gli occhi di tutti addosso, come se fossero a conoscenza che Louis Tomlinson era andato a letto con Zayn Malik. Ero così paranoico che sentivo persone nominare il mio nome accostando ad esso insulti.
Poco dopo mi accorsi che alle mie spalle c’era davvero qualcuno che mi stava chiamando. Mi voltai e c’erano Zayn e Niall, spettinati e con le camicie fuori dai pantaloni delle divise. Avevano l’aria di chi aveva fatto una lunga corsa.
“Buongiorno” soffiò Niall con il fiatone. Io e Liam ricambiammo il saluto con un sorriso. Zayn, invece, abbracciò Liam e a me disse, con un ghigno: “ciao Lou”. Mi guardò dritto negli occhi solo per qualche secondo. Io fissai subito il pavimento: il suo sguardo sicuro e sfacciato era lo stesso che aveva ieri sera mentre mi guardava ansimare sotto di lui. Non sembrava provare nemmeno metà dell’imbarazzo che invece sentivo io: era così dannatamente tranquillo da farmi venire i nervi. Feci un profondo respiro per scaricare tutta l’ansia, mentre lui conversava con Niall e Liam come se nulla fosse. Ero troppo codardo per parlargli in quel preciso momento.
La campanella di ingresso suonò, come sempre, alle nove in punto. Entrammo in classe disordinatamente, come le pecore che rientrano in un ovile. Io andai ad occupare l’ultimo banco a sinistra: quella mattina come non mai avevo voglia di essere ignorato da professori e alunni. Lasciai il mio zaino sul tavolo e osservai Niall che si faceva strada tra i nostri compagni di corso per venire a sedere vicino a me. Gli rivolsi un sorriso, ma poi vidi lui voltarsi ad ascoltare Zayn che gli sussurrava qualcosa nell’orecchio. Cosa gli stava dicendo? Sperai con tutto me stesso che gli stesse chiedendo di cedergli il posto. Ma quando Niall cambiò direzione, capii che la mia paura si era avverata. Il moro si lasciò cadere sulla sedia vuota vicino a me, buttando la sua borsa con i libri per terra. Non potei fare a meno di notare che sul suo collo lievemente coperto dalla barba c’era un segno dei tanti morsi che gli avevo lasciato ieri. Continuai a guardarlo mentre prendeva una matita ed un foglio per prendere appunti; non riuscivo ancora a capacitarmi che quello era il mio migliore amico e che io ci avevo anche fatto sesso. Mi ripetevo nella mente che dovevo raccogliere tutto il coraggio che avevo e parlagli. E cosa avrei dovuto dirgli, poi? Che era stato tutto un fottutissimo errore? No, non lo era. Sbagliare un verbo o il risultato di un’equazione, quelli sono errori. Il mio corpo lo voleva. Ed il mio cuore lo voleva anche? In quei momenti io sentivo solo dei battiti indistinti alternarsi ai gemiti e ai respiri affannosi. Persino il mio organo vitale non si rendeva conto di che cosa stava accadendo: era lì, a pompare il sangue nelle vene, mentre l’eccitazione saliva alle stelle. Forse avrei dovuto iniziare con un semplice: “Zayn, scusami per ieri”. No. Non dovevo scusarmi proprio di nulla. A lui sembrava essere piaciuto. Non sapevo che dire. Temevo di fare la figura del coglione. Aspettai allora che fosse lui a parlare. Anche se ci avrebbe messo delle ore, non mi importava.
“Lou?” mi chiamò all’improvviso.
“Si?”
“Sai perché ho chiesto a Nialler di farmi mettere qui. Saltiamo tutte le frasi fatte e tutte quelle stronzate che si dicono in queste situazioni. È successo. È stato fantastico. Ma spero solamente che tutto ciò che è successo non comprometta la nostra amicizia. Io ti adoro, Louis Tomlinson, e non smetterò mai e poi mai di farlo. Continuiamo con la nostra vita, senza ripensare a quello che è abbiamo fatto.” Disse tutto d’un fiato, come se avesse fretta di terminare il concetto. Non aveva idea di che peso mi avesse tolto. Aveva perfettamente ragione. Il sesso non poteva influenzare il nostro splendido rapporto. Niente poteva farlo.
Gli sorrisi e poi gli domandai, a metà tra il curioso e l’ironico: “Davvero pensi che sia stato fantastico?”
“Puoi scommetterci. Hai un sedere che fa paura, Tomlinson.” Rispose ammiccando.
Risi divertito e poi gli diedi una pacca amichevole sulla gamba. Bè,in fatto di sedere, nemmeno lui ci scherzava.
 
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Sono tornata! Spero che questo capitolo non sia molto noioso! Comunque, giudicate voi :D
Volevo ringraziare tutte le persone che hanno messo la mia ff tra le storie seguite e preferite Jdavvero, non avrei mai pensato che ci fosse qualcuno che apprezzasse tutte le cretinate che scrivo xD mi state facendo davvero credere in me stessa!
Grazie mille e alla prossima
Baci ___hangover.
  
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