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Autore: Sar_    18/02/2013    6 recensioni
C'è una ragazza, alla Beacon Hills High School, che non è mai stata notata. Ma lei c'era. C'era sempre. In disparte, vivendo la sua vita, ma c'era. E se qualcuno si accorgesse di lei? Se quel ragazzo si voltasse e la guardasse, per la prima volta, dopo tutte le sue preghiere? Se qualcuno nell'ombra approfittasse di tutto questo per trarlo a suo vantaggio? E se ci fosse qualcosa, ancora più a fondo nell'oscurità, in un regno di terrore e buio, che stesse tornando in superficie? Sta per scoppiare una guerra, e a ognuno dei tre schieramenti servono soldati.
......
Questa storia mi è venuta così, di getto, mentre spulciavo tra le fan fiction su teen wolf. Diciamo che è una mia versione della serie e delle origini dei lupetti. Può essere anche presa come una 'Bibbia' del soprannaturale.
Buona lettura!
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Emma's Chronicles'
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Chapter nine:
I'm here.

 

 


Dopo essermi rifatta il trucco, io ed Erica uscimmo del bagno, affacciandoci dal soppalco con le scale che portavano al salone.

La festa era nel suo vivo. Le persone erano aumentate ancora, e dall'alto riuscii a intercettare qualcuno: vidi Scott e Allison che ballavano, lui licantropo e lei strega. Aveva un vestito nero che le arrivava alle ginocchia, un corto cappello a punta e dei nastri scuri che le allacciavano gambe, caviglie, braccia.

Accanto a loro passò Lydia, appariscente come sempre: un corto vestito verde chiaro luccicava come ricoperto di piccoli diamanti. Sulle spalle aveva un paio di piccole ma dettagliate ali.

 

Erica mi prese per mano e mi trascinò di sotto.
Non mi lasciò la mano neanche mentre attraversavamo la sala da ballo, probabilmente per non perdermi nella folla danzante.
La musica mi rimbombava nelle orecchie, e mi venne voglia di fermarmi lì e divertirmi un po'.
Erica però ancora non mi lasciava il polso.

Un ragazzo che frequentava biologia con me, Isaac mi pare, ci si affiancò mentre camminavamo. Era vestito come sempre, senza indossare un costume.

Mi guardò e sorrise.

Mi voltai e continuai a guardare avanti, mentre imboccavamo il corridoio che portava alle stanze stregate.

 

«Che stanza hai detto che è?» chiesi a Erica, mentre rallentavamo il passo e mi lasciava la mano, permettendomi di affiancarla.

 

«La stanza della Luna, Emma. È l'ultima in fondo.» rispose, allegra.

 

«Erica?» di nuovo quella voce. Era la stessa voce, maschile, che l'aveva chiamata prima del mio attacco di vomito.

 

Ci voltammo entrambe
Isaac era qualche metro dietro di noi. Accanto a lui c'era un armadio a muro, anche lui senza travestimento. Erano entrambi a educazione fisica con me.

 

«Isaac! Boyd!» Erica gli fece segno di seguirci.

 

Notando la mia espressione incredula, si spiegò «Sono miei amici, tranquilla. Ci divertiremo, vedrai!»

Quell'affermazione mi preoccupò un poco.
Ma era Erica, giusto?
Mi potevo fidare di lei, giusto?

 

Oltrepassammo la porta dritta davanti a noi nel corridoio.
Sulle porte ai lati, c'erano cartelli con scritte come “Dimora dei vampiri”, “Castello di Frankestein”, “Cimitero” e così via.

Quella in cui entrammo aveva una scritta bianca sopra.

 

Stanza della Luna

 

Appena entrammo, il motivo del suo nome mi fu subito chiaro.
Le vetrate lasciavano entrare la luce della luna, ben visibile e apparentemente più grande, che qualche giorno prima era stata piena. Sotto di esse, una grossa scrivania in legno faceva capire che quello era una specie di studio camuffato per la festa.

Sulle pareti, figure di lupi mannari in varie forme incutevano un certo timore.
Una scultura di un uomo lupo svettava al centro della stanza, talmente realistica che per un secondo sentii l'istinto di scappare.

La parte migliore della stanza, però, era il pavimento: era una specie di illustrazione delle fasi lunari, con lo sfondo che sembrava una vera e propria fotografia satellitare dello spazio.

Lui lo vidi dopo.

Era in una zona d'ombra tra due finestroni.
Non c'era la luce accesa nella stanza, quindi non l'avevo visto finché non si era mosso.

Verso di me.

Feci un passo indietro, spaventata, ma sbattei contro qualcosa.
Boyd era sistemato davanti alla porta e mi guardava in modo strano.
Come se si aspettasse che cominciassi a impazzire.

Ebbi un pizzico di paura.
La situazione era inquietante.

Cercai Erica, e la vidi poco distante da Boyd.
Si tolse le orecchie da gatta e sciolse i capelli boccolosi sulle spalle.

Mi sorrideva in modo rassicurante.

 

«Ascoltalo solo un secondo, va bene? Stai tranquilla.»

 

Sì, vai convinta, proprio.

 

Mi pentii in un secondo di tutto.
Di aver fatto amicizia con Erica.
Di essermi lasciata trascinare alla festa.
Di essermi fatta convincere a entrare lì.

Mi girai per fronteggiare l'uomo che mi veniva incontro.

Aveva i capelli scuri, e nella tenue luce lunare riuscii a identificare un paio di occhi particolari, sul verde. Aveva una leggera barba, e dei muscoli ben evidenti.

Qualcuno mi diede una spintarella, facendomi fare un passo avanti.

La tentazione era quella di rifugiarmi dietro le gambe di Boyd come una bimba dietro la mamma, ma alzai il mento, piantai i piedi a terra e decisi di mantenere la mia dignità, nonostante la stranezza della situazione.

 

«Scusa se ti ho spaventata, Emma, ma avevo bisogno di parlarti in privato.» disse con voce calda, e nel buio intravidi un sorriso scintillante.

 

Non abbassai la guardia.

 

«Cosa c'è? Velocemente, per favore, vorrei tornare alla festa.» il tono nella mia testa era spavaldo, sicuro. Quello che mi uscì era un po' tremante.

 

Ovviamente mentivo. Volevo solo andare ad accucciarmi sotto le coperte, al sicuro, in camera mia, mantenermi nella mia bolla di asocialità e coccolare il mio cane.

Non smise di sorridermi neanche per un secondo.

 

«Mi chiamo Derek.» si fermò.

 

Incrociò le braccia e mi squadrò da capo a piedi. Poi piantò lo sguardo sui miei occhi, intrecciandolo con il mio e impedendomi di distoglierlo.
Era terribilmente magnetico.
L'espressione esatta è magnetismo animale.

 

Derek, Derek... dove l'ho sentito?

 

«Ti sei sempre sentita fuori posto, vero?» manteneva un tono di voce calmo e rassicurante.

 

Proprio come gli stupratori prima di rapire le ragazze, gracchiò spaventata la vocina nella mia testa.

 

La soppressi.
Dove voleva arrivare quel tipo?
Sembrava la psicologa della scuola, la Morrell.

 

«Hai sempre saputo che eri... diversa, in qualche modo. O sbaglio?» si avvicinò ancora di un passo. Io rimasi perfettamente immobile.

Il battito cardiaco però aumentava, e i palmi delle mani cominciarono a sudarmi.

Resistetti alla tentazione di asciugarmeli e chiusi le mani a pugno.
Avevo raccontato tutto a Erica.
Le avevo parlato dei miei sogni, dei miei problemi, di tutto quello che mi opprimeva.
Mi sentii lievemente tradita.

 

«Senti, arriva al punto.» una vocina dentro di me, (non la solita) invece, diceva sì.


Diceva che odiavo tutto della mia vita.
La mia famiglia. La mia scuola. La mia città.
Sì, odiavo anche Stiles, in un certo senso.

Diceva che avrei fatto di tutto per cambiare vita.
Diceva che ero stufa di essere sempre sullo sfondo.
Anzi, se la vita fosse stata una recita, io sarei stata la “roccia n° 3”.

Diceva che, quando avevo chiuso gli occhi nel parcheggio, pensando futilmente di morire, nel profondo ero felice.
La vocina urlava che aveva ragione, che volevo qualcosa di più.

Ma io no.

Io ero ferma lì, e cercavo di tenermi stretta la mia lucidità mentale.

 

«No, non sbaglio.» continuò imperterrito «E scommetto che ti piacerebbe essere un po' più degli altri.» calcò il “più” con la voce «Più bella.» la mia mente corse a Erica. «Più forte.» Boyd. «Più veloce.» Isaac. «Più sicura. Vorresti essere... speciale.»

La vocina urlava.

Sì, sì!

 

Il mio cuore batteva forte.
Non dissi niente.

I miei occhi, però, chiedevano come.

 

«Voglio proporti una cosa.» disse. Era vicinissimo a me.

 

Io volevo che continuasse a parlare. Volevo diventare come Erica: desiderata, maliziosa, affascinante, popolare.
Lo desideravo ardentemente, a qualunque prezzo.
Intravidi uno scintillio rosso, nella penombra, ma non capivo da dove venisse.

 

«Emma!» era la voce di Neir. Veniva da dietro la porta.
Sobbalzai.
Quella voce mi ricordò cosa stava succedendo.

Ripercorsi i pensieri che avevo appena avuto, e rabbrividii.

Ma che diavolo stavo facendo?

Incrociai ancora lo sguardo di Derek, e capii al volo.
Capii che, se volevo che continuasse a parlarmi, che finisse la proposta, non dovevo rispondergli.
Dovevo stare zitta, aspettare che lui mi cercasse, non mi trovasse e ritornasse nel salone.

Sapevo che era la scelta giusta, ma la feci con riluttanza, e la mia voce tremò d'insicurezza.

 

«Neir! Sono qui!» feci un passo indietro, e vidi la sua espressione sorpresa.
Non si aspettava che rifiutassi.

 

Ebbi il terribile presentimento che i tre ragazzi lì con me c'entrassero un po' troppo in quella storia, e che non avessero rifiutato come me.

Qualcosa si scagliò con forza contro la porta. Boyd rimbalzò in avanti, e io mi spostai appena in tempo perché non mi cadesse addosso.

Feci per lanciarmi verso l'uscita, quando una mano mi afferrò il braccio.

Mi voltai e vidi Isaac che mi teneva stretta.
Strattonai, cercando di liberarmi, ma niente, non ci riuscivo.

Poi lo vidi.

Derek era cambiato.
Non era più quell'uomo affascinante dagli occhi verdi e i lineamenti duri.

Era... era un mostro.

I suoi occhi brillavano di un fantastico rosso carminio. Era quello, il riflesso che avevo visto.

Urlai.

Isaac mi strattonò verso di lui con forza ancora una volta, e mi ritrovai contro di lui. Sentii un gran fracasso, e lui mi tenne stretta da dietro, mi fece abbassare sul pavimento e mi coprì con il suo corpo.

Una scheggia mi ferì ugualmente una gamba.

La scrivania?

 

Qualcosa strappò via da me Isaac.

Mi voltai e vidi Neir che mi guardava preoccupato. Mi tese una mano per farmi alzare, e prima che la potessi afferrare Derek gli saltò addosso.

Lo buttò a terra e ringhiò.
Ma non era un ringhio qualsiasi.
Era l'incrocio tra il ruggito di un leone e il ringhio di un lupo, tutto shakerato per terrorizzarmi ancora di più.

Mi ricordò il ringhio della sera dell'incidente.
Era molto diverso, però.
L'altro assomigliava più a un sibilo.

Mi alzai.

Improvvisamente, mi trovai davanti Erica, Isaac e Boyd, che mi accerchiavano.
Li guardai uno per uno in faccia.
Erano come Derek.
Visi feroci, bestiali, assolutamente non umani.

Indietreggiai fino al muro, ma loro mi voltarono le spalle.
Erano concentrati su Derek e Neir.

Formarono un semicerchio attorno a me, rivolti verso i due.

Mi lanciai verso di loro, colpendoli e cercando di farmi strada.

Era completamente inutile: loro rimanevano immobili come statue, senza lasciarmi passare.

 

«Neir! Neir!» lo chiamai, preoccupata.

Lo stava uccidendo, ne ero certa.

 

I secondi passavano, e a me sembravano ore.
Io li colpivo, con tutta la mia forza, ma a loro non facevo neanche il solletico.
Isaac si voltò per farmi smettere, e io indietreggiai ancora.
Era terrificante, e la mia forza di volontà scemò a gran velocità.

Ci fu un suono terribile.

Un rumore di ossa spezzate.

Urlai ancora il suo nome.

Poi lo vidi alzarsi in piedi, stritolando il braccio di Derek.

Lo smoking era distrutto, e il sangue sgorgava da delle ferite sull'addome e sul viso.

Anche sulla schiena, delle profonde ferite gli lasciavano scoperta la carne.

 

«Era a noleggio, stronzo.» disse, con i denti stretti.

Derek si liberò tirandogli un calcio, poi si tenne il braccio, ringhiando, mentre quello si muoveva a scatti. Si stava... riparando?

 

Boyd fece per dar man forte a Derek, ma si fermò prima di arrivarci.

Il biondo aveva allargato le braccia, voltandosi verso di noi, e due enormi, piumate, bianche ali erano spuntate dalla sua schiena.

Erano ipnotizzanti e frusciavano, sbattendo leggermente, provocando un lieve spostamento d'aria nella stanza a ogni piccolo movimento. I bordi inferiori erano leggermente più scuri del resto, passando al bianco sporco e poi al grigio.

Fu troppo.

Scappai. Corsi a perdifiato fuori dalla porta, corsi, senza guardarmi indietro.

Andai a sbattere contro Stiles.

 

«Emma? Che sta succedendo là dentro?» mi chiese, mentre faticavo a respirare.

Scott era con lui.

Volevo avvertirlo, dirgli di darsela a gambe, dire a tutti di scappare, nonostante probabilmente mi avrebbero presa per pazza.

Non so se fu lo shock, il trauma alla testa che ritornava in superficie, la mia stupida scelta di non prendere più le medicine (non avevo avuto svenimenti o giramenti di testa, e mi ero sentita sicura) o semplicemente il miscuglio di emozioni, ma persi i sensi tra le sue braccia.





Hungry like the wolf!

 

 

Sì, mi piacciono i duran duran.

Vi è piaciuto il capitolo? Hdskfjs

Ho postato in anticipo perché... perché... perché avevo voglia, punto.

Baciatemi i piedi (?)

Ecco finalmente l'entrata in scena di Derek alias sono-figo-e-pure-lupo. Ma cosa vorrà mai da Emma? Non è già abbastanza sfigata di suo? NAAAAH. Perché la nostra piccolina? Cos'ha fatto di male?

Lo scoprirete nella prossima puntata!

Nah, non è vero, ci vorrà tanto per capirci qualcosa.

Ah, vorrei sottolineare una cosa: Emma è svenuta (per la seconda volta, picciola lei) e tra. le. braccia. di. Stiles. *tosse*

Bene, ora recensite, su, da brave <3

Vi ringrazio per aver letto, davvero, siete kdsjfjks, il primo capitolo ha raggiunto le 550 visite! Vi amo c:

Se mi volete seguire-aggiungere, su twitter sono @itsarabitches e su kik Sar_efp (se non conoscete kik, è tipo whatsapp, solo che hai il nome utente e non il numero di telefono, quindi mantiene la privacy)

Un abbraccio ancora più grande del solito,

Sara <3

  
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