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Autore: SmartieMiz    18/02/2013    2 recensioni
La vita di Sebastian Smythe in sette giorni: la sua famiglia, il suo passato, i suoi sogni, il suo futuro.
Per la Sebastian Smythe Week 2013 :)
Feb. 17: His Family
Feb. 18: His Past
Feb. 19: A Crossover
Feb. 20: Our Favourites
Feb. 21: Music Day
Feb. 22: His Dream Scene
Feb. 23: His Future
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Sebastian Smythe
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Titolo: A bit of Sebastian Smythe
Rating: giallo
Genere: sentimentale/slice of life



Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della Fox; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

 

Sebastian Smythe Week 2013


A bit of Sebastian Smythe


Day 2 - His Past

 

Solitamente, Natale si festeggia con la famiglia, con i parenti, con le persone che ci vogliono bene.
Ma Sebastian Smythe, sin da piccolo, odiava il Natale.
Suo fratello Victor Smythe, al contrario, lo amava; per lui era un festa soltanto dal punto di vista consumistico: amava ricevere grandi e costosi regali e abbuffarsi senza ritegno.
Cyrielle Smythe, invece, adorava l’atmosfera magica che tutt’oggi caratterizza il Natale, ma neanche lei gradiva la presenza dei noiosissimi amici della mamma e del papà che, in verità, neanche conosceva bene.
I coniugi Smythe, infatti, erano così ricchi e avevano una villa così grande da poter ospitare ad ogni ricorrenza le persone più impensabili: lontani zii, cugini di secondo, terzo grado e anche amici lontani.
Era la sera della vigilia di Natale e allora Sebastian era un bambino di soli undici anni.
I coniugi Smythe erano impegnati a conversare amabilmente con gente ignota quando Cyrielle si avvicinò a Sebastian.
«Perché te ne stai solo soletto in quest’angolino? Ci sono i figli di Aurore e Gerard che sembrano essere molto simpatici», gli disse la bambina.
«Non mi interessa», sbottò Sebastian: «Victor saprebbe come mettermi in imbarazzo, come sempre».
«Ci sono io a difenderti se Victor dà fastidio», rispose pronta la sorellina.
Sebastian non voleva essere difeso da nessuno, sapeva di bastare a se stesso, ma non poté non ringraziare l’altruismo e l’affetto della sua sorellina con un sorriso.
«Ti voglio bene, Cyr», le disse Sebastian sincero.
«Anch’io, Seb!», rispose lei dandogli un bacio sulla guancia.
Cyrielle diede la manina a Sebastian e lo portò da alcuni bambini.
«Lui è mio fratello Sebastian», Cyrielle presentò suo fratello ai figli di Aurore e Gerard.
«Io sono Mathieu», si presentò un bambino con un enorme sorriso sul volto.
Sebastian pensò che forse non era così brutto stringere amicizia con qualcuno, e forse non era così brutto il Natale…
 
Sebastian e Mathieu divennero molto amici, tanto è vero che decisero di frequentare la stessa scuola superiore.
Con Mathieu le giornate trascorsero più liete: Sebastian quasi non pensava più ai problemi in famiglia e agli insulti dei compagni di classe che trovavano ogni cosa, anche la più futile, per criticarlo e deriderlo.
Il pomeriggio si affrettava a studiare per poter incontrare Mathieu e divertirsi con lui, andando a spasso per Parigi o andando a casa sua.
Divennero inseparabili e a quindici anni, Sebastian realizzò che Mathieu non era soltanto un amico: era qualcosa in più.
Era inutile continuare a nasconderlo a se stesso: aveva più volte immaginato come potesse essere il suo ragazzo o che sapore avessero le sue labbra, e si era chiesto più volte se Mathieu avesse ricambiato o meno i sentimenti che nutriva per lui.
Sebastian aveva finalmente ammesso a se stesso che gli piacevano i ragazzi, ne era sicuro, ma non era ancora pronto a rivelarlo agli altri, in particolare ai suoi genitori.
Che cosa avrebbero pensato di lui? Come avrebbero reagito?
Sebastian l’avrebbe nascosto. E l’avrebbe nascosto anche al suo amico Mathieu e a sua sorella Cyrielle, le persone a cui teneva di più.
 
Aveva sedici anni quando Sebastian cambiò idea, facendo coming out con Mathieu.
«Sebastian, io dovrei dirti una cosa», fece Mathieu un giorno mentre erano in giro per Parigi. Era dicembre, faceva freddo e i fiocchi di neve cadevano leggeri sul suolo, coprendo le strade.
«Dimmi pure», rispose gentilmente Sebastian.
«È da tempo che sento il bisogno di dirlo a qualcuno, e ho pensato: chi meglio del mio migliore amico può ascoltarmi?», tergiversò Mathieu: «Io… io non so come dirtelo… saremo sempre amici dopo, vero?».
«Sei gay?», provò ad indovinare Sebastian.
Mathieu lo guardò a bocca aperta: «Mica… mica è un problema per te? Mi vuoi bene lo stesso, vero?».
Sebastian sospirò, quasi sollevato.
«Ovvio che ti voglio bene lo stesso, perché dovrei volertene di meno», rispose lui con un sorriso.
Mathieu ricambiò.
«Anch’io sono gay», svelò infine Sebastian.
Questa volta fu Mathieu a sorprendersi, arrossendo lievemente: «D-davvero?».
«Sì», rispose il ragazzo.
«I miei l’hanno presa abbastanza bene. I tuoi? Lo sanno?», chiese Mathieu incuriosito.
«No. Non devono saperlo», asserì Sebastian freddo.
«Spero che tutto si sistemi in famiglia», gli disse Mathieu sinceramente dispiaciuto.
«Non importa. Mi interessa soltanto di te e Cyrielle».
Mathieu arrossì vistosamente: «D-di me?».
«Mm», confermò il ragazzo.
 «T-ti voglio bene, Bas. Anche per me sei importante», rivelò Mathieu.
Sebastian sorrise e nemmeno il tempo di dire qualcosa che sentì delle labbra soffici posarsi delicatamente sulle sue.
«Oddio, non avrei mai dovuto!», mormorò Mathieu preoccupato dopo averlo baciato.
«Hey», Sebastian lo fermò delicatamente per il polso, guardandolo negli occhi: «Invece dovresti farlo più spesso…».
Mathieu sorrise e Sebastian lo baciò dolcemente.
 
Erano passati due mesi e Sebastian credeva fermamente che Mathieu fosse una delle cose più belle della sua vita. Per la prima volta si era sentito amato, ma tutto crollò quando sua madre e suo padre, per lavoro, erano stati trasferiti negli Stati Uniti.
Lasciare Parigi significava lasciare la scuola, lasciare i pochi ma buoni amici che aveva… lasciare Mathieu.
«Non voglio lasciare la Francia», disse Sebastian crucciato.
«Non è una nostra decisione», asserì gelido il signor Smythe.
«Trasferirsi significa lasciare tutto», continuò Sebastian imperterrito.
«Andiamo, figliolo, ti farai nuovi amici», cercò di rassicurarlo la madre.
«Non ho bisogno di nuovi amici», rispose Sebastian freddo, poi disse titubante: «Io ho bisogno… ho bisogno soltanto di Mathieu. Non voglio lasciarlo».
Il signor Smythe ridacchiò: «Nemmeno fosse il tuo ragazzo!».
Sebastian, preso dall’ira, lo disse: «E se lo fosse?!».
I coniugi Smythe sgranarono gli occhi.
«Mathieu è il tuo… è il tuo fidanzato?», la signora Smythe, incredula, pronunciò quelle parole quasi con odio.
«Esattamente», rispose Sebastian chinando il capo. Suo padre non aveva ancora detto niente e Sebastian aveva paura di incrociare il suo sguardo.
«Hai soltanto sedici anni, Sebastian, sei semplicemente confuso…».
«No, mamma: mi piacciono i ragazzi, ne sono sicuro», disse Sebastian, poi guardò la mamma negli occhi e disse: «Oddio, mamma, che bisogno c’è di piangere?! Non è un dramma!».
«Dobbiamo partire subito», disse infine il signor Smythe: «il prima possibile».
«Perché?!», sbraitò Sebastian, intuendo il perché di quella decisione sventata.
«Perché devi stare lontano da Mathieu. Devi smetterla con queste strane fantasie».
«Non sono strane fantasie, papà! Sono sempre lo stesso di due minuti fa», provò a spiegargli il ragazzo.
«Sei proprio diverso da Victor», continuò suo padre risoluto: «Io e tua madre non avremmo mai desiderato un figlio così sbagliato come te…».
«Sbagliato?», Sebastian stava trattenendo le lacrime: non doveva piangere, non voleva dare soddisfazione a quell’uomo.
«Sei la nostra delusione», concluse suo padre: «Ti farà bene andare un po’ via da Parigi».
«E io che cosa dovrei dire di voi?! Voi, ipocriti, che vi fate le corna a vicenda! Pensate davvero che non lo sappia, che fossi così stupido da non averlo capito?! Pensate davvero che non mi sia mai accorto della mamma che torna a casa la mattina presto sebbene non avesse i turni notturni di lavoro e del papà che torna all’alba, puzzando d’alcool? Pensate davvero che…».
Il signor Smythe lo interruppe dandogli un forte schiaffo sulla guancia: «Fila in camera tua».
«Papà…».
«… e non chiamarmi più papà. Tu non sei più mio figlio», concluse gelido l’uomo, provocando le lacrime amare di Sebastian.
 
Sebastian decise di non rivolgere più parola a sua madre e suo padre. Cyrielle, in famiglia, era l’unica ad aver accolto bene la notizia.
«Ti capisco, i ragazzi sono più carini», aveva detto semplicemente con un sorriso.
Sebastian le accarezzò leggermente i capelli, limitandosi ad una risata sincera ma debole.
Il giorno prima di partire, Mathieu aveva lasciato Sebastian: non perché non lo amasse, non perché gli piacesse un altro; semplicemente perché non credeva nelle relazioni a distanza, e anche perché non voleva ostacolare Sebastian rendendolo vincolato a lui e, di conseguenza, rendendolo infelice.
Sebastian non aveva preso molto bene la notizia: ancora una volta si sentiva ferito e ancora una volta credeva di aver perso tutto.
I coniugi Smythe erano stati trasferiti a Westerville, una noiosa cittadina dell’Ohio.
Avevano iscritto Sebastian Smythe alla Dalton Academy, una rigida scuola maschile, affinché imparasse la buona educazione e la disciplina.
Sebastian divenne scostante con tutti: parlava poco con Cyrielle, non parlava affatto con i suoi e la sera incominciò ad uscire di nascosto per tornare poco prima dell’alba.
Aveva incominciato a frequentare locali notturni e ad ubriacarsi, sperando di trovare invano conforto nell’alcool. Aveva incominciato a vendersi a chiunque per sfogare la sua rabbia e la sua frustrazione.
Sebastian non si riconosceva più: era cambiato.
L’unica cosa abbastanza positiva del suo cambiamento era il fatto che aveva imparato a fregarsene del giudizio altrui: sapeva di bastare a se stesso e di non aver bisogno di niente e nessuno per essere felice.
Non credeva nell’amore: non aveva bisogno di essere vincolato a nessuno per sentirsi qualcuno. Non sentiva la necessità di essere amato.
Ma poi era arrivato Blaine Anderson, di cui si era infatuato per un breve periodo. Grazie a lui aveva capito che la vita è troppo breve per importarsi di tutto.
Era arrivato David Karofsky, che gli aveva fatto capire che il gioco è divertente finché non finisce.
E infine era arrivato Thad Harwood, e grazie a lui aveva ricreduto nell’amore e aveva finalmente ritrovato se stesso.

 



Angolo Autrice

Buon pomeriggio a tutti! :)
Ed eccomi con il secondo prompt! (sì, ce l'ho fatta xD :DD).
Mi piacerebbe tanto sapere che cosa ne pensate di questa one shot :) Ho cercato di giustificare il comportamento di Sebastian, ho provato a dargli una storyline e di essere stata il più chiara possibile nel narrarla.
Le ultime tre frasi... beh, non so se vi piacciono, ma ho sentito la necessità di scriverle, in particolare l'ultima (amo la Thadastian e anche se questa è la Sebastian Smythe Week, volevo metterci qualche piccolo accenno :D) :)
Ringrazio tutti coloro che leggono e lyubit che ha recensito lo scorso capitolo! :)
A domani, con la terza one shot! :)

   
 
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