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Autore: Demsmuffin    18/02/2013    7 recensioni
Lui sorride. Sorride e io non faccio che pensare che con il suo sorriso che potrebbe illuminare l’intero l’universo. Il suo sorriso che farebbe sembrare luminoso il nero cupo della notte. Il suo sorriso che mi scioglie in mille pezzi. Il suo sorriso che non mi stanco mai di guardare. Il suo sorriso che rivolge a me. Io che ho la fortuna di poter ricevere quella rara meraviglia e a volte vorrei che non fosse così.
E allora i suoi occhi chiari si illuminano di felicità, roteano attorno senza vedere nulla e poi guardano me. I suoi occhi guardano me e io non so cosa fare.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo diciassette.

 

 
“Voglio uscire.” E’ la prima frase che dico la mattina dopo, mentre Louis beve il succo d’arancia. Io guardo fisso il mio the, che ancora non ho nemmeno toccato e che non penso berrò perché ormai è freddo come il ghiaccio. Quasi mi sento in colpa, dato che mia madre l’ha fatto solo per me e forse dovrei ringraziarla bevendolo. Ma proprio non ne ho voglia, quella mattina non sopporto nulla.
“Dove vuoi andare?” Louis posa il suo bicchiere sul vassoio davanti e si lecca le labbra, togliendo ogni traccia di succo rimasta. Rimango incantato per un po’, assaporando quel gesto, come faccio con ogni suo movimento. Ho paura di dimenticarlo, è difficile, se non impossibile, perché mi sta sempre accanto, è come la mia ombra ormai, ma io ho lo stesso paura. Sono diventato così bravo ad ammirarlo che lo conosco in ogni sua sfumatura e mi sembrano essere tutte bellissime. Lui mi prende la mano e si avvicina a me, tirando su la coperta fino a che le nostre gambe non sono coperte. Solo in quel momento mi accorgo che avevo freddo e che stavo tremando. Probabilmente, lui l’ha capito più di quanto non l’abbia fatto io.
“Non lo so.” Dico, sperando che lui possa capire quello che sto per dire. “Non passeggio tra queste strade da quando me ne sono andato.” Faccio una piccola pausa, sorridendogli tristemente. “Ho paura che i ricordi siano troppo.. troppo..d-dolorosi.” Ho un attimo di esitazione, prima di convincermi a fissare i miei occhi sui suoi. Non ho mai capito se il suo azzurro è più simile a quello del cielo o a quello del mare, ma so per certo che, proprio come quelli, sembrano infiniti. Ho quasi paura di annegarci dentro perché non so mai se riuscirò a riemergere, sono pericolosi eppure non posso farne a meno. “E’ stupido.” Dichiaro, arrossendo ma senza abbassare la testa.
Gli ho promesso che avrei provato a stare sempre a testa alta, anche quando mi risulta difficile e vorrei scomparire. Non sono entusiasta di questo patto, ma so che se insiste tanto è solo perché mi serve. Allora mi sforzo, nonostante la vergogna che sto provando in quel momento è fin troppa.  
“Non è stupido.” Autoritario, ma dolce allo stesso tempo, Louis mi fa sempre sentire come la persona più intelligente mai esistita. “Andremo in un posto che non ti faccia pensare troppo.”
Mi sorride felice. Un’altra cosa che gli ho promesso è che gli avrei detto tutto quello che mi passa per la testa, anche se mi sembra inappropriato. Stupido no, perché non esistono pensieri stupidi. Sono tutti frutto di un ragionamento e per quando idioti possano sembrare, in realtà non lo sono. E mi ero dimenticato di questo quando ho parlato, poco fa.
Non so quanto questo discorso possa essere sensato, ma è quello che mi ha detto Louis. Detto dalla sua bocca però sembrava essere più veritiero, perché se guardo dentro i miei di pensieri, mi sembrano tutto tranne che logici.
“Voglio respirare.” E’ la prossima cosa che gli dico. “Voglio respirare per davvero.” Ha senso questo? Presumo di sì, no? Ultimamente mi sono sentito tutto tranne che libero di respirare, anzi, soffocavo in ogni momento.
“E tornerai a respirare, Haz, te lo prometto.” Si avvicina, mi pressa le labbra contro la guancia in un rumoroso bacio e poi taglia un pezzo di pancake e lo infilza nella forchetta.
So già cosa sta per fare e scuoto prontamente la testa, respingendo il braccio in malo modo.
Non voglio mangiare. Non quella mattina. Il mio stomaco sembra essere stretto, non entra nemmeno l’acqua e alla sola vista di quel pezzo di pancake mi viene da vomitare.
E lui lo sa, quindi perché continua a provarci? Io non mangerò, nemmeno se è lui a chiedermelo. Non ci riesco.
“Harry.” Sospira e  posa la forchetta, guardandomi con gli occhi più dispiaciuti che potesse avere. “Devi pur mangiare qualcosa, non puoi restare a stomaco vuoto.” Tenta, cercando di essere convincente.
Ma io sono irremovibile, non ho proprio voglia di vomitare.
“Ho la nausea, Lou.” Poggio la mia testa sul cuscino, chiudendo gli occhi e cercando di respirare con la bocca per non sentire l’odore del cibo.
Una persona normale non reagirebbe così. Ho appena passato una delle notti più belle della mia vita, se non la più bella, e dovrei essere euforico, dovrei saltellare per la casa ed essere convinto che il mondo sia pieno di amore e felicità, invece sono tutto il contrario. Non che non sia felice, anzi sono felicissimo che finalmente sono riuscito a lasciarmi alle spalle certi ricordi, a superare una delle mie più grandi paure, ma non sto avendo l’atteggiamento giusto.
Non sto abbracciando Louis dicendogli che è la cosa più preziosa per me, non gli sto dicendo quanto sia contento che la mia prima volta sia stata con lui, non lo sto baciando, non lo sto facendo sentire speciale. Non sto facendo proprio nulla se non lamentarmi della mia nausea ingiustificata.
La cosa peggiore è che lui non dice niente, io parlo di cose che non c’entrano con lui e Louis non si arrabbia, non me lo fa notare, non mi rinfaccia nulla.
“Scusami.” Apro gli occhi e vedo che lui ha la bocca mezza aperta, stava per dire qualcosa. Le sue sopracciglia si inarcano, la testa si inclina.
“Cosa avresti fatto, esattamente?” Mi domanda, posando la forchetta e mettendo via il vassoio.
Allungo la mano verso di lui e unisco le nostre dita, cominciando a giocare con le sue.
“Sono insopportabile. Avrei dovuto abbracciarti e dirti che sei fantastico e..” C’è una sorta di amarezza nella mia voce, amarezza che lui coglie subito e che si affretta a negarmi. Al solito, la mia voce si blocca.
“Hey..” La sua voce si intenerisce, mentre capisce a cosa mi riferisco. “Non importa, davvero.”
Ma non può essere. Deve importargli, deve. Come può andare tutto bene? Come può Louis sorvolare sul mio atteggiamento? Come ci riesce?
Dovrei pensare solo a lui, a ieri notte, ai nostri sospiri, ai suoi gesti, alla sua dolcezza. Non a quanto io mi senta soffocare in questa città, in questa casa, in questo mondo. Non devo pensare queste cose. Per una volta si tratta di Louis, non di me e delle mie pazzie.
Scuoto la testa ripetutamente. Non dico niente perché non so come esprimermi senza urlare e quindi, semplicemente, lo abbraccio. Lo stringo forte a me cercando di fargli capire che nonostante io abbia pensato a tutto tranne che alla scorsa notte, lo amo. Louis ricambia l’abbraccio, stringendomi a sua volta più forte che può.
Entrambi siamo in silenzio, entrambi stiamo parlando attraverso le carezze. Ci capiamo, come sempre. Restiamo così per un po’, fin quando io dico l’unica frase che riesco a formulare.
“Sei la cosa più bella che ho.” Gli sussurro dopo un po’, tremando. Ed è la frase più spontanea, più sincera, più bella che potessi dirgli.
Mi bacia il collo, sorride. Le sue dita stanno accarezzando la mia schiena. La mia pelle si bagna, sta piangendo.
“Anche tu.” Singhiozza contro il mio petto, balbettando.
Tra le mie braccia mi sembra così piccolo, indifeso. Un ragazzo che agli altri appare pieno di felicità e sicurezza vacilla quando è con me. E io non capisco, perché? Perché deve fingere di avere una forza che non gli appartiene? Solo per farmi sentire più al sicuro? Lo fa solo per me o per auto convincersi che va tutto bene?
Le sue lacrime di commozione mi fanno rabbrividire, sentirlo piangere mi muove qualcosa dentro che non so nemmeno spiegare. Voglio che smetta, non voglio vedere le sue guance bagnate, proprio no.
“Non piangere, per favore.” Sussurro, cominciando ad ondulare, quasi a cullarlo. Lui alza la testa scoprendo i suoi occhi umidi.
“Non me l’aspettavo, mi hai colto impreparato.” Accenna una risata, seguita da un singhiozzo. E’ così dolce da sembrare quasi ridicolo e sorrido. Sorrido perché quella meraviglia è mia.
Lo bacio delicatamente, mordicchiandogli il labbro inferiore.
“Ogni tanto riesce anche a me.” Lo bacio di nuovo, sussurrando quelle parole tra i nostri respiri affannati.
Louis non smette di accarezzarmi la schiena, non smette di guardare i miei occhi, ma ha smesso di piangere. Non so dire chi dei due è più fragile, ma per qualche ragione  ho come la sensazione che anche lui ha bisogno di parlare di se stesso. E giuro sul mio amore per lui che gliene darò l’opportunità, che proverò con tutto me stesso ad aiutarlo, come lui sta aiutando me.
“Ti va se io e te facciamo un giro al parco oggi?” Mi chiede dandomi un bacio sulla punta del naso. E, oh mio Dio, mi conosce davvero. Certo che mi va e certo che voglio andarci con lui.
Annuisco senza pensarci due volte, mentre lo faccio distendere nuovamente sul letto, con tutte le intenzioni di ripetere quello che è successo la notte prima.  
 
 
 
 
 
 
 
Il pomeriggio stesso siamo all’aria aperta, tra il verde degli alberi e sotto il sole che stranamente è limpido e tiepido.
Ho passato la mattina a coccolarlo, a baciarlo, a dargli tutto l’amore possibile. Non perché mi sentissi in colpa, ma semplicemente, ne avevo bisogno. Lui sembrava essere più felice che mai e abbiamo parlato di cose inutili senza pensare troppo. Non ricordo quand’è stata l’ultima volta che ho parlato di cose frivole senza sentirmi idiota, ammesso che ci sia mai stata una volta.
Adesso camminiamo mano nella mano, tra gli sguardi curiosi della gente che non osa avvicinarsi, ma si limita a guardarci da lontano.
Su internet stanno già circolando le foto, ne sono più che certo. So che molti non saranno felici, che altri salteranno di gioia, che ci saranno mille sensazioni diverse dalle più svariate persone, ma a me interessa poco se non nulla. Sono felice così e preferisco che circolino queste foto, piuttosto che foto di me su un letto di ospedale.
Improvvisamente le mie gambe cominciano a indebolirsi. Per quanta forza di volontà io possa metterci, dopo un po’ il mio corpo risente della stanchezza di quelle settimane. Abbiamo camminato per cinque minuti e io ho già bisogno di fermarmi. Mi guardo attorno in cerca di un posto in cui sedermi, ma Louis mi precede.
“Lì.” Indica con un cenno della testa una panchina poco distante e mi guida con calma. Nonostante la stanchezza non smetto di sorridere e di avere il cuore a mille. “Tutto a posto, amore?” Si assicura Louis, scostando i miei ricci indomabili dalla fronte.
Io annuisco, provando a nascondere l’emozione provata al solo suono di quel nomignolo.
“Sono solo un po’ stanco.” Dichiaro. Lui annuisce, capendo che sto davvero dicendo la verità.
“Riposati, prendi tutto il tempo che ti serve.” Sembra assente, però. La sua espressione è felice e serena, ma non sta guardando me, il suo sguardo è perso altrove. Perciò, incuriosito, seguo la traiettoria dei suoi occhi.
Una mamma sta giocando con il suo bambino, lui la rincorre e lei ride girandosi ogni tanto, come per assicurarsi che la sua creatura sia ancora lì.
“Ti prendo mamma, ti prendo!” Quando il bambino urla, Louis ride, stringendomi la mano.
Sarebbe bello avere dei bambini con lui, un giorno. Magari li possiamo adottare, possiamo aiutare quei bambini in Africa poveri e affamati, sì, potremo davvero farlo.
Non riesco ad approfondire questo pensiero perché una scena coglie la mia, di attenzione. Un gruppo di ragazzi stanno infastidendo una ragazza. Ma non la stanno infastidendo in modo scherzoso, stanno urlando offese.
“Hai per caso mangiato tua madre, oggi?” I ragazzi ridono, mentre lei, che è visibilmente in carne, tenta di ignorarli, continuando a camminare.
“Cosa c’è? Hai mangiato così tanto che il cibo ti ha sturato le orecchie? Non mi senti forse?” Stavolta la ragazza esita, si gira verso di loro atterrita e poi si guarda attorno.
So cosa sta provando, so che è talmente spaventata da essere immobilizzata. Non sta camminando più, guarda quel gruppo avvicinarsi, trema. Io sento il suo panico come se fosse il mio, il respiro mi viene meno.
Sono così vicini a noi che mi sorprendo di come nessuno faccia qualcosa. Uno dei ragazzi la spintona con una forza tale da farla vacillare. La testa gira persino a me.
“Sei talmente grassa che non passi neanche attraverso la porta.” Un coro di risate sguaiate, da parte di un ragazzo che fin’ora avevo solo visto di spalle e da parte dei suoi amici che lo circondano, si solleva fin troppo rumoroso e sono sicuro che abbiano colpito la ragazza più forte di un pugno in pieno petto.
Quella voce ormai la riconosco, ormai so a chi appartiene e quando realizzo, non è più il panico a dominare su di me, ma è la rabbia. Non ne avevo mai provata così tanta nello stesso momento. E’ strano, perché sono sempre stato tutto tranne che arrabbiato, non conosco questo sentimento così bene, non sono nemmeno sicuro che sia rabbia.
E’ possibile che dopo tutto quello che ha fatto, non abbia ancora imparato? E’ possibile che sia così stupido e immaturo da non capire che le parole hanno un peso?
Non resisto, non riesco a non intervenire.
“Chiedile scusa.” Cerco di fermarmi, ma è più forte di me. Louis si gira immediatamente, dalla sua espressione capisco che non aveva nemmeno notato la scena e che non sa cosa sia successo. Quando Mattew si gira e i nostri occhi si incontrano, lui sembra il più sorpreso di tutti.
“Come prego?” Fa lui, imitando la voce stranamente stridula che mi era uscita prima.
Le mie unghia stanno infilzandosi dentro la carne delle mie mani, le braccia sono tese, sciolgo la stretta con Louis e mi alzo, andando verso la sua direzione. Mi trattengo quasi da dargli un pugno.
I ragazzi che lo circondano ridono ancora di più, come un branco di idioti che non ha una propria individualità e si appoggiano a quella degli altri per sentirsi meno stupidi.
La ragazza che è stata l’oggetto di scherno scuote la testa nella mia direzione e mentre lo fa, noto un livido sulla sua guancia. La sua mano sta indicando Mattew, che ormai le da le spalle e non può vederla.
Capisco cosa mi sta dicendo e il sangue mi ribolle dentro.
Pensavo fosse cambiato, pensavo non si fosse più azzardato ad offendere, a picchiare, ma ha fatto tutto tranne questo, non è così?
Come posso stare fermo davanti a una cosa del genere? Come posso rimanere indifferente?
“Lascia perdere, Harry.” Mi sussurra Louis all’orecchio, guardando preoccupato le mie braccia tremanti.
Scusa Louis, ma non posso, non stavolta. Non riesco a lasciar perdere, non la passerà liscia.
“Ho detto, chiedile scusa.” Adesso il mio timbro è di nuovo rauco, aggressivo, deciso.
“Mh.. vediamo… no.” La sua finta aria pensierosa mi innervosisce ancora di più. Vedo tutto quello che ha fatto, tutto il dolore che mi ha causato, rivedo la sua visita in ospedale e capisco che non è affatto dispiaciuto di quello che ha fatto, che le sue erano soltanto parole. Non posso dare ascolto a Louis, quella strafottenza deve cessare.
“Forse non sono stato abbastanza chiaro..” Alzo il tono della voce, mentre un gruppo di gente si sta radunando intorno a noi e la ragazza mi sta implorando con gli occhi di lasciar perdere. Lei ha paura, io, stavolta, no. “Chiedile scusa.”
I ragazzi che gli stanno attorno, realizzano chi sono io, realizzano quanto sia arrabbiato e fanno un passo indietro. Tutti si allontanano.
Mattew scuote la testa e ride.
“Cosa c’è, Harry?” Punta i piedi per terra, il suo viso è a un palmo dal mio. “Per caso stai avendo qualche flashback?” Ride più sadico che mai, sembra soddisfatto di quella stupida frase e io, tremante e con scarso autocontrollo, lo colpisco. Lo colpisco prima che me ne accorga, prima che la mia mente possa capire cosa sto facendo, lo colpisco in pieno viso e con la massima forza che possiedo. Lui barcolla, mi guarda attonito, Louis urla mentre Mattew corre verso di me, buttandomi a terra.
Nessuno tenta di fermare me, ma tutti tentano di fermare Mattew, mi colpisce sulla pancia, ma io non ho intenzione di restare a subire. Reagisco. Reagisco perché so come fare ormai, non voglio essere spaventato, ne voglio implorarlo di smetterla, ne scoppiare a piangere, quei tempi sono lontani ormai. Voglio che provi dolore, tanto quanto ne ho provato io.
Ed è una cosa tremenda da dire, da pensare, ma in quell’istante è tutto ciò che provo e non me sto pentendo neanche un po’.
Lo afferro per i capelli, ribaltando la situazione, adesso è lui disteso a terra, adesso il suo naso sta sanguinando grazie ai miei pugni. Non capisco più niente, non so cosa sto facendo, so solo che sono arrabbiato. Non sento nessuno parlare, sento solo i colpi dei miei pugni riecheggiare nell’aria. Prendo fiato più e più volte, per cercare di non sentirmi male mentre lo sto picchiando.
Lui urla di dolore quando anche la sua bocca comincia a perdere sangue. Qualcuno tenta di staccarmi, mi sta tirando all’indietro con l’aiuto di molti altri, ma io mi oppongo. Non ho ancora finito, non ha nemmeno nulla di rotto, sono solo all’inizio.
Lui mi pianta un calcio nelle costole, si dimena, mentre io rimango soffocato dal dolore. Mi mordo il labbro e urlo.
Bastardo. Stronzo. Idiota. Bastardo. Fanculo. E’ tutto quello che penso, mentre carico il mio braccio di tutta la forza che posso e lo colpisco tra il naso e la bocca. E poi ancora, ancora e ancora. Non so per quanto continuo a resistere agli altri che mi tirano, a trovare la forza per tirare i pugni, ma continuo. Sono solo arrabbiato, è tutto quello che provo. Rabbia e ancora rabbia. Non farà più male a nessuno, mai.
“Basta così, avanti, smettila.” Louis urla e riesce a bloccarmi il braccio che rimane sospeso a mezz’aria. “Ne ha avute abbastanza.” Continua prendendomi per la pancia e sollevandomi su.
Con il fiatone e il corpo dolorante, il mio disprezzo verso lui non è ancora scemato. Non ho più voglia di farlo a pezzi, adesso, ma gradirei se qualcun altro si avventasse contro di lui.
Sento uno strano calore dentro la mia bocca e alzo la mano sulle mie labbra, per scoprire che sto perdendo sangue.
Ma quello di cui più mi preoccupo è Mattew, che sta con gli occhi chiusi e non si alza da terra.
“Che cosa ho fatto.” Mi appoggio a Louis guardandolo con gli occhi sbarrati e il fiatone.
Un ragazzo lo scuote, ma lui rimane immobile, senza dare segno di vita.




Demsmuffin's corner

PERDONATEMI. Davvero, scusate, ma sono super super super incasinata e poi la mia connessione fa cagare.  
Sono stata tre settimane per scrivere questa cosa e vi chiedo scusa ancora perché volevo che fosse più bello di così.
Ma ce l'ho fatta, alla fine. 
Ve l'aspettavate Harry che prende a pugni Mattew? Che reagisce? Che impazzisce davvero?
Onestamente non era nemmeno in programma, ma mentre scrivevo le mia mani mi hanno implorato di inserire questa parte e ora vediamo che ne uscirà fuori!
Non vi faccio spoiler perché amo tenervi sulle spine, ma btw state calme che prima o poi saprete tutto. 
Recensite per favore, amo quando lo fate, anche se scrivete boiate, ma lasciatemi qualcosa çç Critiche sì, ma solo costruttive!
Vi lascio i miei contatti Twitter Ask Tumblr 
(a breve farò l'account di autore su facebook, abbiate pazienza ♥)
Ricordatevi che io non mangio nessuno, parlatemi tranquillamente, sono una ragazza normalissima! :)
Peace, love and Larry Stylinson,
Sarah. ♥

   
 
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