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Autore: Scarlet Jaeger    18/02/2013    3 recensioni
Lost Canvas. I Gold Saint sono tutti morti (tranne Shion e Dohko) in seguito all'ultima Guerra Sacra contro Hades. Ma se invece della morte, per loro fosse stato pensato un qualcosa di diverso? Se la morte fosse solo l'inizio di qualcosa? Se la loro vita, fosse stata spostata in un universo alternativo? Sapranno riconoscerlo, oppure andrà bene così per loro?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Cancer Manigoldo, Cancer Sage, Gemini Aspros, Gemini Deuteros
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Universi paralleli 4 Universi Paralleli 4: Vita o Morte? (Parte 2)




Faceva caldo quel giorno, nonostante l'aria fresca che inumidiva l'atmosfera dopo il tramonto. Come di consueto, Sisifo si beava di quella brezza leggera seduto sulla sua sedia a dondolo nel terrazzo del suo appartamento in Atene. Tirava in silenzio una boccata di fumo, ributtandolo fuori e  lasciando che si disperdesse nell'aria.
Si sentiva inquieto quel giorno per colpa di un sogno ricorrente che da giorni offuscava il suo sonno; non era un incubo, nè una cosa bella, era un qualcosa da interpretare. Cercava di darsi una spiegazione da solo, visto che era un uomo colto e sognatore, ma con i piedi ben saldati a terra.
Continuava a rivedere la freccia della sua immaginazione, che era stata scoccata da lui stesso, roteare su sè stessa in tutto il suo dorato splendore. Una, due, tre volte fino a che non si conficcava nel suo cuore.
Non capiva il perchè di quel sogno e per quel motivo mostrava inquietudine e voglia di arrivare al fondo di quella indagine. L'unico modo sarebbe stato quello di fare una ricerca.
Regulus non era in casa, in quanto ancora fuori con amici; era un ragazzo spontaneo ed allegro, nonostante a volte preferiva rimanere perso nei suoi pensieri mentre disegnava, quindi, quando finì la sua sigaretta, prendendosela comoda si alzò dalla sua postanzione stirando i muscoli. Tornò all'interno dell'abitazione, dove aleggiava un clima non molto differente dalla temeratura esterna. Si recò in camera del nipote, dove tutto era perferramente in ordine (persino il letto, nonostante i ragazzi a quell'età non avessero decisamente voglia di sistemarselo da soli), ed accese il suo Laptop sedendosi alla scrivania dove Regulus aveva lasciato sparsi i suoi disegni. Primo, in cima alla pila di fogli, troneggiava quello del tatuaggio a cui lui tanto aspirava. Lo guardò rapito, soffermandosi sulle sfumature e sui tratti di quell'elmo che, non sapendone il perchè, non risultava del tutto sconosciuto. Non si capacitava del perchè lo volesse proprio tatuare!
Quando finalmente la schermata di Windows apparve nel desktop, aprì il motore di ricerca e cercò il significato della freccia nei sogni. Del perchè lo trafiggesse proprio al cuore, quello ancora non riusciva a capirlo. Voleva almeno sapere cosa poteva significare quella freccia che ruota.
Trovò immediatamente lo scopo del suo sapere, in una pagina di Google dove recitava queste parole:

La freccia nei sogni, è legata al superamento di uno stato: la freccia va al di là, il suo scopo è centrare il bersaglio, oppure filare via rapida e silenziosa. Sognare di scoccare una freccia, è l'immagine precisa di una volontà di andare oltre (con i pensieri e con le azioni), di fare una scelta, di proiettarsi verso il futuro.*

Rimase interdetto da quella spiegazione, rileggendola varie volte per assimilare meglio. Continuava a far balenare lo sguardo dallo schermo alla finestra della stanza, verso l'orizzonte. Ora che ci pensava, la freccia l'aveva anche il sagittario: suo segno zodiacale. Che centrasse qualcosa?
Il lieve mal di testa che scaturì dalla presenza di troppi pensieri si fece sentire, quindi chiuse il tutto in attesa del rientro a casa del nipote per cena, così gli avrebbe in definitiva parlato della possibilità di farsi il tatuaggio. Sentiva che c'era qualcosa di più che una semplice moda dietro la sua intransigenza di volerlo a tutti i costi. Lo avrebbe accompagnato visto che era ancora minorenne.
Rgulusus tornò a casa con la sua solita aria spensierata e sorridente, salutando Sisifo come se fosse il suo vero padre. Non disse nient'altro, qundo sedette al tavolo della cucina osservando lo zio cucinare.
-E' andata bene la giornata?-Gi chiese ed il ragazzo annuì soddisfatto raccontando di quella giornata non troppo piena di avvenimenti.
-Senti, dovrei parlarti di una cosa.-Continuò, sedendosi al tavolo di fronte a lui provocando nel quindicenne un'espressione curiosa ed interrogativa.
-Ho fatto qualcosa che non va?-Chiese cercando di scorgere l'espressione dell'uomo, ma non v'era traccia alcuna di rimprovero.
-No, assolutamente.-Mise a tacere la sua curiosità.-Ho deciso di accompagnarti a fare quel tatuaggio che tanto desideri!-Gli sorrise.
La reazione di Regulus fu di sorpresa, sgranando gli occhi per quelle parole; non se le sarebbe mai aspettate. Poi, quando iniziò a capire che non era uno scherzo, si aprì in un sorriso di ringraziamento. Era così tanto eccitato che non sapeva neanche lui cosa rispondere.
-Grazie zio!-Optò solamente.-Quando andiamo a prendere l'appuntamento?-Chiese fremente.
-Direi subito domani. Sai, anche io ho pensato di farmene uno!-Ammise e la prima reazione del nipote fu di stupore.
-Mi meravigli! Non pensavo ti piacessero!-Rise.-Quindi, hai già deciso cosa tatuarti?-Chiese in preda alla curiosità.
-Certo, ma per il momento è un segreto!-Gli fece l'occhiolino.-Io inizio a sentire un buon odorino, dev'essere pronto. Si mangia?-Sviò la conversazione e trovò il consenso di Regulus che stava morendo di fame.
Qualche giorno dopo, in seguito all'appuntamento preso in quello studio, si recarono sul luogo: emozionati ed ansiosi di entrare. Erano seduti sui divanetti d'aspetto, con il cuore in gola e lo sguardo perso sui quadri degli interni; raffiguravano tutti disegni dove, probabilmente, i tatuatori traevano le loro opere.
-Regulus?-Chiamò un ragazzo dai folti capelli arruffati (pettinati in una strana maniera con il gel) e con le braccia piene di disegni. Indossava dei jeans larghi ed una felpa aperta per metà.
Il ragazzo guardò lo zio per qualche secondo come a dire "fammi coraggio". Sisifo gli sorrise facendoli un segno positivo con la mano, quando il quindicenne si apprestò a seguire il tatuatore.
-Mi firmi questo foglio per favore!-
La ragazza che gestiva l'agenda lo richiamò al bancone per riempire e firmare il foglio di tutela del minorenne ed il suo, con i suoi dati visto che era maggiorenne da un bel pezzo. Quando terminò, la ragazza riprese il tutto e lo fece accomodare dentro un'altra stanza dove arrivò un altro ragazzo simile al primo, poco dopo.
Uscrirono dalle stanze l'uno a distanza dall'altro di pochi minuti; prima Sisifo, che aveva un disegno abbastanza facile da realizzare, dopo Regulus, un po' frastornato ma straordinariamente contento. Saltellò eccitato fino allo zio che gli sorrideva con il suo gioviale e bellissimo sorriso.
Pagarono il tutto e si apprestarono a tornare a casa per vedere l'opera conclusa.
-E' molto bello, veramente!-Si complimentò Sisifo, alla vista del disegno posto sulla scapola di Regulus che aveva un'espressione soddisfatta.
-Il tuo invece?-Chiese eccitato allo zio, che si tolse la maglietta per farlo osservare meglio nonostante il celofan.
-Una freccia?-Il ragazzo alzò un sopracciglio, avvicinando lo sguardo per vedere quel tatuaggio colorato di un colore dorato. C'era un arco ed una freccia all'altezza del suo cuore.
Si era sentito così vicino a quegli oggetti, che sentì come se quel sogno volesse comunicargli qualcosa; dopo che ne aveva letto il significato, si era sentito ancora più vicino alla freccia d'oro che roteava nei suoi pensieri.
Raccontò al nipote del suo sogno, di come quella freccia scoccata dalle sue mani raggiungeva il suo cuore così facilmente.
-Ti sei sentito subito attratto. Anche io quando disegnai il mio, questo elmo ed il simbolo del mio segno zodiacale, mi hanno attratto fin da subito; come se qualcosa mi stesse dicendo che per me era come un destino, qualcosa di già vissuto. Ma cosa?-
Si guardarono negli occhi per qualche istante, quegli occhi intensi di un colore molto simile.
Nella loro mente, silenziose, presero a vagare alcune immagini per loro senza senso; Sisifo con indosso una strana Cloth dorata, con la freccia del suo sogno conficcata nel cuore. Era freddo ed immobile, seduto su un ripiano di quella che sembrava una stanza.
Regulus invece aveva squarci di passate battaglie; una proprio contro un combattente dalle scure vestigia, in risalto con i biondi capelli.
Ricordi, o pensieri non era ben chiaro, che accentuarono il forte mal di testa accennato. Dopo di ciò, il buio.
Si, proprio il buio. Quello era il posto dove erano finiti quando riaprirono gli occhi; si trovavano fluttuanti in mezzo al nulla, privo di leggi sulla gravità. Si guardarono in giro, cercando un appiglio o una risposta (che non tardò ad arrivare).
Di fronte a loro si ergevano imponenti due donne: una vestita di bianco, e l'altra con una lunga tunica nera. Oltre i colori dell'abbigliamento, ciò che differenziava le due, era la strana torcia che reggeva in mano la "scura".
-Chi siete?-Azzardò Sisifo, socchiudendo gli occhi fino a farli diventare due fessure.-Che posto è questo?-Continuò.
-Questo posto è l'Oblio, ciò che divide in maniera quasi impercettibile la vita e la morte. Io sono Mnemosine, una Titanide. Figlia di Urano, il Cielo, e di Gea, la Terra. Sono colei che personifica la Memoria.-Concluse la spiegazione, lasciando la voce piatta e senza emozione, per dare parola alla "collega".
-Io invece sono Ecate, una divinità psicopompa in grado di viaggiare liberamente fra i tre mondi: quello degli uomini, quello degli Dei e quello dei Morti. Sono colei che accompagna le anima all'aldilà!-Disse, assottigliando lo sguardo, illuminata dalla luce della fiaccola.
-E da noi cosa volete, perchè ci troviamo in questo posto?-Le rimproverò Regulus, messo poi a tacere da una mano sulla spalla di Sisifo, che cercava di fargli riprendere serietà di fronte alle due divinità.
-Vi è stato concesso, grazie alla vostra devozione verso la Giustizia e grazie all'amorevole cosmo della vostra Dea, di vivere questa seconda opportunità. C'era un limite però: qualora le vostre menti avrebbero ricordato la vostra vita passata, sareste stati sottoposti ad una scelta. E' giunto il momento di scegliere!-Comunicò Mnemosine.
-Che tipo di scelta?-L'uomo rimase quasi impassibile, con fierezza e fermezza di un vero Gold Saint.
-Vita o Morte.-Concluse sbrigativa Ecate facendo intendere il fine.
Zio e nipote si guardarono negli occhi per qualche secondo. Quale pazzo sceglierebbe la morte?
-Se scegliamo di vivere..-Iniziò Regulus.-Ci sarà sicuramente un prezzo da pagare..-Sospirò verso Sisifo.
-Esattamente ragazzo.-Si intromise la Dea illuminata dalla torcia.
-Qualora sceglierete di vivere, dovrete rinunciare ai vostri ricordi di Gold Saint. La vostra devozione in Athena, le vostre battaglie, i vostri compagni, la vostra Cloth.-Continuò Mnemosine, logorroica.
Ci fu un momento di silenzio, dove i due valutarono a pieno la situazione.
-Bè, è una proposta allettante..-Sisifo richiamò su di sè l'attenzione.-Ho sempre sperato in qualcosa del genere, che la vita ci potesse riservare un qualcosa di diverso rispetto al nostro precedente incarico. Purtroppo la nostra presenza come Gold Saint al Tempio è stata quasi obbligata dal destino, ma ho sempre sperato di poter dare a mio nipote una vita normale; vivere al suo fianco come una vera famiglia.-Gli sorrise ed il ragazzo sentì il familiare pizzicore delle lacrime arrivare alle sue iridi blu.
-Anche per me è lo stesso! Sono pronto a liberarmi di tutto il mio passato, e vivere al meglio questo generoso futuro!-Concluse.
-Quindi, la vostra decisione è presa. Rinunciate ai vostri ricordi?-Chiese Mnemosine, per esserne sicura ed iniziare così il rito.
Annuirono all'unisono e, mentre Ecate con un inchino reverenziale uscì di scena, la Dea si avvicinò a due ex Gold fluttuanti. Gli mise una mano sulla fronte, lasciando che la candida luce che sprigionavano i suoi palmi, risucchiasse via il loro pegno.
Quando riaprirono gli occhi, si trovarono di nuovo nella cucina della loro casa a fissarsi increduli e spaesati.
-Stavi dicendo?-Chiese Regulus, come svuotato dai pensieri.
-Non mi ricordo.-Sentenziò l'uomo.
-Zio, non dirmi che stai invecchiando.-Ridacchiò il ragazzo.
-Può darsi!-Contraccambiò la risata, alzandosi dal tavolo.
Continuarono a ridere insieme, spensierati, finalmente come due persone normali.




-Dov'è mio fratello?-
L'ambasciatore chiamato Aspros, pose quella domanda al suo segretario che si era precipitato nel suo studio per ricordargli gli impegni di quella settimana.
Rispose solamente con quella domanda, massaggiandosi le tempie per il continuo parlare logorroico dell'uomo.
-Non vediamo il Signor Deuteros da questa mattina presto. Non voglio mettergli la pulce nell'orecchio Signore, ma vostro fratello sta scansando tutte le sue mansioni ed io non vorrei..-Fu messo a tacere da un'alzata di mano da parte del gemello, di fronte alla sua bocca.
-Basta così, ti ringrazio. Sono stanco.-Sbadigliò.-Vorrei rimanere un momento da solo.-Si tolse gli occhiali dal viso, riponendoli sulla scrivania per massaggiarsi anche le palpebre.
Seguì l'uomo paffuto con lo sguardo fino a che non uscì dalla porta con un inchino, tirando finalmente un sospiro di sollievo ed alzandosi da quella sedia che oramai aveva preso il segno del suo posteriore (o viceversa).
Si stiracchiò prima di raggiungere la finestra, poco lontano dalla scrivania, aprendo per far passare la brezza di quel giorno, beandosi di quel tocco sulla pelle del suo viso. Si lasciò cullare da quel piacere che smuoveva simultaneamente tutte le ciocche dei suoi capelli, in una danza silenziosa.
Si accese una sigaretta, quando riuscì a muovere le braccia per raggiungerle in fondo alla tasca dei pantaloni, tirando una corposa boccata di fumo che subito lo rilassò.
Continuava a guardare l'orizzonte, con quella strana sensazione nel cuore; era diventato Ambasciatore, uno degli uomini più potenti, ma sentiva che quella carica tanto agognata non era quello che lui fortemente desiderava. C'era qualcosa nei recessi della sua anima, nei suoi ricordi e pensieri, che gli ricordavano che non era nato per quello. Certo, si sentiva fatto per regnare così come il suo carattere forte lo metteva sempre in competizione con le persone; la prima era proprio suo fratello cn il quale, avendo il carattere molto simile se pur molto più fragile e suscettibile, era sempre in competizione.
Osservò di nuovo quella lontana linea che delimitava l'infinito fatto di palazzi e cielo, in quel punto dove tutto si confondeva. Aveva bisogno di evadere, di fare chiarezza dentro di sè; di trovare suo fratello e magari passare quel tempo con lui che, per via gli affari, non riusciva mai a concedergli.
Prese come di consueto la giacca del completo attaccata all'attaccapanni dietro la porta ed uscì dallo studio, annunciando ai suoi sottoposti la sua assenza. Scese di nuovo nei sotterranei, dove la sua lussuosa auto non aspettava altro che essere messa in moto.
Con un rombo frastornante, che lasciò interdetto Aspros, si accese in tutta la sua magnificenza e potè così partire verso la città. Guidò per le vie di Atene, raggiungendone l'uscita, diretto in un punto preciso: l'acropoli del Partenone, dove le rovine del Tempio di Atena sovrastavano la città.
Parcheggiò la macchina lontano da terra e polvere, percorrendo a piedi la via che lo divideva dalla cima. Si sporcò le scarpe lucide, ma questo non gli importò.
Seduto sulle rovine del Tempio, notò suo fratello Deuteros che osservava il cielo limpido di quella giornata. I capelli lasciati sciolti, erano cullati dalla brezza che glieli scompigliava dietro la schiena; il suo viso, esattamente uguale al proprio, si piegò in un'espressione di disappunto quando lo vide avvicinarsi.
-Aspros.-Commentò.-Che ci fai qua?-Chiese.
-Non posso concedermi un momento di pausa?-Gli porse una sigaretta che lui accettò di buon grado portando alle labbra il filtro, in attesa dell'accendino.
-Certo.-Soffiò Deuteros insieme al fumo, imitato dal gemello.
-Perchè continui a scappare dalle tue mansioni?-Andò diretto al sodo, beccandosi un'occhiata di sottecchi da parte di due occhi colore del mare.
-Non sto scappando. Semplicemente non mi va di rimanere insieme a delle persone che mi considerano un "mostro" e diverso solo perchè tu sei a capo di tutto ed io sono solo il numero "due".-Si confidò senza guardarlo negli occhi.
-E chi lo avrebbe detto scusa?-Chiese cordialmente Aspros guardando i lineamenti del profilo dell'altro.
-Direttamente nessuno, è una cosa che mi sento. Non lo so, è un pensiero che da tempo attanagli ail mio cuore.-Sospirò lo scuro di pelle, finalmente posando lo sguardo nelle iridi del fratello.
-Una sensazione?-
-Esatto.-Rispose Deuteros, alzando lo sguardo verso il cielo.-Magari, mi sbaglio.-
-Secondo te chi ci viveva?-Chiese di getto Aspros, ignorando totalmente la risposta dell'uomo di fronte a lui, concentrandosi sulle rovine del Partenone.
Si alzò in piedi ed accarezzò la porosa superficie di marmo di quella struttura, soffermandosi con le dita su alcuni ornamenti. Deuteros alzò il sopracciglio, colpito da quella repentina e strana domanda posta di getto.
-Secondo te? E' il Partenone di Atena, chi mai poteva viverci?-Allargò un sorrisetto divertito.
-Certo, questo lo so.-Sbuffò.-Mi chiedevo, ecco magari mi sbaglio, non ce n'erano tredici?-Continuò l'altro, sognante.
-Tredici?-Anche lui si fece serio, iniziando a far balenare lo sguardo dal consanguineo alla struttura.
-Si, è una sensazione strana. Come se.-
-Come se tutto d'un tratto la realta conosciuta fino ad ora fosse solo una menzogna..-Fu Deuteros a finire la frase, suscitando meraviglia nel fratello. Lo guardava comprensivo e felice di non essere il solo a delirare in quel modo.
-Gemelli.-Pronunciarono all'unisono, avvicinando l'uno all'altro la punta del loro polpastrello in un unico gesto.
Quel tocco lieve provocò una scossa nei loro corpi, facendogli battere il cuore all'impazzata e provocandogli un sonoro mal di testa. Dopo di ciò, il buio.
Riaprirono gli occhi di scatto, cercando di capire dove fossero finiti.
-Ma che..-Iniziò Aspros, riconoscendo solo il fratello e non le due strane figure davanti a loro.
-Benvenuti, Gold Saint dei Gemelli!-Iniziò la donna dal vestito latteo.
-Ora ricordo tutto, che è successo? Dove siamo?-Fu Deuteros ad alzare la voce, inveendo contro la donna.
-Calma "mortale", siete nell'Oblio: il luogo che divide impercettibilmente la vita e la morte. In seguito alla vostra apparente morte siete stati catapultati in un Universo Parallelo, una sorta di seconda possibilità concessa dalla vostra fede in Athena e grazie al suo cosmo amorevole e devoto alla Giustizia.-Spiegò la Dea.
-E voi chi siete?-Chiese, calmandosi.
-Io sono Mnemosine, una Titanide. Figlia del Cielo Urano e della Terra Gea, personificazione della Memoria.-Si presentò tenendo dei toni calmi e rispettosi verso quegli uomini.
-Io invece sono Ecate, una Divinità psicopompa, in grado di viaggiare liberamente nei tre mondi: quello degli uomini, quello degli Dei e quello dei Morti. Sono colei che accompagna le anime all'aldilà.-Fece pacata la donna vestita di nero.
-E perchè ci troviamo in questo Oblio?-Chiese Aspros.
-In seguito alla vostra ritrovata memoria. La vostra vita avrebbe avuto un limite qualora avreste ricordato la vostra vera natura. Dovrete affrontare una scelta..-Continuò Ecate.-Vivere, o morire.-
-Vivere, significa in questo mondo parallelo?-Volle accertarsi Deuteros e quando la donna annuì mettendo a tacere la sua curiosità, l'uomo scosse la testa.
-Preferisco morire, che continuare vivere di nuovo all'ombra di qualcuno! Almeno, la mia vita al Tempio era devota ad una Dea; adesso non ho motivo di restare in un mondo che non mi accetta. Non sono fatto per la tecnologia.-Soffiò Deuteros in un sibilo.
-Ma, fratello...-Cercò di dissuaderlo Aspros, ma lui fu intransigente nella sua scelta.
-E tu?-Gli rivolse parola Mnemosine.-Vita, o morte? Cosa scegli?-
-Non posso continuara a vivere sentendomi responsabile, anche inconsciamente, della morte di un parente.-Avanzò fino ad essere vicino al gemello; entrambi con la stessa espressione in quel viso decisamente identico, se non per il colore della pelle.
-Bene, procedi pure.-La personificazione della Memoria lasciò spazio ad Ecate, allontanandosi gradualmente.
-Prego, seguitemi...-
La donna illuminò il sentiero dietro di sè con la sua torca; delle fiammelle fatte di azzurri fuochi fatui arrivarono ad accerchiarli, portandoli per sempre in un regno dove sarebbero potuti stare finalmente insieme e considerati in ugual maniera.
Fine capitolo 4


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Ed eccomi qua, oggi ho aggiornato anche questa! XD Bè, che dire: troviamo altri quattro Gold alle prese con la loro decisione che, questa volta, non per tutti è andata a buon fine :( E dire che i gemelli li adoro >.< ma li ho immaginati più cosi!
Per quanto riguarda l'asterisco: quella frase è presa da Google veramente xD
Che dire, ringrazio i recensori e chi sta seguendo la storia!
Un bacione alla mia adorata Sagitter No Tania*-*
Al prossimo capitolo!




  
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