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Autore: _diana87    19/02/2013    9 recensioni
[Seguito della one shot "Every story I have told is part of you"]
"Okay, Charlie, adesso io e te facciamo un bel sonnellino, in attesa che la mamma ritorni dal lavoro, va bene?"
Sistema la coperta della piccola, poi si distende sul divano, dondolando la culla.
"Se non ti addormenti... contiamo... le... pecore..." bastano pochi secondi che il mentalista chiude gli occhi e lentamente si addormenta. E' incredibile la capacità di Patrick Jane di prendere sonno in pochi secondi. Non gli serve neanche il conto alla rovescia, né contare le pecore per partire col treno di Morfeo.
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Patrick Jane, Teresa Lisbon, Un po' tutti | Coppie: Jane/Lisbon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Raising Charlie'
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Visto che ormai l'ispirazione è partita, volevo continuare la oneshot precedente, "Every story I have told is part of you" (se NON l'avete letta, vi consiglio di farlo, anche per capire meglio il contesto) perché qualcuno mi ha fatto domandare 'Chissà come se la sarà cavata Lisbon nei panni di una mamma?

Beh io ho cercato di dare qualche risposta, quindi spero sia di vostro gradimento :)

Buona lettura!! 

:)

 

 

 

 

 

 

- Mamma Teresa all'attacco! -




Mette delicatamente la piccola nella culla. Si allontana facendo qualche passo indietro, per poi cadere a peso morto sul divano dietro di sé, e infine chiude gli occhi sollevata. Finalmente Charlie si è addormentata. La donna può tirare un sospiro di sollievo e abbandonarsi sul comodo divano, dove, di tanto in tanto, finisce per addormentarsi.

Il CBI è la sua seconda casa, e ormai lo è diventata anche la sua bambina.

E pensare che qualche anno fa, nel momento esatto quando l'incubo finì, quando Red John venne finalmente catturato e condannato alla sedia elettrica, tutto ciò a cui lei pensava era lui: il suo consulente. Si era guardati intensamente negli occhi, avevano sorriso, soddisfatti che quell'orrore durato anni fosse finito, entrambi col respiro affannoso perché sfiniti dalla lotta; entrambi col battito accelerato, si erano domandati 'Cosa facciamo adesso?' e poi avevano continuato ad avere quelle stesse sensazioni anche quando si erano congiunti per la prima volta. Erano diventati un solo respiro e un solo battito. E fu proprio in quella prima notte insieme che concepirono Charlie, il frutto del loro amore ma anche il simbolo dell'inizio della loro vita insieme. Dopo nove mesi, lei aveva dato alla luce quella splendida bambina, e anche se si era preoccupata di non essere all'altezza, l'istinto materno le venne spontaneo invece fin dal primo gemito di Charlie. Essere stata una mamma fin dall'adolescenza per i suoi fratellini, l'aveva aiutata molto. Mesi dopo, non si sarebbe mai aspettata di avere a che fare con un Jane in gonnella e in miniatura.

"Ehi, boss!"

Teresa spalanca gli occhi, si mette ritta sul divano, mentre Charlie si sveglia e piange.

"Oh, piccola, no... non è nulla, fai la brava!... è solo Rigsby che urla..." dice pronunciando il nome del suo agente a denti stretti. Poi lo guarda, e Wayne deglutisce stringendosi il colletto. Un attento osservatore potrebbe notare la goccia di sudore che gli scende dalla fronte.

I ruoli si invertono: il grande Wayne Rigsby dall'aspetto di un giocatore di football, si rimpicciolisce davanti la furia di Teresa Lisbon, la minuta Senior Agent del bureau.

"Mi dispiace, non sapevo---"

"Sssh!" alza il dito indice e fa star zitto il suo agente.

Rigsby l'ha combinata grossa. Mai far arrabbiare mamma Teresa! Charlie continua a lamentarsi. La ninnananna della mamma non le sta piacendo, e quel che è peggio è che non sono a casa, altrimenti le avrebbe fatto ascoltare della musica classica - abitudine che il padre le aveva fatto prendere - per addormentarsi. La donna prende in braccio la piccola, cullandola più volte, ma senza risultato.

Wayne si sente impacciato.

"Capo, vuoi una mano?" si propone, dato che sa cosa vuol dire avere a che fare con i bambini piccoli. Le prime notti insonni, Wayne le aveva passate con suo figlio, Ben, ed era da solo. Una settimana senza dormire!

"Anche Ben non mi faceva dormire!"

Teresa lo guarda sgranando gli occhi.

"Se vuoi darmi una mano, allora chiamami Jane!"

Jane. Dopo anni, anche dopo essere diventati una coppia con un figlio, lei continua a chiamarlo 'Jane'.

Senza battere ciglio, Rigsby si affaccia alla porta dell'ufficio chiamando il mentalista. Ovviamente, anche gli altri due componenti della squadra si voltano e raggiungono la stanza per capire cosa stia succedendo.

"Oooh piccola Charlie! Cosa le succede? Vieni dalla zia Grace!"

La rossa quasi strappa la bambina da Teresa, che resta a guardarla imbambolata e muove le mani ansiosa, tenendole sempre sotto Charlie. Ha paura che sua figlia possa cadere da un momento all'altro, sebbene Grace ama con tutto il cuore quel batuffolo dai ciuffetti mori e gli occhi verdi. Charlie sembra rilassarsi tra le braccia della ragazza, ma quando si volta per cercare la mamma o il papà, si mette le dita in bocca e poi piange di nuovo perché non li trova.

Kimball Cho si tiene a distanza, ma non perché non ami i bambini. Semplicemente non ci sa fare, quindi evita di prenderla in braccio.

"Il papà è qui!" il sorriso di Patrick Jane che spunta all'improvviso nell'ufficio, calma finalmente Charlie, che appena lo vede allunga le braccia verso di lui, e Grace non può far altro che passargliela.

Wayne si sente sollevato, il nodo alla gola si è allentato; Grace e Kim rimangono sull'attenti per non perdersi l'ennesima scenetta famigliare.

Di solito tutto inizia con Teresa che si schiarisce la voce per attirare l'attenzione di Patrick. Lui la guarda con quegli occhi da cucciolo indifeso, chiedendosi cosa possa mai aver fatto di male.

"Tesoro, qual è il problema? Adesso ci penso io a Charlie... le racconto una storia e poi la metto a dormire vicino a me!"

Lei storce la bocca. Odia quando lui la chiama 'tesoro' in orario di lavoro. Da dietro, i tre agenti soffocano una risata. Sta per arrivare la ramanzina di mamma Teresa.

"Non chiamarmi tesoro... dove sei stato fino adesso?!" lo colpisce con un pugno sull'unico braccio dove sa che può ferire Patrick, perché è lo stesso braccio con cui lui aveva sparato proprio a Red John. Il mentalista fa per dire qualcosa, ma la donna continua la ramanzina. "Ho passato la notte in bianco perché lei piangeva, e a chi è toccato farla addormentare? A me ovviamente!" spalanca le braccia iniziando a mimare una scena greca.

Kim bisbiglia qualcosa a Wayne, che esce dall'ufficio per tornare subito dopo con dei popcorn. Grace se la ride sotto i baffi rubando qualche salatino dal fidanzato Wayne.

"Vengo a lavorare la mattina, non solo ho un caso da risolvere, ma che succede? Tocca a me farla addormentare perché tu sparisci sempre!"

"Non ero sparito! Ero a prendere il thé... con..." si guarda in giro cercando una scusa o forse un aiuto che non arriva dai tre agenti-spettatori dietro di sé. "Tesoro, non dovresti stressarti, però... me ne occupo io adesso di Charlie, mentre tu fai il tuo lavoro!"

"Jane! Vedi di non fare i tuoi soliti casini... e certo che faccio io il lavoro! Sono io qui quella che porta a casa da mangiare!"

Ormai la scena è talmente divertente che fa scoppiare a ridere i tre agenti. Teresa si volta guardandoli in cagnesco, mentre Patrick fa una faccia da ebete rivolgendosi a Grace, Wayne e Kim.

"Odia quando la chiamo 'tesoro' in ufficio! Preferisce quel nomignolo solo in camera da letto!"

Teresa vorrebbe strozzarlo per aver rivelato quel particolare intimo ai suoi colleghi, ma per evitare di fare del male a sua figlia, che quasi sembra faccia da scudo al padre abbracciandolo più che può con le sue braccia piccole, si limita a pestargli un piede. Il mentalista si lamenta, mentre Charlie stringe ancora di più il suo papà giocherellando con i suoi capelli ricciuti. Vuole un bene dell'anima ai suoi genitori, e sembra anche capire quando stanno bisticciando perché smette di ridere, si mette la manina in bocca e li osserva con i suoi occhioni sbarrati, come se stesse capendo cosa stanno dicendo.

"Capo, noi ti aspettiamo fuori allora. Guido io!" senza battere ciglio, Grace prende le chiavi del SUV e si precipita fuori il CBI, seguita a ruota da Wayne e Kim.

"Tu vedi di comportarti bene, Jane, o stanotte dormi sul divano!" il dito indice puntato minaccioso verso di lui lo fa arretrare per qualche secondo, poi adagia Charlie nella culla, e assicurandosi di non essere visto, afferra Teresa per i fianchi portandosela a sé.

"Neanche un bacio d'arrivederci?" le sussurra guardandola negli occhi.

Lei che non riesce a contrastare il suo sguardo, si inumidisce le labbra, e decide di continuare il suo gioco malizioso.

"Se farai il bravo e sarai fortunato, al mio ritorno, oltre al bacio riceverai anche qualcos'altro.."

Lo lascia lì ad attendere da brava ragazza che flirta, mentre si libera dalla sua presa per raggiungere la sua squadra.

Resta ad ammirare la sua donna per l'ultima volta. Vederla mentre cammina, è una cosa che gli ha sempre fatto girare la testa. I suoi pensieri vengono interrotti dalla manina della figlia che gli tira i pantaloni cercando attenzione.

"Okay, Charlie, adesso io e te facciamo un bel sonnellino, in attesa che la mamma ritorni dal lavoro, va bene?"

Sistema la coperta della piccola, poi si distende sul divano, dondolando la culla.

"Se non ti addormenti... contiamo... le... pecore..." bastano pochi secondi che il mentalista chiude gli occhi e lentamente si addormenta. E' incredibile la capacità di Patrick Jane di prendere sonno in pochi secondi. Non gli serve neanche il conto alla rovescia, né contare le pecore per partire col treno di Morfeo.

 

Il consulente del CBI sogna, e mentre continua a riposare beatamente, non si accorge che Charlie sta tentando la fuga! Si aggrappa con le manine al bordo della culla e con molta destrezza riesce a fare una capriola sul divano, dove sta dormendo il suo papà. Patrick si lamenta leggermente per il rumore, ma torna a dormire beato. Charlie si fa una risatina. Il suo papà è divertente anche quando dorme! Con agilità, si cala dal divano attraverso la gamba di Patrick che è rimasta a penzoloni per terra. Basta poco, e Charlie ora cammina sul pavimento dell'ufficio di Lisbon! Continuando a carponi, si muove come un gatto vispo, ma allo stesso tempo furbo; si nasconde per non essere vista, e si muove indisturbata per il CBI. Ha proprio il carattere del mentalista.

 

"Pensavo ci avremmo impiegato di più, invece il signor Mason si è fregato da solo e così lo abbiamo arrestato!" soddisfatta, Grace cammina a testa alta, fiera di aver fatto il suo arresto.

"Meglio, almeno non ci salta la pausa pranzo!" concorda il suo fidanzato Wayne, che già si lecca i baffi al pensiero di mangiare in un ristorante carino con la sua ragazza, invece di gustarsi il solito panino imbottito.

"Affittatevi una camera!" brontola Kim, col suo solito modo di fare sempre freddo e monosillabico.

Teresa cammina davanti alla sua squadra e sorride felice. Il suo lavoro per il momento è fatto.

Quando rientra nel suo ufficio non sa cosa le aspetta.

Non bussa per non disturbare Patrick che ancora sta dormendo dopo due ore. Sorride avvicinandosi e spera di svegliarlo con un bacio, ma il suo sguardo cambia quando nota che la culla è vuota. Al bacio sostituisce un calcio al divano, che fa sobbalzare il consulente.

"Eh? Eh? Voglio il mio orsacchiotto!" l'uomo spalanca gli occhi ma la visione della sua fidanzata, seppur leggermente arrabbiata, gli fa fare un'aria beata.

"I tuoi sorrisi non mi ingannano! Ti avevo detto di non combinare guai! Dov'è Charlie?!"

Immediatamente si mette seduto e sbianca quando vede che sua figlia è scomparsa.

"Io mi ero addormentato un attimo---" indica la culla con le mani che gli tremano.

"E' tutta colpa mia, non avrei dovuto lasciarlo a te! Dovevo tenerla io, sono una pessima madre!"

La donna si porta le mani sul volto, e vorrebbe lasciarsi andare e piangere. Sente di aver fallito in questo compito, il lavoro più importante della sua vita, dopo quello di essere un agente di polizia.

"Ho fallito, ho fallito!" si ripete a macchinetta.

"Non dire così, la troveremo! Deve trovarsi qui, per forza!" le braccia calde del mentalista la tranquillizzano, anche se lei ha sempre l'istinto di ucciderlo per essersi addormentato.

"Lisbon, tutto a posto? Dov'è Charlie?"

Grace, Kim e Wayne accorrono in ufficio, e Teresa scioglie l'abbraccio per spiegare l'accaduto.

"Dove può nascondersi una bambina di un anno dentro un distretto di polizia?" chiede Wayne.

Già, dove può nascondersi?

Mamma Teresa parte all'attacco e organizza la sua squadra per il ritrovamento di sua figlia; si controlla ovunque, in ogni stanza, perfino nelle celle di sicurezza. Dopo alcune di loro, la donna si chiude nel suo ufficio, sedendosi sul divano e si lascia andare in preda allo sconforto perché non riesce a trovare Charlie. Patrick la segue, sedendosi accanto a lei.

"Sono un fallimento come mamma."

"Non dire così."

"Andiamo, come può una mamma perdere sua figlia? Sarei dovuta restare io con Charlie, mentre tu andavi a risolvere il caso... invece mi sono arrabbiata con te perché ti consideravo un buono a nulla."

Il biondo consulente la osserva. Le lacrime che cerca di trattenere inutilmente stanno uscendo lì per lì... ecco che scende la prima e attraversa tutta la guancia. Lei si asciuga con la manica della sua maglietta grigia come una bambina indifesa dopo aver combinato il danno. Magari si sente proprio così. Si sente responsabile per aver smarrito sua figlia. Patrick l'abbraccia, avvicinandola a sé, e lei accomoda la testa sulla sua spalla.

"Teresa, non sei un fallimento. Non ho mai dubitato un solo istante che lo fossi. Tu hai solo paura di essere mamma. Pensi di non essere capace, ma non è così. Charlie lo sa, e ti ama perché tu l'hai amata fin da quando è venuta al mondo. Ama il tuo lavoro, ama quello che fai, e anche per te è lo stesso. Altrimenti perché non te ne separi mai e la porti sempre al CBI?"

Adesso è lei a guardarlo. Prende il suo volto tra le mani e lo bacia dolcemente per qualche secondo.

"Grazie."

"Wow, se mi sono meritato un bacio in ufficio vuol dire che ho davvero fatto il mio lavoro! A proposito di lavoro..."

Il mentalista inizia a pensare, alzandosi e camminando da una parte all'altra dell'ufficio. Teresa è impaziente. Dondola le gambe per l'agitazione. Odia quando lui la chiama 'tesoro' ma anche quando ne pensa una delle sue senza metterla al corrente.

"Noi portiamo spesso Charlie al lavoro, giusto?"

"Sì... è sempre nel mio ufficio, tra le scartoffie varie!"

"E le piace stare in mezzo alle scartoffie?"

"Non capisco dove tu voglia arrivare, ma sì..." si blocca, realizzando improvvisamente qualcosa. Si alza, allungando le mani verso di lui, poi incrocia lo sguardo di Jane che s'illumina quando anche lui giunge alla stessa conclusione.

"Negli archivi!" dicono all'unisono.

"...Ed è qui che l'abbiamo trovata!!"

Il volto dei genitori è colmo di gioia quando la zia Grace si presenta in ufficio con la piccola in braccio. Charlie ride con il pezzo di giornale che ha in mano e che sta facendo a piccoli pezzi.

"L'abbiamo trovata tra le scartoffie e i vari giornali. Si divertiva a strapparli." dice la rossa, porgendo la bambina a Patrick che l'accoglie tra le sue braccia.

Lei gli tocca il naso, poi le labbra, e infine i capelli. Quando si accerta di avere a che fare con suo padre, sorride felicemente, e lascia cadere a terra i pezzi di carta.

"Va tutto bene, Charlie. Papà e mamma non ti lasceranno più da sola!"

"Vieni dalla mamma, Charlie... il papà è un bugiardo... lo sappiamo che prima o poi combinerà un altro guaio lasciandoti sola..."

"Non è vero!"

Mentre cominciano a bisticciare su chi sia il migliore, Grace sorride alla scenetta e quatta quatta esce di scena, lasciando i due genitori a contenersi le coccole di Charlie.

 

La piccola sorride tra le braccia della mamma, che avvicina il volto al suo per sfiorarle il naso. Poi si siede, cullandola e Charlie lentamente chiude gli occhi con il dito in bocca. Teresa scuote la testa, e sostituisce il dito con il ciuccio. Charlie si sente al sicuro, e si coccola più stretta al corpo della mamma, sicura del calore materno che sta ricevendo.

"E' una bellissima scena." le dice Patrick a bassa voce, prima di sedersi accanto alle due persone che ama di più al mondo. "Certo se continua a girare indisturbata per il CBI, nostra figlia diventerà una poliziotta un giorno o l'altro."

Lei si limita a sorridere, nascondendo la punta di rossore sulle guance grazie ai lunghi capelli mori che le contornano il viso. E' orgogliosa di sé e della sua piccina.

"Odio aver ragione, ma te l'avevo detto. Sei una mamma perfetta." fa una pausa nella quale si ferma ad ammirarla. "Una mamma sexy ma pur sempre tenera..."

"Jane, sono armata." lei gli taglia la frase prima che possa continuare con i suoi flirt. Poi alza il sopraciglio e le mostra la fondina che nasconde sotto la maglia. Il mentalista alza le braccia al cielo e si allontana fingendosi spaventato.

"Ho capito, ho capito! Mamma Teresa all'attacco. Meglio allontanarsi!"

In realtà vuole solo lasciarla da sola con la sua bambina perché è questo ciò di cui Teresa ha bisogno: stringere più forte a sé la figlia per ripeterle che la ama e che non la lascerà mai.

 

 

 

 

Angoletto dell'autrice (poco) sana di mente:

Voilà!! Altra one shot zuccheratadolce... e basta! :p

Teresa ha imparato per bene la sua piccolina... chissà che non diventi una poliziotta sul serio!

Le parole di Patrick l'avranno tranquillizzata, che dite? Io credo di sì :)

Beh alla prossima! Grazie a coloro che la leggeranno :)

D.

   
 
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