Serie TV > Una mamma per amica
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Autore: Kimberly Heiwa    19/02/2013    2 recensioni
Non è mai finita. Il filo in realtà non si è mai spezzato, si è allentato, ma il sentimento è ancora vivo.
Le due facce della stessa medaglia, inseparabili, compatibili tra loro, ma che non hanno mai avuto veramente tempo per loro stessi. E' passato tanto da allora, ma forse è proprio questo che li fa sempre riunire; li fa incontrare per vedere i risultati del cambiamento.
-Rory... dove sei?- sussurrò sperando che lo potesse sentire ed aspettare, come lui stava attendendo lei.
Il titolo viene dalla canzone 'Wait for me' di uno dei miei gruppi preferiti, i Theory of A Deadman.
Spero che gradiate questa storiella e che esponiate le vostre opinioni...
Buona lettura e... Enjoy! :)
Genere: Commedia, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jess Mariano, Rory Gilmore
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Can it be the way it was?

 

 

The question of my heart

cames to my mind...

(The Killers – The way it was)

 

Il cielo era scuro, ornato da tante nuvole cinerine rigonfie, ma forse prometteva un cielo limpido. Si erano messe in viaggio da un paio d'ore e la cittadina di Stars Hollow si faceva sempre più vicina. Lizzie aveva la testa appoggiata al vetro del finestrino e probabilmente non percepiva il freddo contatto con il vetro sottile. Osservava il paesaggio scorrere alla sua destra, come se fosse stata ancora una bambina al suo primo viaggio in macchina. Cercava di accucciarsi il più possibile sullo stretto sedile, ma non riuscì a rimpicciolirsi più di tanto.

Rory aveva presa sicura sul volante e con abilità guidava la macchina, riuscendo anche ad osservare il paesaggio sovrastato da quel cielo pieno di cobalto, proprio come in quel dipinto che aveva visto al museo di Van Gogh quando era andata in Europa, pieno di emozioni struggenti, il colore intenso del blu che contrastava con l'arancione e il giallo del campo, l'orizzonte che segnalava la fine prossima, indicato da qualche corvo gracchiante in volo.

- Quanto manca? - chiese Lizzie, tra uno sbadiglio e l'altro dovuto alla stanchezza.

- Siamo arrivate - le rispose, svoltando a sinistra per addentrarsi tra le strade della città che le aveva dato i natali.

Lizzie si raddrizzò sul sedile, curiosa di conoscere quella strana cittadina della quale Rory le aveva tanto parlato. Un'atmosfera fiabesca circondò il veicolo in movimento e l'aria calorosa delle persone sembrò spazzare via le nuvole scure, lasciando spazio ad un cielo colorato di azzurro con qualche macchia di bianco.

Un cartello dello stesso colore del cielo segnalò l'inizio di Stars Hollow, farcita da risate e gioia. Dei bambini scorrazzavano spensierati nei giardini verdi, si nascondevano dietro l'albero più grande per poi balzare all'improvviso con un guizzo felino e buttarsi per terra, mentre ridevano di gusto, felici come non mai. Lizzie fu contagiata dalle risate dei bambini e, tutto ad un tratto, si immedesimò in quei piccoli corpi e scoppiò in una sonora risata.

Rory la guardò divertita e le prestò compagnia nel suo divertimento.

Arrestò l'auto di fronte al locale di Luke che era rimasto sempre uguale a come lo aveva visto l'ultima volta: l'insegna gialla con scritte rosse a forma di tazza regnava sospesa sopra al locale, ornato dalle stesse tende che coprivano metà della vetrata e con lo stesso colore sulle pareti. Rory fece strada a Lizzie e insieme entrarono nel locale, facendo suonare il campanello posto sopra la porta bianca.

Subito un aroma di caffè le invase, accompagnato dal profumo dei muffin appena sfornati.

Un sorriso comparve sul viso di Rory, felice come una bambina che torna dopo tanto tempo a casa. Luke non le aveva subito notate, poiché era intento a servire tra i tavoli caffè caldo e altre cibarie. Rory si avvicinò al bancone e si sedette su uno sgabello, com'era solita fare, mentre attendeva di essere servita.

- Cosa vi posso dare? - chiese Luke, senza guardarle in viso, armandosi prontamente di carta e penna.

- Ciao, Luke! - esclamò Rory, scoprendo i denti in un sorriso.

- Rory! - il suo viso si illuminò - Che ci fai qui?

- Una piccola visita...

- Bene, molto bene! Sono contento di rivederti!

- Anche io! - esclamò mentre si alzava per andarlo ad abbracciare.

Luke ricambiò il gesto d'affetto goffamente, come al suo solito. Rimase rigido, piegandosi un po' per cingere le spalle a Rory. Dopo questo imbarazzante momento di scambi d'affettuosità, Rory gli presentò Lizzie, che fu salutata con un sorriso incerto dall'uomo che non si sa da quanti anni portava lo stesso cappello da baseball che gli era stato regalato dalla moglie. Senza che nessuno glielo suggerisse, versò in due tazze capienti del caffè scuro, affiancando due pattini pieni di muffin e ciambelle.

- Mamma? - domandò Rory mentre sorseggiava la bevanda fumante.

- Dovrebbe essere qui a momenti – rispose, mentre riprendeva a vagare tra i tavoli.

Lorelai fu la terza quel giorno a far risuonare il campanello della porta nivea.

Il suo viso si illuminò quando intravide tra tutte quelle facce all'improvviso anonime il profilo della figlia. Si avvicinò da dietro, senza smettere di sorridere.

- Finalmente sei qui! - esclamò, sprizzando gioia da tutti i pori.

Rory si girò subito, appena percepì la voce della madre. Erano felici, come ogni volta che si rincontravano. Sembrava quasi che quegli occhi azzurri possedessero un potere tutto loro, ma che si attivava solamente quando combinavano la loro energia, perché quando si trovavano lontani, sembrava che quella luce magica si affievolisse, risplendendo al primo incontro.

Si abbracciarono per chi sa quanti minuti, nel tentativo di recuperare la polvere magica per la ricetta della felicità, mescolando con cura i sentimenti contenuti nelle scorze delle loro anime, unite da un filo che non può essere rotto.

Ci mancò poco alle lacrime entusiaste di quel contatto. Lizzie ne restò incuriosita.

- Mamma, lei è Lizzie. Lizzie, lei è mia madre Lorelai – le presentò, accompagnando le parole con le mani.

La donna dagli occhi di ghiaccio, in quel momento brillanti come due zaffiri alla luce solare, le sorrise, facendo qualche battuta come era solita fare.

Le tre rimasero un po' nella locanda a raccontarsi una parte della lunga storia vissuta a distanza, bevendo del caffè e mordicchiando qua e là negli spazi vuoti delle ciambelle.

Era tutto come una volta, le sembrò di essere tornata bambina; realizzò di essere tornata a casa.

*** Stars Hollow, ore 21

- Ehi, ma Paul Anka? Dove si è cacciato?

- Paul Anka? - chiamò Lorelai, affacciandosi alla rampa delle scale – Vieni qui, cagnolino! Avanti!

- Sarà di sopra a mangiarti le ciabatte! - scherzò la figlia, buttandosi sul divano.

Lorelai fece una smorfia ed emulò Rory, rovistando nel pacco ancora pieno delle patatine adagiato sul tavolino.

Lizzie sbadigliò, sbattendo le palpebre assonnate. Proprio come le risate, gli sbadigli sono contagiosi.

- Che sonno... - dichiarò Rory, dopo aver ingurgitato l'ultima patatina.

- Beh, suppongo vi siate svegliate presto, stamattina...

Lizzie confermò il pensiero di Lorelai con un altro sbadiglio, questa volta più ampio.

- Come ci organizziamo per la notte? - chiese Rory, aggiustandosi la coperta sulle spalle.

- Direi che potreste dormire in camera tua, se ci state – propose Lorelai, mentre scioglieva tra la lingua e il palato il residuo salato di una patatina.

- Ci proviamo – disse Rory, dando uno sguardo alla collega. - E se non ci stessimo?

- A quel punto a qualcuno toccherà dormire sul divano...

- Lo farò io, è da buona padrona di casa far riposare più comodi i propri ospiti. - confermò Rory, dopo una piccola pausa.

Ora che era tutto concluso le tre si misero il pigiama e, dopo essersi date la buonanotte, spensero le luci e si intrufolarono nelle coperte dei letti.

Rory cercò di tenere gli occhi chiusi ma qualcosa glielo impedì. Era come se si fossero risvegliati tutti i rumori della casa: il legno che scricchiola, la lavatrice che va, lo stereo accesso con una canzone a basso volume. Aprì gli occhi, nel tentativo di prendere sonno.

Sentì la porta aprirsi e riconobbe i passi di Luke, appena tornato dalla locanda.

Lizzie era sprofondata tra le braccia di Morfeo da un po' di minuti, ormai.

Il cuscino sotto la sua testa le sembrò ad un certo punto incredibilmente scomodo, come se fosse diventato duro come il marmo. Se lo sistemò varie volte, finché si arrese e si sfilò piano le coperte di dosso. Scalza si avviò verso la cucina, una volta controllato di essere completamente sola. Era buio, ma quelle camere le conosceva come le sue tasche e non fu un problema addentrarsi in quell'area scura. Aprì l'anta del frigo e bevve da una bottiglia d'acqua fresca.

Si sedette al tavolo, in attesa che qualcosa arrivasse. Percepì dei passi scalzi avanzare; sperò fosse tutto un sogno ad occhi aperti e che il sonno la fosse andata a prendere, ma non fu così: davanti a lei c'era sua madre e i suoi occhi brillavano come quelli dei gatti al buio.

- Come mai qui? - le chiese, prendendo posto accanto a lei.

- Non riesco a dormire – rispose, cercando di fare il minimo rumore. - E tu?

- Stessa cosa.

Rory restò in silenzio, ammirando il cristallo del bicchiere sul tavolo.

- Sai, - cominciò, dopo una pausa utilizzata per formulare bene le parole – c'è una cosa che devo dirti. Hai presente la sorpresa di cui ti avevo parlato?

La figlia annuì, spostando l'attenzione sulle parole della madre.

- Vedi, io ho scoperto di aspettare un bambino.

- Penso sia una cosa fantastica, mamma! - esclamò Rory, entusiasta.

Lorelai sorrise, ma sembrò che quel sorriso celasse una preoccupazione.

- Tu non pensi che sia bello? - domandò la figlia, scrutandole il viso al buio.

- No no, al contrario. Penso sia una cosa bellissima, ma...

- Che cosa?

- Ho paura. - dichiarò Lorelai, incupendosi.

- Perché dovresti avercene? Hai avuto me...

- Si parla tanto di aborti ultimamente... ho paura. Ho il timore che il mio bambino mi muoia dentro, senza mai scoprire il mondo.

- Mamma, tu non ti sei mai fatta preoccupare da queste cose... nascerà, e sarà bellissimo. - la rincuorò Rory, mettendole la mano nella sua.

Lorelai la strinse, mentre delle lacrime silenziose prendevano a rigarle il viso.

- Non ti devi fare troppi pensieri... andrà tutto bene.

- È che non è la prima volta, tesoro. - disse tra le lacrime.

- Non capisco... non è la prima volta che rimani incinta? - le domandò perplessa.

Lorelai fece cenno di no.

- È la seconda volta, se così si può dire. La prima volta avevo fatto il test ed era risultato positivo ma poi... l'ho perso. - dichiarò ancora una volta, raggomitolandosi su se stessa, come per proteggersi da un attacco esterno.

- Mamma... non lo sapevo... perché non me ne hai parlato? - disse, stringendola più forte.

- Avevo paura – disse Lorelai.

Rory le accarezzò la testa, come se i ruoli quella notte si fossero invertiti. Le mise il viso sulla sua spalla e la rincuorò.

Dopo una quindicina di minuti il pianto della madre cessò e Rory l'accompagnò in camera sua, consigliandole di dormire tranquilla. Ritornò in cucina e guardò l'ora: le ventidue e mezza. Decise di prendere il cuscino e una coperta e di sistemarsi sul divano, così la sua insonnia non avrebbe disturbato nessuno. Non seppe perché, ma nel chiudere gli occhi comparve la figura di Jess. Gli aprì di scatto, sorpresa da quel pensiero.

Una copertina di un libro si materializzò nella sua mente: Howl.

Senza rendersene conto si diresse verso la sua camera e cercò quel libro. Dopo averlo trovato tornò sul divano e lo tenne in mano, indecisa sul da farsi.

Uscì, cercando di non fare rumore e, coprendosi con qualche coperta prese a sfogliarlo, seduta sui primi scalini della casa. Le pagine un po' ingiallite erano piene di note ai margini, dalla calligrafia un po' incerta ma riconoscibile: era del ragazzo che scambiò un furto per un prestito. Era di Jess. Sorrise, ricordandosi di quella sera, quando entrambi erano ignari di cosa sarebbe accaduto in seguito. “Sarebbe stato meglio se ci fossimo fermati lì” pensò. Forse aveva ragione, chi lo sa. Era così strano rileggere quelle note e quelle pagine, suscitarono in lei varie emozioni, ma non riuscì a decifrarle tutte. “Quant'è tanto?” le venne in mente. Già, cosa voleva dire

tanto? Non ci aveva mai pensato, non si era mai azzardata a scavare nel significato delle parole. Un alito di vento le solleticò la faccia, come se avesse voluto accarezzarla.

Jess. Il mistero più irrisolto della sua vita. O forse no? E se avesse provato a cercare più in profondità il significato dei suoi gesti e delle sue parole? Probabilmente avrebbe cominciato a capirlo. Sbatté gli occhi, colta da un macigno sul cuore. Aveva cercato di comprenderlo in passato, e non era servito a nulla. Alla fine loro due erano uguali, erano le facce della stessa medaglia, ma nel contempo rappresentavano gli opposti, o meglio, le direzioni opposte.

Ma queste ultime non erano mai state parallele, ma incidenti: infatti dopo del tempo finivano per incrociarsi di nuovo. Chiuse piano il libro e sollevò il viso scrutando il cielo.

Sarebbe mai potuto tornare tutto come prima? Chi lo sa. Forse se lo avessero voluto.

*** Stars Hollow, ore 16

- E questa è la scuola di danza di Miss Patty... che te ne pare? - chiese Rory, dopo aver concluso il giro turistico.

- Niente male... è tranquillo, qui! - disse Lizzie, mentre inspirava a pieni polmoni l'aria pulita.

Rory le sorrise e contemplò il paesaggio di Stars Hollow come se fosse tutto nuovo.

- Pronta per tornare a New York? - le chiese, mentre passeggiavano verso la locanda.

- Sì, sono pronta. - confermò, dopo una breve pausa.

Entrarono nel locale di Luke dove le stava attendendo Lorelai per l'ultimo saluto.

Salutarono la donna e si sedettero accanto a lei su due sgabelli.

Luke versò loro del caffè in due tazze e poi tirò fuori da sotto il bancone un grande thermos.

- Questo è per il viaggio, se mai vi venisse voglia di un buon caffè... - disse, sorridendo.

Rory si illuminò e un sorriso comparve sul suo viso.

- Grazie, Luke! Il tuo caffè è il migliore di tutto il mondo! - esclamò.

- Ah, non esagerare... - ribatté lui, cercando di evitare di essere messo in imbarazzo.

Il telefono squillò e Luke si girò per rispondere all'apparecchio.

- Pronto? Ciao! Come stai? - esordì, ridendo felice.

Rory cercò di capire chi potesse mai essere al telefono ma non riuscì, era troppo difficile.

Soffiò sulla bevanda fumante e piano piano iniziò a sorseggiarla.

- Chi era? - chiese Lorelai appena il marito posò la cornetta.

- Jess. Finalmente mi ha richiamato! - disse Luke, contento di aver risentito il nipote.

Ci mancò poco che a Rory andasse di traverso il caffè, che rimandò giù a fatica con qualche colpo di tosse.

- Tutto bene? - le domandò Lizzie, posando la sua tazza per controllare che la collega stesse bene.

Rory annuì, mentre riprendeva a bere la bevanda calda.

- E cosa ti ha detto? - chiese Lorelai, curiosa.

- Mi ha parlato della libreria e che sta andando tutto alla grande...

- Situazione sentimentale? - domandò Lorelai, con aria impertinente.

- Mamma! - la rimproverò Rory, senza rendersene conto.

- Che c'è? È una domanda opportuna! Sono sua zia ora e ho il diritto di sapere se sta con qualcuna...

- Sono affari suoi, non ti immischiare. - rincarò Rory, con un tono severo.

Lorelai rimase stupita dalla reazione della figlia e la guardò confusa.

- Scusa, non pensavo ti desse fastidio sapere della vita privata di Jess... credevo lo avessi superato... - si difese Lorelai, riprendendo a bere il suo caffè.

- A me non importa di Jess! - chiarì Rory, ma la sua voce non era del tutto sicura di quella affermazione.

Lorelai le diede un'occhiata che la sa lunga, ma lasciò cadere lì la questione per evitare litigi.

*** Ore 16 e 30

Le due colleghe salutarono Lorelai e Luke e si avviarono verso la macchina per tornare a casa.

- Ma Jess è quello che ha vinto il premio? - chiese Lizzie, incuriosita.

- Perché ti interessa? - disse Rory, svoltando a destra.

- Così... - disse, scrollando le spalle. - È lui o no?

- Sì, è lui... - confermò Rory, cercando di essere più vaga possibile.

- Ora sì che si spiega tutto! - esclamò Lizzie, dopo aver avuto un'illuminazione.

Rory corrugò la fronte, non capendo le allusioni della collega. Decise di lasciar perdere e continuò a guidare.

*** New York, ore 9 del giorno seguente

Aveva detto a Lizzie che sarebbe stata al giornale nel primo pomeriggio, dopo aver lavorato nella mattinata alla “Truncheon Books”. Arrivò a destinazione in perfetto orario e non esitò a suonare il campanello. Quando la porta si aprì si sentì in un altro mondo, il suo mondo.

Era tutto così curato nei minimi dettagli: profumava di carta e inchiostro, il locale interno era luminoso al punto giusto, le poltroncine apparivano soffici e invitavano il lettore affamato di libri a sedersi, la musica era al volume opportuno, il legno degli scaffali era lucido e scuro, i vari manoscritti e i libri erano sistemati in modo perfetto.

Sorrise, contenta di aver messo piede in quel mondo fatto per lei.

- Ciao! - esordì la donna che l'aveva accolta il venerdì prima – Tu devi essere Rory, vero?

- Sì, sono io... - confermò, lievemente in imbarazzo.

- Piacere, sono Joanna! - disse, porgendole la mano tatuata e ornata da mille anelli e bracciali.

Rory gliela strinse e poi riprese ad ammirare la libreria.

- Vieni, ti accompagno in ufficio per mostrarti il programma. - disse Joanna, avviandosi verso il corridoio.

Rory la seguì, senza smettere di osservare gli ambienti attorno a sé.

Joanna aprì la porta e scoprì un ufficio caotico, una babele di manoscritti e fogli, il che poteva essere solo di una persona: Jess.

Venerdì non lo aveva visto perché si erano parlati nella sala lettura, molto più ordinata del suo reale ufficio.

- Eccoci. Questo è il regno di Jess, ma da adesso sarà anche il tuo. - disse con un sorriso. - Siediti, ti spiego cosa dovrai fare.

Rory obbedì, spogliandosi della giacca e della sciarpa.

- Dunque, aiuterai Jess nella valutazione di bozze di esordienti scrittori e se vorrai, potrai rilasciare direttamente qui una recensione per il giornale. Gli orari non sono fissi, però su questo mettiti d'accordo con Jess. Nel pomeriggio, dalle sei alle sette tutti i giorni tranne il sabato e la domenica, ti sarà affidato il club dell'introduzione alla lettura, con i ragazzi dai sedici anni in giù. Se ci sono problemi non esitare a denunciarli, va bene?

- D'accordo, grazie, Joanna! - rispose Rory, scoprendo i denti in un sorriso. - Jess è già arrivato?

- Arriverà verso le nove e mezza, ha detto. Probabilmente ieri è andato a letto tardi...

Rory pensò al peggio. Cercò di essere razionale ma le immagini che si erano materializzate nella sua mente glielo impedirono. Forse era stato ad ubriacarsi e poi a fare chissà quali cose con delle donne... scacciò via quei pensieri e ritornò alla realtà, cercando di restare impassibile.

Ma non era un'automa: era umana, e i sentimenti sono il nutrimento per la sopravvivenza dell'anima.

- Bene... ti presento al resto della squadra, che ne dici?

Rory annuì e seguì Joanna nel corridoio centrale.

Giunsero nella stanza dove aveva parlato con Jess e si ritrovò davanti a un piccolo gruppo di persone intente a fare colazione e a scherzare sugli argomenti più vari.

- Gente, attenzione! - ordinò Joanna, come un vero e proprio comandante – Lei è Rory e da oggi fa parte della nostra squadra.

- Benvenuta, Rory! - la salutò Gabe, mentre si alzava in piedi per prendere un caffè.

- Grazie – disse, sorridendo imbarazzata.

- Ci penso io a presentarti gli altri! - esclamò Joanna, con una smorfia sul viso. - Lui è Alfred, ma tutti qui lo chiamiamo Alf. Si occupa della tipografia e... sì, stiamo insieme. Lui è Matt, probabilmente lo avrai già visto alla consegna del premio. Se non lo sapessi, si occupa di poesia. Già, è un vero poeta, quando vuole! Colpa di Meredith che fa uscire il suo lato romantico.

Lui è Gabe, diminutivo di Gabriel. È un artista ed è lui il padre di tutte le straordinarie copertine che sono qua dentro. Io sono Joanna e mi occupo di controllare la grammatica nei testi. Domattina dovrebbe arrivare una certa Amanda, che mi aiuterà a fare la segretaria.

Rory seguì con attenzione la presentazione fatta da Joanna e sorrise alle sue battute. Le sembrò la donna che comanda in ogni casa, severa ma che in realtà vuole solo il bene della famiglia.

Amanda. Una nuova arrivata. Pensò potesse conquistare Jess ma subito si diede della stupida per la sua insensata gelosia.

- Buongiorno a tutti! - esclamò lo scrittore che tutti stavano aspettando.

- Ciao, Jess! Vieni qui! - disse Joanna, mentre prendeva posto accanto ad Alf.

Il ragazzo obbedì, dopo aver posato la giacca su una poltrona.

- Ciao – le disse, contento che fosse già arrivata.

Rory ricambiò il saluto con un ampio sorriso.

- Ho mostrato il programma a Rory, le ho fatto vedere l'ufficio e le ho presentato la squadra. Da adesso è nelle tue mani!

Jess restò imbambolato di fronte alla figura della ragazza, immerso in quell'oceano dei suoi occhi. Non sapeva come ma in quel momento era dotato di branchie e poteva finalmente tuffarsi e rimanere su quel fondale che aveva tanto desiderato, dopo anni che aspettava la sua vera patria: l'acqua.

- Jess? Ci fai il piacere di tornare tra noi? - scherzò Joanna.

Il ragazzo scostò lo sguardo, cercando di pensare ad altro, dopo essersi reso conto che tutti i colleghi si erano scambiati un'occhiata significativa.

- Iniziamo, ti va? - le domandò, ritornando alla realtà.

Rory annuì e lasciò la stanza dopo aver salutato la sua nuova squadra.

Una volta entrati nel loro ufficio, Jess chiuse la porta e si accomodò sulla poltrona dietro la scrivania. Le fece cenno di prendere posto accanto a lui e lei seguì le indicazioni, afferrando il block-notes dalla borsa con alcune penne.

- Stamattina iniziamo da qui: A gentleman in love, scritto da Aaron Freemen. - esordì, mentre mostrava alla nuova collega dei fogli scritti a macchina che nel loro insieme erano destinati a rappresentare una storia d'amore.

- Il titolo non sembra male – disse Rory, dando uno sguardo alle bozze.

- Già. Leggiamo insieme? - domandò, come fa un bambino la prima volta che invita un'amica a studiare a casa sua.

- Sì! - esclamò mentre sfoderava il suo più bel sorriso.

Quella mattina lessero metà dei fogli, poiché si persero in chiacchiere e a ridere come non facevano da tanto, troppo tempo.

Risentire la risata dell'altro fu piacevole e indispensabile; gli era mancato il suo sorriso e lei aveva sentito la mancanza della sua ironia.

*** Ore 13

Giunse l'ora di andare in pausa pranzo e Rory doveva recarsi da Lizzie.

Non voleva lasciare quel posto, ma il senso del dovere la richiamò e allora non ebbe altre scelte.

- Devo andare... - disse dopo aver concluso una risata.

- Di già? - le domandò, con uno sguardo languido da bambino.

Rory lo fissò negli occhi, allentando man mano il sorriso sul viso, perdendosi nelle scintille che scoppiarono dentro di sé ,tutte insieme.

Jess la emulò, avvicinandosi.

Osservò le sue labbra, ancora schiuse in un residuo di una risata.

Non pensò più a niente, si concentrò sul viso di Rory, che era divenuto ancora più bello crescendo.

Poteva percepire il suo respiro sulla sua pelle infuocata.

La sua bocca sfiorò la sua e una scossa elettrica colpì il suo corpo caldo.

Rory chiuse gli occhi e abbassò la testa. Non poteva ancora farlo, era troppo presto.

Aveva paura. Era combattuta: lei lo desiderava, ma si bloccò. La paura prese il sopravvento e spezzò il magico momento appena costruito; crollò come un castello di sabbia colto da un'onda del mare.

Jess inspirò, nel tentativo di regolarizzare il respiro. Si maledì per la sua impulsività e si scusò, senza esitazione. Si staccò dal suo viso e chiuse gli occhi, mentre cercava di distogliere lo sguardo dalla poltrona e dalla scrivania.

Rory chiese scusa a sua volta e avvampò ancora di più.

Si alzò dalla sedia e raccolse le sue cose, imbarazzata da quello pseudo- bacio.

- È meglio che vada... - disse, avvicinandosi a Jess.

- Okay – rispose con un'unica emissione di fiato.

- Ti volevo dare questo prima di andare – aggiunse, mentre tirò fuori dalla borsa un libro che Jess riconobbe subito.

- Howl. Come mai? - chiese, con un sorriso impacciato.

- Sono stata a Stars Hollow e non so come mai ma mi è venuta voglia di leggerlo.

Jess la guardò incuriosito.

- Ho aggiunto delle note a margine per te. - disse, ammirando i lineamenti del suo viso adulto.

Le diede uno sguardo perplesso.

- Ho cercato di interpretare il significato delle parole. Me lo hai insegnato tu... - concluse, sorridendo con un solo angolo della bocca.

Jess rimase in silenzio, nel tentativo di analizzare quello che gli aveva appena detto.

Rory accennò ad andarsene quando Jess la bloccò per un braccio e dolcemente la spinse a guardarlo negli occhi.

- Grazie. - disse, carezzandole il viso con il palmo della mano.

Rory gli diede uno sguardo intenerito e lo baciò sulla guancia.

Jess la osservò uscire, con il libro tra le mani e impaziente che il giorno successivo arrivasse, per poterle di nuovo parlare e per rivedere quell'oceano così cristallino.

Aveva cercato di capirlo in passato e dopo quella visita a Stars Hollow capì di essere disposta a provarci nuovamente. Anche se era trascorso tutto quel tempo c'era ancora la fiamma che bruciava sotto la cenere e la legna carbonizzata. Ma non è detto che si spenga, basta solo alimentarla.

Poteva tornare tutto come prima?

And for a second there, we'd won.

Yeah, we were innocent and young.

[..]I never was a quitter.

(The Killers – Miss Atomic Bomb)



 

NOTA DELL'AUTRICE: Sì, ho cambiato nome, ma sono sempre io! ;) 
Bando alle ciance, che ve ne pare?
Come avevo anticipato, il capitolo è parecchio lungo... 
Arrivando al succo: sono riuscita a renderlo interessante?
A voi la parola! :)
Cosa succederà dopo? Vi dico che la storia sarà in ascesa, ma con gli opportuni
alti e bassi... 
Traduzione frasi citate: 
1) La domanda dal cuore mi è giunta alla testa...;
2) E per un secondo avevamo vinto. Sì, eravamo innocenti e giovani. [..] Non sono mai stato uno che si arrende.
Bene, aspetto le vostre impressioni! :)
Grazie a chiunque sia passato/a per dare un'occhiata! ;) 
A presto,
Alix Green

   
 
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