Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: Maya98    19/02/2013    4 recensioni
" -E così il grande guerriero dedito ad Ares che vidi partire è stato schiaveggiato dal servetto prediletto della Pallade Atena.-il suo sguardo trafiggeva la sua pelle come minuscole schegge condotte dal vento:-Quasi divertente. Da simposio.
E lui, nonostante il pericolo, nonostante l'onore, l'orgoglio e la voglia di vita, riusciva solo a pensare ciò che l'altro avrebbe detto se fosse stato lì, cioè che non era stato lui — devoto alla Sapiente — a catturare un guerriero di Ares, ma piuttosto le tremende frecce del figlio di Afrodite che avevano colpito e affondato entrambi, facendoli crollare avvinghiati dinnanzi alla Moira."
OldGreece!AU - Sherlock!Ateniese/John!Spartano
Genere: Azione, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Vediamo se riesco a postare, dopo due giorni? Internet fa i capricci

Limiti - Óρισμός

Capitolo terzo

 

La voce di Skerlòck è qualcosa che Ghiòn non aveva mai sentito, nè nella sua vita, nè nei suoi sogni. Era possente, baritonale, profonda come la voragine dell’Ade, così intensamente vibrante e calda da scuoterlo fin nelle profonde membra. Sembrava giocare con le note, calzando scale e improvvisati trilli con grazia e facilità estrema, attorcigliando melodie con parole dettate dall’inconscio sussurrate a fior di labbra, lasciando l’attesa invischiata tra un attimo di eternità ed il successivo. Splendeva, alla luce della luna, di canti rubati alle Muse e nascosti attentamente fino al momento opportuno. Skerlòck allora liberava un respiro, trasformandolo in musica, lasciando che il mormorio sbocciasse dalle sue labbra e si trasformasse in un variopinto uccello dai colori accesi, pronto a spiccare il volo. Mentre lo seguiva, a Ghiòn sembrò di vedere le pietre sul suo cammino trasformarsi in petali di rose, e costituire un lungo tappeto.

Camminavano, perché Skerlòck aveva dichiarato di non riuscire a concentrarsi se il suo corpo rimaneva fermo. Ghiòn aveva recuperato la lancia, per difendersi in caso dagli affamati lupi che si aggiravano tra le steppe e le sterpaglie, in quella zona ancora afosa nonostante il venticello della notte, e non aveva esitato un attimo a marciargli dietro. Non aveva mancato di notare come il passo dell’Ateniese fosse felpato e quasi inudibile, mentre il suo marziano e preciso, a ritmo di marcia come era stato abituato, ogni tanto interrotto da una variabile che subentrava quando i dolori alla gamba si facevano più forti. Ma, Ghiòn aveva anche notato, anche le sue pene sembravano quietarsi, ai vocali estesi sussurri dell’altro, quasi avessero poteri taumaturgici. Ghiòn era sempre più convinto che oltre che sacerdote di Atena Pallade, Skerlòck fosse anche un semidio.

Non importava la meta, né il percorso. Ghiòn neanche ci fece caso, mentre ascoltava le parole fiorire sulle labbra di Skerlòck come i fiori sbocciano dopo una notte di pioggia, ricoperti delicatamente di effimere gocce di rugiada. Nulla più sembrava importare, dal caldo afoso, al vento, al viaggio, alla guerra e al passato. Non importava dove andasse, Ghiòn avanzava certo che l’avrebbe seguito, anche se quel cammino celestiale lo avesse portato all’Ade, traghettandolo sullo Stige senza permettergli di sfiorare l’acqua.

Lo seguì fino all’alba (1), mentre vedeva il sole baciare la costa tutto intorno in un trionfo di luce, e gli parve di star nascendo di nuovo e morendo allo stesso tempo, mentre la magia di quella notte che andava esaurendosi non voleva spegnersi, e lui nemmeno voleva che cessasse. Skerlòck non si fermò finché non arrivarono alla nave — ma quando erano tornati indietro? Ghiòn non lo sapeva — e non si voltò verso di lui nemmeno un attimo. Per un attimo lo Spartano si soffermò sul mito di Orfeo, contemplando l’immagine con reverenza. Ed infine, quando incontrò i suoi occhi innaturali e felini, venne quasi spontaneo ad entrambi sorridere. Ormai, sembravano conoscersi così bene. Skerlòck aveva parlato di sé tutta la notte, nascondendo i suoi segreti nelle parole sussurrate alla cetra mentre le dita estorcevano note dalle corde in un supplizio tremendo almeno quanto dolce, e a Ghiòn, nonostante ancora molte cose sfuggissero, sembrava aver capito. Quando rientrarono, nemmeno sentirono il peso della stanchezza, e nessuno di due si coricò sulla branda per dormire: quanto per parlare.

Poco dopo, erano in viaggio, sul mare, sull’infinito, sul regno di Poseidone, confinati in un mondo senza vie di fuga e mezzi se non quella rapida triremi.

 

Passarono una settimana insieme, e Ghiòn ebbe tempo di notare molte delle particolarità del suo compagno di stanza. (2)

Per essere un Ateniese, era un essere con precise ideologie di cultura, soprattutto sulla questione del superfluo o meno, e non soltanto riguardo alla filosofia — che Ghiòn ricordava bene definì “noiosa”, al loro secondo incontro — quanto a molte altre faccende.

Innanzi tutto, non aveva alcuna conoscenza neanche minore dei miti o delle leggende e soprattutto dei poemi omerici, nonostante il loro grande tiranno Pisistrato li avesse fatti trascrivere. Sapeva approssimativamente chi erano i personaggi, ma ignorava del tutto le vicende e i valori morali evidenziati. 

-Così futile!-aveva commentato quando Ghiòn l’aveva fissato sbigottito, protestando che anche a Sparta, durante i sissìzi, i cantori e gli aedi giungevano per decantare i passi di guerra e delle battaglie, spronando i guerrieri e prendendo come esempio il coraggio e il valore dei combattenti greci contro Ilio.

Per di più, ignorava completamente i sistemi basilari dell’orientamento celeste, dalla sfera celeste agli epicicli dei pianeti, e ogni altra informazione geografica che Ghiòn avrebbe detto scontata. Non sapeva, per esempio, che la terra era piatta e che oltre le Colonne di Ercole finiva il mondo. Non aveva idea di dove si trovasse la Tracia, e della Sicilia aveva soltanto sentito nominare.

Ma una delle cose che più aveva stupito Ghiòn, era che non si interessava affatto di politica. Non aveva idea di che tipo di governo ci fosse ad Atene in quel periodo, né nei tempi passati, come se la cosa non avesse importanza. Conosceva molto nei dettagli le leggi dettate dai magistrati e dagli arbitri (infatti il suo ruolo nella spedizione era proprio aiutare a delineare un nuovo insieme di leggi per la colonia), ma ignorava totalmente il loro nome e la loro funzione. Sembrava quasi che vivesse in un mondo a parte, separato da tutto.

Aveva una buona conoscenza delle piante dagli effetti taumaturgici, ma era soprattutto molto abile a riconoscere quelle utili per la creazioni di veleni e altri infusi particolari. Una volta gli aveva addirittura confidato di essere in grado di preparare un intruglio capace di addormentare un uomo per sei ore, e di trovare una pianta in grado di creare potenti allucinazioni e visioni terrificanti (3).

Era inoltre in grado di esaminare tipi di terreno e dirne la provenienza. Questa capacità era una tra le più sorprendenti, e non faceva altro che accentuare il Ghiòn l’idea che non fosse umano, ma dotato di qualche dono magico divino. Ad un colpo d’occhio riusciva ad indicare la provenienza delle polveri e dei pulviscoli, come una volta aveva dimostrato smascherando Andresòn rivelando all’Ecìsta l’incursione notturna nel ripostiglio adibito al vino.

Aveva un’ottima conoscenza dell’anatomia, anche se aveva dichiarato di non aver intrapreso studi medici da maestri dell’epoca. Nel Tempio, aveva spiegato, insegnano diverse discipline, e questa l’aveva ritenuta particolarmente idonea e di suo interesse.

Ma soprattutto era incredibile in ciò che lui definiva davvero “ricerca della Verità”, che definiva con una parola particolare che Ghiòn aveva sentito poco nominare: logica. Riusciva a collegare le cause e gli effetti, e da dettagli irrilevanti costruire una situazione. Era uno dei tanti motivi per cui le persone lo evitavano e lo temevano, come temevano forse di sottrarsi all’ira divina. Skerlòck poi non si poneva problemi di natura morale, e non esitava a rendere note al pubblico le sue osservazioni. Ghiòn ormai non tentava nemmeno di nascondere le esclamazioni di stupore che gli salivano alle labbra, spontanee, e così le lasciava andare. Sembrava comunque che a Skerlòck non dispiacessero: arricciava le labbra da un lato, in un principio di sorriso, e la sera cantava di nuovo per lui.

Ghiòn non doveva fare molto, sulla nave, perché sembrava tutto piuttosto sicuro. Faceva i turni di guardia e le veglie, e si aggirava con la lancia sempre in mano, ma non serviva. Passava il tempo restante a stare dietro a Skerlòck e a farsi spiegare la vera natura di questa sua grande ricerca, perché sembrava che nonostante tutte le buone induzioni non fosse soddisfatto.

-È la verità più grande, Ghiòn, quella che sto cercando. Queste non sono altro che tessere di un grande mosaico.-soleva dire. E poi:-Presto si alzerà il vento.

-Come fai a dirlo?-chiedeva lo Spartano, sporgendosi dal parapetto per osservare il mare che attualmente si cullava su sé stesso, piatto, senza scatenare suggerimenti del Dio degli oceani:-Come è mai possibile?

E Skerlòck sorrideva, sorrideva sinceramente, come non faceva con nessun altro. Poi spiegava, espandendo le parole nell’aria circostante come un fiume in piena. E a Ghiòn bastava, bastava questo.

(continua) 

 

 

Angolino della Skizzata:

Bene, ci avviciniamo sempre di più verso il primo caso (e verso la storia d’amore...)

Grazie ai sei che hanno recensito, ai quattro che l’hanno messa tra i preferiti, ai due che l’hanno messa tra le ricordate e gli undici tra le seguite. Scusate nel ritardo degli aggiornamenti, ma si sa: ho da studiare quella bestia meravigliosa che è il greco, e ha sicuramente la priorità su questa ff. Recensioni gradite, anche critiche!

Ooooh voi non avete idea di cosa ho in mente per questa storia! Spero che non mi mitraglierete.....

 

  1. Semi-citazione di una mia fic (spam? sì) Su Prati di Rose Fiorenti.
  2. Oh, andiamo, qualcuno non ha capito che parlo della famigerata lista di “Uno studio in rosso”?
  3. Il piede di Diavolo. Ditemi che l’avevate capito, vi prego.

Vaaaaaa bene. Se ci sono errori, sono grata se me li segnalate. Ciao a tutti!!

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Maya98