Libri > Le Cronache di Narnia
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Autore: SusanTheGentle    19/02/2013    10 recensioni
Un amore improvviso, due cuori che si incontrano ma che non riescono mai a toccarsi davvero come vorrebbero...almeno fino all'ultimo giorno. Nessuno sa. Forse nessuno saprà mai. Solo Narnia, unica testimone di quell'unico attimo di felicità.
Caspian e Susan sono i protagonisti di questa nuova versione de "Il Viaggio del Veliero". Avventura, amore e amicizia si fondono nel meraviglioso mondo di Narnia...con un finale a sorpresa.
"Se vogliamo conoscere la verità, dobbiamo seguire la rotta senza esitazione, o non sapremo mai cos'è successo ai sette Lord e dove sono finite le Sette Spade"
Il compito affidatogli questa volta era diverso da qualsiasi altra avventura intrapresa prima. C'era un oceano davanti a loro, vasto, inesplorato; c'erano terre sconosciute alla Fine del Mondo; una maledizione di cui nessuno sapeva niente. Non era facile ammetterlo, ma era probabile che nessuno di loro sarebbe mai tornato. Stava a lui riportarli indietro.
Caspian si voltò a guardare Susan, la quale gli rimandò uno sguardo dolce e fiero, e all'improvviso capì che qualsiasi cosa fosse accaduta, finché c'era lei al suo fianco, avrebbe sempre trovato la forza per andare avanti"

STORIA IN REVISIONE
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caspian, Susan Pevensie
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Chronicles of Queen'
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17. L’Isola delle Voci

 
 
Una Driade. Una creatura della Natura. Avrebbe dovuto capirlo immediatamente dalla sua fisionomia. Il viso era delicato come quello di una bambina, ma il corpo…
Anche avvolta dalla lunga veste chiara, le sue dolci forme la rendevano più vera- se il termine era quello giusto- delle driadi che aveva conosciuto a Narnia.
Gli occhi color acquamarina rilucevano come gioielli. Probabilmente attendeva che lui dicesse qualcosa.
“Mi aspettavi?” chiese Peter, deglutendo più volte prima di rivolgerle la parola, per ridestarsi dalla piacevole confusione che l’apparizione di lei aveva suscitato in lui.
Miriel gli sorrise ancora e si avvicinò.
“Sono venuta su quest’isola sconosciuta dalle Valli del Sole. Mio padre mi ha mandato qui”
“Tuo padre?”
“Aslan”
Pronunciando quel nome, gli occhi della fanciulla s’illuminarono e il suo sorriso si allargò.
Anche il ragazzo provò una sensazione indescrivibile di coraggio e sicurezza nel pensare al Leone.
“Mi hai salvato dalla nebbia e da quella…che cos’era?” chiese Peter, puntando lo sguardo nel punto in cui la donna era scomparsa.
“Una creatura spaventosa” lo avvertì la Driade. “L’origine di tutti i mali. Devi guardarti da lei”
“Chi è?”
“Un male antico come il mondo. So solo questo. Per il momento il mio compito è un altro: devo farvi da guida e stare al tuo fianco”
Peter tentò con tutte le se un forze di non soffermarsi sulle ultime quattro parole.
L’aveva appena incontrata, non poteva già pensare che lei…era assurdo. Senza dubbio, Miriel intendeva un’altra cosa.
Il fatto era che era bella come un miraggio, i suoi occhi come gemme, la sua voce come una musica soave. E il suo profumo…era lo stesso che proveniva dall’ampolla del cordiale di Lucy, ne era certo. Inebriante, avvolgente, dolce. L’aroma del Fiore del Fuoco.
E quel fuoco ardeva nel cuore del Re Supremo.
“Tu sai dove si trovano le Valli del Sole, Peter Pevensie?” gli chiese lei con voce delicata.
Lui scosse il capo. “Ne ho solo sentito parlare”
“Le Valli del Sole si trovano al confine tra Narnia e le Terre di Aslan. E’ un luogo dove il tempo non esiste, dove tutto è perfetto ed eterno. Io sono nata là, ma il mio destino era quello di scendere quaggiù, nel mondo dei mortali”
Non si rivolgeva a lui dandogli del voi, non lo chiamava Maestà, o Sire, o Signore, tuttavia,  Peter capì che era giusto così. Se davvero Miriel proveniva da dove diceva, era per davvero una driade diversa dalle altre, un essere superiore. Al di là del suo aspetto delicato si nascondeva un potere immenso, poteva percepirlo, l’aveva visto coi suoi occhi quando i fiori scarlatti avevano sprigionato tutta quella luce calda capace di cancellare l’oscurità più gelida.
“In questo viaggio avrete bisogno di essere guidati dal cielo e dalla terra” proseguì Miriel. “Io sono la guida della terra”
“Di queste cose non dovresti parlare con me” la interruppe Peter, “ma con Caspian”
“No, io volevo incontrare te per primo”
Inaspettatamente, la ragazza allungò le mani e prese quelle del giovane, stringendole appena, timidamente.
“Dalle Valli del Sole ho guardato verso Narnia tante volte. Quando tu regnavi con i tuoi fratelli, io ti osservavo. Talvolta fuggivo dalla mia casa e mi affacciavo al Grande Dirupo che guarda giù nel mondo. Restavo lì delle ore. Ti ho visto arrivare, combattere, crescere.”
Peter rimase a dir poco stupito.
Che strana sensazione se ci pensava…
Gli affiorarono alla mente i momenti più significativi di quegli anni e provò a immaginare la Driade seguirlo con lo sguardo in ogni suo passo. Imparare, sbagliare, cadere da cavallo magari, litigare, ridere e piangere con i suoi fratelli, con gli amici; dettare leggi, partecipare a feste danzanti, battersi nel deserto o contro i giganti del nord, viaggiare per mare.
“Poi te ne sei andato…” disse Miriel divenendo triste e i suoi occhi lucenti si annebbiarono.
“Non volevamo andarcene” disse Peter, mortificato all’idea che lei si sentisse infelice. Non riusciva a immaginare infelice una creatura tanto bella.
Lei tornò a guardarlo.
“Credi nel destino, Peter?”
“Io…non lo so. No. Non credo a una strada già preclusa per ognuno di noi, una strada senza vie d’uscita. Forse alcune cose davvero importanti sono già state decise, tuttavia penso che abbiamo libero arbitrio sulle nostre vite e la facoltà di decidere ciò che è più giusto per noi. Con l’aiuto di Aslan, è ovvio. Perché da soli non potremmo mai dirigere il nostro passo. Ci serve una guida, ma non che decida dove andiamo, bensì che ci aiuti a perseguire la via scelta”
Miriel annuì soddisfatta. “Anch’io ne sono convinta. Io non sarei dovuta venire qui, sai? C’erano creature molto più vecchie e sagge di me per farvi da guida. Però volevo essere io. Quindi, chiesi ad Aslan di scegliere me, mi feci avanti spontaneamente e lui accontentò questo mio piccolo capriccio. Lui sapeva quanto tenevo a te e mi ha permesso di incontrarti”
“Perché proprio io?” non poté fare a meno chi chiedere Peter.
“Perché ti ho scelto”
Miriel arrossì e abbassò lo sguardo, sempre continuando a stringergli le mani.
Cosa stava dicendo? Si erano appena conosciuti…o meglio, lui aveva appena conosciuto lei. Miriel lo aveva osservato mentre era Re nell’Epoca d’Oro.
Era scosso da profonde emozioni in lotta fra loro. Si sentiva lusingato, felice, turbato, confuso. Ma per quanto il sentire quelle parole lo rendeva contento cercò di essere razionale.
“Miriel, io non ti conosco”
“Non importa. Mi conoscerai”
“Io non sono nemmeno di questo mondo”
“Lo so. So che non appartieni ancora completamente a Narnia, ma un giorno sarai pronto. Io posso aspettare”
Il ragazzo scosse il capo. “Non capisco. Cosa vuol dire che non appartengo a Narnia?”
“Non devo essere io a spiegartelo” fece lei, lasciandolo andare. “Quando sarà il momento, Aslan te lo spiegherà. Io devo venire con voi, Peter. Questo è il destino che mi sono scelta. So che dovrò soffrire un poco per la mia decisone ma non m’ importa”
Il Re Supremo la fissò sbalordito.
“Ma è assurdo! Come puoi parlare di certe cose con noncuranza? Se sai di dover soffrire, perché sei venuta?”
“Non mi hai ascoltata? È la mia volontà”.
“Perché?!” insisté il ragazzo scuotendo il capo.
“Se ti dicessi veramente come stanno le cose ti spaventerei e potrei influenzare le tue scelte future, per cui ciò che ti ho detto ti deve bastare”
“Credevo che il futuro non esistesse”
“Infatti è così ma ricordati ciò che tu stesso hai detto”
“Vuoi dire che il nostro incontro era già scritto?”
Miriel sospirò. “No, sono io che ho scelto. Però Aslan, al momento in cui partii, mi disse chiaramente che se fossi scesa a Narnia le cose sarebbero cambiate drasticamente nella vita di entrambi”
La fanciulla fece di tutto per non guardarlo.
“Non è il momento di parlare di questo. Adesso dobbiamo pensare a cose più importanti”
Miriel fece un passo indietro e si voltò verso i fiori rossi. Si piegò sulle ginocchia e ne recise uno. “Questo è per tua sorella Lucy” disse poi rialzandosi.
Immediatamente, tutti gli altri si dissolsero formando una scia di puntini luminosi che andarono verso la ragazza.
La radura tornò verde e buia. I fiori erano scomparsi e Peter capì che non erano mai stati lì. Li aveva fatti crescere la Driade, ed essi erano parte di lei.
“Andiamo. E’ ora che tu mi presenti agli altri”
Peter fece per protestare, deciso più che mai a tornare sul discorso di poco prima ma Miriel si era già voltata verso il sole che spuntava in quell’istante.
 
 
Bum, bum, bum.
Passi pesanti che facevano tremare un poco il suolo riempirono l’aria delle ore più fredde della notte, quelle che precedono l’alba.
La compagnia di Narnia dormiva tranquillamente nel piccolo accampamento allestito sulla spiaggia. Grosse orme si disegnarono sulla sabbia e girarono attorno agli uomini dell’equipaggio. Poi si udirono delle voci, ma solo quelle, i loro proprietari non si vedevano.
“Ne manca uno. Li ho contati prima e ne manca uno” disse una voce gutturale.
“Non fa niente, lui non ci interessava” disse un’altra voce un po’ rauca.
“Ben detto, Capo” disse una terza voce molto acuta.
“Venite qui, fratelli. Osservate” disse una quarta, sibilante. “A quanto pare hanno portato un maiale”
Le orme si strinsero attorno a Eustace, che russava sonoramente.
“Oooohhhhh” fecero tutte in coro.
“Ehi, guardate” sussurrò la voce acuta, avvicinandosi piano al giaciglio dove dormiva Lucy. “Questa qui è una femmina”
“Anche questa” disse la voce sibilante, rivolta verso Susan.
“Ce n’è un’altra, qui” chiamò quella gutturale, andando verso Gael.
“Che colpo di fortuna! Tre in una volta!” fece quella rauca.
“Però questa è troppo grande” considerò la voce sibilante.
“E questa è troppo piccola” osservò invece la gutturale.
“Questa legge…” disse ammirata la voce acuta vicino a Lucy.
Il libro accanto a lei si mosse piano e anche la ragazza si agitò nel sonno.
“Prendiamo lei!” ordinò la voce rauca, quella che apparteneva al capo.
La giovane Regina venne sollevata di peso dal suo giaciglio e si svegliò di soprassalto.
Lì per lì non capì ciò che succedeva. Vide il mondo vorticare, poi si sentì afferrare saldamente da qualcuno- o qualcosa- ma guardandosi attorno non vide nessuno.
Braccia invisibili la trasportavano nel fitto del bosco, e una mano altrettanto invisibile le teneva la bocca tappata per impedire di gridare.
Lucy sobbalzava tra quelle braccia, come se il suo rapitore stesse saltando, non camminando. Forse era una specie di coniglio gigante o un canguro…
“Presto! Presto!” borbottò qualcuno.
“Arriviamo, Capo! Arriviamo!”
La ragazza si accorse che le voci non appartenevano a nessuno. Cioè, a qualcuno dovevano appartenerne ma i loro proprietari erano invisibili. C’erano solo le orme sul terreno, nient’altro.
Arrivarono in un punto dove la foresta si apriva su un grande viale alberato. Alcune piante avevano strane forme geometriche o di animali. La strada curvò varie volte e Lucy perse il senso dell’orientamento, complice anche il continuo ballonzolare di qua e di là del suo rapitore. Anche volendo, non avrebbe saputo tornare indietro senza il rischio di perdersi.
Giunti in fondo al viale oltrepassarono un cancello ed entrarono in un giardino. Lì, gli Invisibili la lasciarono andare e Lucy cadde al suolo con un tonfo.
La Valorosa si alzò subito in piedi sfoderando il suo fidato pugnale (avrebbe fatto meglio con la spada, ma era rimasta all’accampamento). Si mise in posizione cercando di ricordare gli insegnamenti di Edmund, ma il non vedere i propri avversari rendeva le cose alquanto difficili.
Ad un tratto, una mano invisibile le fece cadere il pugnale di mano. Lucy si mosse per recuperarlo ma fu gettata nuovamente a terra da quello che probabilmente fu uno spintone.
Decise allora di rimanere immobile, ascoltando i sogghigni dei suoi rapitori.
“Ben fatto, Capo! Non c’è scampo!”
Lucy era spaventata. Le voci erano aumentate rispetto a quelle che aveva sentito mentre la trasportavano. Anche le orme erano di più e si stringevano tutte attorno a lei.
“C-chi siete?” chiese, facendo vagare lo sguardo dappertutto.
Un coro di voci le rispose: “Siamo bestie terrificanti e invisibili! Se potessi vederci, saresti certamente spaventata!”
Lucy si girò ancora da tutte le parti. Desiderò che gli altri fossero con lei, perfino Eustace. Perlomeno avrebbe avuto qualcuno vicino.
“B-bè, che volete?” balbettò.
“Vogliamo che tu faccia quello che ti chiederemo!” tuonò una delle voci.
La ragazza si alzò, scacciando la paura e decisa a scoprire cosa succedeva.
“Altrimenti?” chiese, provando a sfidare gli esseri Invisibili.
“Ti aspetta la morte!” esclamò la voce gutturale, la più spaventosa.
“La morte! La morte!” ripeterono le altre.
“Bè, non vi sarei tanto utile da morta, non credete?”
Gli Invisibili si zittirono. “Uhm…Non ci avevo pensato”
“Eh no, infatti. Brava! Brava! Giusta osservazione, ben detto!”
“E va bene, allora uccideremo i tuoi amici!” tagliò corto la voce del Capo, interrompendo i borbottii degli altri.
“Oh no, vi prego!” esclamò Lucy atterrita.
“Allora devi venire con noi”
E adesso? Cosa fare? Assecondare gli Invisibili o no? Se fossero davvero stati così terribili come dicevano d’essere e avessero per davvero fatto del male agli altri?
C’era anche la possibilità che mentissero, però. Forse non erano neppure armati, anche se dai tonfi che producevano sembravano grandi e grossi, e di conseguenza ugualmente pericolosi. Ma come scoprirlo? Non si vedeva proprio nulla.
In fin dei conti, potevano essere solo molto arrabbiati per via dell’arrivo di ospiti indesiderati sulla loro isola. Poveretti, c’era da capirli. Anche a lei non sarebbe piaciuto se qualcuno avesse invaso casa sua.
Infine sospirò e si decise.
“Va bene, d’accordo. Ditemi cosa fare e lo farò. Voi però dovete promettere di non torcere un capello ai miei compagni!”
Gli Invisibili parlottarono tra loro, poi acconsentirono. Così, dopo che ebbero giurato, avanzarono la loro richiesta.
“Dovrai entrare nella casa dell’Oppressore” spiegò la voce spaventosa.
“Quale casa?” fece la ragazzina, non vedendo nessuna costruzione nei paraggi.
“Questa”
L’espressione di Lucy divenne da perplessa a incredula.
Proprio in faccia a lei apparve un fascio di luce dorato. All’inizio pensò a un portale magico, in seguito capì che era solo una porta, invisibile anch'essa, che si apriva sul giardino. La casa all’interno era distinguibile invece, e appariva accogliente e tranquilla.
“Sali di sopra e prendi l’ultima porta a sinistra. Nella biblioteca troverai il libro degli incantesimi” continuò la voce. “Recita l’Incantesimo Che Rende Visibile L’Invisibile. Su, vai! Non abbiamo tutta la giornata!”
“Ricordati quello che  succederà ai tuoi amici, altrimenti!” l’ammonirono le altre. “Sei stata avvertita!”
“Scusate, ma perché non lo fate da soli?” chiese improvvisamente lei. “Sono certa che conoscete la casa e fareste molto più in fretta di me”
“Uhm…uhm…” borbottò il Capo imbarazzato. “Non sappiamo leggere”
“Ben detto, ben detto! Non sappiamo neanche scrivere, in effetti, e nemmeno fare i conti. E poi non oseremmo mai salire nella biblioteca. Nessuno di noi!”
“Oh…bè potevate dirlo subito” fece Lucy, calmandosi un poco.
Poveretti, pensò. Poteva darsi che fossero davvero grandi e grossi ma davvero tontoloni.
“Stai attenta all’Oppressore. E’ molto...oppressivo!” la mise di nuovo in guardia il Capo, mentre la ragazzina veniva sospinta in avanti.
“Chi?”
“Un orribile mago che ci trasformati da belli che eravamo ad esseri inguardabili”
“Ben detto Capo! E poi ci ha pure reso invisibili. Se non è cattivo e oppressivo lui, chi lo è?”
Lucy era un poco confusa. “Ehm…d’accordo”.
“Ricorda: quello che rende visibile l’invisibile, capito?”
“Va bene, va bene!” sbottò lei molto nervosa.
Alla fine entrò. D’altra parte non aveva scelta. Gli Invisibili sembravano superiori in numero, forza e grandezza rispetto ai narniani. Quante possibilità c’erano per i suoi compagni?
La porta si richiuse alle sue spalle. Di certo era stato uno degli esseri là fuori, anche se in quella circostanza a lei sembrò che si stesse muovendo da sola e questo la fece rabbrividire.
Lucy pensò che, magari, una volta recitato l’incantesimo sarebbe riuscita a fuggire passando da un’altra uscita. Oppure poteva attendere l’arrivo di Edmund e degli altri lì, al piano di sopra. Svegliandosi e non vedendola sarebbero di sicuro venuti a cercarla. Gli Invisibili avevano detto che non osavano entrare, giusto? Meglio così…
Attraversò il grande atrio e si trovò in un salotto molto tranquillo, ben arredato e in perfetto ordine. Chiunque fosse il padrone di casa, aveva dei gusti raffinati.
Lucy avrebbe voluto guardarsi attorno più a lungo ma decise che era meglio non perdere tempo.
Salì le scale diretta al secondo piano, domandandosi cosa l’aspettava.
Man mano che avanzava, le lampade alle pareti e sul soffitto si accendevano una dopo l’altra. Magia, pensò. Bè, per lo meno non era buio. Certe imprese è meglio compierle alla luce, si disse.
Salì ancora, accompagnata dall’unico rumore proveniente dal tic tac dell’orologio a pendolo del salotto, che presto svanì.
Arrivata in cima alle scale vide un lungo corridoio con una finestra sul fondo. Almeno dieci porte correvano sui due lati. Sul pavimento c’era un tappeto scuro, sulle pareti quadri e piatti antichi.
“L’ultima porta a sinistra”rammentò Lucy, cominciando a camminare spedita.
Ma non era un’impresa facile arrivarci, con la paura di passare davanti a tutte le altre stanze, dalle quali sarebbe potuto uscire chissà che cosa. E sarebbe stato molto meglio se i volti nei quadri non la scrutassero con quell’aria arcigna, come se sapessero che era un’intrusa.
“Sono solo quadri, non c’è nulla di cui aver paura”ma non appena lo pensò, le parve proprio che l’uomo baffuto al quale passò davanti la guardasse con la coda dell’occhio.
Infine, eccola in fondo, davanti alla biblioteca. La porta era aperta quasi la stessero aspettando. Si erano dimenticati di chiuderla o l’avevano lasciata così di proposito?
Imponendosi di non pensare a nulla che potesse spaventarla ancor di più, Lucy spinse l’uscio ed entrò.
Era una sala enorme, con tre grandi finestre, le pareti coperte di scaffali sui quali correvano file di libri di ogni forma, colore e dimensione. Libri ovunque. Lucy non ne aveva mai visti così tanti nemmeno nella biblioteca di Londra dove ogni tanto andava per studiare. Ma come poteva esser più grande quella stanza della biblioteca di Londra? Una vera stranezza, ma a Narnia tutto era possibile.
Quello che interessava a lei era posato su un leggio dorato nel centro della stanza. Sulla copertina c’erano lettere sparse che non significavano nulla.
Lucy si avvicinò di più e vide che il librone era chiuso da un grosso lucchetto.
“Non dovrò mica mettermi anche a cercare la chiave?” pensò un pò esasperata. Volve a uscire di lì il più in fretta possibile.
Poi notò un disegnino sul bordo alto della copertina: raffigurava un cherubino che soffiava in una tromba.
Lucy pensò bene di imitarlo soffiando a sua volta sul volume. Funzionò.
All’improvviso, le lettere sparse a casaccio formarono parole di senso compiuto, unendosi e mischiandosi tra loro.
“Il Libro degli Incantesimi” lesse la ragazza ad alta voce.
Soddisfatta ed emozionata, aprì finalmente quel misterioso tomo e cominciò a sfogliarne avidamente le pagine.
Era un libro incredibile, pieno di bizzarrie e cose interessanti. Non aveva mai visto un libro tanto bello e strano insieme.
Le figure che accompagnavano ogni incantesimo erano dipinte a mano con cura, perfette nei dettagli. La grafia con cui era scritto era chiara e precisa.
Avrebbe voluto tanto soffermarsi su ogni pagina, ma il tempo non glielo permetteva. Doveva fare in fretta, gli altri potevano essere già stati aggrediti dagli Invisibili. E poi che le sarebbe accaduto se il mago oppressore l’avesse scoperta?
Girò in fretta la pagine, leggendo ogni tanto qua e là e divertendosi ad immaginare.
C’erano incantesimi per curare il mal di denti, le verruche; magie per dimenticare le cose e capire se qualcuno diceva la verità; incantesimi che controllavano gli agenti atmosferici, per dormire sonni incantati, per scovare tesori sepolti…
Ma il più fantastico di tutti, Lucy lo scoprì circa a metà.
Quel che attirò principalmente la sua attenzione, fu il ritratto di una splendida donna sulla pagina di destra, il viso circondato dalla cornice di un quadro…no, uno specchio.
Lucy non si avvide della strana nebbiolina che era entrata nella biblioteca e che ora le vorticava introno alle gambe. Se avesse guardato in basso solo per un istante, l’avrebbe riconosciuta come la nebbia verde già vista sulle Isole Solitarie, e forse avrebbe capito che stava facendo qualcosa di molto, molto sbagliato. Forse avrebbe evitato persino quel che sarebbe accaduto di lì a poche ore.
Ma non guardò in basso, non vide la nebbia, non sentì nemmeno il sussurro che chiamava il suo nome.
Piccola Lucy, leggi…esaudisci il tuo più oscuro desiderio…
Lo sguardo della ragazzina vagò sulla pagina di sinistra, che aveva saltato in precedenza, e lesse queste esatte parole: “Una magia infallibile che renderà colei che la pronuncia bella oltre ogni mortal giudizio”
Sotto c’era l’incantesimo.
Lucy non esitò un secondo, sentendo crescere in lei una forte emozione.
“Un incantesimo che mai è errato, per la bellezza che sempre hai desiderato”
In principio sembrò non accadere nulla di strano. Lei stessa non si sentì diversa. Poi guardò di nuovo la figura della donna sull’altra pagina. Vide che quella pian piano spariva e lasciava che lo specchio riflettesse un’altra immagine.
“Susan!” esclamò Lucy sorridendo. La sorella le restituì il sorriso.
La Valorosa si guardò indietro, credendo che Susan si trovasse lì dietro di lei, che fosse venuta a prenderla…Ma Susan non c’era. Non c’era nessuno.
“Susan, ma che succede?” chiese Lucy rivoltandosi verso il libro (ormai divenuto davvero come uno specchio) e accorgendosi che quando lei parlava, anche la figura di Susan nello specchio parlava. Se lei alzava una mano per toccarsi il viso o i capelli, Susan faceva lo stesso.
E allora capì che l’incantesimo aveva fatto effetto. Era divenuta bella oltre ogni mortal giudizio. Aveva ottenuto la bellezza da sempre desiderata. Quella di Susan.
“Ma sono bellissima!” mormorò Lucy.
Si fissò ammirata, felice.
Corse a specchiarsi in una delle vetrinette della biblioteca ma ebbe un’amara sorpresa.
Scoprì che il suo riflesso non era affatto cambiato. Lucy rimaneva sempre Lucy. Solo in quel libro si vedeva con il viso di sua sorella. L’incantesimo allora non aveva funzionato…
Tornò di corsa verso il leggio per ritentare e pronunciarlo di nuovo.
“No!” gridò forte, vedendo che l’immagine di Susan scompariva e tornava quella del ritratto della donna sconosciuta. “Aspetta!” disse ancora, delusa, posando una mano sul libro.
Un’idea le balenò rapida in testa.
Sapeva che era sbagliato, che non era da lei, che Aslan o gli altri amici l’avrebbero di certo rimproverata, ma non gliene importava. Voleva vedersi di nuovo riflessa là dentro; voleva assolutamente vedersi ancora nei panni di Susan, anche se sapeva che era solo un’illusione e così sarebbe sempre stato.
“Non m’importa”pensò. “Voglio che la magia avvenga di nuovo. Non m’importa nulla di quello che succederà”
Lucy strappò la pagina dell’incantesimo e la nascose sotto la camicia.
In quel preciso momento un vento fortissimo si alzò, benché tutte le finestre fossero chiuse. Il libro cominciò a sfogliarsi da solo e un ruggito possente invase la stanza.
“Lucy!” esclamò una voce tonante.
“Aslan! Aslan!” chiamò la ragazzina spaventata. Si voltò ma non vide il Leone da nessuna parte.
Si sentì tremendamente in colpa ma ormai quel che era fatto era fatto.
Solo in quell’istante Lucy notò un velo verdastro dipanarsi e poi svanire. Che cos'era?
Fece un passò indietro e andò a sbattere piano contro il leggio. Quello dondolò un poco e lei notò che il vento aveva fatto voltare le pagine quasi fino in fondo al volume. Ed eccolo! L’incantesimo che cercava: l’Incantesimo Che Rendere Visibile L’Invisibile.
Si rimise di fronte al libro, tirò un grosso respiro e in seguito lo recitò ad alta voce.
Per non pensare a ciò che le era accaduto poco prima, concentrò i suoi pensieri sugli Invisibili. Chissà se erano già tornati al loro vero aspetto? Decise di uscire per scoprirlo, ma appena si voltò si ritrovò davanti un uomo avvolto da un lungo mantello e una barbetta grigia sul mento. Aveva il capo chino e passeggiava tranquillamente per la biblioteca, leggendo.
Da dov’era spuntato fuori? Che fosse stato anche lui invisibile? Ma se era così voleva dire che era già nella biblioteca e lei non se n’era accorta?
Egli non la notò subito, tanto era assorto nella sua lettura. Poco dopo però alzò il capo e incontrò gli occhi azzurri della Regina Valorosa, ferma in mezzo alla stanza.
“Oh!” esclamarono all’unisono, poi l’uomo le sorrise.
“Benvenuta”
 
 
L’alba irradiò di luce la spiaggia dove gli uomini del Veliero dell’Alba dormivano ancora della grossa.
Caspian si svegliò, si stiracchiò, la schiena un poco indolenzita. Volse lo sguardo attorno a sé e trasalì alla vista di enormi orme sulla sabbia che giravano attorno al fuoco spento.
“Ed!” chiamò subito, tenendo bassa la voce in caso i proprietari delle impronte fossero ancora nei paraggi. “Ed, svegliati, guarda”.
Edmund si alzò con gli occhi semi chiusi “Cosa? Dove?”, ma quando vide ciò che Caspian gli mostrò, saltò in piedi in un lampo.
Si guardarono ancora attorno. Le orme andavano e venivano dalla foresta di fronte a loro.
“Oh, no!” esclamò il Giusto. “Peter e Lucy! Non ci sono!”. Voltò la testa nel punto in cui avrebbe dovuto esserci Susan. Per fortuna lei stava bene.
Edmund si avvicinò alla sorella e la scosse per una spalla.
“Susan, svegliati!”
In poco tempo, tutti si alzarono e videro le orme gigantesche di quelli che sembravano piedi umani. Qualcuno azzardò a dire che poteva trattarsi di giganti, anche se non grossi come quelli che vivevano a nord di Narnia.
Comunque stessero le cose, nessuno dubitò che il Re Peter e la Regina Lucy fossero stati rapiti da quegli esseri sconosciuti.
Caspian ordinò di dividersi in due gruppi. Lui, Edmund, Susan, Drinian, Rynelf e altri sarebbero alla ricerca del Magnifico e della Valorosa nella foresta, mentre Rhynce, Gael, Tavros, Nausus il fauno, Rip e per forza di cose Eustace, rimasero nascosti sulla spiaggia.
A Ripicì, che era il più piccolo e il più svelto, fu affidato il compito di rimanere con il secondo gruppo. Qualsiasi cosa fosse accaduta, il topo doveva immediatamente correre ad avvisare gli uomini nella foresta.
L’unico ancora nel mondo dei sogni nonostante il trambusto, era Eustace.
Gael tentò di svegliarlo, ma non ci fu verso. Il ragazzo continuava a russare imperterrito.
“Lascia perdere” le disse Ripicì, prendendola per mano e andando a nascondersi con lei e Rhynce.
Caspian guidò il suo gruppo con l’aiuto di Rynelf, il quale aveva accompagnato Peter la sera prima proprio per il sentiero sul quale si trovavano ora.
“Per di qua, Maestà” disse il marinaio, conducendoli verso un tratto di bosco in cui crescevano strane piante tonde o quadrate, o di altre forme, come di cigno, di cavallo o di delfino.
A Edmund e Susan ricordarono moltissimo alcune siepi dei parchi londinesi. Pensarono anche, e a ragione, che gli autori di quelle sculture vegetali fossero gli abitanti dell’Isola, gli stessi ai quali appartenevano le orme sulla spiaggia.
“Guardate” chiamò Edmund a un tratto. “E’ il pugnale di Lucy”.
Accorsero tutti ad osservare più da vicino.
“Sì, non c’è dubbio” commentò Susan preoccupatissima. “E’ proprio il suo. Oh, che cosa le sarà successo? Dove saranno lei e Peter?”
Li chiamarono ad alta voce, continuando a percorrere il sentiero.
“Fermi!” ordinò Drinian a un certo punto.
Il gruppo si arrestò. Gli uomini estrassero le spade, Susan e un paio di Fauni incoccarono le frecce.
Il silenzio era inframmezzato dal canto degli uccelli che salutavano il nuovo giorno. Ma ascoltando attentamente si udiva qualcuno avvicinarsi.
Per avere piedi enormi, quelle creature avevano un’andatura alquanto leggera…
“State pronti” sussurrò Caspian.
I passi si avvicinavano, ormai erano dietro quegli alberi davanti a loro. Ancora poco e avrebbero avvistato i nemici, o chiunque altro fosse.
Caspian guardò Susan. Lei capì e scagliò una freccia sul suolo come avvertimento per gli intrusi di non avvicinarsi.
Edmund vide un’ombra uscire dalla vegetazione e l’attaccò senza pensaci. L’ombra parò il suo colpo e un secondo dopo il ragazzo si ritrovò faccia a faccia con il nemico…
“Peter!”
“Ed!”
Esclamarono in coro.
Susan, Caspian e tutti gli altri rilassarono le spalle e abbassarono le armi.
“Dove diavolo eri finito, Peter?” lo rimproverò subito Susan. “Ci siamo spaventati a morte! Non hai visto le orme sulla spiaggia? Lucy è sparita e…oh!” esclamò, vedendo una ragazza apparire alle spalle del fratello.
Cadde un silenzio di stupore. Alcuni uomini fecero un inchino alla nuova venuta e la fanciulla dai capelli rossi ricambiò. Chi aveva il cappello se lo tolse in segno di rispetto.
Peter allungò una mano e aiutò la ragazza a uscire dal folto della foresta, dato che la sua lunga veste si era impigliata in un cespuglio di rose.
“Ragazzi, lei è Miriel, Driade del Fiore del Fuoco” la presentò subito il Re Supremo, vedendo le espressioni basite dei compagni.
“Sono onorata di fare la conoscenza dei nobili fratelli del Re Supremo di Narnia, Susan la Dolce e Edmund il Giusto, e di un grande nuovo sovrano, Caspian il Liberatore”
Susan e Miriel si scambiarono una riverenza elegante, la simpatia reciproca fu immediata. Caspian e Ed fecero un inchino e le baciarono la mano.
“Porgiamo i Nostri rispetti, signora” disse il Re di Narnia.
“Vi ringrazio. Ma…dov’è la Regina Lucy?” chiese Miriel, girandosi perplessa verso Peter.
Il ragazzo stava in effetti per fare la stesa domanda. Allo stesso tempo, gli amici stavano per raccontargli l’accaduto, quando un nugolo di lance appuntite invase l’area circostante prendendo tutti alla sprovvista.
Bum, bum, bum.
Un rumore tonante di passi pesanti fecero tremare il suolo.
Peter si parò di fronte a Miriel per proteggerla.
 “No, Peter, aspetta. Non c’è pericolo…”
Susan e gli alti arcieri caricarono di nuovo i loro archi, ma colpivano alla cieca dato che i nemici non si vedevano da nessuna parte.
Alla Regina Dolce venne portato via l’arco di mano, poi venne spinta a terra. Lo stesso accadde anche ai tre Re, ai quali furono tolte le rispettive spade.
Poi una voce disse: “Fermi, intrusi, o siete morti!”
“Che sorta di creature siete?” chiese Caspian indietreggiando, ancora seduto a terra. Non c’era nessuno…
“Siamo esseri grandi! Con la testa di tigre e il corpo di…” balbettò la prima voce.
“Un’altra tigre” suggerì una seconda voce più acuta.
“Allora perché le vostre orme non assomigliano affatto a quelle di una tigre?” chiese Susan scettica, “Dovreste avere anche le zampe di tigre, o no?”
Caspian, Edmund e Peter sorrisero. Brava Susan…
Gli Invisibili balbettano, poi quello che era il Capo disse: “Zitti! Non vi conviene mettervi contro di noi!”
“Oppure?” chiese Edmund mentre si rimetteva in pedi insieme agli altri.
Miriel avanzò verso le voci.
“Amici vi prego, non dovete combattere tra voi”
“Uhm…uhm…io ti conosco” fece la voce del Capo. “Tu sei l’ospite dell’Oppressore, cioè del mago”
“Sì, esatto. E vi assicuro che questi uomini non sono pericolosi, sono uomini di Narnia”
“Ah, davvero? Capo hai sentito? Lo sapevi, Capo? Lo sapevi?”
La Driade sorrise e si volse verso i narniani. “Per favore, non siate duri con loro, sono solo piccole creature innocue”
“Tanto piccole non direi, viste le orme” disse Peter.
Intano, stava accadendo una cosa davvero strana. Dal nulla apparivano figure simili a funghi giganti. Più li si guardava, più si capiva che non si trattava di funghi ma di ometti bassi, alcuni dei quali stavano uno in groppa all’altro per sembrare più alti e quindi più spaventosi (almeno secondo loro). La cappelle erano le teste, più lunghe che larghe, e tutti avevano un unico piedone sul quale si muovevano saltellando.
“Attenti a quel che dite! Perché…perché…ehm…”
“Ma che carini” disse Susan ridendo.
“Carini?” fece Drinian sarcastico. “Poco fa volevano ucciderci, Maestà, ve lo siete già dimenticato?”
“Oh, sono certa che non l’avrebbero mai fatto”
“Ma che cosa sono?” chiese Peter divertito.
“Inettopodi. Così li chiama il mago” rispose Miriel.
Gli Invisibili (ma ormai li chiameremo Inettopodi), che non si erano ancora accorti di essere ridiventati visibili, fissavano gli umani con espressione perplessa.
“No, no. Noi siamo Monopodi, non Inettopodi” la corresse il Capo, un tipo dalla lunga barba, capelli e baffoni rossi. “E poi come osate prendervi gioco di noi! Attenti perché se vi attacchiamo tutti insieme non c’è scampo per voi!”
“Oh, certo. E come fate? Ci schiacciate con le vostre pancione?” chiese Edmund divertito.
Ora che li vedeva, gli Inettopodi non erano affatto spaventosi come invece avevano continuato a ripetere.
“Ci fate solletico con i piedoni?” sorrise Caspian riprendendo la sua spada e quelle dei compagni.
“Sì! Sì! Ben detto e…uhm…mmmm….”
Gli Inettopodi cominciarono a capire che qualcosa non andava. Gli intrusi non sembravano più spaventati come in principio.
“Oh-oh. Fratelli, siamo tornati visibili!”
“Ah, è vero! Bravo Capo, ben detto! La ragazzina ce l’ha fatta! Bel colpo! Brava!” esclamarono gli esserini saltando giù dalle spalle dei compagni e mettendosi a saltellare qua e là per il prato.
“Quale ragazzina?” chiese Peter in fretta, puntando Rhindon contro il Capo.
“Che ne hai fatto di mia sorella, piccolo miserabile?” gridò Edmund.
Il Capo si ritrovò presto circondato da almeno una decina di lame e punte di frecce.
“Calma, calma”
“Meglio se glielo dici, Capo” disse un altro Inettopodo.
“Va bene, allora. La ragazzina è nel palazzo”
“Quale palazzo?”
Come in risposta alle domande di Edmund, poco distante da loro apparve una grande casa a due piani.
“Oh…Quel palazzo”.
“E’ tornato visibile anche quello! Evviva!” esclamarono gli Inettopodi continuando a saltellare.
“Fratelli sta arrivando qualcuno!” disse uno di loro.
Dagli alberi spuntarono Rhynce, Tavros, Gael, Ripicì e gli altri marinai.
“Comincio ad essere davvero stufo di essere lasciato indietro!” esclamò Eustace che era ultimo della fila. Si bloccò di colpo quando vide gli Inettopodi. “Che…che roba è?”
“E’ il maiale! È tornato il maiale!” gridarono quelli.
“Questo posto diventa sempre più strano…” commentò il ragazzo osservandoli con tanto d’occhi.
In men che non si dica erano divenuti tutti amici. Le armi vennero rinfoderate e gli Inettopodi spiegarono brevemente il perché avevano deciso di rapire Lucy. La loro storia era assai più lunga, ma al momento nessuno aveva molta voglia di ascoltarla, soprattutto quando il portone principale del palazzo si aprì e comparve proprio la Valorosa accompagnata da un uomo che i narniani non conoscevano.
“L’Oppressore! Aiuto l’Oppressore!” strillano gli Inettopodi, rifugiandosi chi tra i cespugli chi dietro le gambe degli uomini.
“E’ lui che ci ha fatti diventare invisibili, sapete? E ci ha fatti anche così brutti! Oh sì, vedeste com’eravamo belli prima che ci trasformasse”
“Ma non siete affatto brutti” dichiarò Susan.
Gli Inettopodi scossero la testa sconsolati.
 “Ed, Peter, Sue, Caspian!” chiamò una voce allegra.
“Lucy!” esclamarono i ragazzi correndole incontro e abbracciandola. “Stai bene, Lu?”
“Sì. Scusate se vi ho fatto preoccupare, ma questi simpatici esserini mi hanno minacciata e non ho potuto dir loro di no”
“Minacciata?” fece Peter corrugando la fronte.
“Per forza!” si giustificarono gli Inettopodi. “O non avrebbe mai fatto quello che volevamo”
“Non temete, sono creature innocue” disse l’uomo accanto a Lucy, ripetendo le esatte parole della Driade.
“Bè, troppo innocue non direi” borbottò Edmund. “Le lance mi sembravano piuttosto affilate”.
Ma il discorso cadde, perché la sorella minore presentò il nuovo venuto, che a quanto pare era il proprietario della grande casa e dell’Isola.
“Ragazzi, vi presento il mago Coriakin”
Coriakin s’inchinò “E’ un onore conoscere i Sovrani di Narnia e i loro amici”. Poi allargò le braccia a Miriel. “Mia cara, cominciavo a preoccuparmi”
Miriel andò da lui e lo baciò sulle guance. “Ho avuto un piccolo contrattempo stanotte e sono rimasta fuori più del dovuto”
Il mago si rivolse subito a Peter, come se già sapesse tutto ciò che era accaduto nella radura.
“State bene, Maestà?”
“Sì, solo grazie a Miriel”
“Perché che è successo?” chiese Lucy, desiderosa di scoprire chi fosse la nuova amica dai capelli rossi.
“Ci racconteremo le rispettive avventure davanti a una buona colazione, che ne dite?” propose Coriakin e tutti accettarono di buon grado.
“Prendiamo il maiale per la colazione!” dissero gli Inettopodi, che a quanto pare erano esserini tuttofare.
Eustace scappò a gambe levate quando le creature cominciarono a rincorrerlo con le lance in mano, provando a infilzarlo in quel posto dove non batte mai il sole….
Organizzarono un banchetto coi fiocchi (senza Eustace come piatto forte, per fortuna).
Lucy raccontò la sua storia per prima. Susan, Ed e Caspian non ebbero molto da dire, per cui lasciarono subito la parola a Peter. Il Re Supremo narrò loro il suo incontro con Miriel e ciò che aveva visto nella radura quella notte.  
Il giovane cominciò a capire perché gli era parso che la foresta lo chiamasse. In realtà non era affatto la foresta. Ad attirarlo era stata la voce di quella donna fatta di nebbia che di certo non aveva buone intenzioni. Fortunatamente era sopraggiunta Miriel, che a quanto pareva era ospite di Coriakin sulla sua isola da molto tempo.
“Aslan l’ha mandata qui per farvi da guida” cominciò a spiegare il mago quand’ebbero finito di mangiare.
I dettagli Peter li conosceva già, ma ascoltò ugualmente in silenzio.
“Sapete, anche io provengo dalle parti di Miriel” disse Coriakin. “Io sono una stella… in pensione, diciamo”
“Davvero?” chiesero i ragazzi in coro.
“Non proprio” fece la Driade, con una nota di rimprovero nella voce. “Coriakin ha fatto un torto ad Aslan, per questo è stato mandato su quest’isola. Deve espiare una colpa”
Il mago borbottò qualcosa. “E va bene, è vero. Comunque, non chiedetemi niente. Di questa storia preferisco non parlare, è una brutta faccenda. Ad ogni modo…Aslan mi ha messo qui per far da tutore a questo popolo primitivo che prima si chiamavano Monopodi, e che io ho trasformati in Inettopodi”
“Loro non sembrano troppo contenti di questa trasformazione” commentò Susan.
“Lo so, ma non credo li farò tornare com’erano. Dicevano di essere belli, ma per me lo sono di più adesso”
“Coriakin, per cortesia, possiamo andare avanti?” chiese Miriel paziente.
“Oh, certo cara, scusa…Che cosa dovevo dire?”
La fanciulla sospirò e proseguì, picchiettando sul braccio dell’uomo.
“Sono su quest’isola da quasi un anno. Non sapevamo quando sareste arrivati ma Aslan mi disse di iniziare a vivere nel mondo dei mortali per abituarmi alla vita che conducete, dato che dovrò venire con voi. Coriakin mi ha ospitata gentilmente.”
“Parti sul nostro veliero?” chiese Lucy euforica.
“Se Re Caspian acconsente”
“Signora, se è volere di Aslan che ci facciate da guida per il resto del viaggio, così sarà. Non ho nulla da obbiettare se per voi non è troppo pericoloso”
Coriakin sorrise. “Resterete stupiti dai poteri di Miriel. Il Re Supremo ne ha già avuto conferma”
Tutti si volsero in direzione di Peter.
“Credo che dovrebbe venire” disse il giovane dai capelli biondi. “Lei stessa ha scelto di essere qui per noi e conosce qualcosa che riguarda la nebbia verde”
“Parlatecene, allora” disse Susan.
Miriel e Coriakin si scambiarono uno sguardo molto serio. Il mago si alzò.
“Venite” disse. “A questo proposito ho qualcosa da mostrarvi”
Si spostarono di nuovo nella biblioteca, il mago, la Driade, i cinque Sovrani, Eustace e Drinian. Ripicì restò fuori, poiché gli Inettopodi avevano paura dei topi e non volevano che entrasse in casa.
“Ricordate quando ho detto che volevo solo proteggere gli Inettopodi, ed è per quello che gli ho resi invisibili? Bene, la nebbia centra in un certo modo. Dovevo proteggerli dal male. Pensavo che se la nebbia non li avesse trovati non li avrebbe fatti cadere nel sonno eterno. E invece…”
“Volete dire” disse Caspian, “che anche voi siete stati colpiti da quella strana malattia?”
“Sì, alcuni Inettopodi si sono irreversibilmente addormentati. L’avete già vista all’opera, allora”
“Sfortunatamente sì. Sulle Isole Solitarie siamo stati ospiti di un caro amico di mio padre e…”
“Ah sì, sì.” lo interruppe il mago. “Ora ricordo, so tutto. L’altra giuda mi ha messo al corrente”
“L’altra?” fece Lucy un poco confusa.
“Forse è meglio fare un piccolo riassunto” disse Miriel. “Una guida sulla terra e una in cielo, così disse Aslan, per guidare il Veliero dell’Alba nella sua epica traversata. Io sono la guida sulla terra, che vi metterà in guardia dai pericoli e vi verrà in aiuto con i poteri di cui dispongo: la luce. La nebbia verde viene da un luogo buio, dove non c'è mai il sole”.
“Le vostre guide” continuò Coriakin, “sono state scelte personalmente dal Grande Aslan e su espresso ordine dell’Imperatore d’Oltremare, per vegliare su di voi. La seconda guida, che ancora non conoscete, si trova su un’isola assai lontana da qui, ma sta osservandovi attentamente e ha deciso di intervenire in quanto protettrice. Ha una visuale più ampia di quella che può avere Miriel, e questo le ha permesso di vedere un enorme pericolo incombere su di voi”
I ragazzi si scambiano sguardi preoccupati.
“La nebbia” disse Edmund senza dubbio alcuno.
“O ciò che la nebbia copre” ribatté il mago.
Prese un grande rotolo di pergamena da uno degli scaffali. Lo aprì e lo srotolò per terra come fosse un grosso tappeto. I cinque Sovrani, Eustace, Miriel e Drinian si sistemarono in cerchio intorno ad esso.
Era una dettagliata cartina di Narnia e dei regni che la circondavano: a nord le Terre Selvagge; a sud le terre azzurre di Archen e quelle del Grande Deserto di Calormen; a ovest Telmar e a est gli arcipelaghi delle Sette Isole, le Isole Solitarie, Galma, Terebinthia e l’Oceano Orientale, comprese l’Isola di Coriakin e altre terre lontane. Tutto era in movimento.
I Pevensie ebbero come l’impressione di stare davanti allo schermo di un cinema, solo che lo stavano guardando in piedi dall’alto.
“E’ piuttosto bella” disse Eustace ammirato. Gli altri lo guardarono con un mezzo sorriso. “Bè…per essere la mappa immaginaria di un mondo immaginario” si corresse subito il ragazzo.
“Osservate” disse Coriakin, stendendo una mano sulla mappa.
Essa cambiò all’improvviso. Le figure si ingrandirono come se il mago stesse usando un’enorme lente d’ingrandimento. Il continente di Narnia sparì e il tutto si concentrò sull’Oceano Orientale. Attorno alle isole vorticava la nebbia verde.
“E’ dappertutto. E’ l’origine dei vostri problemi ed è partita da lì”
Le terre sulla mappa si susseguirono una dopo l’altra alla loro vista. I ragazzi scorsero velocemente le altre isole sconosciute, e parve loro di vedere un grande fiume, un vulcano e alte colonne di marmo simili a un tempio. Infine, l’immagine si fermò su una terra brulla e buia. Faceva venire i brividi solo guardandola da lontano. Tutti si chiesero se mai avessero dovuto imbattervisi, e Coriakin diede loro tale conferma.
“Il luogo dove si annida il male è L’Isola delle Tenebre. Prima non esisteva e io credo si sia formata nello stesso momento in cui è apparsa la nebbia”
“E’ proprio la stessa che abbiamo già visto” commentò Peter. “E qualcuno la controlla”
Coriakin lo guardò molto seriamente. “La nebbia può assumere qualsiasi forma. Può far avverare i vostri sogni più oscuri. Cerca di corrompere tutti i gusti e di gettare il mondo nell’oscurità. Tutti voi avete nel cuore paure e segreti. Dovete guardarvi da essi o la nebbia si estenderà sempre più a est, arrivando sino a Narnia”
“E’ già arrivata troppo oltre” disse Caspian con aria grave. “E temo che la nebbia sia più di una materializzazione dei nostri incubi”
“E’ di questo che si nutre” disse Miriel. “Di incubi. Afferra le sue prede tramite i tormenti del cuore. Prima tentandole e poi facendole sprofondare in un sonno irreversibile”
“Chi c’è dietro tutto questo?” chiese Susan.
“Non lo so, Maestà, mi rincresce. Ma è un male antico, più vecchio della stessa Narnia. Il suo scopo però è chiaro: gettare il mondo nell’oblio, in un sonno eterno. Purtroppo, gli uomini- e non solo- stanno diventando sempre più inclini all’odio e all’egoismo. Ciò non fa che incrementare il potere di cui la nebbia si nutre. L’odio genera violenza  e la violenza genera la morte.”
“Quindi, la maledizione di Tash di cui parlavano gli abitanti delle Isole Solitarie, non era altro che il potere della nebbia?” chiese Susan, ripensando a quelle povere persone sacrificate inutilmente ad essa.
“E’ probabile” le rispose Caspian. “Ma per quel che ne sappiamo, potrebbe trattarsi proprio di Tash. In quanto divinità di Calormen, non mi stupirei se avesse davvero scagliato una maledizione simile su Narnia, visto l’odio che da sempre covano nei nostri confronti”
“Come si può fermare?” chiese Lucy a Coriakin.
“Rompendo il suo incantesimo”
Si voltò verso Edmund e puntò un dito contro la Spada di Bern.
“Di spade come quella, altre sei ne esistono. Se avete già in mano vostra la prima, significa che non c’è bisogno che io vi racconti la loro storia”
I ragazzi annuirono.
“Lord Bern in persona, custode della prima spada, ci ha messo al corrente di tutto” rispose Edmund, stringendo l’elsa con orgoglio.
“Avete visto le altre?” volle sapere Peter.
“Sì”
“I sei Lord” disse Caspian emozionato. “Sono passati di qua”
“Certo”
“E dove erano diretti?”.
“Dove io li ho mandati” fece Coriakin, stendendo per la terza volta la mano sulla mappa.
L’immagine cambiò ancora e si spostò un po’ più indietro rispetto all’Isola delle Tenebre.
“Ora dovete ascoltare attentamente ciò ce sto per dirvi, Sovrani di Narnia” enunciò il mago, “E anche tu, Eustace Scrubb”
“Oh! I-io?” balbettò il ragazzino. Era la prima volta che veniva coinvolto in prima persona in un affare tanto importante che riguardasse quel mondo magico.
“Per rompere l’incantesimo della nebbia, per evitare che la sua maledizione-da chiunque sia stata lanciata- arrivi sino a Narnia e catapulti il mondo intero in un sonno infinito, dovrete ascoltare i consigli della Driade Miriel, guida della terra; e seguire la Stella Azzurra, guida del cielo, che vi sorveglia e protegge per quanto le è possibile. Viaggiate con loro e arriverete incolumi fino all’Isola di Ramandu. Lì, le Sette Spade dovranno essere deposte sulla Tavola di Aslan. Solo allora riusciranno a sprigionare il loro vero potere magico. Esse racchiudono il potere che può annientare le tenebre di cui la nebbia si nutre. Tenebre reali, come quelle della notte; ma anche emotive, costituite da incubi, rancori e paure che albergano nel cuore di ognuno, e che sono forse le più pericolose e le più difficili da sconfiggere. Non fatevi indurre in tentazione”
“In tentazione?” fece Lucy.
“Sicché la Settima Spada non sarà consegnata sulla Tavola di Aslan e riunita alle altre, il male si ritroverà in vantaggio e farà ciò che è in suo potere per mettervi alla prova. Siate forti” li mise in guardia il mago con aria molto seria.
Poi si rivolse a tutti loro, uno per uno.
“Peter il Magnifico: non dubitare mai di ciò che può accadere, o perderai ciò che per te è più prezioso”
Peter fissò negli occhi Coriakin, non riuscendo a capre a fondo il significato di quella frase.
“Edmund il Giusto: ricorda e ringrazia sempre per la possibilità che ti è stata data e il ruolo che ti è stato affidato”
Ed sostenne lo sguardo del mago, quasi volendo sfidarlo.
“Eustace Scrubb: non aver paura, credi e vedrai”
Eustace rimase sull’attenti e poi fissò la mappa davanti a lui.
“Caspian il Liberatore: non tentare l’impossibile, poiché ciò che è deciso non cambierà, nemmeno per il Re”
Caspian abbassò lo sguardo e la sua espressione divenne pensierosa. Si volse appena verso Drinian e poi verso Susan, tornado infine a guardare altrove.
“Lucy la Valorosa: non voler essere più di ciò che sei, o perderai ciò che può essere tuo per sempre”
Lucy assunse un’espressione colpevole.
“Susan la Dolce: devi accettare quel che più temi, solo non dimenticare e scoprirai ciò che per te è davvero importante”
Susan fu l’unica che ebbe il coraggio di rispondere a Coriakin.
“Perdonatemi, signore, ma credo di aver già capito cosa è più importante” disse con voce bassa ma ben chiara, girandosi un attimo solo per guardare Caspian.
Coriakin fece un’espressione indecifrabile, poi voltò loro le spalle rimanendo in silenzio come se stesse riflettendo.
“Non cadete in tentazione” ripeté infine. “Se volete sconfiggere le tenebre, dovete sconfiggere le tenebre dentro di voi. Non dimenticatelo. Non dimenticatelo mai”.
 
 
Gli Inettopodi si dimostrarono più simpatici di quanto lo erano stati all’inizio. Per farsi perdonare, prepararono altri due pasti deliziosi che agli ospiti furono assai graditi. Aiutarono anche nelle riparazioni della nave, chiedendo ai loro amici granchi di issare il Veliero dell’Alba sui loro gusci luccicanti e portarlo fino a un’altra piccola insenatura nascosta all’interno dell’Isola. In quel modo, spiegarono, essendo più vicini alla casa rispetto alla spiaggia, sarebbe stato meno faticoso andare avanti e indietro per trasportare gli attrezzi e le assi che servivano.
Incredibilmente, i granchi riuscirono in quell’impresa. Ne arrivarono a centinaia, issarono lo scafo sulle corazze e tutti insieme si mossero verso il luogo indicato dagli Inettopodi.
Rhynce coordinò i lavori di carpenteria, tutti diedero una mano, anche Coriakin, che usò la sua magia per rinforzare maggiormente il veliero.
Drinian fu del parere che l’idea degli Inettopodi era stata assai utile anche per un altro motivo: per tutto il giorno aveva notato un falchetto sorvolare l’isola, di quelli che di solito si usano per la caccia.
“Pensi che qualcuno ci segua?” chiese Caspian ansioso.
“Non ne sono sicuro, ma è meglio essere prudenti e rimanere nascosti”
La notte calò rapidamente.
Coriakin ospitò i Sovrani di Narnia nella sua grande dimora, mentre la maggior parte dell’equipaggio rimase sulla nave, chi a sorvegliare il veliero, chi a finire i lavori, i cui tempi furono assai ridotti soprattutto grazie all’aiuto del mago. Se tutto andava come previsto, la mattina dopo avrebbero già ripreso il mare.
Ma c’era chi non riusciva a dormire nonostante il grande e comodissimo letto di piume, le coperte morbide e il tepore del caminetto acceso.
Lucy si rigirava continuamente tra le lenzuola, sbuffando e sospirando. Continuava a pensare alle parole che Coriakin le aveva rivolto quel pomeriggio.
Non voler essere più di ciò che sei…
“Accidenti” mormorò mettendosi a sedere sul letto.
Se si faceva spaventare da un semplice avvertimento (perché di quello si trattava, vero? Non di qualcosa che stava per accadere davvero…), che sarebbe successo quando le cose fossero diventate più serie?
Se aveva avuto paura ad entrare in un casa per leggere un libro, che avrebbe fatto quando si sarebbe trovata davanti la nebbia verde e chi la manovrava? Se era davvero Tash?
Se la situazione l’avesse richiesto, sarebbe stata in grado di affrontare difficoltà, pericoli forse anche mortali?
 “Se solo fossi più grande…” pensò. “Se fossi come la ragazza nel libro, forse potrei…
Si mordicchiò il labbro inferiore e poi infilò una mano sotto il cuscino. Ne uscì la pagina del Libro degli Incantesimi, quella in cui si era vista con il volto di Susan.
“Vorrei essere come lei. Perché continuo ad essere così piccola?”
“Voglio essere più grande” scandì ad alta voce. “Anch’io voglio essere coraggiosa e bella”
Osservò la pagina e ancora una volta recitò l’incantesimo. Notò poi altre parole sopra il ritratto della donna sconosciuta. Non le aveva viste quel mattino, strano…
Lucy si portò la pagina davanti al volto, per specchiarsi nell’ovale in cui sperò presto di vedersi di nuovo con l’aspetto di sua sorella.
“Fa di me colei che io tanto vorrei”
Ed ecco che la donna spariva e veniva sostituita dal suo volto. E il volto mutò, le labbra si riempirono, gli occhi si schiarirono e capelli si allungarono e si scurirono.
Lucy, eccitatissima, si alzò dal letto e andò a guardarsi nel grande specchio accanto al fuoco, il quale le rimandava un’immagine a figura intera del suo corpo.
E la figura che ora vedeva di se stessa le piaceva, era diventata bellissima, la camicia da notte le stava anche meglio ora che il seno era cresciuto.
Lucy rise e afferrò il mantello. Uscì di corsa dalla stanza e non notò, per la seconda volta quel giorno, che una nebbiolina verde le vorticava intorno.
La bruma sembrò più densa, più corposa, come se avesse acquistato spessore. Sfiorò il letto vuoto sul quale era rimasta incustodita la pagina del libro del mago. Poi svanì.
Lucy si voltò un attimo ma subito lasciò perdere. Sicuramente il sibilo che aveva sentito alle sue spalle proveniva da un qualche uccello o animale notturno.
Era una notte chiarissima, senza luna ma con così tante stelle che per la ragazza non fu difficile muoversi nell’oscurità.
Uscì dalla casa e si recò di corsa al laghetto dove la sera prima aveva fatto il bagno con Gael e Susan. Ora era come lei, e per un attimo fece finta sul serio di essere la sorella.
Andò a specchiarsi sulla superficie limpida e calma del lago e si passò le dita tra i capelli, sollevandoli e poi lasciandoli ricadere. Sorrise, quindi si alzò, si levò il mantello e si spogliò della camicia da notte, immergendosi nella acque fresche. Era una bellissima sensazione.
“Se un principe mi vedesse come sono ora” pensò Lucy arrossendo un poco, “forse chiederebbe la mia mano”
I fianchi si erano arrotondati, le gambe erano meno magre, le braccia bianche e…sì, il volto era proprio come lei lo voleva.
Dalla vegetazione circostante apparve un gruppetto di granchi, tra cui il più grosso, che era diventato loro amico per primo. Lucy giocò un po’ con loro e si divertì nuotando e spruzzandosi d’acqua. D’un tratto però, i granchi uscirono di corsa dal lago e andarono a nascondersi, spaventati.
All’inizio, Lucy non capì cosa potesse averli indotti a fuggire, poi sollevò la testa e scrutò nel buio. Nulla si muoveva ma lei aveva sentito un rumore al di sopra del suono della cascata. Era vicino.
Si issò fuori dall’acqua, rivestendosi in fretta.
Era un suono di passi ma non arrivava dalla direzione dalla quale era venuta anche lei, cioè dal sentiero che portava alla casa di Coriakin e al Veliero dell’Alba, bensì dalla parte opposta.
Non aveva nemmeno portato il pugnale. Quanto era stata sciocca…
Indietreggiò dentro la vegetazione, cercando di affondare più a fondo nelle ombre circostanti, attenta a non far scricchiolare nemmeno una fogliolina sotto i piedi scalzi.
Apparve una figura (maschile di sicuro) avvolta in un ampio mantello e con al fianco una lunga spada, molto diversa da quelle di Narnia. La riconobbe: una scimitarra. Anche nella notte era distinguibile la forma ricurva.
“Calormen”pensò immediatamente Lucy, con il panico che cresceva dentro di lei. “Non può essere. Perché sono qui? Avranno già trovato gli altri?”
Cominciò a respirare velocemente.
“Calma…devo calmarmi…Devo tornare indietro”
Si mosse piano, ricordando improvvisamente che non aveva più il suo aspetto.
Che cosa avrebbero detto vedendola così? Come lo avrebbe spiegato?
“Non è importante ora, devi avvisarli del pericolo”
Indugiò ancora un istante, stringendosi nel mantello, e quell’attimo le fu fatale.
Quando si voltò per fuggire in mezzo agli alberi andò a sbattere contro qualcosa, o qualcuno. Cadde a terra e sentì l’inconfondibile suono del metallo contro il cuoio: una spada che veniva sguainata.
Lucy alzò lo sguardo e osservò l'uomo davanti a lei. Il turbante, la scimitarra e la divisa bianca e arancione tipica dei soldati del sud. Era davvero giovane, poco più grande di lei. Gli occhi erano scuri, gentili e la fissavano attentamente.
“Hai trovato qualcosa, Emeth?” disse la voce dell’altro, quello che Lucy aveva visto per primo.
Il ragazzo non rispose subito e continuò a guardare la giovane donna davanti a sé. L’aveva già vista. La riconobbe come una dei due naufraghi che avevano preso come schiavi a bordo dell’Occhio di Falco. Era l’ossessione del principe Rabadash.
Era la Regina Susan.

 
 
 
 
 
 
 
Cari lettori, mi spiace avervi fatto aspettare per l’uscita di questo capitolo, ma la vostra Susan è rimasta inferma da giovedì a domenica con un mal di schiena allucinante. Niente di grave, incidente sul lavoro (sapete com’è, l’età…). Avete presente uno stoccafisso? Ecco…, dritta impalata sul divano, non riuscivo manco ad alzarmi. Per fortuna ora va meglio, sono andata dal medico e tutto si risolverà (spero) in tempi piuttosto brevi. Domani torno già al lavoro, per cui tornerò presto anche a scrivere come si deve!
Ok, ora vi lascio ovviamente ai commenti di questo sudatissimo capitolo (per me e per voi, lo so).
Cara la nostra Lu, ora che le succederà? I cattivoni la prenderanno? E gli altri?
Caspian e Susan non si sono visti quasi, T________T dispiace anche a me che credete, ma volevo lasciarli respirare un poco prima di creargli alti guai. E arriveranno, potete starne certi…
Ma mi piace dar spazio anche agli altri, anche perché ripeto (per l’ennesima volta) che ho così tante idee e non riesco a far stare tutto nello stesso capitolo, devo suddividere.
E poi Lucy è Lucy, e se non fosse per lei Narnia non l'avremmo mai scopreta, e se non c'è Narnia non c'è Caspian, e senza Caspian non si può fare la coppia Caspian/Susan, e niente Caspian e Susan niente storia! XD Passiamo ai ringraziamenti:

 
 
Per le seguite: Allegory86, ArianneT, Chanel483, FedeMalik97, FioreDiMeruna, FrancyNike93, GossipGirl88, IwillN3v3rbEam3moRy, Jlullaby, Luna23796, Mari_BubblyGirls, piccola_cullen,  piumetta, Poska, Red_Dragonfly, SerenaVdW, Smurff_LT, SweetSmile, yondaime e Yukiiiiii
Per le preferite: ArianneT, Babylady, Charlotte Atherton, FrancyNike93, KiMiChAmA_EllY_, LittleWitch_, Lules, , piumetta, SerenaVdW e tinny
Per le ricordate: Angie_V e Miss_Hutcherson
Per le recensioni dello scorso capitolo: Angie_V, Babylady, Charlotte Atherton, FioreDiMeruna, FrancyNike93, GossipGirl88, IwillN3v3rbEam3moRy, Lules, piumetta, SerenaVdW e tinny
 
Angolino delle anticipazioni:
Nel prossimo capitolo Lucy e Emeth si conosceranno meglio <3 e lui ci riserverà una grossa sorpresa!
I nostri eroi dovranno affrontare la prima battaglia contro Rabadash e i suoi: chi vincerà?


Risultato sondaggino: Ho deciso che le foto le alternerò, così faccio contenti tutti ^.^
 
Ohi, ohi…scusate ancora se ho dovuto posticipare l’uscita del 17. E mi scuso in anticipo se capiterà ancora in futuro. Il 18 penso di riuscire a postarlo al più tardi domenica, perché ho già in mente quasi tutto.
Non ho riletto, se trovate qualche errore ditemelo. Vi siete superate nello scorso capitolo: 11 recensioni! Ok, confronto ad altre non sarà molto, ma per me è una grande soddisfazione!!!Vi adoro!!!!
Un bacio enorme e grazie infinite perché continuate a sostenermi e non mi abbandonate mai!
Susan<3
   
 
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