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Autore: Allie__    19/02/2013    3 recensioni
La situazione, la tensione, vederlo così.. gli aveva fatto salire il sangue al cervello e quella che lei, aveva interpretato come gelosia, aveva fatto venire a galla la sua, che aveva represso per anni.
«Io..» non riuscì a dire altro, che il resto delle parole le morirono in gola.
«Tu come al solito non finisci le frasi. Ma sai una cosa, non abbiamo più 3 anni..» la guardò per un attimo «..direi che tu non hai più bisogno di me e io penso di aver più nessun bisogno di te» e così dicendo uscì sbattendo la porta.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Chapter 4.



 

 
Rimase immobile senza sapere esattamente che dire.
Le lacrime premevano per uscire, il corpo sembrava diventato un blocco di ghiaccio e non aveva nessuna intenzione di rispondere ai comandi che il cervello, continuava a mandagli per fargli fare una qualsiasi mossa. 
Era li, con gli occhi fissi nei suoi color ambra e non poteva ancora crederci, che gli avesse fatto una domande simile.
L'aveva sempre detto e immaginato che non l'avrebbe riconosciuta, ma tra l'immaginazione e il fatto concreto la strada era tanta e lei ora li, con gli occhi del ragazzo che la guardavano, attendendo una risposta e gli sembrava che tutte le barriere che aveva costruito faticosamente per tenere tutte le emozioni più forti lontane e ben nascoste, impedendogli di devastarla, stavano prendendo poco alla volta il pieno possesso di lei.
«E' tutto okay?»chiese una voce alle spalle di Evie.

Silenzio.

Ria si era avvicinata a loro, mettendosi accanto a Tom e lo guardò preoccupata.
«Tom, è successo qualcosa?»ripeté, ma il ragazzo sembrava non sentirla e continuava a tenere lo sguardo fisso su Evie.
A quel punto la ragazza si voltò verso Evie e la fissò, cercando di capire cosa fosse accaduto, ma non ricevendo nessuno cenno da Evie, che sembrava diventata una vera e propria statua di ghiaccio, si voltò di nuovo verso Tom e gli appoggiò una mano sul braccio, facendo riscuotere per un secondo il ragazzo.
«Vado a pagare poi possiamo andare okay?»
Il ragazzo si limitò ad annuire e tornò a fissare la ragazza davanti a lui.

Era sicuro di averla già vista e più di una volta, ma non riusciva a ricordarsi ne dove ne quando. Sapeva che probabilmente la ragazza davanti a lui si stava chiedendo se fosse un tipo apposto, ma era più forte di lui guardarla, sentiva di conoscerla e non si sarebbe messo l'anima in pace, finchè non avrebbè scoperto chi era.
Eppure quegli occhi qualcosa gli dicevano.
Erano di ghiaccio e poteva notare distintamente le lacrime che la ragazza stava invanamente tentando di trattenere a tutti i costi, ma non riusciva a capire perchè.
All'inizio la prima cosa che pensò fu che doveva essere una fan, forse una qualche groupie che si era postata a letto una volta e ora nel rivederlo avrebbe avuto una reazione isterica, come la maggior parte delle ragazze che incontrava e dato che voleva venirci a capo di chi fosse quella ragazza, si convinse che forse era proprio così.

Era solo una groupie.

«Per caso ci siamo conosciuti a qualche concerto? Scusa se non mi ricordo, ma i nomi non sono il mio forte e a dire il vero non so neanche se te l'ho mai chiesto.»disse tutto ad un tratto Tom, guardandola e grattandosi la nucca, come era solito fare quando era in imbarazzo, poi continuò..
«Però se mi dici come ti chiami, potrebbe tornarmi in mente qualcosa..» disse alla fine, tornando a guardarla negl'occhi.
Evie a quelle parole raggelò.
L'aveva presa per una di quelle sue ragazze da una botta e via, lei che con lui non si era mai neanche scambiata un bacio.
Le lacrime a quel punto le fu impossibile trattenerle e scoppiò portandosi le mani sul viso, lasciando davanti a se un Tom alquanto turbato e confuso. 
Perchè, okay l'isteria nel vederlo, ma quello gli sembrava un po’ esagerato.
Cercò di avvicinarsi alla ragazza, ma questo lo scansò e non fece in tempo a dire qualcosa che sentì la voce di Ria richiamarlo dalla porta d'entrata del negozio.
«Qualsiasi il motivo per cui stai piangendo, scusa.»  mormorò Tom, non sapendo esattamente cosa dire e si voltò per andarsene e raggiungere una Ria alquanto sconvolta nel vedere la ragazza, che ancora piangeva.

Un moto di rabbia, misto a delusione si impossessò di Evie, nello stesso istante in cui vide Tom appoggiare la mano sulla maniglia della porta per uscire.
Non voleva fare la figura di essere una delle sue fan lagnose o una di quelle che fanno una scenata simile perchè si sono sentite usate per una notte.
No, lei non voleva che lui pensasse quello, non accettava che lui non l'aveva riconosciuta.
Si ricordava ancora una frase che in quell'istante le faceva davvero male, ricorda.


Non potrei mai dimenticarmi di te, sei troppo importante.

 
Forse non era stata poi così importante, forse tutte quelle parole gliele aveva dette tanto per dire.
Ora era pervasa da mille dubbi, ma la delusione era stata talmente tanta, che improvvisamente il suo corpo, come riscosso da un lungo letargo, si mosse in direzione del ragazzo in uno scatto.
Appoggiò una mano sulla spalla di lui, come per richiamare la sua attenzione, cercando di trattenere le lacrime che non volevano cessare di bagnarle il viso.
Appena lui si voltò, lo guardò dritto negl'occhi e  anche se lo vedeva un po’ opacamente, per via delle lacrime che scendeva indisturbate sul suo viso, anche contro la volontà di lei e gli disse con voce piena di rancore.
«Vuoi sapere davvero il mio nome, Tom?» pronunciare quel nome, gli provocò una fitta al cuore. Da anni non aveva più avuto il coraggio di pronunciare quelle tre lettere, provocavano troppo dolore e troppa sofferenza.
«Lo vuoi sapere?»riprese nuovamente lei, alzando di un tono la voce.
Lui rimase fermo di sasso, non sapendo esattamente cosa dovesse rispondere, ma alla fine si limitò ad annuire con un cenno del capo.
Lo fissò, per un lungo e interminabile secondo, prima di sputare tra i denti sprezzante, il suo nome.

«Evie!»

In quello stesso istante, l'espressione di Tom mutò .
Come aveva fatto a non accorgersi che era lei? Come aveva fatto a non collegare quegli occhi a Evie?
Ora quello che sembrava essersi trasformato in una statua di ghiaccio era lui, non più lei.
«Evie..tu..» riuscì solo a mormorare, ma per Evie quello era troppo.
Sentire pronunciare nuovamente il suo nome da lui, con quel tono..
Evie gli voltò le spalle e corse nel  retro del negozio, dentro il magazzino, rannicchiandosi dietro delle scatole di cartoni stracolme di vestiti.
Piangeva e non riusciva a smettere.
Atlanta doveva essere un nuovo inizio non l'apertura di vecchie ferite.
La poteva sentire dentro di lei, quella ferita che da anni non sanguinava più, riaprirsi come una ferita nuova, appena fatta.

«Tom, ma la conosci?»chiese Ria al ragazzo, che ancora incredulo stava guardando il punto in cui la ragazza era fuggita.
Fu un attimo. Il corpo di Tom si mosse d'istinto e senza dire una parola, scattò andando come un razzo verso la porta da cui era sparita la ragazza.
Ria lo richiamò più volte e pure Seline lo aveva richiamato, dicendogli che lui li non poteva entrare, ma ormai nel suo cervello non entrava più nessuno messaggio, se non che quella ragazza, era la stessa che gli era mancata per due lunghi anni.
Raggiunse il magazzino e iniziò a chiamarla, cercandola.
«Evie, ti prego.. dove sei?»

Silenzio.

«Evie!»

Silenzio.

«Ti prego, scusa.. sono stato un'idiota!»

Silenzio.

«Cazzo!» imprecò a quel punto tra se e se, guardandosi intorno, sperando di scorgerla con lo sguardo.
Continuò a camminare, finchè non sentì dei singhiozzi, provenire da dietro una montagna di scatoloni aperti .
Fece il giro, ritrovandosi davanti una ragazza seduto a terra, china sulle ginocchia che piangeva.
Non si era accorta che era arrivato, forse era troppo scossa, proprio come lui di averlo rivisto.
Si avvicinò piano e si inginocchiò davanti a lei e allungò una mano accarezzandogli i capelli .
«Piccola..»mormorò, quasi avesse paura di spaventarla.
Evie alzò immediatamente il capo e incrociò subito lo sguardo del ragazzo davanti a lei.
«Vattene via.» sibilò, tornando ad appoggiare la fronte sulle gambe.
«Io non vado da nessuna parte..»
«Sei bravo a farlo invece e anche a dimenticarti delle persone a quanto vedo.»rispose secca lei, scostando infastidita la sua mano da lei.
«Sono stato un'idiota okay? Me ne sono pentito un secondo esatto dopo aver chiuso la porta, che aveva fatto una stronzata, ma..»
«Ma non sia mai che Tom Kaulitz metta da parte il suo orgoglio, giusto?»rispose ancora più acidamente lei, alzandosi e scansandolo definitivamente da se.
Non fece in tempo a compiere due passi che  si sentì stringere da dietro da due grosse braccia, senza aver più nessuna possibilità di muoversi.
«Sei una stupida..io sono uno stupido e non mi sono mai dimenticato di te, è solo che sei così..»mormorò lui al suo orecchio, stringendola ancora di più a se.
«Tom, lasciami!»disse lei, cercando di liberarsi dal suo abbraccio.
«Questa volta no»rispose serio lui, aumentando la presa su di lei.
Questa volta no, non avrebbe fatto l'idiota per l'ennesima volta, non l'avrebbe lasciata, non avrebbe fatto finta di niente e soprattutto non avrebbe permesso al suo orgoglio di comandare un'altra volta.
«Tom, ti prego.. »sussurrò allo stremo lei, di nuovo in lacrime.
«Evie ma fammi spiegare..»
«Hai già spiegato, ti prego..ora lasciami» 
Senza farselo ripetere Tom sciolse le sue braccia, lasciandola libera e prima di andarsene di voltò un'ultima volta a guardarlo.
Non disse una parola ma i suoi occhi lo fecero per lei.
Rabbia, felicità, delusione, gioia.
Mille emozioni una diversa dell'altra si potevano leggere dentro quegli occhi .

 







 
***

 
 







 
Dentro di lei una voce gli gridava che non avrebbe dovuto andarsene, che doveva restare li con lui. Ma in quel momento gli faceva troppo male.
Troppo male rivederlo, troppo male non essere stata riconosciuta e per di più scambiata per una groupie.
Aveva bisogno di restare da sola, chiarirsi le idee e sorridere.
Si sorridere, perchè da quando aveva aperto la porta del suo appartamento non aveva fatto altro che sorridere, ridere e sorridere.
Gli era mancato così tanto che non poteva ancora crederci di averlo rivisto e di essere stata nuovamente abbracciata da lui .
Era felice si, ma non poteva nascondere la rabbia e  anche quella piccola arpia verde che era la sua gelosia.
Si perchè era sempre stato così, lei era gelosa di lui e vederla con quella ragazza, aveva riacceso in lei un senso di possesso che non aveva mai in realtà posseduto.
Poteva essere arrabbiata quanto voleva, ma averlo rivisto aveva confermato la sua teoria, che più volte nel cuore della notte aveva attraversato i suoi pensieri, proprio come una stella cadente. 
Lei aveva ancora bisogno di lui.














Note: 
Scusate per il ritardo, ma oggi sono stata talmente presa che non ho fatto in tempo a postare prima e a dire ilv ero anche a scrivere. Quindi mi scuso già per gli eventuali errori o segni di punteggiatura mancanti mancanti.
Bhe che dire? Spero che lascierete un vostro parere ;) 
ringrazio sempre chi recensisce!
Un bacio a martedì prossimo ♥ 
Allie.
  
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