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Autore: Amily Ross    19/02/2013    1 recensioni
E se le cose fossero un pò diverse, se Holly, Benji e tutti gli altri fossero italiani anziché giapponesi? Cosa succederebbe se le loro vita fossero legate a quelle di calciatori famosi, e sarebbero leggermente cambiate? Riusciranno i nostri piccoli grandi eroi a realizzare il loro grande sogno? (I ragazzi sono imparentati tra loro, quindi non fate caso ai cognomi diversi che hanno alcuni di loro, l'ho fatto apposta, sia per "italianizzare" i personaggi, sia per legarli ai calciatori)
Genere: Generale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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17°capitolo: Una stupenda stagione
 

 

 Erano passati due giorni dai controlli, io e Julian c’eravamo rifatti, avevamo giocato a pallone come matti, recuperando tutto ciò che non avevamo fatto in estate.

(Ovviamente non avevamo esagerato, altrimenti i nostri genitori ci avrebbero ucciso, ma non per averlo fatto, semplicemente per una questione di principio, non volevano che strafacevamo sforzandoci cosi tanto).

L’alba del terzo giorno era appena sorta, sarebbe stato un lunedì mattina come tutti gli altri, se non fosse perché sarebbe stato il primo giorno di scuola.

L’ultimo anno, quello più difficile, ma allo stesso quello più bello, che sarebbe rimasto nel cuore ad ognuno di noi.

La nostra fama oramai, era paragonabile a quella dei calciatori professionisti, ogni giorno all’entrata ed all’uscita eravamo assaliti da: ragazzi e ragazze delle scuole vicine, che volevano a tutti i costi un autografo, una foto, od addirittura, le fans più “innamorate” volevano strappare un bacio dalle nostre labbra.

Ma, purtroppo per loro, l’unica cosa che puntualmente ricevevano erano: le occhiatacce assassine delle nostre ragazze, le quali si avvinghiavano più saldamente a noi, causando le invidie delle pazze scatenate.

Anche all’interno della scuola, la situazione non era molto diversa, infatti, al nostro passaggio si udivano: urla di elogio, e si vedevano: ragazze imbambolate, come se avessero visto un angelo, o chissà cos’altro.

Nonostante questi piccoli inconvenienti, andava tutto allo stesso modo. Ci dividevamo tra: studio, allenamenti, partite, ed ancora studio. Non era per niente facile, conciliare le due cose, richiedevano entrambe costante impegno.

Non potevamo permetterci di trascurare ne la scuola, ne il calcio,  per fortuna le ragazze ci davano una mano con i compiti, infatti, ci passavano la maggior parte dei compiti per casa, noi ci preoccupavamo solo di copiarli e studiare la lezione, facendo cosi metà del lavoro.

Arrivò cosi la fine del primo quadrimestre, ed eravamo felici di constatare, che le nostre medie erano abbastanza alte. Per quanto riguarda il campionato; c’avevano proclamato: “campioni d’inverno”.

Adesso la situazione si complicava, ancora di più, dovevamo impegnarci ancora più a fondo se volevamo diplomarci.

Le interrogazioni erano all’ordine del giorno, ed i compiti in classe, non erano da meno purtroppo.

Passavamo la maggior parte delle notti in bianco, a studiare, o a preparare gli argomenti per gli esami.

L’indomani a scuola, era un miracolo se non ci addormentavamo durante le lezioni.

Il tempo trascorreva, ma, sembrava farlo a rilento. L’ultimo mese sembrava interminabile, addirittura, più lungo dell’intero anno scolastico.

Il campionato era finito, ed ovviamente l’avevamo vinto.

Finalmente, avevamo un po’ più di tempo, anche solo per respirare.

 Il 20 giugno, cominciarono i tanto attesi, e tanto temuti esami: gli scritti.

I primi due giorni: prima e seconda prova.

Poi ci furono quattro giorni di stacco, ed al quarto avevamo fatto la terza prova.

Per fortuna, risultarono più semplici di quanto avevamo previsto, soprattutto se tenevamo in considerazione il poco tempo che avevamo avuto.

Dopo circa due settimane, affrontammo gli orali, li passammo senza grosse difficoltà.

Eravamo già arrivati al 10 luglio, per fortuna nostra, era l’ultimo che passavamo in quella “prigione” chiamata scuola.

Uscimmo fuori. Urlando e saltando come matti, felici per la fine della nostra tortura, fieri di esserci diplomati a pieni voti.

(Ovvio, non sapevamo ancora i risultati, ma eravamo sicuri che andassero ben oltre la sufficienza).

Il pomeriggio, ci passò a preparare le valigie, ci trasferivamo una settimana alla villa di Holly, dove ci saremmo potuti rilassare, finalmente come si deve, ovviamente in compagnia delle nostre ragazze.

La settimana di relax, fu un vero toccasana; ma purtroppo però, come tutte le cose piacevoli, volò in un baleno.

Il giorno dopo esser tornati a casa, io e Julian ci recammo a scuola per vedere i voti, dopo averli scritti tutti, tornammo a casa.

Gli altri ci stavano aspettando, per festeggiare; aprii la porta d’ingresso con le chiavi, e tutti quanti si precipitarono su di noi curiosi, e frementi, di saperli.

«Allora? Forza spara..» disse Tommy saltellando, come se fosse impazzito, io mi schiarii la voce, e li spinsi tutti dentro casa.

«Non li hanno ancora appesi!» dissi con aria seria, gli altri, erano delusi, ma allo stesso tempo anche un po’ increduli.

Io e Julian ci guardammo, e scoppiammo a ridere, gli altri ci seguirono a ruota; mio cugino, estrasse il foglietto dalla tasca dei jeans, e lo mostro agli altri.

«Io, Patty, Jenny, ed Amy 90; Susy, Giò ed Eve 85; Tommy, Tony, Holly e Phil 75;  Benji, e Patrick 80; Ed e Mark 65» disse sorridendo Julian.

Le urla si propagarono per tutta casa, l’abbraccio comune che ne seguì, fu uno dei più lunghi e gioiosi.

Due ragazzi ed una ragazza, si staccarono prima.

«Uffa, non è giusto! Quanto vi invidio...» disse il ragazzo dai capelli mori.

Noi ci staccammo, puntando gli occhi su Danny; «Il prossimo anno toccherà anche a voi...» rispose Ed sorridendo all’amico.

«Mi però... non è giusto, ancora un altro anno di prigione..» strillo Rossana.

«Già, che palle!» aggiunse Erik sospirando.

Noi scoppiamo a ridere, erano troppo comici in quel momento, poco dopo anche loro si unirono alla nostra risata. 
   
 
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