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Autore: LuMiNo    20/02/2013    1 recensioni
Questa fanfiction prende spunto dal gioco di carte Magic: the gathering. Come introduzione posso dirvi che: all'interno del gioco esistono 5 colori, rosso (fuoco), blu (acqua),verde (natura), bianco (giustizia), nero (morte). Ogni colore ha le sue caratteristiche ed è usato da dei personaggi particolari, di cui fa parte Chandra,personaggio del gioco che ho inserito nella storia. Gli altri sono personaggi di fantasia, ma l'ambientazione è quella del gioco. Il multiverso è l'insieme di tutti gli universi possibili (ognuno col proprio nome), e da cui i personaggi che ne sono in grado si spostano alternativamente, saltando da uno all'altro. Il mana è ciò che conferisce a un mago il suo potere, e corrisponde al colore usato dal personaggio. Questa storia racconta di due maghi, uno rosso (piromante, ovvero che si avvale della magia del fuoco) e uno blu, entrambi in grado di spostarsi a piacimento da un universo all'altro, alla ricerca di qualcosa che sta molto a cuore ad entrambi, per diversi motivi. Buona lettura! :)
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Questa volta mi sono sforzata e ho scritto un capitoletto un po’ più lungo! Spero gradiate, le cose stanno iniziando a farsi un po’ più interessanti…
 

 
Alma fece ricorso a tutte le sue doti di autocontrollo per evitare di tradire le sue emozioni. Aspettò che il suo padre biologico e quello putativo si abbandonassero con le facce sul tavolo a smaltire la sbornia prima di uscire di casa. Fresia era andata a dormire nel suo letto, quindi non ebbe problemi ad andarsene senza farsi vedere.
Si assicurò d’essersi allontanata sufficientemente dalla casa, prima  mettersi a pensare intensamente ad Esper e sentire il familiare ronzio vicino alle orecchie.
Per sua fortuna non era comparsa in un luogo affollato, quindi il suo arrivo non fu notato da nessuno. Fu lei, piuttosto, che restò meravigliata dall’opulenza di quel piano. C’era una predominanza del colore azzurro nelle costruzioni e negli abiti stessi delle persone, le cui figure si riflettevano distorte nei palazzi d’etherium. Alma aveva solo sentito parlare di quel metallo da parte di Lynx, ma l’idea che se n’era fatta non si avvicinava minimamente al reale splendore di quel materiale. Alma non aveva mai visto nulla che apparisse così prezioso, e freddo.
Superato l’intontimento iniziale, si ricordò che la sua meta non era Esper, ma Vectis. Capiva che non avrebbe potuto chiedere semplicemente dove si trovasse Vectis ad una persona qualsiasi, anche perché i passanti di Esper erano diversi da qualsiasi passante Alma avesse mai visto. Sembravano tutti assorti in pensieri metallici quanto l’ambiente in cui si movevano, senza prestare attenzione a quanto accadeva loro intorno. Alma si pentì di non aver escogitato prima un piano per decidere come si sarebbe mossa, una volta arrivata a destinazione.
Un movimento veloce, inconsulto in quell’ambiente lento e pacato, attirò la sua attenzione. Degli uomini incappucciati di nero presero a correre fra la folla, a malapena interessata alla loro esistenza. I fuggitivi erano inseguiti da degli uomini incappucciati di bianco, che stavano per raggiungerli. Prima di poterli seguire con gli occhi, erano già svoltati dietro un angolo, nell’indifferenza generale. Alma intuì che dovunque svoltasse quell’angolo, quella era la direzione per Vectis.  
Si affrettò a seguirli, ma quando svoltò i quattro uomini erano già spariti. In compenso, il paesaggio era cambiato. Costruzioni di pietra si alternavano a quelle di etherium e, man mano che procedeva, la via si faceva sempre più lunga e stretta. Gli individui che le passavano di fianco erano meno eleganti rispetto a quelli di prima, ed avevano un’aria decisamente più feroce, quasi perversa.
All’improvviso, gli uomini dal cappuccio bianco comparvero di nuovo, poco distante da lei.
Uno dei due si rivolse con aria minacciosa ad un giovane con la schiena appoggiata al muro. “Dov’è  andata quella feccia?”
Tutt’altro che intimorito, il ragazzo si limitò ad alzare le spalle. “Al palazzo d’etherium, suppongo. Ma lorsignori sanno meglio di me che è introvabile.”
“Non per noi.” Ghignò uno dei due incappucciati, dando le spalle al ragazzo e dirigendosi con passo sicuro verso una via laterale. L’altro lo seguì.
“Non lo troveranno mai.” Commentò il giovane, rivolgendosi agli spettatori di quel curioso siparietto. “Le guardie imperiali non riusciranno mai a trovare il quartier generale di quella gilda.”
“Ed è giusto così!” Sentenziò un anziano signore che fino ad allora se n’era stato zitto in un angolo. “Se non fosse per la gilda degli assassini, non ci sarebbe giustizia qui a Vectis.”
Alma si guardò intorno. “Quindi sono già a Vectis!” pensò con sdegno e ammirazione insieme. “La parte peggiore di Esper, il luogo dove questo piano getta i suoi rifiuti. In questo modo è diventata una culla fermentante di marciume. La pietra rossa deve assolutamente trovarsi qui, le cose troppo ambite non si trovano mai fra la brava gente.”
Cessò di ascoltare la conversazione su quella strana gilda di assassini, decidendo di percorrere la via principale in tutta la sua lunghezza. Suo padre era già riuscito a trovare la pietra rossa, e di conseguenza il luogo in cui era nascosta. Se c’era riuscito lui, non vedeva perché non avrebbe dovuto riuscirci lei. Mentre procedeva, però, iniziava a sentirsi sempre più inquieta. Gli individui che incrociava lungo la via erano particolarmente loschi e la squadravano con astio. Prima che potesse rendersene conto, sentì qualcuno afferrarle la cintura nel tentativo di rubarle il borsello. D’impulso, Alma lanciò un incantesimo di difesa che sfociò in una violenta fiammata; spaventata dalla sua stessa reazione, la ragazza prese a correre a più non posso verso la fine di quella via che sembrava infinita. Invece, poco dopo l’inizio della sua corsa, si ritrovò in un campo di grano dorato. Finalmente si fermò. Sentiva il cuore pulsarle nel petto e il mana premere per uscire con dirompente violenza. Aveva decisamente bisogno di quella pietra, o avrebbe potuto causare dei seri danni ogniqualvolta ricorreva al suo potere.
Dopo qualche minuto il cuore aveva regolarizzato il suo  battito, mentre il mana continuava a pulsarle nella testa e nelle mani. Si guardò intorno e strabuzzò gli occhi alla vista di un palazzo, poco lontano. Non lo vedeva bene, perché sembrava avvolto da una folta nebbia, ma ne distingueva i contorni e le alte torri che luccicavano a causa dell’etherium con cui erano state costruite. Suppose che la nebbia fosse un incantesimo di occultamento, e non un mero fenomeno atmosferico. Man mano che si avvicinava, le sembrava che il suo stesso mana la stesse spingendo in direzione del palazzo, come rispondendo ad un richiamo incontrollabile. Alma si meravigliò quando riuscì ad oltrepassare indenne la coltre nebbiosa, ritrovandosi inspiegabilmente in un sotterraneo. Il mana all’interno del suo corpo guizzava impazzito ed Alma capì che forse si trovava nel posto giusto.
Ma l’entrata di Alma non era passata inosservata. I sistemi di difesa infranti avevano messo in allerta le sentinelle, che avevano mandato ad avvertire Matt dell’accaduto. Matt, a sua volta, mandò a chiamare Hage per fargli una bella lavata di capo: non era possibile che la nebbia fosse stata oltrepassata in quel modo, per lo più si trattava della seconda volta nel giro di due giorni!
Sicuro che l’intruso fosse nuovamente il piromante della volta scorsa, Matt si diresse nel luogo in cui era stata riscontrata la sua presenza, ovvero il sotterraneo. A quanto pareva, stavolta era solo. E Matt l’avrebbe affrontato una volta per tutte. 
Alma, intanto, avanzava lentamente nel sotterraneo; non c’era niente, se non il suono dei suoi passi, a tenerle compagnia. Ma non aveva paura. Ora l’unica cosa che sentiva era la brama di possesso per quella pietra. Da quando aveva saputo di essere una Nalaar il potere dentro di lei era esploso, ma l’aveva fatto in maniera molto irrazionale e confusionaria. La sua testa e il suo corpo erano come un pentolone ripieno di magma ribollente, pericolosamente in bilico. Alma sentiva questo potere farsi prepotente dentro di lei, specie quando qualcosa la turbava o la irava, com’era successo poco prima, ma per quanto ci avesse provato non era mai riuscita a disciplinarlo, e ad usarlo come un vero piromante. Il suo era un mana selvaggio, come era lei, ma qualsiasi cosa, per poter essere fatta bene, necessita un minimo di disciplina.
“Quella pietra è la soluzione. Ed è qui!” Pensò, animandosi.
Grazie al suo effetto, potrò affinare le mia abilità e presentarmi davanti a mio padre e la mia famiglia da vera piromante.”
Il suo pensiero andò alla sorella Chandra, che era già un’esperta nel suo campo. “Neanche in cento anni riuscirò mai a diventare così potente.” Rimuginò.
Ma qualcosa ora l’aveva distratta. Non c’era più solo il suono dei suoi passi nel sotterraneo.
Alzò la testa e vide un individuo seduto su uno spuntone di roccia che la guardava con curiosa ostilità. L’uomo la stava guardando tamburellando con le dita contro il pavimento, nascondendo il viso sotto un cappuccio nero simile a quello dei fuggitivi incontrati al suo arrivo ad Esper.
Alma era piuttosto incuriosita dalla situazione in cui si trovava, ma sapeva che dall’incontro con quell’uomo non sarebbe certamente scaturito un momento di informale convivialità. 
“Non sono molti gli stranieri che si avventurano in questi territori.” Esordì Matt, alzandosi in piedi. “Intelligentemente, lo fanno per non mettere in pericolo la loro vita. Chi sei tu per aver così poca considerazione della tua?”
Gli occhi di Matt scrutarono la nuova arrivata. I suoi lunghi capelli neri oscillavano lentamente, ma a causa di cosa, se nel sotterraneo non c’era neanche un filo d’aria? Possibile che fosse a causa del suo potere interiore? In tal caso, doveva contenerne una quantità ragguardevole. L’abbigliamento e l’indole suggerivano una padronanza del mana rosso. Matt si soffermò sugli occhi della ragazza.“Sono violacei.” Rifletté. “Questa donna deve avere qualcosa a che fare col mana blu.”    

La voglia di battersi con lei gli fece dimenticare la delusione per la scoperta che non era Lynx Nalaar l’intruso che si era aspettato. Gli occhi di Alma ricambiarono lo sguardo ostile di Matt con altrettanta determinazione.
“Chi sei tu per infastidirmi con simili assurdità?” Replicò acidamente Alma.
Matt sorrise, scostandosi una ciocca di capelli neri dalla fronte. Con un balzo scese dallo spuntone e si avvicinò ad Alma. “Devi essere per forza una piromante.” Replicò. “Come tutti i tuoi simili, dimostri di avere un pessimo carattere.”
“E invece io non sopporto i maghi blu, come te. Siete degli esseri subdoli con una buona dose di complesso di superiorità.” Gli occhi di Alma cominciarono ad assumere sfumature più rossicce e i suoi capelli ondeggiarono più velocemente.
“Devi avere qualche problema col controllo del mana.” La provocò Matt, mentre le gote di Alma si accendevano di rosso per la rabbia e per la vergogna che la sua mancanza fosse così evidente.  
“Dimmi cosa sei venuta a fare qui.” La voce di Matt si fece più autoritaria, cosa che irritò oltremodo Alma che, per tutta risposta, lanciò un fulmine contro Matt, che lo schivò e se ne tornò sulla roccia di prima.
“È inutile.” Ringhiò. “Cercare di parlare con voi piromanti è come cercare di spegnere delle fiamme col vento.”
Si tolse il mantello, rivelando il petto scavato nell’etherium e degli occhi scuri vagamente folli.
Alma lo fissò incredula per un attimo, l’etherium era davvero un capolavoro. Ma non ebbe il tempo di perdersi in speculazioni artistiche perché Matt stava cercando di entrare nella sua mente per carpirne delle informazioni.
Con enorme fatica, Alma riuscì a respingere l’attacco, ma ne fu subito spossata.
“Questa ragazza è davvero interessante.” Sussurrò Matt. “Mi ha attaccato con la magia rossa, si è difesa con la bianca, e mostra i segni della magia blu negli occhi. Quante sorprese potrebbe ancora nascondere?” Poi le parlò: “Te lo chiedo un’ultima volta: cosa sei venuta a fare qui? Sarebbe un peccato eliminare un elemento interessante come te.”
“Oh, non lo farai infatti!” Ghignò la ragazza, tornando all’attacco, ma stavolta Matt era più preparato, e le mandò contro il suo stesso incantesimo. Alma lo schivò per un pelo, ma parte del suo vestito rimase bruciacchiato.
“Questo tipo è pericoloso.” Disse fra sé e sé. Per un secondo le parve di sentire l’ormai dimenticata sensazione della paura farsi strada dentro di lei, ma fu solo per un attimo. Stava combattendo contro un uomo fatto d’etherium, e se fosse riuscita a batterlo sarebbe senz’altro riuscita ad estorcergli informazioni sulla pietra rossa.
“La pietra rossa?!” Urlò Matt. Era riuscito ad inserirsi nei pensieri di Alma in maniera così lieve e sinuosa che neppure lei stessa se n’era accorta.
“Non puoi averla!” Tuonò Matt, tornando all’attacco. “Quella pietra è mia.”
Stavolta Alma non cercò di scappare, ma lanciò un altro incantesimo contro quello di Matt. Lo scontro provocò una violenta esplosione.
“Come può essere tua?!” Replicò Alma, scansandosi dalle macerie che le stavano cadendo addosso.
“Quella pietra mi appartiene!” Urlò Matt. “T’invito a desistere, quale che sia il motivo per cui la cerchi!”
“Non ci penso neanche!” Alma si diresse contro di lui per sferrargli un attacco frontale. “Quella pietra mi serve!”
Matt le bloccò le mani, trattenendola. Un sorriso insolente gli si dipinse sul viso. “Per quale motivo, signorina Nalaar?”
Alma si liberò con uno scatto e si allontanò da lui. Non poteva aver visto anche quello.
“Sei davvero membro della famiglia Nalaar?” Chiese Matt, tradendo un sincero stupore. “Sei forse la figlia di quel piromante che si è già intrufolato due volte nel mio castello?”
 “Non sei riuscito a leggere proprio tutto di me.” Lo derise Alma. “Altrimenti lo sapresti!”

“La situazione ha preso una piega alquanto interessante.” Pensò Matt, cercando nuovamente d’insinuarsi nei pensieri della piromante, inutilmente. “Tuo padre non ha il coraggio di tornare lui stesso? È così codardo da mandare la figlia al posto suo?”
Alma tacque; stava cercando di escogitare un modo per aumentare la distanza fra lei e  quell’individuo, che si era rivelato piuttosto sveglio anche senza l’ausilio del controllo mentale.
“O forse tuo padre non è a conoscenza della tua presenza qui? Se così fosse, saresti una figlia davvero indisciplinata!”
“Sono una piromante.” Ribadì cerimoniosamente Alma, accumulando del mano rosso nella mano destra. Non aveva idea dell’attacco che avrebbe sferrato, ma aveva urgentemente bisogno di un diversivo. Sentiva che i continui, sottili, attacchi di Matt le stavano sfiancando la mente, facendole perdere la concentrazione. Aveva accumulato un numero sufficiente di informazioni, e sarebbe stato più saggio tentare il furto in un altro momento. Per un secondo si pentì di non aver ascoltato suo padre. Lynx aveva ragione: lei non era abbastanza preparata. Si era trovata davanti al possessore della pietra, e non l’avrebbe mai lasciata andare senza averle prima sfiancato la mente.   
Ma Matt si era reso conto delle sue intenzioni, e stava evocando un drago per sbarrarle la strada. alma sussultò; era la prima volta che vedeva evocare una creatura viva. Per sua fortuna, non si trattava di una drago particolarmente grande, in confronto a quelli evocati dai maghi rossi.
“Non vorrai già andartene?” Chiese con arroganza. “Sei troppo interessate per lasciarti sfuggire. Contieni delle informazioni molto utili.”
Alma decise di tentare un bluff, e  sorrise guardando il drago che le sbarrava la strada.
“Una cosa che non mi piace di voi maghi blu” disse “è che sapete evocare soltanto draghetti, ma mai draghi come questi.” Fece per evocare un drago famelico, ma il suo mana era troppo grezzo ancora per un’impresa simile, col risultato che evocò un drago delle stesse dimensioni di quello di Matt, che scoppiò a ridere. “Sei ancora giovane e inesperta, pur essendo una Nalaar. Tuttavia, o forse proprio per questo, voglio saperne di più su di te.”
Alma fece ricorso alle energie rimaste e lanciò un’esplosione piromantica un po’ maldestra contro Matt, che la schivò. Il colpo prese in pieno le pareti del sotterraneo facendolo crollare.
Alma saltò sulla schiena del proprio drago per scappare, e lo stesso fece Matt, ma andarono in due direzioni diverse e si persero di vista. Matt provò più volte a tornare sul posto per ritrovare Alma, che però si era nascosta molto lontano da lì, rendendosi del tutto non rintracciabile. Non sarebbe mai riuscito a ritrovarla senza aiuto. Così lo cercò.
Nel frattempo, poco lontano, Alma si sentiva al sicuro, nascosta nella boscaglia. La vegetazione era così fitta che era quasi impossibile dall’alto vedere cosa contenesse.
All’improvviso sentì qualcuno avvicinarsi, ma non fece in tempo a voltarsi che un lampo di luce blu la investì e l’orizzonte diventò completamente nero.
Quando si svegliò si trovava seduta sul pavimento di una stanza piccola e umida, dal cui soffitto scendevano gocce d’acqua.  Di fronte a lei Matt le dava le spalle mentre consultava un tomo piuttosto spesso.
“Ti sei svegliata.” Disse, senza voltarsi.
“Chi sei tu?” La bocca di Alma ardeva dalla sete e l’umiliazione d’essersi fatta catturare le causava un nodo in gola che non faceva che aumentare l’arsura.      
“Mi chiamo Matt e sono il capo di una gilda di assassini di Vectis.” Rispose lui pacatamente, voltandosi verso di lei. Alma rimpianse di non aver prestato più attenzione ai discorsi che aveva sentito nel vicolo, a Vectis. Era di quella gilda che stavano parlando i viandanti, avrebbe dovuto sapere che le informazioni migliori vengono sempre dalla strada.
Matt le si avvicinò lentamente, fermandosi in piedi davanti a lei. “Qual’é il tuo nome?”
Alma sbuffò. “Credevo lo sapessi. Non mi avevi letto la mente?”
Gli occhi di Matt divennero due fessure. “Avevi una buona difesa.”  Poi il suo sguardo si fece meno duro. “Preferisco sapere il tuo nome da te, senza dover ricorrere a nessun controllo mentale. Sarebbe inutile sprecare magia per un’informazione così futile.”
Alma si stupì nel concordare con la logica assoluta di quell’affermazione, e si decise a pronunciare il suo nome.
“Bene Alma” esordì Matt. “Credo di sapere perché tu voglia la pietra, e, credimi, trovo uno scopo molto nobile potenziare le proprie capacità, ma la pietra è mia e intendo lo rimanga.”
“Non è solo quello…” le parole di Alma le uscirono dalla bocca prima che potesse controllarle.
“E allora perché?”
Alma chinò la testa, decisa a non parlare, e una zaffata del suo profumo inondò le narici di Matt. Profumava di ebano e di legno selvaggio. Il mago rimase intontito un paio di secondi prima di tornare al discorso di prima. Ma Alma non parlava.
“Bene.” Matt si girò e torno alla sua scrivania; Alma si preparò ad erigere delle barriere mentali per difendersi, ma non ci fu nessuna intrusione nella sua testa.
“Quando ti sarai decisa a parlare, me lo farai sapere. Tanto da qui non puoi andartene.”  
Alma sentì freddo intorno ai polsi e capì di essere incatenata.
“Chi è stato a prendermi nel bosco?” Chiese.
Matt sbuffò. “A Vectis comando io. In qualsiasi parte di Vectis c’è qualcuno che mi serve, o è disposto  a farlo. Mi è bastato ingaggiare qualcuno che si trovava già lì. Lui ti ha portato da me, e io ti ho portato qui.”
“Qui dove?” Esclamò Alma.
“A Grixis. Non siamo più in Esper adesso.”
Gli occhi di Alma si spalancarono per la sorpresa. “Sei un planeswalker!”
Matt annuì. “Sì, e lo sei anche tu. Solo un planeswalker riuscirebbe a vedere la nebbia che avvolge il palazzo. È un modo per capire chi ho di fronte. Certo non m’immaginavo di battermi in una planeswalker, per quanto inesperta.”
Alma non rispose allo sguardo derisorio del mago.
“Imparerai meglio con l’allenamento.” Disse Matt, notando il disappunto della ragazza.
“Perché mi hai portato a Grixis?”
“La pietra rossa si trova qui.”
Alma si dimenò cercando di liberare le mani. “Ti diverti a torturarmi forse?”
“No.” Gli occhi di Matt erano imperscrutabili, ma sinceri. “Pensavi davvero che potessi tenerla a Vectis, dove tutti si aspettano che sia? Inoltre, speravo che la vicinanza della pietra ti spingesse a dirmi perché la cercavi.”
“Non mi va di parlarne.” La voce di Alma non era acida, piuttosto rassegnata.
“Te l’ho detto, ho tutto il tempo che voglio.” Matt si sedette su una poltrona, di fronte a lei.
La sua figura elegante esercitava un certo fascino su Alma, e per qualche strana ragione le ispirava fiducia. Ma era pur sempre un assassino, e dallo sguardo abbastanza spiritato, anche se nascosto dal cappuccio nero ora nuovamente calato sulla sua testa.
“Perché sei così interessato a me?” Domandò, recuperando la sua determinazione.
“Non ne ho idea.” Replicò Matt, giocherellando con un amuleto che aveva il collo. “Forse se ti tengo qui scoprirò anche questo.”
Rimasero in silenzio per un attimo. La sete di Alma si era fatta insopportabile. Matt se ne accorse dalle goccioline di sudore che le scendevano dalla fronte.
“Attenta a non bruciare dall’interno.” Disse, facendo lievitare una caraffa dal tavolo alle sue mani. Si avvicinò alla piromante, ma lei si allontanò con uno scatto. “Non ho certo bisogno di essere imboccata.”
Matt sorrise di quell’inutile ostinazione. Portò la brocca sulla testa di Alma e le intimò di alzare il capo. “Eccoti servita.”  Esclamò, facendo scivolare dell’acqua sulla testa della piromante, che si affrettò ad aprire la bocca per catturare l’acqua, che bevve fino all’ultima goccia.
“Hai una strana affinità con l’acqua.” Mormorò Matt, ritirando la mano. “Di solito voi piromanti la scansate con orrore.”
“Mia madre era una maga blu, credo.” Rispose Alma. “È per questo che ho degli occhi così contaminati dal blu.” 
“Capisco. È molto interessante.”
Ancora una volta il profumo della ragazza penetrò narici di Matt, che fu costretto a spostarsi per non farsene inebriare nuovamente. “Sarebbe uno spreco farti morire così.” Si giustificò il mago, dandole le spalle. Era stranamente turbato. Nessun’altra creatura prima d’ora aveva stuzzicato così il suo interesse. Probabilmente era l’unico essere a cui l’etherium non avrebbe apportato alcuna miglioria. Stupendosi del suo stesso pensiero si voltò verso Alma, che gli parlò.
“Facciamo un patto.” Disse. “Io sarò disposta a raccontarti la mia storia solo se tu acconsentirai a raccontarmi la tua, e a spiegarmi perché ti trovi in possesso della pietra rossa.”
Matt la fissò stupito. “Davvero t’interessa saperlo?”

“Devo tutelarmi in qualche modo.”
Il mago le rivolse un sorriso indecifrabile; Alma sentì il fuoco farsi prepotente dentro di lei.“Anche questo è vero.” Matt si sedette una seconda volta e trasse un profondo respiro prima d’iniziare a parlare. “Mio padre era un generale dell’esercito del governo di Esper. Durante una spedizione aveva trovato un frammento di pietra rossa. Accadde così che un giorno venne assassinato da dei killer. In seguitò si scoprì che i killer erano stati assoldati da un alto cancelliere che voleva impossessarsi del frammento trovato da mio padre. Il cancelliere però ignorava che mio padre aveva consegnato a me quella pietra, facendosi promettere da me di diventare eccezionalmente potente. Dopo la sua morte finii a capo di una gilda di assassini che ha lo scopo di rovesciare il governo. Il mio scopo personale è anche quello di uccidere tutti i governatori, e vendicare così mio padre. Tutti pensano che i rifiuti di Esper finiscano a Vectis, ma ad Esper non c’è certo meno marciume… Se venissero a Grixis se ne renderebbero conto.”
Matt alzò lo sguardo verso Alma, che lo ascoltava interessata. Era consapevole d’aver raccontato solo alcuni dettagli della sua storia complicata, ma di certo non avrebbe aggiunto altro. Si era già spinto troppo oltre raccontandole quelle poche cose.
Lo sguardo dell’assassino si perse per un attimo nel vuoto. “Ma ora tocca a te parlare.”
Alma sospirò e gli perché cercava la pietra, ma non fu esaustiva neanche lei nel raccontare la sua storia di famiglia. Non avrebbe certo ammesso davanti all’individuo che l’aveva rapita che lei era la figlia rinnegata dei Nalaar, mentre la sorella, ignara la sua esistenza, si era guadagnata onore e rispetto in diversi piani del Multiverso.
“Così vuoi la pietra per affinare il tuo potere e portare gloria al buon nome di famiglia.” Commentò Matt. “Lo scopo della tua ricerca ti rende onore. Tuttavia, come ora sai, la pietra mi è necessaria.”
 “La mia ricerca si chiude qui.” Pensò Alma. “Ora mi ucciderai?”
Matt si alzò e andò verso di lei. “Non ho interesse ad ucciderti.”
Alma cercò di alzarsi, inutilmente.
“Ora è meglio se riposi.” Disse Matt, sciogliendola dalla catene.
La ragazza gli rivolse un’occhiata alquanto interrogativa.
“Fuori da questa stanza ci sono ordigni di cui solo io conosco il funzionamento e dai quali è impossibile fuggire.” Spiegò Matt. “Non potresti mai scappare senza che le tue interiora vengano sparse in giro dai miei marchingegni. Le catene mi servivano per impedirti di fuggire non appena ti fossi svegliata.”
Alma non si mosse; era ancora troppo turbata.
Matt andò verso la porta. “Puoi usare la mia poltrona per dormire. Buonanotte.”
Prima che Alma riuscisse a raggiungerlo, la porta si era già chiusa. Provò ad aprirla, ma era chiusa a doppia mandata.
“Non sarò certo una porta a fermarmi.” Sussurrò, mentre si accingeva ad escogitare un piano di fuga.

 
 
PS: Alcune mosse dei personaggi, come i fulmini o il drago famelico che evoca Alma si riferiscono a carte del gioco di Magic effettivamente esistenti, così com’è vero che il più delle volte il blu evoca draghetti (chiamati così nel gioco!) e non draghi veri e propri, che sono invece tipici del rosso. Caratteristica di certi maghi blu è invece il controllo mentale, come dimostra uno dei planeswalker più potenti del gioco, Jace Berelen, mago blu che fa del controllo mentale uno dei capisaldi del suo potere.
  
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