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Autore: Claire Coen    20/02/2013    2 recensioni
Claire Coen è una ragazza semplice. Ha quindici anni appena compiuti e vive a Bradford, con il padre. Ma improvvisamente l'equilibrio della sua vita pacata e monotona viene spezzato e il destino decide per lei una vita movimentata e piena di difficoltà. Ma sopratutto decide di renderla diversa da chi si aspettava che fosse, tutto questo quando Zayn Malik, un componente di una boyband appena lanciata nel mondo musicale,entra a far parte della sua vita.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Zayn Malik
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Quel giorno era stato uno dei più caldi negli ultimi dieci anni in Inghilterra. Era il sette luglio del 2016.
Era passato un anno da quando avevo avuto la mia prima seria e sana relazione con Jackson. Con lui mi sono concessa al meglio e ho provato le prime importanti esperienze che ti fanno diventare sempre più sicura di te stessa. Con lui ho acquisito il comportamento giusto per vivere, quella meravigliosa e completa sensazione di sentirti viva e allo stesso tempo amata. Ero davvero amata da lui e io amavo il modo in cui mi faceva vedere le cose, da un’altra prospettiva: la realtà. Ma si sa: dopo troppo la realtà stanca, ti strema, ti leva le forze e ti fa uscire di matto. Credo fosse stata quella la causa della nostra rottura. Ma come sempre, non è mai abbastanza per aggiungere altre cause provocanti. Stavo finalmente raggiungendo il punto in cui guardi indietro e dici: “ce l’ho fatta, ho raggiunto il mio essere”. Eppure arrivata quasi alla maggiore età, dove tutto il tuo essere viene sconvolto e cambiato, mi guardavo indietro e trovavo sempre ‘lui’ a fissarmi. Ancora non riuscivo a farmi chiarezza nella testa. Mai ho voluto ripercorrere quegli anni per chiuderli definitivamente. E questo mi distruggeva.
Jackson si era dimostrato già un bravo ragazzo i primi anni di università. In realtà non ho avuto subito il piacere di avere un approccio diretto con lui, ma ho imparato a conoscere anche i suoi lati negativi grazie a sua sorella Sarah. L’ho conosciuta insieme a Carolina e non dico che al primo impatto ci siamo prese subito in simpatia, perché direi una cazzata. Ma col tempo anche noi abbiamo incominciato a conoscerci meglio e uscire spesso. Sono sempre stata “diversa” da loro, a mio modo, pensavo sempre a un altro argomento, mentre per esempio loro parlavano di altro.
Carolina è una ragazza mora con morbidi capelli ricci che gli pendono sulle spalle. Occhi profondi color cioccolato e un sorrisetto più che raro. Cocciutissima come me, sa essere una persona davvero affidabile e ambiziosa. Non ha peli sulla lingua per nessuno. Se c’è qualcosa che non va te lo dice senza nessun giro di parole. Su lei, sono certa si può sempre contare.
Sarah è una bella ragazza bionda con profondi occhi verde smeraldo. È inevitabile rimanere intimoriti da quello sguardo indagatore. I primi tempi avevo seriamente i brividi quando mi scrutava attentamente dalla testa ai piedi. I capelli biondo cenere chiaro, lunghissimi gli arrivano lungo la schiena fino ai glutei. È una persona semplice, se ti sforzi di capirla fino in fondo. Sa essere dolce quanto stronza, dipende da chi sei e da cosa hai fatto. Nella maggior parte dei casi però, devo ammettere, che sa darti consigli preziosi e se hai bisogno è lì presente che ti sostiene. E questo, alla fine, è la cosa più importante.
Suo fratello Jack è l’esatto opposto, se stai attenta e ti concentri un po’ sugli atteggiamenti e le reazioni, ti accorgi subito che hanno qualcosa in comune. La cosa che mi ha sconvolta di più, è stata quando sono riuscita a farli incazzare entrambi e in sincronia. Gesticolavano perfino a tempo. Jack è anche lui biondo cenere, con gli occhi color cioccolato esattamente come i miei. Non troppo alto, ma un grande patito di calcio. Ha sempre superato gli esami con successo e si dedica anche a corsi extra di potenziamento. Devo ammettere di aver sofferto un po’ di inferiorità quando stavo con lui. Agli occhi degli sconosciuti e anche ai miei occhi appena conosciutolo, poteva sembrare il ragazzo modello da seguire sempre e in ogni circostanza. Ma come ogni cosa “troppo bella”c’è sempre una fine. A metà anno Jack andò incontro a una crisi di nervi che gli fece lasciare gran parte dei suoi tanto ambiti progetti: lasciò i corsi extra e non riuscì più a raggiungere la lode agli esami. Si dedicò interamente al calcio e ottenne solo lì risultati ambiziosi. La famiglia furibonda scaricava la frustrazione e la preoccupazione su Jack che a sua volta, non guarì mai del tutto da questa crisi. Tutta quella tensione e quell’energia negativa ricadeva maggiormente su di me, Sarah e Carolina. Io ricominciai a non dormire la notte, mi attaccai di nuovo alle sigarette. Persi la verginità con Jackson. Pensavo di risolvere le cose facendolo, pensavo di ritornare al rapporto sano che avevamo prima. Ma solamente dopo averlo fatto, mi resi conto che quella storia doveva volgere al termine. E così fu. Pochi mesi dopo mettemmo fine a quello strazio e restammo amici. Ci godevamo entrambi la vita al meglio. Ci divertivamo insieme, senza impegni e le cose andarono molto meglio. Lui e Sarah partirono per tre mesi in India. “E’ stata una manna scesa dal cielo!”- disse Jack appena ritornato a casa. Era effettivamente più in pace con se stesso. La meditazione lì, è stata la cosa migliore per lui. Ma per me? Cosa potevo fare? Mi sentivo fuori dal mondo, di nuovo. Poi … bè … è successo quello che è successo! E’ stata: fortuna, destino, Dio… quello che volete! Ma quella chiamata è stata liberatoria! Era allora scritto nel mio destino che il giorno della partenza non feci a pezzi il biglietto da visita di Spencer. Quel numero sconosciuto sul display del telefono potevo anche non riconoscerlo se, caso vuole, il biglietto da visita me lo tenevo sempre attaccato al muro. Potevo rifiutare la chiamata e forse, non rincontrarlo mai più. Eppure risposi, sentii la sua voce, ancora chiara e forte nella mia mente e ci incontrammo.
Faceva caldissimo. L’asfalto bollente, rifletteva la luce diretta del sole che colpiva i miei occhi sofferenti. A passo svelto mi dirigevo verso il pub “The Dove” (uno dei più conosciuti a Londra). Era lì che dovevamo vederci. I capelli sciolti mi svolazzavano da una parte all’altra e il sudore appiccicava numerose ciocche al petto bagnato. Il top mi incominciava a pizzicare sulla pelle. La testa badava ai mille pensieri e fantasie che fino a quel momento avevo lasciato nel cassetto della mia mente. Tanti piccoli ricordi riaffioravano velocemente nella mia testa. E nella mia incapacità di pensare e agire allo stesso tempo, mi ritrovai con uno chignon spettinato sulla testa e tanti ciuffi mancati penzolanti sulla fronte. Quando sentii una leggera brezza umida che dava sollievo al mio corpo, sospirai pensando al Tamigi. E mano a mano che mi avvicinavo sempre più, ascoltavo attentamente il rumore dell’acqua scrosciante. Ero quasi arrivata e intravedevo l’entrata del pub a pochi metri. Arrivata alla porta feci un sospiro, mi sistemai alla meglio ed entrai disinvolta. Speravo di non trovarlo già lì pronto e seduto al tavolo. Quindi mi guardai intorno e non lo vidi. Perciò chiesi al cameriere un tavolo, ma prima di ringraziarlo del servizio, mi girai a destra e vidi Zayn con lo sguardo fisso su di me e il suo sorriso ammiccante. Chiesi scusa al cameriere e con una risata divertita lo raggiunsi al tavolo. Era bellissimo. Ma un’aria più disinvolta mi fece incuriosire. Sarà cambiato? Mi chiedevo in quel momento e durante il tragitto. Una leggera paura velava i miei pensieri.
Non sapendo se salutarlo a dovere o civilmente, mi sedetti mantenendo il sorriso sulle labbra. E mi sentii sollevata quando vidi che lui fece altrettanto. Prima di dire qualcosa, mi porse il menù. Poi sistemandosi gli occhiali da sole sulla testa, incominciò a scrutarmi con gli occhi. Quel movimento repentino permise alle mie narici di analizzare per bene il suo odore. C’era qualche variazione di dopobarba pungente, ma in realtà riconoscevo perfettamente il suo tipico odore che mi avvolgeva. Poi quegli occhi! Un sussulto al cuore mi fece rabbrividire. Io lo sapevo: lui percepiva perfettamente il mio disagio. Lo vedevo dal suo sorriso divertito accennato appena e dai suoi occhi vogliosi. Eppure ciò non mi rendeva fragile come pensavo. Con lui sarei stata diversa. Avrei reagito in un altro modo. Gli sorrisi. E come mi aspettavo, rimase titubante per qualche istante. Poi sperando in una rimonta si sporse un po’ di più verso di me, appoggiando gli avambracci sulle mie posate.
“Sei cambiata”- disse sorridente.
Quella frase d’apertura mi dava una scarica di adrenalina. Paragonata al fischio d’inizio di una partita o al tuffo prima di entrare in acqua. Così mostrai in quella partita il meglio di me.
“Vorrei tanto dire lo stesso di te”- gli risposi decisa. Ero più che sincera e gli tenevo testa. Fino a quel momento…
Si decise finalmente a rimettersi seduto. E io mi sentii come appena uscita dall’acqua dopo cinque minuti di apnea.
“E’ passato tanto tempo, da quando …”- cercò di ricordare.
In un primo momento anche io feci qualche sforzo, poi mi venne in mente. In realtà non volevo ripercorrere i ricordi. Perciò più veloce di lui nel rispondere gli proposi una cosa:
“Facciamo una bella cosa!”- incalzai euforica- “passiamo questa giornata al meglio. Senza ricordarci dei momenti passati belli o brutti che siano! Che ne dici?”- proposi quasi supplicandolo.
Più sorpreso che altro mi porse la mano. Glie la strinsi. “Affare fatto. Viviamo al presente”- concluse con una stretta di mano coinvolgente.
Sapevo che quella giornata sarebbe stata una delle più bizzarre della mia vita.
  E rullo di tamburi ............ Il prossimo capitolo sarà la parte (credo) più attesa di tutta la storia. E manca pochissimo alla fine. Recensite in tanti e suggeritemi il finale che vorreste. Potrei cambiare i piani e farvi contente! Un grazie di cuore a chi si è impegnato a seguire la lenta procedura della mia storia, per più di un'anno e mezzo ormai! vi adoro <3
  
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