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Autore: crumbled    20/02/2013    5 recensioni
Non ho mai creduto nell'amore, in quello vero. Forse perchè non ho mai pensato di piacere veramente a qualcuno. O forse semplicemente perchè non volevo pensarci. Dopo tutto quello che avevo sofferto, la morte di mia madre e lo scandalo a quella stupida festa, l'amore era sempre stato l'ultimo dei miei pensieri.
Ma davvero non sapevo che mi sarei innamorata di occhi così belli. Gli occhi più belli che io avessi mai visto in tutta la mia vita.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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           Angels die
 
                                                                                                      «Seventeen seconds and I'm over it
                                                                                                                Ready for the disconnect
                                                                                                                         Putting on a brave face
                                                                                                                                Trying not to listen
                                                                                                     To the voices in the back of my head»
                                                 Easy Way Out; Gotye
 
 
 
Finalmente è suonata l’ultima campanella. Mi sembra di stare in una prigione in classe, a volte. Anzi, sempre. Torno all’armadietto per prendere tutti i libri e finalmente andare a casa. Chiudendo lo sportellino, una voce mi fa sobbalzare.
-Ciao- dice.
I libri cadono a terra e mi chino a raccoglierli, prima che qualcuno li calpesti apposta, come succede di solito. Quando mi rialzo, incontro gli occhi dolci di Liam e noto che mi sorride. Mi guardo attorno, per vedere se qualcuno ci stia guardando. Lui è tra le leggende di questa scuola, perché fa parte della confraternita di Zayn il Maniaco. Loro sono tra i più popolari qua, sono leggende. Dicono che ‘discendono’ da Louis, lui si che era un leggenda, per questo ora sono così popolari. Ed è per questo che il fatto che Liam mi stia parlando mi sembra molto strano e molto insolito. Nessuno mi rivolge la parola, figuriamoci se adesso, di punto in bianco, quello tra i più popolari lo stia facendo. Di sicuro mi obbligherà a fargli i compiti o qualcosa del genere. Come fa Thony.
-Ti-ti serve il tema di letteratura?- chiedo a bassa voce.
Il suo sorriso scompare per un attimo dal suo viso, diventando per un po’ perplesso. Poi ritorna a quello di sempre.
-No, no. Certo che no. Volevo solo salutarti.- Rimango sorpresa, e anche tanto. Voleva salutarmi, ha detto?
Boccheggio per un po’, poi mi decido a parlare. –Non… Non credo che dovresti parlare con me- e continuo a guardarmi in torno.
-Perché?-
-Nessuno non parla mai con me-
-Be’, io non sono nessuno- e mi sorride –Che fai, torni a casa?-
-Sì- e intanto ci incamminiamo verso l’uscita.
-E così sei la partner di Zayn, eh?- Partner, odio questa parola.
-Purtroppo sì.-
Ride.-Purtroppo? Perché purtroppo?-
-E’ un pervertito. Pensa che oggi dobbiamo vederci di nuovo.-
-Allora mi dispiace per te.- Sorride –In fondo, Zayn non è un ragazzo così ‘cattivo’, come da a vedere.-
-In fondo, in fondo. Ma davvero tanto in fondo.-
Ride ancora. –Lo odi così tanto?- 
-E’ solo che.. mi fa saltare i nervi-
-Conoscilo meglio, e vedrai che non è così male.-
-Lo spero.- sospiro. Mi sorride e questa volta ricambio.
-Giri a destra o sinistra?- chiede indicando la strada, quando siamo già fuori scuola.
-Sinistra, tu?-
-Io vado a destra.- Dice con una smorfia -Vuoi che ti accompagni?-
-Non ti preoccupare, non fa niente.-
-Allora ci vediamo domani. Ciao.- Mi saluta con la mano e mi sorride. Poi se ne va.
 
Sono quasi arrivata a casa, mancano pochi isolati, ma mi fanno già male le gambe. Scalcio una pietra sul marciapiede, pensando a Liam che mi ha rivolto la parola. E a Zayn che, purtroppo, vierrà a casa mia. E pensare che non l’ho neanche invitato, che tipo.
All’improvviso mi sento tirare bruscamente da un braccio e mi ritrovo in un vicolo cieco, oscurato dall’ombra dei palazzi. Quando mi giro, incontro gli occhi crudeli di quel ragazzo senza cuore che mi ha rovinato la vita. Thony. E’ da solo, non ci sono i suoi amici. Questo è davvero un bruttissimo segno. Non mi piace. Mi tiene stretta ed è impossibile scansarmi. Provo di tutto: calci sul piede, pugni sul petto. Ma non mi lascia.
-Che cazzo vuoi adesso?- sbotto.
-Solo vederti.-
-Non mi vedi già tutti i giorni? Se vuoi i miei compiti, tienili!- esclamo, buttando la borsa di scuola ai suoi piedi. Mi stringe tanto forte il braccio da immobilizzarmi.
-Così mi fai male- sibilo.
-Fai la brava e andrà tutto bene- mormora, tenendomi stretta. All’improvviso sento il bisogno di più ossigeno, non respiro abbastanza in uno spazio così ristretto e con lui addosso. Comincia a far scorrere le sue mani sul mio corpo. E non mi piace. Entro nel panico.
-Lasciami andare, ti prego.-
Scuote la testa lentamente con un sorriso malefico stampato in faccia. Respiro affannosamente e chiudo gli occhi, pensando che possa fare differenza. Ma non cambia niente. Sento le sue mani che scendono dalla schiena e si fermano. Comincia a toccarmi e mi infastidisco ancora di più. Affonda il suo viso sull’incavo del mio collo e capisco dove voglia arrivare. No, adesso basta. Gli tiro un calcio forte nei ‘bassi fondi’ e lui si accascia a terra, dolorante, e geme. Colgo quell’occasione per scappare, così esco correndo da quel vicolo cieco.
Corro a perdi fiato verso casa e, quando arrivo al mio vialetto, mi blocco. Vedo Zayn con le mani in tasca, appoggiato al muro. Poi si accorge di me e mi sorride. Un sorriso che dura due secondi, probabilmente per aver visto la mia faccia sconvolta. Non so cosa fare. Mi giro per vedere se sta arrivando Thony, ma non c’è ancora. Lui sa già dove abito, per avermi pedinato tante di quelle volte. Per questo ho paura di rimanere a casa sola, a volte.
-Cosa ci fai qui? Non sono le quattro, guarda l’orologio- sbotto, avvicinandomi a lui. Ho ancora il fiato corto.
-L’ho perso- dice, con un mezzo sorriso. Ma i suoi occhi sono ancora seri. –Cos’hai? Sembra che tu abbia appena visto un fantasma.-
-No, ho visto te.- rispondo, acida. Mi giro di nuovo e vedo una figura spuntare da dietro un edificio, a un’ isolato di distanza. E’ Thony e mi sta cercando con lo sguardo. Afferro Zayn per il braccio e lo trascino dentro casa, chiudendo la porta a chiave con un botto. Mi assicuro che tutte le finestre siano ben chiuse, poi mi calmo. Zayn ha le sopracciglia inarcate e mi guarda in modo strano. Mi giro per guardare il mio riflesso nello specchio del salotto e, in effetti, sembro proprio una pazza. I capelli biondi arruffati e spettinati, causa della corsa. La felpa larga disordinata, causa di Thony. Mi rigiro verso Zayn e sembra che stia trattenendo a stento una risata.
-Che c’è?- chiedo, districandomi i capelli con le dita.
-E’ che…- indica i miei capelli, poi la felpa –Sembra che tu…- Adesso è scoppiato a ridere. –Oh, dai, Charlie. Mi stai facendo pensare male se non mi dici quello che ti è successo.- Le parole sono interrotte dalla sua risata. Lo guardo in cagnesco, capendo quello che intende.
-Sei abituato a pensare male. Perché sei arrivato così presto?.-
-Non te lo dico se prima non mi dici cos’hai.- E mi guarda in segno di sfida.
Sbuffo. –Ho fatto una corsa, non si capiva?-
-No, sembrava qualcos’altro.- e si mette a ridere di nuovo. Alzo gli occhi al cielo e mi dirigo in cucina. Zayn mi segue.
-E tu? Cosa ci fai qui?- chiedo.
-So che mi dici bugie. Cosa ti è successo?-
-Non quello che pensi, davvero.-
-No, stavo solo scherzando. Cosa ti è successo davvero?-
Lo guardo negli occhi per sapere se sta scherzando, ma sembra essere serio.
Silenzio.
-Non posso dirtelo.- sospiro.
-Perché?-
-Thony mi farebbe un culo così!- dico allargando le braccia. Poi mi rendo conto di quello che ho appena detto. Le parole mi sono scivolate fuori dalla bocca. Mi tappo la bocca, sperando che Zayn non abbia capito il senso di quella frase. Thony non vuole che la gente sappia che mi pedina, che è uno stalker. Neanche che mi importuna. O delle botte. Mi minaccia, dicendo che gliele avrei pagate, perciò me ne sto lontano dai guai.
-Thony cosa?!- chiede, all’improvviso con un’aria seria e severa. Tipo quella di mio padre, quando gli parlo dei brutti voti o qualcosa del genere.
-Niente, dimentica quello che ti ho detto.-
-Assolutamente no. Cosa fa Thony?- chiede –Non ho capito.-
-Non t’interessa. Da quando in qua alla gente interessa di quello che faccio?-
Non risponde.
-Ora vattene e non tornare- continuo.
-No, sono il tuo partner.-
-E allora? Questa è casa mia!- alzo la voce.
-Lo so, ma come pensi di buttarmi fuori?-
Alzo gli occhi al cielo un’altra volta. Quando si comporta così è davvero insopportabile.
 
Dopo aver studiato e fatto i compiti, riesco a cacciarlo di casa con un po’ di fatica. Guardo l’ora: 18:23. Abbiamo studiato davvero tanto, oggi. Mi arriva un messaggio. E’ mio padre. “Scusa tesoro, stasera faccio davvero molto tardi. Non mi aspettare a cena. Arriverò a mezzanotte. Baci, papà”.
All’improvviso sento un disperato bisogno di mangiare. Mi accorgo che sono affamata. Da quanto non mangiavo? Un paio di giorni, forse. Mi precipito in cucina e, dopo essere salita sullo sgabello, mi metto a frugare nella dispensa. Tiro fuori di tutto: biscotti ripieni, in pastafrolla, marmellata e burro, miele, brioches e patatine. Poi dal frigorifero prendo una bottiglia di latte e ne verso un po’ nel frullatore. Aggiungo qualche fragola, anche se fuori stagione, tagliata a pezzi con dello zucchero. Alla fine, dopo aver messo sul frullato una tonnellata di panna, lo bevo. Lo finisco in 10 secondi. Poi incomincio a mangiare tutto quello che avevo tirato fuori. Questa volta è stato diverso. Voglio dire, so di essere bulimica, perciò ho sempre fame anche se non mangio, ma questa volta non è la stessa cosa. Sentivo veramente il bisogno di mangiare. L’ultima volta che ho mangiato così tanto è stato due mesi fa. E adesso è ritornato lo stesso attacco.
Adesso comincio a sentire la nausea. Sta arrivando, la sento. Ora è forte e ci sono anche i conati. Mi precipito in bagno, per evitare di sporcare, mi chino sul water e vomito. E’ una cosa terribile, sento la gola che mi brucia come se ci fosse appena stata una fiamma. Bevo e bevo acqua, anche per togliere il saporaccio. Ora tremo, tremo tanto. Sembra che le mie gambe abbiano degli spasmi.
Mi accascio per terra e brutti ricordi mi attraversano la mente, dolorosamente.
L’hai salutata mamma da parte mia? E’ la voce di Thony, nella mia testa.Ah, già. Dimenticavo è morta.
E’ morta. Lei è morta. E’ doloroso come il sangue che pulsa nelle ferite. Caldo e ardente. Terribile. Non ce la faccio a cacciarli via. Sono troppo intensi, troppo profondi.
So che mi dici bugie. Cosa ti è successo davvero? Questo è Zayn. La sua voce è più dolce, ma fa male lo stesso perché ho detto bugie.
So che mi dici bugie. Sono una bugiarda?
-E’ solo che non volevo dirti la verità. Thony mi avrebbe picchiata o peggio- sussurro anche se Zayn se n’è andato.
Ti voglio bene, tesoro. Sei la mia vita. Questo ricordo è il peggiore. E’ quello che fa più male. La voce di mia madre… è come se lei mi stesse parlando ora.
Fai la brava e andrà tutto bene. E’ di nuovo Thony. Sento ancora le sue mani stringermi e toccarmi ovunque. Cerco di cacciare via quelle voci, ma mi è impossibile.
-No.- mormoro. –Basta.-
I ricordi della festa dell’anno scorso arrivano un’altra volta. Fanno male, e in questo momento sto impazzendo. Mi entrano nella testa e fanno male come mille coltellate. Ricordo tutto alla perfezione, purtroppo. Come se stesse accadendo ora. Sento la musica altissima. Chiacchieravo con Jal della sua fantastica festa.
-E’ unica- ricordo di aver detto, mi riferivo alla festa. Ero seduta sul bancone assieme a Jal, avevo 16 anni.
Poi, ad un tratto, si è avvicinato un ragazzo. Avrà avuto la nostra età o magari un anno più grande. Era proprio un bel ragazzo. Alto, capelli neri e corti, occhi blu.
-Posso offrirvi qualcosa, ragazze?- chiese. No, avrei dovuto dire di no. E invece…
-Grazie.-
-Come ti chiami?- era riferito a me.
-Charlie- risposi con un gran sorriso. –Tu?-
-Thony- 
Avevamo iniziato un’interessante conversazione. Poi, Jal si è resa conto che Thony era più interessato a me. Me ne accorgevo anche io, così ha tolto il disturbo, scoccandomi un bacio sulla guancia.
Io e Thony avevamo ballato tutta la sera insieme. Era stato davvero molto carino con me, nessun ragazzo si era comportato mai così, prima d’allora. Abbiamo parlato e riso così tanto. Allora è arrivato il primo bacio, proprio in mezzo alla pista da ballo della casa di Jal.
Abbiamo ballato ancora, poi è arrivato il secondo bacio. Ed è stato allora che mi ha sussurrato all’orecchio –Vuoi vedere la mia nuova macchina?- Avrei dovuto dirgli di no. Un ‘no’ secco, ma non sapevo cosa mi aspettasse.
Così ho risposto con un timido –Sì-. Mi ha presa per mano e mi ha portata fuori casa. Ci siamo fermati davanti a una lucidissima Jeep nera. Pensavo che quel ragazzo doveva essere stato proprio ricco per potersi permettere una macchina così costosa.
-Andiamo, facciamo un giro.- mi aveva detto, dandomi un altro bacio. E quella era davvero la mia ultima possibilità. Potevo dire di no o potevo correre via, nel caso mi avesse fermata. Ma ero così stupida e ingenua. Non lo sapevo. Non sapevo chi fosse davvero. Non lo conoscevo abbastanza.
Così mi sono seduta sul sedile del passeggero, mentre lui su quello del guidatore. Pensavo, anzi, aspettavo che lui girasse le chiavi e mettesse in modo. Ma non l’ha fatto. Era sempre carino con me.
-Sei molto bella questa sera- mi aveva sussurrato. Poi si è avvicinato e mi ha baciata un’altra volta. Adoravo i suoi baci, erano così… perfetti. Solo che quel bacio era diventato sempre più passionale. Non ne avevo mai dato uno così, neanche al gioco della bottiglia. Ha tirato giù il mio sedile e si è accomodato vicino a me, senza togliere le labbra dalle mie, facendo scorrere le mani sui miei fianchi. Poi con la bocca è sceso più giù, sul collo. Ed è stato in quel momento che mi sono accorta che, ormai, il predatore aveva intrappolato la preda.
Ha fatto scorrere la mano sulla mia coscia, e poi aveva afferrato l’orlo della gonnellina che indossavo quella sera. L’aveva tirata un po’ su e mi aveva sussurrato all’orecchio –Ti va?-
In quel momento mi ero fatta prendere dal panico e ho cercato di dirgli di no, ma lui mi aveva tappato la bocca. Ho cercato di dimenarmi e scansarmi, ma lui mi teneva stretta, immobile. E io non potevo fare più nulla. Il cuore mi martellava il petto e mi rimbombava nelle orecchie. Non toglieva il viso dall’incavo del mio collo mentre io cercavo di urlare, di gridare, di chiedere aiuto. Ma le sue maledette mani erano nei posti sbagliati e me lo impedivano. Con una mi teneva tappata la bocca. L’altra, invece, stava sfilando via le mie mutandine. Cominciavo già a piangere, pregandolo di smettere. Mi avrebbe sentito se avesse tolto la sua mano dalla mia bocca. Ma non l’aveva fatto, e anche se l’avesse fatto non sarebbe cambiato nulla.
Poi è successo. Lui lo ha fatto. E io piangevo, cercavo di gridare aiuto. Mi dimenavo, ma ormai era impossibile anche quello.
Dopo aver finito la sua prima ‘opera’, è uscito dalla macchina senza dire una parola. Mi ha lasciato solo un altro bacio e io non riuscivo a levarmelo ancora di dosso, traumatizzata. Poi se n’è andato. Ho aspettato cinque minuti, piangendo, poi sono uscita dalla macchina. Avevo tutti i capelli arruffati e i vestiti disordinati. Quando sono entrata a casa di Jal, dove ancora non era finita la festa, mi sono buttata sul telefono. Nessuno faceva caso al mio aspetto trasandato, c’era già troppo casino. Digitavo, con dita tremanti, il numero della polizia.
Al secondo squillo sentivo una voce che diceva –Centrale di Polizia di Leeds. Qual è il problema?-
Non avevo raccontato ancora niente di quello che mi aveva fatto Thony. Lo avrei fatto quando sarebbe arrivata la polizia. Così ho detto solo che il problema era grave e ho dato l’indirizzo di casa di Jal alla polizia. E’ arrivata dopo circa cinque minuti. E in quel momento mi sono accorta di aver commesso un altro sbaglio. Perché a casa di Jal c’erano minorenni che bevevano alcolici e, di sicuro, qualcuno che fumava droga. La polizia, probabilmente, aveva capito che il problema era l’alcol ai minorenni. Ha beccato Jal e ci sono state le conseguenze per lei. Si è arrabbiata a morte con me e io non ho avuto il coraggio di dirle la verità. Mi ha detto che la nostra amicizia, che era unica, era finita. Non mi ha mai più rivolto la parola da quel giorno. E credo che non lo farà mai più.
Dopo quella serata non ho parlato per un mese. Mio padre cercava, con tutto se stesso, di aiutarmi, di cercare di capire quale fosse il problema. Poi abbiamo scoperto della bulimia e quello è bastato per censurare quello che mi aveva fatto Thony. Poi ho cominciato a tagliarmi. Non tolleravo più il fatto di aver sofferto tanto, soprattutto tenendomi tutto dentro. Se lo avessi detto a qualcuno si sarebbe creato un altro casino.
 
Mi risveglio da quell’orrendo tunnel di ricordi. Mi ritrovo con il viso bagnato dalle lacrime. E’ da tanto che non piangevo. I palmi delle mani premono le orecchie. Probabilmente ho cercato di tapparmele per evitare di sentire la voce di Thony, nella mia testa. Ma non è servito a niente. Ogni giorno che passa soffro di più. Oggi davvero è stato troppo. Troppo.
Mi precipito giù, in cucina. Mi fermo al bancone di legno e afferro un coltello con la lama tagliente. Poi mi fermo. E’ inutile. Puoi fare di più, penso. Lascio il coltello sul bancone ed esco di casa. Il cielo è già buio. Le mie gambe cominciano a correre. Corro e le lacrime non smettono di scendere dalle mie guance. Non so dove io stia andando. Sto solo pensando a tutto quello che ho sofferto.
Il fatto di non avere mai avuto amici, neanche da piccola. Solo Jal, ma adesso mi odia.
La morte di mia madre. Lei era perfetta.
Thony alla festa. Lui mi ha violentata.
Thony tutti i giorni. Lui mi ha ferita.
La bulimia. Mi ha uccisa.
I tagli sui miei polsi. Mi hanno fatto male al cuore, non alla pelle.
Ora sto correndo velocissimo. Mi fermo, trovandomi di fronte al cancello del parco. Un parco bellissimo con un bel boschetto e un limpido laghetto. Ha anche un alto e meraviglioso ponte in pietra. Alto. Un ponte alto. Le mie gambe corrono di nuovo, ma questa volta sono io a comandarle. Arrivo al ponte di pietra, che scavalca quel bellissimo lago. E’ così scuro di notte. Aiutandomi con le mani, salgo sul muretto in pietra e mi metto in piedi. Una vocina nella mia testa mi dice che non è la cosa giusta, potrebbe cambiare tutto d’un colpo un’altra volta. Fermati. Dice, ma la caccio via, pensando che ormai non c’è più niente che possa rendere la mia vita migliore.
Guardo giù e arrivano le vertigini. Serro le mani in due pugni. Vedo tutta la vita passarmi davanti agli occhi. Vedo i più bei momenti. Sono pochi, ma sono perfetti. Il volto di mia madre, sereno e bellissimo. Mio padre da Joe’s, con le sue fantastiche battute. Jal e io che ridiamo. Poi intravedo anche Zayn che sorride, e mi sorprendo di questo.
Chiudo gli occhi, lasciando che l’ultima lacrima mi accarezzi il viso.
 
                                                                                                                     «It’s too cold outside
 
                                                                                                                         For angels to fly
 
                                                                                                                    Angels to fly, to fly, to fly
 
                                                                                                                                                                            Angels to die.» 
 
 
 
 
-
Ok. Spero che questo capitolo non vi abbia troppo scandalizzati. Il verso della canzone che ho messo all'inizio del capitolo non è che mi piaccia, l'ho messa solo il testo: mi piace, e credo che si adatti a questo chapter.
Lasciatemi una recensione, per favoreee <3
   
 
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