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Autore: Clira    20/02/2013    2 recensioni
Roxanne e Damon si amavano. Prima. Ma poi qualcosa di terribile era accaduto.
Una serata di terrore, una cicatrice. Roxanne viene portata via dai soccorsi e Damon non può fare nulla per salvarla.
Passano gli anni, sette anni e Roxanne torna a Mystic Falls in occasione delle nozze tra Elena e Stefan, ma un altro durissimo colpo la attende: Damon, il suo grande amore, si è sposato. Chi è questa donna? Roxanne è disperata, ma non può dimenticare Damon.
Che cosa accadrà ora che si sono ritrovati? Quali sono i reciproci sentimenti?
In questa storia TUTTI i personaggi sono UMANI!!
Genere: Commedia, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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14  

CAPITOLO 14: NUOVE PROSPETTIVE

*Ospedale di Mystic Falls, 23 Marzo…*

 

ROXANNE’S POV

 

Le parole di quel dottore continuavano a rimbombarmi nella testa.

“Lei è incinta. Lei è incinta. Lei è incinta”.

Io… come poteva essere? Beh, pensandoci bene, da quando io e Damon eravamo partiti per quella vacanza a Los Angeles da mio padre ci avevamo dato dentro come conigli, ma… una cosa del genere non era decisamente nei programmi.

Ero incinta. Aspettavo un figlio. Il figlio di Damon.

Poi mi ripresi, come se quella notizia mi avesse improvvisamente rinvigorita.

«Come sta il bambino? Ha subito danni a causa dell’aggressione?», chiesi ansiosa.

Il medico sorrise nuovamente. «Per un attimo abbiamo temuto, ma per fortuna non c’è stato bisogno di sacrificare il bambino per salvarle la vita, è molto forte. Nonostante questo però, devo chiederle di stare a riposo per molto tempo, almeno cinque o sei mesi e il primo trimestre della gravidanza dovrà trascorrerlo a letto, per evitare ogni rischio».

Per me una cosa del genere era impossibile da accettare, ma se volevo salvaguardare il mio bambino era l’unica cosa da fare e di certo non avrei rischiato di perderlo.

«Dottore, il mio fidanzato è qui? Quanto tempo è passato dall’aggressione?»

«Sono trascorsi due giorni dall’aggressione, il suo intervento è durato otto ore. Molte persone erano in sala d’attesa per lei, c’era anche una ragazza vestita da sposa e… »

Solo in quel momento mi tornò in mente.

«Oh mio Dio, il matrimonio!»

«Già… il suo fidanzato era molto preoccupato, è stato lui a portarla qui, ma purtroppo non ho potuto dirgli nulla. Qui in terapia intensiva siamo molto rigidi riguardo a lasciar trapelare le condizioni dei nostri pazienti e le divulghiamo solo alla famiglia. Purtroppo i suoi amici non sono riusciti a mettersi in contatto con suo padre, da quanto ne so ci stanno ancora provando, ma io non ho potuto dir loro nulla, solo che era viva. Posso chiamarli adesso che si è svegliata, però. Il suo fidanzato è sempre rimasto nella sala d'attesa, non è mai andato a casa».

«Oh, dice sul serio? Posso vederlo?»

«Certo, se se la sente vado a chiamarlo subito».

«E… dottore?» lo bloccai quando era sulla porta.

«Sì?»

«Lui ancora non sa che aspetto un bambino?»

«No, signorina Stevenson»

«Mi chiami Roxanne, la prego».

«Bene… Roxanne. Vado subito a chiamarle il suo fidanzato, allora».

Quando fui di nuovo sola nella mia stanza cominciai a metabolizzare quella nuova situazione.

Una piccola vita cresceva in me. Sarei diventata madre.

Non riuscivo ancora a crederci, era come se improvvisamente tutto fosse diventato più leggero, come se il peso sulla mia coscienza per aver ucciso un uomo ed il terrore nel quale avevo vissuto in quegli anni, si fossero alleviati.

Ero ancora immersa nei miei pensieri quando la porta si aprì di scatto e un agitatissimo Damon come mai l’avevo visto prima di allora, fece irruzione nella mia stanza d’ospedale.

«Roxanne, amore… », mi prese il volto tra le mani e mi diede un lungo bacio.

Tra l’altro, notai che era la prima volta in assoluto che mi chiamava con il mio nome intero.

«Come stai? Come ti senti?»

«Va tutto bene, Damon, ora sto meglio, cerca di calmarti».

Lui prese qualche profondo respiro e chiuse gli occhi, sedendosi poi sulla sedia accanto al mio letto.

Era ancora troppo agitato, così preferii aspettare un po’ prima di dirgli della gravidanza. Non sapevo come l’avrebbe presa, ricordando poi dell’aborto di Sage, forse per lui era ancora troppo presto. Sperai che la notizia non lo turbasse e cominciarono a venirmi dei dubbi.

Per adesso comunque, decisi di non pensarci.

Damon teneva le mie mani chiuse nelle sue, nei suoi occhi potevo leggere la preoccupazione.

«La polizia vuole parlare con te, Rox, li ho minacciati di occuparmi io del caso, quindi, non appena sarai pronta, dovrò farti un po’ di domande perché… »

«Perché ho ucciso un uomo. Lo so».

Lui annuì pesantemente.

«Non devi preoccuparti di nulla, Rox, sappiamo tutti che lo hai fatto per legittima difesa, sarà soltanto una formalità».

«Va bene. Comunque… se vuoi sapere com’è andata posso dirtelo subito».

«Ce la fai a parlarne? Sei pronta?»

«Credo di sì… »

«Dimmi tutto, allora». Il suo tono era fermo.

Così, cominciai a raccontargli di quella terribile mattina, tutto ciò che mi ricordavo, almeno.

Non appena ebbi terminato, Damon sospirò pesantemente.

«Pensa solo che ora  finita, Rox, Hai impedito a quell’uomo di farti del male e gli hai impedito di trucidare altre giovani donne che altrimenti avrebbero fatto la fine di Kelly e di Mary. Sei stata molto coraggiosa ed io sono orgoglioso di te. Sei stata forte come sempre ed hai vinto anche questa volta».

Sorrisi.

«Damon… che cosa è successo dopo? Il dottore mi ha detto che sei stato tu a portarmi in ospedale».

«Sono stato io, sì. Sono tornato a casa per venire a prenderti e andare in chiese, ma ho trovato la maniglia dell’ingresso per terra, il vaso rotto, del sangue in cucina. E ho capito subito. Ti ho chiamato forte e tu non mi hai risposto. Ho avuto paura. Sono corso il più velocemente possibile sulle scale e vi ho trovati entrambi in camera. Un teatro di sangue».

A quel punto fece una pausa e respirò a fondo.

Gli strinsi una mano, poi lui continuò.

«Respiravi a malapena, quindi ti ho presa in braccio e ho guidato fino in ospedale. Lì ti hanno portata in sala operatoria immediatamente e non ho più avuto notizie di te fino alla fine dell’intervento. Mi hanno solo detto che eri viva, visto che non sono un parente stretto non hanno voluto dirmi altro».

«Ma adesso sono qui, amore mio. Sono qui e nessuno potrà mai più portarmi via da te. Ti amo tanto, Damon Salvatore».

«Ti amo anch’io, Roxanne Lynn Stevenson», detto questo mi diede un altro dei suoi baci appassionati.

«Damon, cos’è successo al matrimonio? Stefan ed Elena si sono sposati?»

«Sposati?! Non appena ti hanno portata in sala operatoria mi ha chiamato Rick per sapere che fine avessimo fatto e così lui, Elena, Stefan  e tutti gli altri sono venuti subito. Il matrimonio è stato annullato».

«Oh, mio Dio. Mi dispiace tanto… »

«Hanno rimandato fino a quando non potrai tornare a camminare, Elena ti vuole assolutamente come sua damigella. Ora che ci penso… direi che è meglio chiamarli; Caroline e Matt erano fuori di testa quando l’hanno saputo».

A quel proposito, forse era arrivato il momento di dirgli della gravidanza, perché se Stefan ed Elena avrebbero dovuto aspettare me, non si sarebbero sposati prima di tre mesi come minimo.

Guardai Damon, stava trafficando con il telefono, ma lo bloccai, richiamando la sua attenzione.

«Dimmi Rox, hai bisogno di qualcosa?»

«Siediti, c’è una cosa che devo dirti».

Vidi il suo volto allarmarsi, era teso, pensava che fosse una brutta notizia.

«Prima è passato il medico, mi ha detto che durante l’intervento hanno… diciamo che hanno trovato qualcosa che non si aspettavano».

«Rox, ti prego, dimmi che stai bene… »

Adesso era visibilmente agitato.

«Sto più che bene. Damon… forse è ancora troppo presto, ma quello che il dottore mi ha detto… è che sono incinta».

Lui rimase immobile per un momento, impietrito.

«Di un bambino?!».

Lo guardai per un attimo. Aveva un’espressione che mai gli avevo visto in vita prima di allora e mi chiesi se mi stesse prendendo in giro o se avesse preso una botta in testa. Sembrava davvero… allucinato.

«No, di una rapa!». Ci fu un attimo di silenzio in cui ci fissammo tutti e due, poi dissi: «Damon, avremo un figlio!»

A quel punto si alzò con impeto dalla sedia e mi abbracciò forte. Poi mi mise una mano sulla pancia e disse: «Lui sta bene? Nonostante tutto?»

«Nonostante tutto», gli feci eco con un largo sorriso. Il moro era palesemente sconcertato, ma felice di quella notizia e quindi lo ero anch’io.

Lui mi sarebbe rimasto accanto sempre e comunque.

«L’unica raccomandazione del dottore è di restare a letto fino alla fine del primo trimestre della gravidanza e poi di stare comunque a riposo, per questo non penso di poter fare da damigella al matrimonio di Elena».

«Rox, non hai idea di quanto tu abbia veramente cambiato la mia vita. Non lo sai. Ed ora mi stai donando un figlio. Non voglio altro dalla vita, se non di passarla con te. Tu, io e questa piccola creatura», disse accarezzando di nuovo il mio addome con fare protettivo come solo lui poteva.

Parlammo ancora per un bel pezzo, fantasticando sul nostro futuro e sul nostro bambino, poi Damon si ricordò che ancora doveva chiamare suo fratello.

Così Stefan lo disse a Elena, la quale chiamò Caroline, che chiamò Matt, che chiamò Bonnie ed in breve la mia stanza divenne troppo stretta per farci stare tutte quelle persone.

Mi scusai sinceramente con Elena per il matrimonio saltato e lei mi disse di stare tranquilla e di non preoccuparmi, che le cose si sarebbero risolte e loro si sarebbero sposati più avanti. Dopo che avevano aspettato così a lungo, qualche altro mese non avrebbe certo cambiato loro la vita.

Quello che non sapeva era che avrebbero dovuto aspettare ben più di qualche mese date le mie condizioni.

Io e Damon infatti avevamo deciso di non dire ancora nulla ai nostri amici riguardo alla mia gravidanza. Volevo aspettare fino alla fine del primo trimestre perché se qualcosa fosse andato storto, parlarne poi sarebbe stata troppo dura.

Ad ogni modo, cercai di godermi il più possibile la loro compagnia, nonostante fossi molto stanca. Alla fine mi salutarono a malincuore e soltanto Damon restò seduto al mio fianco.

«Hai bisogno di qualcosa, Rox?»

«Ho bisogno che tu vada a casa e che ti faccia una doccia e che dorma nel nostro letto. Sei qui da due giorni. Ti prego, prenditi cura anche di te, adesso. Io sono fuori pericolo, non ti devi più preoccupare».

«Non voglio lasciarti da sola».

«Ma lei non è sola».

Una voce familiare mi fece voltare improvvisamente.

«Papà!» esclamai felice.

«Tesoro, sono arrivato non appena ho saputo. Mi dispiace, ero in missione a Baghdad. Damon è riuscito a contattarmi quando sono rientrato in America e sono corso subito qui».

Io sorrisi ai miei due uomini, poi, mi chiesi a come avrebbe reagito mio padre non appena avesse saputo di stare per diventare nonno.

«Damon, va pure a casa. Penso io a mia figlia, adesso».

Il mio fidanzato si alzò, mi diede un bacio sulla fronte, strinse la mano di mio padre e poi uscì dalla stanza.

«Lui ti ama, tesoro. Ti ama veramente», disse venendo a sedersi sulla sedia lasciata vuota da Damon.

«Lo so».

Per qualche istante aleggiò il silenzio, poi decisi di dirlo, almeno a lui, perché non gli avevo mai tenuto nascosto nulla.

«Papà?»

«Cosa c’è, piccola?»

«Io e Damon avremo un bambino… »

Non sapevo come altro comunicarglielo.

«Che cosa?!» era stupito come mai l’avevo visto prima.

«Sono incinta!»

«Roxy… oh, tesoro!» mi abbracciò.

«Beh, direi che il tuo bambino deve aver ereditato la forza della mamma, se sta bene. Tu sei la persona più forte che io abbia mai conosciuto e sono orgoglioso di poter dire di essere  tuo padre».

Per un momento mi vennero le lacrime agli occhi, ma poi le ricacciai indietro. Mio padre era un uomo di poche parole e per questo, sentirsi dire quel genere di cose era meraviglioso e io gli volevo un gran bene.

«Lui sta bene, sì, ma io devo stare a riposo a letto per i primi tre mesi. Sarà dura non poter muoversi per così tanto tempo, sarà dura non tornare a scuola dai miei studenti. Mi mancheranno».

«Sono certo che Damon si prenderà cura di voi due. Ogni volta che ti guarda vedo la devozione nei suoi occhi. Non avrei mai lasciato avvicinare nessun altro a te se non lui. Sarà una caratteristica dei Salvatore amare così tanto le proprie donne».

«Sì, è possibile», risposi sorridendo.

«Sono felice per voi, bambina mia. Adesso riposa, oggi hai avuto molte visite ed ora a maggior ragione non devi stressarti. Stai tranquilla, io sarò qui quando ti sveglierai, non ti preoccupare».

 

[…]

 

Erano trascorse tre settimane da quando il mio incubo era finito e una dal giorno della mia dimissione dall’ospedale.

Ormai avevo quasi finito il secondo mese di gravidanza, ancora non si vedeva e avrei avuto più di un altro mese da trascorrere a riposo forzato a letto.

Le visite da parte dei miei amici erano continue e le attenzioni di Damon quasi ossessive. Si era preso un periodo di permesso dal dipartimento di polizia, aveva spiegato la situazione alla madre di Caroline, ancora sceriffo in carica a Mystic Falls e le aveva chiesto, almeno per un po’ di tempo, di tenere la cosa per sé, di non dire niente neanche alla figlia.

Liz era stata molto gentile e comprensiva con noi ed era anche passata a trovarmi. Dopotutto… mi aveva vista crescere e fino ai diciotto anni, prima della prima aggressione, io e Caroline eravamo inseparabili.

Dunque adesso avevo un indaffaratissimo Damon sempre in giro per casa; quell’uomo non riusciva veramente a stare fermo un minuto, cercava sempre un modo per farmi stare meglio, tanto che un giorno lo presi per uno dei passanti dei pantaloni e lo trascinai a forza nel letto insieme a me.

«Rox, non possiamo, lo sai!»

Io ero sconcertata: Damon Salvatore che diceva di no ad un’occasione per fare sesso?! Mai accaduto prima di allora.

Presi un calendario sul comodino e feci finta di fare dei calcoli su un pezzo di carta.

«Tesoro… che cosa stai facendo?», mi chiese il moro alquanto perplesso.

«Calcolo quando sarà la prossima apocalisse, mio caro»

Lui inizialmente alzò un sopracciglio in una delle sue tipiche espressioni alla Damon Salvatore, poi disse: «Sei divertente, biondina, davvero, sono contento che tu non abbia perso il senso dell’umorismo».

«Mmm… perdere il senso dell’umorismo e vivere con te sono due cose incompatibili, Damon».

Lui mi baciò.

«Tuttavia, sai com’è… la mia amica sente nostalgia del tuo coinquilino del piano di sotto… ».

Vidi Damon sgranare gli occhi.

«Rox… non mi tentare, dannazione, sei così sexy che ti salterei addosso in ogni momento e ti strapperei i vestiti, ma non posso».

«Ma io ho voglia!»

«Saranno gli ormoni della gravidanza, ma sei diventata più pervertita di me e questo la dice lunga… ».

Misi un broncio infantile.

«Che cosa c’è, adesso?»

«Mi trovi brutta?»

«Come, scusa?»

«Sono incinta, costretta a letto e piena di cicatrici. Non sarebbe strano».

Lui mi guardò come se fossi completamente impazzita.

«Tu aspetti mio figlio e porti addosso i segni della tua forza, è questo che io vedo in te, Rox. E ti trovo bellissima». Fece un attimo di pausa. «Comunque sì, gli ormoni della gravidanza ti fanno davvero strani effetti».

Io gli tirai una cuscinata.

«Damon?»

«Cosa c’è, Rox?»

«Grazie per essere arrivato in tempo. È solo grazie a te che non mi sono persa tutto questo e non avrei voluto perdermelo per nulla al mondo».

«Grazie a te per essere così forte. Senza di te sarei io quello perso».

Mi addormentai così, tra le braccia di Damon e felice, pensando al nostro bambino che sarebbe nato di lì a sette mesi.

 

NOTE:

 

Ed eccomi qui con il quattordicesimo capitolo. Spero taaaanto tanto tanto di non avervi deluso; io onestamente, mi sono divertita a scriverlo, ad immaginare l’espressione di Damon nell’apprendere la notizia di diventare padre ed il suo sbigottimento al riguardo.

Ad ogni modo, mi sa che non manca molto al termine di questa mia ff, ormai, a meno che non mi vengano altre idee malsane, dovremmo essere alla stretta finale.

Comunque, non so se per vostra fortuna o sfortuna, la mia mente malata sta elaborando una nuova storia sempre sul fandom di TVD, ma ancora preferisco non pronunciarmi; è ancora tutto da vedere.

Bene, signori miei, direi che vi lascio ai vostri impegni perché se siete passati a leggere il mio capitolo (se lo avete fatto vi ringrazio infinitamente), penso di avervi già rubato abbastanza tempo.

Detto questo, auguro un buon proseguimento a tutti!

  
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