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Autore: Aelis    20/02/2013    0 recensioni
Anomalia: dicasi anomalia irregolarità, deviazione dalla norma in vari campi e settori: anomalia verbale, comportamentale, gravitazionale.
Mescolate un'anomalia gravitazionale, che isoli completamente un pianeta su cui ogni tanto precipiti qualche astronave i cui superstiti, a furia di star soli, diventino, per forza...un po' anomali, un po’ sbilenchi; all’imprevisto e fortunoso atterraggio del Jedi meno anomalo dell'Ordine, il più zelante, il più ortodosso. Shakerate con una vecchia contabile riciclata come giudice di pace, un ginecologo molto sagace, un ingegnere tanto gnocca quanto bizzarra e con i modi di un camionista rumeno, aggiungete la più brutta e arrapata geologa della galassia che si occupa di recupero rottami insieme ad un'accozzaglia di femmine altrettanto mostruose. E provate, insieme a quella bella gente, a far ripartire un caccia scassato...
Auguri!
P.S.
Non mi offendo se commentate :)
Genere: Avventura, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Obi-Wan Kenobi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Giornale della comunità dell’anomalia.

Gerente in carica Corilla Dortuy

4° giorno del terzo mese anno 453.

Questa mattina alle prime luci dell’alba la piccola Bia Yurte è arrivata a casa mia recando con sé un nuovo venuto. Un umano, si è presentato come Maestro Jedi dicendo di chiamarsi Obi-Wan Kenobi. Mi ha narrato, come tutti gli altri che lo hanno nei secoli preceduto, dello strano fenomeno energetico in cui lui e la sua nave sono incappati, all'interno di una piccola area nei pressi della rotta per il labirinto di Rishi, e di come per un vero miracolo sia riuscito a sopravvivere atterrando su questo sconosciuto pianeta. Il suo duro addestramento gli ha impedito di lasciar trapelare, durante il racconto, il terrore che deve aver sicuramente provato quando si è ritrovato in balia di forze sconosciute, e la lucida, precisa descrizione del vortice di pura energia che lo ha trascinato, quasi distruggendogli il velivolo, in uno spazio non riconosciuto dalle mappe, ne costituisce la prova.

Quando, alla fine, mi ha chiesto dove si trovasse e come potesse fare per lasciare il pianeta, non ho potuto trattenere un amaro sorriso.

"Caro ragazzo, permettimi di chiamarti così poiché potresti essere mio nipote, temo che tu debba ancora comprendere bene dove sei finito…"

"Con tutto il rispetto, signora, credo di aver intuito che la posizione del pianeta sia il cuore del problema, poiché lei è già la seconda persona che ne accenna, se fosse così cortese da spiegarmi qual è la particolarità di questo mondo forse potrei capire…"

"Ecco, appunto, la particolarità, senza volerlo hai usato un termine corretto: sei incappato in quella che i fisici, e quaggiù qualcuno ne è capitato, chiamano appunto particolarità gravitazionale. Io fisico non sono, nella mia vita di…Prima ho svolto per quarant'anni mansioni di contabile per una grossa società di export."

A questo punto ho tirato, mio malgrado, un grosso sospiro davanti all’espressione sbigottita del giovane uomo che non ha fiatato intuendo dove volessi andare a parare, ma si è limitato solo a fissarmi ancora incredulo.

"Vedi, come ti dicevo non sono certo uno specialista del settore, però da quel che ho capito quella la fuori è una specie di anomalia gravitazionale, sostanzialmente una sorta di tunnel instabile, che si apre in determinate condizioni del tutto imprevedibili, in questo angolo sperduto della galassia e che risucchia i malcapitati vascelli in una sorta di bolla dello spazio tempo. Una bolla del diametro di una cinquantina di parsec, completamente avulsa dal resto del continuum spaziale."

"…E non c’è modo di uscirne?" mi ha chiesto, con l’aria di chi temeva di conoscere già la risposta.

"Che si sappia, no, ma d’altra parte anche se qualcuno fosse riuscito a lasciare la bolla (e i tentativi non sono stati molti, in verità) non avremmo potuto conoscere l’esito dell’impresa dato che non abbiamo alcun tipo di contatto con l’esterno, come ti sarà facile comprendere."

"Capisco" ha commentato con aria cupa.

Siamo rimasti seduti, uno di fronte all’altra, in silenzio a guardarci mestamente per un bel po’.

"Io devo farcela" ha sussurrato fra sé , poi lo ha ripetuto ad alta voce "io devo farcela! Devo assolutamente lasciare questo posto!"

Ho visto i suoi occhi alzarsi verso l’alto come a cercare varco impossibile in un cielo inviolabile.

Gli ho sorriso, e poi ho accennato brevemente alla storia della nostra piccola comunità, al momento costituita da trecentocinquantotto persone di razze assortite, provenienti da ogni angolo della Galassia che convivono pacificamente su un fazzoletto di terra fertile e assolata. Da più di 453 anni, anzi probabilmente da tempi ancora più remoti, anche se le nostre prime cronache risalgono al giorno 1 del primo mese dell’anno zero, la Comunità dell’Anomalia sopravvive caparbiamente, isolata dal resto del cosmo. Ogni tanto arriva qualcuno, attirato proprio in questo luogo dall'emissione di energia dei nostri generatori (se la sfortunata nave ha conservato una minima capacità di manovra) esattamente come una falena dalla luce. I più periscono nell’atterraggio, chi sopravvive e rimane ferito viene curato. Tutti contribuiscono come possono, e come sanno, alla sopravvivenza della comunità. La vita scorre dura ma serena, nessuno è mai morto di fame, non ci sono grossi pericoli perché la fauna locale, a parte qualche piccolo predatore, non è particolarmente aggressiva e non esistono specie senzienti autoctone, quindi forse il problema più grosso è costituito dall'isolamento e dalla noia.

Io sono attualmente la persona più anziana, il mio ruolo è quello di tenere la contabilità delle provviste, di dirimere le dispute (poche) e tenere il giornale.

"E’ da molto che lei è qui?" mi ha chiesto il giovane con un'espressione gentile, ma da cui traspariva tutta la sua preoccupazione.

"Oh, da quasi undici anni, era una grossa nave sono stata fortunata, più la nave è grande maggiori sono le possibilità che ci siano superstiti …Non è solo statistica è una questione di massa, credo…Ma forse dovresti parlare con il nostro ingegnere capo, se proprio vuoi fare un tentativo di lasciare la Bolla quella è la persona giusta: ha lavorato per trentun anni per la CEC, settore progetti propulsioni. Riesce a far miracoli con i rottami" di sottecchi ho notato un luccichio nei suoi occhi nell'udire quella frase, poi ha abbassato lo sguardo come a cercare le parole più adatte.

"Signora, voi non potete sapere del conflitto che da più di due anni ha messo a ferro e fuoco quasi l'intera Galassia; è iniziato coinvolgendo una manciata di Sistemi e adesso si è allargato come un cancro maligno che sta divorando tutto" il giovane ha deglutito come per ingoiare un amaro boccone, guardandomi con aria grave "é importantissimo che lasci il pianeta il più presto possibile e torni a combattere per la Repubblica, e per farlo devo assolutamente riparare la mia nave..."

"Sì mi rendo conto...Ognuno ha i suoi doveri..." Ho convenuto con lui, ammirando i tratti ancora freschi del suo giovane volto, e osservando come i capelli sulle tempie si stavano già striando di grigio "allora devi proprio rivolgerti all'ingegner Jilot; è un valente tecnico ed un progettista di grande talento! Noi non abbiamo velivoli in grado di lasciare il pianeta, concentriamo le nostre risorse per la sopravvivenza della comunità. Se esiste una sola possibilità che la tua nave torni a volare, sono certa che l'Ingegnere la troverà!" Ho affermato con sicurezza. "Solo ti prego, non chiedermi di accompagnarti al centro abitato principale, le mie vecchie ossa stamattina sono particolarmente acciaccate, segui il sentiero di mezza costa, ti condurrà giù nella piana, non ti puoi sbagliare. Vedrai un tendone con delle baracche di lamiera, è la nostra centrale energetica, lì troverai Kilim Jilot, di’ che ti manda Corilla". Lanciai uno sguardo sconsolato al comlink affisso al muro accanto a me "non posso avvisarla del tuo arrivo, le comunicazioni sono interrotte per questa mattina...Ma sono certa che te la caverai." .

L’uomo mi ha ringraziato stringendo con delicatezza le mie vecchie mani rugose ed è uscito incamminandosi nello splendore del mattino.

  
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