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Autore: hangover    20/02/2013    1 recensioni
[...] "E tu cosa mi dai in cambio se scendo?" Chiese Harry con un pizzico di malizia nello sguardo.
"Ehm...un bacio?"
"Uno non mi basta. Ne voglio almeno mille."
"Mille? Ma mille baci una persona non puó darli neppure se passasse tutta la vita a non fare altro!"
"Iniziamo da ora. Chi ti dice che non avrai tutta la vita per darmi i restanti 999?"
Contenuti Larry e Ziam con accenni Zouis. Se il genere non vi piace, state alla larga.
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Non rompere i coglioni Nialler! La musica la scelgo io e non voglio assolutamente sentire latrare Justin Bieber per tutta la sera!” protestò Zayn scorrendo con il mouse la possibile playlist per la festa del giorno dopo. Merda, era già giovedì e non avevamo fatto ancora nulla.  Per fortuna Liam aveva già convinto i suoi genitori a “levarsi dalle palle per il week-end”, come ci aveva detto la mattina a scuola. Eravamo io, Lee, Niall, Zayn ed Harry a casa Payne, tutti e cinque seduti intorno ad un tavolo con carte, penne e computer ad organizzare il festino. Harry era stato davvero gentile ad aiutarci con i preparativi: si era offerto di dirlo a qualche suo conoscente, per fare numero.
“Dovete dirmi se gli invitati li volete tutti gay o anche qualche etero” stava dicendo a bassa voce con tono serio, come se si fosse trattato di una scelta di fondamentale importanza.
Niall non aveva perso la sua diffidenza nei suoi confronti. E non l’avrebbe mai fatto. Se ne stava seduto sulla sua sedia, parlando poco e rispondendo solo a monosillabi.
Liam e Zayn invece sembravano andare molto d’accordo con Hazza. Ed anche lui pareva apprezzare la loro compagnia.
“Forse dovremmo dirlo anche a qualche ragazza. Sai, per non destare alcun sospetto” disse Liam, serio. Zayn allora si voltò verso di lui con un’espressione strana, come se fosse infuriato e cercasse di mantenere la calma. Mio Dio, Zayn, stavi diventando geloso delle eventuali ragazze che Liam voleva invitare?
“Liam ha ragione. Io posso dirlo a qualche mia compagna di corso!” esclamò Harry. “Ed io farò lo stesso” aggiunsi  scrivendo su un foglio a righe i nomi di alcune ragazze.
“Non dimenticare di invitare Leah Millard, Tommo!” ridacchiò Liam.
“Devo proprio dirglielo a quella?” chiesi io, contrariato. Mi sarebbe rimasta appiccicata tutta la sera. Ed io non potevo stare come avrei voluto con Hazza.
“Chi è questa?” domandò Harry passando lo sguardo da me a Liam.
“Una troia. Ci prova con me dal primo anno” gli spiegai con semplicità
“E non ha il sospetto che tu…beh… che non ti piacciano le ragazze?”
“No” intervenne Zayn “credimi, Harry, è talmente puttana da non accorgersi nemmeno che a Louis piace il ca…”.
La frase di Zayn fu interrotta dallo sguardo eloquente di Liam, che lo avvertiva dell’imminente ingresso della madre in cucina.
“Cosa piace a Louis?” fece la signora Payne entrando nella stanza con le mani sporche di terriccio: evidentemente si stava dedicando al giardinaggio.
“Ehm…il calcio. Zayn diceva che a Lou piace tantissimo il calcio.” Intervenne Liam mentre la mamma si lavava le mani sotto il getto potente dell’acqua. Harry e Zayn stava ridendo con il viso coperto dalle mani, Liam era arrossito violentemente e Niall si mordeva il labbro per cercare di trattenere un sorriso. Io, dopo aver tirato un calcio ad Hazza per farlo smettere, rivolsi un cenno di gratitudine a Lee che mi fu ricambiato con un sorriso.
“Se avete bisogno di me, sono in giardino” disse la signora, avviandosi verso l’esterno.
“Grazie, signora Payne!” trillammo in coro come i ragazzini delle elementari che salutano la maestra. Guardai la figura bionda allontanarsi da noi e mi rimisi a scribacchiare.
 
Harry:
Casa di Liam era davvero bella per trovarsi in un quartiere come Camden. Insomma, si vedeva che la donna che aveva appena lasciato la stanza dove eravamo aveva ottimo gusto nell’arredare. Mi guardai intorno, questa volta non più interessato all’abitazione. I miei occhi cercavano quelli azzurri di Louis. Eccoli lì, bassi e concentrati, che guizzavano da un lato all’altro del foglio dove Lou stava scrivendo dei nomi. Alzò la testa con aria assorta e si rese conto che lo stavo osservando; allora le sue iridi splendenti si incrociarono un attimo con le mie. Sorrise, mentre una punta di rosso imbarazzo colorava le sue guance. Aveva di nuovo abbassato il capo e si era di immerso nella scrittura.
 Lui doveva considerarsi davvero un ragazzo fortunato: non a tutti dedicavo una settimana di attenzione. Anzi, non l’avevo mai fatto con nessuno. Dovevo ammettere che era uno dei pochissimi che non mi ero portato al letto appena conosciuti. E dovevo anche dire che gli altri due o tre che fecero una cosa del genere sono stati debitamente mandati a quel paese dal sottoscritto. Lui no. Il fortunato Louis non aveva fatto questa fine. Lui non era come gli altri ragazzi, questo era più che evidente. Ma non sapevo esattamente nemmeno io il perché continuasse ad intrigarmi in questo modo. In un modo o nell’altro era sempre stato lui a provocarmi ed io, come un coglione, cedevo sistematicamente. Lo ammiravo ancora di più perché era riuscito dove gli altri avevano sempre fallito. Io, Harry Styles, assiduo frequentatore dei club gay più famosi di Londra, sono sempre stato il tipico omosessuale che adora i rapporti promiscui. Mai avuto un ragazzo per più di una notte. Mai baciato durante una scopata. Mai lasciato il mio numero di telefono. Mai andato oltre i dieci minuti di conoscenza con un ragazzo. Mai detto qualcosa di dolce pensandola davvero.
E adesso? Bè, adesso l’Harry Styles di sempre aveva iniziato una lunga metamorfosi. Con Louis stavo facendo l’esatto contrario di come ero solito fare; stavo andando contro la mia etica e la mia morale. Non sapevo se essere infuriato con me stesso per quello che stavo pensando o se gioirne. In realtà, non sapevo più nulla. Mi bastava guardarlo sorridere per vedere tutte le certezze costruite negli anni crollare rovinosamente. Era come se i numerosi mattoncini che componevano il muro tra l’Harry stronzo di sempre ed il nuovo Harry stessero piano piano cadendo in frammenti, lasciando al loro posto un vuoto che solo Louis poteva colmare. Mi sentivo in imbarazzo con me stesso ogni volta che mi ripetevo questi discorsi; era come misconoscersi, fingersi diversi da quelli che si è stati da una vita. E tutto ciò era causato dal ragazzo dagli occhi celesti seduto al mio fianco. Incredibile: una sola persona, una sola comune persona era capace di creare tanto caos nella mente di un’altra. Ed il bello stava nel fatto che lui nemmeno sembrava rendersene conto. Continuava imperterrito a provocarmi, a darmi dei segnali, a farmi entrare di più nella sua vita. Ero senza dubbio felice di aver conosciuto i suoi migliori amici (tranne Horan, naturalmente), però lui stava andando un po’ troppo oltre. Non doveva andare avanti con quegli atteggiamenti, altrimenti Harry Styles non sarebbe più tornato indietro.
Erano almeno cinque minuti che non smettevo di guardarlo. Ed ogni istante che passava scoprivo dei dettagli di lui completamente nuovi. Osservai il modo in cui sedeva sullo sgabello, di come muoveva le gambe, di come rideva, di come si mordicchiava le unghie se era nervoso oppure sotto pressione. E poi non potevo fare a meno di notare la sua bellezza quasi innocente, da ragazzino ancora fragile e manipolabile. Ma dovevo stare molto attento a non sottovalutarlo: avrebbe finito per manipolarmi lui.
“Ho fame.” Disse all’improvviso Niall Horan seduto di fronte a me. Non aveva fatto altro che guardarmi di traverso. Bè, in parte aveva ragione. Il suo ex ragazzo, Charlie o Barney, non ricordo il nome, mi aveva praticamente supplicato di scoparlo due anni prima. Ed io, da buon altruista, come potevo dirgli di no? Quando Niall lo scoprì fu un bruttissimo colpo per la sua dignità: uno dei ragazzi che più rimorchiava e scaricava con facilità si era trovato tradito dal suo stesso partner. Ho sempre pensato che la sua rabbia fosse dovuta a questo; non sopportava il fatto che quello che faceva lui a tutti quelli che si portava al letto fosse stato fatto a lui. E per giunta a fottergli il ragazzo ero stato io, Harry Styles, l’allora sedicenne proveniente dal paesino di provincia e che non conosceva nulla della vita in città. Ma avevo deciso di ignorare i suoi comportamenti: prima o poi avrebbe smesso la sua scenata da ragazzina in depressione.
“Nialler, è quasi ora di cena. Rimanete? Ordino la pizza” propose Liam con un sorriso.
“Ma non possiamo uscire? Odio rimanere chiuso qui mentre la vita fuori fa inesorabile il suo corso!” disse Zayn, con tono melodrammatico.
“Smettila con questi discorsi da filosofo da strapazzo, Malik. Se usciamo, andiamo da Nando’s” gli rispose Niall, che sembrava essersi animato all’improvviso.
“Per me va bene. Purchè andiamo fuori da queste quattro mura, possiamo mangiare anche nella peggiore bettola di Londra” sorrise Zayn.
Louis si avvicinò a me e mi fissò, mentre gli altri si alzavano dalle sedie per andare a prendere giacche e cappotti: “Tu vieni con noi, vero?”. Mio Dio, che occhi meravigliosi. Potevo vederci tutto il mondo lì dentro.
“Ehm…non lo so.” risposi, lì, su due piedi.
“Qualcosa non va?”
“No, è solo che forse vuoi rimanere da solo con i tuoi amici.” Ed ecco che fui costretto di nuovo a spogliarmi delle mie vesti di stronzo e indossare quelle del dolce e altruista ragazzo.
Rise e poi aggiunse: “Non dirlo nemmeno per scherzo, Harry. Dai, preparati che andiamo.”
“Ma ho l’impressione che Niall non sia molto contento di avermi tra le palle”
“Lascialo perdere. Tu devi stare con me, non con lui”. E non volevo altro,giuro. Mi mise un braccio attorno al collo e mi lasciò un bacio sulla guancia. Il contatto delle sue labbra con la mia pelle mi provocò un brivido. Non era la prima volta che mi succedeva quando ero con lui.
“Ti ho convinto, Hazza?” chiese sogghignando e notando il mio silenzio assorto.
“Va bene, Lou. Ma promettimi che non mi farai sedere di fronte a quello. Mi fa paura a volte.”
La stanza vuota si riempì della sua risata acuta e armoniosa. Mi abbracciò ed io, di istinto, lo baciai, accarezzandogli il viso. Non seppi mai il perché, però il fatto di toccarlo mi faceva comprendere che lui era lì, reale,in carne ed ossa. Le nostre effusioni furono interrotte da Liam che agitava le chiavi dell’auto.
“Ehi, piccioncini! Montate in auto!” disse sorridendo entusiasta.
 
Liam:
Un altro maledetto semaforo rosso. Maledissi la mia buona educazione: probabilmente se non avessi atteso lo scattare del verde a tutti i semafori,saremmo già da un bel pezzo da Nando’s ad abbuffarci. La musica copriva appena gli schiocchi di baci di Harry e Louis, i continui mugugni di Niall e la voce profonda di Zayn, che non aveva smesso di blaterare da quando eravamo partiti. Io non lo seguivo più già da un pezzo: ero troppo concentrato alla guida. Il mio sguardo si soffermava quasi sempre su Harry e Louis; li continuavo a guardare dallo specchietto retrovisore. Provavo un po’ di invidia per Lou in quel momento: sembrava davvero toccare il cielo con un dito tra le braccia del riccio. Io non avevo mai fatto nulla del genere. Cioè, avevo baciato dei ragazzi, ma mai con nessuno avevo provato le sensazioni che immaginavo stesse sentendo il mio amico in quel momento. Era probabilmente dovuto tutto alla mia insicurezza. Sin da quando ero un bambino ho sempre sofferto di una bruttissima patologia di nome timidezza. La timidezza, poi, si traduce inevitabilmente in incertezza, continua paura di sbagliare e di fallire in qualcosa. Non ho mai avuto le palle di provarci con nessuno. Se c’era qualcuno che mi interessava, speravo sempre che fosse lui o fare la prima mossa. E se non la faceva, rimanevo sempre fregato da qualcuno più sfacciato di me. Come Zayn, ad esempio. Beato lui. Non aveva davvero vergogna di nulla: se voleva qualcosa era in grado di metterci la faccia pur di ottenerla. Era così maledettamente sicuro di sé. Lo credo bene. Lui era così bello, carismatico, affascinante: insomma, ci sapeva fare. In confronto io mi sentivo una completa nullità. Tantissime volte i miei amici avevano cercato di farmi capire quanto potessi valere, ma nulla: il mio maledetto carattere insicuro mi portava sempre a buttarmi giù, ad abbattermi, a farmi vedere ingigantiti tutti i miei difetti ed i miei errori. Odiavo essere in quel modo e sentivo la necessità di cambiare, di dimostrare a me stesso che sotto l’aspetto del Liam timido ed impacciato ce n’era un altro più forte e sicuro. Ero consapevole che il primo passo verso il cambiamento decisivo non sarebbe mai partito da me: si sa, quando si convive per anni con un certo aspetto del proprio carattere si finisce per acquisirlo in modo quasi permanente. E forse l’unico che poteva farmi sentire una persona nuova era proprio Zayn, che adesso era assorto nei suoi pensieri mentre guardava fuori dal finestrino. Doveva darmi qualche lezione di autostima.
Fermai la macchina a qualche metro da Leicester Square. L’umidità era impressionante quella sera. Mi venne la pelle d’oca appena scesi dall’auto: come al solito, non avevo portato con me nulla di pesante. Niall e Zayn si chiusero gli sportelli alle spalle subito dopo di me, mentre Harry e Louis erano rimasti ancora a bordo. Stavano ancora abbracciati, con le labbra appiccicate. Forse non si erano nemmeno accorti che eravamo arrivati. Bussai delicatamente al vetro e Louis si voltò verso di me. Poi mi fece cenno di lasciare le chiavi in macchina e che ci avrebbero raggiunti dopo. “Spero per loro che facciano in fretta. Sto morendo dalla fame” disse Niall sbuffando.
“Tranquillo, Nialler. Louis viene dopo poco” affermò Zayn con semplicità.
“E tu che ne sai?” domandai io. Davvero non sapevo alla luce di cosa era in grado di fare tale affermazione.
“Ehm…lo so e basta! Andiamo dentro. Ho fame anch’io” rispose Zayn, con la voce leggermente spezzata per l’imbarazzo. Ancora non capivo, ma comunque erano fatti suoi.
 
Niall:
La differenza di temperatura tra interno ed esterno era impressionante: nel locale faceva un caldo impressionante. Fui costretto a togliermi la felpa e rimanere con una maglietta a mezze maniche. Eravamo tutti e cinque ad attendere i nostri piatti. Io sorseggiavo la mia birra, in silenzio. Zayn e Liam discutevano animatamente insieme ad Harry e a Louis. Non volevo partecipare alla conversazione: il solo pensiero di rivolgere la parola a Styles mi faceva vomitare. Intanto mentre i grandi oratori si cimentavano su discorsi di vario genere, io mi stavo scambiando occhiate con il ragazzo biondo seduto proprio di fronte al mio tavolo. Passavo le dita sul bordo del mio bicchiere mentre lui si leccava impercettibilmente il labbro. Benissimo, Horan. Ti sei trovato la scopata pre-weekend. Sembrava essere solo, il tipo. O meglio, insieme a lui stava sedeva una ragazza, ma non ci feci caso. Quello lì mi aveva tenuto d’occhio tutta la serata ed io non gli davo motivo per non farlo: continuavo a fare dei gesti ambigui finchè non fosse stato il momento di passare all’attacco.
Ad un certo punto, il biondo ammiccò e fece un cenno con il capo verso la porta d’uscita. Voleva appartarsi. E chi ero io per andare contro la sua volontà? Feci l’ultimo sorso alla birra, mi alzai e sussurrai a Liam di darmi le chiavi della macchina. Il mio amico mi guardò interrogativo, ma io presi ciò che mi porse e gli diedi una pacca sulla spalla. Non c’era tempo: quando il sesso chiama, Niall risponde. Lanciai al tipo uno sguardo di sfuggita, prima di mettermi la felpa e di uscire dal locale. Mi appostai poco distante dal posto e lo attesi. Non si fece aspettare molto, per fortuna. Dovevo ammettere che visto da vicino era anche più carino. Meglio per me. Cercai con lo sguardo la macchina di Liam. Eccola lì, parcheggiata sotto un lampione fulminato. Andai verso quel preciso punto della strada e lui mi venne dietro gongolando, come fanno i bambini che seguono un clown. Poi mi poggiai alla vettura ed attesi che facesse qualcosa. In silenzio, si venne ad inserire tra le mie gambe e prese a baciarmi il collo. Già mi piaceva: era andato dritto ai fatti, senza fare giri inutili di parole. Dal collo era passato ai lobi delle orecchie ed alla mascella. Le sue mani si muovevano sulla mia schiena, trafficando dalla parte più alta a quella più bassa. Sentivo la sua erezione crescere incontrollata e premere contro la mia. A quel punto prese a baciarmi le labbra prima a stampo e poi con la lingua. Baciava abbastanza bene, a dire il vero. Forse con un po’ troppa foga, ma comunque quel contatto mi fece aumentare i battiti cardiaci e non solo quelli. Continuava a toccarmi i fianchi, l’addome ed il petto, finchè non introdusse le dita calde nell’elastico dei pantaloni. Eh, no bello mio. Adesso stavi prendendo un pochino troppo il controllo. Lo fermai con la mano e mi staccai dalle sue labbra. Senza allontanarmi troppo dal suo viso gli chiesi: “Che stai facendo?”. Usai il tono più serio e calmo possibile, per quanto l’eccitazione me lo permetteva. Mi guardò un attimo interdetto: “Sc..scusa…io pensavo che tu…che noi…” iniziò a balbettare. Amavo quando le persone si lasciavano intimidire dal mio tono di voce e dal mio sguardo di ghiaccio: mi faceva sentire dannatamente potente. “Bè, pensavi male…” gli sganciai con violenza la cintura che gli reggeva i pantaloni e poi aggiunsi: “ e sai perché?”. Lui intanto deglutiva, ma non so se per la paura che gli stavo infondendo o perché era arrapato. Fece cenno di no col capo per rispondere alla mia domanda. Sogghignai nel notare la sua immobilità, la sua impossibilità nel reagire. “perché le regole qui le faccio io, chiaro?”. Mi sentivo un sadico, un maniaco del controllo; e la cosa mi eccitava da matti. Lui continuò ad annuire. Nei suoi occhi vidi che la sua volontà era del tutto piegata alla mia. “Bene. Adesso inginocchiati” gli ordinai con un ghigno. Mi guardò un attimo prima di rispondere: “devo proprio? A terra è sporco ed i jeans sono nuovi…”
“Ehi, mi hai sentito? Fai come ti dico” ribattei, mentre con le mani sulle spalle lo spingevo giù. Non potè fare altrimenti; seguì ciò che gli avevo detto, andando anche oltre. Mi abbassò la cerniera e mi tolse fuori il membro. Poi iniziò a leccarlo prima piano e poi sempre più velocemente, mentre gli spinge vola testa contro l’addome.
Ad un certo punto, lo feci rimettere in piedi di fronte a me e lo baciai con violenza, mordendogli il labbro. Lui mugugnava sommessamente. Mi voltai ed aprii la macchina. Lo scaraventai sui sedili posteriori e poi entrai anche io. Feci tutto in fretta, come se dovessi sfuggire da qualcosa: gli abbassai i pantaloni e feci lo stesso con i miei. Non volevo neppure spogliarmi completamente. Lo preparai con due dita prima di penetrarlo completamente; gemeva mentre con una mano si accarezzava il membro. I miei movimenti dentro di lui divennero sempre più veementi. Vedevo la sua faccia contorcersi sia dal dolore sia dal piacere. La schiena gli si inarcava per sentire di meno le dolorose spine del mio bacino. L’automobile si muoveva cigolando ad ogni spostamento del mio corpo o del suo.
Mi stava piacendo, ma non era meglio delle altre scopate che mi facevo. Lui invece sembrava apprezzare molto più del sottoscritto.
Venne nella sua mano, con un gemito strozzato. Dopo qualche minuto, venni anche io. Mi ripresi e scesi dal mezzo per fumare una sigaretta: cosa c’era di meglio del tabacco dopo il sesso?. Lui era ancora seduto su quel sedile, sconvolto. Con la sigaretta accesa in bocca, mi sistemai i pantaloni ed aspirai il fumo. Scese anche lui con un sorriso soddisfatto. Stava davanti a me e mi fissava.
“Ehm…vuoi una sigaretta?” gli domandai senza capire il perché di tanto interesse nei miei confronti.
“A dire il vero volevo sapere come ti chiami e se ci possiamo rivedere.”
Risi, seriamente divertito dalla sua ingenuità. Davvero pensava che ci saremmo rincontrati?
“Niall. E alla seconda domanda non credo troverai mai una risposta.” Così detto, gli diedi una pacca sulla spalla, buttai il filtro della sigaretta, chiusi l’auto e me ne andai. Lo lasciai lì, al buio, sgomento. Tornai dagli altri che stavano ancora ridendo e scherzando. Riconsegnai le chiavi a Liam e tornai al mio posto.
“Dove sei stato, Nialler?” mi chiese Louis.
Alzai le spalle, ma non risposi. Mi limitai a fare ai miei amici un’occhiata eloquente con la quale rimandai tutte le spiegazioni ad un secondo momento.
 
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Salve mie gioie bellissime :D
Aaaallora, probabilmente questo capitolo mi è uscito un po’ tanto male e un po’ tanto noioso. Però mi è servito per sperimentare come venivano i vari POV degli altri personaggi.
Ah, e volevo fare un appunto sul personaggio di Niall: spero non vi dispiaccia il carattere che gli sto attribuendo :D
Se ci dovessero essere errori/orrori cercate di capirmi: con un occhio scrivevo e con l’altro guardavo i Brit Awards :D
Baci ____hangover.
  
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